TERRITORI

di

Paola Ponti



PERSONAGGI
Bertelli, candidato della destra alle elezioni. Diciamo non bello.
Scotto, candidato della sinistra. Piacente.
Sonia, segretaria di Bertelli. 37 anni, androgina
Lara, segretaria di Scotto. 27 anni, eterea
Ingegner Rocca, consigliere di Bertelli




SCENA PRIMA

Il gazebo del giardino di una grossa villa. Lara e Sonia stanno lavorando a un tavolo. Fa molto caldo. 

(Il sipario si apre entrando a metà-conversazione. Sono scritte le parole che il pubblico deve sentire).

LARA: A me non è mai piaciuto.
SONIA: (incredula) Non ti piaceva il circo?
LARA: No. Avevo paura dei pagliacci.
SONIA: (pausa) Avevi paura dei pagliacci. 
LARA: Mm mm.
SONIA: Non vorrei risvegliare antichi traumi, ma credo di poterti rivelare che i pagliacci- anche la parola, pagliaccio – vengano predisposti nel circo per far ridere i bambini. Non credo sai, per spaventarli a morte. 
LARA: Infatti gli altri ridevano.
SONIA: Vedi?
LARA: E a me facevano paura.
SONIA: Benissimo, hai calcolato quanto dura l’intervento di Scotto?
LARA: Sì… Diciassette, diciotto minuti.
SONIA: Perfetto. Deve durare la metà. Il confronto dura venti minuti in tutto. Otto per il mio simpatico capo, otto per il tuo… E i quattro che restano vanno a coprire i sorrisi dementi di entrambi.

Lara ride forte. Sonia la guarda.

LARA: Mi fai ridere…
SONIA: Ma pensa! Che peccato che, nel frattempo, tu debba anche lavorare, vero? 
LARA: Sì. Solo, che non so bene cosa tagliare.
SONIA: Ti credo. Fai come me: a caso. T’assicuro, nessuno capisce la differenza.

Lara resta fissa a guardare Sonia che scrive.

LARA: Tu non senti caldo? 
SONIA: Io non sento più niente da anni. Da quanto lavori con Scotto?
LARA: Un paio di mesi. 
SONIA: E com’è lavorare per l’opposizione?
LARA: Non saprei ancora… 
SONIA: Io è una vita che lavoro con Bertelli. Ti piace vero?
LARA; Cosa?
SONIA: “Chi”. Per persona si usa chi.
LARA: Chi?
SONIA: Scotto.
LARA: …Non so, non ci ho mai pensato.
SONIA: Bene. Però accade delle volte che uno fa una domanda, e allora l’altro ci pensa, e poi risponde.
LARA: … Certo le donne non gli mancano.
SONIA: Che c’entra. Non so, cos’è la prima cosa che ti viene in mente di lui.
LARA: Che… è un uomo intelligente… 
SONIA: No, cosa ti viene in mente davvero.

Silenzio.

SONIA: Allora?

Silenzio.

SONIA: Beh?
LARA: Non mi viene niente.
SONIA: Fai uno sforzo!

Silenzio.

LARA: …Eh, non mi viene niente.
SONIA: Dai, la prima cosa, senza pensarci.
LARA: Che attacca le caccole sotto il sedile della macchina!
SONIA: (pausa) Rimettiamoci al lavoro che tra poco arriva Rocca con la scaletta.
LARA: (felice) Rocca viene qui?
SONIA: Beh, sai, essendo il consigliere di Bertelli, può essere utile delle volte. 

Si rimettono al lavoro.

SONIA: Perché?
LARA: Cosa?
SONIA: (tendenziosa) Perché tanto entusiasmo?
LARA: Per cosa?
SONIA: “Chi”, per persona si usa “chi”!.
LARA: Per chi?
SONIA: Per Rocca! Perché tanto entusiasmo per Rocca!!
LARA: Perché lo amo.

Pausa. Sonia ci resta malissimo.

SONIA: (pausa) Ah. 
LARA: E’ un angelo.
SONIA: Che cosa?
LARA: Chi. Rocca. L’ho visto e ho pensato “ecco dove stava il mio angelo”. 
SONIA: (perplessa) Che cosa…?
LARA: Ha gli occhi trasparenti. E quando cammina, sorride con le gambe.
SONIA: …Prego?
LARA: Sì. Non l’hai mai visto?
SONIA: Chi?
LARA: Cosa. Che sorride con le gambe.
SONIA: Mi pare di no… mmm, no. No.
LARA: Allora non l’hai mai guardato.
SONIA: Senti, se te lo vuoi scopare, prego accomodati pure, basta che la pianti con queste cazzate, va bene?
LARA: … Cosa? …
SONIA: E’ un uomo generoso Rocca, per una scopata in più non farà tante storie. 
LARA: Come?
SONIA: Che te lo vuoi scopare. Su, non è così grave.
LARA: A me basta guardarlo. E fare qualcosa per farlo ridere.
SONIA: Per farlo ridere!
LARA: Sì. Mi pare molto infelice.
SONIA: Da quanto lo conosci, scusa?
LARA: Da una settimana.
SONIA: E hai già capito che è infelice?
LARA: Che ci vuole? 
SONIA: (pausa) Ecco, ti assicuro invece che sta benissimo, che non è mai stato tanto bene in vita sua, che è pieno di donne. 

Entra Rocca con la ventiquattrore e dei giornali. 

ROCCA: Buongiorno. 
SONIA: Rocca. Proprio di te si parlava. 
ROCCA: Il conduttore del dibattito sta fuori.
SONIA: Come sta fuori?
ROCCA: Sta fuori.
SONIA: E perché?
ROCCA: Perché lo dico io. Prima entra uno, poi l’altro. Finito.
SONIA: E Bertelli lo sa?
ROCCA: Bertelli. (le passa un giornale) Guarda un po’ qui. La conferenza stampa dell’altro giorno.
SONIA: Che è successo?
ROCCA: Ha saltato due punti che gli avevo scritto. Gli hanno fatto delle domande domande fuori scaletta e lui ha risposto. Ecco che è successo. Fatti tagli?
SONIA: Aspettavo la tua scaletta.
ROCCA: Aspettavi. Cosa aspettavi, il confonto della prossima legislatura?

Sonia si siede e telefona.

SONIA: (al telefono) Devo parlare con Angeli. (pausa) No, sono la segretaria di Bertelli, non aspetto. Subito. (a Rocca guardando Lara) Si parlava di te prima.
ROCCA: E che si diceva?
SONIA: (sempre guardando Lara) Che sei sposato.
SONIA: Io ho detto a Lara che ti piace e lei mi ha detto: “No…”, anzi per la precisione ha detto: “Ma che dici?” (Rocca ride)
LARA: Sonia…
SONIA: Hai ragione. Prima ancora lei aveva caldo e io le ho detto di farsi un bagno ma siccome non si è fatta la ceretta e ha dei peli lunghi-
ROCCA: Ah si? Le presto il mio rasoio.
LARA: Io ho solo detto che è infelice.

Rocca smette di fare quello che stava facendo e guarda Lara, Sonia continua imperterrita.

SONIA: … Ecco così magari, rasata la coscia, può passare da te dopo. (al telefono) Angeli! Sonia. Senti, niente più conduttore al dibattito. (pausa) Perché lo dice Rocca. (pausa) Problemi tecnici? Li risolvi, cosa ci stai a fare lì?

Rocca e Lara sono rimasti fissi a guardarsi. Sonia non si accorge di nulla.

ROCCA: Che hai detto?
LARA: Che sei infelice.

SONIA: (al telefono) Ecco, bravo. (pausa) Sì. (pausa) Sì.

Poi Lara accarezza la faccia a Rocca.

SONIA: …Mi sembra ottimo. Fai quello che ti pare, basta che lo fai. Ciao
LARA: Scusatemi un attimo.

Lara esce.

SONIA: (a Lara, alzando la voce) Attenta!, potrebbero assalirti dei pagliacci in bagno! (a Rocca) Mi danno sui nervi quelle così, che ci posso fare?
ROCCA: Quelle così come? 
SONIA: Quelle… così. Perché, a te piace? Non dirmi che ti piace. (pausa) No, dico, ti piace una così? 

Rocca fa una smorfia come a dire “Figurati!” Si siede.

SONIA: (prende in mano degli altri fogli) Ma che è sta roba, ti sembra un discorso?! Io devo aver fatto qualcosa di molto brutto in un’altra vita, per forza. Altrimenti non si spiega…
ROCCA: Perché scomodare un’altra vita?
SONIA: Non attaccare con la vittima, che non è giornata.

Pausa.

ROCCA: Ce la fanno a fare due discorsi distinti quest’anno?
SONIA: Ssé, per quello ci vorrebbero delle idee. (pausa. Si fa gentile) Come stai?
ROCCA: Mm… alti e bassi.
SONIA: Tuo papà?
ROCCA: Cerca una motivazione per alzarsi la mattina.
SONIA: Ero affezionata a tua madre.
ROCCA: Anch’io. E’ così con la madre. Ti affezioni, anche se è una stronza. 
SONIA: Non dire così.
ROCCA: Perché?
SONIA: Perché non è vero.
ROCCA: Certo, tu sei come lei.
SONIA: (pausa) Siccome qualcosa mi dice che mi sta per arrivare un fiume di complimenti, vorrei frenare il mio narcisismo e cambiare gentilmente argomento, passando magari, che so… al confronto di stasera? 
ROCCA: Volentieri. Che c’è da dire?
SONIA: Senti Rocca, (sorride ironica) Tu sei il consigliere di Bertelli, leader della destra, attualmente al governo, e tra qualche ora c’è il confronto televisivo prima delle elezioni. Tra qualche secondo invece, rasata l’aiuola, rientrerà la bella Lara, assistente di Scotto, capo dell’opposizione. E tu non mi hai ancora presentato la scaletta degli argomenti. Ti basta, per cambiare umore, diciamo, rapidamente?
ROCCA: Ma a te che ti importa?
SONIA: (sorride ironica) Io lavoro per loro! Incredibile, eh. E, non vorrei scioccarti in modo irreversibile ma… attento… te o dico piano… pronto?…. Pure tu! Pure tu lavori per lui e stasera io e te, lavorando per Bertelli ed essendo da lui pagati, il nostro compito è quello…? E’ quello di…? Farlo vincere!! Eccoci qua. Strano il mondo, eh.
ROCCA: Ne sei sicura?
SONIA: Aspetta che ci penso…(pausa) Incredibile: sì. Me la vuoi dare la scaletta o ti devo leggere nel pensiero?
ROCCA: L’ho dimenticata in albergo.
SONIA: Meraviglioso. Ecco, allora, magari adesso tu… gentilmente la vai a prendere. Che volpe che sono. Ne so una più del diavolo.
ROCCA: Io me ne vado, Sonia.
SONIA: Grazie, ti aspetto qui.
ROCCA: Me ne vado per sempre.
SONIA: Benissimo. Prima però, fai un salto in albergo… prendi i tuoi fogliettini A4 e-
ROCCA: Lascia stare.
SONIA: Hai stampato su A3?
ROCCA: Io vado a fare le valigie. Mandami un pony se vuoi la tua scaletta.
SONIA: Tra mezz’ora all’Excelsior. Ciao caro.

Rocca fa per andare.

SONIA: Ti do un consiglio. Non stare a portarle fino a sotto le valigie. Pesano. E lo sai che non te le riportano più in camera. 

Rocca si volta.

ROCCA: La sai una cosa?
SONIA: No, ma sento che stai per dirmela.
ROCCA: Invece di mandare un pony a prendere la scaletta. Perché non lo chiedi a… Come si chiama l’assistente di Scotto?
SONIA: Lara.
ROCCA: Lara. La-ra. Sì, chiedilo a lei.
SONIA: Solo una sciocchezza: Lavora per l’opposizione.
ROCCA: E allora, che problema c’è? 
SONIA: Non mi si palesa al momento la ragione per cui dovrei farlo.
ROCCA: E perché no? Non ti darà fastidio? (pausa) Mi dici che ti ha detto di me?
SONIA: Ragiona, che cosa potrebbe mai uscire di così interessante dal cervellino di Lara?
ROCCA: Eppure qualcosa te lo deve aver detto per infuriarti tanto?
SONIA: “Infuriarmi” Ti sembro infuriata? Semmai annoiata. (alza la voce) Mio Dio Rocca!… Cerca di ritornare in te! Come puoi cadere così in basso! E’ una specie di deficiente! 
ROCCA: Ah sì?
SONIA: Sì! Solo a Scotto poteva venire in mente di assumere una così!
ROCCA: Invece io credo di sapere perché l’ha assunta.
SONIA: Perché è cretino?
ROCCA: No. Perché è bello guardarla.
SONIA: …Mmm conoscendo Scotto, sento che è più valida la prima opzione. Si dice che Lara prima lavorasse a Disneyland.
ROCCA: E allora?
SONIA: Niente, figurati, è solo che non è esattamente il nostro campo. (pausa) Ma davvero ti piacciono quelle così? 
ROCCA: Di sicuro non mi piacciono quelle che tentano con ogni neurone del loro immenso amore di trasformarti in qualcun altro. Perché non ne trovano direttamente un altro? Perché è lì che sta il bello. Giusto? Nel trasformare, nell’entrarti dentro e trasformare. E via a preparar colazioni, stirar le camicie, curar le mani screpolate – in nome sempre di quel grande immenso amore - con il piccolo effetto collaterale di farti mangiare quello che vogliono loro, di farti vestire come vogliono loro, di farti la pelle delle mani come la loro.
SONIA: Non ti ho mai stirato una camicia.
ROCCA: No, certo. Quella era mia madre.
SONIA: E la piccola dolce Lara, invece?
ROCCA: Lei è diversa.
SONIA: Oh, davvero?
ROCCA: Lei non è nata vecchia.
SONIA: (pausa) Perché gli uomini invece non invecchiano mai. Restano sempre com’erano a otto anni. 
ROCCA: Per te è perfetto, allora.
SONIA: Ah sì?
ROCCA: E come li controlli, se no?

Silenzio.

SONIA: Hai finito?
ROCCA: Grazie a Dio sì. 
SONIA: E’ stato un piacere.

Rocca si incammina verso la porta.

SONIA: Ah! Saluti affettuosi a tua moglie.

Rocca esce. Sonia lo guarda uscire e prende con rabbia i fogli su cui sta lavorando.
Nervosa prende un bicchier d’acqua e se la rovescia addosso.

SONIA: Merda!

Entra Lara.

LARA: Che c’è?
SONIA: Niente! Che c’è? Che vuoi?
LARA: Niente, pensavo…
SONIA: Ecco non pensare, che tanto non ce la fai e lavora al discorso di Scotto, che invece per quello non serve.
LARA: E’ successo qualcosa con Rocca?
SONIA: Diciamo che sta organizzando il ratto delle Sabine. Della Sabina, anzi, pardon.
LARA: Sabina, chi?
SONIA: Qualcuno mi dica che è uno scherzo.
LARA: Sonia, delle volte non ti capisco.
SONIA: Sai che non l’avevo notato? 
LARA: Rocca se ne è già andato?
SONIA: Ho parlato con Rocca di te. Dice che non gli è mai successa una cosa così…
LARA: Cosa?
SONIA:.. che non riesce a dormire la notte, che non fa altro che pensarti…
LARA: Cosa?
SONIA: Che sei identica… alla sua maestra delle elementari…
LARA: Cosa?!
SONIA: … e ti vuole sposare, non dire più cosa o mi viene una crisi epilettica. 
LARA: Co- (si trattiene) 
SONIA: Brava. Ora, se non ti spiace, possiamo cambiare argomento? LARA: Certo. Scusa.

Si mettono al lavoro.

LARA: Ma davvero ha detto così? 
SONIA: Ti vestivano da Minnie o da Eta Beta? 
LARA: Mi stai insultando?
SONIA: Sì, scusami. E’ impossibile da Eta Beta.
LARA: Ah! Era solo uno scherzo. L’avevo capito subito, comunque. 
SONIA: Ma dai.
LARA: Certo. E’ già sposato. 

Pausa.

LARA: Pazienza. Dovrò rinunciare a preparagli la colazione tutte le mattine, rifargli il letto, stirargli le camicie. 

Pausa.

SONIA: Stirargli le camicie? (pausa) E la crema per le mani?
LARA: …La crema per…?.
SONIA: Devi assolutamente comprargli una crema per le mani. Adora farsi massaggiare. 

Pausa. 

SONIA: Sai cosa possiamo fare? Io devo mandare qualcuno a prendere una busta in albergo da Rocca. Perché non ci vai tu? 
LARA: Io?
SONIA: Certo! 
LARA: Io devo finire il discorso di Scotto.
SONIA: Dai qua, faccio io.
LARA: Ma, non so, io…
SONIA: Tanto è uguale. Fidati. Poi puoi sempre controllare quando torni.
LARA: Beh, io…
SONIA: Sei ancora qui?
LARA: Va bene. Vado, allora.

Lara si alza. 

LARA: Grazie. (pausa. La bacia sulla guancia. Sonia resta un po’ stranita) Grazie. Sonia...
SONIA: …Sì?
LARA: Tu ti nascondi sempre così?
SONIA: Mi nascondo dove?
LARA: Dietro?
SONIA: Dietro… cosa, se mi è concesso?
LARA: Dietro di te.

Sonia cerca di replicare ma non le viene niente. Si rimette a lavorare.
Lara si incammina verso l’uscita.

Lara esce, Sonia resta soprapensiero. Dopo qualche secondo entra Bertelli. Si guarda intorno se non l’ha visto nessuno. Si avvicina veloce e furtivo a Sonia.

BERTELLI: Allora, che ti ha detto?

Silenzio.

BERTELLI: Sonia.

Silenzio.

BERTELLI: Mi hai sentito, che ti ha detto?

Silenzio.

SONIA: Cosa vuoi, Bertelli?
BERTELLI: Che- ti-ha-detto?
SONIA: Che attacca le caccole sotto il sedile.
BERTELLI: Chi?
SONIA: Scotto.
BERTELLI: E che ne sa Rocca? 
SONIA: Non Rocca, Lara.
BERTELLI: Voglio sapere che ti ha detto Rocca.
SONIA: Non mi pare abbia commentato.
BERTELLI: Se è vero che ha deciso di andarsene!
SONIA: Ah, quello. 
BERTELLI: Eh.

Pausa.

BERTELLI: Beh?
SONIA: Sì, è vero.
BERTELLI: Ecco, questo è un bel guaio.
SONIA: Sì.
BERTELLI: Lo sai cosa significa questo?
SONIA: Sì.
BERTELLI: Sa troppe cose, Rocca. 
SONIA: Sì, Bertelli.
BERTELLI: Quante cose sa, Rocca?
SONIA: Oh tante, Bertelli.
BERTELLI: E’ una tragedia.
SONIA: Sì.
BERTELLI: E’ una tragedia.
SONIA: Sì. 
BERTELLI: E’ una tragedia.
SONIA: Se fosse vero.

Pausa.

BERTELLI: Se fosse vero, cosa?
SONIA: Se lo facesse davvero.
BERTELLI: Cosa vuol dire? (isterico) Vuoi parlare, Santo Dio!
SONIA: Diamoci una calmata, eh?
BERTELLI: Scusa.

Pausa.

BERTELLI: Per favore Sonia, potresti gentilmente dirmi che cosa stai pensando?
SONIA: Mm. Che Rocca decide di andarsene dal primo giorno in cui ha cominciato a lavorare con te. Con una media di sette, otto volte al mese.
BERTELLI: E perché io non sono stato avvertito? Nessuno mi dice mai niente in questa casa!
SONIA: Una ragione ci sarà. Comunque, Rocca è fatto così. Ha scelto un mestiere che secondo lui fa schifo, che secondo lui ha scelto sua madre, che secondo lui sarebbe tanto meglio fare il musicista.
BERTELLI: Che scoperte! Tutti abbiamo voluto fare i musicisti.
SONIA: Parla per te.
BERTELLI: E’ che non si guadagna un accidente! 
SONIA: Se non sei capace.
BERTELLI: …Beh adesso dov’è Rocca?
SONIA: A chiedere in sposa la Minus habens.
BERTELLI: Chi?
SONIA: Lara.
BERTELLI: Ah, fa Minus Habens di cognome?
SONIA: Bertelli, ti prego!.
BERTELLI: Quante storie! Non lo sapevo. 

Sonia si mette a lavorare, Bertelli resta immobile a guardarla.

SONIA: Beh?

Bertelli fa per andare poi si ferma.

BERTELLI: Ma non è già sposato, Rocca?
SONIA: Sì, Bertelli, ne parliamo un’altra volta, magari.
BERTELLI: E come fa a sposare Lara?
SONIA: Divorzierà e poi la sposerà.
BERTELLI: Eh ma ci vorrà del tempo.
SONIA: Farà l’amante, dice di non preoccuparsi!
BERTELLI: Tu lo sai cosa diceva il mio giornalaio di quand’ero bambino?
SONIA: Non mi tengo dalla curiosità.
BERTELLI: Che se hai una moglie, scopi meglio con l’amante.
SONIA: Non so come ho fatto a vivere fino adesso senza saperlo.
BERTELLI: Ma non solo con l’amante, anche con la moglie.
SONIA: Vale anche per la moglie allora.
BERTELLI: Certo.
SONIA: Meglio così. Perché ho visto tua moglie con Scotto ieri sera.
BERTELLI: Spiritosa!
SONIA: Mai stata così seria. Bye!

Bertelli resta fermo a guardarla.

SONIA: E’ inglese. La contrazione di “Bye Bye”. Ne dici uno solo. 
BERTELLI: Senti, ma tu te lo ricordi che sono io che ti pago, sì? 
SONIA: Perché stare con te tutto il giorno altrimenti?
BERTELLI: Cattiva. Cattiva e perfida.

Bertelli tira fuori di tasca un foglio e lo mette sulla scrivania. 

BERTELLI: I miei punti chiave di stasera. 

Esce. Sonia resta un attimo con lo sguardo nel vuoto. 

SONIA: Basta! Lavora! Rocca non è più fatti tuoi. (prende in mano il foglio che le ha lasciato Bertelli) Questi, sono i fatti tuoi. (legge) “Svariati milioni di posti di lavoro” e “Restituiremo le tasse a tutti”. Poi… “Abolire tasse di successione.”… (cancella) Già fatto, questo. Ponti, autostrade, metropolitane. E va beh. 
“La prostituzione entra nella tua casa, ma il vicino può lamentarsi”. Ma cos’è, una legge questa? Mah. 
Poi… “Il governo possiederà il monopolio editoriale”, 
“Solo i parenti degli inquisiti potranno fare i magistrati”, 
“La Mafia finalmente sarà parte integrante del Governo”. (ci pensa) Ecco, per questa aspetterei ancora qualche mese…. 
“I nostri figli saranno finalmente liberi droga, criminalità, immigrazione, e libri di testo.” Libri di testo?
“Le nostre città invece saranno finalmente libere dall’abusivismo edilizio. Si potrà costruire sempre e ovunque, purché in cemento armato. Ad esempio il Parco Nazionale d’Abruzzi sarà edificabile” . E ok. 
“Il nostro Paese in conlusione sarà per sempre libero da Democrazia, Giustizia e Opposizione.”
“Nota per Sonia: visto che non ripeto sempre le solite cose?!” Lo ammetto.
(legge) “Un’ultima cosa: per il confronto, che ne dici di mettere alle mie spalle uno striscione con la mia faccia e la scritta Presidente Operaio?” 

Pausa.

Ma cos’è, scemo?












SCENA SECONDA

Entra in scena Scotto. Sonia sta sempre lavorando. I due non si vedono. 


SCOTTO: (al cellulare) Tutto a posto. Non ti preoccupare. (pausa) Ti ho detto che è a posto. (pausa) Ho capito, ma se ti dico che è a posto, è a posto. No? (sbuffa) Abbiamo chiacchierato tutta la mattina. Siamo d’accordo. (pausa) Oh, non cominciare come quegli idioti che vanno in piazza. La politica si fa nelle case, magari davanti a un camino, che nelle piazze! (pausa) Perché è volgare, oltre che freddo e sporco. Tutti che ti toccano, si sfregano, puzzano pure. Da quando la poltica si fa mescolandosi con chiunque! (pausa) E smettila di dire così! Non ti permetto di parlare male di Bertelli! C’è solo da ammirarlo, altrochè! (pausa) Eh! (pausa) Sì, ti ascolto. (pausa) Abbiamo chiacchierato, che abbiamo fatto? Abbiamo parlato di quello che ci diciamo stasera. (pausa) Mi ha detto che per quest’anno governa ancora lui, e poi l’anno prossimo… (pausa) E invece deve sistemare ancora un paio di cosette. (pausa) Eh, c’ha ragione!, non ti lasciano lavorare in questo paese! (pausa) Come perché poi dovrebbe dimettersi? Perchè me l’ha promesso, no? (pausa) Senti, basta. Mi sembri uno di quei dementi dei nostri tesserati. (pausa) Ma quali ideali! L’importante è restare sulla seggiola. E meglio governare che fottere, te lo dico io! La diretta si fa dal giardino di Bertelli, lo sapevi? (pausa. S’incazza)No, caro… No… Aspetta…Ti pare che sono gli altri io? Se uno promette a me… promette, sono stato chiaro?! (pausa) MA PERCHE’ SONO PIU’ FURBO DI LUI! 
(pausa) E menomale che sei rimasto senza parole, perché dici solo cazzate. Adesso devo andare. 

Scotto si incammina verso il gazebo, quando vede Sonia si ferma.

SCOTTO: (sempre al telefono) Oh Dio, c’è la iena. (pausa) Sì, “Soniuccia”. (pausa) Non essere sciocco, quale paura? Paura di ucciderla, forse. (pausa) “Se te la fai sotto davanti all’assistente figuriamoci con il capo” credo sia la frase di cui ti pentirai di più per il resto della tua vita. Ciao.

Scotto chiude con rabbia il cellulare. Sonia si volta e lo vede. Scotto si accorge di essere visto.

SCOTTO: (andandole incontro) Signora, buongiorno!
SONIA: (senza nemmeno guardarlo) Ciao.
SCOTTO: (simpatico)Allora, come andiamo?
SONIA: Scotto, già ti reggo pochissimo in una giornata felice. In una giornata come oggi credo che potrei legarti a un termosifone e picchiarti per ore.
SCOTTO: Ecco, cercavo Bertelli.
SONIA: E’ appena andato via. 
SCOTTO: Lo so, l’ho incontrato, ma ha detto che ritorna.
SONIA: Queste sono notizie! Senti, già che sei qui, Lara mi ha detto che il tuo discorso – pardon, quella sequenza di parole posizionate a caso - dura ben diciotto minuti. 
SCOTTO: (fiero) Sì. 
SONIA: Ecco. Deve durarne otto e non un secondo di più. Sono stata chiara?
SCOTTO: (sottovoce) Sì.
SONIA: Non ho sentito.
SCOTTO: Sì. Certo, sì, chiarissima.
SONIA: Bene. (si alza) A questo punto, messa al corrente del ritorno pure di quell’altro, io mi vedo costretta, naturalmente con estremo dolore… me ne vado insomma. (si incammina) Ci vediamo. 
SCOTTO: Sì.
SONIA: Dio solo sa quanto non vorrei.

Sonia esce. Scotto si avvicina al tavolo e cerca di spiare tra I fogli di Bertelli.

SCOTTO: “Presidente operaio?” Ma cos’è scemo? 

Scotto abbassa il foglio. Tira fuori di tasca uno specchietto. Si pettina.

SCOTTO: Non ragionerò mai come lui. Purtroppo. (si guarda) Forse hanno ragione. Mi pettino troppo. (pausa) Oh senti, con quello che ho speso!

Entra Bertelli. Furtivo, controlla che Sonia se ne sia andato.

BERTELLI: Eccolo qui il mio avversario del cuore! Mi sei mancato, sai?
SCOTTO: Ci siamo appena-
BERTELLI: E tu mi mancavi! 
SCOTTO: Sì, tu dici così per dire…
BERTELLI: Scherzi. 
SCOTTO: Sì, tu dici così poi… lo so che parli male di me.
BERTELLI: Scotto. Come puoi pensare una cosa così?
SCOTTO: Non è che la penso.
BERTELLI: Qualunque cosa ti abbiano detto, tu ti devi sempre ricordare, amico mio, che devi credere solo e unicamente a quello che esce dalla mia bocca.
SCOTTO: Infatti ti ho sentito.
BERTELLI: Quando?
SCOTTO: Tante volte.
BERTELLI: Dove?!
SCOTTO: In Parlamento, mentre stavi di spalle, nei corridoi, in bagno, in- BERTELLI: Va bene, va bene, va bene. (sospira) D’accordo. (sospira) D’accordo. Ebbene sì, è arrivato il momento di guardarti in faccia da uomo…
SCOTTO: Beh, adesso non-
BERTELLI: …e di dirti la verità. 
SCOTTO: Bertelli, ti prego, non volevo creare uno scompenso di questa portata.
BERTELLI: No, no, ascolta. Ti devo confidare una cosa importante. Molto importante. Avrei dovuto dirtelo già da molto tempo. E’ una mia debolezza, solo per quello che te l’ho tenuto nascosto. …
SCOTTO: Qualunque cosa sia, ti giuro che la risolviamo.
BERTELLI: Purtroppo è una cosa che non si può risolvere.
SCOTTO: Mi fai paura, così.
BERTELLI: No… passerà… 
SCOTTO: Ti prego, Bertelli… 
BERTELLI: Non importa, che vuoi. Col tempo…
SCOTTO: …non fare così, non posso sopportarlo. In fondo era solo una sciocchezza. Parla male di me quanto vuoi! Meglio?
BERTELLI: Eh no eh! Bertelli non può parlare male di un amico. Non è nella sua natura.
SCOTTO: E allora, che è successo?
BERTELLI: (Pausa. Prende coraggio) Scotto. E’ successo che… 
SCOTTO: Sì?
BERTELLI: Scotto… Aiutami, non ce la faccio.
SCOTTO: Sono qui, fatti coraggio, confidati.
BERTELLI: Va bene. (pausa) Scotto, tu… Tu (pausa) sei diventato più bello.

Pausa.

SCOTTO: Davvero mi trovi più bello?
BERTELLI: Perdonami. Perdona tanta debolezza. Lo so, un amico dovrebbe essere felice per te, ma io non ci riesco!
SCOTTO: Tu davvero mi vedi parecchio bello?
BERTELLI: Se qualche volta mi hai sentito dire delle malignità, è solo perché io ti guardo e penso a come dev’essere alzarsi alla mattina, guardarsi allo specchio, e vedersi così bello.
SCOTTO: Sai, è come…
BERTELLI: No! Ti prego non dirmelo! Non credo di riuscire a sopportarlo!
SCOTTO: Va bene. Non fare così, però
BERTELLI: E come devo fare? Una cosa irreparabile.
SCOTTO: Senti, io…
BERTELLI: Dovrò imparare a conviverci. Tu attualmente sei più bello di me.
SCOTTO: Aspetta. Qualcosa si può fare.
BERTELLI: Entro stasera? Non credo.








SCENA TERZA


La seguente scena Lara-Rocca avviene in contemporanea con la continuazione della scena precedente Bertelli-Scotto. Verrà quindi inframmezzata.

Una camera d’albergo. Ci sono dei giochi e delle torte fatte in casa sparsi ovunque. 

Rocca sta riordinando. Ravviva i cuscini sul letto. Li guarda, gli cambia di posizione, li rimette nella posizione precedente. Si allontana per guardarli, poi si avvicina e gli cambia di nuovo posizione. Prende un maglione e fa per metterlo nel cassetto. Si blocca, rimette il maglione a terra dove lo aveva trovato. Sparpaglia i cuscini com’erano.

ROCCA: (buttando a terra l’ultimo) Oh, là! 

Rocca alza la cornetta del telefono e chiama la Hall.

ROCCA: Scusi, sono Rocca. Sì, volevo sapere… Ah, è già arrivata? Bene. Può dirle se sale un attimo? Grazie.

Abbassa il ricevitore. Prende un cuscino e lo lancia in aria. Bussano alla porta.

ROCCA: Sì? 
LARA: (off) Sono Lara.
ROCCA: Vengo subito.

Prende il cuscino che era a terra, come per riordinarlo d’istinto, e poi lo rilancia a terra.
Apre la porta.

LARA: La disturbo?
ROCCA: No.
LARA: Buongiorno.
ROCCA: Buongiorno.

Pausa.

LARA: Posso…?
ROCCA: Certo, scusa.

Lara entra.

LARA: Sonia mi ha detto di passare a prendere una busta.
ROCCA: Sì.

Pausa. Poi Rocca le passa una busta.

LARA: E allora, se la busta è pronta, io…

Lara si siede.

ROCCA: Ti posso offrire qualcosa da bere?
LARA: No, grazie.
ROCCA: …
LARA: Magari un tè.
ROCCA: …Grazie.

Rocca mette su l’acqua per il tè.

LARA: Carino qui.
ROCCA: Un po’ in disordine…
LARA: Ah sì?
ROCCA: (pausa) No?
LARA: Non so. Non ho un metro di giudizio.

Pausa. Rocca sorride.

ROCCA: L’ho capito subito che mi eri simpatica.
LARA: Anch’io.
ROCCA: Lara. L’ho chiesto io a Sonia di farti venire qui.
LARA: Ah sì?
ROCCA: Sì, perché… Sono in un periodo un po’… Sai, uno di quei periodi…
LARA: In cui pensi solo a partire?
ROCCA: Te l’ha detto Sonia?
LARA: No. Perché?
ROCCA: Niente. E’ solo che è esattamente così.
LARA: Ah. (pausa) E non potrei averlo capito da sola?
ROCCA: Sì, è solo strano, visto che tu mi hai visto oggi per la prima volta…
LARA: Per la seconda.
ROCCA: Lara.
LARA: Sì.
ROCCA: Io ti ho fatto venire qui perché ti voglio chiedere una cosa. LARA: Sì.
ROCCA: E’ una cosa molto personale. Molto difficile da dire, io non so neanche bene se sia giusto chiedertelo, però io…

Rocca si mette di spalle rispetto a Lara. Lara comincia a sbottonarsi la camicetta.

ROCCA: Quando ti ho visto oggi, io ho pensato…
LARA: (continua a sbottonarsi) Sì…? 
ROCCA: Ho pensato… Eri così bella, che ho pensato…“questa volta…”
LARA: Questa volta…
ROCCA: E’ lei.
LARA: (si toglie la camicia) …davvero?
ROCCA: Ti ho guardato e ho pensato… 
LARA: …Sì… 
ROCCA: Sembra una libellula…
LARA: (si slaccia la gonna) 
ROCCA: Tutte quelle storie di un solo pomeriggio… Tutti quei corpi sconosciuti…Io non faccio altro che pensarti come un bambino, Lara…Io non so cosa mi è successo, io…
LARA: (si toglie la gonna e resta con le calze autoreggenti) Sì.
ROCCA: … sono due ore che non sogno altro che tu mi prenda la testa tra le mani e mi accarezzi. 
LARA: (raggiante) Sì…
ROCCA: Insomma, io ti ho visto è ho pensato: “Io non mi lascerò scappare un’occasione così. Ha gli occhi da cerbiatto e il corpo da sirena. E’ un angelo. E’ il mio angelo. Lei non sarà mai una di quelle che si slaccia la camicia alla prima occasione.

Lara si blocca. 

ROCCA: … Una di quelle che si sfila la gonna, solo per vedere quanto le stanno bene le nuove autoreggenti…

Lara lo guarda atterrita.




BERTELLI-SCOTTO

SCOTTO: Allora. L’acido glicolico, quante volte lo fai?
BERTELLI: Tutte le mattine.
SCOTTO: Ma no! Brucia le cellule! Ma sei un disastro! Alle terme, ci vai?
BERTELLI: Ho otto saune, due bagnoturchi, sette idromassaggi, pensavo bastassero…
SCOTTO: Ma no che non bastano! Saturnia, una volta al mese, almeno per due giorni. Vitamine?
BERTELLI: A biffezze!
SCOTTO: Quali?
BERTELLI: Eh…tutte, credo.
SCOTTO: Va beh, ho capito. Occorre un piano d’urto. (mette una mano in tasca, tira fuori un foglio) Cos’è questo? Ah, la mia scaletta. Bene, ti scrivo qui un promemoria. (prende una penna e ci scrive sopra) Bene. Primo l’acido glicolico deve essere solo quello di… Tu dove lo prendi?
BERTELLI: Mi arriva tutti i lunedì del mese da Osaka.
SCOTTO: Dimenticatelo. Casalzuigno.
BERTELLI: Casal- che?
SCOTTO: Casalzuigno. Lombardia, quasi Svizzera. Il migliore…
BERTELLI: Vedi come ci si può sbagliare delle volte…E di chi è Casal”zorro”?
SCOTTO: “Zuigno”.Casalzuigno. Tuo.
BERTELLI: Perfetto. Me lo faccio portare fresco tutti i giorni.
SCOTTO: No!!
BERTELLI: Che succede?
SCOTTO: Una volta al mese!
BERTELLI: Brucia le cellule…
SCOTTO: Esatto.




LARA-ROCCA

Lara, praticamente nuda, è ancora pietrificata.

ROCCA: O per esibire il reggiseno di pizzo, costato mezzo stipendio. 
LARA: (si guarda il reggiseno di pizzo) E’ terribile.
ROCCA: Terribile, sì. 

Lara si rimette la camicietta frettolosamente. 

ROCCA: La verità è che sono passato attraverso tutti questi anni senza neanche accorgermi. E non è vero neanche questo. Mi accorgevo…
LARA: (sempre rivestendosi) Oh, davvero… 
ROCCA: Mi accorgevo e non potevo fare niente. Passavo oltre. Ecco che ho fatto.
LARA: Che hai fatto?
ROCCA: Ho vissuto passando oltre.
LARA: Ah… E come è andata?
ROCCA: Tu hai gli occhi sinceri, Lara. E’ questa la tua bellezza. Tu non lo sai l’effetto che fai alle persone…
LARA: …No…
ROCCA: Io non sono un bigotto, ognuno va a letto con chi gli pare. Il problema è: poi che ti resta?
LARA: …Che ti resta?
ROCCA: Io ne ho fatte tante…Ma ora non ce la faccio più. (pausa) 

Rocca fa per girarsi, Lara che deve ancora finire di rivestirsi, si alza di colpo e si mette appiccicata dietro alla schiena di Rocca.

ROCCA: (Sorride, senza capire) Che fai?
LARA: Che faccio?
ROCCA: Ma che fai…
LARA: (tenendolo di spalle) No! 
ROCCA: Che succede?
LARA: Niente... mi vergogno… 

Rocca si volta. Lara è ancora senza una calza e palesemente scompigliata.

Rocca resta pietrificato dalla visione di questa ragazzina fragile mezza nuda.

Lara imbarazzata abbassa lo sguardo. Silenzio.

Rocca si leva i pantaloni e si siede.

ROCCA: (sorride) Ti piace la torta al cioccolato?




BERTELLI-SCOTTO

Bertelli è seduto davanti a una lampada che gli illumina la faccia. Scotto, in piedi davanti a lui gli controlla le rughe sotto gli occhi.

SCOTTO: Ah ah. Brutte zampe di gallina!
BERTELLI: Non c’è più niente da fare, vero?
SCOTTO: Tu non sai chi hai davanti! 
BERTELLI: Caro amico….
SCOTTO: Su su, bisogna solo ridonare un po’ di sole a questo volto.
BERTELLI: Solare, sì. Fammi solare, Scotto!!
SCOTTO: Parola amata da Mussolini, tra l’altro. Giusto?
BERTELLI: Ma sai che me lo dicono spesso: “Questo lo diceva anche Mussolini”,“Questo lo diceva Hitler”, “questo Stalin”. Non lo sopporto.
SCOTTO: Immagino…
BERTELLI: Non sopporto che pensino che abbia copiato da qualcuno. SCOTTO: Beh, certo…
BERTELLI: A me vengono così, io vado a braccio. Come gli viene in mente? Ti pare che ho avuto il tempo di leggere io in vita mia? 
SCOTTO: Certo. 

Scotto apre un beautycase. Tira fuori, creme, fasce colorate per tenere i capelli, trucchi, pennelli.

SCOTTO: Eccoci qui



LARA-ROCCA

Rocca prepara due piatti e prende lo strudel di mele. Lara trova la calza e finisce di sistemarsi. 

ROCCA: Vietato dire che è cattiva perché l’ho fatta io.
LARA: …Tu cucini…?
ROCCA: Solo dolci. Perché, ti dà fastidio?
LARA: Ma che dici? A quale pazza potrebbe mai dare fastidio un uomo che cucina?
ROCCA: A mia moglie.
LARA: Ah.
ROCCA: Quando sta bene li chiama “graziosi”.
LARA: Beh, non è brutto.
ROCCA: Se no froci. 
LARA: Meno bello, in effetti.
ROCCA: Lara. Ti devo chiedere una cosa.
LARA: …sì…?
ROCCA: Io… Ti andrebbe di…. 
LARA: Sì…?
ROCCA: Dico, tu saresti disponibile a… Lara: Vuoi giocare con me?

Pausa.

LARA: Giocare?
ROCCA: …Sì.

Pausa. Si guardano.

LARA: (sorride) Sì.
ROCCA: Grazie. (pausa) Allora, si gioca così, è un gioco che ho inventato io, devi sapere che me piace il suono delle parole, come frutta, per esempio…
LARA: Frutta.
ROCCA: …Sì. Frrrutta, lo direi tutto il giorno, frutta, mi piace il suono, frrutta.
LARA: Frrutta…
ROCCA:Volevo anche fare il musicista un tempo.
LARA: E poi che è successo?
ROCCA: Per certe cose bisogna essere capaci.
LARA: So cosa vuoi dire, io volevo fare la ballerina, ma ho le gambe storte.
ROCCA: Per fortuna.
LARA: Per fortuna?
ROCCA: Certo. Significa che c’è una giustizia. Come avrebbero fatto le altre?

Pausa.

LARA: E’ un complimento? 
ROCCA: Ehm.. sì? 
LARA: (urla) No!
ROCCA: Oddio, che ho fatto? Io volevo solo dirti che sei bella…
LARA: Zitto! Zitto! Zitto!
ROCCA: Lara, calmati.
LARA: (si tappa le orecchie) Lalalalalalala!
ROCCA: Ma che ho fatto?
LARA: I complimenti!, Io non li sopporto, non li sopporto i complimenti!, Non ce la faccio, è più forte di me, non non non, mi agito, va bene? Mi viene il magone quando mi fanno i complimenti!
ROCCA: (sorride) Ti viene il magone?
LARA: Sì, ti prego, scusa, ti prego, ti prego, zitto zitto.
ROCCA: Va bene! Giuro. Finito. Non ti farò mai più un complimento. (pausa) Giochiamo? 

Pausa. Lara si calma. Annuisce.

ROCCA: Allora il gioco si chiama “Scegli”.





BERTELLI-SCOTTO

Bertelli ha una fascia viola in testa. Scotto gli sta massaggiando la faccia con una crema verde.

BERTELLI: Sai qual è il mio problema, Scotto? Io sono troppo ricco. I miei figli per esempio, come fanno? Ho troppe cose, troppe case, troppo tutto, troppo! Che fanno questi, mi vanno in rovina! E io che faccio, sto al governo e non li aiuto? Mi tocca abbassare le tasse di successione. E questo è solo un esempio… 
SCOTTO: Certo.
BERTELLI: Poi, dopo i figli ci sono gli amici. Io ne ho un paio un po’ inguiati. Che faccio. Sto al governo e non li aiuto?
SCOTTO: Per carità!
BERTELLI: E allora aggiusto un processo di qui, un processo di là… Anche questi giudici non aiutano: sempre lì pronti a guardare sto pelo nell’uovo.
SCOTTO: Ma scusa, e per te, niente? 
BERTELLI: Per me? Io voglio solo salvare questo paese! 
SCOTTO: Che grande che sei! Alza poco poco il mento. Ecco, così.
BERTELLI: Caro Scotto. Caro Scotto! Ma dove sei stato tutti questi anni? Non potevi esserci anche l’altra volta?
SCOTTO: A dire il ver c’er-
BERTELLI: Quanto sono dovuto diventare matto per far capire… ma perché sprecare tanta energia con questi schieramenti, uno di qui, uno di lì… Ma perché dico io, quando si può essere tutti della stessa squadra?
SCOTTO: Pinzetta dei peli. Dove la prendi?
BERTELLI: Questa la so. Me l’avevi già detta. Sì! Rigorosamente Città del Capo.
SCOTTO: Cosa devo sentire!! Santa Maria di Leuca.
BERTELLI: Ah…Santa Maria di… Vedi un po’ che ho confuso un capo con un altro? 
SCOTTO: Succede.
BERTELLI: E di chi è, Santa Maria di Leuca?
SCOTTO: Rossa.
BERTELLI: Ahi ahi. 
SCOTTO: Tranquillo. Il sindaco è roba tua.
BERTELLI: Mi vota?
SCOTTO: No. E’ corrotto e cocainomane.

Bertelli salta sulla sedia, arrabbiatissimo.

SCOTTO: (alzando le mani in aria) Ricattabile! (Bertelli si calma) Ricattabile, intendevo ricattabile.




LARA-ROCCA

ROCCA: Allora, vado?
LARA: Vai.
ROCCA: La prima domanda è…
LARA: …Sì?
ROCCA: Ecco… Tu… Di solito quando ti trovi… Insomma: dirigere o essere diretta?

Lunga pausa.

ROCCA: Lo sapevo, scusami, io-
LARA: Sssh. Non dire niente.
ROCCA: Scusa, Lara. Io-
LARA: Zitto!! (pausa) Non riesco a pensare se parli. (Rocca la guarda stupito) …Dirig… o esse… (pausa) Essere diretta!

Pausa.

LARA: (ci rimane male del silenzio) Ho sbagliato?
ROCCA: No no.
LARA: Dovevo dire dirigere?
ROCCA: No no, non c’è giusto o sbagliato. 
LARA: Ah. Mi piace! Tocca a me, adesso. Giusto? 
ROCCA: Sì.
LARA: Non so se ho capito bene, ma… Come se ci trovassimo davvero a… Così?
ROCCA: …Sì.
LARA: Allora… E’ una un po’ stupida…Va beh: Buio o luce?
ROCCA: (sorride) Luce. Poca, ma luce. 

Pausa.

LARA: Anch’io! 

Lara si ferma per un attimo a guardare Rocca che ride felice.

ROCCA: Che c’è? 
LARA: Pensavo a una cosa.
ROCCA: Che cosa?
LARA: Quanto sarebbe bello se il mondo permettesse di far vedere le persone come sono veramente.
ROCCA: Sì. (si blocca) Aspetta. Che hai detto?
LARA: Che sarebbe bello se il mondo permettesse di far vedere le persone come sono veramente.

Rocca si alza di scatto. E va al telefono.

LARA: Che cosa fai?
ROCCA: (digitando i numeri) Stai a vedere, Laretta mia, sta a vedere! 
LARA: Ma chi chiami?
ROCCA: Angeli. Il regista.
LARA: Oh merda!, dovevo chiamarlo anch’io!
ROCCA: Mario, sono Rocca. (pausa) Quanto ti senti spiritoso oggi? (pausa) Scommetti che lo incremento del mille per mille? (pausa) Bertelli e Rocca stanno in postazione? (pausa) Microfonali tutte e due. (pausa) Lo so che mancano due ore. Trova una scusa. Fingi di fare un controllo del suono. (pausa) Te lo dico subito. Tu li microfoni, poi li lasci soli e… Li mandi in onda senza dirglielo.

Pausa.

ROCCA: Mi hai spiazzato. Non ribatti nemmeno? (pausa) Anch’io sono anni che aspetto un’occasione così! Ascolta, io sono con Lara al mio albergo. Tra poco ti raggiungiamo. Tu devi solo occuparti di Sonia. (pausa) Eh, lo so che dico poco! Chiudila da qualche parte, legala. (pausa) Perfetto. (pausa) Benissimo. Ciao. Ciao caro! Cambieremo la storia! In bocca al lupo. Ciao Mario, ciao.

Abbassa il ricevitore. Lara fa per mettersi la giacca.

ROCCA: Che fai?
LARA: Non andiamo alla villa?
ROCCA: Perché? (le toglie di mano la giacca) Non mi faranno mai più perdere un’occasione come questa. Dov’eravamo rimasti?
LARA: Toccava a te. Posso prendere un’altra fetta di torta?
ROCCA: Con piacere! Intanto… Preferisci guardare o essere guardata?

Pausa.

ROCCA: Troppo?
LARA: No no. (pausa) “Guardare o essere guardata”, cosa?... Chi?-Come? Non credo di averla capita, diciamo.
ROCCA: … Che cosa preferisci? Che l’altro ti guarda e tu… oppure sei tu che guardi e lui…
LARA: (lo blocca) Ho capito! (pausa) Ho capito.

Pausa.

LARA: … Non sono sicura di essere in grado di farlo.
ROCCA: Di pensarlo?
LARA: (pausa) Guardare. 

Pausa.

ROCCA: Sei bella.
LARA: Non-!
ROCCA: Scherzavo! 
LARA: Stare svegli o dormire?
ROCCA: Mm. (pausa) Dormire. Finalmente dormire. Tu dentro al cielo o il cielo dentro di te?
LARA: Il cielo intorno a me. E dentro di me, me. Nient’altro che me. Creare il vuoto. Scaricare l’infanzia, scaricare le cose che ho imparato, le cose che sono stata, quelle che non sono stata, per trovare, alla fine, quel respiro sottile che c’è dentro a un passero… sopra a un ramo… che guarda il cielo. (pausa) Sentire o sembrare?
ROCCA: Sentire. Ma come si fa a non sembrare? Ho paura, Lara.
LARA: E di cosa?
ROCCA: Di non essere in grado.
LARA: Di non essere in grado di fare cosa?
ROCCA: …
LARA: Scegliere o non scegliere?





SCOTTO-BERTELLI

Bertelli è sdraiato per terra. Scotto gli sta facendo un massaggio corpo a corpo.

BERTELLI: E’ meraviglioso…. Sì… Ah…. Non smettere, non smettere mai…Averlo saputo prima! Tanta fatica a prendere tutti sti aerei per la Thailandia! Anche il massaggio è di Casalzerbetta?
SCOTTO: Zuigno! Casalzuigno! No, questo in particolare è di Angera.
BERTELLI: Sant’Angera! E di chi è la fantastica Angera, che la so pure pronunciare questa?
SCOTTO: Nostra. 
BERTELLI: Nostra, di chi?
SCOTTO: Ah sì, scusa! (gli massaggia il petto) E’ che qui c’è un nodo da sciogliere… 
BERTELLI: Lo sento. Lo sento! Di chi è? 
SCOTTO: Nostra… Cioè Loro… cioè… 
BERTELLI: Ahh…. Sì…Continua!
SCOTTO: Di Sinistra, ecco. 
BERTELLI: Continua… Continua!!! Sindaco?
SCOTTO: Pessimo. Lascia perdere.
BERTELLI: Onesto?
SCOTTO: Esatto. E pure bravo, non lo togli più da lì.
BERTELLI: Porca…





ROCCA-LARA


LARA: E poi voglio una mandria di figli. 
ROCCA: Sì. 
LARA: Sì, sette, otto, dieci.
ROCCA: E un camino. E un salotto che guarda le montagne bianche e il mare blu.
LARA: E vino rosso a pranzo e a cena.
ROCCA: E coperte calde.
LARA: E nonni che ridono.
ROCCA: E Lara che si stropiccia gli occhi.
LARA: E Gigi che si gratta la pancia.
ROCCA: Chi è Gigi?
LARA: Il boxer.
ROCCA: Ah, certo. E Nanà che ci guarda circospetto.
LARA: Il pesce rosso?
ROCCA: Il geco!
LARA: Nanà il geco! E come scordarsi di Nanà il geco!
ROCCA: E fare l’amore tutta la vita.
LARA: E spupazzarti …
ROCCA: E sputazzarti…
LARA: E assomigliarti.
ROCCA: E mia madre che mi accarezza ancora una volta.
LARA: E ti amerò per sempre.
ROCCA: E notti sudate.
LARA: E ti amerò per sempre.
ROCCA: E mattine sudate.
LARA: E ti amerò per sempre.
ROCCA: E guardare di nuovo il cortile della mia scuola e vederlo così grande.
LARA: E sentire di nuovo la neve sulla fronte come la prima volta.
ROCCA: E vedere di nuovo mia sorella per la prima volta.
LARA: E baciare Luca che si è addormentato sul banco.
ROCCA: E baciare Lara che si è addormentata sul mio petto.
LARA: E dimenticare chi siamo, per essere qualcosa.
ROCCA: E dimenticare qualcosa, per essere chi siamo.




BERTELLI-SCOTTO

Bertelli e Scotto sono sempre sdraiati uno sopra l’altro in una foga inaudita.

BERTELLI: …Ah… Scot, Scot… Continua! Ti prego, continua…
SCOTTO: Bert, non ce la faccio più…
BERTELLI: Ancora un attimo… Sì!…. Sì!!!!!! Grazie!…. Scotto, io ti amo!!!!!!

Entra Sonia. Si ferma a guardare la scena raccapricciante.

SONIA: Pensate che ce ne vorrà ancora per molto?

I due si fermano. 

BERTELLI e SCOTTO: Sonia.
SONIA: Sì, sono io. La scaletta, Scotto?

Scotto indica un grumo di carta appiccicosa. Sonia si avvicina e la raccoglie, tenendola schifata con due dita. I due si alzano lentamente.

SONIA: Di… cosa… è macchiata?
SCOTTO: Acido glicolico! Acido glicolico.
BERTELLI: Acido glicolico.
SONIA: Vi vogliono alla cabina di regia. Prova microfoni. Subito.
BERTELLI: Ci stavamo appunto chiedendo: “Ma quando si fa la prova microfoni?”…. Meglio che andiamo, eh?

SCOTTO: Meglio, sì.

Scotto e Bertelli stanno per uscire. Si abbassano le luci.









SCENA QUARTA

Il gazebo. Sonia sta lavorando.

Entra Rocca.

ROCCA: Lavori?

Silenzio. Sonia lo guarda a lungo.

SONIA: Sai com’è, a qualcuno ogni tanto tocca. Non ti sento canticchiare, però.
ROCCA: Come sta andando?
SONIA: Grazie a Dio, quasi finito. 
ROCCA: Sono venuto personalmente a portarti la scaletta. Ti volevo salutare. Me ne vado.
SONIA: Non resti per la diretta?
ROCCA: La guardiamo dall’albergo.

Sonia si rimette a lavorare. Rocca, in piedi, la fissa.

SONIA: Non stavi andando via?
ROCCA: Sonia.
SONIA: E’ una domanda?
ROCCA: Una curiosità.
SONIA: Non vedo l’ora di saperla.
ROCCA: Tu voti?
SONIA: (pausa) E per chi?
ROCCA: Sonia…
SONIA: Sì.
ROCCA: Tu te lo ricordi come hai iniziato?
SONIA:Una mattina pioveva, ero in ritardo, mi sono distratta e sono caduta in un tombino. 
ROCCA: Ci pensi mai a mollare tu?
SONIA: E per andare dove? Da Scotto?
ROCCA: No, mollare proprio. Fare altro.
SONIA: Rocca, è tardi, e sono stanca.
ROCCA: Com’è che la guerra ormai la decide uno da solo? 
SONIA: Lascia stare… 
ROCCA: Com’è che un altro può decidere di sfondare con l’esercito e qualche gas un teatro occupato, ammazzare tutti e noi un attimo dopo ce lo siamo già dimenticati?
SONIA: Lascia perdere…
ROCCA: Oppure diventare il padrone di un intero paese?
SONIA: La filosofia io la lascio al mio tabaccaio.
ROCCA: E fai male. Quanti anni hai Sonia?
SONIA: Trentasette a novembre. Il 27. Una volta te lo ricordavi. Sagittario. Ascendente Toro. Posso lavorare, ora?
ROCCA: E da quanto stai con Bertelli?
SONIA: Diciott’anni anni, e se non ti spiace sono cose che tenderei a dimenticare.
ROCCA: Perché non lo lasci?
SONIA: E’ una scenata di gelosia?
ROCCA: E’ un bastardo, Sonia.
SONIA: E noi invece dei Santi, vero?
ROCCA: Non è questo il punto. 
SONIA: Ah, che stupida, tu oramai sei stato folgorato sulla via di Damasco. Sai che penso io? Che la vita non è così difficile. Basta scegliere: o ridi o piangi. Io rido.
ROCCA: Guarda che tu non ridi mai, Sonia. Forse ti sbagli, sai, forse ti stai sbagliando da diciotto anni e non te ne-
SONIA: (interrompendolo con forza) Senti, lo sai tu perché è morto Van Gogh?
ROCCA: …Perché era matto?
SONIA: Perché era puro. (Rocca non capisce) Perché non aveva filtri. Perché qualunque cosa gli scoppiava dentro. Perché non sapeva staccare se stesso dalla realtà.

Pausa.

ROCCA: Tu lo sai che quelli che lo fanno alla perfezione si chiamano schizofrenici?
SONIA: E quelli che non lo fanno per niente, muoiono. Tu cosa pensi di scegliere?
ROCCA: E’ proprio questo il punto. Io non scelgo niente. Scivolo. (pausa) E mi sono stancato. E’ tutta la vita che scivolo e non ne posso più! Mia madre mi ha tirato fuori dalla sua pancia solo per infilarsi lei, dentro la mia. Non sono mai esistito, io sono stato posseduto da lei, da sempre, da-
SONIA: Non è vero. Non è così.
ROCCA: Lei mi ha scelto la scuola, il lavoro, persino la moglie. E tutto il resto si è amalgamato nel suo narcisismo. Ho quarantatre anni e non so più chi sono io e chi è lei. 
SONIA: Calmati, non serve a niente!
ROCCA: Serve invece! Serve a me, va bene? (la prende per le spalle) E adesso tu mi ascolti, hai capito? Tu avresti potuto aiutarmi a scegliere ! Tu avresti potuto scegliere di avere una vita, di farmi scegliere una vita!
SONIA: Smettila, mi fai male!
ROCCA: Tu mi hai distrutto! Mi ha levato l’aria! Tu sei stata molto peggio di mia madre! Lei, almeno non ha mai finto di essere qualcun’altra, lei non mi ha strappato di dosso la speranza!
SONIA: (svincolandosi con forza) Beh, adesso è morta! Avanti, facci vedere quanto scegli! Quanto sai scegliere tutto da solo! Quale vita meravigliosa! Magari a cominciare da quella cretina che ti sei scopato!
ROCCA: Tu non ti devi permettere di-
SONIA: (urla) Tu non avrai mai un’altra possibilità, hai capito?!
ROCCA: E chi lo decide?
SONIA: IO! LO DECIDO IO, CHIARO?!
ROCCA: (pausa) Ciao Sonia.

Rocca esce.

SCENA QUINTA

Il gazebo. E’ sparito il tavolo e sono state messe due sedie. Una di fronte all’altra. C’è un piccolo tavolo con dell’acqua e due bicchieri. Uno nero e uno rosso. Bertelli e Scotto aspettano di andare in onda. Bertelli è super elegante mentre Scotto piuttosto malconcio.

BERTELLI: ( prova il microfono) Uno, due, tre…
SCOTTO: (prova il microfono) Quattro, cinque sei… Com’è?
UNA VOCE DALLA REGIA: Mi pare buono adesso. Non sento più nessun fruscio.
BERTELLI: Bene. Possiamo toglierli?
VOCE: Se non vi crea problema, vi chiederei di tenerli. Li spengo da qui. Non vorrei si ricreasse il problema poco prima di andare in onda.
SCOTTO: Bene. Ci avvisi tu?
VOCE: Sì. Manca più di mezzora.
SCOTTO: Bene.
VOCE: Stacco l’audio, allora. Se avete bisogno di qualcosa suonate l’interfono.
BERTELLI: Bene. Grazie.
VOCE: A dopo.
SCOTTO: Ah, Mario! (pausa) Mario, sei lì? (silenzio)
BERTELLI: Ha già staccato. Ti serviva qualcosa? 
SCOTTO: Fa niente, glielo chiedo dopo.
BERTELLI: Come ti senti?
SCOTTO: Benissimo. Tu?.
BERTELLI: Benissimo. 
SCOTTO: Faremo scintille stasera.
BERTELLI: Sei in gran forma.
SCOTTO: E’ tutto merito della nostra chiacchierata di prima. 
BERTELLI: Già. Vuoi dell’acqua?
SCOTTO: Sì, grazie. 

Bertelli prende in mano la bottiglia e Scotto il bicchiere nero per farsela versare.

BERTELLI: Eh eh. Che mi combini.
SCOTTO: (scrolla la testa) Che sciocco.
BERTELLI: Non sei concentrato, allora.
SCOTTO: (sorride) Ti posso fare una confidenza da vero amico? E’ tutta la vita che me lo tengo dentro, non ce la faccio più. …Io, il rosso, lo detesto.
BERTELLI: Lo so benissimo, ma stiamo per andare in onda davanti all’intero paese! (gli sfila di mano il bicchiere nero ) Fai uno sforzo. 

Bevono.

SCOTTO: (si guarda intorno) Ah, quanto sto bene qui. Mi sento a casa. Anzi, sai che ti dico? Mi sento più a casa qui che a casa mia. Incredibile, eh?
BERTELLI: Incredibile! Abbiamo gli stessi gusti.
SCOTTO: Bertelli. (pausa) Abbiamo passato una giornata bellissima, stiamo per confrontarci con rispetto… In un’atmosfera così mi viene proprio da chiederti una cosa. Amico mio. Svelami un segreto.
BERTELLI: Te lo devo, dopo quello che hai fatto per me.
SCOTTO: Come hai fatto a diventare così?
BERTELLI: (si gonfia) Mah, sai… sicuramente un po’ ero dotato di mio… un po’ qualche maestro incontrato lungo la strada. E poi no. Sai chi mi ha aiutato veramente, caro Scotto? Persone come te! Io non sarei mai potuto arrivare dove sono arrivato se non ci fossi stato tu, per esempio. Grazie Scotto. Grazie.
SCOTTO: Figurati. E’ stato un piacere, dav- 
BERTELLI: Ma siccome tu sei il mio migliore amico oserei dire ormai, a te voglio svelare che cosa davvero ha fatto la mia fortuna.
SCOTTO: Dimmi, che cosa?
BERTELLI: Un film.
SCOTTO: Un film?
BERTELLI: Sì. Quello dei due giornalisti, Redford, e quell’altro, quello più brutto, quello che ha fatto anche quel film con la governante, cioè che lui era la governante… Va beh, insomma, questi due giornalisti stanno scoprendo tutti gli intrighi del Presidente, e ad un certo punto, giustamente, non ce la fanno più. Sono troppi.
SCOTTO: E decidono di rinunciare.
BERTELLI: E no. E’ qui che viene il bello.
SCOTTO: Lo vedi.
BERTELLI: E sai perché?
SCOTTO: Perché?
BERTELLI: Perché qualcuno a un certo punto va da loro e gli dice: “Ragazzi, non mollate e l’avrete vinta. Perché la gente… ha un debole per la verità.”
SCOTTO: Ma dai.
BERTELLI: Sì. “La gente ha un debole per la verità.” Questa frase mi ha cambiato la vita. Questa frase mi ha insegnato più di qualunque altro maestro. La sera che l’ho sentita, sono andato a letto e non sono riuscito a dormire per un solo secondo. E così la notte seguente. E la notte seguente. E la notte seguente. Non c’era nulla da fare. Giorno e notte non facevo altro che pensare a questa frase: “ La gente ha un debole per la verità.” (pausa) Finché un mattino, mi sono svegliato, e ho dato pace ai miei pensieri. Ho aperto gli occhi e ho pensato: “Bertelli, ma tu stai in Italia!”

Pausa.

SCOTTO: … Grande! Ma certo, “Tu stai in Italia”…
BERTELLI: E’ stata anche dura, perché all’inizio avevo tutti contro. Non sai, “ma non ci crederanno mai a delle storie simili…” “dovrai vendere tutta la tua roba…” e panzane del genere. 
SCOTTO: Sei stato coraggioso. E sei stato premiato. In pochi avrebbero osato tanto.
BERTELLI: (come a buttar via la frase) Sì, e poi la Mafia ti insegna parecchio, ma quello va beh son sciocchezze…
SCOTTO: (pausa) Grandi maestri, eh?
BERTELLI: Ottimi. Oh, attenzione: chiedono anche indietro. Mica insegnano gratis, quelli. 
SCOTTO: Immagino, sì. 
BERTELLI: Però io gli sono molto affezionato! Sono stati i primi a credere in me. Gli devo molto, davvero.
SCOTTO: Penso di sì.
BERTELLI: E mi hanno sempre dato il consiglio migliore: “Vai, tranquillo, che la gente crede a qualunque cosa”. Infatti sono cinque anni che tutti gli anni dico: “L’anno prossimo…” E la gente ci crede! 
SCOTTO: A dire il vero, anche a me-

Pausa.

BERTELLI: Scotto, io ho una grande novità per te. Ci sto pensando da tanto tempo , ma oggi ho avuto la dimostrazione che si può fare davvero.
SCOTTO: Pendo dalle tue labbra.
BERTELLI: Facciamo qualcosa che non ha mai fatto nessun altro al mondo. 
SCOTTO: Sì.
BERTELLI: Facciamo una cosa nessuno ha mai nemmeno pensato.
SCOTTO: Sì.
BERTELLI: Qualcosa di grandissimo.
SCOTTO:
BERTELLI: Facciamo tutto un grande governo!

Scotto lo guarda perplesso.

BERTELLI: Forte no? 
SCOTTO: Eh.
BERTELLI: Sì. Prima magari facciamo la legge sulle Presidenziali. Io faccio il Presidente della Repubblica – con altri poteri - e tu quello del Consiglio.
SCOTTO: Ah. Ma si può?
BERTELLI: Beh, siamo noi a decidere! In tutti questi anni poi, tu hai avuto modo di guardare e imparare, così l’anno prossimo sei pronto per il governo. Io resto lì come Presidente della Repubblica, tanto per non lasciarti solo.
SCOTTO: Beh, certo. Grazie. (guarda l’ora) Bertelli, scusami, siccome manca poco, prima di andare in onda, mi è rimasto un solo dubbio della conversazione di questa mattina. Non ho capito bene cosa dirai della Guerra. 

Entra Sonia sullo sfondo, infuriata. Ha ancora dei lacci alle mani e un bavaglio alla bocca. Rocca la vede e la blocca. Lei tenta di divincolarsi.

BERTELLI: Hai toccato un tasto dolente infatti. 
SCOTTO: Lo vedi. Però tu capisci che devo sapere cosa dirai. Mica posso andare lì…
BERTELLI: Ti rendi conto della fortuna che ha avuto quello?
SCOTTO: Chi?
BERTELLI: L’americano.
SCOTTO: Fortuna in che senso?
BERTELLI: La botta delle torri.
SCOTTO: Ah.
BERTELLI: Prima dell’attentato aveva il 38 per cento dei consensi, dopo l’attentato il 77! Ti rendi conto?
SCOTTO: Già, che culo! Non c’avevo pensato!
BERTELLI: Magari ce l’avessi io. Ma cosa vuoi che organizzino in questo paese! Sono tutte mezze calze. Da noi pure gli islamici sono dei fannulloni assoluti. Non lavora nessuno in questo paese, è inutile! Nessuno con un po’ di inventiva, un po’ originalità! Ah, che paese l’America! Sai che ti dico, io mi candido lì la prossima volta!
SCOTTO: Questa sì che è una grande idea. 
BERTELLI: Tra una decina d’anni.
SCOTTO: (deluso) Ah. E per stasera, con la guerra, che facciamo allora?
BERTELLI: Che vuoi fare? Niente. Sonia non vuole. 
SCOTTO: Sonia non vuole?
BERTELLI: Eh lo so, nessuno è perfetto. Lei ce l’ha con la guerra.
SCOTTO: E che ti frega di Sonia, scusa?
BERTELLI: Tu hai idea di quante cose sia venuta a conoscenza Sonia in tutti questi anni?
SCOTTO: Ah. Però come fai con gli Stati Uniti? Non gradiranno il tuo ritiro.
BERTELLI: E chi ha detto che si ritira? 
SCOTTO: Beh…
BERTELLI: Io devo solo arrivare a domani. (Scotto lo guarda senza capire) E vincere di nuovo le elezioni.
SCOTTO: E poi?
BERTELLI: Faccio in modo di renderla inoffensiva .
SCOTTO: La vuoi ammazzare?!
BERTELLI: Esagerato! Non c’è sempre bisogno di arrivare a tanto. Anche una persona come Sonia ha degli affetti. Ha una madre anziana, due nipotini e con lei è anche più facile perché ha persino un fratello focmelico. (gli fa il verso) Sai quelli con quei braccini… 

Sonia smette di divincolarsi. Rocca la lascia andare.

BERTELLI: Che in teoria si potrebbero eliminare senza gravi perdite per l’umanità, ma lei ci tiene tanto e basterà anche solo accennare a delle possibilità di… vite abbreviate, diciamo.

Bertelli ride soddisfatto. Scotto lo segue a fatica.

VOCE: Credo possiamo fermarci qua, che dite?

Scotto e Bertelli restano attoniti. Sonia si avvicina a Bertelli.

SONIA: Siete andati in onda.
BERTELLI: Che cosa? 
SONIA:Vi hanno fregato. Vi hanno messo i microfoni per mandarvi in onda a vostra insaputa. 
BERTELLI: Vi hanno chi, scusa? Tu dov’eri?
SCOTTO: Oh Dio, è la fine! E’ la fine! 
SONIA: Mi hanno legata e imbavagliata e poi-

Bertelli dà un pugno in faccia a Sonia. Sonia cade a terra e Bertelli comincia a prenderla a calci con una violenza inaudita.

Accorrono Rocca e Lara. Scotto resta pietrificato.


Buio.

Su uno schermo vengono proiettati (nel caso non ci fosse lo schermo si usa la Voce) titoli dei giornali che danno Bertelli vincitore assoluto delle elezioni. Con titoli come 
“Lo scherzo più originale di tutti i tempi.” 
“Come rendere un confonto telivisivo piacevole al pari del cabaret.” 
“Bertelli genio della Comunicazione”. 
“Bertelli vince le elezioni con il 51% dei voti”