Tanto, tanto bene

di

Mauro Eberspacher



Personaggi:
Andrea
Luigi
Lucia
Paola
Loredana


Scene:
Casa di Andrea: una comune arredata con tavolo, sedie, una poltrona in un angolo, un buffet od una console laterale; le due porte a destra danno sulle due camere di Andrea e di Luigi, le due porte di sinistra danno nel bagno e nella cucina, mentre nella parete posteriore una porta finestra dà accesso alla terrazza ed un breve corridoio porta alla porta di casa. 
Ufficio Nascite: una scrivania coperta di fascicoli con una sedia per l'impiegato ed una per l'utente


Atto Primo


Scena 1: Paola

Andrea sta spicciando nella comune della casa: spolvera, scopa, rimette in ordine. Le sue azioni sono caratterizzate da un movimento continuo, incessante; sarà così anche nel corso delle battute di questa scena e delle successive, salvo dove indicato diversamente; quando si ferma per sostenere un dialogo, lo fa sempre manifestando urgenza di muoversi.
Dalla camera di Luigi entra Paola, alta, bella e ben fatta, insomma un normalissimo esemplare di indossatrice fotomodella velina: è sommariamente coperta, appena svegliata

PAOLA: (sonnolenta) Buongiorno…
ANDREA: (borbotta senza fermarsi) Buongiorno.
PAOLA: (stirandosi e sbadigliando) Ho un sonno…! (sente un profumo) Mmm! Ma questo si direbbe caffè! Ce n’è rimasto un goccio?
ANDREA: (senza fermarsi) Sì.
PAOLA: Posso…?
ANDREA: (c.s.) Sì.
PAOLA: Grazie. (esce) 

Mentre Paola è fuori, Andrea continua la sua alacre attività di casalingo. 

PAOLA: (rientra) Mmm, buono! Ti piace forte, eh? (Andrea risponde con un gesto vago, senza interrompersi) Anche a me. Penso che nella vita tutto debba essere forte, vivace, elettrico insomma. Non so se mi spiego. (Andrea c.s.) Mattinata dura, insomma! Beh, anche per me. Scusami tanto, ma devo tornare a casa prestino, stamattina, perché… Insomma, vado.

Come prima: l’assenza di Paola vede Andrea darsi da fare incessantemente.

PAOLA: (rientra quasi vestita) Uffa! Questi vestiti li fanno carini, ma chiuderli è un’impresa. Mi aiuteresti con la lampo? Ti dispiace? (si mette di spalle e Andrea, senza una parola, interrompe malvolentieri le sue faccende e le tira su la lampo, poi senza un commento torna alle sue cose) Oh! Grazie tante. Come sta? (Andrea fa cenno distrattamente di sì con la testa) Mancano solo le scarpe e …ecco… adesso vado. Allora ci si vede, eh? Ma tu, scusa tanto, non metti mai il naso fuori casa? E dài, una volta esci anche tu con Luigi. Se vuoi…(con intenzione) mi porto un’amica, che ne dici? No? Va bene. Ne riparliamo se ti va. Oh, che tardi che s’è fatto! Devo proprio scappare. Ciao! (gli lancia un bacio ed esce) 

Andrea continua la sua alacre attività di casalingo. come se niente fosse.



Scena 2: Luigi 1

Luigi si affaccia dalla sua camera. È un bellissimo giovane uomo, di bel viso e gran fisico; in questa circostanza, oltre ai capelli sconvolti, è frastornato e assonnato.

LUIGI: Caffè.
ANDREA: Di là. Se c’è.
LUIGI: L’odore…
ANDREA: La ragazza… come si chiama…
LUIGI: Mora, stacco di gamba, occhi da urlo, culo che canta?
ANDREA: Eh.
LUIGI: Paola. Che ha fatto?
ANDREA: Se l’è bevuto lei.
LUIGI: Ah. (un tempo, poi luttuoso) E l’ha finito tutto!?
ANDREA: Può darsi.
LUIGI: Dici? 

Luigi con senso di urgenza si dirige a passo incerto in cucina. Riemerge con la caffettiera in mano.

LUIGI: È vuota. Più vuota della mia testa a quest’ora di mattina!
ANDREA: Che pena!
LUIGI: No, dico. Davvero, Andrea: io senza caffè sono un uomo finito, lo sai!
ANDREA: Vive condoglianze.
LUIGI: Non puoi fare come se niente fosse! Niente caffè, niente lucidità. Niente lucidità niente persuasione. Niente persuasione niente vendite. Niente vendite…
ANDREA: Licenziamento.
LUIGI: Licenziamento, niente stipendio. Niente stipendio niente subaffitto. Niente…
ANDREA: Niente subaffitto, niente via vai di ragazze.
LUIGI: Se non fosse per me non ne conosceresti nessuna.
ANDREA: Grazie, non c’è bisogno.
LUIGI: Ah, questo è un bell’argomento…
ANDREA: Dà qua. 

Andrea toglie la caffettiera dalle mani di Luigi e va in cucina

LUIGI: Oh! Ogni giorno è più dura, ma alla fine… (va in bagno)

Scena 3: Luigi 2

Andrea rientra con un vassoio contenente una tazzina fumante di caffè, zucchero e dei biscotti. Lo pone sul tavolo e riprende il lavoro. Luigi rientra finendo di asciugarsi. Si siede davanti al vassoio buttando l’asciugamano sulla poltrona. Durante le seguenti battute Andrea sistema il disordine di Luigi.

LUIGI: Oh! Adesso ragioniamo! Niente di che, intendiamoci: il caffè, quello buono, è un’altra cosa. Ma per svegliarsi anche questo funziona. (un tempo) D’altronde, dopo una notte del genere! (con confidenza che Andrea non asseconda) Quella. L’hai vista, no? Bel pezzo di figliola, eh? Ma a letto! (con un gesto tipo “che roba!”) Una cosa incredibile: una piovra, ti dico! Poi, non le basta mai! Ho dovuto impegnarmi per essere all’altezza. Intendiamoci: le mie risorse…ah, neanche se le figura! Ma stavolta non mi sono mica potuto rilassare! Figurati che a un certo punto, mentre lei… (Andrea è uscito in terrazza) Ehi! Ma dove vai? Il bello viene adesso! Ma vai, và, sempre così: non gliela fa, non regge!
ANDREA: (rientra) Che ore sono?
LUIGI: Perché?
ANDREA: Non devi andare?
LUIGI: Ho un appuntamento, sì, ma non c’è fretta.
ANDREA: Ti fai aspettare.
LUIGI: Fa parte del gioco: se arrivo con un bel ritardo e sono ancora lì vuol dire che sono interessati. Molto. Così tanto da non far caso ad una scorrettezza così insignificante. E io posso spuntare un prezzo più alto. È semplice, no? 
ANDREA: E se se ne vanno?
LUIGI: Vuol dire che non gli interessava e io non ho perso tempo. Pura economia, mio caro. Che c’è, non sei d’accordo?
ANDREA: Non faccio così.
LUIGI: E infatti, guarda che carriera che hai fatto: hai dato il culo per una vita e ti ritrovi prepensionato a domandarti che cavolo fare dalla mattina alla sera.
ANDREA: Mi dedico alla casa.
LUIGI: Eh! Bella fine! Bella fine davvero! A me non mi ci fregano così! Io ad un certo punto, dopo l’ennesimo bel colpo, deciderò di smetterla con gli affari e me ne andrò in un paradiso tropicale. L’unico imbarazzo sarà: stasera mi faccio la creola o la turista tedesca? Tu, al massimo, alla stessa ora ti starai domandando se lavare i panni o dare la cera!
ANDREA: Ho da fare. (torna a dedicarsi alla casa) 
LUIGI: E fermati un momento! Goditi la vita, che diavolo! Sempre in agitazione stai! Siediti un po’ e pensa a come godere nelle prossime ore! La vita, caro mio, è una bottiglia di champagne: devi solo far saltare il tappo! 
ANDREA: …il tappo…Sai, la schiuma!
LUIGI: Sei libero, cavolo! Puoi fare quello che vuoi: startene come un papa davanti alla tivù, oppure uscire a cercarti una bella cavallona per stanotte… Che ne dici, eh?
ANDREA: Non…non posso.
LUIGI: Bah! Contento te… 

Luigi si alza e si dirige in camera sua. Si ferma sulla soglia, folgorato da un pensiero, con espressione angosciata.

LUIGI: Andrea! Oddio, Andrea!
ANDREA: (allarmato, si ferma) Luigi, che c’è? Che ti succede?
LUIGI: (tragico) Le scarpe! Quelle nere! Me le hai lucidate, sì?
ANDREA: Ma và, và ! (riprende l’attività) 
LUIGI: (ridendo esce in camera) Ah ah ah! Sempre ci casca! Sempre!



Scena 4: Luigi 3

Andrea è preso nella solita frenetica attività.

LUIGI: (rientra dalla camera vestito con ordinaria eleganza; si capisce da lontano un chilometro che la sua attività consiste nel piazzare qualcosa alla gente; in quel momento Andrea è in una delle stanze) Andrea! Andrea! Dove cavolo stai?
ANDREA: (rientrando in scena) Eccomi.
LUIGI: (seccato) Vado di fretta, proprio adesso devi metterti a fare i cavoli tuoi?
ANDREA: Che vuoi?
LUIGI: Mi raccomando: voglio che la mia camera sia sistemata alla perfezione! 
ANDREA: …la camera che ti concedo in subaffitto.
LUIGI: Va bene! Voglio che la camera che mi concedi in subaffitto dietro lauto compenso, sia sistemata alla perfezione! Non si sa mai come e… (con intenzione) con chi rientrerò, tu mi capisci.
ANDREA: Io dormo.
LUIGI: E noi non faremo rumore. Almeno…(ammiccando) non troppo…credo! Ah ah ah! Anzi, vedi di russare di meno: stanotte m’hai mandato fuori tempo un paio di volte!
ANDREA: Come comanda.
LUIGI: Bravo, bravo, vedo che cominci a capire! Bene, adesso è ora che vada sennò li trovo con le ragnatele… Però: trattandosi di una cantina nel centro storico…! Ah ah ah! Buona questa, eh? Le ragnatele…la cantina…! Ah ah ah! (esce) 


Scena 5: Lucia

Andrea ha ripreso il suo tran tran. Dopo un po' suonano alla porta e lui va ad aprire.

ANDREA: Ah, è lei. Buongiorno.

Entra Lucia. È una ragazza graziosa vestita in maniera semplice e pratica. È evidentemente alterata.

LUCIA: (battagliera) Buongiorno. Allora? Cos’è ‘sta storia?
ANDREA: Che storia?
LUCIA: Sono qui per le pulizie, come al solito, ma pare che lei non sia d’accordo!
ANDREA: Ehm, dunque…
LUCIA: Come sarebbe a dire: “Non è il caso che venga. Per le pulizie provvederò in un altro modo.”, eh? Non le va bene come pulisco? E come sarebbe brava quest’altra che mi soffia il posto?
ANDREA: No, no, guardi…
LUCIA: Sono qui, avanti, aspetto una spiegazione!
ANDREA: Vuole sedersi?
LUCIA: Quando lavoro non poltrisco, io.
ANDREA: E va bene, rimaniamo in piedi allora. Le premetto che non sono per niente insoddisfatto di come pulisce lei.
LUCIA: E allora…?
ANDREA: Mi lasci dire, la prego. Non solo lei pulisce benissimo casa mia, ma le aggiungo anche che la…la nuova soluzione non sarà certamente della stessa qualità.
LUCIA: E allora?
ANDREA: Il fatto è che…vede…Ho meno soldi e più tempo, molto di più adesso, e così ho deciso di fare qualche economia. A cominciare dalle pulizie. Ecco.
LUCIA: (pausa, poi gelida) Tutto qui?
ANDREA: (in difficoltà) Ehm, sì: tutto qui.
LUCIA: (un tempo) Posso farle un prezzo speciale…(un sospiro) la metà, diciamo. Tanto, una volta che vengo in zona non mi conviene stare a spasso per due ore. (Andrea esita) Bene, affare fatto allora. Adesso se non le dispiace… (si rimbocca le maniche e fa per dedicarsi al lavoro) 
ANDREA: No, senta, non devo essermi spiegato: non posso pagarla.
LUCIA: Come sarebbe?
ANDREA: Mi…mi hanno liquidato. L’azienda per cui lavoro…lavoravo, anzi…ha deciso di risolvere i suoi problemi contabili alleggerendosi di qualche stipendio e così…mi hanno mandato a casa. Adesso ho un mensile che mi viene pagato dalla Previdenza Sociale, ma è molto di meno di quanto prendevo prima e siccome ho già un sacco di spese già impegnate, mi trovo a dover tagliare quello che posso.
LUCIA: E proprio da me doveva cominciare?
ANDREA: È quello che gli ho detto io quando mi hanno…Comunque non proprio. Ho già cominciato ad abolire i surgelati e a comprare le cose al discount.
LUCIA: E lavare? Stirare? Potrei stirarle le camicie…
ANDREA: No, guardi: le camicie, le cravatte non mi serviranno più per un bel pezzo e poi ho già cominciato a lavare e stirare da me risparmiando i soldi della lavanderia.
LUCIA: Insomma lei adesso fa…fa…
ANDREA: Il casalingo, può dirlo.

Lucia scoppia a piangere e Andrea la soccorre.

ANDREA: Ma no, non faccia così, non è mica la fine del mondo! Semplicemente, invece di qui andrà da qualcun altro. Se vuole posso informarmi…
LUCIA: No, lei non sa… Non è mica il primo. È…è come una specie di epidemia! Licenziamenti, prepensionamenti, casse integrazione…! Solo che…tutti io li becco. Lei è il terzo in due settimane!
ANDREA: Mi dispiace, mi creda, ha tutta la mia solidarietà. 
LUCIA: Grazie.
ANDREA: Ma davvero, dico: si tratta solo di trovarne un altro…
LUCIA: E io? Come faccio? Devo pagarmi la stanza, i libri…
ANDREA: Perché? Studia?
LUCIA: Faccio l’università.
ANDREA: Ah, brava. E che facoltà?
LUCIA: Chimica. Indirizzo Subglaciale.
ANDREA: Ma guarda! Io mi sono laureato nella stessa cosa. Roba tosta, eh?
LUCIA: Altroché. 
ANDREA: Ma, scusi se mi permetto…per ciò che riguarda i soldi…i suoi genitori non potrebbero…
LUCIA: No! A loro non chiedo niente! Sono venuta via da casa decisa a farcela da sola. Con le pulizie mi pago la stanza in cui sto e i libri e a casa non chiedo niente. Anzi! Loro credono che mi vada chissà quanto bene e invece…(scoppia nuovamente a piangere)
ANDREA: Mannaggia, di nuovo. E invece? 
LUCIA: E invece ‘sta roba proprio non mi va giù. È il contrario di me stessa. Non sono fatta per queste cose matematiche, fisiche. Avrei dovuto prendere Giurisprudenza, fare il notaio, come mio padre!
ANDREA: E perché non…?
LUCIA: Perché sono stupida! Stupida e capocciona, ecco! Non volevo lasciarmi ingabbiare dai miei. Era tutto già scritto: lo studio di papà, i clienti di papà, l’ufficio di papà…anche la scrivania era prenotata, si rende conto?
ANDREA: Sì, sì, capisco. 
LUCIA: Come mia sorella avrei dovuto fare. A un certo punto gli ha detto: sono bella, alta e giovane; se aspetto ancora un po’ cesserò di essere una delle tre cose, mentre così come sono posso sfondare nel cinema. Credevamo tutti che dicesse una fesseria e invece adesso vive per conto suo e salta da un set all’altro. Per ora sono film che vanno all’estero, ma tra poco diventerà famosa. Lei. Io, invece…fregata dal fatto di essere sempre la prima della classe! E allora, ecco qua: un’amica mia si iscriveva a Chimica e io appresso.
ANDREA: Ah, quindi studia con questa sua amica!
LUCIA: Ha smesso, s’è sposata, ha fatto un figlio, s’è divorziata ed è fuggita con un argentino in Patagonia appioppando il bambino al marito!
ANDREA: Ma…insomma…il notaio, l’idraulico, il muratore…un futuro assicurato!
LUCIA: Gliel’ho detto che sono cretina!
ANDREA: Non dica così. In fin dei conti ciò che conta veramente è essere d’accordo con sé stessi. Nel suo caso, certo, si tratta di una scelta un po’ sforzata, ma cosa ne sappiamo…a volte basta una materia che non conoscevamo e di cui c’innamoriamo all’improvviso per illuminare tutto con un’altra luce. Potrebbe capitare anche a lei, non crede?
LUCIA: Allora sì che sono rovinata.
ANDREA: Perché?
LUCIA: Il prossimo esame. Non ci capisco niente, dall’inizio alla fine. Ci si presenta con una relazione da discutere con il professore, oltre alle solite domande generiche. Io con la memoria me la sono sempre cavata: non ho la minima idea di quello che dico, però rispondo. Ma così…sono rovinata!
ANDREA: Di che materia si tratta?
LUCIA: Paleoglaciologia.
ANDREA: Davvero? Ma era la mia specialità! Non solo era la materia che mi piaceva di più all’Università, ma anche al lavoro ero riuscito a ritagliarmi uno spazio che mi permetteva di partecipare a tutti i convegni e le conferenze sull’argomento! (pausa) Se vuole, potrei pensare di darle una mano. Con quella relazione, intendo. Credo di doverla risarcire, in qualche modo, e così, se vuole…
LUCIA: Davvero dice?
ANDREA: Certo. Su che argomento pensava d’indirizzare…
LUCIA: Esclusi i ghiaccioli che vendono in gelateria, per me è tutto lo stesso.
ANDREA: Ah. Beh, senta: mi porti i suoi libri così posso farmi un’idea di come vengono sviluppati gli argomenti e poi ci mettiamo d’accordo su uno che sia efficace nei riguardi dei professori e non troppo complicato per lei. Che ne dice?
LUCIA: Davvero?
ANDREA: Quante volte glielo devo ripetere?
LUCIA: (buttandogli le braccia al collo) Ma lei è un angelo! Mi salva la vita! Che bello!
ANDREA: Va bene, va bene, basta così adesso. Se si sbriga a portarmeli comincio già oggi.
LUCIA: Ah sì, dice benissimo. (corre alla porta) Vado subito, sono tre fermate, tra un quarto d’ora sono qui. (si ferma) E, senta, per prima…mi scusi tanto, ma…
ANDREA: Se non si sbriga ci ripenso.
LUCIA: Corro. Grazie. (esce in tutta fretta) 


Scena 6: mattina dopo - Paola

Mattina dopo. Andrea è chino sui libri di Lucia, sparsi sul tavolo.

PAOLA: (assonnata e tutto il resto, come nella prima scena) Buongiorno.
ANDREA: (senza alzare gli occhi dai libri) Buongiorno. 
PAOLA: Caf…(s’interrompe perché Andrea, senza alzare lo sguardo dai libri, ha alzato un braccio indicando con un dito verso la cucina) Grazie. (dalla cucina) Che ci fai con Paleoglaciologia?

Andrea alza la testa con occhi sgranati.

ANDREA: (stupito) Ne sai qualcosa?
PAOLA: (dalla cucina) La studia mia sorella. (rientrando) Non è un po’ troppo forte quel caffè?
ANDREA: Tua sorella?
PAOLA: Sì. Lei è la cervellona di famiglia, io, invece… (un gesto vago ad indicare il proprio corpo) 
ANDREA: Tua sorella?
PAOLA: Caspita! Perdiamo colpi, eh? Dovresti berne anche tu un po’ di quel caffè, mi sembra che ne avresti bisogno. Comunque…sì. È una cervellona. Fa l’Università e l’ultima volta che ci siamo incontrate a casa dei nostri ha detto che sta preparando questo esame. Per imparare a dirlo c’ho messo tre settimane, ma adesso… (lo pronuncia dirigendosi alla camera di Luigi e facendo passerella davanti a lui che la guarda attentamente) Pa-leo-gla-cio-lo-gì-a. Come t’è sembrato?
ANDREA: (riprendendo fiato a fatica) Ehm…bene, bene.

Paola, ritenendo che l’affanno di Andrea sia legato alla sua femminilità, sparisce nella stanza con un’espressione soddisfatta. Andrea rimane a bocca aperta girando lo sguardo dai libri alla camera e viceversa, più volte.

PAOLA: (rientra semi vestita) Uffa, sempre di corsa! La lampo. La lampo, dài! E chiudi quella bocca che sembri un pesce!
ANDREA: Eh? Sì, la lampo. (esegue) 
PAOLA: Mamma mia, che tardi che è! Se non mi sbrigo…
ANDREA: Ma…che devi fare?
PAOLA: Eh, tutte le mattine ho una telefonata che…Beh, vado. Ciao! (esce) 



Scena 7: mattina dopo - Luigi
LUIGI: (entra già vestito) Ehi, che fai là. Dammi un’occhiata, invece. Come sto?
Luigi è vestito con grande, eccessiva eleganza. Il vestito stona con la faccia e i capelli che tradiscono la sveglia recente.

ANDREA: Eh…insomma…
LUIGI: Che c’è? Che c’è che non va? Sono sporco, sdrucito? L’abito cade male?
ANDREA: No, no, va bene, va bene.
LUIGI: Meno male, perché stamattina passa il capoarea. Mi faccio trovare per primo e do l’impressione! Mi vede come quello indispensabile, capisci, vero? Passo prima dal barbiere e poi vado, così sono perfetto! Certo che Paola, però…
ANDREA: Però, che?
LUIGI: No, dico…stanotte…(fa l’occhiolino ad Andrea). È andata proprio forte.
ANDREA: Beh…bene, no?
LUIGI: Sì, ma…non sono in forma, mi sento stanco, abbattuto. Proprio stamattina che devo piazzare l’impressione!
ANDREA: Eh già.
LUIGI: Comunque…non dura, sai?
ANDREA: Che cosa?
LUIGI: Sono già tre notti di fila! Tre notti, hai capito?
ANDREA: Ehm, no .
LUIGI: Mi sembra quasi d’essermi sposato! È bella, pazzesca, non discuto, ma quand’è troppo è troppo, dico io. Lasciamo anche un po’ di spazio per le altre. Dico bene?
ANDREA: Non saprei.
LUIGI: “Tutte per Luigi, Luigi per tutte!”. Ti piace? L’ho inventata io! Eh, vado forte con gli slogan!
ANDREA: Ma non pensi che lei, magari, s’è affezionata…?
LUIGI: Chi?
ANDREA: Paola.
LUIGI: (scoppiando a ridere) Quella? Ma se c’ha la giornata piena! Che ti credi: una che fa l’accompagnatrice ha solo l’imbarazzo della scelta: Americani, Russi, Tedeschi, Pakistani... Quando arriva alla sera è bella che spompata.
ANDREA: Ah, fa… E…e tu, allora?
LUIGI: Ah, beh, io…Ma m’hai visto? Una che conosce me mica pensa a che ore sono o se è stanca o meno. A tutto meno che alla stanchezza! (con l’aria di quello che la sa lunga) Non preoccuparti: si consola, si consola. (uno schiaffettino) Oh, stammi bene e…la camera, mi raccomando!
ANDREA: La…camera…sì.
LUIGI: Datti da fare. Gli ultimi tempi con quei libri lì non sistemi mica bene! Guarda che se batti la fiacca ti licenzio, eh? (ride) 
ANDREA: La…camera…sì.
LUIGI: (un altro schiaffettino) Ciao! (esce) 

Andrea rimane attonito immobile dove ha ricevuto lo schiaffetto di Luigi, poi cava dalla tasca un fazzoletto e si pulisce la guancia.

Scena 8: mattina dopo - Lucia

Andrea torna al tavolo e alla relazione, ma si vede che fatica a ritrovare la concentrazione. Suonano alla porta; Andrea va ad aprire; entra Lucia, vivace e allegra.

LUCIA: (un bacio sulla guancia) Ciao, come va?
ANDREA: Ehm…bene, bene.
LUCIA: Ma che ti è successo? Non stai bene per niente! Hai la febbre?
ANDREA: N-no…direi di no.
LUCIA: E allora?
ANDREA: Ma…niente, ho...ho dormito un po’ male stanotte e così…
LUCIA: Tutto bene, adesso?
ANDREA: Sì, sì…
LUCIA: Non mi convinci. 
ANDREA: Ma dài! Solo un mal di testa…roba da niente.
LUCIA: Mal di testa?
ANDREA: Sì, non farci caso. Vuoi un caffè? Te lo preparo? (fa per avviarsi in cucina) 
LUCIA: No, non te lo permetto! (lo spinge a sedere su una sedia) Nel tuo stato non devi faticare, non si sa mai!
ANDREA: Non si sa…ma che stato…?
LUCIA: (dirigendosi in cucina e continuando la battuta da fuori scena) Hai una certa età e poi in televisione ho visto un paio di giorni fa un servizio in cui dicevano che il mal di testa potrebbe essere un segnale d’infarto (Andrea trasale) o di Cancro! (Andrea aumenta gli scongiuri) Poi, poveretto, già ti dài tanto da fare con la casa e io ti ho dato anche il peso della mia relazione… Sei troppo buono, ecco. Dovresti imparare a dire di no...Magari appena finita la relazione, eh? Comunque dico sul serio: alla tua età dovresti limitare gli sforzi. (Esasperato, Andrea si alza e si dirige verso la terrazza. Nello stesso momento Lucia rientra con una tazzina di caffè) Mi sento un po’ in colpa per…ma dove vai?
ANDREA: Io…”alla mia età” si ha bisogno di una boccata d’aria, ogni tanto.
LUCIA: Oh, poveretto, hai ragione! Ma...no! (si frappone fra lui e l'uscita e lo risospinge sulla sedia) No, no, no, no! Non puoi, non puoi! Già sei frastornato, hai il mal di testa, magari covi un'influenza e se vai fuori basta un soffio d'aria fresca e sei fregato. Non te lo lascio fare!
ANDREA: Ma io...
LUCIA: Poi, mi ti ammali e... mi ti metti a letto e...consumi tutti i fazzoletti di carta e...non mi finisci più la relazione e... 
ANDREA: Ah, ecco.
LUCIA: ...e io (cambia tono e si siede accanto a lui) non me lo perdonerei mai.
ANDREA: (a disagio, prendendo un minimo di distanza) Beh...io...chi dice che mi devo ammalare per forza?
LUCIA: Poverino, poi ti tocca fare come mia sorella.
ANDREA: (sbiancando) Tua...tua sorella?
LUCIA: Sì. Non te l'ho detto che ho una sorella che fa l'attrice? (Andrea annuisce) Un giorno sarà famosa, ma per ora... E' la gavetta, capisci? (Andrea annuisce) Ci vuole pazienza. E fatica: tutti i giorni salta da un set all'altro, capisci?
ANDREA: Come no? Da un set all'altro.
LUCIA: E così mamma ha preteso che ogni mattina, sul presto, le facesse una telefonata per rassicurarla su come sta e che fa. Figurati che una volta, una delle prime, lei s'è scordata di chiamare, o magari non le andava e basta, chi lo sa, e lo sai cos'è successo? Eh, lo sai?
ANDREA: (roco) No: che cosa?
LUCIA: Mamma e Papà hanno preso cappotto e cappello e sono andati dritti a casa sua. E lo sai cos'è successo?
ANDREA: (con un filo di voce) No.
LUCIA: Niente! Perché l'hanno trovata che il regista la salutava sul pianerottolo. L'aveva appena accompagnata a casa dopo alcune riprese in cui c'era bisogno della luce dell'alba, qualcosa del genere... E meno male, perché sennò chiamavano zio Claudio che è un pezzo grosso dei Carabinieri e allora (ridacchiando) t'immagini che casino, eh, te l'immagini?
ANDREA: Vagamente...
LUCIA: Con gli elicotteri che giravano, le macchine con le luci, le sirene, quelli con le pistole...!
ANDREA: E, scusa, che regista era, quello?
LUCIA: Ah, non lo so. Quello è dovuto scappare subito, andava di fretta, e il nome gliel'ha detto lei, un nome straniero, ma non c'hanno capito niente. Comunque, dopo di allora ogni mattina arriva la sua bella telefonata, adesso. Allora, hai capito?
ANDREA: (dopo una pausa) Che cosa?
LUCIA: Te, se stai male, ti faccio telefonare ogni mattina.
ANDREA: Ai tuoi genitori?
LUCIA: No, a me! Voglio sapere come stai, se hai preso le medicine...avrai il comodino pieno: pressione, asma, diabete, tubercolosi...
ANDREA: Oh, mamma!
LUCIA: ...prostata, Alzheimer, lebbra...!
ANDREA: (sbottando) Sto benissimo! Non ho nessuna medicina nel comodino!
LUCIA: Ah! Nel mobiletto del bagno, allora!
ANDREA: Senti: avrò anche una certa età, ma ringraziando il cielo non ho bisogno di prendere niente.
LUCIA: Sarà, ma sei ancora pallido. Prendi il caffè, dai, che è quasi freddo.
ANDREA: Non è niente. E il caffè non mi va. Guarda che non vedo il motivo per darti tanto da fare...

Lucia allunga una mano a carezzare i capelli di Andrea che s'immobilizza, sorpreso

LUCIA: Tu non sai... 
ANDREA: Che...che altro c'è che non so?
LUCIA: Sei il primo che mi da una mano. Veramente, voglio dire. Potevi non farlo, mica eri obbligato...sei stato buono, buono con me. Perché sei un uomo buono.
ANDREA: (imbarazzato) Non dire così. L'ho fatto perché...mi sembra naturale, ecco.
LUCIA: Un altro avrebbe chiesto qualcosa in cambio. Molto, magari, capendo quanto è importante per me e io...chissà...avrei potuto cedere...
ANDREA: In che senso?
LUCIA: Avrei potuto dare quello che mi si chiedeva...
ANDREA: Ma chiedere che?
LUCIA: (si avvicina provocante) Quello...che vuoi...
ANDREA: Io? Ma io non ti ho chiesto niente!
LUCIA: (maliziosa) Mi costringi a sdebitarmi con un regalo...
ANDREA: Ma...ma non scherziamo! (si alza con un risolino nervoso) Scusa, sai, ma dicendo queste cose...e poi così...può sembrare che...sì, insomma...che tu...
LUCIA: ...che io...?
ANDREA: E dai, hai capito benissimo! Devi starci attenta, sai; sei una bella ragazza, eh, e uno può lasciarsi prendere dalla suggestione del momento e... A creare uno di quei maledetti equivoci che rovinano tutto non ci vuole niente. Dopo (di colpo serio) ci vuole pazienza, tempo, disponibilità da parte di entrambi per ricostruire quello che c'era. O qualcosa che gli assomigli.
LUCIA: (dopo un momento, riflessiva) Io sarei una "bella ragazza"?
ANDREA: Mmm?
LUCIA: (si alza e lo raggiunge) Hai detto che sono una bella ragazza. Lo pensi davvero?
ANDREA: Certo, mi pare evidente.
LUCIA: Tu mi trovi bella?
ANDREA: (incerto) Non sono io che m'invento questa cosa. Non lo sai già da te?
LUCIA: Nessuno me l'ha mai detto prima...
ANDREA: Facevi le pulizie in un istituto per ciechi?
LUCIA: Io? 

Lucia comincia a ridere, seguita presto da Andrea; la risata cresce d'intensità, poi scende, diminuisce. Le ultime risa li vedono vicini, occhi negli occhi. Andrea le prende una mano; Lucia rimane col fiato sospeso...

ANDREA: Lucia...
LUCIA: Sì?
ANDREA: Io...


Scena 9: mattina dopo – un rientro inatteso

Si sente il rumore di una chiave nella porta di casa. I due si staccano immediatamente. Andrea va a vedere.

LUIGI: (da fuori) Ah, sei in casa!
ANDREA: (c.s.) Che stavi combinando con la chiave?
LUIGI: Credevo che fosse chiusa così le ho fatto fare dei giri in più, poi non capivo quello che succedeva...
ANDREA: Va bene, entra. 

Andrea rientra in scena, seguito da Luigi. Il barbiere ha lavorato bene e in questo momento Luigi è sfolgorante

LUIGI: (entrando) Mi sono accorto di aver scelto un orologio che non c'entra proprio niente con il vestito. Devo fare un salto in camera mia per...oh! (ha visto Lucia) Abbiamo visite! (strizzatina d'occhio ad Andrea) Non immaginavo di disturbare...
ANDREA: (dopo un gesto di scherno) Lucia.
LUIGI: (si gira verso la ragazza e le porge la mano preparando un baciamano) Strano nome per una statua! Luigi.
LUCIA: (frastornata porgendogli inconsapevolmente la mano) Una...statua?
LUIGI: Solo le statue, quelle antiche, sono così perfette. (esegue il baciamano) 
LUCIA: (ritrae sorpresa la mano) Ah! Ma che fa?
LUIGI: Verifico la qualità del marmo.
LUCIA: Non ha paura di verificarla in faccia?
LUIGI: Certo che ce l'ho, ma per la scienza...

Lucia ride lusingata.

ANDREA: (spazientito) Insomma, che sei venuto a fare?
LUIGI: (distratto) Io?
ANDREA: Sì, tu. Avevi detto qualcosa intorno a certi orologi...
LUIGI: (senza distogliere lo sguardo da Lucia) Ah, sì, il tempo...che cosa relativa, non è vero cara?
LUCIA: Eh già...
ANDREA: E il capoarea?
LUIGI: (c.s.) Ah, già, il capoarea. Niente orologio, devo andare subito. (a Lucia) Vedi? La vita, cara mia, la vita! Voi statue non sapete quanto si soffra noi uomini: avanti, indietro, qui, là... Neanche ci vedete, voi.
LUCIA: Insomma...!
LUIGI: (riproponendo il baciamano cui Lucia risponde prontamente, stavolta) Mia cara, spero che ci si riveda. (le bacia la mano) Presto. (estrae un biglietto dal taschino) Ecco: questo sono io. Per ogni evenienza...vendita di case inclusa... 

Ridono entrambi e Luigi va alla porta di casa con un lieve cenno di saluto a Lucia. Andrea si avvicina a Lucia, osservandone lo sguardo perso dietro a Luigi. 

ANDREA: Dov'eravamo rimasti?
LUCIA: Eh? Chi, noi?
ANDREA: Noi, sì. Noi. (con un sospiro va a sedersi al tavolo, davanti ai libri) Allora, vuoi vedere?
LUCIA: Eh? Cosa?
ANDREA: A che punto siamo arrivati...
LUCIA: Ah, sì! (va a sederglisi vicino con espressione concentrata) Dimmi tutto.
ANDREA: Allora... Il punto focale della relazione...
LUCIA: (lo interrompe mettendogli la mano sul braccio) Andrea?
ANDREA: Sì?
LUCIA: Scusa, prima che cominciamo...posso farti un momento una domanda su...prima?
ANDREA: (un po' più intenso) Prego.
LUCIA: (dopo una lievissima esitazione) Ma perché Luigi ha detto "camera mia"? Abita qui?

Buio


Scena 10: Mattina nuova, ragazza nuova.

Mattina dopo. Andrea come sempre sta rigovernando, ritagliando delle pause in cui dà un'occhiata ai libri di Lucia, ritocca la relazione, prende appunti, etc… Dalla camera di Luigi entra Lucia, sommariamente coperta, appena svegliata; nonostante ciò si distinguono gli avanzi di un make-up ricercato.

LUCIA: (sonnolenta) Buongiorno…
ANDREA: (sorpreso, con un filo di voce) Buongiorno.
LUCIA: Sento odorino di caffè…! Ti dispiacerebbe se…? 

Andrea riesce appena ad annuire debolmente e Lucia taglia la scena, pigramente sexy, verso la cucina in cui sparisce. Andrea rimane solo in scena, con il libro aperto, a tentare di capacitarsi della novità.

LUCIA: (rientrando) Oh, meno male che ci sei tu.
ANDREA: Eh?
LUCIA: Se non c’è chi fa il caffè chi si sveglia? (sbadiglia) Hai dormito bene?
ANDREA: Io?
LUCIA: (un tempo) Ne ho lasciato un goccino. Se ti sbrighi lo prendi caldo. Mi sa che ne hai bisogno anche tu.
ANDREA: Io. Sì.
LUCIA: Caro! Stai ancora lavorando sulla relazione! Che gentile che sei! (allunga una mano verso la testa per fargli una carezza, ma Andrea si sottrae) 
ANDREA: Lascia stare. Non c’è bisogno.
LUCIA: (imbronciata) Ce l’hai con me. Non so perché, ma ce l’hai con me.
ANDREA: Non ce l’ho con te.
LUCIA: Oh, meno male. Perché la vita è come lo champagne, lo sai? Se fai saltare il tappo…se fai saltare il tappo…Oddio, non me lo ricordo più!
ANDREA: Attenta alla schiuma.
LUCIA: Già, è vero, ci sarebbe anche la schiuma. La mia testa! È stata una notte…un po’ dura, diciamo. Ma scusami, adesso devo proprio andare perché ho la prima pulizia e ho appena il tempo per buttarmi addosso i vestiti… Se li ritrovo! (risolino) Ciao! 

Lucia sparisce nella stanza di Luigi. Dopo un momento, Andrea chiude platealmente il libro e ammucchia tutto in un angolo del tavolo.


Scena 11: Dov’è Luigi?

Suonano alla porta; Andrea va ad aprire.

PAOLA: (da fuori, con voce angosciata) Ciao Andrea, scusami tanto…
ANDREA: (da fuori) Che c’è, cos’è successo? Vieni dentro, vieni!

Andrea entra sorreggendo Paola visibilmente sconvolta

PAOLA: Scusami, sai? Io…io…
ANDREA: Non ti scusare di niente. Cosa c’è, che t’è successo?
PAOLA: Luigi, l’hai visto? Eh? L’hai visto?
ANDREA: No, non l’ho visto. Ma penso che stia in camera su, forse dorme. Di solito a quest’ora…
PAOLA: (avviandosi verso la camera di Luigi) Ti…ti dispiace se vado un momento a vedere…?
ANDREA: (le si piazza davanti) No! Non si può!
PAOLA: (sgomenta) Perché? Che c’è? Sta male?
ANDREA: …no, non credo…
PAOLA: Ah! Allora c’è un’altra con lui! Com’è? Chi è? È più bella di me? E che ci fa con lui? Non sarà mica più capace di me…
ANDREA: (d’un fiato) Non c’è nessuno, ne sono certo. Sono dovuto entrare un momento a prendere una cosa e c’è solo Luigi che dorme pesante. Solo lui!
PAOLA: (un tempo) Ma allora…ma allora…è anche peggio! 

Paola scoppia a piangere e Andrea l’accompagna a sedersi cercando di consolarla e contemporaneamente di farle tenere basso il volume dei lamenti.

ANDREA: Su, su, non fare così. Hai visto? Non è successo niente…
PAOLA: Ma come niente? Ieri non m’ha chiamato. Io l’ho cercato per tutto il pomeriggio, ma non m’ha risposto. Gli ho lasciato un sacco di messaggi e niente. Sono andata nei nostri locali, ma non ce l’ho trovato…Ti rendi conto? Se non è per un’altra, allora vuol proprio dire che non mi vuole vedere, si è stancato di me! Perché? Che gli ho fatto? Che gli ho fatto? (ricomincia) 
ANDREA: Non è detto, no? Calmati e poi vi spiegherete: sono sicuro che Luigi…
PAOLA: Oddio.! Mi sento male! Mi viene su… mi viene su…Scusa (si alza e scappa in bagno) 
ANDREA: Vai in bag… (la porta del bagno sbatte) …no !

Scena 12: esce Lucia

Versione di fretta
Lucia, non vista da Andrea entra trafelata dalla camera di Luigi. Il vestito che indossa, evidentemente reduce dalla sera prima, è, se possibile, ancora più audace di quello esibito da Paola.

LUCIA: Mamma che fretta! Mi dai una mano con la lampo?
ANDREA: ma è una mania!
LUCIA: Eh?
ANDREA: Niente, girati! (esegue) 
LUCIA: Grazie. Quant’è tardi! È che non trovavo i vestiti. Capisci, ieri sera avevamo un po’ di… ehm…fretta.
ANDREA: Non c’è problema.
LUCIA: Prima, che era quel rumore?
ANDREA: Quale?
LUCIA: Come una porta che sbatteva…
ANDREA: Ah, sì: m’è sfuggita la porta del bagno.
LUCIA: A proposito! Mi scappa proprio! Faccio un saltino un momento e…
ANDREA: (le sbarra la strada) Non puoi!
LUCIA: Perché?
ANDREA: Si…si è incastrata la serratura e per adesso stiamo senza bagno.
LUCIA: Oh, mamma! E come fate?
ANDREA: Scenderò dal ferramenta. Ma adesso è meglio che vai: non hai fretta?
LUCIA: Eh, sì! Beh, ciao allora. 
ANDREA: Aspetta! I tuoi libri!
LUCIA: Hai finito la relazione?
ANDREA: No, vedi…ho capito che non avrò tempo nei prossimi giorni e così…è meglio che te li riprendi.
LUCIA: Oh, accidenti. Ma adesso vado di corsa: non puoi tenermeli tu? Tanto…ehm…ripasso. 
ANDREA: Va bene.
LUCIA: E…
ANDREA: Che?
LUCIA: Luigi. Me lo saluti?
ANDREA: Sì, sì. Te lo saluto io.
LUCIA: Grazie, sei un tesoro! (esce) 


Versione trasognata
Lucia, non vista da Andrea entra trasognata dalla camera di Luigi. Il vestito che indossa, evidentemente reduce dalla sera prima, è, se possibile, ancora più audace di quello esibito da Paola, ma non è ben indossato; evidentemente la ragazza è talmente con la testa per aria che se l’è solo buttato addosso senza badare..
LUCIA: Allora, Andrea, ti saluto.
ANDREA: Esci così?
LUCIA: Eh?
ANDREA: Niente, girati! (le tira su la lampo e, cautamente, le aggiusta addosso il vestito) 
LUCIA: Grazie. Non so dove ho la testa! È che non trovavo i vestiti. Capisci, ieri sera avevamo un po’ di… ehm…fretta. Poi…lui era lì, che dormiva come un bambino. Quando mi sono chinata per dargli un bacio…come dire…si è svegliato un momento, ecco. Poi mi sono dovuta rivestire di nuovo.
ANDREA: Non c’è problema.
LUCIA: Prima, che era quel rumore?
ANDREA: Quale?
LUCIA: Come una porta che sbatteva…
ANDREA: Ah, sì: m’è sfuggita la porta del bagno.
LUCIA: A proposito! Dovrei proprio farci un saltino un momento e…
ANDREA: (le sbarra la strada) Non puoi!
LUCIA: Perché?
ANDREA: Si…si è incastrata la serratura e per adesso stiamo senza bagno.
LUCIA: Oh, e come farete?
ANDREA: Scenderò dal ferramenta. Ma adesso è meglio che vai: non hai fretta?
LUCIA: Eh, un po’ sì! Beh, ciao allora. 
ANDREA: Aspetta! I tuoi libri!
LUCIA: Hai finito la relazione?
ANDREA: No, vedi…ho capito che non avrò tempo nei prossimi giorni e così…è meglio che te li riprendi.
LUCIA: Che peccato. Ma adesso mi impicciano. Non puoi tenermeli tu? Tanto…ehm…ripasso. 
ANDREA: Va bene.
LUCIA: E…
ANDREA: Che?
LUCIA: Luigi. Me lo saluti?
ANDREA: Sì, sì. Te lo saluto io.
LUCIA: Grazie, sei un tesoro! (esce) 
Scena 13: esce Paola, poi Luigi…

Paola rientra dal bagno soffiandosi rumorosamente il naso.

ANDREA: Ah, sei tu! 
PAOLA: Chi altro può essere? (improvvisamente speranzosa) Luigi, s’è alzato?
ANDREA: No, figuriamoci! Si sveglia solo se…
PAOLA: Se…?
ANDREA: Niente: dorme. E tu? Come va, meglio?
PAOLA: Un po’, grazie. Senti: non ti dispiace se apro un momento la porta…
ANDREA: No, guarda…
PAOLA: Sbircio solo un momento! Vedo che dorme e richiudo!
ANDREA: Non mi sembra una bella idea. (Paola si avvilisce) Tu adesso sei agitata, ti sei preoccupata, hai pianto e rischieresti di dire qualcosa di cui poi ti pentiresti. Forse anche lui è stanco; chissà che lavoro pesante ha dovuto fare stanot…ierisera. Quindi è meglio che te ne vai a casa a riposare e quando ti alzi lo chiami. Vedrai che si sistemerà tutto.
PAOLA: Dici?
ANDREA: Sicuro. Ci penso io a dirgli che sei passata, va bene? 
PAOLA: Lo faresti?
ANDREA: Tranquilla.
PAOLA: Sei un angelo! (gli dà un bacio cui Andrea cerca di sottrarsi) 
ANDREA: No, dai!
PAOLA: Davvero: sei la persona più gentile che conosca! Luigi non è come te…
ANDREA: Lo prendo per un complimento.
PAOLA: …lui ha altre qualità, intendiamoci, ma non è gentile per niente!
ANDREA: Ecco, sì. Adesso vai, và, vatti a riposare.
PAOLA: (si avvia alla porta) Grazie ancora. Ti sono debitrice.
ANDREA: Di niente, di niente proprio.
PAOLA: Ciao. (torna un attimo indietro) Glielo dici, eh?
ANDREA: Ma sì, ma sì! Ciao, buon riposo, stai bene.
PAOLA: Speriamo. Ciao. (esce) 

Andrea vaga inquieto nella stanza, finché, dalla propria stanza, si affaccia Luigi, assonnato.
LUIGI: (voce roca) Caffè.
ANDREA: (si gira verso Luigi e, accompagnato da un gesto plateale grida) Fuori!
Buio


Scena 14: una telefonata

Andrea sta dandosi da fare con la consueta alacrità. Suona il telefono; Andrea alza la cornetta

ANDREA: Pronto, sì? Ah. (si siede nella poltrona) Ciao, Loredana. Bene, grazie e tu? Fa piacere anche a me; a che devo…? Io? No, non ce l’ho, hai guardato…? È casa tua, Lory, se non lo sai tu... L’ultima volta l’ho visto nel cassetto del mobile bar… Va bene, se non c’è altro…(ascolta) Sì per la prima parte, no per la seconda. "Sì", ho deciso io di finirla perché non c’era più niente che…E va bene, non c’era per me. Invece “No”, non è vero che non ho voluto provare a recuperare… Lo vedi, questo dimostra che non c’era niente da fare: non te ne sei nemmeno accorta. Evidentemente non ero in grado di farti sentire il mio disagio… Sì, colpa mia, te l’ho detto, mi prendo tutte le responsabilità…tutte, sì, anche le tue…No, va bene, sono tutte mie… Tutto quello che vuoi, basta che non sia più necessario fare questo genere di telefonate. (ascolta) Ecco, per una volta siamo d’accordo; ti auguro ogni bene. Meno che il mio. Sì. Ciao, ciao. (riattacca) 

Si abbandona immobile nella poltrona. Da qualche parte una finestra sbatte; in cucina un pentolino di metallo cade in terra; una folata di vento muove tende, alza fogli e rischia di mandare per aria le cose, ma Andrea rimane inerte, con lo sguardo perso nel vuoto.


Scena 15: le sorelle distrutte - Paola

Suona il campanello di casa. Suona di nuovo. Suona una terza volta, con insistenza. Con fatica, Andrea si alza e va ad aprire. Dal corridoio rientra sorreggendo Paola, disperata.

PAOLA: (angosciata) Andrea! Andrea! (piange) 
ANDREA: (con voce spenta) Siediti qui.
PAOLA: Oddio, Andrea!
ANDREA: Ti porto qualcosa. (va in cucina) 
PAOLA: Che cosa terribile, Andrea, che cosa brutta! 
ANDREA: (rientra con due bicchierini e una bottiglia) Su, su. (riempie entrambi i bicchieri) 
PAOLA: M’ha lasciata, Andrea! M’ha scaricata, hai capito?
ANDREA: Bevi questo. Tieni.

Porge a Paola uno dei due bicchierini; nel tempo che Paola impiega per osservare e decidere di berlo, Andrea ha scolato il suo bicchiere e l’ha già riempito e vuotato nuovamente.

PAOLA: Ah! Quant’è forte! Ma cos’è?
ANDREA: (dopo aver mandato giù il suo) Roba fatta in casa.
PAOLA: Ma è forte!
ANDREA: Già.
PAOLA: Con che cosa è fatta?
ANDREA: Non me lo ricordo. Ce l’ho da prima di trasferirmi qui.
PAOLA: E non lo sai di che si tratta?
ANDREA: Non me lo ricordo più: me l’hanno regalato.

Un tempo durante il quale entrambi rimangono chiusi in sé stessi.

PAOLA: Lo sai che m’ha detto? Eh? Lo sai? Che gli davo fastidio, che aveva altre cose più importanti, qualcosa riguardo una casa da trovare…Lo sai, no?, che traffica in case e altra roba immobiliare… Insomma: la mia disperazione non contava niente perché lui c’aveva del lavoro da fare. Hai capito?
ANDREA: Capito, sì.
PAOLA: Un altro goccetto ce l’hai?
ANDREA: Un altro per tutti e due.

Andrea versa per entrambi; senza brindisi bevono contemporaneamente.

PAOLA: È buono, però.
ANDREA: Già.
PAOLA: (dopo una pausa) Sola. Sola, hai capito? Mi sento del tutto sola. Sai di che parlo?
ANDREA: Un po’.
PAOLA: Che stronzo. Per lui ero solo un giocattolo… Pure lui per me all’inizio. Poi, però, mi sono affezionata: era così candido così semplice! Non usava giri di parole. Quando voleva una cosa… (sguardo di Andrea) …mica ‘sta gran varietà! Si capiva benissimo e subito cosa voleva, anche quando faceva il furbo, che poi si capiva tutto benissimo lo stesso…Buono, però! Quasi, quasi… ma no che sono già mezza sbronza! E così ‘sto ragazzino prende e mi molla, hai capito che mi fa? Per una casa!
ANDREA: Da trovare.
PAOLA: E allora? Io mica gli ho mai detto che per andare con lui…cioè: per venire qui con lui…rinunciavo a cenette nei posti più costosi e raffinati con qualche cliente che voleva portarmisi a letto. Che io non l’ho mai fatto. Le altre sì, eccome! Sono soldi, anche parecchi, ma io non ho voluto mai. E infatti mi stanno mettendo da parte! I clienti migliori mica sono più i miei! Quelli vogliono scopare, anche: affari, turismo, gastronomia e ginecologia! Togli l’ultima e sei fuori! Roba che l’unica volta che stavo cedendo, non ti vedo arrivare mamma e papà? A quello gli è venuto un attacco di fegato; voleva i soldi dall’agenzia, ti rendi conto? Ai miei gli ho raccontato non ricordo più cosa, ma da allora…basta! Chiuso! Finito! E ti saluto la carriera nel cinema. (le ciondola la testa) Madonna che sonno! Sono due giorni che non riesco a dormire. Non ce la faccio più.
ANDREA: Senti. Ma perché non resti a dormire qui?
PAOLA: No, no, no, grazie…
ANDREA: Dove pensi di andare? Stai in macchina? (Paola fa segno di sì) Se vuoi puoi andare a schiacciare un pisolino addosso al semaforo, con tutta la macchina. Altrimenti, se ti va, dormi qui. Quando ti svegli te ne vai, senza problemi, come preferisci. (Paola tentenna) Allora?
PAOLA: Ma sei sicuro?
ANDREA: (si alza e si avvia verso la camera di Luigi) Vieni.
PAOLA: Dove? Lì? Nella stanza di Luigi no!
ANDREA: Coraggio: Luigi se n’è andato. La stanza l’ho completamente rifatta, non la riconoscerai nemmeno.
PAOLA: Ma…no, dài, troppi ricordi, troppi pensieri!
ANDREA: Io ti dico solo di dare un’occhiata, poi fai un po’ come ti pare.

Paola si alza e si sporge cautamente nella camera di Luigi.

PAOLA: Ma lo sai che è diversa? Non l’avrei riconosciuta. Ti dispiace se entro un momento?
ANDREA: Vai pure. (Paola entra) Ecco, vedi, quella era la piccola libreria che prima stava… Sul letto ho messo una sovraccoperta nuova, diversa da… Com’è, comodo? Ho cambiato anche il materasso…Paola? (pausa) Paola? È andata.

Andrea si volge al tavolo, senza fretta. Prende la bottiglia e i due bicchierini per riportarli in cucina.

Scena 16: le sorelle distrutte - Lucia

Suona il campanello di casa. Andrea, un po' stupito si reca ad aprire.

ANDREA: (da fuori) Lucia! Che ci fai qui?
LUCIA: (da fuori) Ti dispiace? Posso, un momento?
ANDREA: Certo, certo, entra. (la porta si chiude) 
LUCIA: (entra in scena tesa, guardinga seguita da Andrea) Posso? Davvero non ti dispiace?
ANDREA: Non mi dispiace. Accomodati.
LUCIA: No, ecco, vedi: sto solo un attimo e me ne vado. (tace guardandosi intorno)
ANDREA: (dopo una pausa) Beh?
LUCIA: Ehm, senti, potrei dare un'occhiata da Luigi?
ANDREA: No.
LUCIA: Un'occhiatina sola!
ANDREA: Che vuoi?
LUCIA: Così...tante volte..!
ANDREA: Cosa?
LUCIA: Ci...ci fosse un segno...di Luigi, intendo...
ANDREA: Non abita più qui.
LUCIA: Ah, no?
ANDREA: No. L'ho mandato via.
LUCIA: E...e perché?
ANDREA: Nessun motivo in particolare. Si era creata una situazione...molto difficile, diciamo.
LUCIA: Che...che situazione?
ANDREA: È...è un po' complicata da spiegare, ma...siediti, per favore. Vuoi la poltrona?
LUCIA: No, grazie. Mi sistemo qui.(Lucia prende una sedia)
ANDREA: Un goccetto?
LUCIA: N-non saprei...ma...sì, grazie.

Andrea versa e bevono entrambi.

LUCIA: (con una smorfia) È forte!
ANDREA: (si accomoda in poltrona portandosi il bicchiere e la bottiglia) Dimmi tutto.
LUCIA: Luigi. Ne sai niente? (Andrea nega) Non sai dove sia, come si possa raggiungere?
ANDREA: No.
LUCIA: Perché...sai...è successa una cosa strana. Non riesco più a parlarci. Le ultime due volte è caduta la linea.
ANDREA: (si riempie il bicchiere) Eh, i telefoni!
LUCIA: Diceva delle cose strane, confuse... Credo che mi dicesse dove vederci, dove incontrarci perché...tu l'hai capito, vero, Andrea? Noi due stiamo insieme.
ANDREA: Insieme insieme?
LUCIA: Sì, insomma, siamo una coppia.
ANDREA: Sì, certo. (beve) 
LUCIA: Così, insomma, ecco, cercavo di sapere se gli è successo qualcosa... (le si incrina la voce) Non...non è che sta male? Non ha avuto un incidente, vero? Perché...io non so nemmeno dove lavora. So che vende cose, ma non so che cosa e così non so dove cercarlo... (in un crescendo di tensione) Ho girato tutto il quartiere, ma non l'ho visto. Ho domandato alla gente, ma non lo conoscono, quindi...quindi forse non è qui e...e...(cominciando a cedere alle lacrime) e forse non c'è mai stato e io non so più se ci sono mai stata io per lui e...Dio mio, Andrea! Non sono mai stata così con un uomo! Mi...mi sento...rivoltata, disastrata, disorientata! Io...non capisco più niente, niente! (si alza e gli si va ad accucciare contro) 
ANDREA: Su, su. Vedrai, si sistemerà tutto.
LUCIA: No! Non si sistemerà niente! Non lo vedrò più, lo so, lo sento! Ah, quanto fa male, quanto!
ANDREA: Lo so, lo so.
LUCIA: Davvero? Lo sai?
ANDREA: Sì. Poi un giorno, forse...
LUCIA: Sono così stanca!
ANDREA: Hai dormito, stanotte?
LUCIA: Non ci sono riuscita.
ANDREA: Che ne diresti di un pisolino? Eh?
LUCIA: (si gira a guardarlo, poi si alza, abbattuta) Con...con te?
ANDREA: No, tranquilla. Da sola. Nel letto di là.
LUCIA: Da Luigi?
ANDREA: No. La camera è cambiata, ma...troppi ricordi e...soprattutto adesso è tutto sottosopra. Invece in camera mia è tutto a posto. (un tempo) Se vuoi.
LUCIA: Dove?
ANDREA: (si alza a fatica lasciando bottiglia e bicchiere sul tavolo) Vieni.

Andrea le fa strada. Entrano nella camera di Andrea.

LUCIA: (da fuori) Che carino! Ci sono le tendine! A fiorellini, pure!
ANDREA: Sono Myosotis.
LUCIA: Che sono?
ANDREA: Non ti scordar di me. Ecco, adesso stenditi, è buio.
LUCIA: Scusami, scusami...
ANDREA: Niente.


Scena 17: le sorelle distrutte - Luigi

Suona il campanello di casa. Andrea, con passo stanco si reca ad aprire. Rientra seguito da Luigi

LUIGI: Beh? Non sei contento di vedermi? Dài che non siamo mai stati lontani per tanto tempo! Ti sono mancato, confessa!
ANDREA: Siediti, se vuoi.
LUIGI: Ah, ma qui ci si dà alle grandi feste! L'hai aperta, finalmente 'sta bottiglia. Com'è, svaporata?
ANDREA: Senti da te. Ti prendo un bicchiere...
LUIGI: (servendosi nel bicchierino) No, no, lascia, va benissimo questo! Quello dell'ospite. Hai avuto visite, eh? Com'era: bionda, bruna...
ANDREA: L'una e l'altra. Riempine uno per me, per favore.

(nota dell'Autore: la battuta può cambiare in dipendenza delle caratteristiche delle due attrici che impersonano le sorelle)

LUIGI: (riempiendo l'altro bicchierino e porgendolo ad Andrea) Vecchio godurioso, non ti fai mancare niente! Alla mia! (beve d'un fiato e rimane a bocca aperta) 
ANDREA: Com'è?
LUIGI: (roco) Un po' forte.
ANDREA: (manda giù d'un fiato anche lui) Già.
LUIGI: Hai capito Loredana...!
ANDREA: Qualcosa le riusciva bene.
LUIGI: Ma con cosa l'ha fatto?
ANDREA: Boh!
LUIGI: È...è buono, però! Senti...sono passato perché...beh sono rimaste alcune cose. Adesso vado di là e...
ANDREA: Stanno qui. (indica una scatola di cartone accanto alla poltrona) 
LUIGI: Ah...bene. Allora...non ti dispiacerà se vado un momento in camera...
ANDREA: Perché?
LUIGI: Così...per dare un saluto al vecchio posto!
ANDREA: Troveresti...tutto cambiato. Non andarci.
LUIGI: (ha un sussulto di prepotenza) Hai trovato questa casa grazie a me.
ANDREA: E adesso è casa mia.
LUIGI: Senza di me non l'avresti avuta.
ANDREA: Senza di me non avresti neanche pensato di metterti a venderne altre.
LUIGI: (un tempo, supplichevole) Posso andare? 
ANDREA: No.
LUIGI: Un momento. Cinque minuti di sonno e me ne vado!
ANDREA: No.
LUIGI: No?
ANDREA: No.
LUIGI: Ho un sonno che non t'immagini!
ANDREA: Buonanotte.
LUIGI: Ma...cos'hai contro di me?
ANDREA: Niente. Sono un po' stanco anch'io. Se non c'è altro... Mi daresti la bottiglia?
LUIGI: Ecco. (si alza, gli da la bottiglia, prende la scatola e si ferma di fronte ad Andrea) Lo sai che in questo momento non ho nessuna?
ANDREA: Nessuna?
LUIGI: Dopo che ho scaricato le ultime due non ho avuto altre. Sono tre giorni che...niente!
ANDREA: Condoglianze.
LUIGI: Per me è un record, sai? D'altronde, mica posso portarle ogni sera in albergo. Con quello che costa! Dove sto è un po' squallido. Qui...era meglio. (Andrea non reagisce) Allora...vado.
ANDREA: Vai. E...fai da te; io è meglio se non mi alzo.
LUIGI: Va bene. Ciao. 

Luigi esce; si sente il rumore della porta di casa che si chiude. Andrea rimane un momento fermo, poi alza la bottiglia e beve attaccandosi direttamente; l'allontana un momento, la guarda, poi se la mette sul petto e l'abbraccia. Si addormenta.

Buio


Scena 18: incroci pericolosi

Andrea si risveglia di soprassalto rischiando di far cadere la bottiglia. Si alza frastornato; un’occhiata all’orologio lo fa sussultare. Mal di schiena. Prende la bottiglia e i bicchierini e li porta in cucina da cui riesce con un panno che comincia a passare sul tavolo. Si ferma. Va ad origliare alla camera di Luigi, poi alla sua. Rimane perplesso. Apre la camera e rimane sbalordito. Allarmato, si guarda intorno e va alla porta finestra a scrutare la terrazza. Mentre lui guarda fuori dalla camera di Luigi riemerge Paola.

PAOLA: (intorpidita) Cosa cerchi?
ANDREA: (sorpreso) Eh? Chi? Dove?
PAOLA: T’ho spaventato?
ANDREA: No, è che stavo cercando… Sì, ecco, m’hai spaventato. Non t’ho sentita arrivare… Sei sveglia da molto?
PAOLA: Sveglia?
ANDREA: T’ho svegliata io? Ho fatto rumore?
PAOLA: Sveglia?
ANDREA: Ho capito. Ci vuole un caffè.
PAOLA: Lascialo fare a me.
ANDREA: Va bene. La cucina…
PAOLA: È di là, vero? Grido se non la trovo.
ANDREA: Bene.
PAOLA: Vuoi venirmi a dare una mano?
ANDREA: Sì, certo, a volte le caffettiere sanno essere molto feroci!
PAOLA: Ah, ah! No dicevo per dirmi dove stanno le cose…
ANDREA: Hai ragione, scusa. Andiamo.

Andrea e Paola vanno in cucina. Appena escono entra dal bagno Lucia; guarda la poltrona e, vedendo che è vuota, guarda in giro per vedere dov’è finito Andrea; proprio mentre si sta dirigendo in cucina si scontra con Andrea che ne esce.

LUCIA: Andrea!
ANDREA: Lucia!
LUCIA: Dov’eri?
ANDREA: E tu?
LUCIA: Sono andata in bagno.
ANDREA: Potevi svegliarmi.
LUCIA: Dormivi così bene!
ANDREA: Dormivo?
LUCIA: (annuisce) Non ti sei nemmeno accorto del bacio che ti ho dato.
ANDREA: Un bacio?
LUCIA: (annuisce nuovamente) Qui. (gli stampa un piccolo bacio sulla bocca) 
ANDREA: Oh! Grazie. E…perché?
LUCIA: Così! Perché mi sento meglio!
ANDREA: Beh, speriamo che ti capiti spesso!
LUCIA: Lo spero proprio. Adesso però vorrei farmi un caffè…
ANDREA: No! No, senti, hai…hai visto fuori? (la sospinge verso la terrazza) È una giornata meravigliosa e… se prometti di non saltare di sotto te lo porterò io. All’aria aperta è più bello.
LUCIA: Grazie, sei un tesoro, ma non è necessario che…
ANDREA: Nessun problema. Adesso vai che devo prepararlo.
LUCIA: Vengo anch’io!
ANDREA: Per carità: ho i miei segreti di cuoco!
LUCIA: E viene più buono?
ANDREA: Sentirai. Ciao!
LUCIA: (deliziata, uscendo) Ciao!
PAOLA: (entra trafelata attraversando la scena) Che stupida, che stupida! Devo prendere la pillola.
ANDREA: (sorpreso, si gira) Che pillola?
PAOLA: Ce l’ho in borsetta. Il caffè adesso lo faccio io Lascia le cose come stanno… (sparisce in camera) 
ANDREA: (una mano gli si materializza sulla spalla, spaventandolo) Oddio! Che è?
LUCIA: (voce da mostro) Il mostro del terrazzino!
ANDREA: Ah, sei tu! 
LUCIA: Senti, ho pensato che il caffè è giusto che lo faccia io.
ANDREA: No, senti…
PAOLA: Non accetto questioni. Vado. 

Lucia va in cucina. Andrea agitatissimo va a presidiare il centro della stanza.

PAOLA: (rientra) Fatto. Adesso metto su la caffettiera e…
ANDREA: Senti, aspetta. (La prende per le spalle girandola con la schiena alla cucina) Devo dirti una cosa.
PAOLA: Che cosa?
ANDREA: Io…io… (Lucia sta rientrando a marcia indietro dalla cucina e Andrea sgrana gli occhi) 
PAOLA: Hai qualcosa agli occhi? (colta da un pensiero, Lucia rientra in cucina) 
ANDREA: Gli occhi? Sì! Ahi, ahi! Un male!
PAOLA: Ti fa male questo? 
ANDREA: Sì, questo. 
PAOLA: Vieni, andiamo in bagno che si vede meglio.
ANDREA: Sì, in bagno.

Andrea e Paola escono in bagno mentre Lucia entra dalla cucina, sempre a marcia indietro, con un vassoio con caffettiera e due tazzine. Non vedendo Andrea, poggia il vassoio sul tavolo ed esce a cercarlo in terrazza.

LUCIA: Andrea! Andrea!

Andrea e Paola rientrano dal bagno.

PAOLA: Ci sono andata un po’ pesante?
ANDREA: (premendosi la mano su un occhio) Non preoccuparti, va molto meglio.
PAOLA: Oh, guarda! Magia! Il caffè!
ANDREA: Il…? Ah, già, non te l’avevo detto? L’avevo fatto mentre eri di là.
PAOLA: Ma sei un fulmine!
ANDREA: Caffè istantaneo.
PAOLA: Lo bevo subito sennò si fredda. (prende una tazzina e la beve) Ahi! Scotta! Madonna, mi sono bruciata!
ANDREA: Presto, in bagno! Acqua fredda. C’è anche una pomata…nel pensile.

Paola scappa in bagno appena in tempo per non essere vista da Lucia che rientra sorridente e gioiosa.

LUCIA: Dove t’eri nascosto?
ANDREA: Chi, io?
LUCIA: Stavi in bagno?
ANDREA: Io?
LUCIA: Ti senti bene?
ANDREA: Io?
LUCIA: No. Non stai bene per niente. Bevi il caffè…oh, vedo che l’hai bevuto: com’era, buono?
ANDREA: (declamando meccanicamente) Io – stavo – in – bagno!
LUCIA: (a tono) Ho – capito!
ANDREA: (c.s.) Il – caffè – era – buono !
LUCIA: Adesso – ti – chiamo – un – medico ! Ma – prima – ti cerco – un – termometro. (sta per andare in bagno) .
ANDREA: No! Sta…sta in camera mia. Poi non serve, sto bene, bene, davvero!
LUCIA: Hai un occhio rosso.
ANDREA: Roba da niente.
LUCIA: Bisogna farci qualcosa, ma adesso devo andare. Puoi fare da solo?
ANDREA: Sì. Assolutamente sì. Ti accompagno alla porta. (si avvia verso la porta di casa) 
LUCIA: No. Devo prendere la giacca. (va in camera di Andrea) 

Andrea si guarda in giro, esasperato. Paola esce dal bagno ed Andrea le va subito incontro

PAOLA: Mamma mia, che male. Però forse non si gonfiano, tu che dici? (porge le labbra ad Andrea)
ANDREA: (frastornato) Che dico?
PAOLA: Come ti sembrano?
ANDREA: (deglutisce) Belle. Non devi andare?
PAOLA: Eh, sì, s’è fatto tardi. Mi dispiace, resterei tanto volentieri, ma…
ANDREA: Per carità, (accompagnandola verso l’ingresso) non me lo perdonerei mai. Devi andare. Subito.
PAOLA: Quanto sei caro! (gli dà un leggero bacio sulla bocca) Ahi!
ANDREA: Scusa! Grazie!
PAOLA: Grazie a te, sei un tesoro. (volgendosi) Ma prima…
ANDREA: …prima…?
PAOLA: Un’ultima occhiata. Scusa. (va in camera di Luigi senza che Andrea riesca a trattenerla) 
LUCIA: (rientra infilandosi la giacca) Ecco qua. Adesso vado. (si ferma davanti ad Andrea) Però, prima…l’ultimissimo favore. Non dirmi di No.
ANDREA: Se vuoi…
LUCIA: Grazie. (va in camera di Luigi lasciando Andrea costernato) 

Rimasto solo, Andrea, dopo un iniziale combattimento con sé stesso, si lascia cadere nella poltrona, rassegnato all’inevitabile. 
Pausa
Dalla camera di Luigi esce Lucia, mesta. Andrea si alza dalla poltrona. Lei si ferma davanti a lui, occhi negli occhi.

LUCIA: Grazie. Grazie di aver capito. Era importante per me. Ora devo andare. Ci vedremo. (gli dà un leggero bacio sulle labbra) A presto. 

Andrea rimane interdetto. Quando si gira vede uscire dalla stanza Paola.

ANDREA: Tutto a posto?
PAOLA: A posto, sì. È molto cambiata, sai? Diversa da come la conoscevo.
ANDREA: (incerto) L’hai trovata…diversa?
PAOLA: Sì, molto. In fondo penso che tu abbia fatto bene. Meglio di così non si sarebbe potuto.
ANDREA: T-trovi?
PAOLA: Tutto cambiato…la tinta alla parete, i mobili, i tappeti…meglio così. Ciao.
ANDREA: (frastornato) Ciao.
PAOLA: (torna indietro presa da un pensiero improvviso) E…senti, scusa, devo chiederti un’ultima cortesia, se ti è possibile. Ho perso un orecchino in quella camera; prima l’ho cercato sotto il letto, ma non l’ho trovato. Puoi vedere se me lo trovi tu? 
ANDREA: …stavi sotto il letto?
PAOLA: Sì, l’ho cercato anche lì sotto.
ANDREA: …l’orecchino…
PAOLA: Secondo me è finito lì sotto, ma non ho il tempo di...
ANDREA: (con un sorriso ebete) Non c’è problema. Non smetterò di cercarlo finché non salterà fuori. Stai tranquilla, ci penso io!
PAOLA: Grazie. Sei unico. (gli dà un bacio sulle labbra, si gira e, dopo un’ultima languida occhiata, se ne va) 

Andrea, rimasto solo, si guarda intorno e poi comincia dapprima a ridacchiare tra sé, poi il riso cresce fino a diventare una risata liberatrice.

Buio


Atto Secondo





Scena 19: invito a sorpresa - 1

Tre mesi dopo. Sera. Scena vuota. Suonano alla porta. Andrea asciugandosi le mani con il grembiule esce dalla cucina e va ad aprire.

LUCIA: Ciao, amore.
ANDREA: Ciao.
LUCIA: (entrano abbracciati) Allora? Come stai? Passato il freddo?
ANDREA: Ma sì, è stato solo un momento.
LUCIA: È che sei vecchietto!
ANDREA: Dev’essere stato quello.
LUCIA: No, scherzo. Ce ne fossero di ragazzi come te! 
ANDREA: Ce ne fossero di ragazze come tua madre!
LUCIA: Che scemo! Che vuoi che m’importi della differenza d’età! È solo che a te fare l’amore all’aperto fa venire freddo!
ANDREA: Eh sì, deve trattarsi di un problema di circolazione: a Dicembre, alle 2 di notte…!
LUCIA: Veramente a circolazione non andavi male!
ANDREA: Fino al primo starnuto. Poi è stata l’apocalisse.
LUCIA: Comunque, mi sembri a posto.
ANDREA: Ho i miei metodi: brandy, eucalipto, latte caldo e così via.
LUCIA: La prossima volta fammi restare che mi sbronzo con te!
ANDREA: Tu devi continuare a vivere per conto tuo: hai la tua vita da costruire, non devi perdere tempo con la mia fragilità. Sono più vecchio che giovane, lo sai.
LUCIA: Ma noi ci amiamo!
ANDREA: Come fai a sapere che sarà per sempre? Domani potresti incontrare un altro intelligente e sensibile quanto me, e non ci vuole molto, ma con 15 anni di meno, 10 centimetri più alto e 20 chili più leggero!
LUCIA: Ma io non voglio mettermi con un aquilone!
ANDREA: (ride) Va bene. Stiamo bene finché dura, ma non facciamoci né illusioni né condizionamenti; per favore, lasciami la possibilità d’incontrare un giorno un’affascinante nonna un po’ cascante, più larga che alta, ma tanto brava in cucina!
LUCIA: Non troverai mai una che scongela i surgelati come me!
ANDREA: La vita è un percorso sofferto!
LUCIA: (un tempo) Bene. Adesso che siamo rientrati in sintonia, che ne diresti di spiegarmi il mistero di stasera?
ANDREA: Non posso dirti niente.
LUCIA: E dài!
ANDREA: Sorpresa!
LUCIA: E dài, e dài, e dài!
ANDREA: Se continui così niente zucchero filato alla fine della cena!
LUCIA: E chi se ne frega!
ANDREA: Bene, bene. Adesso ti sei giocato l’antipasto.
LUCIA: No, l’antipasto no: la verdura, invece!
ANDREA: Lo sai che non posso negarti nulla! E va bene: niente verdura.
LUCIA: E vai! Adesso me lo dici?
ANDREA: (sorridendo) Non posso. Non posso proprio.

Suonano alla porta. 

LUCIA: Vado ad aprire.
ANDREA: No. Vado io. È la prima parte della sorpresa e non devi sapere in anticipo chi c’è a cena.
LUCIA: Uffa! Però una promessa me la fai, sì?
ANDREA: Se posso…
LUCIA: (abbracciandolo) Finiamo di cenare prima possibile?
ANDREA: Sì, prima possibile. Adesso vai in camera mia…
LUCIA: (maliziosa) Come al solito!
ANDREA: Quando busserò potrai uscire. (suonano di nuovo) Dài, sbrigati.
LUCIA: A tra poco! (lo bacia e poi scappa nella camera di Andrea mentre lui va ad aprire) 


Scena 20: invito a sorpresa - 2

PAOLA: Ciao, amore.
ANDREA: Ciao.
PAOLA: (entrano abbracciati) Allora? Come stai? Guarito?
ANDREA: Del tutto. Grazie a te, stamattina.
PAOLA: Se non fosse stato per i miei massaggi...
ANDREA: Eh, già. Sei proprio brava: nel corso della giornata è sparito tutto. Grazie.
PAOLA: Grazie a te.
ANDREA: Per cosa?
PAOLA: Per i tuoi, di massaggi. Dopo.
ANDREA: Beh, lo sai che non so stare fermo!
PAOLA: Sei un satiro, lo sai, vero? Un maledetto brutto vecchio satiro!
ANDREA: Le ninfe, altrimenti, che esisterebbero a fare?

Un sorriso ed un bacio.

PAOLA: Allora? Cos'è questa misteriosa sorpresa?
ANDREA: Vedrai.
PAOLA: E dài, proprio non vuoi dirmelo? (Andrea sorride ma fa "no" con la testa) Uffa, però!
ANDREA: Calma. Un solo momento e la prima parte della sorpresa la vedrai.
PAOLA: Ma...è una bella sorpresa?
ANDREA: (un tempo) Sì, proprio una bella sorpresa. Adesso vai.
PAOLA: Nella "nostra" camera? (indica l'ex camera di Luigi) 
ANDREA: Sì. Busserò e allora potrai uscire. La sorpresa ti aspetterà di fuori.
PAOLA: Non vedo l'ora. (un altro bacio, poi va) 


Scena 21: una cena per tre

Andrea rimane da solo davanti alle due porte; controlla l'apparecchiatura, poi va in cucina, da cui esce con due vassoi di vivande. Quando tutto è a tavola, prende il telecomando dello stereo e avvia una musica allegra e galante (classica o jazz è lo stesso); quindi va alle porte, bussa ad entrambe e si ritrae aspettando che le ragazze escano. Paola e Lucia escono, si vedono e si abbracciano gridando di gioia.

PAOLA: Era questa la sorpresa?
LUCIA: Che bello! Era questa?
ANDREA: Questa è solo la prima parte. Vedrete! Adesso venite a tavola che comincia la cena. Tu, Paola, siedi qui e tu, Lucia, qui. (si siede al centro) E ora: buon appetito!
PAOLA: Aspetta, devo lavarmi le mani.
LUCIA: Anch'io.

Entrambe le ragazze si alzano e si dirigono senza esitazioni al bagno, ma, appena giunteci davanti, si fermano, ognuna stupita che l'altra conosca la strada.

ANDREA: (con espressione esagerata) Brave! Avete indovinato subito la strada. Mi avete risparmiato la fatica d'indicarvela. 
PAOLA: Già, vedi?
LUCIA: Non siamo sorelle?
PAOLA: Giusto. Fai prima tu che devo prendere una cosa nella borsetta. (Lucia entra e Paola torna verso il tavolo. Appena la porta del bagno si chiude, si avvicina ad Andrea parlandogli a mezza voce, di fretta) Ma come hai fatto? Sei stato un angelo!
ANDREA: Pensavo che ti avrebbe fatto piacere.
PAOLA: (lo bacia) Tanto. Grazie amore. Però, bada: Lucia non sa niente di noi. 
ANDREA: E come mai?
PAOLA: È...è un po' lunga... Per ora, visto che non lo sa, dovremo far finta di conoscerci appena... Non so se ne sarò capace.
ANDREA: Andrà tutto come deve andare. Tranquilla.
PAOLA: Ti amo. (La porta del bagno si apre; ad alta voce) Tocca a me, adesso!
LUCIA: (incrociando la sorella) Scusa, ho spento la luce. L'interruttore è subito a sinistra.
PAOLA: Grazie. (ad Andrea) Faccio subito!
ANDREA: Ti aspettiamo.
LUCIA: (appena la porta del bagno si è chiusa, a mezza voce, di fretta) Tesoro, quanto sono contenta! Ma tanto, sai?
ANDREA: L'ho fatto per questo!
LUCIA: Però ti devo avvisare: non sa niente di noi. 
ANDREA: Niente?
LUCIA: Sa solo che ho conosciuto un uomo meraviglioso...
ANDREA: (fingendo gelosia) E chi è?
LUCIA: (colpendolo piano) E non fare il cretino che non c'è tempo! Adesso torna! Dicevo: non sa di te, perciò dovremo...
ANDREA: ...fingere di conoscerci appena, vero?
LUCIA: (lo bacia appassionatamente) Quanto sei intelligente, io...! (al rumore della porta che si riapre, Lucia si stacca e siede al suo posto) Quanta buona roba! Peccato che sono a dieta!
PAOLA: (Sedendosi) Anch'io! Potrò solo mangiare qualcosa di questo, il resto non posso!
ANDREA: Non c'è problema. Non so perché, ma me lo immaginavo, così ho messo tutto il mio impegno in queste tartine. E basta! (sorrisi incerti delle ragazze) Queste e il dolce, naturalmente!
PAOLA: Ma sei un diavolo!
LUCIA: E com'è, grasso?
ANDREA: Grassissimo!
PAOLA: Pieno di zuccheri?
ANDREA: Praticamente tutto zucchero!
LUCIA: Fa male, dunque!
ANDREA: Un po' da tutte le parti!
PAOLA: Perciò dev'essere...
PAOLA e LUCIA: Buonissimo!
ANDREA: Speriamo, speriamo! Io ce l'ho messa tutta, e c'ho anche messo un po' di tutto, ma come sia venuto...chi lo sa? Prima, però, in attesa di una tale crudeltà, non volete fare onore al piatto principale?
PAOLA: Sì, dài, che hai fatto un capolavoro!
LUCIA: Sono anche belle! E' un peccato mangiarle!
ANDREA: (con un sospiro, afferra il vassoio) E va bene. Le riporto via.
PAOLA: Molla subito!
LUCIA: Non puoi, è troppo pesante per te!
ANDREA: Come sarebbe, troppo pesante?
LUCIA: Nel senso che (afferra una tartina e la ingoia, subito imitata dalla sorella) te lo rendiamo più leggero.
PAOLA: Però! E il dolce fa più male di queste?
ANDREA: Eh! Molto di più!
LUCIA: Allora sbrighiamoci: dobbiamo distruggere questi orrori.
PAOLA: Presto! (dà uno schiaffo alla mano di Andrea protesa verso il vassoio) Fermo là!
ANDREA: Ahia! Ma perché?
PAOLA: Perché quello deve fare così male, ma così male che devo farlo fuori io! (prende e ingoia)
LUCIA: (indicando una tartina che poi afferra) Guarda che piccolo porcello! Non può rimanere a ruota libera! 
ANDREA: Sentite: visto che questa roba finisce presto, mentre voi date il colpo finale vado in cucina a prendere il dolce. Devo fare l'ultima rifinitura.
PAOLA: Ma non hai mangiato quasi niente!
LUCIA: Mi dispiace!
ANDREA: Va bene, resto.
PAOLA e LUCIA: (dopo uno sguardo d'intesa) No, no: vai pure!

Risata generale, poi Andrea si alza e va in cucina.

LUCIA: È un tesoro!
PAOLA: Davvero: è un uomo speciale.
LUCIA: Tanto tanto gentile! (un tempo) Come l'hai conosciuto?
PAOLA: Un caso: accompagnava un amico all'istituto in cui lavoro adesso...
LUCIA: A proposito: come ti trovi a fare massaggi? Non mi sono ricordata di chiedertelo, scusa.
PAOLA: Figurati. Benissimo, è tutta un'altra vita. Non ne potevo più di...
LUCIA: Lo capisco, sempre in giro, sbattuta da un set a un altro...
PAOLA: Ehm...sì, più o meno...
LUCIA: Non ti manca un po' quell'ambiente?
PAOLA: No, decisamente no. Non ringrazierò mai abbastanza quell'amico che mi ha indicato questa possibilità!
LUCIA: Quell'"amico"...non me ne hai voluto mai parlare, ma si vede che stai meglio. Ho l'impressione che c'entri qualcosa.
PAOLA: Sì, mi ha dato stabilità...
LUCIA: Gli vuoi bene? (Paola annuisce arrossendo) Sei innamorata di lui?
PAOLA: Credo...credo proprio di sì. È un uomo fantastico.
LUCIA: E...lui?
PAOLA: Anche, spero. Almeno così dice.
LUCIA: Non ne sei sicura?
PAOLA: (cedendo con un sorriso) Sì, penso che per lui sia lo stesso.
LUCIA: Che bello. (allunga una mano ad incontrare quella di Paola) Sono così felice per te!
PAOLA: Grazie. E tu? Che mi dici? Anche tu sei...felice?
LUCIA: Immensamente!
PAOLA: Sei sempre rimasta sul vago. Non vuoi farmi sapere qualcosa di più?
LUCIA: Ma…che vuoi che ti dica…
PAOLA: Non fare l’anguilla! Lucia! Almeno dimmi: come l’hai conosciuto?
LUCIA: (in difficoltà) Mi ha aiutato con lo studio…
PAOLA: Un universitario, allora?
LUCIA: …non proprio…
PAOLA: Non mi dire: sei caduta nelle branchie di un professore, uno di quei vecchi con gli occhi acquosi! Attenta, cara mia, quelli sono porci veri, sempre a caccia di carne fresca.
LUCIA: Non è un professore, è…una tanto cara persona.
PAOLA: (un tempo, poi seria) Gli vuoi bene? (Lucia annuisce) E lui?
LUCIA: Anche. (vivace, intensa) Paola! Paola, Paola, Paola! Non sapevo che essere innamorati fosse tanto bello! Mi…mi capisce. Con lui posso parlare di tutto, fare qualunque discorso, dirgli di tutti i miei problemi: ha sempre la parola giusta, mi rimprovera se è il caso, m’incoraggia quando ne ho bisogno. Sai, lo sento a fianco a me. Anche adesso che te ne parlo. È strano, credo, ma è meraviglioso!
PAOLA: Ma lo sai che per me è lo stesso? Anch’io ci parlo tanto…non solo, insomma…
LUCIA: Beh, neanch’io!
PAOLA: Che bello! (dopo un momento) E…Andrea? Tu come l’hai conosciuto?
LUCIA: Appunto!
PAOLA: Come: “appunto”?
LUCIA: No, dicevo: l’ho conosciuto una volta che stavo andando da…da “lui”. È stato, come dire…
PAOLA: Gentile?
LUCIA: Sì, ecco! Poi caso vuole che ci siamo rivisti, mi ha offerto un caffè e… Sempre così, fuori. Poi ad un certo momento…quest’invito!
PAOLA: Incredibile, eh? Forse non è vero che gli uomini sono tutti stronzi. Siamo state fortunate, credo.
LUCIA: Lo siamo state davvero!

Andrea rientra sostenendo un vassoio con una torta e dei piattini.

ANDREA: Ecco il dolce!
PAOLA: Non abbiamo ancora finito!
LUCIA: È una lumaca ‘sta donna! 
PAOLA: Tu mi fai parlare!
LUCIA: Tu mi stai a rispondere!
ANDREA: (invertendo la rotta) Va bene, lo porterò dopo.
PAOLA: No, aspetta!
LUCIA: Facciamo in un attimo!

Le due sorelle si sbrigano a far sparire le ultime due tartine rimaste. Intanto Andrea sistema a tavola il vassoio del dolce.

ANDREA: Non c’era tutta questa fretta.
PAOLA: A posto, a posto, non sentirti in colpa.
LUCIA: Le altre ce le portiamo via: domani saranno ancora buone. Tanto sono per noi, no?
ANDREA: Per me no di certo, sto a dieta!
LUCIA: Brutto farabutto! (gli dà uno schiaffetto sul braccio) 
PAOLA: Libero il tavolo e porto in cucina. (porta in cucina il vassoio delle tartine)
ANDREA: Allora?
LUCIA: Ti amo. 
ANDREA: Anch’io, non dimenticarlo.
LUCIA: Che…?
ANDREA: Sshh, sta tornando!
PAOLA: Allora? Chi fa le parti?
LUCIA: Il padrone di casa, no?
ANDREA: Se volete… Accidenti, ho dimenticato di prendere il coltello…(fa per alzarsi) 
LUCIA: (lo ferma) Alt! Stavolta tocca a me! (esce in cucina) 
PAOLA: Lo sai che mi hai fatta felice? Sei un uomo meraviglioso.
ANDREA: Spero che penserai così ancora a lungo.
PAOLA: In che senso…
LUCIA: (rientra) Va bene questo?
ANDREA: Perfetto.
PAOLA: A me piccola.
LUCIA: A me più piccola.
ANDREA: Ma guardate che fa davvero male!
PAOLA: Sicuro? (Andrea annuisce gravemente) Allora grande!
LUCIA: A me più grande!
ANDREA: Ecco qua. (distribuisce i piattini) Ecco, lo sapevo: devo prendere lo champagne. Scusate, torno subito. (va in cucina) 
PAOLA: Buona!
LUCIA: Tanto tanto male!
ANDREA: (rientra con due buste) Eccomi.
PAOLA: Ma è buonissima!
LUCIA: Quando l’apriamo ‘sta pasticceria?
ANDREA: Ehm, speriamo presto. 
PAOLA: Che c’è?
ANDREA: Niente. È solo che…è arrivato il momento della sorpresa. (siede con aria affaticata) 
PAOLA: Benissimo! E cos’è quella faccia?
LUCIA: Qualcosa che non va?
ANDREA: Spero…spero di no. (porge ad ognuna una busta) 
PAOLA: L’apriamo adesso? (Andrea annuisce) Cos’è?
ANDREA: Apri e leggi. Lucia, fa lo stesso anche tu.

Le due sorelle leggono. Per entrambe l’espressione cambia da un’iniziale allegria a perplessità

PAOLA: Scusa…non capisco. Sei…sei sicuro che questo sia il biglietto che toccava a me?
LUCIA: Ecco, sì, volevo chiederti la stessa cosa.
ANDREA: Forse avete ragione, scusate. Invertiteveli.

Le sorelle si passano il biglietto attraverso la tavola

LUCIA: Ma…è uguale a quell’altro!
PAOLA: Sì… (apprensiva) Che significa?
ANDREA: Secondo te?
PAOLA: Perché scrivi che ami mia sorella?
LUCIA: (arrabbiata) Che razza di scherzo è?
ANDREA: Non scherzo. È la pura verità.
PAOLA: Non…non capisco…Caro, che vuol dire tutto questo?
LUCIA: Andrea, perché t’ha chiamato “caro”?
ANDREA: Perché io e Paola ci amiamo.
LUCIA: Ma tu ami me!
ANDREA: Anche.
PAOLA: Anche?
LUCIA: Come: "anche"!
ANDREA: È arrivato il momento di dirvelo. Forse è il passo più doloroso, ma era necessario...
PAOLA: Ma cosa dici? 
LUCIA: Non ci sto capendo niente!
ANDREA: Un attimo, un attimo! Lo so che siete confuse, adesso, ma vi devo pregare di lasciarmi parlare, altrimenti rimarrà tutto solo un grande imbroglio. (un respiro) Dunque. Non v'è sembrato strano, prima, di aver indovinato la porta del bagno come se già sapeste dov'era? (sorpresa nelle sorelle) Il nome di Luigi vi dice niente? (maggior sorpresa) Paola, ricordi come ci siamo conosciuti, noi due? E dove? E tu, Lucia? Mi sono trovato a raccattare i resti di ciò che quel superficiale aveva rovinato. Vi ho accudite, curate, senza che lo sapeste tra di voi perché...perché c'era qualcosa che non dovevate sapere l'una dell'altra. Poi è successo qualcosa che non era previsto: vi siete innamorate entrambe del vostro salvatore. Vi ho aiutate, sostenute per quanto ho potuto e intanto la relazione con ognuna di voi andava avanti. La cosa era favorita dal fatto che avevate orari molto diversi che facevano sì che non v'incontraste, anche se ora il nuovo lavoro di Paola avrebbe reso la situazione molto difficile... In ogni caso ho scelto di mettere le carte in tavola perché...non ne posso più: non è giusto, non è leale. Proprio perché vi voglio un bene dell'anima non posso mettermi tra voi due. A fianco sì, sottobraccio, mano nella mano e...a letto, certo, come espressione della dedizione totale che proviamo a vicenda. Ho avuto da voi qualcosa che rasenta l'immagine della felicità; non credevo più che esistesse. Io ti amo, Lucia. Ti amo, Paola. Adesso lascio a voi di scrivere il resto di questa storia, più di questo non posso fare.

Un attimo di gelo.

LUCIA: Allucinante!
PAOLA: Andrea, guardami, dimmi che non è vero. (Andrea la guarda) No, è tutto vero.
LUCIA: Come hai potuto? Ti parlavo di me, ti dicevo le mie cose... Con chi parlavo? Con chi?
PAOLA: Non capisco dove sono... Oddio, mi gira la testa...!
LUCIA: Traditore, traditore!
PAOLA: Il mio "amico"... (a Lucia) Il tuo "amico"... (ad Andrea) Eri tu. Solo tu. Sempre tu.
LUCIA: Maledetto: mi hai tradito! Hai tradito la mia fiducia! Anche quella di mia sorella! Come hai potuto!
PAOLA: Non ce la faccio...
LUCIA: Maiale, porco, pervertito! Ti...ti rendi conto? Non posso nemmeno prendere a cazzotti la mia rivale perché...perché è mia sorella e...e io sono la sua, di rivale, e...e...ti odio, Andrea, ti odio con tutta me stessa!
PAOLA: No, non ce la faccio, è troppo. Io...io me ne vado. (si alza con ribrezzo per la sedia e per gli oggetti che la circondano) Via da questo schifo, via...
LUCIA: Aspettami! Vengo con te. Voglio chiudere con te la porta di questa casa. Per sempre.

In un silenzio teso le due sorelle imboccano il corridoio di uscita; dopo un istante risuona il tonfo della porta di casa chiusa con violenza. Pausa. Andrea si alza stancamente e comincia a sparecchiare. Durante le faccende trova il telecomando dello stereo e fa ripartire la musica: è un valzer lento. Andrea balla da solo.

Buio


Scena 22: scusa, Andrea

Tre ore dopo. Andrea sta finendo di spolverare con movimenti stanchi e svogliati. Suonano alla porta. Andrea guarda l'orologio, è tardi, poi va all'ingresso con curiosità. Lo si vede rientrare perplesso seguito da Paola e Lucia.

ANDREA: (confuso) Scusate se non so che dire. Non aspettavo visite, a quest'ora poi... 
LUCIA: Da parte nostra, in particolare.
ANDREA: Proprio così. Volete accomodarvi?
LUCIA: Sì, grazie.

Le due sorelle si siedono dalla stessa parte del tavolo; in ogni caso Andrea viene a sedersi dalla parte opposta alla loro. Un silenzio.

ANDREA: Posso...posso offrirvi qualcosa?

Breve sguardo interrogativo tra le due sorelle.

PAOLA: Io un tè lo prenderei.
LUCIA: Anch'io, grazie.
ANDREA: Bene. (si avvia in cucina con evidente sollievo per aver trovato qualcosa da fare che lo liberi anche temporaneamente dall'imbarazzo) 
PAOLA: (ad alta voce) Per me al limone...
ANDREA: (da fuori) Lo so, con molto zucchero. Lucia invece latte e poco zucchero. Di canna.
LUCIA: (tra sé) Di canna, sì.

Le due sorelle si guardano.

PAOLA: Sei sempre della stessa idea?
LUCIA: Io sì. Lo vedi: sa perfino questo.
ANDREA: (rientra) L'acqua è sul fuoco. Col bollitore...
PAOLA e LUCIA: ...si può sentire da qui quando l'acqua bolle. (riso imbarazzato di tutti e tre) 

Un silenzio.

LUCIA: Ti starai chiedendo il perché del nostro ritorno...
PAOLA: ...dopo quello che ci hai fatto scoprire!
ANDREA: Sì, ecco. Come si suol dire: a cosa devo...?
PAOLA: Avremmo bisogno di capire bene alcune cosette.
LUCIA: Sì, ma prima di questo vorremmo dirti che...sei stato molto sincero. Non dev'essere stato facile, non è vero?
ANDREA: No, infatti.
PAOLA: E...ci dispiace per la scenata, ma puoi capire...
ANDREA: Capisco benissimo.
LUCIA: Se non ci fosse stata di mezzo lei t'ammucchiavo le ossa.
ANDREA: L'avevo preventivato.
PAOLA: Un coltello, in borsetta ce l'ho sempre...!
ANDREA: Ah!
LUCIA: Paola!
PAOLA: Eh! Col lavoro che facevo! Però non so se l'avrei tirato fuori davvero.
ANDREA: Credo di no. Sei troppo buona.
LUCIA: Troppo stupida, dirai.
PAOLA: È arrivata la scienziata! Perché invece tu con Luigi c'eri andata per una ricerca chimica, no?
LUCIA: E tu per "accompagnarlo" in camera da letto!
ANDREA: Ragazze, ragazze, scusate! Non litigate fra di voi, altrimenti, tanto valeva... Non credete?
PAOLA: Hai ragione, scusa. Lucia, tagliamo corto con queste storie, lo dicevamo prima, che sennò non si arriva a niente.
LUCIA: Sì, tanto avremo tempo per riparlarne, se vorremo.
PAOLA: Ecco. Così siamo venute in primo luogo per scusarci della scenata che abbiamo fatto. Ne abbiamo parlato tra di noi, prima e abbiamo concluso che con tutto quello che hai fatto per noi non ti meritavi...questo.
ANDREA: Per carità! Mi rendo conto. Non era una cosa da poco.
LUCIA: Lo sapevi che avremmo reagito...insomma, sì, con una certa veemenza?
PAOLA: Potevamo spaccarti i mobili...
LUCIA: ...potevamo spaccarti la faccia!
ANDREA: Ve l'ho detto: ero pronto a tutto. Se aveste dato un'occhiata più attenta in bagno avreste trovato un bel po' di roba che ho comprato stamattina in farmacia: garza, cerotto, disinfettante e via di seguito.
PAOLA: Per curati le ferite!
ANDREA: Per curare le vostre. Quando si frantumano le cose è facile farsi male..
LUCIA: E tu?
ANDREA: Me ne sarei andato dritto al Pronto Soccorso.
LUCIA: E che gli avresti raccontato?
ANDREA: Mah, non so: magari di aver sbattuto in un comodino...
PAOLA: ...o due!

Ridono francamente. Il fischio del bollitore interrompe l'atmosfera.

PAOLA: Il nostro tè!
ANDREA: È vero! Scusate, torno subito. (esce) 
PAOLA: Allora?
LUCIA: Non c'è proprio niente da fare.
PAOLA: Non è mica detto...
LUCIA: Intanto glielo diciamo, poi vediamo.
PAOLA: Mi manca il coraggio.
LUCIA: Pensa che per lui dev'essere stata più dura.
PAOLA: Sì, ma...
ANDREA: (rientra con un vassoio con tazze e teiera) Ecco il tè. (posa sul tavolo) Sentite, ve lo devo proprio dire: non potete immaginare quanto sia felice di rivedervi qui, una per una e tutt'e due insieme. È difficile da spiegare...
PAOLA: Non ti preoccupare, per me non è molto diverso...
LUCIA: Anche per me.
ANDREA: Bene. (a Lucia che protende la mano per versare il tè) Ah, ah! Lasciate che sia io a servire il tè alle donne che amo. Chissà quando può ricapitare!
PAOLA: Proprio.
LUCIA: Già.

Andrea serve in un improvviso silenzio. Rendendosi conto dell'improvviso cambio di atmosfera guarda interrogativamente prima l'una poi l'altra.

ANDREA: Che c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato? Ah, già, scusatemi, vi prego, non dovevo. È appena successo quello che è successo e io...sono proprio insensibile!
LUCIA: Non direi...
PAOLA: Andrea, dovrei chiederti un paio di cose, ma prima devo farti l'ultimo ringraziamento: mi hai fatto riscoprire mia sorella. Poteva andare in un'altra maniera: potevamo comportarci come due perfette estranee, prenderci per i capelli, o peggio. 
LUCIA: È vero. Invece questa situazione ci ha fatte sentire più vicine. Abbiamo dovuto raccontarci cose che ci tenevamo segrete per vergogna...
PAOLA: ...per orgoglio... Forse non ce le saremmo confessate neanche da vecchie.
LUCIA: (sogghignando) Te lo figuri che ridere se lo scoprivamo sulla panchina di un ospizio?
PAOLA: (ridendo) Sì! E più andavamo avanti più ci raccontavamo le stesse cose!
LUCIA: Ah! Bellissimo! Luigi! 
PAOLA: Andrea!
LUCIA: Le stesse cose!
PAOLA: Gli stessi posti!
ANDREA: (che partecipa alla loro ilarità) Pazzesco! Da non credere!
PAOLA: Ma tu immagina che dentro e fuori...!
LUCIA: Sembra una comica!
ANDREA: Altro che comica!
PAOLA: Sì, Andrea, come hai fatto a...a...?
LUCIA: ...ad evitare che ci dessimo una testata appena girato l'angolo?
ANDREA: Non è stato facile. Ci sono stati dei momenti che non ci capivo più niente: aprivo una porta e invece quella di voi che c'era, stava in un'altra stanza. Ma lo facevo perché appena un'ora prima c'era stata l'altra! Una confusione!
PAOLA: Gli ultimi tempi m'eri sembrato un po' svagato!
LUCIA: A me m'avevi chiamata "Pucia"!
PAOLA: E a me, proprio ieri, "Luola"! (altro scoppio di risate) 
ANDREA: Ah, ah! Certo che vista così è divertente, ma che stress!

Il riso diminuisce. Al suo termine le sorelle hanno uno sguardo d'intesa.

ANDREA: (che non se n'è accorto) Ah, sapeste come mi sento più leggero, adesso! Non ne bevete più?
LUCIA: A proposito di quello stress... Nonostante questo, hai detto che ci amavi. L'hai detto fino all'ultimo. 
PAOLA: Era vero, Andrea? Non aver paura di ferirci: la situazione era quel che era, ce ne rendiamo conto.
ANDREA: Siete diverse. In quanto sorelle ci sono caratteristiche comuni, ma questo significa poco o niente. La realtà è stata che mi sono innamorato di ciascuna di voi. Non sono riuscito ad evitarlo, scusatemi.
PAOLA: Stiamo parlando d'amore, lascia stare le scuse.
LUCIA: Sì. Se mi ami veramente non devi scusarti di niente.
ANDREA: Io...non so più che dire. Guardandovi negli occhi prima una poi l'altra, rivedo e sento ancora forte, rovente, il desiderio, la passione, la bellezza dei vostri sentimenti, dei vostri pensieri... Ma lo capite, vero, che non è una situazione normale?
PAOLA: Ti capisco, tesoro: finché è lo slancio passionale...
LUCIA: ...finché la forza del desiderio ci trascina...
ANDREA: Ecco, questo! Mi rendevo conto che la cosa non andava bene, ma...
PAOLA: ...non potevi smettere!
LUCIA: E ancora, e ancora...!
PAOLA: ...a lungo, ogni giorno diverso...
LUCIA: ...ed ogni giorno più bello!
ANDREA: Peccato che doveva finire in qualche modo. Non ho trovato un modo migliore.
PAOLA: Sai? Prima, fuori, io e Lucia abbiamo pensato...
LUCIA: ...sì, ecco...peccato che debba finire in questo modo, no?
ANDREA: Eh, peccato.
PAOLA: ...che debba finire...
LUCIA: ...che debba finire...
ANDREA: (non capendo) ...che debba finire... Che?
PAOLA: (con un gesto che comprende la stanza e i presenti) Questo.
ANDREA: Questo?
LUCIA: Questo, sì!
ANDREA: Questo?
LUCIA: Questo! Noi tre.
ANDREA: Noi tre?
PAOLA: (a Lucia) Te l'avevo detto.
LUCIA: Non...potremmo continuare?
ANDREA: Continuare?
PAOLA: (ad Andrea) Ti senti bene?
ANDREA: Chi, io?
PAOLA: Lo vedi...
LUCIA: Calmo, calmo! Non è niente di grave, amore mio, stammi solo a sentire. Io e Paola abbiamo pensato che non siamo mai state così bene in vita nostra, abbiamo trovato entrambe l'uomo della nostra vita. È lo stesso uomo, ma poteva andare peggio!
ANDREA: Peggio?
PAOLA: Quello che vuole dire è che potevamo incontrare qualcuno che ci piaceva, può sempre succedere, ma quello che dici "è lui" potresti anche non incontrarlo mai! Siamo state fortunate!
ANDREA: Siete state.
LUCIA: Ecco: vorremmo continuare ad esserlo.
ANDREA: Ah, sì? (sviene ed entrambe lo soccorrono) 
PAOLA: Oddio, amore mio!
LUCIA: Tesoro!
PAOLA: Presto, un bicchiere d'acqua!
LUCIA: Sì, vedrai che ti ci lascio sola!
PAOLA: Sta male! Avevamo detto qualcosa, mi sembra!
LUCIA: Niente gelosie. Hai ragione, scusa. Vado.
PAOLA: (ora che è sola lo stringe al petto cullandolo, parlandogli come ad un bambino) Povero, povero amore mio. No, no, non fare così. Adesso viene l'angioletto con l'acqua fresca.

Lucia rientra; vedendo la sorella fa un paio di colpetti di tosse; Paola allontana un po' la testa di Andrea dal seno stringendosi nelle spalle, prende il bicchiere e lo versa cautamente nelle labbra esanimi di Andrea. Andrea tossisce spruzzando un po' d'acqua in giro 

PAOLA: Un tovagliolo, presto!
LUCIA: Stavolta vai tu, eh!
ANDREA: Che...che...?
PAOLA: Aspetta, si sta riprendendo!
LUCIA: Tesoro! (accorre anche lei con le sue carezze) 
ANDREA: Che vuol dire? Avreste intenzione di...sì, insomma: di continuare? (annuiscono) Dentro e fuori, dentro e fuori?
PAOLA: No.
LUCIA: Dentro.
PAOLA: Tutte e due.
ANDREA: Ah, sì? 
LUCIA: Allora?
ANDREA: Beh...Poteva andare peggio...

Buio



Scena 23: All'Anagrafe

Ufficio dell'Anagrafe: una scrivania con un paio di sedie davanti ed alcuni fascicoli ammucchiati. 

ANDREA: (entrando, timidamente) Permesso? C'è nessuno?
IMPIEGATA: (da fuori) Sto in pausa!
ANDREA: Ah. Quindi, che vuol dire: torno dopo?
IMPIEGATA: No, si sieda, ma deve aspettare che ritorno.
ANDREA: Bene e...tra quanto ritorna?
IMPIEGATA: (lievemente allarmata) Che gliene importa? È un ispettore, per caso?
ANDREA: No, no: è solo una denuncia di nascita!
IMPIEGATA: Allora stia lì e aspetti.
ANDREA: Va bene. (un tempo) Ma...quanto?
IMPIEGATA: Ancora?
ANDREA: No, sa, è che dovrei tornare in ospedale a...
IMPIEGATA: (entra battagliera) Tanto, per nascere è nato! Mica rientra dentro se aspetta un po', no?
ANDREA: (intimidito, a testa bassa) Certo, certo. 
IMPIEGATA: (dopo un momento d'immobilità assoluta) Andrea?
ANDREA: Sì, mi conosc...? Loredana? 
LOREDANA: Sei proprio tu?
ANDREA: E tu che ci fai qui? Non stavi alla Marina Mercantile?
LOREDANA: (dopo un attimo di esitazione gli va accanto con un largo sorriso) Caro, come sono contenta di rivederti!
ANDREA: (un po' esitante) Anch'io. (si alza e si abbracciano) 
LOREDANA: È un anno, eh?
ANDREA: Penso di sì, più o meno...
LOREDANA: Tredici mesi e mezzo. Sei rimasto il solito approssimativo.
ANDREA: E tu quella precisa. Ma...non pensavo d'incontrarti...
LOREDANA: Ho ottenuto un trasferimento. Era da un po' che l'avevo chiesto, già da prima che ci lasciassimo.
ANDREA: Non...non lo sapevo.
LOREDANA: Non sapevi tutto di me.
ANDREA: Me ne sono accorto.
LOREDANA: (piccata) Che vuoi dire?
ANDREA: Niente, non volevo sembrare polemico. Era solo una constatazione. Questa, come altre cose che m'hai detto dopo... Non ha importanza, credimi.
LOREDANA: Davvero, non ne ha?
ANDREA: Fino a qualche tempo fa, forse, ma adesso...
LOREDANA: Già, adesso...sei qui e immagino che non capiti per caso in questo ufficio.
ANDREA: (annuisce) Denuncia di nascita.
LOREDANA: (va dalla sua parte della scrivania) Prego, accomodati.
ANDREA: Grazie. (siede) 
LOREDANA: Ti trovo bene.
ANDREA: Anche tu. Sei bella come sempre.
LOREDANA: Grazie, non è necessario...
ANDREA: Non è un complimento, è un fatto evidente.
LOREDANA: Grazie lo stesso. (prende un modulo, poi si ferma) Sai, ho pensato diverse volte che...
ANDREA: Non funzionava. Tutto qui.
LOREDANA: A me sarebbe piaciuto avere un bambino.
ANDREA: Sei sicura che io c'entrassi qualcosa?
LOREDANA: Ma come...!
ANDREA: No, scusa, volevo dire che...non mi amavi veramente. Volevi un bambino, me l'avevi detto, e sarebbe piaciuto anche a me, però... Non mi amavi. Non eravamo una cosa sola. Povero ragazzino, te lo figuri? Con Mamma, con Papà, mai con tutt'e due insieme, anche se fossimo stati in tre.
LOREDANA: Non ti seguo...
ANDREA: Non fa niente: non avrebbe funzionato di più se avessimo avuto un figlio. Tutto qui.
LOREDANA: A volte la nascita di un bambino rinsalda la coppia, dicono.
ANDREA: C'è da vedere chi è a dirlo.
LOREDANA: Non ci credi?
ANDREA: No. E tu?
LOREDANA: Perché no?
ANDREA: Se va bene per te...
LOREDANA: (con tono leggermente di sfida) Per me sarebbe anche andato bene, non ci vedo niente di sbagliato. Il tempo, a volte...
ANDREA: Già, il tempo. Si diventa più rispettosi, immagino. Si conoscono meglio i confini dell'altro, quelli da non varcare sennò sono guai: scenate, litigi, tensioni sotterranee, ripicche. Quest'argomento sì e quest'altro no. Gerarchie che si consolidano, in cui uno prende il bastone del comando e non lascia niente a quell'inetto dell'altro. Ne avessimo visti pochi così! 
LOREDANA: Per noi poteva essere diverso.
ANDREA: Non lo era in partenza, chissà per quale miracolo saremmo dovuti cambiare... (un gesto distensivo, un sorriso) Comunque, è andata! Conoscerci e lasciarci può comunque essere stato utile come base di lancio per qualcosa di migliore!
LOREDANA: Certo! A quanto pare a te è andata bene.
ANDREA: Devo proprio dire di sì, sono molto contento. Tu?
LOREDANA: Anch'io sono felice: mi sono fidanzata!
ANDREA: Congratulazioni. 
LOREDANA: Grazie. È un uomo meraviglioso. Con lui faccio la vita che ho sempre sognato!
ANDREA: Già, me lo dicevi spesso. Per me sarebbe stata un po' troppo impegnativa.
LOREDANA: Eh, ma caro mio, per te il dopo cena significava solo andare a dormire!
ANDREA: Quando tu uscivi.
LOREDANA: A te non andava mai!
ANDREA: Ancora adesso non capisco che ci trovi nell'andare in certi posti.
LOREDANA: Se a te non piaceva andarci, perché avrei dovuto rinunciare?
ANDREA: Ma no, ma no, ero contento che andassi a divertirti. È solo che...siamo diversi.
LOREDANA: A casa ci rimanevo, mi sembra. Peccato che non serviva un gran che. (sguardo interrogativo di Andrea) Non funzionavi molto bene.
ANDREA: Ah, questo. Beh, che dire, facevo del mio meglio. Anche tu, credo, ma...va così, a volte non ci sono spiegazioni.
LOREDANA: Con lui invece va benissimo.
ANDREA: Mi fa piacere.
LOREDANA: Stiamo facendo anche progetti di andare a vivere insieme.
ANDREA: Addirittura.
LOREDANA: Ci vogliamo tanto bene. È un uomo decisamente superiore alla media. Bello, forte, di classe!
ANDREA: Ehm, bene...Adesso, scusa se te lo dico, ma il tempo vola e dovrei tornare in ospedale.
LOREDANA: Non una clinica?
ANDREA: No, sai, la faccenda era un po' complicata e così abbiamo deciso che...
LOREDANA: Quando avrò un figlio voglio che sia nella clinica più bella e lussuosa: dev'essere un sogno!
ANDREA: Ti faccio davvero tanti auguri, ma ora ti dispiacerebbe se...
LOREDANA: Certo, per carità. (prende un modulo) Dunque, le generalità del padre...
ANDREA: Andrea...
LOREDANA: Per carità, Andrea, so già tutto: data di nascita, luogo di nascita, sesso... 
ANDREA: Bontà tua...
LOREDANA: ...ricordo benissimo anche il tuo codice fiscale.
ANDREA: Perfino.
LOREDANA: Sì. Ecco qua. Il nome della mamma?
ANDREA: (infilando con difficoltà una mano in tasca) Ecco, qui la faccenda si fa interessante...

In quel momento si sente bussare allegramente alla porta che si socchiude.

VOCE di UOMO: Ma qui c'è scritto solo "dottoressa"! Che vergogna: "strafica" dovevano scriverci! (canzonando) Dottoressa! Posso entrare?
LOREDANA: Adesso? (ad alta voce) Non puoi ripassare?
VOCE di UOMO: Se non ti vedo subito mi scoppiano le mutande!
ANDREA: È "lui"? (Loredana annuisce imbarazzata) Di classe!
LOREDANA: Caro, ho da fare!
VOCE di UOMO: Puoi giurarci bambolina mia. Da adesso avrai parecchio da fare.

La porta dell'ufficio si spalanca rivelando Luigi, spavaldo e tirato a lucido.

ANDREA: Luigi?
LUIGI: (sbalordito) Andrea?
LOREDANA: E che cavolo!
ANDREA: Che ci fai qui?
LUIGI: Tu, piuttosto!
ANDREA: Una pratica.
LUIGI: Ma questo è l'Ufficio Nascite... Non dirmi! Congratulazioni, vecchio porco! (con impeto lo tira su dalla sedia e lo abbraccia) Dobbiamo festeggiare!
LOREDANA: Luigi...
LUIGI: Non immagini quanto sono contento. Sei l'ultimo cui avrei pensato per una cosa del genere, ma...si vede che il fumaiolo qualche colpetto di tosse lo fa ancora, eh?
LOREDANA: Luigi.
LUIGI: Ma no, dài: hai comprato un neonato dagli zingari e lo fai passare per figlio tuo, eh?
ANDREA: (gelido) Molto divertente.
LOREDANA: (quasi gridando) Luigi!
LUIGI: Dolcezza?
LOREDANA: La smetti di fare il cretino una volta tanto?
LUIGI: Ma...sai...si tratta di un vecchio amico...
LOREDANA: Contegno, Luigi, contegno, quante volte te lo devo dire?
LUIGI: Scusa, hai ragione.

Un momento di silenzio

ANDREA: Così...è Luigi.
LOREDANA: (in difficoltà) Già.
ANDREA: "Bello, forte, di classe"... (a Luigi) Da quanto è che state insieme? 
LUIGI: Da quanto è che... (un gesto un po' volgare con la mano) vuoi dire?
LOREDANA: Smettila, cafone!
ANDREA: Ah, capisco. (a Loredana) Prima o dopo che mi aiutasse a comprare casa?
LUIGI: (cercando di sistemare le cose) Non volevamo, credimi, amico mio! C'erano le tue cose da recuperare da lei, a casa sua, no? Tu non te la sentivi di rivederla, caso voleva che conoscevo già il posto, e così noi ci vedemmo...e rivedemmo...e...
LOREDANA: Ma sei proprio un deficiente!
ANDREA: Basta, basta, non voglio sapere altro.
LOREDANA: E invece adesso devi stare a sentire me, altrimenti chissà che idea ti fai. Ero triste, mi sentivo sola, (enfatica) m'avevi abbandonata. L'avevo conosciuto ad una festa qualche tempo prima; rivedendolo...
LUIGI: Credile, Andrea, rivedereci e ricominciare da dove avevamo lasciato la volta precedente fu tutt'uno!
LOREDANA: Zitto, parlo io! Ci siamo frequentati per qualche tempo, poi per un certo periodo, quando abitava da te, non ci siamo più visti.
ANDREA: Eh sì, era piuttosto impegnato, posso testimoniarlo.
LOREDANA: (sospettosa) In che senso?
LUIGI: Non starlo a sentire...
ANDREA: (vago) Ma sai...Non so neanche dire bene: c'era un tale traffico in quella stanza...!
LOREDANA: In quella casa, vorrai dire.
ANDREA: Ho detto "stanza".
LOREDANA: Brutto farabutto!
LUIGI: No, cara! Si sta inventando tutto!
LOREDANA: E così la donna leggera sarei stata io!
LUIGI: Ma no, era un modo di dire!
LOREDANA: Ecco cosa intendeva William quando diceva che avevi un certo "giro"!
ANDREA: William?
LUIGI: E bravo! Gli rimediavo le fichette e intanto mi fregava.
ANDREA: Lory, chi sarebbe William?
LOREDANA: (violenta) Uno che ho conosciuto, perché?
ANDREA: No, così...
LUIGI: Uno dei tanti, potremmo dire! Le piacciono più giovani, l'avresti immaginato?
LOREDANA: Puttaniere che non sei altro!
LUIGI: Di una donna come si dice?
LOREDANA: Avevi bisogno di un periodo di riflessione, eh? E intanto t'eri fatto il nido per portarci le puttane! 
ANDREA: Ehm...no, adesso, scusate...
LUIGI: Mignotta!
LOREDANA: Stronzo!
ANDREA: (ad alta voce) La fate finita? (i due si zittiscono e si voltano a guardarlo) Non me ne importa niente dei vostri litigi, di quello che avete combinato, non combinato... Ho da fare! Denuncio le nascite e me ne vado!
LUIGI: Nascite?
LOREDANA: Mi avevi detto di aver avuto "un" figlio.
ANDREA: No. Ho detto di dover fare una Denuncia di nascita, ma non ho detto di quanti bambini.
LUIGI: Ah.
LOREDANA: E...quanti?
ANDREA: Due.

Dopo un attimo di sorpresa, Loredana si ricompone e torna a sedere al suo posto; lo stesso fa Andrea, mentre Luigi rimane in piedi dietro a Loredana.

LOREDANA: Dunque. Dimmi i nomi dei due bambini.
ANDREA: Apollo e Dafne.
LOREDANA: La madre?
ANDREA: Paola Gentili e Lucia Gentili. Ecco le generalità (fornisce un foglietto) e le fotocopie dei documenti. (altri due fogli) 
LOREDANA: Solo la madre, per piacere.
ANDREA: Te l'ho dette: Paola e Lucia Gentili.
LOREDANA: (una pausa) Non ho capito.
ANDREA: (scandendo) Paola Gentili, madre di Apollo, e Lucia Gentili, madre di Dafne. Sono sorelle.
LUIGI: (tra sé) Mi dice qualcosa...
LOREDANA: Non sono gemelli?
ANDREA: No.
LOREDANA: Due madri?
ANDREA: Due, sì.
LOREDANA: Due figli?
ANDREA: (con gentile lentezza) Due mamme, due figli. Un papà, io.
LOREDANA: Tu?
LUIGI: Tu?
ANDREA: Io, sì. Me li registri, adesso che è tutto chiaro?
LUIGI: Scusa, scusa un momento... Ma non potrebbe darsi che io le conosca queste due?
ANDREA: Tutto è possibile. (a Loredana) Allora? Problemi?
LOREDANA: (scossa) Hai avuto due bambini da due donne diverse?
ANDREA: Sono sorelle...
LOREDANA: Come hai fatto a sposarle?
ANDREA: Eh, purtroppo non posso!
LUIGI: Sei bigamo!
ANDREA: È proprio per non diventarlo che non le posso sposare entrambe. Però va bene lo stesso, stiamo da Dio, tutti e tre. Ah, naturalmente i bambini vanno registrati con il cognome della madre!
LOREDANA: Certo, certo. E hai avuto due bambini da...da queste sorelle?
ANDREA: (sorridente) Sono nati a poche ore uno dall'altro, è stata una cosa bellissima, l'emozione più grande della mia vita!
LUIGI: Ci credo!
LOREDANA: E come vorresti registrarli?
ANDREA: Intanto riconosco la paternità, poi vedremo. (evidentemente frastornata Loredana fa cenno di sì e si dedica alla preparazione dei documenti) 
LUIGI: Ma stai con tutte e due?
ANDREA: In quella casa, sì.
LUIGI: Tutti insieme?
ANDREA: Naturale! Non è mica vietato andare d'amore e d'accordo.
LUIGI: Anche "d'amore", hai detto?
ANDREA: Niente gelosie, è tutto chiaro e tranquillo.
LUIGI: Ma...Paola "Paola" e Lucia "Lucia"? Una mora e l'altra bionda...?
LOREDANA: (alzando un attimo la testa) Che ne sai tu? (gesto di Luigi per dire "aspetta" e Loredana, scontrosa, si rimette al lavoro) 
ANDREA: Sì, Luigi, le hai conosciute. Come tante altre, d'altronde.
LUIGI: E bravo!
ANDREA: Che vuoi dire?
LUIGI: Lo vedi che t'è servito il fatto che stavo a casa tua?
ANDREA: Senti: perché devo farti per forza una paternale? Possibile che non hai ancora capito la differenza tra amare e fare l'amore? Con te hanno fatto l'amore per alcune ore, me mi amano tutto il giorno e tutta la notte, tutti i giorni. Ma lo sai perché di te si può dire che sei un superficiale? Mica per il fatto che non t'interessa conoscere com'è una persona dentro; quello potrebbe essere semplice egoismo o, che ne so, una timidezza patologica...È che tu sei bello! Loredana...Loredana! (Loredana alza la testa) Non è bello, Luigi? (Loredana annuisce stancamente poi torna al lavoro) E così la gratificazione degli altri è una cosa automatica: fai un sorriso, gonfi i muscoli e tutti ti danno retta, senza neanche accorgersene, specialmente le donne. Allora ascoltare, capire, faticare per entrarci dentro, e non solo nel senso che intendi tu, semplicemente non serve. Non serve, hai capito? Tu scivoli sulla gente, la sorvoli senza toccarla e ricevi comunque tutto quello che ti serve. Capire cosa vuol dire conoscere Paola, Lucia, o chiunque altro, non ti dà niente di più , quindi perché affaticarsi inutilmente? Amare, essere amati è una cosa completamente diversa... (rilevando lo sguardo inespressivo di Luigi) Tanto lo sapevo che perdevo tempo...!
LUIGI: No, no, guarda che non sono mica un cretino. T'ho seguito, altroché! Tant'è vero che ti devo fare una domanda, ma tu (ammonitore) mi devi rispondere sinceramente. A me non mi si frega!
ANDREA: Avanti.
LUIGI: Te, Paola e Lucia...te le sei scopate?
ANDREA: (lo guarda fisso, poi) No.
LUIGI: Aaah!
ANDREA: ...è stato lo Spirito Santo! (a Luigi è rimasto perplesso) Quanto tempo è passato da quando le hai conosciute tu?
LUIGI: E che ne so. Un anno, direi.
ANDREA: Ecco. Allora tu stà tranquillo che non c'entri niente. Oppure no, vuoi entrarci qualcosa?
LUIGI: Io? No, no!
LOREDANA: (rialzando la testa dai documenti) Oh, fatto! Non vi ho seguiti. Mi fate capire?
ANDREA: Poi te lo spiega lui; ha tutto chiaro in testa. Vado di fretta. Me li hai fatti i certificati?
LOREDANA: Ehm, sì. Due firme, una qui e una qui...ecco, altre due qui...va bene. (porgendogli due fogli) I certificati.
ANDREA: (con un sorriso larghissimo) Sono...sono emozionato, lo sapete? Sono...sono...

Si alza dalla sedia e va ad abbracciare prima Luigi poi Loredana che non riescono a reagire.

ANDREA: ..sono...(grida) felice! Felice!

Esce lasciando Luigi inebetito e Loredana che lo guarda cupamente.

Buio



Scena 24: Un giardino

Voci con sottofondo di guardino pubblico. 

VOCE DI BAMBINA: Mamma: ma perché Apollo non è venuto a giocare?
VOCE DI MAMMA: Perché sta con Papà e Zia Paola a fare dei giri.
VOCE DI BAMBINA: Uffa! Ma Papà sta sempre con loro!
VOCE DI MAMMA: Non è vero. Sta un po' con noi e un po' con loro. Non preoccuparti, è tutto a posto.
VOCE DI BAMBINA: Ma lui vuole più bene ad Apollo che a me?
VOCE DI MAMMA: Vi vorrebbe sempre insieme, a giocare sulle sue ginocchia.
VOCE DI BAMBINA: E allora, perché non ci stiamo sempre? Io mi diverto!
VOCE DI MAMMA: Non è sempre possibile fare quello che si vuole. Non sei contenta di stare qui, adesso, con me?
VOCE DI BAMBINA: Sì, ma...
VOCE DI MAMMA: Che c'è, tesoro?
VOCE DI BAMBINA: Luca dice che non è normale che Papà viva con te e con un'altra signora!
VOCE DI MAMMA: Luca è il tuo compagnuccio?
VOCE DI BAMBINA: Sì.
VOCE DI MAMMA: Quello che abita da solo con la Mamma?
VOCE DI BAMBINA: Sì.
VOCE DI MAMMA: (un tempo) Vorresti stare senza Zia e senza Apollo?
VOCE DI BAMBINA: No, senza Apollo no! E neanche senza Zia!
VOCE DI MAMMA: Beh, tu, al tuo amichetto e a tutti quelli che ti dicono qualcosa come lui, digli che...dentro casa nostra c'è soltanto un po' più di gente. E ci vogliamo tutti...
VOCE DI BAMBINA & VOCE DI MAMMA: ...tanto, tanto bene!

SIPARIO