LA TANA

due atti 
di 
Alberto Bassetti


PERSONAGGI:


Cinque donne di circa trent'anni:

Marta

Olimpia

Claudia

Giorgia

Rossana



SCENA


Un giardino di campagna; un'estate dei primi anni '80.


a Clio

PRIMO ATTO


Un'amaca tra due lauri. Dietro: un muro in pietra, ed un alto cancello chiuso a sguardi estranei. Poi un tavolo da esterno con quattro sedie, di cui una sistemata come appoggio vicino all'amaca. Sul tavolo un registratore a cassetta manda della musica, che si assomma al frinire delle cicale, al richiamo degli uccelli, e agli altri suoni della campagna. La casa è sul lato sinistro del palcoscenico, ma riusciamo a vedere solo una parte della facciata, con una porta-finestra, ed una finestra dalle persiane socchiuse come si usa d'estate. Dall'altro lato, un casottino di legno: capanno per giochi di bambini, minuscolo ripostiglio o cuccia di un grosso cane.

La scena sembra vuota. Ma dopo un po' delle fotografie volano via dall'amaca. Niente altro, finché dalla porta-finestra si vede apparire Marta, con un vestitino leggero, classico, la borsetta in mano. Sta leggendo da una lista che ha in mano.


MARTA Acqua minerale, pane, emmenthal, stracchino ... Latte ... Ah, quattro uova! appuntandolo. Si avvicina all'amaca Olimpia... vediamo spuntare la testa di Olimpia; Marta la accarezza Non hai caldo qui fuori? E con quella tuta! pausa Ricorda: questo pomeriggio c'è da sistemare la stanza verde, sono giorni che rimandiamo. vede le fotografie in terra Che bel divertimento!... Te lo dico ogni giorno di lasciar stare le foto! le raccoglie. Toglie ad Olimpia un grosso album di foto, che va a poggiare sul tavolo. Lunga pausa. Passano molti pensieri per la sua mente, mentre ancora non vediamo Olimpia. Poi, di getto Ma come fai con questa musica? Spengo? spegne il registratore senza attendere risposta. Pausa Come se non bastassero queste cicale! ... Sistemeremo tutto negli armadi, in cantina ci voglio poca roba: inutile accumulare, accumulare, non si butta mai nulla. Dobbiamo sfoltire, liberarci di un sacco di roba ... torna ad accarezzare Olimpia che solleva il capo e le sorride Poi, finiremo per tenere tutto, come sempre! pausa Bene, ora esco. Vuoi che ti riaccenda la musica? senza attendere risposta No? Meglio così, vero? Avessi l'interruttore anche per le cicale!... Tarderò poco, però fai almeno una capatina di là, a vederlo... Marta apre il cancello Ma non starci tutto il tempo! esce.


Olimpia tira fuori solo un braccio, e prende un libro poggiato sulla sedia. Legge per un po'; poi lascia l'amaca e va a riaccendere il registratore, alzandone anche il volume. E' vestita con una semplice tuta leggera. Si china, come cercando qualcosa o qualcuno. Dalle sue labbra escono sibili, fruscii, quasi un richiamo convenzionale, forse una filastrocca lieve, sussurrata. 
Nessuno. Prende a camminare carponi. Si copre al nostro sguardo, sentiamo fruscio d'erba.
Da lontano, cominciano ad avvertirsi delle voci. Vediamo la testa di Olimpia, ferma in ascolto. Quando esse si fanno più distinte, resta pietrificata, il volto raggelato. Le voci sono già dietro al cancello.


VOCE ROSSANA Non ce ne sono altre.

VOCE GIORGIA Com' è isolata! 

VOCE CLAUDIA Ma sì, dev' essere qui. 

VOCE GIORGIA Sì? Sei sicura?

VOCE CLAUDIA E perché dovrei saperlo meglio di voi? Perché chiedete tutto a me?

VOCE ROSSANA Smettetela: l’ultima casa sulla collina, tutto corrisponde!

VOCE CLAUDIA chiama forte Olimpia... Olimpia... Siamo noi, Olimpia.


Silenzio.


VOCE GIORGIA Olimpia, ci sei?


Silenzio. 


VOCE CLAUDIA Non c'è neanche il campanello.

VOCE GIORGIA Allora dai, Claudia, entriamo.

VOCE CLAUDIA Oh, io a questa qui... 

VOCE ROSSANA Ma sì, se c'è la musica...


Ora Olimpia sembra un animale braccato. Muove la testa guardandosi intorno, come paralizzata nel corpo: cogli occhi cerca rifugio. Il cancello si sta aprendo: corre verso la casa. Entra, richiudendo la porta-finestra. Dopo qualche istante, anche la persiana viene accostata. 
Claudia è la prima ad entrare: altra, elegante, curata, l'aspetto sicuro di se. Poi Giorgia: abbastanza tonda, la faccia pulita, aperta. forse un po' banale. Infine Rossana, la più piccola, esile delle tre: sembra più giovane delle altre, ma solo per la sua voce un po' fanciullesca, dolce e musicale, e per il suo vestire estremamente semplice, pratico. 


CLAUDIA Permesso? C'è nessuno?

GIORGIA Si può? Olimpia?


Silenzio.


GIORGIA Torniamo indietro, aspettiamo fuori, qualcuno arriverà.

CLAUDIA Ma se tutto coincide!

GIORGIA Magari sono andate via: sembra abbandonato. E la casa è chiusa.

ROSSANA Sì, con la musica! indicando il registratore sul tavolo. 

GIORGIA Forse son quelle pile che durano tanto! accenna un risolino. Le altre la guardano con una smorfia di compatimento.


Prendono ad osservare attorno, come volessero confrontare la scena che hanno davanti con quella che avevano immaginato. Rossana va verso l'amaca.


CLAUDIA affacciandosi alla soglia Ehi, di casa! Olimpia... Siamo noi, Olimpia, noi tre.


Nessuna risposta. Continuano a guardarsi attorno. 


ROSSANA tocca l'amaca, come emozionata da qualche ricordo, o pensiero Le è sempre piaciuta tanto... Sono sicura, è lei...

CLAUDIA ha ascoltato Rossana, ma torna subito a guardare verso l'interno Ma non c’è è un campanello?

GIORGIA Chissà pure se c'è elettricità!

CLAUDIA in tono polemico I campanelli non sono sempre elettrici: ce ne sono alcuni che, muovendoli, fanno suonare il battaglio.

GIORGIA sarcastica, come a cercare appoggio in Rossana che è invece assorbita nei suoi pensieri Il che?

CLAUDIA Giuro che non la sopporto più!

ROSSANA riscuotendosi Ma insomma, da stamattina... Se fossimo state in macchina un minuto di più .

CLAUDIA la interrompe Morte: saremmo morte! fa l'atto di tapparsi il naso,gurdandola.

ROSSANA si controlla e poi scrolla le spalle, ad intendere che non è vero Comunque, volevo vedere te, a guidare tre ore, con questo caldo!

CLAUDIA Uno spruzzo di Dior...

ROSSANA La divina!

CLAUDIA Anche un deodorante del supermercato...

ROSSANA Però, partire alle sette come avevo proposto io, no!

CLAUDIA Agosto: caldo anche alle sette! La TV ha annunciato... Ma tu non hai televisione, dico bene?

ROSSANA Non mi serve!

CLAUDIA Altroché: specie le pubblicità dei prodotti da toilette!

ROSSANA Per fermarmi ad ogni autogrill a darmi una sistemata, come hai fatto tu!

CLAUDIA Io? Era Giorgia che doveva telefonare... un po' sarcastica Il suo bambino.

GIORGIA improvvisamente dolorosa Ho sempre paura...


Rossana torna verso l’amaca, prendendo in mano il libro che Olimpia stava leggendo. Giorgia, che era andata vicino al tavolo, sta guardando la custodia della musicassetta.


GIORGIA Beethoven legge Violino sonata n.° nove 'Kreutzer'... 

ROSSANA ha in mano la matita che faceva da segnalibro C'è la traduzione, a matita, dall'inglese. comincia a scorrere le righe cogli occhi. Le altre attendono. Legge ad alta voce "Ella la teneva, ma i suoi sforzi modellarono una faccia che odiava; / e una faccia che io temevo di vedere. Io colpii le finestre, scossi i catenacci. / Mi nascosi in un angolo. E poi ella morì e mi ossessionò col suo spettro / e mi dette la caccia tutta la vita" guarda le altre.

CLAUDIA La calligrafia, è sua?

ROSSANA Non lo so. le dà il libro.


Silenzio. Si guardano intensamente per alcuni secondi.


CLAUDIA Bene, adesso che la recita è terminata, prendiamo una decisione!

GIORGIA è andata a prendere il libro dalla mani di Claudia. Ne legge il titolo. Emette un breve fischio Dove siamo: al distaccamento agreste dell'università?...

CLAUDIA Eh, come corri!... con aria ironica Sentire Beethoven, leggere Lee Masters: ti sembra così complicato? Va bene che tu, anche a scuola...


GIORGIA E' già che vuoi farci: non ero il l'intellettuale del gruppo.


Pausa.


CLAUDIA Che facciamo? Qui non c'è nessuno...

GIORGIA che fare da investigatore, un po' scherzo, osserva la musicassetta girare nel registratore Se le mie deduzioni sono esatte, questa cassetta è stata azionata da non più di otto minuti, al massimo dieci!

CLAUDIA indica la casa Proviamo ad entrare.

GIORGIA Non siamo neppure sicure che sia casa loro!

CLAUDIA Beh, tutto corrisponde a quanto ti disse quel... Come si chiama, lì?

GIORGIA Ma sono passati mesi... Prima di metterci tutt'e e tre d'accordo...

CLAUDIA E già: vuoi vedere che nel frattempo hanno venduto casa, e che adesso il proprietario nuovo entra col fucile e ci impallina come ladri di polli! pausa Mi sa che dovremmo andarcene! siede in una delle sedie attorno al tavolo. 

GIORGIA Credo proprio che sarebbe meglio. siede anche lei Tanto...


Rossana siede sull'amaca, dondolandosi appena, leggendo dal libro che ripreso in mano.


CLAUDIA guardando la casa Voi, come lo immaginavate? Io, diverso.

GIORGIA Anch'io ci ho pensato molto. Me l'aspettavo più... Non so... pausa Marta... Sempre così 'precisina'... cambia tono Paura?

CLAUDIA Tu?

GIORGIA Io?

CLAUDIA Ormai... Cinque anni... Nessuno sa, nemmeno lei. si alza, si avvicina alla casa, come per scacciare le parole La casa, non sta troppo male... Chissà come se la passano... Economicamente, voglio dire... 

GIORGIA Stavano bene, no?... Certo questa casa... Però, che giardino... Anche dentro non dev'essere piccola. Ma tutta quest'erba... Sarà che io penso sempre: se ci fosse Lorenzino! Avrei paura che giocasse con quest'erba alta. 

CLAUDIA Che esagerata!

GIORGIA Col morso della vipera, un bambino è spacciato in mezz'ora...

CLAUDIA con rabbia improvvisa E io in un minuto se ti sento ancora ! si alza in piedi, cammina nervosamente Sempre questo bambino: avrai fatto dieci telefonate! si ferma, guarda Giorgia. Si accorge che anche Rossana la sta guardando. Le va vicino, con fare affettuoso Scusami, Giorgia. Scusatemi. Questo caldo...

GIORGIA Non scusarti. Anche noi... Eh, Rossana? pausa Anzi... Tutte quelle stupidaggini che ho detto, anche in macchina... Quando sono così... Dico tante di quelle cretinate: un modo per difendermi... Succede proprio così... Lo leggevo giorni fa su: "Io e il mio bambino". Ci scrivono cose molto interessanti. Grossi psicologi...

CLAUDIA come fra sè Giornate come questa... Inspira, ma è solo afa.

GIORGIA Pensa che sarà oggi la città!

CLAUDIA Un inferno!

GIORGIA Nelle stanze da letto ho messo il condizionatore. E' per Lorenzino: tutta l'estate in città.

CLAUDIA Lorenzino... quattro anni?

GIORGIA subito Tra un mese e cinque giorni.

CLAUDIA annuendo Bambino viziato.

GIORGIA Perché? 

CLAUDIA Così. Ah, finalmente un po' d' aria.

GIORGIA Sì, con questo verde... Forse avrei potuto portarlo. 

CLAUDIA Non credo sarebbe stato il caso. 

GIORGIA Un bambino fa allegria.

CLAUDIA Siamo qui a cercare allegria?

GIORGIA Un bambino ti cambia; basta la sua presenza per farti sentire la vita diversa ... certo però con quel caldo in macchina... ho sete. 

CLAUDIA Chiamala macchina...

ROSSANA alza gli occhi dal libro Potevamo usare la tua! 

CLAUDIA Nella mia il condizionatore c'è! Ma per queste stradacce di campagna...

ROSSANA Sempre altruista, tu!

CLAUDIA Io, ho messo la benzina: ma non posso giocarmi una macchina come quella!

ROSSANA La mia, invece...

CLAUDIA La tua è più alta, sotto. E poi, peggio di così!

ROSSANA Grazie.

CLAUDIA Prego. Certo, almeno i freni...

ROSSANA Cosa?

CLAUDIA Dovresti un po' sistemarli. Con la mia, quella bestia si sarebbe salvata.


Si avverte un accenno di grido, subito smorzato. 
Per un attimo Claudia e Giorgia si guardano. Rossana, che è più lontana, neanche lo ha avvertito, perciò continua a parlare.


ROSSANA Ma se è sbucato come un fulmine sulla strada! Io stavo guardando in alto, verso la casa, come voi.

CLAUDIA Appunto: però non stavamo guidando, noi!

ROSSANA Già: la colpa di certe cose è sempre e solo mia. Però, anche stavolta eravamo assieme.

CLAUDIA Basta un attimo a spezzare una vita: e non puoi più farci niente, per l'eternità.

GIORGIA Claudia, stai esagerando. Certo fanno impressione questi animali... così, per la strada...

CLAUDIA durante questo monologo, continua a camminare nervosamente Mistoféle...Fu mio padre a dargli quel nome, lo pescò in una poesia: recitando "The naming of cats is a difficult matter ..." ride nervosamente Gli recitava le poesie di Eliot! Ma Mistoféle amava solo me: mi aspettava sul letto, si stiracchiava... Frrr, frrr... imita le fusa del gatto Poi si metteva qui, sul mio collo. pausa Vedermelo là, per terra... Perché s'era messo sotto la ruota?!? Sdraiato, sembrava dormire: non una goccia di sangue, un grido! La sua lingua... si blocca Restai così, pietrificata: ormai, non puoi far più nulla! Lui è lì davanti, vorresti tornare indietro, anche solo di un minuto: non puoi! pausa. Cerca di riprendersi, ostentando un cinismo che suona falso Era tardi, dovevo andare. Passai dal portiere perché se ne occupasse... Dove lo buttò? si ferma. Guarda Giorgia, poi Rossana Che dovevo fargli: il funerale? riprendendosi Ora cerchiamo di rammentarci perché siamo qui...

ROSSANA Nessuno di noi l'ha dimenticato.

CLAUDIA Però: io parlo del gatto, tu leggi, Giorgia pensa solo al bambino. Ha senso essere qui? Pensiamoci bene: non ci hanno visto, forse non sono nemmeno qui. Se vogliamo andare, siamo in tempo. silenzio Sarà stata una gita... guarda l'orologio già mezzogiorno. Andremo a pranzo in un paese qui vicino. Cè un ottimo ristorante... tipico: offro io!


Pausa.


ROSSANA Ti spaventa tanto, rivederle?

CLAUDIA assumendo un'aria spavalda Figurati: me lo chiedi proprio tu!

GIORGIA Veramente te lo chiedo anch'io!

CLAUDIA Se siamo qui apposta! Ma dove sono, che ne è di Olimpia? chiama forte 
Olimpia, Olimpia... Marta... entriamo, su!

GIORGIA Non possiamo. Già è un abuso essere qui in giardino.

CLAUDIA Allora: son io quella che ha paura va da Rossana e le porta via il libro E tu, hai finito di leggere? 

ROSSANA Non sto leggendo: guardo le frasi, le parti sottolineate; sono sicura che è suo.

CLAUDIA si risiede, sfogliando il libro Sicura? Non mi sembra amasse troppo la poesia.

GIORGIA E la musica classica?

CLAUDIA Questo non vuol dire: a quell'epoca... pop-avanguardia-beat-America Latina-Oriente... il resto era proibito! Quanto ai libri, poi... saggistica: da Marx a Marcuse, sapevamo tutto!

GIORGIA Davvero?

CLAUDIA Se non altro, ne parlavamo...

GIORGIA Che anni strani. Così distanti!

CLAUDIA Immaginate se mi fossi presentata a scuola vestita così: scandendo millenovecentosettantaquattro, terza liceo...

GIORGIA Buuuhhh! Abbasso la borghese!

CLAUDIA Il trucco, poi, l'ho scoperto a ventisei anni!

ROSSANA Sai che perdita!

CLAUDIA Beh, certo, c'è chi deve ancora scoprirlo. 

ROSSANA Che idiozia: riflettere su quegli anni e parlare del trucco!

CLAUDIA Non parlavo del trucco! pausa Un certo anno, un certo posto... Se fossi nata dieci anni dopo, o in un'altra nazione, anche la più vicina, tutto sarebbe stato diverso...

GIORGIA con voce ironicamente dotta e severa "Pensate a noi, che abbiamo passato la guerra!"

CLAUDIA A volte strillavo per paesi che neanche conoscevo. Slogans e citazioni da libri mai letti...

GIORGIA Anche quello è servito. 

CLAUDIA L'Inghilterra... Quelle università piene di prati... Le biciclette... Ci sembrava incredibile che le pareti non fossero ricoperte di scritte...

GIORGIA Ogni posto è diverso da un altro, e quei tempi son finiti anche qui. 

ROSSANA con foga Non si può negare il passato, dire: basta, era tutto sbagliato. E poi, chi l'ha detto? Loro. Loro l'hanno fatta finire così: quando qualcuno di loro ci ha rimesso la pelle! Ma un politico dovrebbe metterlo tra i rischi; sennò: la scorta, l' auto blindata?!? Andava tutto bene finché a morire erano gli altri...

CLAUDIA Il dubbio non ti abbandona più... Verranno mai a dirmi che quello che faccio oggi è tutto, tutto sbagliato?

GIORGIA Non c'è pericolo: oramai ognuno pensa per sé.

ROSSANA In Germania è finita nel sangue: suicidio collettivo, strage della polizia? La 'Baader Meinhoff' annientata! Qui stiamo tutti a rinnegare: siamo il popolo dei pentiti... noi di avere fatto il sessantotto, i nostri padri di avere preso la tessera fascista, i nonni di essersi fidati dei piemontesi!

CLAUDIA Non sei proprio cambiata.

ROSSANA Io no, signor Notaio.


Pausa. Si guardano. Claudia torna a sedere. Tutte sembrano riflettere.


CLAUDIA in tono un po' frivolo, allegro ma che sa di falso, stonato Ci vivreste in un posto così?

ROSSANA secca, ancora un po' rabbuiata. E' tornata sull'amaca, col libro in mano Io sì.

GIORGIA Dipende. Con la famiglia, qualche giorno, può darsi: una settimana, dieci giorni... all'inizio sarà riposante, ma poi?

CLAUDIA Il paese è carino.

GIORGIA Quattro case diroccate, e sta pure lontano.

ROSSANA Non capisci niente. 

GIORGIA Tu non capisci: avessi tu un bambino! Se ti serve un dottore? Non c'è neanche una farmacia!

CLAUDIA ironica E non c'è il telefono in casa!

GIORGIA Ora che me lo hai ricordato, controlla l'orologio devo proprio telefonare!

CLAUDIA Hai chiamato un'ora fa.

GIORGIA Uffa, lo sai che Lorenzino non sta bene!

CLAUDIA Ma smettila: un po' di mal di pancia per essersi abbuffato di dolci ad una 
festicciola!

GIORGIA E intanto sto qui. Capirai, suo padre non sa neanche preparare una camomilla!

ROSSANA Emancipazione piena in casa, eh?

GIORGIA Ciascuno ha il suo ruolo, e non è troppo male.

ROSSANA Già: l'essenziale è sopravvivere!

CLAUDIA alleggerendo, ricorda Volevamo fare una comune, solo donne, lì, vicino Siena...

ROSSANA sorride Un'idea di Olimpia... così piena di idee, di vita... aveva tutte le foto del posto, ce lo affittavano a due lire: sembrava fatta!

GIORGIA Era semidistrutto, quel casale.

ROSSANA Già: voi andaste a vederlo...

GIORGIA Come qua, la campagna è tutta uguale: erba, mosche, formiche.

ROSSANA Tutto, tutto dovete distruggere di quegli anni: anche i sogni più belli!

CLAUDIA Dai, Rossana, che Giorgia scherzava. Però, sinceramente: ma che c'era di tanto bello nel voler fare un allevamento di api?

ROSSANA si alza, parla con passione C'è... c'è che l' ape è un animale stupendo. Lavora, infaticabile... ma è un bel lavoro, il suo. Porta la vita da fiore a fiore, è libera, vola.

CLAUDIA Libera, poi... fa quello che gli comanda la natura. E gli alveari non sono proprio sinonimo di libertà...

ROSSANA Io vorrei essere un 'ape!

GIORGIA L'ape... regina?


Pausa.


CLAUDIA Ancora ad alleggerire Comunque, con un bel maschietto vicino, qualche giorno ci starei!

GIORGIA C'è bisogno di venire in campagna?

CLAUDIA Perché no? L'aria buona, l'ovetto fresco la mattina...

ROSSANA Pensi solo a una cosa!

CLAUDIA Alle uova?... Ma sì, lo conosco il tuo rimprovero. Non amiamo tutti le stesse cose. Anche se di solito mi accusi di lavorare troppo. 

ROSSANA Ti ho chiamato tante volte. Tu dici hai sempre di dover lavorare.

CLAUDIA Avevo l'esame di Stato. Adesso ho una sede in capo al mondo, un posto dove non conosco nessuno. Non credere sia facile. Il poco tempo libero, sì, lo dedico al mio uomo: che c'è di male?

ROSSANA dopo diversi secondi Quando vi iscriveste a Giurisprudenza... avevate un ideale. Ma poi è passata la moda dell'illusione. La moda di voler cambiare il mondo.

GIORGIA La sai, la mia storia. Un uomo così difficile, poi il bambino.

ROSSANA Tu il figlio, Claudia il padre. E' difficile buttare alle ortiche certe occasioni: papà notaio, studio avviato... Avrai presto la tua sede in città, Claudia, sappiamo come vanno queste cose...

CLAUDIA annuisce. Poi guarda le altre, come soppesandole Abbiamo ancora qualcosa da dirci?

ROSSANA Io credo di sì... Siamo qui. 

CLAUDIA Per una vecchia promessa, fatta cinque anni fa!... O forse, per paura sorride, amara.


Pausa.


ROSSANA scuote la testa No... Speriamo stia bene... Sono sicura che sta benissimo... Deve essere così... Olimpia: così bella, buona, vitale, allegra...

CLAUDIA D'accordo, ma non cadiamo in sentimentalismi, mitizzazioni... eravamo tutte belle, buone, vitali, allegre: è facile, a vent' anni!

ROSSANA recita "Avevo vent'anni: non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita". Ma certi libri, tu, li hai dimenticati... 'rimozione'. pausa Banalizzi tutto. sbuffa Abbiamo sbagliato a presentarci così...

CLAUDIA Dovevamo mandarle un piccione viaggiatore?

GIORGIA Già: è colpa nostra se non ha telefono?

ROSSANA Dovevamo scriverle.

GIORGIA Non si capisce nemmeno se questa strada ha un nome...

CLAUDIA Non avrebbe risposto...

GIORGIA Siamo state amiche per tanti anni. 

ROSSANA Io da prima di voi.

GIORGIA E con questo?


Pausa. Poi Claudia riprende il filo del precedente discorso. 


CLAUDIA Sarebbe scappata un'altra volta.

GIORGIA E' già tanto sapere che è qui. Se c'è!

ROSSANA Non vuole più vederci. E' qui, da qualche parte. Ma è inutile. 

CLAUDIA Può darsi: ma abbiamo deciso insieme di venire. 

GIORGIA Dobbiamo aiutarla. E aiutare noi... purché sia qui veramente. dicendo queste, parole apre l'album di fotografie Guardate: è lei!


Le altre due si avvicinano. 


GIORGIA Loro!

ROSSANA Questa, questa è di quando eravamo in terza: allora aveva i capelli così corti! Quant'era bella!

CLAUDIA Sì, e qui è con Marta... ma dove... va ad affacciarsi verso un lato del giardino. Ora grida veramente forte Olimpia... Olimpia... Marta... raggiunge le altre due. Cominciano a sfogliare l'album dall'inizio, lentamente La data indica. 

GIORGIA Quando ci siamo conosciute, quarta ginnasio!


Girano le pagine. Silenzio.


ROSSANA si scosta dal tavolo Ora sappiamo che è casa sua: dobbiamo cercarle. comincia a guardarsi attorno. Si avvicina alla persiana socchiusa e resta lì, fissa. 

GIORGIA Questa foto ce l'ho anch' io, la gita scolastica in seconda liceo! Minigonna...zoccoli...gira pagina. Sia lei che Claudia hanno un sobbalzo Lui!


Si avverte un leggerissimo grido, un sussurro smorzato. Claudia si gira verso Rossana, pensando sia stata lei. Poi prende in mano la foto. La guarda. 


CLAUDIA a Giorgia Sei bianca, cos'è, hai paura? 

GIORGIA Leopoldo...


Claudia guarda l'amica con sfida, come volesse esibire il suo coraggio, la propria superiorità. I suoi occhi brillano. Sputa sulla foto. La mette davanti a Giorgia, come invitandola a fare altrettanto.


GIORGIA No, io no...


Rossana sa che il gemito è venuto da dietro la persiana, ma ha come il terrore di guardare. Infine si decide: schiude le imposte. Resta così per qualche secondo: Olimpia è lì dietro, immobile. Come presa da un impeto rabbioso, Rossana va al tavolo, prende la foto dalle mani di Claudia e la strappa gettandola in terra.


GIORGIA Non... non potevi farlo. Non è roba nostra... e... e...


Un significativo gesto di Rossana la interrompe. Ella indica infatti verso la casa. Giorgia sembra non voler capire. Claudia si fa coraggio, girandosi. Ma alla finestra non c'è nessuno. Le tre donne si guardano.


ROSSANA Olimpia...


Silenzio. Si guardano. Poi, Olimpia esce dalla porta. La scena si svolge senza parole, con le altre tre immobili. Olimpia si inchina a raccogliere la foto, spezzata in due parti. Ora anche Rossana si inginocchia, e la abbraccia. Giorgia fa anche lei per muoversi, ma non ne ha la forza e ricade sulla sedia.


GIORGIA Ma... sei stata lì tutto il tempo, a ... sentirci.. E non hai detto niente?


Olimpia accenna di sì col capo. 


CLAUDIA le va vicino Ci odi a tal punto? 


Olimpia accenna di no col capo.


CLAUDIA Davvero?

OLIMPIA Voi siete mie amiche... le mie grandi amiche. 


Le donne sono emozionate, non sanno che fare. Si guardano, guardano Olimpia. 


OLIMPIA Ma... non l'avete ucciso, è vero?


Le donne hanno un ulteriore agghiacciante fremito. 


OLIMPIA Non era lui... indica il casottino.

CLAUDIA abbozzando un sorriso Ah, no... era solo un riccio, un piccolo povero riccio. Ne abbiamo parlato anche troppo, in effetti. la tira su Fatti vedere. 


Olimpia poggia la foto sul tavolo. Pausa.


GIORGIA Come stai?... Ti abbiamo cercata tanto...

ROSSANA Se vuoi ce ne andiamo. 


Olimpia si tocca la testa , i capelli. Abbozza un sorriso. 


OLIMPIA Oh, ma sì... non so che dire, sono così... felice.


Lo sconcerto cresce nelle altre tre donne.


OLIMPIA Felice, ecco: sono proprio felice! come d'istinto, abbraccia forte Rossana Rossana, come stai? subito si riprende, sembra quasi vergognarsi del suo gesto che però, ancora più impacciata, ripete prima con Giorgia e poi con Claudia.

CLAUDIA Felice di quest'abbraccio sembra voler cogliere al volo l'occasione per allentare la tensione: ricambia l'abbraccio stringendola forte e facendo con lei un piroetta Vola vola vola, il nostro uccellino romantico che vive ritirato nel suo bosco incantato! si staccano. Additandola, come si fa con un bambino Ti abbiamo cercato per mari e per monti; pausa e alla fine eri in campagna! ride, come anche Giorgia. Olimpia e Rossana sorridono, timidamente.

OLIMPIA Avete ragione... sono scomparsa. come le venisse in mente qualcosa Oh, scusate! con fatica Sedete! Vado a prendere qualcosa da bere! Claudia accenna a seguirla. Olimpia, decisa No, no! Riesco subito, promesso.
Rientra in casa. Le tre donne si guardano. Giorgia non regge: piange, nervi.


GIORGIA Non ce la faccio... cerca di riprendersi Ma è possibile? E' stata tutto quel tempo a sentirci. Là, là dietro.

CLAUDIA ripete Lì dietro! avvicinandosi alla finestra vede la persiana richiuderlesi davanti. 

GIORGIA Ma cos'ha? Credi che sia... No, non voglio neanche dirlo...

CLAUDIA Che ne so? Forse è l'emozione... Ha vissuto qui per tanto tempo... Fatica a parlarci... Deve riprendersi.

GIORGIA Non se l'aspettava.

CLAUDIA Ma che sta facendo? Perché non riesce?

GIORGIA Non dovremmo lasciarla sola...


Ma nessuna si muove.


CLAUDIA Tra un minuto, massimo due, entriamo. Guarda l'orologio.

GIORGIA Sì, due minuti.


Pausa. Silenzio insopportabile. 


CLAUDIA Già... Proprio bello, qui.

GIORGIA Sì, e non è così caldo. guarda l'orologio Le dodici e mezzo! si lascia cadere nell'amaca. 

ROSSANA Quella è l'amaca di Olimpia: ti stai sedendo sul suo libro!

GIORGIA Ahi! prende il libro, lo apre La stava proprio leggendo lei, quella poesia. richiude il libro Quanta pace... silenzio A volte il silenzio mi fa paura.... Claudia, rimetti la musica...


Claudia gira la cassetta. Rossana accorre subito ad abbassarne il volume.


ROSSANA Piano, dobbiamo parlare: non è una gita in campagna!


Pausa. Le donne si guardano, indecise sul da frsi. Claudia controlla l'orologio, quando Olimpia rientra, portando un vassoio con bottiglia e bicchieri. Ha indossato un vestito leggero, molto semplice.


CLAUDIA ... Ma perché ti sei cambiata?

OLIMPIA Non so... Così...

CLAUDIA Come stai... stai bene? Olimpia accenna un sì con la testa Sai che ti abbiamo sempre pensato tanto?... Non che ci si veda più molto, anche tra noi... Le solite frasi fatte ma... La vita che si fa, oggi, non lascia spazi... Ma qualcosa però è restato, anche se siamo lontane... E tu sei sempre rimasta con noi... Le accarezza i capelli Sempre uguale...


Olimpia non risponde, guarda in basso. Come altre volte, è Claudia ad allentare la tensione. 


CLAUDIA con ironia Io sì, sono cambiata: dieci anni fa non avrei accettato che un uomo mi offrisse un cinema; oggi, guai se non mi invita nel migliore ristorante!

GIORGIA Ma poi sei tu che vuoi pagare il conto... l'altra abbozza un sorriso Però sì, siamo cambiate: proprio perché non è cambiato nulla, di quello che sognavamo!


Lunga pausa. Le donne sembrano riflettere, ripensare. Rossana si accosta all'amaca e prende a dondolare Giorgia. 


ROSSANA Eravamo folli: folli d'amore, l'una per l'altra. 

GIORGIA Unite, sempre, inseparabili: le quattro streghe! le altre due la guardano, come avesse detto qualcosa di troppo. Giorgia se ne avvede, riprendendo il discorso Beh... Sono stati begli anni... E' stata la nostra gioventù, giusto o sbagliato che fosse!

CLAUDIA perentoria, come a troncare l'argomento Né giusto, né sbagliato: era così!...

GIORGIA Già!... pausa. Si illumina, come avesse trovato un qualcosa capace di scaricare quel senso di oppressione Ma certe volte, solo a ripensare alla faccia del professore di scienze: ve lo ricordate, il De Mauro?


Nessuna risponde.


ROSSANA Smettetela coi ricordi. Siamo qui per lei, e non la lasciate nemmeno parlare! smettete di dondolare Giorgia.

GIORGIA alzandosi dall'amaca Allora, passato lo 'choc'? Sei contenta di rivederci? va a coccolare Olimpia, che accenna un sì con la testa Anche noi, tanto...

CLAUDIA Non ci aspettavamo che ci lasciassi così... Anche... noi, ci siamo staccate ma... Almeno sapere dove stavamo...

ROSSANA vedendo Olimpia ancora più in imbarazzo Non tormentiamola... Vieni, Olimpia, torna qui, sulla tua amaca. Si sta comodi! Te ne stavi proprio qui quando siamo arrivate, vero? Olimpia la guarda con affetto, forse riconoscenza, ed esegue. Rossana la dondola, contando una canzone di qualche anno fa, dolce ma amara. 

Dondola dondola / Il vento la spinge
Cattura le stelle / Per i suoi desideri
La lunga vestaglia / Il volto di latte
I raggi di luna / Sui folti capelli

CLAUDIA alzandosi, prende la parola decisa Se non ti va di parlare, non importa. 
Abbiamo tanto da dirti, noi! Da dove cominciamo?

GIORGIA ironica C'era una volta, anzi c'erano, quattro belle principessine.

ROSSANA Tre, dì pure tre!

GIORGIA Scusa, dimenticavo quanto tieni al ruolo di 'poverella'; ma non preoccuparti, è solo una favola, nemmeno noi siamo principesse!

ROSSANA Però ve lo facevano credere, in casa!

CLAUDIA Per fortuna sei arrivata tu ad aprirci gli occhi! Proletariato D.O.C., con marchio di garanzia!

GIORGIA E siamo state brave, no? Il collettivo, la convivenza; lotta al potere, al capitale, al ma... si blocca.

ROSSANA Dillo pure: al maschio! I maschi sanno solo prendere.

CLAUDIA Anche dare, se noi sappiamo...

ROSSANA interrompendola Meritarcelo?

CLAUDIA No: prendercelo!

ROSSANA Certo: tu, sai farti rispettare! ma l’altra non ribatte al tono provocatorio. Silenzio. 

GIORGIA ad Olimpia Sai, cosa hanno scritto di lei, su un giornale? indica Claudia "Brillante esempio di giovane donna di successo".

ROSSANA Hai guadagnato il rispetto degli uomini, perché ti comporti come loro!

CLAUDIA Fortuna che rompiscatole come te, ne son rimaste poche...

OLIMPIA finalmente prende la parola, spontaneamente Non litigate. Raccontatemi...


Silenzio.


GIORGIA Comincio io? Sì, dal basso, figurati: la mia è la storia più banale. Sposata, un bambino, ‘casalinga’. pausa Delusa?

OLIMPIA accenna un sorriso, e fa spallucce. Timidamente Perché?

GIORGIA Chiedilo a loro: mi danno il tormento!

CLAUDIA Figurati! Ho solo detto che eri troppo giovane. Finire gli studi, o almeno trovarti un lavoro indipendente.

GIORGIA Ero incinta...


Olimpia sussulta. Torna a sdraiarsi nell’amaca spingendo per dondolarsi forte, veloce. Le altre si guardano, allarmate. Olimpia blocca l’amaca ed entra in casa, bofonchiando un quasi impercettibile: “Scusate”. Le donne si guardano.


GIORGIA Forse, dovremmo andarcene.

CLAUDIA Non prima di averci capito qualcosa.

ROSSANA Che c’è da capire? Non vuole ricordare, e noi, la nostra sola presenza...

CLAUDIA E’ un ricordo che abbiamo tutte.

GIORGIA Ciò non toglie che facemmo bene! guarda Rossana, come cercando conferma alla sua frase, cui forse lei stessa non crede. 

ROSSANA Di questo, anche nei momenti più neri, no, non dubito mai!

CLAUDIA Sei fortunata... io... sforzandosi anch’ella Neanch'io! Per questo ora dobbiamo convincere lei! E’ come pensavamo: visto, no? E' fuggita, inebetita...

ROSSANA Come vorrei...

GIORGIA interrompendola, colta da un nuovo pensiero E sua sorella?

CLAUDIA Già: Marta?

GIORGIA Senz' altro è qui.

ROSSANA Per rinfacciarle... s'interrompe Cercherò di calmarla, provo io, magari con me si aprirà un po'. Dovremo parlare molto... a lungo entra in casa: la si sente chiamare Olimpia.

CLAUDIA Servisse a qualcosa.

GIORGIA Male non può farle. Com’è ridotta...

CLAUDIA Cinque anni... Sembra tutto così lontano... Sembrava passato, invece (si fa animo) otto giorni di ‘vacanze’, l’estate... Uno è questo: dovrà pur servire a qualcosa!

GIORGIA Otto giorni. Ma è Natale eri in Australia, no? 

CLAUDIA Già...


Silenzio. Dopo un po’, Rossana riesce, piuttosto sconvolta, toccandosi le braccia, come infreddolita.


GIORGIA Cosa c' è ?


Rossana non risponde, guarda in basso.


CLAUDIA Che hai? Le hai parlato?


Rossana fa un cenno di diniego col capo. Le donne le si avvicinano.


CLAUDIA Allora, dai, che ti è successo?

ROSSANA sempre guardando in basso Niente, non so, scusatemi.

CLAUDIA le solleva il viso, fissandola Sù...

ROSSANA Ho freddo.

CLAUDIA E poi?

ROSSANA Non so che mi sia preso. L' ho cercata in casa, ho sentito la sua voce, dietro 
una porta... parlava. tace.

CLAUDIA Allora?

ROSSANA Una sensazione orribile. Ho freddo.

GIORGIA Ma cos'hai sentito?

CLAUDIA Su, cos'hai sentito?

ROSSANA C'era qualcuno...

GIORGIA E va bene: sarà Marta.

ROSSANA Non lo so, non ho sentito, sono scappata.

GIORGIA Sempre la solita, tu. Ti emozioni per tutto! Tieni, bevi. le porge un bicchiere da tavolo, facendola sedere. Rossana beve a grandi sorsi, svuotando il bicchiere. 

ROSSANA Il suo tono, mi ha messo i brividi addosso.

CLAUDIA Cosa diceva?

ROSSANA Non ho sentito... Era il tono... Parlava come ad un bambino... Un malato... Oh, non lo so!

CLAUDIA Insomma, basta, ci stiamo tutte agitando un po' troppo Siamo qui per ritrovare un’amica, scomparsa per anni! Non sarà tempo sprecato, a questo punto non può tirarsi indietro!


Olimpia riesce in giardino. Guarda le amiche con un enorme sorriso, indecifrabile.


CLAUDIA Olimpia: chi c’è là?

ROSSANA colpita dalla sua schiettezza, quasi brutale Claudia!

CLAUDIA impassibile Chi c'è di là? silenzio Dimmelo, o entro a vedere!

OLIMPIA No, no... Niente, nessuno... a voce bassissima.

CLAUDIA Ne sei sicura? pausa Rossana ti ha sentito parlare... 

OLIMPIA ...Io... Ma... Che... Cosa...

CLAUDIA Che c’è di là?

OLIMPIA Io... c’è... io non... tace. Lungo silenzio, teso. Claudia si alza, decisa, per entrare in casa No! No... aspetta... sembra riflettere. Poi aspira forte e butta fuori il fiato, come per prendere coraggio, o calmarsi. Sussurra, come le parole non le uscissero Un bm-bin... 

CLAUDIA Cosa?

OLIMPIA Sì... è così. Sì.

CLAUDIA Così cosa? Non ci hai detto nulla! pausa. 

OLIMPIA guardando sempre in basso. Con forza Bambino! Un bambino!


Lunga pausa. Le due amiche si guardano tra loro, poi cercano di scrutare Olimpia. Solo Rossana è ancora seduta, sempre ad occhi bassi. Giorgia fa sedere anche Olimpia, vicino a Rossana che le prende la mano.


CLAUDIA Di chi è il bambino?


Silenzio.


GIORGIA E' tuo? 


Olimpia fa un cenno di sì con la testa, ancora ad occhi bassi. 


GIORGIA Tuo figlio?

OLIMPIA alza il capo; sembra finalmente acquistare un po’ di padronanza Sì, proprio così: un bambino, ed è mio!

GIORGIA allegra, le si accoccola davanti Ma... è bellissimo! E non ci hai fatto sapere nulla: faccelo vedere!

CLAUDIA rimasta molto pensierosa, facendo un cenno a Giorgia Quanti anni ha?

OLIMPIA ha riabbassato di nuovo il capo; con voce fievole Quattro.


Le donne ammutoliscono. Olimpia stacca improvvisamente la sua mano da quella di Rossana.


OLIMPIA Smettila: anche tu, a farmi da balia! si alza, va a sedersi sull’amaca. Parla decisa, nervosa Su, dai, perché non vieni a dondolarmi, eh? E voi, siete qui per compatirmi, coccolarmi? imitando un'altra voce "Dobbiamo rifare la stanza!... Vai a vedere come sta... Perché non mangi?... E lui, lui ha mangiato?" fissa le amiche. Sembra calmarsi. Si sdraia, sull' amaca Su, chi viene a dondolarmi?


Sta per andare Giorgia, ma Claudia si fa avanti decisa. Dondola l’amaca. Anche Rossana si è alzata.


CLAUDIA E’ tuo? silenzio Olimpia: il tuo bambino, è suo? 

OLIMPIA spingendosi sullo stesso corpo di Claudia, risponde ritmando la sua voce sulle oscillazioni dell' amaca Su-o... Su-o... Su-o...

ROSSANA si rimette a sedere, sconsolata Ma perché, perché? Dopo le nostre lotte, dopo tutti i discorsi...

GIORGIA Piantala!

ROSSANA Nemmeno per sogno! Voglio dirlo: non doveva tenerlo, non doveva!

GIORGIA batte le palme sul tavolo Non cominceremo a farle la predica!

OLIMPIA C. S. Le quat-tro stre-ghe non li-ti-ga-no tra lo-ro. Le quat-tro stre-ghe son sem-pre u-ni-te. Le quat-tro stre-ghe si di-fen-do-no tra lo-ro. giunge le mani a mimare una pistola mirando verso il cielo BANG!

CLAUDIA determinata Sei stata tu a lasciarci!

OLIMPIA la guarda, bloccando l'amaca. Silenzio. Si alza. Parla in preda a forte agitazione, toccandosi il ventre L'ho voluto... Toccarmi, no... Dottori, nel mio ventre: che umiliazione... Quella vita c'era: l'ultima cosa viva dentro di me... silenzio. 

ROSSANA Oh, Cristo santo!

OLIMPIA siede. Ora ora parla piano, dolcemente Che c'entrava, lui, che colpa aveva?... Non c'era nulla da fargli pagare... Un bambino... prende a muoversi come avesse un bimbo in braccio, guardandolo, vezzeggiandolo.


Claudia va a sedere a fianco alle altre due al tavolo.


CLAUDIA Non mi hai risposto... Beh, me la immagino io, tua sorella!... Più sconvolta di noi, per forza... Per noi, quello che era successo era quasi una conferma, sì, a livello ideologico... autoironizzando Come andavano di moda certi termini... Nient'altro che la constatazione della verità delle nostre tesi, delle nostre idee... Era successo, potevamo dirci: "Eccola, qui, tangibile, la prova”... lunga pausa Ma per Marta, no, per lei era la fine di un mondo, di un futuro...Di tutto...


Olimpia sembra come ricaricata, un pupazzo a molla cui è stata ridata la carica. 


OLIMPIA Fine... sì, la fine... come continuare? Perché? A vivere lì... quelle strade, quel palazzo, quella gente... le loro teste a due metri dal pavimento, sotto di te... sopra di te i piedi, lì vicino, che ti camminano addosso. Appartamenti, formicai, alveari... Stesso palazzo, strade, gente... fuori... la folla ti guarda ma non ti vede, ti spinge, ti urta, ti osserva. Vorrebbe toccarti, no, fare finta di niente, non c'è, nessuno vede niente, buongiorno, come sta, cosa importa? Tanta gente sull' autobus. Le strade... tutti ti osservano, ti valutano, ma poi nessuno vede, se ti serve qualcuno... che ti aiuti... che ti aiuti, ti salvi... urla che li fermi! pausa. Torna a parlare in tono pacato Chiudere gli occhi. Sì. Qui, questo silenzio... abbracciandosi, come a riscaldarsi qui, qui è sicuro!

CLAUDIA la prima a parlare, dopo un lunga pausa. Ma è come se parlasse a se stessa Qui... rintanata... questo non è il mondo...

GIORGIA Chissà... e se lo fosse?

CLAUDIA Ma non sai guardarti intorno? Non senti quest'odore? Questa è una tana per 
conigli!!! O una cuccia per cani!

GIORGIA Piantala: ognuno è libero di scegliere la propria vita!

CLAUDIA Davvero ti sembra una scelta?

ROSSANA Bastardo! Quel farabutto!... Un tipino proprio per bene, sistemato, un buon partito, per forza: la sorella non frequentava che gente per bene! Sicuro, a posto. Loro... Solo noi, noi, sempre fuori posto!

CLAUDIA ...Sempre così arrogante, con noi, Leopoldo: imitando un’altra voce maschile "So io cosa vi manca... Vi ci vorrebbe una bella lezione!"


Olimpia non regge: si copre le orecchie, scossa, alzandosi per entrare in casa. Claudia la blocca per un bracccio. 


CLAUDIA fredda, quasi sprezzante Sì, ma sì, dai, avanti, chiuditi le orecchie, tappati il naso, la bocca, tutto: rientra nella tua tana!

OLIMPIA sempre con le mani sulle orecchie. Chiude gli occhi, parla con fatica Mai... Non scorderò mai... Quello... Che mi hanno... Mi... Abbiamo fatto!...

ROSSANA Abbiamo?... pausa Abbiamo?... Quello che ti hanno fatto!

CLAUDIA ad Olimpia Non può essere: tu, proprio tu hai dei rimorsi!

GIORGIA Già.. E non solo lei...

CLAUDIA Noi, sì. Ma lei... Olimpia... non ha colpa.

ROSSANA Ma finiamola, finiamola coi complessi di colpa, perdio, una volta per tutte! prende Olimpia per le spalle, scuotendola forte, con impeto Ricordi cosa ti hanno fatto, sì? Ricorda pure, avanti, nel tuo caso non si deve dimenticare, nemmeno per un attimo: bisogna solo reagire, reagire, reagire, reagire, reagire, reagire, reagire, reagire, reagire... Giorgia a questo punto va a staccarle. Rossana è ancora in piena agitazione Ricorda, ricorda, cosa ti hanno fatto, e la finirai coi complessi di colpa... vorrei solo averti fotografato quella notte, quando rientrasti... ma già Olimpia si è girata, guardandosi intorno.

CLAUDIA Non preoccupartene. Ce l’abbiamo quella foto, in tre copie; qui, nelle nostre teste, e non scolorirà mai!

ROSSANA Fui la prima a dirgli di fargliela pagare: voi, volevate portarla alla polizia...

CLAUDIA Già, denunciarli per sentire le solite idiozie!. Magari che era colpa sua!

ROSSANA La colpa è sempre delle donne: perché osiamo guardarli, perché usciamo sole la sera, perché non ci copriamo fino alle caviglie! I giudici sono maschi, e i direttori dei giornali e ...

GIORGIA interrompendola E le bende, dove le avete? E il sarcofago?... Mummie, siete delle mummie: vi state divertendo? Quanto andrete avanti ancora, eh? Questi discorsi puzzano di muffa!

ROSSANA Vero! E la gente si è stufata di sentirli: vero! Ma le cose sono per questo cambiate?

GIORGIA Non cambieranno certo con questi discorsi, è sicuro?

ROSSANA E come, allora? la squadra Tu non hai cambiato idea: hai semplicemente accettato tutto quello contro cui ti eri battuta. a Claudia E tu, anche se provi a darmi ragione, tu non hai vinto: vivi come loro!


Olimpia sembra non aver neanche seguito il discorso. Sta girando per il giardino, ed ha raccolto tre margherite.


OLIMPIA ricordando Cento giorni dagli esami... si ferma a guardare le amiche Un mazzetto per ognuna di noi. Com'era timido quel professore... ride ci cascava sempre: stupido!... mima di annusare un enorme fascio di fiori che tiene tra le braccia. Mantenendo la stessa posizione, cingendo il fascio di rose o magari un cavaliere, comincia a danzare, come in un valzer, cantando. 
Vorrei danzar / Con te
Tra le tue braccia / Amor
E non fermarmi / Più
Vorrei danzar / Con te
.......
sempre muovendosi allo stesso modo, da una margherita a ciascuna amica, con gesto gentile, carino. Improvvisamente si blocca Ora dovete andare. Non è per me: è per lei, non deve vedervi. Potrebbe farle male... le tre non sanno cosa dire e poi, io devo andare di là, da lui... mi sta aspettando.

GIORGIA Olimpia cara, perché non lo porti qui, fuori?

CLAUDIA Sì, Olimpia: vorrà giocare...

OLIMPIA No. No.

GIORGIA Ma come? Con questo bel sole, quest'aria... su, faccelo conoscere.

CLAUDIA Cos'è? Hai paura del caldo, eh? Oppure non sta bene? E' malato?

OLIMPIA No! No! ad alta voce. Subito si calma Sta bene, sta bene, non è malato... (pausa) Ma è Marta che non vuole, sì, Marta. Nessuno deve vederlo. pausa. Claudia sta per riprendere la parola ma Olimpia la blocca con un gesto della mano Non preoccupatevi, verremo noi, presto, da voi. Verrò io, un giorno, da voi, a trovarvi. Vedrete, quando meno ve lo aspettate e sarà tutto come una volta. “Toh, chi c’è: è tornata Olimpia”, direte, tutto come prima, sarà tutto come prima... bacia Claudia, poi Giorgia, infine Rossana; esegue tutto lentamente, con grazia. Le tre donne sono sempre più imbambolate, indecise Addio. Verrò io. Grazie, grazie ancora. Addio... lentamente, guardandole, entra in casa. Le donne sembrano quasi domandarsi se Olimpia non le stia beffeggiando! 


SIPARIO


























SECONDO ATTO


La scena riprende esattamente dal punto in cui si era interrotta.


CLAUDIA Allora?

GIORGIA Beh?

CLAUDIA Allora?

GIORGIA Allora cosa? Che vuol dire: “Allora”?

CLAUDIA Vuol dire che facciamo, ora?

GIORGIA Che ne so? Certo, non si può lasciarla così... E’ ancora peggio, ora...

CLAUDIA Per il bambino, no?

GIORGIA Perché: come credi crescerà?

CLAUDIA Non ci posso neanche pensare!

GIORGIA E invece dobbiamo pensarci! Non c’è nemmeno una farmacia in questo paese.

CLAUDIA Ancora con la farmacia?

GIORGIA Beh, se il bambino non sta bene...

CLAUDIA Starà meglio degli altri, con quest’aria. L’aria... che scemenze dico!

GIORGIA Non si può stare senza un dottore, senza un telefono almeno per un’urgenza.

CLAUDIA Hanno vissuto per secoli in questo posto senza telefono.

GIORGIA E infatti la mortalità infantile... le sai queste cose. Ma certo che le sai. E’ che non vogliamo vederla, la realtà. Con questo caldo, che ci fa in casa? Se è vero che non sta male. Oddio, adesso mi viene anche pena per Lorenzino pausa Ma lo sapete di quante cure ha bisogno un bambino? Lo sai tu? Vaccini, analisi, controlli... chi non c’è passato, crede sia uno scherzo! Far la madre è difficile, altroché, se la vuoi far bene! E poi il fluoro per i denti, il calcio per le ossa, le vitamine...

CLAUDIA Sembri una pubblicità televisiva: il fluoro, il calcio, le vita mine! Hai paura 
che gli manchino i 'cotton fioc' per le orecchie?

GIORGIA dopo un po’ Già: anche quelli. Tu non sai cosa vuol dire allevare un bambino. Non puoi tenerlo come questo giardino. Se l’erba è cresciuta troppo, se la vernice è scrostata... riparerai tutto assieme, basta un muratore, un buon giardiniere. Con un essere umano è diverso, le ferite non si chiudono mai restano le cicatrici, per sempre. 

CLAUDIA Cosa dici di fare?

GIORGIA Qualunque cosa...

CLAUDIA No. L’unica è andarcene. Riflettere, e poi tornare. In questo momento, 
così... come potremmo aiutarla?

GIORGIA Vorrei almeno vedere...

CLAUDIA Il bambino? lunga pausa

GIORGIA Tutti questi anni... non ha fatto che dilaniarsi! 

CLAUDIA Per lo meno ha Marta. E’ qui con lei...

GIORGIA Già... con aria dubbiosa

CLAUDIA capendone il senso Per aiutarla, spero...

ROSSANA rompendo il suo silenzio C’è una cosa sola da fare: convincerla che è stato giusto!


Le altre due la guardano. Pausa.


GIORGIA lentamente, soppesando le parole Tu, riesci ad esserne sempre, pianamente convinta?

ROSSANA Sempre , sempre, sempre! Potrei rifarlo mille volte, anzi vorrei rifarlo ogni volta che sento, le leggo, che solo immagino una di queste storie!

GIORGIA Sei contenta anche di com’è andata?

ROSSANA Sicuro!

GIORGIA Anche che le cose siano andate più in là di quanto volessimo?

ROSSANA Era una rischio da correre!

GIORGIA O forse hai voluto che andassero come sono andate?

ROSSANA No, ma sono pronta ad accettarlo! Non si fanno le cose per poter dire: “Fin lì sì, lì no, qui sì, qui no”.

CLAUDIA a Giorgia Rossana ha ragione: cerchiamo di non essere ipocrite... E soprattutto non rischiamo di rompere, almeno noi!

ROSSANA come ricaricata da questa frase Volete saperla tutta? Una cosa mi dispiace, sì, una cosa sola! pausa. Le altre la guardano Gli altri due!

CLAUDIA dopo una pausa No... Leopoldo, lui era il colpevole! Quei due lo hanno spalleggiato, ma... non hanno fatto...

ROSSANA interrompendola, ora rabbiosa Già, non si sono neanche voluti divertire, che bravi... ce ne fosse gente così! Non hanno voluto approfittare, eppure era così facile: le sciarpa nella bocca, le mutande già strappate, le cosce tenute spalancate!

CLAUDIA Smettila, perdio!

ROSSANA Come si fa presto a giustificare un uomo. In fondo, cos’ha fatto? Non l’ha mica uccisa... magari, quella si è pure divertita... magari chissà, è una poco di buono... la violenza più grande, più disumana, più meschina, più inutile, più...

CLAUDIA la interrompe Smettila!!! Volevo solo dire... no... che neanche la conoscevano, ecco!

ROSSANA Già: per loro era solo un pezzo di carne! 

CLAUDIA Non la conoscevano: Leopoldo era il colpevole! Lui ha organizzato tutto! Senti, come puoi credere, come puoi dire... abbiamo sofferto insieme, di che mi accusi, di che?

GIORGIA Basta, basta. Rischiamo d’impazzire tutte, qui. E poi, anche quei due bastardi, paura devono averne presa tanta!

ROSSANA Non basta, non basta. Come si può credere che una donna, che un essere umano, sia solo un buco, dove trastullarsi e...

GIORGIA interrompendola Non c’entra questo ora, Rossana: calmati! Leo, lui sì, stava con Marta da due anni, dovevano sposarsi, come ha potuto? Lui, questo solo diceva Claudia. Nient’altro come potresti pensare che no siamo d’accordo, dopo quello che abbiamo fatto?

ROSSANA Sì, sempre tutti d’accordo: condannare, a parole; condannare! Ma le parole non bastano, le parole sono solo fumo!

GIORGIA E noi abbiamo fatto un fuoco: invece, un grande falò, non ricordi? 

CLAUDIA Era lui, lui che la sfotteva sempre, Leo... sì, e anche noi: “Eccole, le incazzate, eccole, sempre insieme!”.

ROSSANA Gli ci volevano proprio i tipi come Marta. Però non gli è bastata...

CLAUDIA Perché, noi di’, a chi andavano bene? Nemmeno a casa ci sopportavano: mio padrea urlarmi, mia madre piangeva... incredibile: eppure, è ieri... eravamo noi...

ROSSANA Per me, è ancora come allora!

GIORGIA va ad accarezzarle i capelli Infatti: sei patetica.


Rossana la scosta con un gesto nervoso, e va a sdraiarsi sull’amaca, irata. Giorgia va a dondolarla, quasi a scusarsi.
Silenzio. Ciascuna rimugina i propri pensieri, indecise sul da farsi. Arriva Olimpia agitata.


OLIMPIA Ancora qui? Ve l’avevo detto di andar via... Eccola, l’ho vista dalla finestra sta rientrando. 


Pausa. Rumore al cancello: le tre donne si girano a guardare, in attesa. Marta apre il cancello ed entra, diverse buste della spesa in mano; girandosi, sbarra gli occhi nel vederle: stupore, poi lampi nello sguardo. Dopo un po’ riesce ad esibire un formale, ambiguo sorriso.


MARTA Ma che sorpresa! Claudia... Giorgia... Rossana. Chissà perché l’ho presentito. Appena ho visto giù quella macchina, con quella targa. Il paraurti. Sangue...


Olimpia è scossa da un fremito, cadendo sulle ginocchia, guardando fissa davanti a sè, come assente. Va verso il casottino, come a cercarvi rifugio.


MARTA nessuna risposta. Le tre donne restano chiuse in loro stesse, senza guardarsi. Lunga pausa. Uno strano sorriso, immobile, ancora con le buste in mano Quanto tempo... E ora vi presentate qui... Perché... Mi guardate... Anche il coraggio di guardarmi in faccia... Ma non di parlare... Son bella, così? Con queste buste in mano? va a posarle sul tavolo, su cui si appoggia fissandolo. Vede la foto strappata Anche questo! la prende in mano, riunendo per un attimo i due pezzi. Come sbottando, ma ancora tra i denti, sforzandosi nel trattenersi Voi che avete distrutto la mia vita. Voi!!!... In galera dovreste essere, non qui. Iene. Guardate me, ma sì, guardatemi pure, ecco, cosa sono alla mia età ridotta... ancora giovane, piacente... la carne mi brucia... sola, ad accudire mia sorella. Rimorso, dite: sapete almeno cosa sia, il rimorso? pausa. Ora le guarda, parlando lentamente, una per una Io... io non cercavo la luna... non cercavo l’impossibile, io... io che avevo un avvenire tranquillo, sicuro... certo, non lo avrei più sposato certo, come avrei potuto, dopo quello che aveva fatto povera Olimpia... povera... cambia tono. Ora è di nuovo irata, accusatoria Ma voi, che c’entravate, voi? Chi siete, come potrei mandarvi tutte in galera, e questo lo sapete no? E sapete anche perché non lo faccio. Povera sorellina. Per lei, solo per lei, non lo faccio. Dovrebbe penare ancora, lei. Sono buona io, non come voi... So perdonare, io... In fondo, è anche colpa sua quello che è successo. uno strano lampo negli occhi, quasi una strozzatura nella sua voce Non lo so, non lo so proprio. Farla penare ancora, perché? Per lei sarebbe uguale, qui o lì... vedete com’è ridotta? Ma almeno lei, sta pagando. E qui sta bene, con me, certo, accudita dalla sorellina, da me, me, la sorellina chi ha rovinato l’esistenza! pausa. Nessuna parla, ne si muove Perché, io, so... benissimo... quella notte Olimpia non rientrò. La mattina dopo... non voleva più parlare. Segni, sul suo corpo. Ero atterrita, non potevo credere che, proprio a lei... sì, si legge sul giornale, ma poi... cercai di aiutarla, sola. Nessuno cui poterlo confidare... Papà già stava male. Allora, proprio allora, il telefono squillò. Non eravamo che agli inizi. I genitori di Leo mi avvertivano. Gli avevano sparato, alle gambe. con raggelante ironia Andava di moda, in quegli anni. Riattaccai, e non passò neanche un attimo: intuito sarcastica femminile. La guardai, le chiesi: restava muta... fu facile collegare le cose. Facile? La cosa più difficile al mondo. Quale mondo? Non c’era più ‘il mondo’, per me: era crollato, totalmente, finito, disintegrato. In un istante ero scomparsa. L’uomo che volevo sposare aveva commesso la violenza più infame. singulto di nervi Su mia sorella ! E mia sorella, e voi... ‘occhio per occhio’. Quella stessa notte: e come crederci?!? Leopoldo mi aveva accompagnato a casa, a mezzanotte. Come potevo immaginarmelo, lì, he aspettava, o che andava a cercarla... era solo, o con altri? Era stato per caso, o già ci pensava, da prima, mentre era con me... ma come può essere? E come poi voi... voi... uscii, e non pensavo che il peggio, ancora... l’ospedale... i suoi genitori... compresi che non mi avevano detto tutto. Una pallottola, una sola, era andata più su. Ma sì, un errore di mani inesperte... ed io sentivo, sapevo quali mani... inesperte. A loro, però, non volli dir niente: “Nessun sospetto”, risposi. Ve lo siete chiesto, il perché? Per Olimpia? No: in quelle condizioni, se anche fosse stata con voi... per lui? Certo, sarebbe venuta fuori tutta la storia, quello che aveva fatto... improvvisamente, urla Ma non è questo! Non m’importava più, questo! Il mondo, il mondo era crollato, ormai... folle, confuso, insensato. Non m’interessava più. Processi, testimonianze... perché? Chi, cosa avrebbe ridato colore ai miei capelli?!? toglie il fazzoletto mostrandoli bianchi, vecchi.


Silenzio.


CLAUDIA come parlando tra sè, guardando nel vuoto Olimpia arrivò... aveva comminato ore. Ero sola. Chiamai loro due, decidemmo... era ‘l’occasione’: imprevista, inesorabile, esemplare. Non potevamo tirarci indietro! Mio padre aveva una pistola in casa. Sapevo come aprire il cassetto. Sull’auto di Giorgia, poi a piedi, fin sotto casa sua. Lui stava rientrando - destino? - proprio allora. Tre colpi, uno ciascuno. Dietro quell’angolo... basso, basso, avevamo detto... via, via! Nessuno poteva sospettarci, nessuno aveva visto. Ma sapevamo che tu sola... alza gli occhi su Marta Mio padre intuì che la pistola... non poteva collegare nulla ma... dopo una settimana, partivo per gli Stati Uniti. Cambiò tutto. All’inizio, la difficoltà di ambientarmi... poi l’università: importante, organizzata, bellissima. M’immersi nello studio: per una laurea che oggi vale oro... varrebbe... 

GIORGIA Anch’io andai via. Non così lontano. Dai miei nonni, in Sicilia... per studiare meglio, dissi ai miei. Ci restai per mesi. Era così diversa quella vita. La campagna, quei problemi così veri, contingenti... mi sposai.

ROSSANA Io no, non sono fuggita... e dove? Le università americane sono care, per le mie tasche! Ma anch’io non volli saper più nulla: fu quella la mia fuga. Leo era uscito dal come: mi bastava! Tu, piuttosto: si avverte il suo sforzo per cerare di ribaltare la situazione “Sorellina, sorellina... ” Ma tu la stai accusando: ecco perché lei gioca a far la pazza: indica Olimpia che tende a ritrarsi nel casottino per espiare! Sei tu la pazza!

MARTA come non sopportando queste parole, urla E volete spengere quella musica?!? si tocca il capo. Crolla su una sedia, come un sacco svuotato Non se ne può più... Tutto il giorno, come se non ci fosse già abbastanza chiasso... Giorgia spegne il registratore. Marta riprende a parlare come faticando, ma piano piano, riprendendosi, ricaricandosi via via, sforzandosi di assumere un tono da conversazione salottiera A voi sembrerà pure bello... la natura, le cicale... il verde. La natura: viva la natura! Che fare in città? Qui abbiamo tutto, servite e riverite. Trattate da signore, non c’è giorno che riesca a fare la fila dal droghiere o dal macellaio. Siamo trattate come meritiamo: “Prego, signora, si accomodi” prendendo il tono tranquillo Ma le cicale... per me sono un’ossessione, le cicale... una vera ossessione. Ah, ah. ride: nervi, ovviamente La sapete, la volete sapere la cosa più buffa? Voi, credevo che voi foste la mia ossessione... invece, no, sono proprio loro, l’estate, queste cicale... Dio, sembra incredibile... non mi dite più nulla: chi siete, cosa significate per me? pausa Ma d’autunno sono gli uccelli, che vengono a farsi il nido qui, e sono tanti, tantissimi... urlano, sbraitano, son in amore... non cessano mai di cantare, fanno chiasso, e sporcano, sporcano, la loro cacca mi fa schifo, ci ricoprono le sedie, il tavolo... gli uccelli in amore... invece, voi... ogni stagione ha le sue ossessioni, qui... siamo così dentro, la natura... e voi, proprio voi, sì... ah! riso nervoso Credevo foste voi la mia ossessione! con rabbia Perché siete venute? Mi distruggete un’altra illusione. lenta Cosa dirò, cosa accadrà, quando le vedrò?... Niente, proprio niente... è così diversa la realtà da come si pensa. Ho sognato, immaginato per anni, chissà, cosa proverei, averle davanti: sì, magari proprio qui, davanti a me... la mia rovina, loro, invece... è terribile. Niente, non si prova niente, più niente. Questo è davvero terribile. Attendere per anni il tempo, il tempo di rivedervi... ripetere, ripetere, ripetere all’infinito dentro di sè le stesse frasi: dure, violente! La volontà, la necessità di rinfacciarvi, accusarvi, comunicarvi, rendervi consapevoli... pausa Allora: è proprio vero che il tempo cancella tutto, che spazza via come il temporale! con gesto lento ma deciso, come un automa, spazza via dal tavolo le buste della spesa che, cadendo, lascino vedere scatolame, involucri, bottiglie. Una bottiglia di pomodoro si spacca, rovesciando il suo liquido. Rossana osserva, accostandosi all’amaca; Claudia resta ancora immobile; Giorgia si avvicina a Marta, poi raccoglie la roba, inchinandosi di fronte a lei che è ancora seduta. Marta la osserva stupita, come incredula a vedersela davanti, così vicina. Si china anche lei, lentamente, bagnadosi le mani nel liquido rosso: profondamente, intensamente. Accarezza il volto che ha davanti, ed esso si tinge di rosso . Sempre come un automa, si rialza, ed esegue anche su Claudia: i volti delle due donne sono rossi, sporcati, offesi ... Questo, questo... il colore del sangue. si bagna ancora le mani nel liquido e va verso Rossana. Quando le sue mani sono quasi sul viso della piccola ed esile donna, questa reagisce, bloccandole le mani, torcendola. Rossana spinge fino al tavolo Marta, che non reagisce, lasciandosi portare le proprie mani fino al volto, sporcato anch’esso. Marta tiene le mani ferme sul proprio viso, anche per nasconderlo. Sentiamo infatti che comincia a piangere.

ROSSANA guarda Olimpia, che però è assente, rintanata nel casottino E non piangere: Olimpia, deve crederti forte, no? O capirebbe che sei tu quella che ha bisogno di protezione. Sei sempre stata tu quella che non aveva il coraggio di vivere: la sera in casa, la figlia brava, studiosa, pieni voti, uscire solo quando lui ti passa a prendere. Eh, già: tra l’altro, se si ha la scorta si corrono meno rischi, no, non si fanno brutti incontri. Meglio se è uno giusto, che sta bene alla mamma!... C’invidiavi un po’ eh, dillo! scuotendola. 

CLAUDIA Smettila: ora basta, è inutile questo gioco al massacro!

ROSSANA Già, è un gioco, infatti, non vedete? Tutte mascherate, colorate come a Carnevale. Manco solo io! stacca le mani di Marta da viso e le mette sul proprio, sporcandosi Ecco, ora il quadro è completo. guarda verso Olimpia Già, mancherebbe Olimpia, ma lei, lei, nessuno, niente può più sporcarla, ormai... torna a fissare Marta il suo tributo te l’ha pagato! E ora puoi smettere di piangere no? La scena madre è compiuta!

CLAUDIA Smettila, Rossana! Cosa ti ha preso? Cosa ci prende a tutte?... sospira forte per calmarsi. Prende dalla borsa dei fazzoletti di carta, si pulisce e ne dà uno a Giorgia, un altro a Rossana, mentre Marta non lo prende, completamente assente. Claudia comincia a pulirle il viso Siamo qui per aiutarvi. Se si potrà. Perché noi, non sapevamo. Siamo fuggite, anche noi... ma ora... tu ed Olimpia, dovete tornare a vivere. O volete che anche il bimbo paghi per tutte noi? 

MARTA ancora con lo sguardo vuoto, blatera un Chi?

GIORGIA Il bambino, certo. Se non per voi stesse, dovete farlo per lui. Ha l’età di Lorenzino. Giocheranno assieme. Fra un anno dovrà andare a scuola, studiare... lascerà questo giardino!

CLAUDIA Non vi abbiamo dimenticato, vi aiuteremo.


E’ come se Marta si riprendesse: la guarda a lungo, in silenzio. Va verso Olimpia, ma questa si nasconde ancora più dentro. Marta si pone lì davanti, senza inchinarsi. Olimpia sgattaiola fuori e rientra in casa, prima di ogni possibile contatto o domanda. Allora Marta si volge verso le tre donne, indecifrabilmente lasciandole in sospeso. Esplode improvvisamente in una risata forte, piena, certo più dolorosa che allegra, che progredendo diviene sempre più agghiacciante, come una beffarda irisione. 


MARTA E’ così eh, la vostra grande amica! Questo vi ha raccontato... ma non lo capite? spezzante. Lunga pausa Vi odia! Vi ha solo preso in giro!... Non c’è nessun bambino!

ROSSANA Non è vero! L’ho sentita io che parlava, dentro casa...

MARTA Certo, certo che parla... Olimpia è pazza, l’avete fatta impazzire voi!

ROSSANA Non ci credo. la fissa. Pausa. Poi, decisa, fa per avviarsi verso la casa Dov’è Olimpia? Voglio vedere! 

MARTA urlando No!!! Lascialo stare! l’altra si ferma, guardandola, come le altre, con aria interrogativa e decisa Mio padre! Nessun bambino. Non c’è nessun bambino. sorride nervosamente Una storia così triste, un’illusione per lei, per farla andare avanti... una storia squallida. Troppo. E non c’è neanche un bambino per addolcirla... solo nella sua fantasia. pausa lunga Mio padre è molto malato, vivrà ancora poco. Era così forte... siamo qui solo da qualche mese. Deve stare tranquillo, anche lui, lontano dai rumori. Sognava sempre la tranquillità, la pace, il verde. Lontano dal caos, dalla folla, dalla violenza. E basta così poco... andare via.. lontano dalla città. Via Via... solo noi... Olimpia... lui... io... dobbiamo essergli vicine... cerca di parlare con maggiore distacco Ma la casa in città è sempre nostra. Vi torneremo appena... beh, appena nostro... lui... starà meglio... non regge. Si morde le labbra per non piangere Che cretina... cosa dico... lo so, che non c’è alcuna speranza, no. Non guarirà mai... lui... mai.


Le donne guardano in basso. Son tutte colpite, ma anche frastornate, quasi imbarazzate.


ROSSANA Lo avevo capito, sì, che parlava ad un malato. Non pensavamo a vostro padre, era un uomo così...

MARTA Gli anni, son passati anche per lui. E poi, quel dolore... due, due colpi... insieme... 

GIORGIA Qui sta bene. Almeno sarà sereno, con le sue figlie accanto...

CLAUDIA Olimpia... perché ci hai mentito?

MARTA si asciuga le lacrime, di nuovo lo sguardo si ravviva Ma non vedete? Dov’è Neanche torna fuori: non vuole più vedervi!

ROSSANA Le ricordiamo troppe cose: è per questo! Non è che non ci vuole più bene, no: è solo perché le ricordiamo troppe cose!

CLAUDIA Troppe cose...

MARTA No! Invece vi odia, vi accusa!

CLAUDIA chiude gli occhi, si sforza a razionalizzare Forse, chissà? Abbiamo sbagliato chi può dirlo, ora? Allora, era tutto talmente diverso che il vero errore è voler giudicare, oggi. Tutto è diverso, a cominciare dai nostri stessi pensieri.

MARTA Non basta dir così! Leo è morto!

CLAUDIA Oggi, sono altri cervelli che giudicano altri cervelli!

MARTA Leo è morto!

CLAUDIA riapre gli occhi Cosa?

MARTA Morto morto morto morto morto... 

GIORGIA Ma... no! All’ospedale... ormai era fuori pericolo.

MARTA Invece è morto! lungo silenzio Non ve ne siete preoccupate per nulla, vero?

CLAUDIA Sì. Ma decidemmo di non parlarne più, e fino ad oggi...

GIORGIA Decidemmo di non voler sapere più nulla. Anche per noi crollò tutto... Ce ne rendemmo conto subito dopo... Tu ed Olimpia, siete scomparse... informarci, sarebbe stato pericoloso. Nessuno poteva sospettare... Tranne...

MARTA ...me?

ROSSANA va verso Marta con aria di sfida Con me, non provarci nemmeno con me: 
non avrò nessun rimorso, fosse morto cento volte!

CLAUDIA Fu un errore...

MARTA Errore. Perché non glielo andate a dire, eh? Su, forza! "Scusa, abbiamo sbagliato": qualche centimetro troppo su, un errore...


ROSSANA Lui! Ha sbagliato lui!

MARTA Lo avevate esasperato. Era un bravo ragazzo. Non avrebbe mai... non facevate che sfotterlo... sempre, ogni volta che lo vedevate: a casa nostra, in strada, a scuola... come vestiva... i capelli... come parlava... pausa Quel cappotto, nuovo lo avevamo scelto insieme... e la sua macchina, le gomme... quelle maledette vernici, quelle bombolette che avevate sempre con voi... perché perseguitarlo, perché?!?

ROSSANA Gli davamo quello che meritavano i tipi come lui. 

MARTA Olimpia, sta pagando. Ma anche voi... vorrei che impazziste anche voi nel ricordo di ciò che avete fatto. Ma siete troppo aride!

CLAUDIA Basta, basta! Non voglio più sentire parlare, basta con questi discorsi che ci hanno avvelenato la gioventù. Voglio solo salutare Olimpia e andarmene. Basta. Torneremo quando sarà possibile. Io, almeno, lo farò e sono certa che andrà meglio. Ero sicura, il primo impatto...

GIORGIA Hai ragione, meglio andare. Non le diremo niente del bambino, niente di vostro padre. Ma chiamala, tu, almeno per salutarla...

MARTA Lasciate in pace Olimpia! poi, un lampo negli occhi Va bene. Vieni Rossana, andiamo a chiamarla, vieni... tu, la più convinta, la più decisa, ma anche la più vicina. Vieni. la prende per mano e si avviano in casa Ma sì, in fondo... che brave amiche! Siete riuscite a ritrovarci, siete state brave: perché mentirvi? Volete sapere. Non è solo curiosità, la vostra, no... dovete sapere!


Pausa. Giorgia e Claudia guardano verso la casa. Dopo qualche secondo Rossana viene fuori, indietreggiando lentamente, completamente atterrita. Le amiche la guardano interrogativamente, allarmate, incapaci di chiederle qualcosa. Rossana indica la casa. Esce Marta, e prende ad osservarle con occhi pieni di rancore, odio, compiacendosi nel vederle in quello stato. E’ addirittura raggiante annunciando: 


MARTA Volete Olimpia: eccola!


Si sente, dapprima impercettibile, via via sempre più distinto, il cigolio delle ruote di una carrozzella. Attraverso la portafinestra si vede ora la sagoma di un uomo, sedutovi sopra, immobile. La carrozzella si blocca, esce Olimpia che la spingeva. 


OLIMPIA indicando alle altre ciò che è fermo sulla soglia Eccolo, vedete? Il mio bambino. gli si fa davanti, accarezzandogli il viso affettuosamente, materna Il mio piccolo, povero si interrompe, girandosi, e guarda la sorella Il nostro bambino.


Olimpia va verso la sorella, che la abbraccia, e la fa girare lentamente, come in un ballo. Si sente, infatti, il suono di un carillon. Quando nel giro Marta si trova a fronteggiare le tre donne, gli getta in faccia una risata piena, trionfante, agghiacciante. Olimpia, dapprima sommessamente, prende anche lei a ridere apertamente. Ora le due sorelle si tengono per mano, e guardano le amiche come sbeffeggiandole. Le tre donne le osservano incredule, attonite, inorridite. Un infernale frinire di cicale si rincorre col suono del carillon: sempre più forte, sempre più forte...



SIPARIO