IL TEMPO AD HANOI

di

Massimo Sgorbani


“Argo aveva il capo munito di cento occhi che si chiudevano al sonno a due a due, mentre gli altri restavano all’erta. Comunque si atteggiasse, guardava in direzione di Io; anche se le volgeva le spalle, l’aveva sempre davanti agli occhi” (Ovidio, Le Metamorfosi). 
Il protagonista ha qualcosa a che fare con Argo. Nel senso che anche lui ha cento occhi, anzi, ne ha molti di più. E anche lui, comunque si atteggi, ha sempre davanti agli occhi la sua Io. I cento e più occhi del protagonista sono gli obiettivi delle macchine fotografiche e delle telecamere. Occhi che nel sonno non si chiudono, ma restano all’erta. 
Il protagonista e il suo antenato Argo non conoscono il sonno profondo. Conoscono solo il dormiveglia. Simili patologie richiedono interventi radicali. Argo viene consegnato all’eterno riposo da Mercurio che lo colpisce “con la spada ricurva (…) nel punto in cui la testa si innesta sul collo”. Qualcosa del genere tocca anche al protagonista. Per lui, come per Argo, “quella luce che teneva desti tanti occhi si spegne e un’unica notte tutti li ricopre”.

Nota sulle didascalie: l’indicazione “dettaglio foto”, suggerisce la proiezione alle spalle del protagonista di un dettaglio dell’immagine che nel finale appare nella sua interezza. L’inserimento del dettaglio crea una cesura simile a quella tra la proiezione di una diapostiva e un’altra. Anche il “buio” secco può essere assimilato a questo tipo di cesura. Il buio secco è il vuoto tra l’apparizione di un’immagine e la successiva, l’intervallo tra le diapositive inserite in un “caricatore”. 

Alla fine anche ieri ci sono andato fuori dal quartiere, con tutto che avevo deciso di restare a casa alla fine ci sono andato. Ormai lo faccio tutte le domeniche, una volta riuscivo a saltarne una, anche due, ma adesso no, ogni domenica prendo la macchina e vado fuori dal quartiere. Ieri sono riuscito a farmi guardare mentre venivo, che non sempre mi riesce, mi sono masturbato davanti a quella biondina e subito dopo che lei mi ha guardato sono venuto, e poi sono andato via in fretta, e anche ieri me l’ero detto che cercavo di non farlo, ma invece niente, alla fine l’ho fatto, finisce sempre così, che non riesco a saltarne neanche una, di domenica, anzi è già tanto se non lo faccio in mezzo alla settimana, e meno male che durante la settimana è quasi impossibile, perché col fatto che sto tutto il giorno all’edicola, dovrei farlo la mattina prestissimo o alla sera dopo le otto. (pausa) E a quelle ore di bambini in giro non ce ne sono proprio. 

Buio

Buongiorno.
Brutto tempo stamattina, sì.
Dice che in serata viene a piovere.
Mi tocca mettere il cellofan, mi sa.
Che se no mi si bagnano tutti i giornali.
Se non ha gli spicci il suo me lo paga domani.
Non c’è problema, me lo paga domani. 

Sfuma a buio

Il fatto è che l’edicola è una cosa di famiglia, per cui a casa mia fin da quando ero piccolo c’erano sempre un sacco di giornali e riviste, ed è su una vecchia rivista che quando avevo undici anni ho visto quella foto. Quella della bambina con le braccia aperte. (pausa) È con quella foto che è iniziato tutto.

Buio

Due anni dopo, che ne avevo tredici, di anni, mi sono masturbato con Moro, quello rapito dalle Brigate Rosse. Aldo Moro. Non so bene perché, è che a tutti faceva tanta impressione, e sui giornali ci sono state due foto, prima una poi l’altra, due foto di Moro con la camicia slacciata e la seconda col giornale sul petto, ecco io mi sono masturbato con la seconda, perché vedere sul giornale la foto di Moro col giornale sul petto mi faceva effetto, mi faceva effetto la foto sul giornale con dentro un altro giornale, e io mi immaginavo il giornale con la foto di Moro che tiene un giornale con la foto di Moro che tiene un giornale con la foto di Moro che tiene un giornale con la foto di Moro, e così all’infinito, con la faccia di Moro che sprofondava dentro il petto di Moro, e diventava sempre più piccola, sempre più piccola, sempre più piccola. (pausa) Quando era piccola che quasi non si vedeva venivo. 

Buio

Perché mi sono masturbato con Moro, subito non l’ho capito, ma adesso sì, lo capisco, è perché lì così, rapito dalle Brigate Rosse, anche Moro sembrava un bambino. (pausa) E così la sua foto assomigliava a quell’altra. 

Buio

Qualche giorno fa, sempre parlando di Moro, ho visto su un giornale la pubblicità di un giornale femminile, con una donna che un po’ come Moro prigioniero delle bierre tiene il giornale femminile sul petto ma dietro, invece della stella a cinque punte, ha una scritta col titolo del giornale, e la frase della pubblicità dice qualcosa tipo “UN GIORNALE CHE TI RAPISCE”. Allora l’ho tenuta, quella pagina di giornale con la pubblicità del giornale femminile, perché pensavo che poi a casa mi eccitavo come a tredici anni con Moro, solo che quando ci sono arrivato, a casa, e ho preso la pagina di giornale con la pubblicità del giornale, l’ho guardata ma la donna non mi è sembrata un bambina, neanche un po’, e allora mi è presa una rabbia che alla fine l’ho strappata.

Buio

Il fatto che la domenica devo prendere la macchina e andare lontano dal quartiere è perché qui mi conoscono tutti, e poi il lunedì mattina cosa gli dico, metti che era la figlia di uno che viene a prendere il giornale, cosa gli dico, dovrei dire che quando brucio da dentro è colpa di quella foto a undici anni, ma non mi crederebbe. Per questo la domenica prendo la macchina e vado lontano, a volte mi faccio vedere standoci dentro, alla macchina, chiamo una bambina, lei viene e mi vede che mi masturbo, altre volte invece scendo dalla macchina, ma sempre lontano dal quartiere, e in effetti, a pensarci bene, di benzina è una bella spesa, ma almeno il lunedì mattina apro l’edicola tranquillo. 

Buio

Con o senza inserto?
Eh?
C’è la videocassetta.
Senza?
Sì, dice che viene a piovere.
In serata.
Allora, non la vuole la videocassetta?
E il cidì?

Sfuma a buio

Dopo Moro c’è stata quell’estate, non quella quando l’Italia ha vinto i Mondiali in Spagna, quella prima, era l’estate prima del Mundial quando Alfredino è caduto nel pozzo. Alfredino è caduto nel pozzo a Vermicino e c’è stata una diretta tv lunghissima, tutta l’Italia è rimasta inchiodata davanti ai teleschermi a vedere Alfredino caduto nel pozzo, io penso che Alfredino caduto nel pozzo abbia avuto uno share altissimo, anche se in quegli anni non si parlava ancora di share, mi pare, no, mi pare che in quegli anni non si misurava ancora lo share, comunque Alfredino caduto nel pozzo ha avuto tantissimi telespettatori, forse anche di più della finale Italia Germania dell’anno dopo, quella dell’urlo di Tardelli, sicuramente di più, perché la finale Italia Germania con l’urlo di Tardelli l’hanno vista soprattutto gli uomini, mentre Alfredino caduto nel pozzo l’hanno seguito tutti, uomini e donne.

Buio

Con Alfredino caduto nel pozzo non mi ci sono masturbato subito, però dopo un po’ sì, a ripensarci e a vedere i giornali mi è venuta la voglia, e insomma alla fine mi sono masturbato anche con Alfredino, nel senso che a letto mi mettevo un cuscino sulla faccia e immaginavo di essere anch’io nel pozzo, con tutta la gente sopra che cercava di salvarmi, e mi masturbavo, poi immaginavo che il presidente Pertini mi diceva coraggio che ti tiriamo fuori e mi masturbavo, poi immaginavo che nel pozzo calavano un nano che quasi riusciva a salvarmi e mi masturbavo, poi immaginavo che non c’era più niente da fare e urlavo aiuto aiuto, e quando gridavo aiuto mi schiacciavo forte il cuscino sulla bocca, così mi sembrava di soffocare come Alfredino. (pausa) E a quel punto venivo.

Buio

Oggi mi piacerebbe salvare un bambino caduto nel pozzo, mi piacerebbe che i bambini mi guardassero mentre salvo un bambino caduto nel pozzo e che il giorno dopo i giornali dicessero SALVA UN BAMBINO CADUTO NEL POZZO con la foto di me che salvo un bambino caduto nel pozzo e un’intervista dove mi chiedono cosa si prova a salvare un bambino caduto nel pozzo e io dico che è una cosa bellissima che tutti dovrebbero provare una volta nella vita. 

Buio

Se qualcuno lo scoprisse, dovrei spiegare perché lo faccio ma nessuno ci crederebbe che è iniziato con la foto della bambina con le braccia aperte, nessuno capirebbe. Ecco perché dovrei smettere, ma non so come fare, nemmeno avere una figlia mi fa smettere, nemmeno pregare mi serve, che perfino a Padre Pio gliel’ho chiesto, ho pregato la foto benedetta di Padre Pio, ma poi a vedere quelle mani fasciate, a sapere che Padre Pio soffriva per quelle ferite, alla fine l’ho buttata, la foto benedetta, perché mi sono detto qui va a finire come con Moro (pausa) Qui va a finire che mi masturbo anche con Padre Pio.

Buio

Hai visto eh?
E no che non c’era, il rigore.
Leggi, leggi, lo dicono che non c’era.
L’hanno fatto vedere alla moviola, leggi.
Ce l’hanno rubata, la partita.
Oh, aspetta.
Il resto, no? 

Sfuma a buio

La bambina mongoloide è una bambina mongoloide che ogni tanto viene all’edicola, però lei è sempre accompagnata da qualcuno, dato che è mongoloide, e poi comunque è del quartiere mica potrei farmi vedere da lei. Certo che una domenica mi piacerebbe farmi vedere dalla bambina mongoloide, è una cosa che mi fa impazzire solo a pensarci, di masturbarmi davanti alla bambina mongoloide, con lei che mi guarda con quegli occhi da mongoloide. Me la sono perfino sognata una notte, cioè ho sognato me guardato dalla bambina mongoloide, neanche sono sicuro se c’era lei nel sogno, ma c’ero io guardato dalla bambina mongoloide, questo sì, e quella notte infatti ho avuto una polluzione. Se mai potessi farmi vedere dalla bambina mongoloide, mi piacerebbe farmi guardare mentre vengo, e mi piacerebbe che lei dopo guarisse, che io venendo la faccio guarire, così lei non sarebbe più mongoloide, e siccome una delle ragazze di miss Italia ha detto in tivù che anche i mongoloidi sanno amare, mi piacerebbe che dopo che è guarita la bambina mongoloide andasse anche lei a miss Italia e dicesse che in effetti anche lei sapeva amare. 

Buio

I mongoloidi hanno gli occhi un po’ come gli asiatici. La bambina mongoloide è un po’ come una bambina asiatica. Non ci avevo mai pensato. Non ci avevo mai pensato che anche lei mi ricorda quella foto. (pausa) Che anche lei assomiglia alla bambina con le braccia aperte. 

Buio

Se i mongoloidi hanno gli occhi come gli asiatici, allora la bambina mongoloide potrebbe provare a partecipare a una miss Italia dell’Asia e magari vincerebbe, perché lì nessuno si accorgerebbe che è mongoloide ma tutti penserebbero che è asiatica, però dovrebbe prima prendere la cittadinanza di un paese dell’Asia, se no nemmeno potrebbe iscriversi, almeno così succede in Italia, che per iscriverti devi avere la cittadinanza italiana, quindi la bambina mongoloide dovrebbe scegliersi un paese dell’Asia e chiedere la cittadinanza di quel paese, e magari potrebbe scegliere il Vietnam. (pausa) Potrebbe scegliere il paese di mia figlia. 

Buio

Quando vengo è stranissimo, quando vengo davanti ai bambini è una cosa che non si può descrivere, perché in quel momento tutte le immagini mi si mescolano insieme nella testa, come in un film che scorre velocissimo, è una cosa da pazzi quel film, c’è Moro prigioniero delle bierre che nello stesso tempo è Alfredino nel pozzo e nello stesso tempo è la bambina mongoloide e anche la bambina con le braccia aperte e anche il bambino che urla e anche Tardelli che urla e anche miss Italia che urla, è miss Italia nel pozzo, è Alfredino prigioniero delle bierre, è Moro con le braccia aperte, è miss Italia prigioniera delle bierre, è Tardelli mongoloide che urla nel pozzo delle bierre, è Moro mongoloide che urla con le braccia aperte. (pausa) È una cosa da pazzi quel film. 

Buio

(saluta con la mano e parla a qualcuno un po’ distante) Oh! Dove vai?
E io qui sto, chi ci rimane se no all’edicola?
Ma passi poi?
Oh, passa però!
Ciao. 

Sfuma a buio

Da un po’ ho preso a depilarmi così mi posso far vedere senza peli, e senza peli sembro anch’io un po’ un bambino. Ho preso il rasoio e mi sono depilato facendo attenzione a non tagliarmi, ho anche rasato un po’ i peli sulla pancia, e mi sono fermato a guardare la cicatrice dell’appendicite, e allora ho pensato che mi hanno operato di appendicite quando ero bambino, e ho pensato che mi piacerebbe operare un bambino di appendicite, o forse che mi guardassero mentre opero un bambino di appendicite, che tanti bambini mi guardassero mentre opero un bambino di appendicite e che il giorno dopo i giornali dicessero OPERA UN BAMBINO DI APPENDICITE con la foto di me che opero un bambino di appendicite e un’intervista dove mi chiedono cosa si prova a salvare un bambino dall’appendicite e io dico che è stato fatto un altro passo avanti nella lotta all’appendicite.

Buio

Sì, ma a me chi mi intervista, mica sono famoso, dovrei essere un attore o un calciatore o un cantante, almeno andrei anch’io su Sorrisi e Canzoni, che è il settimanale che la gente compra di più. Su Sorrisi e Canzoni l’altro giorno c’era quella cantante che ha fatto un video dove ballava scatenata, dove faceva tutte quelle mosse da scatenata, e aveva una maglietta aderente, che sotto si vedevano le tette e i capezzoli, e poi si passava le mani sui fianchi, quella scatenata, e muoveva il bacino, finché a un certo punto la musica scatenata si fermava, e si vedeva una foto della cantante da bambina, nella vasca da bagno, e si sentiva la sua voce da bambina che cantava una canzoncina da bambini, e così per qualche secondo, per dieci circa, dopodiché riprendeva la musica scatenata, e tornava la cantante da grande, con la maglietta che sotto si vedevano le tette e lei che muoveva il bacino scatenata. Quel video me lo ricordo bene perché quando l’ho visto sono dovuto correre subito fuori dal quartiere, e è stata la volta che ho rischiato di più, quella, perché con quel video nella testa non riuscivo a fermarmi. (pausa) Quella volta anche se c’era gente intorno io mi masturbavo scatenato. 

Buio

Sorrisi e Canzoni è anche un giornale istruttivo, infatti è li che ho imparato cos’è lo share, cioè che è la cosa che indica gli spettatori di un programma in tv, e trenta per cento di share è già buono, di più, molto buono. Quando il napalm mi brucia da dentro, io vorrei masturbarmi e avere il cinquanta per cento di share e magari fare un video scatenato come quello della cantante, anzi no, vorrei masturbarmi sulla tivù dei ragazzi, con le pubblicità dei giochi e delle merendine che interrompono me che mi masturbo, anzi no, con io che mi masturbo e mentre mi masturbo lancio i consigli per gli acquisti e dico “a tra pochissimo ragazzi”. 

Buio

Con tutte le volte che ho provato a smettere, quando ho letto l’opuscolo ho pensato che era la volta buona, ma invece no, neanche così ci riesco e sto male. Perché volendo provare a descriverlo è come innamorarsi di una cosa che ti fa schifo, è come aver voglia di lavarsi i denti con la merda, è come masticare una lumaca viva, è come tirarsi fuori il cancro che hai dentro e giocarci come fosse das. E in più è una cosa che non puoi raccontare a nessuno, così è solo tua e tu ti ci affezioni ancora di più. 

Buio

Buonasera.
Boh, è tutto il giorno che minaccia di piovere.
Chi ci capisce…
No, il giornale diceva pioggia.
Oggi e domani.
Molto nuvoloso con pioggia.

Sfuma a buio
L’opuscolo l’ho letto qualche mese fa. (pausa) Potrai salvare una vita, diceva, salvare, potrai fare un’esperienza che ti farà crescere, diceva, avere la grande soddisfazione di ricevere la pagella del tuo bambino, diceva, sapere che grazie a te che lui può andare a scuola, diceva, uscire da una strada e dall’ignoranza, diceva quell’opuscolo. A me mentre leggevo batteva il cuore fortissimo, mentre leggevo mi batteva il cuore da pazzi, perché bastava compilare un modulo e adottavi a distanza un bambino, e ogni mese potevi mandargli dei soldi e bastavano 35 000 lire al mese, diceva ancora l’opuscolo, con una piccola somma, diceva, nemmeno un caffè al giorno!, diceva, un bambino può ritrovare la speranza, diceva l’opuscolo. Poi c’era l’elenco dei paesi dove potevi adottare il tuo bambino, c’era l’elenco con tanti paesi africani, e c’era il Brasile, e c’era anche l’India, ma poi l’ho trovato, lo sapevo che c’era, non poteva non esserci, no, c’era anche il Vietnam! (pausa) Allora ho messo i miei dati, e mi sono messo ad aspettare un bambino del Vietnam. Anzi, una bambina. 
Buio
Dopo qualche giorno mi hanno mandato una scheda con i dati e la foto della bambina, e a me tremavano le mani mentre aprivo la busta, perché stavo per adottare a distanza una bambina del Vietnam, ho aperto la busta e c’era la foto della mia bambina, una bambina di Hanoi, e io ho cominciato a piangere come un cretino, guardavo la foto della mia bambina e piangevo, pensavo adesso sono un padre anch’io e piangevo, pensavo adesso è la volta che smetto e piangevo, adesso avrei mandato ogni mese 35 000 lire alla mia bambina di Hanoi, e piangevo. Nella foto lei, mia figlia a distanza, aveva tipo sette anni, io ho guardato quella foto e ho detto con questa no, non mi masturberò mai, con questa mai. (pausa) Mi devono ammazzare piuttosto.

Buio

Col fatto che adottavo una figlia in Vietnam, speravo che la bambina con le braccia aperte se ne andasse dalla mia testa, e invece no, neanche così sono riuscito a togliermela dalla testa, del resto come si fa a togliersi un’immagine dalla testa, uno pensa che se c’è entrata deve anche uscire, invece le immagini sono cose che ti entrano nella testa e ci rimangono per sempre, ti entrano nella testa e diventano pezzi della tua testa, diventano pezzi del tuo cervello, così alla fine puoi solo provare a spaccartela, la testa, e vedere se almeno così le immagini escono.

Buio

Pensare che un giorno quelli del quartiere lo scoprono è come pensare che scoppia tutto, è come pensare di sprofondare nel pozzo come Alfredino, è come pensare di sorridere alla gente con i denti pieni di merda, è come parlare alla gente e sputare pezzi di lumaca, è come dare il giornale alla gente con le dita appiccicose di cancro. Non si può pensare una cosa così, per questo dovrei smettere di andare fuori dal quartiere la domenica, ma per smettere prima dovrebbero smettere le foto che assomigliano a quella. (pausa) Le foto che quando le vedo il napalm mi brucia da dentro. 

Buio

Un caffè?
No, no.
E poi non lo bevo più il caffè.
Eh, da qualche mese.
Davvero.
Così, ho smesso.
No, nessun problema.
È che così risparmio.
Sono circa di 35 000 lire al mese. 

Sfuma a buio

Da quando ho iniziato a mandarle i soldi, ci penso tantissimo alla bambina di Hanoi, in fondo è mia figlia, penso spesso alla bambina che in fondo è mia figlia, penso a come sarà contenta ogni volta che le arrivano i miei soldi, e ogni tanto penso chissà che tempo fa ad Hanoi, se qui c’è il sole penso chissà se ad Hanoi c’è il sole, se qui piove penso chissà se piove anche ad Hanoi, sui giornali ho guardato la pagina dove mettono il tempo e le temperature nel mondo, solo che Hanoi non c’è, in nessun giornale c’è il tempo ad Hanoi, c’è il tempo a Seul, c’è il tempo a Pechino ma non c’è il tempo ad Hanoi, e io non posso mai sapere se da mia figlia piove o c’è il sole.

Buio

Sono sicuro che da grande mia figlia di Hanoi sarà bellissima, forse potrà perfino diventare miss Vietnam, anche se non sono sicuro che in Vietnam ci sia miss Vietnam come in Italia c’è miss Italia, forse miss Italia è un format televisivo che non è arrivato ancora in Vietnam, perché sempre su Sorrisi e Canzoni ho letto che certe trasmissioni sono format che l’Italia ha comprato da altri paesi, tipo per esempio la Spagna, però no, mi sa che miss Italia non è proprio un format televisivo, perché un format televisivo è una cosa pensata proprio per la televisione, e miss Italia invece no, miss Italia è una gara che la televisione riprende, come una partita di calcio, non è un format, è una partita che la televisione riprende, come Alfredino che cade nel pozzo non è un format, è una cosa che la televisione riprende, se no t’immagini, sarebbe come se quando un bambino cade in un pozzo in Vietnam, la tivù vietnamita per riprendere dovesse pagare la Rai. (pausa) T’immagini?

Buio

Posso aiutarla?
Dico, posso aiutarla?
Non so, sono dieci minuti che gira qui attorno.
Certo che può, dicevo solo se posso aiutarla.
Certo che ce l’ho.
E lì a sinistra, con gli altri settimanali.
Lo prenda pure.

Sfuma a buio
Le foto che assomigliano a quella, le foto che quando le vedo il naplam mi brucia da dentro sono quelle dei bambini che soffrono, e a volte degli adulti che la sofferenza li fa sembrare bambini, ma di solito dei bambini che scappano, dei bambini feriti, ci sono anche i bambini nei letti d’ospedale, ci sono i bambini con i tubi nel naso, e anche i bambini senza una gamba, c’era la foto di un bambino senza una gamba che in realtà era una pubblicità per aiutare i bambini senza una gamba, ma non come le altre pubblicità, non come quella dell’attrice famosa col bicchiere di latte in mano che dice UN PIENO DI SALUTE. La pubblicità dell’attrice famosa che si fa un pieno di salute una volta l’ho vista di fianco alla foto di una bambina col tubo nel naso, da una parte il tubo nel naso dall’altra il pieno di salute, e ti veniva in mente che forse anche la bambina si faceva il suo pieno di salute, e a me è venuto anche in mente che l’attrice famosa aveva fatto un calendario e che ce l’avevo lì in edicola, quel calendario, con l’attrice tutta nuda, con le belle tette e il bel culo, e la pelle così liscia da una che beve tantissimo latte, da una che si fa un pieno di salute tutti i giorni e che i tubi nel naso non ce li ha mai avuti. 
Buio
Il fatto è che la voglia di andare di domenica mi viene ogni volta che vedo una foto di quelle, e il fatto è che i giornali sono pieni di foto di quelle, perché ogni giorno da qualche parte c’è una guerra, ma del resto le guerre sono inevitabili, e del resto è inevitabile anche che io veda quelle foto visto che sto tutto il giorno in mezzo ai giornali, e allora la voglia mi cresce, e io conto i giorni che mancano per arrivare a domenica, per prendere la macchina e andare fuori dal quartiere, perché se no dormo male e mi sembra di diventare matto, e almeno dopo c’è un po’ di calma, e io dormo bene, almeno una notte tranquilla la passo, anche se poi, quando torno all’edicola, ricominicia tutto da capo. 
Buio
In fondo basterebbe che nel mondo smettessero le guerre, così niente più foto sui giornali, e io dormirei sempre bene, e non andrei con la macchina fuori dal quartiere, e tutto sarebbe tranquillo. In fondo non ci vorrebbe molto. (pausa) Basterebbe fermare le guerre. 
Buio
Ma chi è quello?
Lo conosci?
Quello, quello, che sta parlando al telefonino.
Boh, è un’ora che lo vedo girare qua attorno.
Non so, non l’ho mai visto nel quartiere.
Prima mi ha chiesto Sorrisi e Canzoni e continuava a fissarmi.
Boh, chi se ne frega, hai ragione.
Uno fuori di testa, chi se ne frega.
Io tanto tra dieci minuti chiudo e vado a casa. 

Sfuma a buio
C’era una partita importante, ecco perché ieri avevo deciso di restare a casa, c’era quella partita che i giornali avevano detto SUPERSFIDA, ecco perché mi ero detto che non sarei andato fuori dal quartiere, perché ho pensato sto a casa a vedere la supersfida, e dopo la supersfida mi guardo un film in cassetta. Allora sono andato alla videoteca per prendere un film dal distributore, e per strada vedevo le macchine che andavano verso lo stadio, e pensavo che con le supersfide c’è sempre il rischio di scontri tra tifosi, che con le supersfide si spera sempre che non ci sia violenza e che alla fine vinca lo sport, non come all’Heysel quando tutti quei tifosi sono morti calpestati sugli spalti, e a quel punto mi è venuta in mente una foto di un tifoso che teneva in braccio un bambino morto calpestato, ecco, mentre stavo mettendo la tessera nel distributore mi è venuto in mente il bambino morto calpestato, e a quel punto ho tolto la tessera, me la sono messa in tasca e ho deciso che non prendevo nessun film. (pausa) Poi sono salito in macchina e sono andato fuori dal quartiere. 
Buio
La pregavo di guardarmi, di girare la testa dalla mia parte, prima che arrivasse gente, eravamo solo noi, gli altri erano in fondo al prato, la pregavo di guardarmi adesso che gli uccellini cantavano, c’era una radio lontana con il commento della supersfida, ma il resto era quasi silenzio e uccellini, io la pregavo di guardarmi, fai la brava, biondina, finché lei si è voltata e mi ha visto, tutto liscio e senza peli, e con la sua faccia piccola è rimasta ferma a guardarmi, con gli uccellini e la radio lontana, e io ho cominciato a venire, a venire col film da pazzi nella testa, il film velocissimo dei bambini che gridano e scappano e si calpestano, e i tubi nel naso, i tubi che scappano, il naso che grida, le attrici che scappano e si calpestano, i bambini riempiti di latte con i tubi nel naso, i bambini senza una gamba che gridano UN PIENO DI SALUTE, UN PIENO DI SALUTE, UN PIENO DI SALUTE! (pausa) Ma a quel punto hanno iniziato a gridare davvero. Dal fondo del prato hanno iniziato a gridare, e io non capivo, gridavano forte mentre mi tiravo su i pantaloni, quelli gridavano goool, gridavano che qualcuno aveva fatto gol mentre io scappavo via in fretta, e mi devo anche esser perso qualcosa, ma mica mi sono fermato a cercarlo, no, sono andato via con tutti che gridavano gol, e con uno che stringeva i pugni e diceva “ma vieni”. (pausa) Ma vieeeni! 
Buio
Ecco, alla fine anche ieri ci sono andato fuori dal quartiere, con tutto che avevo deciso di guardare la supersfida alla fine invece ci sono andato, ma la prossima domenica no, stavolta lo giuro, adesso chiudo l’edicola, vado a casa, e giuro davanti a mia figlia, prendo la foto e ci giuro sopra che la prossima domenica no. (pausa) Chiudo l’edicola, adesso, e corro a casa a giurare più forte che posso. 
Buio
Ma voi chi siete, eh?
Ma cosa volete?
Guardate che avete sbagliato persona.
Ma siete pazzi, cosa dite?
La tessera? Quale tessera?
Oh, adesso chiamo la polizia.
Lasciatemi, non ci salgo in macchina, mi fate male!
Sono anch’io un padre, cosa credete, sono anch’io un padre!
Ve lo spiego, se mi lasciate ve lo spiego, è quella foto di quando avevo undici anni, è colpa di quella foto!
Ve la spiego! 

Dettaglio foto

C’è un cielo come nuvoloso, di nuvole basse, e c’è una strada asfaltata, e al bordo della strada ci sono dei campi, e poi c’è il bambino in primo piano, a sinistra in primo piano, c’è quel bambino che piange, con una bocca spalancata che sembra quasi disegnata, lui è il primo bambino a sinistra che piange, ce l’ho davanti agli occhi, la foto, ce l’ho dentro agli occhi. (pausa) A sinistra. 

Dettaglio foto

a sinistra dietro al bambino che urla in primo piano c’è il bambino voltato, c’è un bambino che si volta, mentre cammina, o forse mentre corre, si volta indietro, come a guardare qualcosa, o a sentire qualcosa che lo fa voltare, del bambino voltato si vede solo mezza faccia, ti viene da chiederti cosa si volta a guardare o cosa ha sentito che lo fa voltare, ti viene da chiederti cosa lo fa essere il bambino voltato. (pausa) A destra 

Dettaglio foto

a destra ci sono la bambina più grande e il bambino più piccolo, e lei, la più grande, tiene lui, il più piccolo, per mano, e corrono, loro due corrono e hanno un’aria molto seria, sembrano due grandi, anche il più piccolo sembra grande, anche se lei lo tiene per mano come se fosse un bambino piccolo lui ha la faccia da grande, come se la faccia da grande gli è venuta mentre correva, come se ha iniziato a correre che era piccolo e è diventato grande mentre correva, nemmeno la bambina se n’è accorta, e forse pensa ancora di tenere per mano un bambino piccolo, mentre invece tiene per mano un bambino già grande Che le è diventato grande in mano. (pausa) E al centro 

Dettaglio foto

e al centro c’è lei. Al centro c’è la bambina con le braccia aperte, al centro della foto c’è la bambina nuda con le braccia aperte, tiene le braccia aperte e cammina, e piange, è nuda e ha le braccia aperte, basta che chiudo gli occhi e la vedo, dalla prima volta che l’ho vista non ho mai smesso di vederla, da quando avevo undici anni continuo a vederla, capite, capite, perché ce l’ho dentro agli occhi, perché lei è i miei occhi. (pausa) Perché lei è me! 

Apre le braccia, come la bambina nel dettaglio della foto. Lui con le braccia aperte e lei, proiettata sullo sfondo, con le braccia aperte. Lei è lui. E lui è lei

A undici anni continuavo a guardare quella foto, io non lo sapevo neanche cos’era il Vietnam, vedevo solo la bambina nuda con le braccia aperte, e continuavo a pensarci, e anche se me l’avevano detto che lei scappava dalla guerra e piangeva, io pensavo solo a lei nuda, io tornavo ogni volta a guardare la foto e le guardavo le spalle, le guardavo le cosce, e poi in mezzo alle cosce, dove c’era qualcosa di scuro, e un po’ lo sentivo che quella foto faceva paura, che era una foto brutta, ma allora perché a me piaceva, allora perché mi ero innamorato della bambina con le braccia aperte, perché pensavo alla sua cosa scura in mezzo alle gambe e non alla guerra, io pensavo a com’era bella lei e non a com’era brutta la guerra, io mi masturbavo fissando la bambina e non capivo più, non capivo più, non capivo dove iniziava l’amore e dove iniziava la guerra, e anch’io volevo allargare le braccia e urlare, anch’io sentivo il napalm che bruciava, il napalm che mi bruciava da dentro, il napalm che continua a bruciarmi da dentro! 

Silenzio

Lo avete capito adesso di chi è la colpa? Lo avete capito?

Buio.
Un buio più lungo degli altri.
Assolvenza.
Ma dove mi hanno portato, eh, che non c’è niente qua in giro, che è buio e che piove, che inizia anche a piovere, adesso, che l’avevano detto i giornali, e io mica ce la faccio ad alzarmi, no che non ce la faccio, e poi c’è troppo sangue, cos’è tutto sto sangue, cosa mi sta scendendo dal naso, cristo, cos’è questa roba, saranno mica le immagini, pensavo che uscissero dalla testa e invece mi colano dal naso, c’è Moro che mi cola dal naso, c’è Alfredino nel pozzo che mi cola dal naso, c’è la bambina con le braccia aperte che mi cola dal naso, c’è il latte che mi esce dal naso, c’è la salute che se ne va via. Ma allora muoio, sì, adesso muoio, se non mi portano subito in ospedale muoio, voglio andare in ospedale, voglio i tubi nel naso, voglio andare sul tavolo della sala operatoria, voglio che mi aprono come per l’appendicite, per favore apritemi con tutti i bambini che mi guardano steso sul tavolo, oddio muoio, sì, coi giornali di domani che dicono GIORNALAIO MUORE DI BOTTE con la foto di me morto di botte e un’intervista dove mi chiedono cosa si prova a essere morto di botte e io dico che è una grave perdita. Ma muoio davvero, no, per favore, così no, con nessuno che mi vede, qui al buio, che piove, che inizia anche a piovere, adesso, e nessuno mi vede che muoio, e poi chi la apre domani l’edicola, e poi chi le paga le 35 000 lire per la mia bambina questo mese? E nemmeno so com’è il tempo ad Hanoi. (pausa) Nemmeno so se da mia figlia piove o c’è il sole. 
Sfuma a buio mentre sullo sfondo, in lenta assolvenza, appare la foto “Vietnam Napalm” di Nick Ut.