TAGLIA RITAGLIA INCOLLA E CUCI
Commedia brillante in due atti di
Rocco Chinnici
Quando le necessità aumentano, l’ingegno aiuta a sostenerci, inventando trovate
che difficilmente avremmo avuto, se il bisogno non l’avesse fatta da padrone.
Prendono corpo espedienti di vita che arricchiranno per tutto il tempo del
nostro esistere, quelle conoscenze della vita che, forse, senza di questo, non
avremmo saputo conoscerne i veri valori…
Tonnarella 19 Marzo 2012
PERSONAGGI INTERPRETI
PEPPE capo famiglia
CARMELA moglie
JACLINE figlia
JACOPO padre di Carmela
BARONE
BARONESSA moglie
LUIS figlio
CONCETTA comare di Carmela
(Stanza di soggiorno comune. Accanto al tavolo, seduto, Peppe, pensieroso,
intento a scrivere mentre la moglie è indaffarata a stirare).
CARMELA
Che cosa fai con carta e penna? Ti sei dato allo studio? Cosa buona! “Di giorno
non ne voglio e la sera sciupo l’olio”. Che cosa studi a fare oramai? Non hai
capito niente quando eri mezzo buono, e devi capire adesso che sei mezzo tonto!
PEPPE
(Smette di scrivere). Parlò la professoressa. Hai finito di far la predica?
Potevi fare il prete invece di venire a rovinare me.
CARMELA
E ora ti assolvevo dai peccati se facevo il prete! Fannullone e pigrone che non
sei altro! Sei così pigro che neanche in paradiso avresti fatto niente se il
Padreterno non ti avesse pagato bene.
PEPPE
A me pigrone? Grandissima pesca pelosa e ingiallita che sei! Come, non vedi che
sto lavorando?
CARMELA
Ah, stai lavorando! (Ironica) Non sforzarti troppo che ti vengono fuori le
emorroidi. Vuoi che ti asciughi un po’ il sudore? E… dimmi, che lavoro, che
lavoro fai, oggi?
PEPPE
Lavoro tecnico, che serve la massima concentrazione; quindi, statti muta e
lasciami fare.
CARMELA
E certo, (ironica) se no… perde… il filo, il… dottore. E… si puo’ sapere…,
sperando di non sconcentrarti, che cosa stai facendo?
PEPPE
Sto cominciando col fare dei tagli!
CARMELA
(Non capisce) Tagli! Che genere di tagli?
PEPPE
Quelli per vedere come fare per arrivare alla fine del mese…
CARMELA
Ah, i tagli, come quelli che sta facendo il governo?
PEPPE
Proprio quelli!
CARMELA
E… noi… che cosa ci entriamo noi col governo?
PEPPE
Perché, per te, la famiglia non è come il governo? Certo… più piccolo, ma sempre
di governo si tratta… Anche se a me…, dovendo dire la verità, questa famiglia,
mi sa più di manicomio che di governo.
CARMELA
Che cosa intendi dire, che questa è una casa di pazzi?
PEPPE
Pazzi? No! Chi, voialtri? (Ironico) Ma quando mai! Voi siete solo… gente normale
senza cervello! (Si sente accendere un fono; è Jacline che si asciuga i
capelli).
Ecco, vedi? Qui dentro si consuma dalla mattina allla sera! Con quella, neanche
per la luce possimao fare! Quella testa se la lava ogni cinque minuti, pare che
l’avesse piena di pidocchi! Come non le diventa trasparente non lo so.
CARMELA
Che cosa credevi, che fosse zozzona come te? Sudicione che non sei altro! Di, da
quanto tempo è che non ti fai il bagno? La vasca è come se l’avessimo comprata
per abbellire la toilette. Almento ti laveresti la faccia, ogni tanto, e no che
dal naso, quanto prima, spunta l’erba! E nella faccia…, ma non ti guardi allo
specchio? Per quanto ce l’hai sporca, puoi pure piantargli il prezzemolo, o
meglio ancora il basilico… quantomeno te la improfuma un po’.
PEPPE
Chi te l’ha detto che non mi lavo?
CARMELA
Chi me l’ha detto dici! Perché c’è pure bisogno che me lo dicano? Ma non la
senti, non la senti la puzza? Ah, già, oramai che cosa deve sentire se avrai
persino il naso attuppato! (Entra Jacline ballando; coi capelli fatti, il Föhn
in mano e truccandosi).
PEPPE
E balla pure, signori miei! E quanto trucco che si mette! Pare che dovesse
recitare a teatro. E che odore! (Alla moglie) Ma quanto, quanto ci costa!
CARMELA
A te? A mio padre, quanto gli costa! Che cosa deve costare a te, che non compri
nemmeno l’acqua da bere…, in questa casa!
JACLINE
(Entra ballando) Vuoi che ti faccio i capelli e ti trucchi un po’, papy?
CARMELA
In quel sudiciume, il trucco non attacca, scivola!
PEPPE
Vai a truccare tua madre, che dopo l’accompagniamo alla villa!
CARMELA
Portaci tua sorella alla villa, grandissimo cane di mandria e villano che non
sei altro! (Alla figlia) Prima di fargli i capelli, digli di andarsi a lavare la
faccia che ce l’ha abbronzata dal sudiciume. (Al marito) Zozzone e sudicio.
Davvero non la senti la puzza? E certo, chissà come lo avrai pieno di sporcizia
il naso. Che schifo! Pare che sia allergico all’acqua. Nel bagno ha paura di
annegare; la doccia, dice che gli ricorda quando piove e gli fa venire in mente
i tuoni e pensa che i lampi potrebbero fulminarlo sotto la doccia; insomma,
bagno e doccia è come se li avessimo messi per adornare la toilettes.
JACLINE
Su, mamma!
PEPPE
(Sbaglia a chiamarla) Geoacchina, lasciala perdere tua madre che non sa nemmeno
quello che dice.
CARMELA
Ah, io, io non so quello che dico! E tu… che dopo tanti anni non sai nemmeno
pronunciare il nome di tua figlia! (Ironica) Geoacchina; Jacline, Jaclin!
JACLINE
Lascia stare mamma! Io già mi ero abituata.
PEPPE
Sai che fai tu, con quel… (riferendosi al Föhn) cosa che hai in mano? Vallo a
posare… anzi, vallo a conservare del tutto, perché tanto non serve più.
JACLINE
(Meravigliata) Che cosa? E perché devo andarlo a conservare?
PEPPE
Pecrhè già l’ho incluso nella lista dei tagli.
CARMELA
(Sbalordita) Allora per davvero dici dei tagli?
PEPPE
E allora come, per finta! E’ da due giorni che non ci dormo la notte.
CARMELA
(Jacline continua a non capire) Quindi è segno che già ci possiamo “pulire… il
muso?”…
PEPPE
Proprio così, cose che per voi resteranno solo un ricordo.
CARMELA
E come, senza consultarci?
PEPPE
Con voi due, avrei perso tanto di quel tempo…
JACLINE
Si può sapere di ciò che state parlando?
CARMELA
Niente, figlia mia, tuo padre ha visto fare i tagli al governo e, come un
pappagallo, li sta facendo pure lui.
JACLINE
Per… noi?
PEPPE
E allora per chi, per quelli del vicinato?
JACLINE
E il Föhn, che c’entra il Föhn?
PEPPE
Come si vedi che la scuola non t’è servita a niente! Ma cosa studi a fare?
CARMELA
E daglie! Non è che si rompe le gambe e ci dice cosa c’entra il Föhn!
PEPPE
Oh, bestia pure tu! Gli soffi tu nel fonno (errori voluti) per farlo girare? Non
è la corrente! E quindi consuma energia elettrica!
JACLINE
Föhn, Föhn, papy! No, fonno.
CARMELA
(Ironica) Ah, niente meno! Consuma energia elettrica; e… i capelli, come li
asciuga i capelli, la creatura?
PEPPE
Vorrà dire che d’ora in avanti, li asciugherà al sole.
JACLINE
Al sole? Non capisco.
PEPPE
Eh, sapessi quante cose dovrai incominciare a capire!
CARMELA
No, no, no! Io dico che questa notte hai dormito con la bocca aperta e il
cervello se n’è andato a spasso. (Ironica) Senti… primo ministro, allora se mi
verrebbe di lavare i capelli, devo aspettare che faccia una bella giornata di
sole?
PEPPE
E certo! Vedi che incominci a capire! E poi, scusa, prima come facevi?
CARMELA
Per uno come te che non si lava mai, non fa niente…, anzi; ma per noi, che
amiamo la pulizia, come facciamo ad aspettare il sole per lavarci?
JACLINE
Va a finire che mi vengono i pidocchi!
PEPPE
Meglio, figlia mia! Serve che abbiamo di che mangiare…, con la crisi che c’è,
non pensi che sia una fortuna!
CARMELA
E ridaglie! Ce la vuoi mostrare questa lista che hai scritto?
PEPPE
Ora, appena la finisco, vorrà dire che l’appenderò al muro in modo che resti ben
visibile. Intanto d’ora in avanti è severamente proibito comprare tutto quello
che non sia di prima necessità.
CARMELA
Ma guarda tu questo broccolone! Nemmeno se stesse per scoppiare la guerra!
(Preoccupata) Senti, scienziato, non è che hai tolto persino il mangiare… dalla
lista?
PEPPE
Tutto… tutto… proprio no; ma buona parte potete dimenticarlo.
JACLINE
Ad esempio…, cosa?
PEPPE
Per te non c’è da fare nessun esempio, perché… di tutte quelle porcherie che hai
mangiato fin ora, nella lista non c’è più niente.
JACLINE
(Preoccupata) Allora… i sempre freschi, i wurstel, il check-up…
CARMELA
Ah, non stare a preoccuparti, che tutte queste cose le ha lasciate sicuramente,
queste parole difficili non è in grado di scriverle sulla lista.
PEPPE
Come in fatti, sai che ho fatto? Nella lista ho scritto, invece, le cose da
comprare al posto di quelle difficili che hai appena detto. “Il soverchio, rompe
il coperchio!” Vuol dire che d’ora in poi imparerai a mangiare come le persone
normali; quello che mangiamo io e tua madre vuol dire che lo mangerai pure tu…,
se vuoi; se non lo vuoi, prendi e vai a letto, punto e basta.
CARMELA
E allora, d’ora in poi… poiché dobbiamo risparmiare, ne hai voglia di mangiare:
(comincia col fare l’elenco): verdura…
JACLINE
Che schifo!
CARMELA
Pasta e fagioli, ceci…, la carne la compriamo quando prende la pensione il
nonno… Peppe, oh Peppe! Se il “voverchio, rompe il coperchio”, ti ricordo che ce
n’è un altro di proverbio che dice: “sacco vuoto non può stare all’in piedi”,
quindi, se non mangiamo cadiamo per terra.
PEPPE
Chi te lo ha detto che sacco vuoto non può stare in piedi?
CARMELA
Allora vero è che stanotte hai avuto problemi seri! Come fa a stare in piedi un
sacco vuoto? (Prende da dentro una scatola un sacchetto per congelare alimenti
con tutto il filo in dotazione per chiuderlo e lo mette all’impiedi
dimostrandogli che non può stare) Vedi, vedi come cade?
JACLINE
E certo, come fa a stare in piedi?
PEPPE
Mi meraviglio di te che hai studiato; di tua madre no, perché è somara ed è
giustificata; non può stare, voi dite? Dovete sapere che quando la vita comincia
a rendersi difficile, la fantasia dovrà prendere subito il sopravvento, se no…
addio! E allora cosa fate?
CARMELA
Sentiamo cosa dobbiamo fare.
PEPPE
Si prende (prende il sacchetto e va spiegando in pratica il da fare) il sacco,
si gonfia d’aria (lo gonfia e lo lega col filo appoggiandolo accanto ad un
oggeto li sul tavolo) e si mette così; vedete, vedete, come sta in piedi?
CARMELA
(Sbalordita) Allora… noi per… non farlo cadere e tenerlo in piedi, dovremmo…
(gonfia la bocca e soffia per fare l’esempio) Sai che mi hai dato una bellissima
idea… anzi, mi hai suggerito una bella ricetta da far leccare le unghia?
PEPPE
E allora sentiamo, sentiamo cosa mangiamo oggi.
CARMELA
Senti, signor “taglia ritaglia incolla e cuci, vuole che gliela dica ora la
ricetta, o che le faccia una bella sorpresa?
JACLINE
Mamma, ma… è sicuro che mi piaccia questa ricetta?
CARMELA
A te è sicuro che ti piaccia al cento per cento, è per lui, per il ministro che
comincio con l’avere i dubi.
PEPPE
Per me? Io, di tutto mangio! Quindi…
CARMELA
(Preoccupata) Aspetta, aspetta a dirlo, prima di mangiare! Quando hai detto che
vengono il barone e la baronessa? Che poi, dico io… (a Jacline), ma tu… conosci
questo loro figlio?
JACLINE
Dicono che è bellissimo, intelligente…
PEPPE
(Interrompendola) Ricco! Mettigli pure questo, se vuoi che dei tagli non te ne
freghi più niente. I soldi risolvono tutti i problemi di questo mondo; non
dimenticarlo figlia mia. Tu pensi che se fossimo stati ricchi, avrei pensato a
fare i tagli? Per me potevano mettere la tassa pure all’aria che respiriamo! I
soldi aiutano a risolvere tante cose.
CARMELA
Io, (allusiva) se avessi avuto soldi, era già da qualche tempo che l’avrei
risolto il problema con te!
JACLINE
Litigate sempre, ma vi volete un bene da morire.
CARMELA
Se fosse come dici tu, con tutto questo bene che dice di volermi, non pensi che
sarei già morta da tanto tempo?
PEPPE
Lasciala stare tua madre, che quando ha la mosca cavallina, tira sempre calci.
Piuttosto, figlia mia, come viene la famiglia del barone, cerca di stare vicino
a suo figlio facendo gli occhi dolci, se vuoi conquistare la simpatìa della
baronessa e l’amore del figlio.
CARMELA
Mi sta parendo di comprare una gatta nel sacco. Io non canosco ne padre e ne
madre… nemmeno suo figlio! Voi, a quel che vedo, neanche; mi volete spiegare che
matrimonio è questo?
PEPPE
Io è suo figlio che non conosco, ma il padre e la madre si! Come, non te l’ho
raccontato che sono stati loro a dirmi che al baronetto è piaciuta nostra
figlia?
CARMELA
(A sua figlia) E tu, non lo conosci nemmeno?
JACLINE
Non so nemmeno l’aspetto che abbia. So solo che in paese dicono tutti che è un
ragazzo speciale, tanto che molte ragazze, invaghite dalla sua bellezza, hanno
perso la testa per lui.
CARMELA
E allora come ha fatto questo a innamorarsi di te, se non l’hai mai visto e
quindi non ti conosce?
PEPPE
Dice, il barone, che un giorno, suo figlio ha visto (indicando la figlia) lei,
mentre era in macchina…
CARMELA
(Non capisce) In macchina chi, lei?
PEPPE
Lei? Il baronetto era in macchina, e chiese, al suo autista al volante…, sai che
loro hanno il magior domo che gli porta la macchina; e gli chiese a chi
appartenesse nostra figlia (indicando Jacline) lei. Fu così che mi chiamò il
barone.
CARMELA
E va bene, questo non vuol dire che il matrimonio è già bello e fatto! Vediamo
prima come si vanno mettendo le cose, e poi si vedrà il da fare; tanto lei
(indicando sua figlia) è ancora giovane. E allora, quando hai detto che devono
venire?
JACLINE
Oggi! Scusa, non vedi che mi sono appena fatto lo shampoo, ho messo il trucco…
Solo che ci vorrebbe un vestitino grazioso; ne ho visto uno bellino in vetrina
nel negozio qua vicino; mi servirebbe per apparire… come dire... insomma, loro
sono nobili!
CARMELA
(Quasi pietosa) Bih, magari io ne avrei di bisogno uno! Non è che posso apparire
così davanti al barone e alla baronessa?
PEPPE
Sentite, non cominciate con i vestiti, perché per me potete pure dimenticarli,
non vedete che i soldi non bastano nemmeno per arrivare alla fine del mese?
Sapete che fate? Vi girate la vesta davanti e di dietro; loro non è che verranno
qui per conoscere le vostre vesti… sai quanto interessa a loro dei vestiti, di
quanti soldi hanno! Verranno esclusivamente per conoscere (alla figlia) te…, per
vedere le tue bellezze… Certo, vengono pure per conoscere me e tua madre… anche
se… (indicando la moglie) lei non si facesse trovare in casa sarebbe la cosa
miglore.
CARMELA
Io, io non dovrei farmi trovare in casa! Grandissimo pesce stocco che non sei
altro! Tu devi ringraziare che sono molto credente, e devo tenere fede al
giuramento fatto all’altare a nostro Signore, se no, a quest’ora, t’avrei già
mandato a fare in… uhm! Dall’indomani che ci siamo sposati… maledetto quel
giorno e il prete che ci ha unito in matrimonio.
JACLINE
Sempre le stesse cose; ma non vi stancate di ripeterle? E ora…, mi raccomando,
non è che… arrivano questi, e voi…
CARMELA
Vedi, mi fa perdere sempre il filo! Stavo dicendo che, se ora arrivano questi…
che sono nobili, come la faccio quella ricetta? Non so nemmeno cosa mangiano i
signori! Ne… suo figlio che tipo sia…
JACLINE
Mamma, non guardare me che non lo conosco, ti ho detto. Non so, in paese dicono
pure che è cresciuto in colleggio… in uno di quelli migliori d’Italia.
PEPPE
Quindi, questo, sicuramente avrà mangiato sempri: astucci, salomone…
JACLINE
Che cosa, salomone? Forse volevi dire: astice e salmone?
PEPPE
Si, si, quelli! Sicuramenti avrà pure mangiato… cambiali…
CARMELA
Cambiali, si! Di quanti soldi hanno, tu pensi che mangino cambiali? Forse volevi
dire: caviale!
PEPPE
Si, si, quello! Sicuramente avrà mangiato pure… i paùri…
CARMELA
Forse volevi dire… i paguri? (Si da la risposta prima ancora che parla lui) “Si,
si, quelli!” I paguri! Le paure a loro le fai venire se continui a parlare così!
Sai che fai, non dire niente quando vengono, che è la cosa migliore.
JACLINE
Mi raccomando, non rischiamo di fare brutta figura! Se no, addio tutto!
PEPPE
(La interrompe) Case, terreni, ville, palazzi… Pure il baronato! Sapete che
faccio? Prometto che parlerò il meno possibile.
CARMELA
Tu, non devi parlare proprio, devi stare muto come un pesce, se vuoi che nostra
figlia diventi baronessa, ed io… (atteggiandosi) madre della baronessa! (Alla
figlia) Anche se tu, figlia mia, prima d’ogni cosa dovresti pensare all’amore.
PEPPE
E tu (alla moglie), con tutta questa crisi che c’è, vai a pensare ancora
all’amore? Non vedi quante famiglie che si lasciano per i pensieri che hanno a
non potere arrivare alla fine del mese? Giovani che non possono sposarsi perché
non hanno nessuna sicurezza di cosa poter vivere…
CARMELA
A te, ringraziando Iddio, t’è venuta fatta con mio padre che prende una buona
pensione! Perché tu, anche se non ci fosse stata nessuna crisi di lavoro, non
avresti lavorato ugualmente. T’ho detto, sei così pigro che, anche se avessi la
fortuna di anadre in paradiso, non lavoreresti nemmeno lì se Dio non ti pagasse
a buon prezzo. Devi pregare sempre che la lampada (indicando soldi) continui a
far luce, perché… se dovesse spegnersi, vorrei vedere chi riuscirà a prendere
questa capra al buio! E… hai voglia di fare sbadigli!
PEPPE
Sempre che ti lamenti sei! Finì che dicevi d’essere io a lamentarmi? (Poi si
rivolge a sua figlia) Devi sapere, figlia mia, che quando ci sono i soldi e i
beni, prima o poi l’amore viene. (Alla moglie) E poi… non potevo farmi sfuggire
dalle mani questa fortuna; se fossi stata tu al mio posto, cosa avresti fatto
quando il barone ti diceva che a suo figlio piaceva nostra figlia Geoacchina?
Gli avresti detto che era impegnata?
JACLINE
Jacline, Jacline, papà! Non sbagliare quando ci saranno loro!
PEPPE
Ma a questa, non potevamo mettere un nome più facile?
CARMELA
Impegnata no, ma gli avrei detto, quantomeno: vediamo prima di tutto cosa ne
pensa mia figlia.
JACLINE
A me piace il nome Jaclin, e mi auguro tantissimo che possa piacere anche a… (a
suo padre) come hai detto che si chiama?
PEPPEI
Chi?
JACLINE
Lui, chi se no?
PEPPE
Ah, lui… il baronetto! E chi se lo ricorda.
CARMELA
Ma guarda u po’ che matrimonio si ha da fare! Speriamo che non ci vediamo
spuntare qualche sorpresa! Piuttosto che ora è?
JACLINE
(Guardando l’orologio) Quasi mezzogiorno.
PEPPE
Bih, tardi s’è fatto! (Alla moglie) E ora, fai in tempo a preparare quella
ricetta?
CARMELA
S’è per la ricetta, non dartene peso che a momenti è pronto. Ora sai che fai
intanto? Sveglia mio padre e lo facciamo sedere in poltrona.
PEPPE
(Meravigliato) Qui, in poltrona dici? E se comincia con il dare i numeri? Non
rischiamo di perdere il matrimonio ancora prima di farlo?
CARMELA
E allora cos’è meglio, che si sveglia mentre siamo seduti a tavola e lo vediamo
arrivare nudo?
JACLINE
(Assorta) Ci pensi, mamma? Sarò la ragazza più invidiata del paese! Diventerò
persino baronessa!
CARMELA
(Attegiandosi) E io, la madre della baronessa! Quando la gente mi incontrerà per
strada, molta, dovrà mangiarsi il fegato, avranno rabbia di cuore! E tutti mi
faranno l’inchino, baciandomi persino la mano! (Fa le veci della gente) Buon
giorno donna Carmela! Buona passeggiata signora…
PEPPE
(Ridendo a crepapelle, tanto che lo guarderanno meravigliate) Si… signora! Ah,
ah, ah! Tu signora non ci diventerai neanche se dovessi farti un viaggio a
Lourdes da Padre Pio e col sedere di fuori! Ah, ah, ah! Ora, si! Signora si
nasce, bestia! Tu non lo sei diventata nemmeno frequentando me… (ironico)
Signora.
CARMELA
Io, signora, lo sono da prima che conoscessi te, maccherone che non sei altro!
PEPPE
(Allarmato per il frainteso) Che cosa!!! Prima di conoscere me? Allura… tu, a
(fa segno delle corna) me…
JACLINE
(Cerca di togliere l’equivoco) Papà! La mamma, intende dire signora, nel senso
di donna… educata, sensibile… E no quello che pensavi tu. (Entra nonno Vincenzo:
berretto da notte, pannolone, vaso da notte in mano con dentro un biglietto con
dei numeri da giocare).
VINCENZO
(Parlerà con la voce tremula a causa della sua veneranda età) Peppe, vieni qui
che ho da darti un compito, vai e giocami questa schedina che è dentro questo
vaso da notte e questi numeri che ho sognato; prendili e valli a giocare t’ho
detto.
PEPPE
(Meravigliato) Ma guarda un po’ ch’è vestito elegante! Sarebbe da fargli la foto
e mandarla alla mostra. Sa che sembra un figurino?
VINCENZO
Presto, vammi a giocare questi numeri!
PEPPE
Sempre con questi maledetti numeri e schedina! Lo lasci stare il calcio che
oramai le partite sono tutte truccate; anche questi numeri che sogna! Perché li
gioca? Lei, con questa buona pensione che prende, non ha nessun bigogno di
vincere, ne al lotto, e ne tantomeno al calcio.
VINCENZO
Queste sono cose che devo vedere da me. Corri e valli a giocare.
CARMELA
E valli a giocare questi numeri e la schedina! Accontentalo.
JACLINE
Nonno, te li gioco io?
VINCENZO
Si, si, forse è la cosa migliore; perché lui è capace che questi soldi va a
berseli tutti alla taverna con gli amici… Ubriacone! Ubriacone e scansafatiche!
PEPPE
Ma che cosa dice papà! Io…
VINCENZO
Papà, si! Vuoi capire o no che non mi sei figlio? Avessi avuto un figlio come
te, lo avrei già mandato via di casa sin dal giorno che ti sei sposato… o
meglio, che hai rovinato mia figlia… maledetto quel giorno che fu!
CARMELA
E basta papà, lui…
VINCENZO
Lui! Lui… cosa? Tu devi ringraziare, figlia mia, la fortuna che hai un padre con
una discreta pensione, se no… era da qualche tempo che avresti patito la fame!
(A Peppe) Pigrone e scansafatiche! (Alla figlia) Ne avevamo di fare sbadigli se
avessimo dovuto dipendere da lui.
JACLINE
Su, nonno, dammi la schedina con i numeri e i soldi che vado a giocarli di
corsa.
VINCENZO
Tieni, tieni qua a t’unaltra, che sembri uscita da una vasca da bagno piena di
fragranza di gelsomino! Ma non ti ubriachi con tutto questo profumo? E tutto
quello stucco che hai sul viso, a cosa serve?
JACLINE
Si usano tutte queste cose, nonno! Bisogna stare al passo con i tempi, è la
moda.
PEPPE
E’ finita la moda! Chi ha avuto, avuto e chi ha dato, ha dato! Son finite le
cassatine di Pasqua! Ora, vengono solo le cose di prima necessità.
VINCENZO
Voi giovani, con la scusa di questa spudorata moda, state diventando schiavi di
tutte queste porcherie che la società v’impone. Tieni, tieni qua, prendi
(mostrandole il vaso da notte).
JACLINE
(Guarda dentro il vaso da notte e fa una brutta espressione di disgusto) Che
schifo! (A suo padre) Prendili tu.
PEPPE
Faglieli prendere a tua madre.
CARMELA
(A suo padre) Mi dia, mi dia quel coso (lo svuota sul tavolo, esce, oltre al
biglietto e la schedina, un po’ di carta d’iballaggio bagnata e strizzata fatta
a forma di stronzi: si schiferanno tutti) Che schifo, papà! E tu, con queste
porcherie vai camminando?
VINCENZO
Che cos’è, non ti piaccio vestito così? (Fa due passi come fosse una sfilata di
moda).
PEPPE
Un modello sembra! E che puzza, signore scansatemi!
CARMELA
(Si pulirà addosso la schedina e il biglietto) Ecco qua! (Glieli da a suo
padre).
PEPPE
Non ti pare che tu faccia più schifo di lui? Fortuna che c’è qui tua figlia che
è bella profumata e ammazza un po’ la puzza!
VINCENZO
Che cos’ha detto?
CARMELA
Niente, dice che mia figlia è profumata e non fa puzza.
VINCENZO
Vieni qua, avvicinati nipotina mia, e vai a giocarmi questi numeri e la
schedina. I numeri, devi giocarli a terno secco per la ruota di Palermo.
JACLINE
Se vinci, me lo fai il regalo?
VINCENZO
Sempre regalo, dici? Sei peggiore di tuo padre, non fa mai niente senza
interesse.
PEPPE
Ho capito; oggi è giorno di prediche e messe cantate.
JACLINE
Mamma, corro a giocare i numeri.
CARMELA
Dove vai? Come, stanno venendo i baroni e manchi tu! Quelli per te vengono.
Quando se ne andranno, vuol dire che esci a giocare i numeri.
JACLINE
(Guardando sua madre e il nonno) Ma…
CARMELA
Papà, Jaclin, non può andare adesso, andrà fra un po’, perché devono venire
ospiti, il barone e la baronessa …
VINCENZO
(Non capisce) Dove andiamo, a messa?
PEPPE
Cominciò il teatro.
VINCENZO
(A sua figlia) Che cos’ha detto, c’è il ladro? (Alla nipote, preoccupato)
Nascondili, nascondili bene i soldi!
CARMELA
Papà, qui non c’è nessun ladro e non dobbiamo sentire nessuna messa; sa che fa,
si siede in questa poltrona che come vanno via i baroni, vuol dire che faremo
tutto (l’accompagna a sedere sulla poltrona). Tu (a Jacline) comincia con
l’apparecchiare il tavolo, io preparo (si avvia).
PEPPE
Ah (alla moglie che si era avviata), senti un pò, non farlo pieno di condimenti
il cibo, perché i nobili… sono persone… fine, e mangiano in bianco.
CARMELA
Non preoccuparti; più in bianco di com’è!
PEPPE
Ah, bene allora! Così non corro nemmeno il rischio di schizzarmi addosso col
sugo. (Carmela esce. Jacline rimane imbambolata e assorta a pensare come possa
essere questo ragazzo che deve conoscere).
JACLINE
Sicuramente sarà un amore di ragazzo, bello, occhi azzurri, capelli biondi… non
vedo l’ora di conoscerlo! (Continua ad apparecchiare mentre Peppe cercherà di
dare una sistematina mettendo un po’ più ordine alla stanza; guarderà se le
sedie sono in riga facendo come se guardasse, da geometra, allo squadro).
PEPPE
(Al suocero gli finisce di sistemare qualcosa addosso) Ecco qua, così! E’ sicuro
che farà un gran figurone con questo pannolone e il berretto messo! E ora mi
raccomando, stia qui bello tranquillo che arriveranno buone nuove!
VINCENZO
(Che non sente bene) Che ora sono le nove?
PEPPE
Si, le dieci!
VINCENZO
(Preoccupato) Chi, i greci?
PEPPE
No, i longobardi!
VINCENZO
(Impaurito) No, i leopardi, no! Ho paura, ho paura dei leopardi!
JACLINE
(Va a rincuorarlo) Nonno, non ce ne sono leopardi, ci sono io qua a proteggerti;
non avere paura. Lascialo stare papà!
PEPPE
Io! E’ lui che vuol farmi impazzire! Senti, forse è meglio che gli badi tu.
VINCENZO
(Preoccupato) Attenta, figlia mia! Non fare entrare nessuno!
JACLINE
Va bene, va bene; ora su, riposa un po’, vedrai che al tuo risveglio, sarai più
tranquillo. (Entra Carmela con i piatti… vuoti s’intende, ma come fossero pieni,
e li va distribuendo sul tavolo).
PEPPE
Ah, finalmente! Ho una fame che mangerei pure i piatti!
CARMELA
(Al marito che era intento a guardare i piatti vuoti) Tu molta ne vuoi? (Peppe
la guarda facendo le spalluce di assenso) Allora sai che fai, prendi questo che
è bello pieno; io non riesco a mangiarla tutta. (Peppe e Jacline si guardano
stupiti. A Peppe che continuava a guardare meravigliato). Che cos’è, ti sembra
molta? Se penzi che sia tanta, gliela mettiamo al baronetto, lui è giovane e
sicuramente se la mangia.
PEPPE
(Impietrito) Ma… se la mangia… cosa?
CARMELA
Come cosa! Non dirmi che non ti piace? (Peppe guarda Jacline meravigliata
anch’essa, prende il piatto per avvicinarselo a gli occhi e stava per girarlo
cercando di capire dove stesse il mangiare; Carmela lo ferma velocemente).
Fermo! Ma cosa fai? Tutta a terra la butti!
JACLINE
(Vedendo suo padre più confuso che persuaso, interviene in sua vece). Ma… butta…
cosa, mamma?
CARMELA
Come, cosa! Neanche a te piace la ricetta che mi ha insegnato tuo padre? Quella
del… sacco? Ho fatto un po’ d’aria fritta per tutti! E… con un po’ di fantasia…
(porge un contenitore di formaggio grattugiato vuoto) qua, c’è pure del
formaggio pecorino, si sposa benissimo con l’aria fritta! Ah, senti… (ironica)
mangiala tutta, se non vuoi che il sacco caschi giù per… terra. (Bussano).
JACLINE
(Batte leggermente la mano sulla spalla di suo padre che era rimasto imbambolato
a guardare il piatto) Papà, papàa!
PEPPE
Uhm!
JACLINE
Bussano. (Peppe, va ad aprire).
LUIS
(Entra un giovane che sembra mezzo tonto, ha un paio di occhiali da vista
spessi, come quelli che si usano per carnevale o in recite teatrali, entra e,
senza chiedere permesso, e si avvicina a Peppe). A che ora è la messa? (Si
guardano tutti meravigliati, mentre Luis, prima che gli altri intervengono, si
da pure la risposta). Alle sei, alle sei è! Me lo date (errori voluti) un po’ di
caffè? (Si avvia al tavolo apparecchiato e si avvicina moltissimo, a causa della
mancanza della vista, a guardare i piatti vuoti).
PEPPE
(Stupito). E questo, da dov’è uscito, dall’uovo di Pasqua?
CARMELA
Avete visto com’è entrato? Come fosse il padrone di casa, senza nemmeno chiedere
permesso! Sicuramente sarà qualche sbandato che va chiedendo l’elemosina.
(Impietosita) Poveraccio.
JACLINE
E… cosa possiamo dargli?
PEPPE
(Mentre Luis intento ancora a guardare i piatti vuoti) Pensi che se la mangi un
piatto d’aria fritta?
JACLINE
Pure tu, papà?
LUIS
(Smette di guardare i piatti e si porta a distanza ravvicinata con Carmela, e,
come prima, con la faccia sempre da ebete…) A che ora è la messa? (Si ridà
dinuovo la risposta sotto lo sguardo sbalordito di tutti). Alle sei, alle sei è
la messa!
CARMELA
Ancora con questa messa!
JACLINE
Senti, vuoi fermarti un attimo? (Si ferma) Si può sapere chi sei e cosa vuoi?
LUIS
(Le avvicina il viso a due dita dal suo, sempre a causa della vista) Sto
aspettando che viene mio padre e mia madre… tu nemmeno lo hai capito perché sono
qua? (Corre da Peppe e gli ripete quel verso) A che ora è la messa? (Si ridà la
risposta) Alle sei, alle sei è la messa! Me lo dai un po’ di caffè?
PEPPE
(Si stropiccia gli occhi) Ma… non è che sto sognando e vedo questo che gira per
casa?
JACLINE
(Carmela e Jacline si guardano stupite) E… senti un po’, perché li aspetti qui,
tuo padre e tua madre? Sai che non l’ho capito proprio chi sei e cosa vuoi! Ti
spieghi, meglio?
LUIS
(Intimidito e sempre da ebete) Io sono quello che… (silenzio).
CARMELA
E allora? Quello… chi? E parla, no!
LUIS
(Con la faccia da ebete) Quello che vuole… (A Carmela, mentre tutti guardavano
stupiti).
PEPPE
(Meravigliato e preoccupato nello stesso tempo) Volete vedere che questo è… il…
CARMELA
(Allarmata) Che cosai? Il…
JACLINE
(Quasi capisce) Tu dici che lui… è… il… (Bussano, guardano verso la porta, tutti
imbambolati).
BARONE
Permesso? (Entrano: il barone vestito elegante e la baronessa, oltre a suntuosi
vesti, un bel cappello con del velo a girare e pendante da un alto). Luis! Già
qui?
LUIS
Papà! (I tre cadono a terra come pere mature, sotto lo sguardo meravigliato dei
tre nobili).
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
(Scena come la precedente).
CARMELA
(Carmela indaffarata e sull’orlo dell’esaurimento per il fallito matrimonio con
i nobili, è intenta a pulire la casa, sistema un quadro sulla parete cercando di
metterlo diritto; lo va a guardare da lontano; ritorna a sistemarlo tante volte,
poi esce. Peppe, che era seduto al tavolo a guardare la moglie indaffarata, si
alza e sposta il quadro; entra la moglie e, mentre si appresta a spolverare una
sedia, s’accorge del quadro di nuovo storto; pensa un po’ grattandosi la testa,
poi guarda il marito interrogandosi se possa essere stato lui che, come se nulla
fosse, rimane intento a scrivere. Esce a prendere la livella; Peppe si stava
alzando per andare a spostare ancora di più il quadro, ma sente il suo rumore
della mglie che rientra e torna a sedersi. Carmela, mette il quadro a livello ed
esce a posare la livella; Peppe si rialza e lo sposta leggermente. Rientra lei
e… vedendo quel po’ di squilibrio, riguarda il marito che è intento a scrivere).
E allora! Che dobbiamo fare?
PEPPE
Parli con me?
CARMELA
(Nervosa) Oh, si è svegliato lo scrittore! Non è che smuove il sedere dalla
sedia e mi da una mano con questo maledetto quadro che sembra averla con me!
PEPPE
Il quadro! Il quadro… cosa?
CARMELA
(Si evince lo stato di esaurimento) Non vedi, non vedi che non riesco a metterlo
diritto!
PEPPE
Tu guarda che pensieri che ha questa! Non riesce a mettere diritto il quadro e
s’innervosisce! Ma guarda te! Di quante cose che ci sono storte in tutta Italia,
si accorge del quadro storto! Ma vatti a sedere, fammi il piacere! E allora,
cosa dovrei dire, io, che non so più come fare per quadrare i conti?
CARMELA
Ho capito, vuol dire che so io come fare perché non si muova più! (Esce).
PEPPE
(La guarda uscire sbalordito) A questa il cervello, a breve le schizza di fuori.
(Riprende con i suoi conti) Dunque, se tolgo la pasta…, devo per forza lasciare
il pane, se invece tolgo il pane… (pensieroso) ecco, lo sapevo! Facendo così, i
conti non tornano più! E allora, che faccio? Io direi… a tutti questi ladroni
che ci governano, prima di fare la legge sui i tagli, l’avete mai provato quello
che vuol dire bisogno? Bisogno quello vero? E sto parlando di pane e pasta! Non
è che parlo di chissà che. Certo, loro, con tutti quei soldi che prendono a fine
mese che pensieri hanno di far quadrare i conti! E’ mai possibile, signori miei,
che i ricchi… che sono quattro gatti in confronto al resto dei poveri d’Italia,
è possibile che devono tenere sempre il coltello dalla parte del manico? E mai
possibile che essendo così numerosi non siamo mai stati capace di girare le
carte in tavola? A impugnarlo noi il coltello dalla parte del manico? Siamo solo
dei pecoroni, abituati a belare e a lamentarci gli uni con gli altri, come se
lamentandoci, le cose si sistemano, puh! Mi vergogno d’appartenere a questa
razza! (Entra Carmela con scala, chiodi e martello).
CARMELA
Ecco qua!
PEPPE
Che entra ed esci, questa mattina!
CARMELA
(Che aveva sentito le ultime parole) Io, io dovrei vergognarmi d’appartenere a
te! Scansafatiche che non sei altro! A me hai fatto prendere la scala! Avevi
paura che ti cascassero le brache, o che ti venisse fuori l’ernia? (Sistema la
scala mentre Peppe la guarda stupito, poi, mettendo a livello il quadro, gli
pianta, accanto alla cornice, un chiodo a destra e uno a sinistra). Così! Voglio
vedere adesso come ti muovi più! (Adirata, al marito che la guardava stupito) E
tu… muto! Muto ah! E non parlare proprio! (Esce borbottando, sotto lo sguardo
incredulo di Peppe).
PEPPE
Puttana di sua madre, che serpe velenosa! E com’è avvilita da poi che le è
fallito di diventare… baronessa! Ah ma meglio così però! Perché se questa… Dio
ce ne liberi, fosse diventata Baronessa… già che è stillicchiosa senza titoli,
figuriamoci se avesse avuto il titolo di nobile! (ironico) La baronessa! (Entra
Carmela con le mani in fianco e gli si para davanti in segno di sfida).
CARMELA
(A denti stretti) Come finisci di scrivere questo romanzo dei tagli, te lo
pubblico io. Nella prefazione metterò…
PEPPE
Non c’è bisogno di mettere niente, ho capito che forse è meglio andare di la
(esce).
CARMELA
Vedi, vedi che capisci subito quando si appresta il brutto tempo! (Entra
Jacline. Triste). Che c’è, che hai pure tu? Sei dispiaciuta che ti sono falliti
i progetti?
JACLINE
Io…, io lo amo, mamma!
CARMELA
(Preoccupata, sobbalza) A chi? Al sacrestano? A quello della messa?
JACLINE
(Un po’ adirata) E non è per niente sacrestano!
CARMELA
Zitta, non gridare che se ti sente tuo padre, meglio scappare da casa! E poi,
non era lui che parlava sempre di messa e dell’orario che avrebbe dovuta
iniziare?
JACLINE
Si, è vero, è un pò…, però a me fa tanta tenerezza; magari avrà bisogno di
qualcuna che gli stia vicino.
CARMELA
Una maestra di sostegtno, insomma! Figlia mia, io non voglio dire niente, perché
nella vita nessuno può dire: “di quest’acqua non ne bevo”, ma nemmeno posso fare
l’indifferente, cerco soltanto di aiutarti a vedere meglio… Certe volte, quando
il cuore prende il comando, i sentimenti restano muti a guardare, e poi, senza
che nemmeno te ne accorga… (indicando con la testa da dov’era uscito Peppe.
Ironica) Pitipaft! E resti intrappolata! Qui è la ragione che dovrebbe prendere
il sopravvento.
JACLINE
(Quasi piangendo) E quale, ragione, Mamma, la tua, quella di vedere la propria
figlia libera da eventuali catene, o la mia, quella di una ragazza dal cuore
infranto e che piange in silenzio questo tenero amore.
CARMELA
Basta, basta, se no va a finire che fai piangere pure me. Ora vediamo il da
fare. Certo, prima di tutto dobbiamo convincere tuo padre, che mi pare non sia
tanto facile, dopo vediamo. Però, hai visto che pure loro hanno grossi problemi
economici! Finanche i vestiti che avevano addosso, hanno affittato per venire
qua! Come, noi ci siam fatti trovare così… umili, e loro…
JACLINE
Quando sono andato a cercare Luis, chiedendogliene la ragione, mi disse che suo
padre aveva perso tutto al gioco, persino il castello! Che cosa dovevo fare?
Fargli capire che era solo per i soldi e il titolo che avevo detto di si?
CARMELA
(Guarderà spesso se entra suo marito) L’hai pensato, tu, che noi abbiamo già
problemi economici? E che tuo padre continua ancora a fare tagli per come
quadrare i conti? Pure la spesa andiamo a fare a piedi! E tu sai quanto dista da
qui lo spaccio alimentare. Credo che avrai capito pure che con questi vestiti
che hai addoso, chissà ancora quanto dovrai tenerli!
JACLINE
Mamma, se tu pensi che mi sia abituata a mangiare tutto! E qui ha ragione papà,
quando mi diceva che mangiavo solo schifezze, era proprio vero.
CARMELA
(Preoccupata) Si, però non dirglielo, se no chissà quanti altri tagli farà!
JACLINE
Non credo proprio; cosa ci sia più che si possa levare? A momenti leva pure il
saluto a quelli del vicinato, perché dice che è uno spreco di calorie, inutile.
CARMELA
E tu non dirglielo ugualmente. Piuttosto vediamo come fargli credere, quanto
dobbiamo raccontargli.
JACLINE
Magari provo a dirgli che Luis… sta cominciando a guarire…
CARMELA
(Meravigliata) Ma… a guariri di cosa? A quello nemmeno padre Pio può aiutarlo!
Senti, siamo tra di noi, tuo padre non c’è, ma tu davvero pensi che quello
possa… non hai visto che è scemo del tutto? Che poi dico, come hai fatto a
innamorarti di lui, non riesco a capire!
JACLINE
Mamma, l’amore… non vede, dove mette i piedi.
CARMELA
Questo non venire adirlo (allusiva) a me!
JACLINE
Allora gli dico a papà che non è vero il fatto che si siano indebitati.
CARMELA
Forse… chissà, se almeno questo… riesca a capire. Ma… non penso, sai; qua
occorre una motivazione forte, una di quelle che riesca a travolgerlo del tutto.
Ma poi, dico, chi glielo ha fatto fare alla… (ironica) signora, di tirare in
ballo il fatto dei soldi, del castello, dei vestiti affittati, dei debiti di
gioco che ha il barone; di suo figlio che non hanno nemmeno avuto i soldi per
farlo studiare… altro che migliore istituto d’Italia! Nemmeno l’italiano gli
hanno insegnato a parlare bene! Vedi come sono ridotti? Tuo padre è già bello e
sazio dei nostri sacrifici, come pensi che possa caricarsi quelli degli altri?
JACLINE
Di suo figlio, mamma! Che c’entrano i genitori?
CARMELA
E si, si di suo figlio! E tu non pensi che suo figlio… con queste sue
difficoltà… perché ne ha di difficoltà! Potrebbe avere bisogno di cure, di
visite mediche… E al dopo sposati, non pensi al dopo? Potreste avere figli come
lui, che vanno correndo per casa, dicendo: (fa il verso di camminare come Luis,
veloce e con lo sguardo a terra): “a che ora è la messa? Alle sei, alle sei è la
messa!” Non ci pensi a tutto questo? Chissà quanto ci costerà. Come facciamo?
Non vedi che camminiamo col metro in mano per non uscire fuori misura? Tuo
padre, a momenti vuole che, per pulirci il sedere, dobbiamo girare dall’altro
lato la carta del gabinetto!
JACLINE
(Sempre piagnucolosa) Io lo stesso voglio sposarlo, mamma.
CARMELA
Forse è meglio che gli parla il parroco, chissà se a lui dia a scolto.
JACLINE
Se no, sai che facciamo? Io vado ad abitare per un po’ di tempo in casa della
mia amica Luana, senza dire niente a papà; come comincia a chiedere il perché
della mia assenza, tu dirai d’aver sentito in giro che me ne sono scappata con
Luis e…
CARMELA
E… cosa? Così, tutte le bastonate che avrebbe dovuto dare a te, me le prendo io!
No, no, no, no, no! Non se ne parla proprio!
JACLINE
E allora come esco, vuol dire che lo farò sul serio! Pensi che sia meglio così?
CARMELA
(Preoccupata) Ma… tu, tu questo non lo fai, vero?
JACLINE
Se tu mi dai una mano, no. Altrimenti sono costretta a trovare altre soluzioni…
CARMELA
E va bene, va bene; quando dici di cominciare, questa… recita?
JACLINE
Ora, subito! Anzi, sai che faccio, vado a prendere qualche cambio e scappo da
Luana (esce nell’altra stanza).
CARMELA
E ora? (Entra Vincenzo, vestito come la scena precedente).
VINCENZO
Carmela, dimmi una cosa, ma… con i numeri e la schedina, com’è finita? Che
giorno è oggi?
CARMELA
Lunedì, lunedì è! Perché non va vestirsi e si siede un po’ fuori, a prendere un
po’ di sole?
VINCENZO
Il risultato, il risultato all’arradio devo sentire!
CARMELA
Ancora presto è per il telegiornale; quando è ora glielo dico io.
VINCENZO
Così dici? Allora sai che faccio? Vado e mi vesto (rientra da dov’era uscito).
CARMELA
Ma che cosa deve sentire questi numeri! E’ da una vita che dice di dover
vincere, e invece gli ha lasciato dietro tanti di quei soldi in questi giochi!
Il lotto, la schedina… Ma, intanto qualcosa deve pur farla. (Rientra Jacline con
una borsa con i vestiti).
JACLINE
Eccomi qua, sono pronta. Vado, prima che rientri papà, era di la che scriveva e
non mi ha visto. (Abbraccia sua madre) Ciao mamma, e grazie tante per quello che
stai facendo per me.
CARMELA
Neanche io so quello che sto facendo, perché se lo sapessi veramente, non mi
troverei a esserti complice. Va, va ora prima che viene tuo padre (si avvia).
Anzi, senti che fai, passa da comare Concetta e le parli di quanto hai deciso di
fare, e le dici pure che io e tuo padre siamo all’oscuro di tutto, così, lei
viene con una scusa qualsiasi e ci narra la storia, se no come faccio a dire a
tuo padre quanto è successo se non mi sono mossa di casa? Diglielo alla comare
che quando viene non fa capire niente a tuo padre, della falsa, se no prendo
bastonate ancora prima del tempo. E mi raccomando, io è come se non sapessi
niente, e non fare pazie, figlia mia.
JACLINE
Va bene, stai tranquilla mamma (Jacline esce).
CARMELA
Stai tranquilla dice; come si fa a stare tranquilli? Si vede che suo padre non
lo conosce bene. Ho Madonna! Speriamo che comare Concetta non si scordi di
venire e non si confonde. E da dove comincio adesso? Come faccio a dire a suo
padre che lei… col sacrestano… (entra Peppe col foglio della lista in mano).
PEPPE
Che cos’è il discorso del sacrestano?
CARMELA
Oh, signore, lui qui è! (Cerca di tirarsi fuori da quel primo impiccio) No,
niente… dicevo che… siccome oggi non ho ancora sentito suonare le campane… mi
sono detta: come mai il sacrestano ha dimenticato a suonarle?
PEPPE
Si vede che quanto è successo ti ha strambata. Spiegami come fai a sentire le
campane se queste sono a un miglio di distanza! Da quando in qua abbiamo sentito
le campane suonare?
CARMELA
(Preoccupata d’avere sbagliato, cerca di riprendersi) Così è? Sai che non avevo
mai fatto caso!
PEPPE
Lasciamo stare, che forse è la cosa migliore. Di, non si mangia oggi?
CARMELA
Hai finito di scrivere l’elenco dei tagli nella lista?
PEPPE
Sembra di sì, finalmente ho finito. Sai che faccio, ora prendo un chiodo e il
martello e la appendo al muro.
CARMELA
Con tutto questo metti e togli gli puoi mettere un bel titolo, sai come?
“Taglia, ritaglia, incolla e cuci”. (Peppe esce borbottando a prendere gli
attrezzi) Certi momenti sembra un bambino, pare che voglia capovolgere il mondo,
e poi… si perde con queste cose. (rientra Peppe).
PEPPE
(Guarda un po’ dove potere appendere il foglio) Qui, lo appenderò qui, cosi da
ovunque guardi si vede. (Pianta il chiodo e gli appende il foglio). Manca molto
ancora per mangiare? Ho una fame che non vedo più dagli occhi! (Carmela è
pensierosa). Che cosa c’è, che hai? C’è qualcosa che devo sapere?
CARMELA
Che cosa vuoi che ci sia da sapere! Stavo solo pensando come mai ancora non
viene… (Si tappa la bocca e cerca di inventarsi qualcosa per tirarsi fuori dal
pasticcio che stava combinando).
PEPPE
(Sbalordito, non capisce) Uhm!!!
CARMELA
(Cerca di sorridere) Che sciocca! Sai a cosa stavo pensando? Che noi eravamo in
una camera d’albergo e ti dicevo: come mai non viene ancora quello del servizio
in camera? Perché noi… mangiamo in camera, no? (Peppe rimane impietrito e si da
due schiaffetti sul viso per capire se fosse sveglio). Che, non lo sai se
mangiamo in camera?
PEPPE
Ehi, dico! Ma sei… sicura di stare bene? Non è che quanto sia successo debba
farti perdere del tutto la ragione? E poi, dico, imparentarsi con quei morti di
fame! (Carmela è pensierosa). A proposito di fame… Ehi, ehi? Che cosa c’è di
essere così pensierosa?
CARMELA
Ah, si! Niente, ero solo presa dal pensiero di cosa poter preparare da mangiare.
PEPPE
Io direi di preparare un piatto leggero.
CARMELA
Allora prendo un piatto di carta?
PEPPE
Leggero, intendevo come calorìe, di non essere pesante per poterlo digerire
bene, giacchè tu devi ancora digerire quanto è successo.
CARMELA
Inquanto a digerire non stare a preoccuparti che a momenti tu digerirari pure le
pietre!
PEPPE
Che cosa intendi dire?
CARMELA
Niente, cosa pensavi che volessi alludere; mi è scappato di dire cosi!
PEPPE
E… tua figlia, come mai non c’è, che è ora di mangiare?
CARMELA
Eccoti con l’aperitivo! (Peppe, sbalordisce, mentre lei continua a tirarsi fuori
dagli impicci) No, niente, volevo dire… l’aperitivo nel senso che tua figlia
potrebbe entrare dicendo: eccovi l’aperitivo! Ma… siccome non la vedo, sto
pensando pure io dove possa essere.
PEPPE
Ah, non è a letto? E dov’è?
CARMELA
Che cosa vuoi che ne sappia, io, dove va e da dove viene tua figlia! Può anche
darsi che sia ancora a letto e dorme; aspetta che vado a vedere (esce).
PEPPE
A questa le sta partendo il cervello; quell’altra sempre abbracciata al
materasso a dormire… è da un po’ di giorni…, giusto da poi che è saltato il
matrimonio che tutte due… Mah, stiamo a veder come andrà a finire! (Bussano) E
chi sarà mai a quest’ora? (Va ad aprire; è comare Concetta che viene a fare la
recita, e, siccome se l’è fatta di corsa, è stanca). Che c’è comare? Che cosa le
è successo per essere così… trasandata? Venga, (prende la sedia) si accomodi; Le
vado a prendere un po’ d’acqua?
CONCETTA
(Preoccupata) Lasci perdere l’acqua. Dov’è, dov’è la comare?
PEPPE
Ih, comare! Cosa le è successo?
CONCETTA
A me…, niente!
PEPPE
Allora è segno ch’è… successo a noi? (Concetta fa cenno col capo di si,
dispiaciuta). Qualcuno parla male della mia famiglia?
CONCETTA
Magari fosse questo!
PEPPE
Vuol forse dire che è… peggio?
CONCETTA
(Tutta avvilita) Di più, di più! (Guarda in giro) non c’è la comare?
PEPPE
Lasci stare la comare che potrebbe prenderle un colpo; dica a me tutto quello
che ha da dire.
CONCETTA
Io le consiglio di andare fuori a fare due passi e di lasciarmi parlare con lei
che, per quello che ho da dire, è sicuro capisce meglio.
PEPPE
Ho capito, saranno sicuramente pettegolezze di donne, aspetti che la chiamo. (Si
avvicina alla porta e chiama la moglie). Carmela, Carmela! Vieni che c’è comare
Concetta che ha da parlarti.
CARMELA VFS
Vengo! Vengo!
CONCETTA
(Peppe passeggia nervosamente) Compare, le conviene sedersi comodo, se vuole
sentire quello che ho da dirvi. (Entra Carmela un po’ preoccupata).
CARMELA
Buon giorno comare; vuole me? Posso esserle utile? Le serve… qualcosa?
CONCETTA
Serve soltanto che si sieda comoda pure lei, perché per quello che devo dirvi,
ha una certa im-por-tan-za. (Carmela e Peppe siedono).
PEPPE
Siamo pronti; e ora si sbrighi, prima che viene nostra figlia.
CONCETTA
E questo è il bello!
PEPPE
(Allarmato si alza) Uhm?
CARMELA
(Preoccupata) Che cosa vuole dire, comare?
CONCETTA
Niente, state buoni, e lei sieda compare! Io vvolevo dire: questo è il bello,
nel senso che sarebbe bello se avesse potuto sentire pure vostra figlia, ma…
siccome non puo’ sentire (I due non capiscono).
PEPPE
Comare, tagli; dica, in tutto questo c’entra per caso mia figlia?
CONCETTA
Ma voi siete stati giù in paese? Siete… stati… in casa?
CARMELA
Tutta la santa giornata!
CONCETTA
(Al compare) Lei… pure! Quindi è segno che non sapete… niente? Vi avverto che
io, di quello che ho sentito… (Mette le mani avanti) non c’entro niente!
PEPPE
(Alzandosi adirato) Comare o ci dice quello che ha da dire, o se no scendo in
paese e lo chiederò agli altri che sapranno sicuramente.
CONCETTA
Su, compare, sieda, che gatto premuroso! Vostra figlia… se n’è fuggita col
baronetto!
CARMELA
(Finge anch’essa di recitare sentendosi male) Oh, no! Acqua, acqua, datemi un
po’ d’acqua!
PEPPE
(Come se avesse un dolore nelle vicinanze del cuore) Oh, Madonna, il cuore, il
cuore! (Sviene)
CONCETTA
(Che stava per andare a prendere l’acqua, si ferma cercando di soccorrere
Peppe). Compare Peppe, compare Peppe! Oh san Giuseppe! E ora, da chi comincio?
Ma chi me l’ha fatto fare di mettermi in questi pasticci?
CARMELA
(Si china ad aiutare il marito) Peppe, Peppe, oh Peppe! Rispondi!
CONCETTA
Comare, vado a chiamare il dottore? (Peppe sta per rinvenire).
PEPPE
Hai! Che mi sento male! Dove sono?
CARMELA
Qui, qui sei, maritino mio, calmati, fallo per me, non fare così che ancora non
è morto nessuno!
PEPPE
Che vergogna! Mia figlia con quel coso la… Oh, (guarda in cielo) Padre
santissimo! Dove sei? Dove guardi? Questo mi meritavo?
CONCETTA
E basta compare, come sta facendo! Come, tutto si vorrebbero apparentare con la
famiglia del Barone, nobili, ricchi, e lei… fa tutte queste recite! Avrebbe di
che essere contento; io credevo di vederla saltare di gioia nel sentire la
notizia, e invece…
PEPPE
Comare, cosa dice!? Al Barone, nemmeno il nobile è rimasto! Sono caduti tutti in
bassa fortuna! Dei poveracci! Il Barone si è giocato tutti i suoi averi alle
carte! Pure il castello gli hanno pegnorato le banche! Ricchi, si! E poi… quel
suo figlio, lo conosce? Sembra uno stralunato. Giusto a me il Signore doveva
caricarla questa croce?
CONCETTA
Compare, se devo essere sincera, a me non risulta proprio tutto quello che lei
sta dicendo. Puo’ pure essere che il Barone abbia il vizio di giocare a carte,
ma di altro, veramente… e poi ha un figlio che è un giovane avvenente,
aggraziato…
CARMELA
Comare è sicura che stiamo parlando della stessa persona e che la vista non le
ha mai giocato scherzi? Sta parlando del… Baronetto?
CONCETTA
Si, vero è che si vede di rado in paese, ma egli studia! Almeno… così dice pure
mia nipote… che brillano gli occhi pure a lei quando si parla del Baronetto! E
poi… sua madre, la baronessa. Che bella signora! Che portamento!
PEPPE
Accorci comare, accorci e ci dica, se sa, dov’è ora nostra figlia?
CONCETTA
Compare, mi ha scambiata per una indovina? Come faccio a sapere, dove si trova
vostra figlia? Sicuramente si troverà in buone mani! E avanti, su, che a breve
potreste pure esser nonni, e giocare col futuro Baronetto!
PEPPE
(Ancora fitte al petto) Il cuore, soffoco, soffoco! il cuore mi fa male! Muoio,
muoio! (Sviene).
CARMELA
Peppe, Peppe, non mi abbandonare! Comare, dov’è, dov’è mia figlia? Dica pure, io
so tutto, sono sua complice. Non pensavo che mio marito l’avrebbe presa così.
Corra, corra a chiamarla, presto!
CONCETTA
A casa mia è vostra figlia, povera creatura, disse che aspettava di sapere come
sarebbe andata e che mai si sarebbe permessa di fare una simile cosa, aspetti
che corro a chiamarla. Intanto cerchi d’aiutare suo marito e lo prepari per
l’incontro con sua figlia (esce).
CARMELA
Peppe, Peppinello mio! Rispondi, non lasciarmi sola! Forse è meglio prendere un
po’ d’aceto (esce a prendere l’aceto, mentre Peppe, uscita sua moglie, rinviene
tranquillo).
PEPPE
E bravi, bravi! Che famiglia di teatranti! E che comare ruffiana! Vedete che
dramma si erano inventato! Ora gliela faccio prendere io la paura a tutti
quanti! (Si ridistende ed entra Carmela).
CARMELA
(Gli alza la testa e, con una pezzuola gli fa annusare l’aceto) Peppe, Peppe,
rispondi!
PEPPE
Dove sono? Che dolore! Che mi sento strano! (Guarda la moglie e fa finta di non
riconoscerla) E lei, chi è?
CARMELA
(Preoccupata) Peppe, io sono, Carmela!
PEPPE
Carmela? Carmela chi?
CARMELA
Come chi! Tua moglie!
PEPPE
Perché io… sposato sono? E con chi?
CARMELA
Con me!
PEPPE
Io… a lei non l’ho mai vista, non la conosco proprio. E cosa faccio a terra e
dentro casa sua? (Alzandosi) Ora devo andare.
CARMELA
(Gli si mette davanti) Aspetta, dove vai che sta venendo tua figlia.
PEPPE
Quale figlia, io non sono sposato!
CARMELA
Come, non ti ricordi più di Jacline… o meglio ancora Geoacchina come la chiami
tu?
PEPPE
Geoacchina? Io non conosco nessuna con questo nome; e poi lei, come mai mi da
del tu?
CARMELA
Perché io sono tua moglie, lo vuoi capire?
PEPPE
Le ho detto che io sono scapolo e non abito nemmeno in questa casa casa, anzi,
aspetti che vado subito via (sta per avviarsi).
CARMELA
E questa (mostrandogli la lista dei tagli appesa alla parete), questa nemmeno la
conosci?
PEPPE
Che cos’è questo un calendario? E la prego di darmi del lei!
CARMELA
E si, si! Questi sono i tagli, che lei ha fatto per la crisi, non ricorda?
PEPPE
Non capisco di cosa stia parlando, io non ho nessuna crisi, è lei che me la sta
facendo venire la crisi. Sa cosa faccio? La saluto (si avvia e incontra sua
figlia con la comare, facendo finta di non conoscere nessuna delle due).
JACLINE
Papà, perdonami; io…
PEPPE
E lei… lei chi è?
JACLINE
(Si guarderanno tutte stupite, mentre Carmela farà loro segno che lui ha
dimenticati tutto) Come chi sono! Sono tua figlia.
PEPPE
Qua unaltra ce n’è che vuol vedermi sposato! Io non ho nessuna figlia e sono
scapolo, e ora la prego di darmi del lei.
CONCETTA
Compare, nemmeno me conosce?
PEPPE
Lei! E lei chi è? E ora volete farmi andar via prima che corro dai carabinieri e
vi cito per sequestro di persona?
CONCETTA
(A Peppe) Aspetti un attimo. Comare, lei dice che è grave la cosa?
CARMELA
Se devo essere sincera me lo avessi augurato da qualche tempo di vederlo così…
tranquillo, senza reaggire… però, se la cosa dovesse essere grave e che non si
ricordasse più di me, questo mi dispiacerebbe moltissimo, perchè… anche se era
brontolone, pignolo, io lo stesso gli volevo bene. (Bussano). E chi è ora?
Avanti!
LUIS
(Entra guardingo) E’ permesso? (Guarda tutti, poi si ferma a guardare Jacline).
CARMELA
Oh, no! L’ora della messa è!
LUIS
Io… Anzi no! Io… (Si toglie gli occhiali, qualche indumento che lo rendeva più
goffo, e assume una posizione eretta, normale) sono venuto anche a nome della
mia famiglia per porgervi le scuse per quanto abbiamo inscenato. (Si guardano
tutti meravigliati) Io non ho nessun problema, solo quello d’essere stato
ineducato nei vostri riguardi e pertanto ti chiedo scusa, e mi auguro che tu
possa ancora capire e dire di volermi bene.
CONCETTA
(Al compare che guardava impietrito) Ha sentito compare? Ah, già cosa le dico se
non capisce più niente!
CARMELA
Allora… voi… non siete nemmeno… poveri?
LUIS
(Attimo di silenzio, mentre tutti si guardando) Si, quello è vero siamo
maledettamente poveri; però io farò di tutto per trovare lavoro, e, se non
dovessi trovarlo, andrei persino a chiedere l’elemosina pur di averti come
moglie.
CARMELA
(Al marito che guardava imbambolato) Hai sentito? Questo è parlare sano! Ma a te
che sto dicendo, non sei riuscito a capirlo mentre eri in te e devi capirlo ora
che… va beh, lasciamo stare.
LUIS
(A Jacline che era rimasta senza parole) Su, parla, di qualcosa! Sei rimasta
senza parole.
JACLINE
Io ti ho voluto bene per quello che eri prima; ora… ora non so cosa rispondere
dopo avermi vista anche burlata. Perché. Perché avete inscenato tutta questa
storia?
LUIS
Volevo essere certo che tu mi amassi per quello che ero e non per quello che in
realtà sono, cioè… futuro Barone.
CONCETTA
(Sottovoce a Jacline) Sciocca, cosa aspetti a dire si?
JACLINE
Mamma, forse ha avuto ragione a inscenare tutto e capire se era veramente a lui
come persona che volevo bene e non ai suoi titoli. (A suo padre) Papà, ti prego,
rispondi, fammi capire almeno se sei d’accordo.
PEPPE
(Ritorna ad essere normale) Si dice che: “chi tace acconsente”. E se proprio
devo essere sincero, non mi aspettavo di dover sentire tutte queste belle
parole. Per me è si, si, si! E… anche se il bilancio familiare è quello che è,
uno in più uno in meno non fa niente, perché… sai come si dice? “Trenta e due
ventotto!”
JACLINE
(Abbraccia suo padre) Grazie papà! (Entra Vincenzo, vestito con giacca, camicia,
cravatta e sotto, col solito pannolone).
VINCENZO
Carmela, Carmela, com’è finita col risultato dei numeri?
CARMELA
Vero, i numeri! L’avevo dimenticato! (A Jacline) Jaclin, accendi la radio,
dovrebbe ancora esserci il notiziario. (Accende la radio mentre scorre il
notiziario).
CONCETTA
Comare, io vado. Sono contenta che le cose siano finite bene.
PEPPE
Ma quando mai, comare! Aspetti che ora brindiamo, brindiamo alla salute dei
futuri sposi. Aspetti che prima facciamo contento mio suocero che vuole sentire
i numeri; è sempre convinto di dover vincere! (Fanno finta di parlare tra di
loro; mentre finisce il telegiornale e da i risultati delle vincite) Zitti,
zitti! Se no mio sucero non sente ciò che dicono.
CRONISTA VFS
E ora comunichiamo notizie della clamorosa doppia vincita nei pressi di Palermo,
un anziano pensionato di nome Vincenzo Di Lorenzo…
VINCENZO
Di me, di me parlano!
CRONISTA VFS
Ha vinto, sbancando tutto, sia al lotto sia al totocalcio, facendo l’unico
tredici nella schedina, riuscendo persino a prendere il Palermo che lo davano
perdente contro l’Inter, prima squadra del campionato!
VINCENZO
(Silenzio di tomba. Si guardano tutti stupiti, mentre Vincenzo si tocca il petto
lamentandosi) Il cuore, il cuore mi fa male! E quanto, quanto ho vinto?
TUTTI
(Emettono una eslamazione per non aver sentito a quanto ammontava la vincita)
Oh, no! Quanto ha detto che ha vinto?
CARMELA
(Al cronista) Senta, signor lei, deve scusarmi sa, ma qui c’era un po’ di
trambusto e non si è capito niente; quant’è che abbiamo vinto?
CRONISTA
Mi scusi signora, ma lei chi è?
CARMELA
Come chi è! Io sono, Carmela, la figlia di Vincenzo! E sto a Belmonte Mezzagno!
CRONISTA
Giungono voci del vincitore della ingente somma che ripeto è di ben otto milioni
di euri! (Cadono tutti a terra e a soggetto, svenuti, tranne Vincenzo che si
contorceva dalle fitte al cuore) Signora, signora! Niente. Sicuramente staranno
già brindando! Auguro a tutti gli ascoltatori una buona domenica e un buon
inizio di settimana.
VINCENZO
Il cuore, il cuore! Muoio! Muoio! (Cade per terra privo di vita. Entrano,
chiedendo permesso, barone e baronessa).
BARONE
Permesso? (Entrano e rimangono stupefatti) O dio! Che cosa sarà mai successo?
Sembra un’epidemia! Non tocchiamo nessuno!
BARONESSA
Forse qualche perdita di gas? Però non si sente odore di gas!
BARONE
Anche Luis, figlio mio! (Il primo a toccare e col piede è a Vincenzo) Ma questo
è davvero morto!
BARONESSA
(Corre a toccare Luis) No, lui respira, respira per fortuna! Luis, Luis, figlio
mio, rispondi!
BARONE
(Che toccava Peppe) Non credo possano contagiare. Anche questo sembra vivo!
(Luis va rinvenendo, e così tutti gli altri).
CARMELA
Oh, Madonna! Dove mi trovo? (S’accorge del Barone e della Baronessa) Voi, qui!
BARONE
(Al figlio che s’era quasi finito di alzare) Che cosa è successo, Luis?
Sembravate tutti di marmo!
LUIS
Se tu sapessi papà! Il nonno di Jacline ha vinto al lotto e al totocalcio!
Capisci? In entrambi i giochi! Non è assurdo? (Sono tutti attorno a Vincenzo,
morto, mentre Carmela e Jacline si abbracciano piangendo).
BARONE
Per questo è morto?
LUIS
Chi? Il nonno? Credo di si.
BARONE
Si, sicuramente è stata la forte emozione, o gioia… che dir si voglia.
BARONESSA
E… alla fine, molto, molto ha vinto?
LUIS
Ottomilioni di euri! (La Baronessa sviene) Oh, no! Ancora! (Luis e il Barone, le
presteranno urgente soccorso. Rinverrà pian piano).
JACLINE
Su, mamma, provvediamo a sistemare il nonno in un lettino; accorrerà gente,
prima, o poi. (Subito si premurano tutti a prendere quanto occorre e sistemare
il nonno sul lettino a centro della stanza. Gli metteranno un fazzoletto legato
per tenere la bocca chiusa… come si suol fare con i morti).
PEPPE
(Chiama in disparte e davanti al proscenio in modo che gli spettatori possano
sentire: Barone, Baronessa, Luis, comare, mentre Jacline e Carmela finiscono di
sistemare il morto) Ascoltate, ora che mio suocero, poveraccio, ha fatto tanto
per noi, e ha pure questo vizio di giocare al lotto e al totocalcio, cosa ne
pensate se facciamo una colletta e il ricavato glielo mettiamo in tasca? Chissà
se non potrebbero servirgli (indicando in cielo) lassù.
BARONE
Ma si! Per me va bene (prende dei soldi). Volevo prima d’ogni cosa, dirgli che
noi non abbiamo nulla di sequestrato e non dobbiamo niente a nessuno, è stato
solo per vedere il bene che sua figlia avrebbe voluto a mio figlio. Loro come si
sposeranno verranno a vivere al castello. Ci tenevo a dirglielo e fargli anche
sapere che io non ho nessun vizio di gioco, ma solo quello d’andare a caccia nel
bosco del mio esteso feudo.
PEPPE
Eh, quanti soldi tutti in un colpo! La prima occasione, vuol dire che strapperò
la lista dei tagli.
BARONESSA
La lista di… che?
PEPPE
Nienti, non le faccia caso baronessa; ho tempo di raccontrglielo.
BARONE
Ecco qua, bastano mille euri?
PEPPE
Si, si, bastano.
BARONESSA
Ecco qua anche i miei.
COMARE
(Prendendo un fazzoletto che teneva tra il petto e la maglietta) Tenga, io,
mille non posso, però credo che cento bastino. Eccoli.
LUIS
Ecco i miei mille.
BARONE
(A Peppe) E lei? Lei non gli mettete mille euri?
PEPPE
(Prende un blocchetto d’assegni e ne firma uno di quattromila e cento euri) Ecco
qua, tremila e cento euro, mille io, questo è un assegno di quattromila e centu
euro; questi (i soldi in contanti) li prendo io, l’assegno glielo metto in tasca
a mio suocero; vuol dire che quando arriverà la sopra, la prima occasione se lo
fa cambiare. (Rimarranno tutti bloccati…, alcuni con la bocca aperta, compresi
Carmela e Jacline che si trovavano in disparte, mentre si leverà dal letto il
morto che, sotto l’occhio di bue e con le luci attenuate, si porterà sul
proscenio narrando la morale finale).
VINCENZO
Lo scherzo è bello sin che dura;
peggio chi ha una malaventura.
Beato chi della vita il senso coglie,
nemmeno avere storie con la moglie.
Vivere tutti senza imbroglio,
staremmo di certo molto meglio..
invece, chi di mandorlo, chi di noce,
c’è chi portare deve la croce.
I ricchi con l’essere schiavi dei soldi,
i poveri col continuo tirar le corde.
Oh, quanto siam fessi e non ci accorgiamo
d’aspettare a turno la morte sin che viviamo.
La vita è solo un attimo: fugge e vola;
lasciatemi ora dire una parola.
Chi non ha tempo d’apprezzar la vita,
nulla avrà da raccontare a storia finita.
Tenete a mente queste parole di un caiordo:
se lasciare vogliamo vivo un bel ricordo.
FINE