LA MIA STRADA A MODO MIO
(The Voice)
MUSICAL BIOGRAFICO DICIASSETTE QUADRI DI
Aldo Cirri
PERSONAGGI :
FRANK SINATRA - cantante e attore
DIO - voce fuori scena
LA SEGRETARIA
NATALIA detta “Dolly” - madre di Frank
NANCY BARBATO - prima moglie di Frank dal 1939 al 1951
AVA GARNER - seconda moglie di Frank dal 1951 al 1957
CHICO SCIMONE - pianista
DEAN MARTIN - attore e cantante
SAMMY DAVIS JUNIOR - attore e cantante
SAM GIANCANA - Boss mafioso
MARILYN MONROE - cantante e attrice
NANCY SINATRA JR. - figlia di Frank
TINA SINATRA - figlia di Frank
FRANK SINATRA JR. - figlio di Frank
MIA FARROW - terza moglie di Frank dal 1966 al 1968
JERRY LEWIS - attore
LIZA MINELLI - cantante e attrice
BALLERINI E CANTANTI
L’azione si svolge con una serie di flash back per un arco temporale che va
indicativamente dal 1937 al 1998. Nota: i titoli delle canzoni riportate in
neretto vengono semplicemente accennate o fanno da sottofondo alla scena
rappresentata, quelle riportate in neretto sottolineato vengono cantate dal
protagonista per intero. Le dichiarazioni dei personaggi, riprese da biografie
sulla vita di Frank Sinatra, sono autentiche.
SIPARIO
PRIMO QUADRO
Il palcoscenico è completamente vuoto. Una luce soffusa e del fumo creano
un’atmosfera fantastica, il tutto deve rappresentare l’anticamera del Paradiso
dove Dio riunisce le anime defunte nell’anno in corso e chiede loro di fare un
resoconto della propria vita, in base al quale, successivamente, stabilisce se
farle entrare o meno in Paradiso. Una musica arcana accompagna l’azione. Da
sinistra entra la segretaria di Dio, è una bella ragazza in tailleur bianco e
scarpe bianche con tacco, porta un paio di occhiali da vista ed ha in mano una
grossa agenda ed una penna. La ragazza si ferma al centro della scena rivolta di
tre quarti verso destra, apre l’agenda e comincia a scribacchiare qualcosa. Da
fuori scena si sente la voce di Dio (profonda e con un effetto d’eco).
DIO - Che cosa abbiamo oggi?
SEGRETARIA - (senza sollevare la testa dall’agenda) Dunque… (legge) Signore, c’è
la verifica dei nuovi arrivi… i trapassati del 1998.
DIO - Ottima annata per il vino… sezione normale o speciale?
SEGRETARIA - (comincia a passeggiare per il palco) Sezione speciale, si tratta
di quella degli artisti.
DIO - Hum… quanti sono?
SEGRETARIA - (togliendosi gli occhiali e parlando verso l’alto) Otto per oggi
DIO - Va bene li faccia entrare.
SEGRETARIA - Subito.
La segretaria si avvicina alla parte destra del palco e parla verso una delle
quinte.
SEGRETARIA - Prego signori accomodatevi.
Da destra entrano nove personaggi che si dispongono sul fondale della scena. La
luce frontale si abbassa e in fondo al palco un’altra luce aumenta di intensità
mostrando solo le silhouette e lasciando il volto in ombra. La segretaria si
sposta nuovamente sulla sinistra del palco.
DIO - Signori vi do il benvenuto nell’Eden. (pausa) Il motivo per cui vi trovate
qui vi è già noto, ma voglio spendere qualche parola per riassumervelo. Voi
sapete che al momento della nascita ad ogni essere umano io assegno un compito.
Il compito non è mai sproporzionato alle forze dell’assegnatario, che è
perfettamente in grado di assolverlo. (pausa) Tuttavia, ad una piccola
percentuale di nuovi nati, vengono assegnati compiti più impegnativi, più
gravosi e di responsabilità. Questa piccola percentuale è quella destinata a
dare alla storia gli Einstein, gli Alighieri, i Mozart, i Leonardo ecc., per cui
questi esseri avranno una vita piena di soddisfazioni, ma proporzionalmente più
difficoltosa ed impegnativa. (pausa) Ovviamente non tutti gli assegnatari sono
destinati a raggiungere risultati elevati nei loro campi, qualcuno arriva a
ricoprire solo ruoli secondari, ma non per questo viene impedito loro di
realizzare qualcosa di positivo nella loro vita. (pausa) Voi avete abbandonato
la vostra esistenza terrena nel 1998 ed oggi, siamo qui insieme per tirare le
somme del vostro operato. (pausa) Signorina, vuole fare un appello dei presenti?
SEGRETARIA - Sì signore… signori, quando sentite il vostro nome siete pregati di
rispondere “presente”. (apre l’agenda e legge) Bragaglia Ludovico, regista e
sceneggiatore…
A turno, ognuno dei personaggi in ombra sul fondo della scena, risponderà
all’appello.
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Sonny Bono, cantante…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Del Prete Duilio, attore…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Gora Claudio, attore e regista…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Akira Kurosawa, regista e sceneggiatore…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Battisti Lucio, cantautore…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Clara Calamai, attrice…
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - Jean Marais, attore
PERSONAGGIO - Presente.
SEGRETARIA - (chiudendo l’agenda) Bene Signore, ci sono tutti.
DIO - Bene, possiamo procedere…
FRANK - Un momento… scusate, io non sono stato chiamato.
DIO - Com’è possibile?… signorina!
La segretaria riapre velocemente l’agenda e la scorre.
SEGRETARIA - Hem… qui risultano otto anime da valutare… qual è il suo nome?
FRANK - Francis Albert Sinatra, cantante e attore.
DIO - Chi l’ha fatta entrare?
FRANK - Nessuno, signore, siete voi che lo avete deciso fin dall’inizio.
DIO - Ah… già… ebbene signorina?
SEGRETARIA - Signore… hem… il nome qui c’è, ma è stato sbarrato.
DIO - Come “sbarrato”?
SEGRETARIA - (imbarazzata) Pare… che la… procedura non è stata corretta.
DIO - Che significa? Il candidato non ha portato a termine il suo compito?
SEGRETARIA - (c.s.) No… sì… ma senza tenere conto dei parametri iniziali…
DIO - (seccato) Evitiamo di fare i burocrati, che significa?!
SEGRETARIA - Che…
Il personaggio fa alcuni passi in avanti uscendo dall’ombra.
FRANK - (interrompendola) … Che ho fatto di testa mia!
Pausa.
DIO - Quindi, vuoi dire che quando ti ho dato l’opportunità di essere qualcosa
di migliore, non l’hai saputa sfruttare? Beh, non sei una novità.
FRANK - No, io l’ho sfruttata, ma forse non come ti aspettavi.
Pausa.
DIO - (sospirando) Signorina accompagni fuori gli altri.
SEGRETARIA - Ma… signore…
DIO - Non si preoccupi, li valuteremo più tardi.
SEGRETARIA - Va… bene… come desidera. Prego signori, da questa parte!
La segretaria invita gli altri otto personaggi ad uscire. I personaggi escono da
sinistra in fila indiana, seguiti dalla segretaria.
DIO - Bene… Francis Albert Sinatra, vediamo che cosa hai da dirmi.
FRANK - Cosa vuoi sapere?
DIO - (sospirando) Il tuo nome sulla lista è stato sbarrato, tu conoscevi le
regole?
FRANK - Sì
DIO - Se non le hai rispettate il problema è tuo ma, se come dici tu, hai fatto
di testa tua, allora spiegami il motivo.
FRANK - Ma… come faccio a spiegare una cosa che mi viene da dentro?
DIO - Tu fallo e cerca di essere convincente! Non ti concederò una seconda
possibilità!
Frank sospira e inizia a parlare.
FANCK - Sono nato a Hoboken, New Jersey, 12 dicembre 1915 mio padre Martin era
un pugile originario di Lercara Friddi, un paesino della Sicilia, mia madre
Dolly era origina…
DIO - (interrompendolo) Forse non ci siamo capiti. Paternità, maternità,
indirizzo e codice fiscale, non mi interessano, le note biografiche lasciale per
la segretaria. Voglio sentirti raccontare quale strada hai scelto, e come l’hai
percorsa per arrivare al traguardo della tua vita. (seccato) Non il tuo albero
genealogico!
FRANK - Sì, d’accordo… io…
SECONDO QUADRO
Da destra entra Natalina detta “Dolly”, la madre di Frank, è una donnetta bassa
e grassoccia ma con un carattere forte. Entra e si ferma sulla destra con i
pugni sui fianchi.
DOLLY - (seccata, rivolta a Dio) Che cosa vuoi dire?! Che padre e madre non sono
importanti?!
FRANK - Mamma!
DOLLY - Tu stai zitto e lasciami parlare!
DIO - Ho solo detto che non voglio una carda d’identità! E poi tu che vuoi?
DOLLY - Devi ascoltare anche me! Non mi interessa se sei l’onnipotente! Se devi
giudicarlo per ciò che ha fatto e come l’ha fatto, ho il diritto di parlare
anch’io!
DIO - Non mi sembra che abbia bisogno di un avvocato difens…
DOLLY - (alzando la voce) Io non sono l’avvocato difensore, Frank non ne ha
bisogno, ma lui non si può ricordare di quando era ancora ragazzino!
DIO - (sospirando) Avanti parla.
DOLLY - (orgogliosa) Io ero una semplice casalinga, ma mi buttai in politica e
divenni una rappresentante degli emigranti liguri nei democratici del North
Jersey. Per il mio carattere mi soprannominarono “Dolly”. Riuscii perfino a far
assumere mio marito nella caserma dei pompieri dell’Hoboken Fire Department e
alcuni anni dopo a farlo promuovere capitano…
FRANK - Mamma…
DOLLY - (brusca) Lasciami finire! …Francis nacque con un parto travagliato e
rischiò seriamente di perdere la vita. Dopo sei mesi lo affidai a mia madre
perché, mentre lavoravo in una fabbrica di cioccolato, diventai talmente esperta
nel settore, che mi venne proposta una promozione con trasferimento in uno
stabilimento a Parigi per dirigere una linea di produzione ed istruire gli
impiegati locali.
FRANK - Mamma…
DOLLY - (inalberandosi) Frank non fu mai un bambino problematico, non era un
monello, non si mise mai nei guai e mai vide la galera in gioventù. Era un
ragazzino solitario, passava le ore in casa a guardare le stelle ed era sempre
ben vestito! Non ha mai frequentato la strada, SE È QUESTO CHE VUOI SAPERE!
DIO - Questi particolari non mi interessano…
DOLLY - (interrompendolo) NON HO ANCORA FINITO! La nostra era una tranquilla
famiglia borghese e non abbiamo mai avuto problemi economici! Io non fui mai la
tipica mamma italiana: ero molto confidente ed aperta con lui, lo stimolavo
molto intellettualmente… (leggermente imbarazzata) sognavo che diventasse un
ingegnere aeronautico. Tuttavia…
DIO - Tuttavia?
DOLLY - (leggermente imbarazzata) Mi… arrabbiai molto quando scoprì le foto di
un cantante appese al muro: Frank voleva diventare un cantante! Provai a fargli
cambiare idea, ma non ci fu niente da fare allora… (di nuovo orgogliosa) feci
l’unica cosa che forse poche madri avrebbero fatto: lo incoraggiai a cantare.
Frank si avvicina alla madre e l’abbraccia.
DIO - Chi era quel cantante?
DOLLY - Il suo idolo.
FRANK - Un certo Bing Crosby
Sullo sfondo appare la foto di Bing Crosby, mentre in scena aleggia la sua voce
che canta “WHITE CHRISTMAS”. Frank mette una mano sulle spalle alla madre e,
dando le spalle al pubblico guardano l’immagine di Bing Crosby e ascoltano la
canzone. La canzone va avanti per una trentina di secondi.
DIO - Basta così.
DOLLY - No, aspetta!
White Christmas sfuma, rimanendo in sottofondo per qualche secondo.
DIO - (a Dolly) Tu puoi andare.
DOLLY - Io non…
DIO - Niente da fare, ognuno di voi è un essere unico ed irripetibile, pertanto
solo il titolare può rispondere delle proprie azioni.
DOLLY - (indispettita) Ma non finisce qui!
DIO - (interrompendola) Vai!
Dolly, abbraccia Frank poi, mugugnando, esce.
TERZO QUADRO
DIO - Vogliamo andare avanti?
FRANK - Ascoltavo per ore i dischi di Rudy Vallee e Bing Crosby, e mi dicevo:
“Sarò anch’io un cantante”, (sorridendo) ricordo che mi mettevo dei sassi in
bocca per imparare a parlare più chiaro… mi piaceva nuotare sott’acqua
trattenendo il fiato per imparare a sostenere una nota…
Pausa
FRANK - A sedici anni fondai un piccolo gruppo: i “Turk”. Poi lasciai la scuola
per arruolarmi in una orchestra… fu allora che mia madre capì che non avrebbe
potuto farmi cambiare idea e per sessantacinque dollari, un vero patrimonio per
l’epoca, mi comprò un microfono ed un altoparlante e usò tutta la sua influenza
per procurarmi delle serate. Nel ‘32 iniziai a cantare in alcuni piccoli locali
del New Jersey. Tre anni dopo fondai il mio primo gruppo: gli “Hoboken Four”,
con il quale vinsi il concorso per giovani talenti emergenti organizzato dal
Radio Major Bowes’ Amateur Hour.
Pausa
FRANK - Mi esibivo in una ventina di spettacoli a settimana guadagnando
solamente 10 cents al giorno. Nel ‘38 fui assunto come intrattenitore ufficiale
per 15 dollari a settimana al Rustic Cabin, una trattoria per automobilisti di
New York che presentava spettacoli dal vivo.
DIO - Successe qualcos’altro in quell’anno?
FRANK - (abbassa la testa e parla sommessamente) A novembre venni arrestato e
trattenuto per diversi giorni…
DIO - L’accusa?
FRANK - (imbarazzato) … Molestie sessuali…
DIO - Era fondata?
FRANK - Io…
DIO - Ti ricordo che non siamo in un tribunale, qui non puoi mentire.
FRANK - Con lei ci conoscevamo… già da diversi anni… si chiamava Nancy
Barbato…io non le ho mai fatto del male…
Da destra entra Nancy Barbato.
NANCY - (acida) Certo! Ti faceva comodo per la carriera dimostrare di avere la
testa a posto, di fare la parte del bravo ragazzo!
Frank sobbalza e si volta.
FRANK - Nancy!
NANCY - (ironica) Già, la “tua” Nancy! Se non era per la mia famiglia, sarei
passata per una poco di buono!
DIO - Che cosa successe?
NANCY - Signore, questo individuo… !
DIO - Silenzio! Lo voglio sapere da lui!
FRANK - (impacciato) Con lei ci furono momenti di intimità… più intensa del
dovuto forse ma, per la mentalità dei quegli anni,… feci il mio dovere e… la
sposai!
NANCY - (maligna) Il tuo “dovere” tze! Se non era per mio padre che minacciò di
scannarti se non tu l’avessi fatto, a quest’ora sarei a battere su un
marciapiede!
FRANK - (inalberandosi) IO HO FATTO IL MIO DOVERE! E…
NANCY - (interrompendolo) E PUOI DIRE DI AVERMI AMATO?!
Pausa.
FRANK - (impacciato) Io… sì…, sei stata la madre di tre splendidi figli e…
DIO - Basta così, ne riparleremo più avanti, terrò conto di questo aspetto.
NANCY - Ma… Signore!
DIO - Basta così! (poi a Frank) Tu, vai avanti.
Frank, guarda per un attimo Nancy che, inviperita, sbatte un piede per terra e
esce furente.
FRANK - (esitando) Dopo aver collaborato con l’orchestra di Harry James, nel ‘39
registrai “ALL OR NOTHING AT ALL” (in sottofondo parte la canzone)… fu il mio
primo disco. L’anno dopo mi unii all’orchestra di Tommy Dorsey e fu con lui che
iniziò la mia fama come cantante…
DIO - (con una punta di ironia) La tua fama… tu pensi che sia stata meritata?
FRANK - (vagamente offeso) Io non lo so se ho meritato tutto quello che sono
stato, ma la mia musica… il mio modo di cantare piaceva molto ai giovanissimi e
in quegli anni i ragazzi rappresentavano un tipo di pubblico completamente nuovo
per la musica leggera… fu allora che nacque la leggenda delle ragazzette che si
scatenavano e poi svenivano per l’emozione alle mie esibizioni. La stampa le
ribattezzò: “bobbysoxer”: “calzette”… la musica allora si era rivolta solo al
mondo degli adulti. (fiero) Io fui il primo “Teen idol”, il primo idolo per gli
adolescenti… il “Pifferaio magico” di quella generazione!
DIO - (ironico) Niente meno!
FRANK - Io… forse rappresentavo il ragazzo di periferia che ce l’aveva fatta…
forse non sarò stato un “modello” perfetto, ma la mia musica… quella sì!
DIO - (ironico) Ed è servita questa… tua musica?
FRANK - (orgoglioso) Ne sono certo! (pacato) Quei ragazzi, qualche anno dopo
avrebbero visto la propria gioventù frantumata dalla peggiore piaga inventata
dall’uomo: la guerra! (pausa) Tra il ‘41 ed il ‘42, l’esercito mi ingaggiò come
intrattenitore per le truppe e…
DIO - (ironico) Quindi non hai sentito nemmeno il colpo di un cannone?
FRANK - Io… no…
Pausa.
FRANK - (cupo)… 220.000 ragazzi non ritornarono da quell’inferno… no… io non
sono andato con loro, ma ho pregato affinché la mia musica li accompagnasse fino
all’ultimo… spero che tu abbia esaudito le mie preghiere!
Iniziano le note di “THREE COINS IN THE FOUNTAIN” (3’45”).
DIO - (pacato) Sì… la tua musica era con loro.
Frank canta la canzone.
QUARTO QUADRO
DIO - Prosegui.
FRANK - Nel ‘42 lasciai la band di Tommy Dorsey e firmai un contratto con la
Columbia Records. La CBS mi affidò un programma pomeridiano tutto mio. Negli
anni tra il ‘43 ed il ‘44 le mie canzoni conobbero un enorme successo: entrai
per ben ventitre volte nella top ten della classifiche americane… venni
considerato il più grande cantante americano dopo Bing Crosby. Fu in quel
periodo che nacque il soprannome con cui mi conobbero in tutto il mondo: “The
Voice”.
DIO - Questo si chiama peccato di orgoglio e presunzione.
FRANK - (con una punta di ironia) Non sono stato io a darmi il soprannome e poi…
sei stato tu a dirmi di raccontare chiaramente di come sono andate le cose.
DIO - Senza esagerare.
FRANK - (c.s.) Non sto esagerando, questo non è un tribunale… non posso mentire!
DIO - Hum… vai avanti.
Frank si concede un risolino e prosegue.
FRANK - Nel ‘44 esordii nel cinema con un musical: “Il denaro non è tutto”,
l’anno dopo fu la volta di “Due marinai ed una ragazza” dove conobbi uno dei
miei più cari amici che ho avuto nella vita: Gene Kelly.
In sottofondo scorrono le note di “I’AM SINGING IN THE RAIN”, sullo sfondo
scorrono le immagini di Gene Kelly che balla. Le immagini scorrono per una
trentina di secondi, poi Dio riprende la parola e la musica resta in sottofondo.
DIO - Basta così, ora ti faccio io una domanda: nel 1946 fosti invitato ad un
gala-party all’Avana, si disse che in quell’occasione nacquero i tuoi rapporti
con la mafia.
FRANK - (inalberandosi) Non è vero!
DIO - Qualcuno ha detto che tu stesso eri un mafioso, appoggiato dall’“Onorata
Società” fin dagli anni della gavetta.
FRANK - (alzando la voce) Non è vero! Nessuno ha mai trovato prove!
DIO - (incalzando) Hai avuto amici poco raccomandabili, malviventi, gestori di
casinò molto chiacchierati, gente dal burrascoso passato e dal misterioso
presente.
FRANK - (c.s.) Con loro avevo solo rapporti di affari, non mi sono mai
interessato della loro fedina penale!
DIO - (incalzando ancora di più) Edgar Hoover, l’allora direttore dell’FBI,
raccolse su di te un fascicolo di 2.400 pagine, che cosa c’era scritto su quel
fascicolo?
FRANK - NON SONO MAI STATO INCRIMINATO PER REATI DI MAFIA!
DIO - Ricordati che in questo momento non sei davanti alla giustizia degli
uomini!
FRANK - (affannato) Fu… fu Shirley Mac Laine che… che nella sua biografia
raccontò di me e della mafia… io non ne ho mai saputo niente.
DIO - (placandosi) Va bene, ma ne riparleremo ancora
Pausa. Frank si aggira abbattuto per la scena.
DIO - Cos’è? Non vuoi più parlare?
FRANK - Sì… sì certo…
Pausa.
FRANK - … Tra il ’46 ed il ’47 lavorai a New York senza sosta… cantai al Madison
Square Garden, al Waldorf Astoria, fu uno dei miei periodi migliori… addirittura
a Hoboken, nel New Jersey, fu istituito il Frank Sinatra Day… non so se ho mai
meritato un simile onore… io ci ho messo solo il cuore… nel ‘49 ritornai al
cinema con il musical “Un giorno a New York” e mi ritrovai di nuovo insieme al
mio caro amico Gene Kelly. Il film fu un grande successo… so che ancora oggi è
considerato uno dei migliori musical della storia del cinema.
Parte la musica e Frank canta di seguito “MOONLIGHT SERENADE” (3’28”) e “DANCING
CHEEK TO CHEEK” (3’05”) quest’ultimo con coreografia.
QUINTO QUADRO
Dopo la musica, i ballerini escono di scena, la musica sfuma, le luci si
abbassano e Frank resta solo in scena, in silenzio, illuminato solo da uno spot.
FRANK - (sommesso) L’anno dopo fu la crisi.
DIO - Che cosa accadde?
FRANK - (emozionato) Quell’anno scadde il contratto cinematografico con Louis
Mayer, poi venne a mancare il supporto della MCA, che da molti anni era la mia
agenzia artistica e dalla Columbia Records, che aveva lasciato scadere il
contratto. A tutto ciò si aggiunse la persecuzione da parte dell’ufficio delle
imposte, che chiedeva il recupero di arretrati non pagati. Dovetti cercare più
scritture possibili, mi vidi costretto ad accettare ingaggi-capestro. Al
Capocabana Club di New York… mi dovetti sobbarcare tre concerti per sera per
cinque giorni a settimana, inoltre avevo sempre la prove per qualcosa…
all’inizio fu un grande successo ma… alla fine… arrivò la catastrofe…
DIO - Cioè?
FRANK - … una sera, all’inizio del terzo show, alle 2.30 del mattino: aprii la
bocca per cantare, ma ne uscì solo polvere… un’emorragia mi aveva messo fuori
uso le corde vocali…
Pausa. Frank è emozionato.
FRANK - Qualcuno disse che Frank Sinatra era finito… ma Dio volle…
DIO - (interrompendolo) Sei sicuro che sia stato io?
FRANK - … io non lo so… la mia forse è stata fortuna…
DIO - (ironico) Un cantante di questa epoca in una sua canzone ha scritto: “Il
destino non è nella ruota, ma nelle tue mani!” . Sei stato tu all’inizio ad
avere detto di aver fatto a modo tuo, come vedi siamo qui per discuterne.
FRANK - (impacciato) Sì… hai ragione…
DIO - Io ho sempre ragione, altrimenti non sarei io!
Pausa.
FRANK - A dispetto delle chiacchiere, le mie corde vocali guarirono e, nello
stesso anno, mi esibii al Palladium di Londra e fu un successo.
Parte la musica e Frank canta “NIGHT AND DAY” (3’39”).
SESTO QUADRO
Le note di “Night and day” sfumano. Dio esordisce all’improvviso.
DIO - Ava Gardner!... Ti dice nulla questo nome?
FRANK - (malinconico) … mi dice molte cose… forse troppe… quella con Ava fu una
storia tormentata che distrusse definitivamente il matrimonio con Nancy… durante
la tournee di tre mesi in Europa i litigi erano all’ordine del giorno…
Da un lato della scena entra Ava Gardner, Frank non la vede e prosegue il
racconto.
FRANK - … fummo pane per i denti delle riviste specializzate e carburante per il
gossip mondano… ma forse la colpa non fu sua… in realtà Ava non si poteva
permettere una vita privata, ogni momento della sua esistenza era messo
continuamente a nudo dai mass media…
AVA - Ė vero!
Frank sobbalza, si volta e la vede.
DIO - Vero cosa?
AVA - Io non ho mai avuto una vita mia…
FRANK - Ava!
AVA - Il cinema mi aveva risucchiato l’anima… per diciassette anni, a Hollywood,
fui schiava della Metro Goldwyn Mayer. Il contratto era peggio di una catena, ti
dicevano: fai questo, e tu dovevi farlo. Se disubbidivi ti toglievano lo
stipendio: restavi senza soldi, senza lavoro. Quando pensavi d’essere diventata
una star, ti davano particine umilianti, e se le rifiutavi ti sospendevano di
nuovo. Potevano toglierti di mezzo per il tempo che volevano, tanto da far
dimenticare la tua faccia, la tua esistenza. Dovevi appartenere a loro anima e
corpo, ubbidire sempre: la rivolta degli schiavi non era prevista né tollerata.
D’altra parte, senza la Metro Goldwyn Mayer non sarei mai diventata una diva:
non avevo ambizione, non avevo esperienza, non avevo alcuna vocazione. Ero
soltanto una tra i bellissimi ragazzi e ragazze a cui facevano un contrattino e
che restavano lì a sperare e a scannarsi tra loro, aspettando il turno della
fortuna. Di quei trenta o quaranta insieme con i quali io cominciai, forse ne
vennero fuori tre o quattro… o, più probabilmente, fu la Metro stessa a
permettere che SOLO quelli venissero fuori.
Pausa.
AVA - (a Frank)… forse anche il mio matrimonio con te fu parte di questa farsa.
FRANK - Io… ti ho amato…
AVA - (ironica) Oh sì, e questo fece molto bene alle nostre carriere: la
distruzione del tuo precedente matrimonio, il fallimento del nostro, il tuo
tentativo di suicidio… tutto fece parte di uno spettacolo, il nostro pubblico
voleva questo… (infiammandosi) Ma noi!? Cosa restò di noi?! Cosa rimase dei due
esseri umani nascosti dietro le figure di cartone costruite per il nostro
pubblico?!
Pausa imbarazzata.
DIO - Suicidio?
Ava e Frank si guardano.
AVA - Su, diglielo e ricordati che non siamo in un tribunale.
Pausa imbarazzata.
FRANK - Quando lei… mi lasciò… finsi un suicidio…
DIO - (sospirando) Non mi far fare il retorico, non mi far dire per l’ennesima
volta che la vita è sacra! Peggio ancora poi è simulare un sacrilegio! Perché lo
facesti?
FRANK - Perché il nostro pubblico voleva questo… perché non eravamo più due
persone, ma due simboli di un mondo dorato di cui la gente aveva bisogno per
sognare. (poi ad Ava) Sì, al di là di tutto ti ho amata, ma le nostre anime non
erano di nostra proprietà… Signore, noi non potevamo vivere liberamente la
nostra vita… dovevamo inventarcela per far sopravvivere ciò che rappresentavamo.
Parte la musica e Frank canta “MY FUNNY VALENTINE” (2’32”), alla fine della
canzone Ava si avvicina a Frank, lo bacia delicatamente ed esce di scena.
SETTIMO QUADRO
FRANK - (rianimandosi) Nel ‘53 cominciò lentamente il rilancio. La RCA e la
Decca mi snobbavano, fui scritturato dalla Capitol Records, che aveva avuto
artisti come Nat King Cole, Peggy Lee e Stan Kenton. Firmai un contratto
annuale, rinnovabile per sei anni. Nelle condizioni in cui mi trovavo, era
un’offerta abbastanza vantaggiosa. Come arrangiatore fu scelto Nelson Riddle che
aveva già firmato numerosi successi di Nat King Cole, ma io insistetti per avere
con me il mio amico Axel Stordahl. Nell’aprile del ’53, con un’orchestra di
venti elementi, incidemmo quattro brani. Uno di essi, “I’m walking behind you”,
entrò subito in classifica e vi rimase dieci settimane.
In sottofondo si sentono le note di “I'M WALKING BEHIND YOU”
FRANK - Per le successive incisioni, la Capitol voleva ancora impormi Riddle
come arrangiatore, ma io scelsi Billy May…
DIO - Sempre di testa tua.
FRANK - Giudicherai alla fine se ho sbagliato o meno… (proseguendo) Billy era un
direttore d’orchestra che non utilizzava archi, ma solo una big band di fiati:
otto tromboni, cinque sax più la sezione ritmica di quattro elementi, fu lui che
mi diede l’opportunità di tirar fuori il mio vero senso dello swing. (si sentono
le note di “SOUTH OF THE BORDER”) il pubblico si entusiasmò subito al nuovo
stile.
FRANK - In quegli anni, accanto al fragile 78 giri di lacca, l’industria
discografica cominciava a proporre il microsolco, e fu proprio grazie a questo
supporto che avvenne il mio rilancio discografico. Il “long play” aveva allora
un diametro di 25 cm. e di solito conteneva una raccolta di otto brani aventi un
tema comune. Fu un enorme successo sia per me che per il nuovo formato. I miei
dischi prodotti dalla Capitol in quegli anni furono tutti grandissimi successi
commerciali, e di critica.
Scorrono ancora le note delle canzoni.
FRANK - Nello stesso anno ritornai al cinema e, accontentandomi di una paga di
mille dollari a settimana, girai “Da qui all’eternità” e…
DIO - (interrompendolo) Cosa c’era di vero nelle insinuazioni della stampa di
allora?
FRANK - Quali insinuazioni?
DIO - Qualcuno allora scrisse che il contributo definitivo alla tua scrittura
per il film era stato quello di Johnny Rosselli, famoso esponente della mafia
italo-americana.
Frank sospira.
FRANK - (seccato) Non ho mai avuto rapporti con la né mafia né con la malavita…
l’ho già detto…
DIO - (proseguendo) Ventotto anni dopo fosti chiamato a testimoniare in un
processo. In quell’occasione, tra le altre prove, emerse una foto che ti
ritraeva sorridente in mezzo ad un gruppo di persone tra le quali si
riconoscevano alcuni esponenti della criminalità organizzata, tra cui Paul
Gambino, che in quegli anni era il numero uno della mafia italo-americana, come
lo spieghi questo?
FRANK - (protestando) in quel processo fui chiamato solo a testimoniare… si è
vero… fui anche indagato, ma mai ufficialmente incriminato per reati di tipo
mafioso!
DIO - Fermati! E tu vieni avanti!
Dal fondo scena avanza Chico Scimone.
OTTAVO QUADRO
Scimone avanza, Frank lo guarda con curiosità e apprensione.
DIO - Il tuo nome.
SCIMONE - Chico Scimone pianista.
DIO - Racconta la tua storia.
Scimone inizia a parlare inquadrato da uno spot. Frank si ritira nell’ombra del
fondoscena.
SCIMONE - Emigrai molto giovane negli Stati Uniti con la prima delle mie cinque
mogli e cominciai ad esibirsi nei night club alla moda di New York e Chicago.
Fui aiutato dagli “amici”. I boss siculo-americani erano tutti nostalgici della
loro terra, venivano ai concerti, li incontravo anche nelle navi da crociera in
cui mi capitava di suonare. Quei contatti mi crearono un sacco di guai con la
giustizia, ma nessuno trovò mai una prova a mio carico… anche se anni dopo, nel
mio night club di Taormina, “La Giara”, oltre a famosissimi personaggi dello
spettacolo, ogni tanto passava anche il boss di Cosa Nostra, Lucky Luciano.
DIO - Vai avanti.
SCIMONE - Più volte mi capitò di esibirmi per personaggi di dubbia fama… da
Bugsy Siegel a Jimmy Fratianno… una volta Frank Costello mi ingaggiò per un
compito insolito: mi disse che gli amici del New Jersey parlavano di un ragazzo
con una bella voce che volevano ascoltare, e per questo avevano organizzato una
specie di audizione in cui io dovevo accompagnare il cantante al pianoforte… il
ragazzo, si chiamava Frank Sinatra… (meditabondo) la mafia può creare una
carriera o semplicemente distruggerla.
DIO - Anche tu fosti chiamato nello stesso processo?
SCIMONE - Sì… nel 1980 davanti al Nevada State Gaming Control Board, giurai per
l’ennesima volta che Willie Moretti, uno degli uomini di Lucky Luciano, non
aveva avuto assolutamente niente a che fare con la mia carriera.
DIO - Qualcuno disse che ci doveva essere per forza una naturale fratellanza con
i mafiosi siculo-americani: i nonni paterni, Francesco Sinatra e Rosa Sgalimbeni,
provenivano dallo stesso paese, Lercara Friddi, abitavano perfino nella stessa
stradina: via Margherita di Savoia, in cui Salvatore Lucania, “in arte” Lucky
Luciano, era nato nel 1897.
SCIMONE - (ridacchiando) Sono state molte le pacche sulle spalle che Frank e
Lucky si sono scambiati dagli anni quaranta fino alla morte del boss!
Frank balza fuori dal buio del fondo scena protestando.
FRANK - (seccato) Noi artisti siamo gentili con tutti… con chiunque ci venga
presentato… quando fui invitato a quel party all’Avana, mi accorsi troppo tardi
che uno dei presenti era Lucky Luciano in persona. Sapevo che avrei suscitato
uno scandalo, ma in quel momento non potevo andarmene.
DIO - (incalzando) I tuoi genitori già durante il proibizionismo gestivano una
bettola clandestina a Hoboken. Il Copocabana di New York, dove tu hai
cominciato, era di proprietà di Frank Costello, e tua figlia Nancy ha sempre
sostenuto di essere cresciuta vedendo sempre intorno “quella gente”! Come andò a
finire quella storia?
Mentre Scimone sparisce nell’ombra del fondoscena, in scena c’è un momento di
imbarazzo.
FRANK - Io… sono stato abituato a stringere la mano a una persona quando le
vengo presentato, senza pretendere di investigare sul suo passato…
DIO - Come andò a finire il tuo coinvolgimento in tutte quelle storie con
quelle… “persone per bene”?
FRANK - (imbarazzato) Pa… patteggiai diecimila dollari per la chiusura del caso…
DIO - Avevi la coscienza sporca allora?
FRANK - (protestando alzando la voce) IO VOLEVO IL PROCESSO, volevo che la
giustizia riconoscesse ufficialmente la mia innocenza ma…
DIO - Ma…?
FRANK - Fu… Mayer, il presidente della Metro Goldwyn Mayer, a convincermi che
sarebbe stata una pessima pubblicità… io, non sono mai stato un mafioso!
DIO - (ironico) Chissà perché qualcuno ha detto che il personaggio di Johnny
Fontane del film “Il padrino” sia ispirato proprio a te e ai tuoi contatti con
la mafia.
Partono le note di “SOMEWERE OVER THE RAINBOW” (3’19”) e Frank canta.
NONO QUADRO
FRANK - Nel ‘54 con “Da qui all’eternità” vinsi l’Oscar come miglior attore non
protagonista. La pellicola segnò il grande ritorno alla celebrità ed il successo
cinematografico mi fece ottenere un nuovo contratto con l’agenzia William Morris,
rilanciando anche la mia carriera di cantante. Nel ‘55 sfiorai il secondo Oscar
grazie alla nomination per il film “L'uomo dal braccio d’oro”. Due anni dopo
ottenni un altro grande successo con “Pal Joey”, dove recitavo a fianco di Rita
Hayworth e Kim Novak e dove cantavo “The lady is a tramp”, un classico del mio
repertorio.
In sottofondo scorrono le note di “THE LADY IS A TRAMP”.
FRANK - Durante gli anni ‘50 e ’60 lavorai molto a Las Vegas, (sorride al
ricordo) e proprio a quel periodo risale la formazione del “Rat Pack”… uno dei
più bei ricordi della mia vita…
DIO - Che cosa era il “Rat Pack”?
FRANK - (ridacchiando) Tu sei onnisciente…
DIO - Sì…, ma…
FRANK - (senza farlo proseguire) … ma lo vuoi sentir dire da me.
DIO - Esatto.
Breve pausa.
FRANK - Il “Rat Pack” era un gruppo di amici che, “accidentalmente” erano anche
famosi uomini di spettacolo. Oltre a me, facevano parte del gruppo: Sammy Davis
Junior, Peter Lawford, Joey Bishop e saltuariamente anche Shirley Mac Laine, ma
soprattutto il mio più grande amico:… (ricordandolo emozionato) Dean Martin!
In scena iniziano ad aleggiare le note di “That's amore”. Da un lato della scena
entra Dean Martin illuminato da uno spot e canta “THAT'S AMORE” (3’11”). Frank
esce di scena lasciando il palco a Dean Martin. Alla fine del brano dal fondo
scena entra Sammy Davis Junior i due iniziano un duetto cantando “FLY ME TO THE
MOON” (3’30”), a metà brano rientra Frank e termina la canzone insieme agli
altri due.
DEAN - Il “Rat Pack”, o meglio… “Il branco di ratti” divenne celebre grazie al
film “Colpo grosso” in cui si raccontava di una rapina ad un casinò di Las
Vegas…
SAMMY - … in quegli anni girammo insieme altri film come “Tre contro tutti”, “I
4 di Chicago”.
FRANK - (ridendo) Nelle esibizioni del “Rat Pack” Dean Martin faceva spesso la
parte del gran bevitore...
DEAN - (ridendo) In realtà quello che bevevo in scena non era alcol, ma succo di
mela.
SAMMY - Bleah!
DIO - (ironico) Insomma i topi ballavano infischiandosene dei gatti?
Sammy fa un passo avanti. Una musica fa da sottofondo alle sue parole
SAMMY - Beh, sì, ci siamo divertiti, ma grazie a loro (indica gli amici) il “Rat
Pack” giocò un ruolo importante nella lotta alla segregazione razziale.
Evitavamo accuratamente di frequentare gli alberghi ed i casinò del Nevada che
si rifiutavano di accogliermi e di servirmi… così, vista la nostra popolarità,
molti locali adottarono un atteggiamento più tollerante, pur di poter vantare la
presenza di ospiti così celebri…
Sul fondale appare il filmato di Martin Luter King che pronuncia il discorso “I
have a dream”
SAMMY - (proseguendo) … ero un negro e allora negli States non si scherzava… il
reverendo Martin Luter King, aveva appena sognato per noi tutti, ma l’America
avrebbe atteso ancora a lungo...
In scena si abbassa la luce, i tre restano immobili illuminati appena dal fondo.
Sul fondale continua la proiezione del discorso di Martin Luter King, poi si
sente un colpo di arma da fuoco e tutto piomba nel buio.
SAMMY - (sommesso nel buio) Quel sogno era ancora lontano.
DECIMO QUADRO
Sammy e Dean escono di scena al buio senza essere visti. Poi la scena esplode di
luce, parte la musica e Frank canta “STRANGERS IN THE NIGHT” (2’35”). Frank,
dopo aver terminato la canzone, è raggiante e si appresta a proseguire il suo
racconto.
FRANK - Nel 1960 potevo dire di essere veramente una star! Dopo aver fatto la
fortuna della Capitol, potevo finalmente permettermi di fondare la mia casa
discografica: la “Reprime Records”!
DIO - Il vero artefice della fortuna commerciale della Capitol fu Nat King Cole.
FRANK - Sì, ma non ha mai venduto tanti dischi quanto me!
DIO - Ti ricordo che qui l’orgoglio non ha senso… ma parliamo di politica!
FRANK - (perplesso) Politica? Io non ho mai fatto politica…
DIO - (provocatorio) Sei sicuro? Non intendo direttamente.
FRANK - E allora come?
DIO - Fin dalla presidenza di Roosvelt, sei stato un personaggio pubblico e,
grazie alla presa che avevi sul tuo sterminato esercito di ammiratori, hai
sempre potuto influenzare, in diversa misura, le elezioni americane.
FRANK - Sì, ma da qui a…
DIO - (brusco) John Fitzgerald Kennedy era tuo amico?
FRANK - Sì… certo.
DIO - E tu lo aiutasti a diventare presidente?
FRANK - (entusiasmandosi via via) Sì… fu una delle campagne elettorali a cui
dedicai maggior impegno. Viaggiavamo con torpedoni e aeroplani su e giù per la
California, tenendo concerti ovunque per raccogliere fondi a favore di JFK. Per
la campagna presidenziale riscrissi perfino “High Hopes”. Dopo che John vinse le
elezioni fummo invitati a Washington per il galà inaugurale…
DIO - (interrompendolo) Ci fu qualcuno al quale chiedesti aiuto?
FRANK - Io…
Frank tace imbarazzato.
DIO - Ti dice nulla il nome di Sam Giancana?
FRANK - (abbassando la testa) S… sì
DIO - Racconta e sii sincero.
Breve pausa, Frank fa per parlare ma in scena entra Sam Giancana.
GIANCANA - (con la classica parlata italo-americana) Certo che si ricorda di me!
FRANK - Sem…
GIANCANA - Fu Joseph Kennedy, il padre di John, che agli inizi degli anni ‘60
richiese il mio appoggio per ottenere i voti dal sindacato ed avere un supporto
finanziario per il figlio. Fu così che iniziarono i miei rapporti con la
politica.
Pausa.
DIO - Continua.
GIANCANA - Dopo che John Kennedy divenne presidente, Joseph non poteva rischiare
di far sapere in giro che il figlio era andato al potere grazie all’aiuto della
mafia, così fece in modo di tenermi lontano dall’entourage presidenziale.
DIO - E tu che facesti?
GIANCANA - Nessuno poteva permettersi di prendere per il culo Sam Gincana, così
trovai il modo il modo di rientrare nel giro.
DIO - Ebbene?
GIANCANA - Il modo più semplice e diretto fu quello di sfruttare la passione dei
Kennedy per le donne così, attraverso un certo Frank Sinatra (lancia un’occhiata
di traverso a Frank che accenna a protestare), feci conoscere a John Kennedy una
ragazza che, per un certo periodo di tempo, era stata la mia amante e che,
successivamente, lo diventò prima di Frank e poi di John…
FRANK - Non è vero! Fu John stesso ad esserne colpito e a chiedermi di fargliela
conoscere!
GIANCANA - (sghignazzando) E chi credi che ve l’abbia messa sotto il naso a voi
due?
FRANK - Brutto infame, criminale…
GIANCANA - (ironico) Oh, che paura! Sai quante volte mi hanno chiamato così!
DIO - Basta! Chi era quella ragazza.
GIANCANA - Il suo nome era Norma Jeane Baker…
FRANK - … ma l’intero pianeta l’ha adorata con il nome di MARILYN MONROE!
Parte la musica di “I WANNA BE LOVED BY YOU” (3’01”) entra Marilyn e canta. Sam
e Frank escono di scena.
UNDICESIMO QUADRO
Finita la canzone, in sottofondo scorre la musica di “BYE BYE BABY”, Marilyn
resta al centro della scena.
DIO - Qualcuno dice che ti sei liberata della vita di tua spontanea volontà,
perché?
MARILYN - (sorridendo amara) Io liberata della vita? Io adoravo la vita… avevo
avuto tutto da essa, perché l’avrei dovuta lasciare?
DIO - Qualcuno sostiene che eri pazza come tua madre.
MARILIYN - (malinconica) Gladys fu solo una donna talmente affascinata dalle
stelle del cinema da dare a sua figlia il nome di un’attrice… non seppe mai di
aver avuto come figlia una delle donne più famose della storia.
DIO - Se non ti sei liberata tu della vita che cosa successe veramente?
MARILYN - Io… non sono in grado di dirlo…
DIO - Questo non è un tribunale…
MARILYN - … e non sono consentite menzogne… si lo so, ma… io
Le luci si spengono sulla figura di Marilyn lasciandola in silouette.
GIANCANA - (dal buio del fondo scena avanza al centro fino a trovarsi
illuminato) Marilyn Monroe fu trovata morta nella camera da letto della sua casa
di Brentwood in California all’età di trentasei anni a causa di un’overdose di
barbiturici, nessuno ha mai saputo se fosse stato suicidio o meno.
DIO - E tu lo sai?
GIANCANA - Ci furono troppi lati oscuri in quella storia… la notte della morte
trascorsero cinque ore dal momento del decesso a quando furono avvisate le
autorità… perfino l’ospedale St. John di Santa Monica rifiutò di accettare il
caso, per la troppa notorietà della vittima. Il dottor Thomas Noguchi, che seguì
l’autopsia, scrisse che la morte di Marilyn era con “alta probabilità” un
suicidio. Alla fine dell’inchiesta sulla morte, dal dossier scomparvero le
fotografie e i tabulati telefonici…
DIO - E tu cosa mi dici?
GIANCANA - (lugubre) Marilyn era l’ultimo anello di congiunzione tra la mafia
italo-americana e il clan dei Kennedy. Ora che la famiglia era ai vertici del
potere, Joseph, il patriarca, non poteva permettere che tutto il castello
costruito in tanti anni crollasse per una donna… anche lei doveva sparire…
DIO - Vuoi dire che furono i Kennedy a farla uccidere?
GIANCANA - (con un ghigno) In maniera più elegante si potrebbe dire che fecero
in modo che qualcuno la “suicidasse”!
DIO - Perché allora le altre amanti di John Kennedy non fecero la stessa fine?
GIANCANA - Ti riferisci a Judith Campbell? (con un ghigno) Oh, lei fu solo il
mio tramite con la famiglia, ma… (assorto) Marilyn rappresentava molto di più…
FRANK - (furibondo) Ucciderla fu come uccidere un sogno vivente…
GIANCANA - Oh sì, ed i Kennedy fecero di tutto per dimenticare e far dimenticare
chi li aveva aiutati a salire sul tetto dell’America… e quel qualcuno l’anno
dopo gli presentò il conto…
Sullo sfondo scorrono le immagini dell’assassinio di John Kennedy a Dallas.
DIO - Chi fu a dare l’ordine?
GIANCANA - (abbassando la testa) Tu lo sai.
DIO - Lo voglio sentire da te.
GIANCANA - (sussurrando) Io.
DIO - Chi lo uccise?
GIANCANA - Lee Oswald era solo un filocastrista frustrato e Jack Ruby uno
squilibrato. Entrambi erano pilotati dalla CIA per nascondere il vero
esecutore... fu John Roselli, un sicario di Cosa Nostra, a premere il grilletto.
Pausa.
GIANCANA - Perfino il rapimento di Frank Junior un mese dopo, fu tutta opera
della CIA... un modo per distrarre i media e l’opinione pubblica da tutto quello
che era accaduto.
Pausa.
DIO - Tu sai che questo non è il tuo posto.
GIANCANA - (abbassando la testa) Sì, lo so.
Gincana si volta e raggiunge il fondo della scena dove, con un bagliore rosso,
sparisce di scena. Il bagliore simula il ritorno di Gincana all’inferno. Uno
spot illumina di nuovo Marilyn.
DIO - (più dolcemente) Hai da dire ancora qualcosa?
In sottofondo scorre la musica di “CANDLE IN THE WIND” (Goodbye Norma Jean) di
Bernie Taupin ed Elton John
MARILYN - Solo una: io ho amato pazzamente la vita, solo che io non l’ho potuta
vivere a modo mio, come ha fatto Frank, io non mi appartenevo, ero di proprietà
dei sogni della gente e così come un sogno me ne sono andata… (solleva una mano
come per invitare ad ascoltare la musica)… e tu non lo sai, ma questa canzone,
dedicata molti anni dopo ad una principessa,… fu scritta per me.
“CANDLE IN THE WIND” sfuma lentamente, Marilyn si allontana verso il fondo
incorciando Frank che entra in scena, i due si scambiano un lungo sguardo,
Marilyn esce di scena seguita dallo sguardo di Frank. Poi partono le note di
“YOU ARE THE SUNSHINE OF MY LIFE” (2’35”) e Frank canta la canzone.
DODICESIMO QUADRO
Mentre Frank finisce di cantare, compaiono tre personaggi, illuminati in
controluce si fermano con le spalle al fondale.
DIO - Ora voglio sentire chi ti è stato più vicino di tutti.
Frank si volta vede le figure sullo sfondo, si volta di nuovo guarda in alto
sconsolato, fa per dire qualcosa poi, comprendendo che non può replicare, esce
di scena.
DIO - Venite avanti.
I tre personaggi arrivano al centro del palcoscenico e vengono illuminati dalla
luce, su tratta di Nancy jr., Tina e Frank jr., i tre figli di Frank.
DIO - Avete qualcosa da dire sul conto di vostro padre.
I tre si guardano tra loro.
NANCY JR. - Nessun padre poteva essere più devoto alla famiglia di quanto lo era
lui. E nessuna famiglia avrebbe potuto amare di più un genitore… se ti amava,
era così: ti amava fino in fondo, per sempre. Non sarebbe mai cambiato niente.
TINA - Era sempre in viaggio, ma telefonava sempre, era il suo modo di stare con
noi… una telefonata al giorno… era il suo stile di vita, un’abitudine
quotidiana. Se ero fuori, sapevo di dover rientrare altrimenti mi sarei persa la
telefonata. Se uno di noi mancava, lui avrebbe richiamato.
NANCY JR. - Quando eravamo piccoli non ci dette molti tanti consigli, ma ci
lasciò due suggerimenti preziosi: “non disperate e siate consapevoli”, avevamo
un’ammirazione sconfinata per lui.
FRANK JR. - Cercammo di seguire le sue orme. E nella primavera dell’ ‘88, mentre
lavoravo ad Atlantic City, mi telefonò dicendomi se volevo collaborare con lui
come direttore d’orchestra… per poco non caddi dalla sedia!
TINA - (sorridendo) Ricordo l’atmosfera controllata che regnava negli studi
quando registrava. Tutti gli occhi erano sempre fissati su di lui…
NANCY JR - (eccitata) Partecipare alle sedute di incisione era come andare ad un
concerto oggi. Per papà era magnifico avere un piccolo pubblico di ammiratori in
sala. Ogni musicista cercava la perfezione, negli studi della Capitol c’era una
magia particolare.
FRANK JR. - (eccitato) Si percepiva un eccezionale livello di eccitazione, quasi
un’attesa. Tutti sapevano che stavano incidendo i migliori dischi in
circolazione al mondo. Non poteva essere altrimenti…
DIO - (interrompendolo brusco) Che cosa accadde l’8 dicembre del ’63?
In scena c’è un attimo di gelo.
FRANK JR. - Io… fui vittima di un sequestro…
DIO - (brusco) Chi furono gli autori di questo sequestro?
FRANK JR. - Io… non lo so, tutto fu… così rapido che non riuscii a rendermi
conto di cosa stava realmente accadendo…
DIO - (brusco) Come andò a finire?
FRANK JR. - (imbarazzato) Mio padre pagò un riscatto di 420.000 dollari... io
fui rilasciato dopo due giorni…
DIO - Hai mai saputo perché?
FRANK JR. - (c.s.) Qualcuno disse che fu un avvertimento: la mafia
italo-americana non aveva digerito il fatto di aver ricevuto il benservito dai
Kennedy, dopo che aveva aiutato JFK a diventare presidente… qualcun altro disse…
DIO - Cosa?
FRANK JR. - … che fu la stessa CIA ad organizzare tutto…
DIO - Perché?
FRANK JR. - (sospirando pacato)… era necessario che saltasse fuori una notizia
abbastanza importante affinché i media e la tv spostassero l’attenzione
dall’attentato di Dallas.. l’America era impaurita… in qualche modo doveva
essere rassicurata anche a costo di una vita.
Pausa.
DIO - Va bene, potete andare.
I tre fanno per uscire, ma Nancy Jr. si ferma.
DIO - Che cosa c’è?
NANCY JR. - Io … non sono stata all’altezza di mio padre, ma se ho fatto qualche
passo nella musica, lo devo solo a lui.
Tina e Frank jr. escono di scena e Nancy jr. canta (a discrezione della regia:
“BANG BANG” (2’40”), “YOU ONLY LIVE TWICE” (2’44”), “THESE BOOTS ARE MADE FOR
WALKING” (2’43”)). Al termine anche Nancy jr. esce di scena e rientra Frank.
TREDICESIMO QUADRO
FRANK - Tra il ’65 ed il ’69 ebbi la fortuna di cantare con i più grandi nomi
della musica e nei più famosi teatri del mondo… fu la mia seconda giovinezza
artistica. Oltre che con mia figlia Nancy, cantai con Elvis Presley, Ella
Fitzgerald, Louis Armstrong Antonio Carlos Jobim, i the Fifth Dimension, Diannah
Carroll, mi esibii al Royal Festival Hall di Londra, davanti alla principessa di
Monaco Grace Kelly, mia vecchia partner nel film “Alta società” mi…
DIO - (interrompendolo) Grace Kelly… mmm, vediamo… che cosa ti dicono questi
nomi: Lauren Bacall, Jacqueline Bisset, Marlene Dietrich, Anita Ekberg, Zsa Zsa
Gabor, Jacqueline Kennedy, Sophia Loren, Shirley MacLaine, Marilyn Monroe, Kim
Novak, Nancy Reagan, Soraya, Elizabeth Taylor, Lana Turner, Natalie Wood?
Sul fondoscena scorrono le immagini delle donne nominate.
FRANK - (abbassando la testa) Sono… sono le donne con le quali i mass media mi
hanno attribuito flirt o relazioni…
DIO - Cosa c’era di vero?
FRANK - Molte sono state chiacchiere, con qualcuna c’è stato solo affetto, con
qualcun’altra solo relazioni professionali, con altre…
DIO - (interrompendolo) Senti qualcuna di loro cosa ha detto di te!
JUDY GARLAND - (da fuori scena quasi sprezzante) … Lo trovavo noiosissimo perché
pretendeva interminabili fellatio e quasi mai riuscivo ad avere con lui rapporti
sessuali completi. Era lui che mi costringeva a cantare “Over the rainbow” alla
fine di ogni performance amorosa. Frank manteneva con tutte le sue amanti
rapporti cordiali, ma aveva anche bravi avvocati e sapeva come attaccare
giornalisti maldestri che insinuavano senza avere prove. E soprattutto sapeva
tenere gli “amici” lontani dalla sua vita pubblica… in un mondo in cui i media
non erano agguerriti come oggi, il gioco gli riusciva piuttosto bene!
FRANK - (ridacchiando amaro) Non so perché ma Judy Garland, faceva di tutto per
punzecchiarmi, nella sua autobiografia a parlato molto di me - e non solo di me
- spesso… a vanvera!
DIO - Può darsi, ma tu sicuramente hai dato modo alla stampa di chiacchierare a
sufficienza di te.
FRANK - Cosa vuoi dire?
DIO - Domandalo a lei.
In scena compare Mia Farrow la terza moglie di Frank. Avanza fino al centro del
palcoscenico accompagnata da una musica di sottofondo.
FRANK - Mia…!
Mia, senza guardarlo, solleva un braccio e con un gesto della mano lo
azzittisce.
MIA - Io… non ho molto da dire… sposai Frank nel luglio del ’66… avevo ventun’anni
e lui cinquantuno. La stampa non fu particolarmente tenera nei nostri confronti:
io ero molto magra, quasi emaciata, e nelle foto il mio aspetto si contrapponeva
a quello tirato a lucido di Frank, (sorridendo amara) al punto che il New York
Times commentò l’evento con il titolo “Il gangster e la bambina” tanto per
confermare l’aurea di mafia che aleggiava intorno a lui. In pratica fu uno
scandalo: l’America puritana e tradizionalista non vide di buon occhio il nostro
matrimonio.
DIO - Come andò?
MIA - (sospirando) Non fu una storia felice: incompatibili erano i nostri
caratteri e completamente diversi i nostri interessi. Io non sopportavo nemmeno
la vista del martini dry e del whisky, i drink preferiti di Frank, per non
parlare dei suoi amici. Lui avrebbe voluto una moglie devota, disposta a
lasciare il proprio lavoro per seguire il marito ed io stavo iniziando la mia
carriera cinematografica. Lui non sopportava i bambini io, negli anni
successivi, ne avrei adottati una decina. (sorridendo amara) Rimase leggendaria
una serata a New York, finita con lui ubriaco che mi accusava di fumare troppa
marijuana.
Pausa
MIA - (sorridendo amara) Quando stavo insieme a Woody Allen e scoprii la storia
tra Woody e la sua figlia adottiva Soon-Yi, Frank infuriato, da bravo gangester,
si offrì di far spezzare le gambe a Woody.
Pausa.
MIA - Qualcuno disse che i contrasti del mio matrimonio furono la prova che il
mondo del pop giovanile e quello della “Voice” d’America erano assolutamente
inconciliabili. Nonostante avesse la stima di Elvis Presley, dei Beatles e
perfino agli U2, Frank Sinatra ha rappresentato la frattura definitiva tra il
vecchio stile ed il mondo del rock.
Pausa.
MIA - Dopo due anni, nel 1968, il matrimonio era finito, la moglie-bambina del
grande Frank Sinatra aveva esaurito il suo ruolo.
Mia abbassa la testa, si volta, si allontana. Partono le note e Frank canta
“MOON RIVER” (3’20”).
QUATTORDICESIMO QUADRO
FRANK - (pensoso) In quel periodo c’è stata una cosa che ho rimpianto di non
aver potuto fare.
DIO - E sarebbe?
FRANK - Durante la seconda guerra mondiale fui la voce che accompagnò i ragazzi
al fronte… in quegli anni ci fu un’altra guerra che marchiò l’America ed i
ragazzi che andavano a morire ascoltavano una musica che non era più la mia,
come ha detto Mia, ormai si era creata una frattura tra il mio modo di fare
musica ed il rock di quegli anni… i ragazzi che andavano in Vietnam non mi
ascoltavano più…
Entra un gruppo misto di ballerini-cantanti, partono le note di “ACQUARIUS”
(4’46”) e Frank esce di scena.
QUINDICESIMO QUADRO
Il gruppo esce di scena e rientra Frank.
FRANK - Nel ’71 mi ritirai per un esaurimento nervoso. Due anni dopo, in
occasione della festa degli italo-americani tornai a cantare, con una strepitosa
acclamazione alla Casa Bianca, in presenza di Richard Nixon e di Giulio
Andreotti. (sorridendo) Per diversi anni partecipai allo spettacolo televisivo,
a scopo benefico “Telethon”, una volta riuscii perfino a far riunire la coppia
Dean Martin-Jerry Lewis, che si era sciolta diversi anni prima, facendoli
incontrare sul palco.
A questo punto e, a discrezione del regista, potrebbe entrare Jerry Lewis ed
eseguire la famosissima scenetta della macchina da scrivere. Dopo che Jerry
Lewis finisce, rientra Frank e canta “KILLING ME SOFTLY” (4’30”). Finito il
brano Frank riprende a raccontare.
FRANK - Nel 1973 l’album “Ol’ Blue Eyes is Back” vinse il disco di platino
vendendo un milione di copie. Nel ’74 feci un trionfante ritorno a New York dove
tenni due concerti al Madison Square Garden. I due concerti presero il nome di
“The Main Event”, furono trasmessi in televisione e seguiti da 100 milioni di
persone negli Stati Uniti… (tristemente) nel ‘77 mia madre scomparve in un
incidente aereo mente mi raggiungeva in Nevada dove dovevo esibirmi… tenni un
concerto di beneficenza a Las Vegas per ricordarla, in quell’occasione furono
raccolti sei milioni di dollari.
Pausa.
FRANK - nel 1976 sposai Barbara Marx, quella che sarebbe stata la donna delle
mia vita… che mi avrebbe accompagnato fino all’ultimo istante.
DIO - (pungente) La donna della tua vita o una donna nella tua vita?
FRANK - (cupo) È stata l’unica donna su cui nessuno nemmeno i media, anche i più
diabolici, hanno avuto da ridire!
DIO - Tuttavia non è stata l’ultima storia.
FRANK - (facendo finta di non sentire) Nel 1980 tenni un grandioso concerto allo
stadio Maracanà di Rio De Janeiro che entrò nel Guinness dei Primati, (con
orgoglio) mai ad un concerto di un singolo cantante erano accorse così tante
persone: secondo le stime ufficiali furono ci furono circa 200.000 spettatori
paganti.
Pausa.
FRANK - (sorridendo) L’anno prima fu organizzata una festa a sorpresa per i miei
40 anni di carriera al Caesar Palace di Las Vegas… fu l’occasione per rivedere
molti dei miei vecchi amici…
Sul fondale scorrono le immagini di alcuni dei personaggi che furono presenti
alla festa: Glenn Ford, Lucille Ball, Orson Welles, Dean Martin, Tony Bennett,
James Cagney, Paul Anka, Milton Berle, Sammy Davis Jr., Peter Falk, Robert
Mitchum, Dionne Warwick, Gene Kelly, Cary Grant.
FRANK - (c.s.) In quel periodo uscì una canzone, non mia, che a me piaceva molto
cantare ma, soprattutto, che adoravo cantare con colei che l’aveva lanciata.
Si abbassano le luci e Frank inizia a cantare “NEW YORK NEW YORK” (3’25”), dopo
le prime strofe sullo sfondo compare (in silouette) la figura di Liza Minelli
vestita come nel film e nella classica posizione vicino allo sgabello. Liza
inizia a cantare e, ancheggiando, si avvicina a Frank e i due cominciano a
dettare sulle note della canzone. Alla fine del brano Frank bacia la mano a Liza
che esce accompagnata dal refrain della canzone. Frank segue l’uscita con lo
sguardo.
SEDICESIMO QUADRO
DIO - Ci furono altri tuoi coinvolgimenti in politica?
FRANK - (ricordando con affetto) Tra tutti i presidenti che ho amato e
rispettato, quello che mi fu più caro fu Ronald Reagan, mio amico dei vecchi
tempi cinematografici. Nell’‘81, per celebrare la sua elezione, organizzai il
più fastoso galà di insediamento di cui fossi capace. Misi tutto me stesso nel
realizzarlo e produrlo. Era un mio show. Avevamo personaggi ed ospiti come James
Stewart, Bob Hope, Charlton Heston…
DIO - (interrompendolo) E del tuo flirt con Nancy Regan cosa mi dici?
Pausa.
FRANK - Ci… ci fu solo una simpatia…
DIO - Qualcuno ha detto che la vostra storia fu vissuta sotto gli occhi del
marito.
FRANK - (orgoglioso) il 23 maggio 1985, in una cerimonia alla Casa Bianca, il
presidente Reagan, su segnalazione del Congresso, mi conferì la medaglia della
libertà, la più alta onorificenza civile per eccezionali servizi resi alla
nazione… io fui profondamente onorato di quel riconoscimento e… non credo di
averlo ricevuto per le attenzioni rivolte alla first lady!
DIO - (ironico) A quanto pare il fatto di invecchiare non ha mai addolcito il
tuo carattere?
FRANK - (ridendo) Una volta… mi pare fosse l’’83, mi trovavo con Dean in un
casinò ad Atlantik City, ci fu una discussione con il croupier del tavolo di
blackjack che sfociò in una rissa. Per ripicca, per oltre un anno, boicottai i
palcoscenici del New Jersey. Due anni dopo un articolo del Washington Post mi
fece andare in bestia così minacciai di morte alcuni giornalisti… ma arrivarono
anche i settant’anni e, in qualche modo, l’età e la salute mi presentarono il
conto… io spero solo che la mia musica abbia fatto dimenticare gli scandali che
hanno accompagnato la mia vita… con la mia musica ho celebrato l’amore… ho
cercato di rendere il semplice gesto di vivere un qualcosa di eroico!
DIO - Questo lascialo decidere a me.
Frank, senza dire altro inizia a cantare “ALL THE WAY” (3’29”) o, a scelta del
regista, “MACK THE KNIFE” (4’25”).
DICIASSETTESIMO QUADRO
FRANK - Nel ’93 incisi due album per la Capitol intitolati “Duets” cantando con
i più grandi artisti al mondo: Barbara Streisand, Aretha Franklin, Charles
Aznavour, Julio Iglesias, Willie Nelson ... l’anno dopo tenni a Tokyo il mio
ultimo concerto e…
Mentre Dio parla, sul fondoscena compare la porta del paradiso.
DIO - Basta così. (pausa) Non posso dire che il tuo racconto mi ha convinto, sì
è vero hai regalato al mondo qualcosa di speciale… forse di grande, ma per fare
questo hai condotto una vita che non meritava il successo che hai avuto.
(solenne) Io non posso assolverti…
FRANK - (interrompendolo) Ti prego… ora lascia parlare me… hai ragione, la mia è
stata una vita fortunata, ma non per i soldi o per le splendide donne che
l’hanno costellata, ma per la cosa che più amavo: interpretare splendida musica…
DIO - Non è sufficiente…
FRANK - (interrompendolo di nuovo) Lasciami spiegare…
Cominciano a scorrere le note di “My Way” e Frank recita la traduzione italiana
del testo della canzone.
FRANK - (con sentimento) Ora che sono dall’altra parte dell’esistenza e sto
affrontando l’ultimo sipario voglio spiegarti, una volta per tutte, su quale
strada ho scelto di camminare. Ho vissuto una vita piena, ho viaggiato su tutte
le strade… e l’ho fatto alla mia maniera. Ho avuto qualche rimpianto, ma troppo
pochi per ricordarli. Ho fatto tutto ciò che dovevo fare. Ho visto tutto senza
risparmiarmi nulla. Ho programmato ogni percorso, ogni passo, sono stato attento
lungo tutta la mia strada… e l’ho fatto a modo mio. Si, ci sono state volte… e
sono certo che tu lo sai… in cui ho ingoiato più di quello che potessi
masticare. Ho mangiato e poi sputato. Ho affrontato tutto e sono rimasto in
piedi… e l’ho fatto alla mia maniera. Ho amato, ho riso e pianto. Ho avuto le
mie soddisfazioni, la mia dose di sconfitte. (ridendo amaramente) E… mentre le
lacrime si asciugavano, mi trovavo a pensare che in fondo era stato tutto molto
divertente perché… l’avevo fatto a modo mio. (breve pausa poi con orgoglio) Che
cos’è un uomo, che cosa possiede! Se non ha sé stesso, allora non ha niente e
mai potrà dire cos’è che veramente gli attraversa l’anima. (infervorandosi) E
non saranno mai le parole di uno che si inginocchia! Tutti ti diranno che le ho
prese!… sì certo… (pausa, poi con orgoglio) ma l’ho fatto alla mia maniera!
Frank canta “MY WAY” (4’47”), poi, mentre la musica prosegue, in scena compaiono
due angeli, la porta del paradiso si apre, Frank si volta e si avvia per
entrare. Infine la luce sale di intensità e Frank, accompagnato dal refrain di
“My Way”, entra in paradiso.
SIPARIO
FINE DEL MUSICAL