IL TESTAMENTO DI ZIO ANGELO

Commedia brillante in tre atti di

Rocco Chinnici



Personaggi

Peppe capo famiglia
Vincenza moglie
Damiano figlio
Gregorio padre di Peppe
Agelo zio di Vincenza
Notaio
Totò compare di Peppe
Comparse municipali
Comparse mamma con figlio



PRIMO ATTO

(Scena: una vetrinetta, un comò, un tavolo con delle sedie, un appendipanni, dei quadri appesi; uno con l’immagine di San Giuseppe. Vincenza è intenta a stirare, mentre, seduto sotto il tavolo, Luigi piange.)

VINCENZA
Vieni qua! Sempre che piangi sei? Che hai?

DAMIANO
Niente!

VINCENZA
Se non hai niente, perché piangi? Cosa vuoi, parla? ‘

DAMIANO
(Sempre piangendo) Te l’ho detto cosa voglio.

VINCENZA
(Spazientita e nello stesso tempo ironica) Te l’ho detto cosa voglio! Se devo stare a sentire te, ne dici tante di cose.

DAMIANO
(Vincenza, appoggiata sul tavolo e sporgendosi in avanti per guardare Damiano seduto per terra, lo guarda e aspetta la risposta. Damiano la guarda sott’occhi singhiozzando) Voglio fare il papà.

VINCENZA
(Che non ha capito bene, si mette la mano all’orecchio e rifà la domanda) Cos’hai detto che vuoi fare?

DAMIANO
Il papà voglio fare!

VINCENZA
(Meravigliata) Cosa? Il... papà? (Damiano annuisce) Si puo’ sapere da dove ti saltano fuori certe idee? Vuol fare il papà! E piange pure!

DAMIANO
(Batte i piedi a terra e piange più forte) Lo sapevo, lo sapevo!

VINCENZA
Lo sapevi... cosa? Cervello non ne hai nemmeno una briciola! Come, scuola non ne vuoi; lavorare, nemmeno a pensarlo, e vuoi fare il papà! ...a proposito, hai tagliato la legna? (Damiano non le da scolto) Con te parlo! Mi stai a sentire? (Lo guarda aspettando la risposta).

DAMIANO
(Fa segno con la testa di no)

VINCENZA
No! (Con la mano fra i denti) Ah, come rincasa tuo padre te ne accorgi; altro che papà! Dammi ascolto, vai a tagliare la legna prima che succede l’opera. (Damiano non si scompone per niente) Con te parlo! Dovresti correre come una saetta, quando ti comando, e invece... guardatelo, sembra impietrito.

DAMIANO
(Quasi piangendo) E tu che dici?

VINCENZA
Che dico? Di andare a tagliar la legna dico; anzi sbrigati, prima che piove.

DAMIANO
Io dico, il papà! Ah, che dici?

VINCENZA
(Spazientita) E si, si! Vai la che quando arriva tuo padre ne riparliamo; (ironica) sei contento?

DAMIANO
(Smette di piangere) Si, si! (Ed esce)

VINCENZA
(Meravigliata, lo guarda uscire) Cosa da non crederci, vuol fare il papà! Tutti questi capricci perché quella cosa buona di suo padre non gli dice mai niente; le bastonate te le darei io le bastonate! E no con la bocca! Dice sempre che l’ammazza e quello è sempre più vivo, più vivo e capriccioso pure!

PEPPE
(Voce fuori scena) Ancora niente ne hai tagliata? Cos’hai fatto sinora? Vieni qua! Vieni t’ho detto! Scappi? Se t’acchiappo ho da dartene tanti che nemmeno l’immaggini, gran fannullone che non sei altro!

VINCENZA
Come al solito, e queste son tutte le bastonate; poi arriva quello e dici di voler fare il papà, ne ha torto? (Continua a stirare).

PEPPE
(Entra in punta di piedi e, avvicinandosi all’orecchio della moglie, grida forte) Vincè!!!

VINCENZA
(Si gira di soprassalto e gli molla un sonoro ceffone facendo finire Peppe per terra) Ah, tu sei? Mi hai fatto prendere un colpo! (Additando la punta della lingua) Qua, sulla punta della lingua ha da venirti! Questa maniera di presentarsi è? (Si avvicina a Pepei, ancora a terra, che si lamenta). Lasciami vedere, su che ti sei fatto?

PEPPE
Ahi! Ahi! Porco Giuda! Un colpo di vangam’è sembrato d’aver preso! Certo che la manina delicata l’hai! Ahi! Ahi!

VINCENZA
Bene, così ti togli il vizio! (Lo aiuta ad alzarsi) Ancora ti duole?

PEPPE
Puttana di tua madre se mi duole! Ho l’orecchio come un carbone ardente, e un rumore che sembra il fischio di un treno a vapore in partenza; e che ho fatto? Solo Vincé ho detto; e se avessi fatto un comizio, allora che avresti fatto?

VINCENZA
E alzati, alzati e non pensarci più! che a momenti ti passa.

PEPPE
(Ironico) Non pensarci piu! Come, mi stavi staccando la testa dal collo; e dici...

VINCENZA
Finiscila con tutta sta recita e rispondi: l’hai scambiato il vaglia? I soldi dove sono?

PEPPE
Uella! Una cosa alla volta, che cos’è! (Si cerca, non trova i soldi, poi guardando a terra s’accorge che sono caduti assieme alla poca spesa che avva fatto) La, hai visto? M’hai fatto cadere la spesa a terra!

VINCENZA
(Meravigliata) La spesa! Quale spesa?

PEPPE
I fegatini di pollo, interiora di suino, cotenne... e cavolo! un po’ di sotanza ci vuole; e se non la facevo ora la spesa che mi trovavo ad avere i soldi, chissà poi quando se ne riparlava.

VINCENZA
Al prossimo vaglia; e meno male che c’è lo zio Angelo dall’Ammerica a pensarci, perché (alludendo a Peppe) se no... dovevamo vedere come fare per andare avanti!

PEPPE
Eh, come stai facendo! Pare che… e poi, cosa ti manca: il pane? E ringraziando a Gesù Cristu c’è!

VINCENZA
Allo zio Angelo.

PEPPE
La pasta? E anche questa, ringraziando Iddio, c’è!

VINCENZA
Allo zio Angelo!

PEPPE
La casa? (Guardandosi attorno) Si, piccola è, ma, ringraziando al Padreterno, c’è anche questa!

VICENZA
(Un po’ adirata e scandendo le sillabe) T’ho detto, allo zio Angelo!

PEPPE
E si, si! Pure allo zio, certo.

VINCENZA
Peppe, ti ricordo che la casa appartiene allo zio Angelo, non mettere altri in mezzo ai piedi! Non solo che non gli mandiamo i soldi per l’affitto, ma che per abitarla ci paga!

PEPPE
E ti lamenti? Come, avresti di che essere contenta! Ah, ma... tutto questo, perché siamo persone di giudizio, persone che si fanno volere bene...

VINCENZA
Dici questo perché lo zio non ti conosce, ed io gli ho sempre scritto che sei un marito in gamba, volenteroso, lavoratore (facendo con la mano il gesto di chi, invece, non vuole proprio lavorare), e che meglio non avrei potuto trovare.

PEPPE
Certo!

VINCENZA
Certo! Come, stai sempre dentro il bar ad oziare dalla mattina alla sera!

PEPPE
Sono sfortunato, vedi, lo dici pure tu che sono sempre al bar, ma se non lo posso trovare che devo fare, mi ammazzo?

VINCENZA
(Meravigliata) Cosa da non crederci! Si puo’ sapere chi vai cercando? Spiegati meglio, parla!

PEPPE
Aaah! Non l’hai capito ancora?

VINCENZA
Veramente, no!

PEPPE
Il lavoro, il lavoro vado cercando!

VINCENZA
(Stupita) Vai cercando il lavoro al bar? (Ironica) Aaaah! Ora capisco! E mi scommetto che il caffè te lo vai a prendere all’ufficio di collocamento! Ora dico, tuo figlio cosa ne può venir fuori con questa testa che ti trovi?

PEPPE
Tu lo sai, Damiano, cosa ne verrà fuori; lo sai per cosa studia, e dovresti essere orgogliosa di lui e di me che gli ho aperto gli occhi dicendo che deve fare il dottore.

VINCENZA
(Ironica) Il dottore deve fare! Continuando di questo passo, quello nemmeno in quinta arriva; come, ha dodici anni e va ancora in terza! e tu... Togliti, togliti di qua, che la migliore scuola gliela stai dando tu, gliela stai dando! E come apprende bene!

PEPPE
Gnoccolona! Sei tu che non capisci; ancora è piccolo.

VINCENZA
Aaah! Ancora è piccolo, ecco perché poco fa piangeva per diventare grande! Certo, perché uno che è papà si pensa debba essere adulto! Ora non gli bastano più i flipper e i calciobalilla, vuole esser preciso a te, “papà”! Così comincia anch’egli a cercar lavoro al... bar; ed io ho tempo per scrivere allo zio Angelo!

PEPPE
Dico io cosa c’entra tuo zio coi nostri discorsi?

VINCENZA
Disgraziato e pigrone che non sei altro! Come che c’entra! Ma allora da dove pensi che arrivino i soldi, dallo Spirito Santo

PEPPE
(Raccogliendo le cose cadute a terra) Oooh! A momenti devo pure privarmi d’entrare in casa che subito lei comincia: se non fosse per lo zio Angelo, col lavoro com’è finita, a tuo figlio lo stai male abituando, prendi di sopra e metti di sotto! Tu garda un po’! Quando ci siamo sposati sembrava appena uscita da un convento... una monachella, si, una monachella che si faceva rossa al solo guardarla: Peppinello di qua, Peppinello di la; ora ad una madre superiora nemmeno la vede! Un capo cantiere, si, proprio così un capo cantiere!

VINCENZA
Giuro che vorrei essere almeno per una volta capo cantiere, dovrei licenziarti in quattro e quattr’otto, gran fannullone che non sei altro.

PEPPE
Vedi, vedi che nemmeno tu sai quello che dici? Prima ti lamenti perché non ho lavoro, poi, quando ho la fortuna di trovarlo, subbito vengo licenziato... Ora dico io, un povero cristo non si scoraggia del tutto!

DAMIANO
(Entrando con un pezzo di legno in mano) Così com’è, lungo o corto?

PEPPE
(Meravigliato) Questo il primo è che tagli?
DAMIANO
Pà, cosa credi che sono una motosega! Allora, com’è?

PEPPE
Buono, buono è!

VINCENZA
Buono, buono è! Nella stufa come glielo entro? Lo piego?

POSTINO V.F.S.
(Bussa alla porta gridando) Posta!

DAMIANO
(Esce di corsa a prendere la posta e rientra dicendo d’aver capito il mittente) Lo zio Angelo!!!

VINCENZA
(Meravigliata) Lo zio Angelo? Come, ha scritto ieri l’altro!

PEPPE
Aprila, aprila!

VINCENZA
(Stizzita) Aprila, aprila! Cosa credi che lo zio è una mammella, e che spesso si munge? (Apre la lettera, e, scorrendo velocemente le prime righe, rimane molto sbalordita) Madonna Santa! (Incomincia a fare avanti e indietro sul palco) A posto siamo! E come facciamo? (Peppe la segue) Chi pensava che uno giorno di questi…

PEPPE
Ch’è successo?

VINCENZA
E cosa gli dico ora?
PEPPE
(Sempre in quell’avanti indietro) Dico, vuoi smetterla con questo avanti e in dietro? Che mi stai facendo girar la testa, e mi dici cos’è successo?

VINCENZA
(Fermandosi) Sta arrivando lo zio d’America!!!

DAMIANO
(Che anche lui faceva, in coda a Peppe, avanti e indietro fa una forte esclamazione) Minchia!!!

VINCENZA
(Peppe guarda Damiano con gli occhi storti) Gran porco che non sei altro!

PEPPE
E va beh, di cosa ti preoccupi?

VINCENZA
Come, di cosa mi preoccupo! Io gli ho sempre scritto un sacco di cose che non sono per niente vere! E ora, ora come facciamo?

PEPPE
Vedi, vedi per non dire la verita? Ci si trova ad esser come un topo nella gabbia; non si sa più cosa fare.

VINCENZA
La verita? Come, io t’ho sempre garantito! Agli occhi dello zio tu sei una persona per bene, un galantuomo, un gran (quasi sottolineato) lavoratore!

PEPPE
Ah! Perché… per lo zio, se non si è lavoratori, non si può essere galantuomini? Allora sia che ti dico, Vincé: che se potessi, eviterei d’incontrarlo questo tuo zio, tanto ne lui conosce me, ne tanto meno io ho voglia di conoscere lui! Tu guarda! Non solo ho la sfortuna di non aver lavoro, ma che per questo si è persona inutile no, eh no mia cara Vincenza! Cullatelo tu lo zio, tanto, tra di voi, sapete come intendervi; e poi non credo che viene per stare tanto...

VINCENZA
(Legge la lettera; la voce che si sentirà sarà quella dello zio, e parlerà con la cadenza americana ) “Cara Enzuccia, finalmente ho deciso, vengo a conoscere la tua famigliola. Sai, mi sento vecchio, vecchio e stanco”, (Vicenza alza gli occhi dalla lettera e guarda Peppi) si sente vecchio, certo, la vita l’ha vissuta lavorando, e senza il piacere d’aver figli. (riprende a leggere) “e, prima ch’è troppo tardi, vengo a fare testamento…”

PEPPE
Come, come?

VINCENZA
Dice che viene per far testamento.

PEPPE
Di un po’... sei sicura che lo zio, oltre a te, non ha nessun parente?

VINCENZA
Nessuno, nessuno c’è... solo una donna che convive con lui, e sicuramente a lei lascerà quello che ha in America. Poverino, avrebbe voluto averne tanti di figli; e invece.... (riprende a leggere la lettera) “Volevo, cara nipote, farti pure sapere che sono rimasto più solo che mai; con la mia compagna ci siamo definitivamente lasciati. (Peppe strofina le mani contento per l’eredità che aumenta) Quasi venderei tutto e verrei a vivere definitivamente a Belmonte Mezzagno; ma di questo ne parleremo quando saremo assieme. Ora ti abbraccio, un bacione per Damianuccio e salutami tanto Peppe, ho un grande desiderio di conoscerlo”. (Tra se) E gioirai a conoscerlo.

PEPPE
Vincé, parli da sola? Fammi sentire ciò che dice lo zio.

VINCENZA
Avrai tempo, avrai tempo di sentire tante cose dallo zio! Piuttosto vediamo il da farsi prima che arriva.

PEPPE
Io, facciamo finta che mi trovo lontano, a lavorare; e che noi ci vediamo ogni volta che muore un Papa. Tuo zio, così ha tempo di fare testamento, sistemare tutto e ripartire; e io... potere ritornare dal lavoro!

DAMIANO
E io?

PEPPE
E tu! Tu cosa?

DAMIANO
(Seccato) Mamma lo sa.

VINCENZA
Io? Cosa devo sapere io?

DAMIANO
Il papà!

PEPPE
Io? Io no so nente!

DAMIANO
No tu! (Rivolgendosi alla mamma) Col papà, col papà com’è finita?

PEPPE
(Non capisce) Questo che da numeri, ora? Di quale papà stai parlando? (Preoccupato, alla moglie) Perché... c’è forse... un altro papà?

VINCENZA
(Damianu sbuffa spazientito) Ah! Il papà, vero è! E ora te lo posso far fare il papà che deve arrivare lo zio? (Ha un’idea) E pure... sai che facciamo: tu, (a Damianu) giacché dobbiamo dire che tuo padre è lontano a lavorare, fai il responsabile di casa... il papà, insoma! Ma... mi raccomando, non facciamo scoprire niente allo zio, se no, quando lui riparte... (facendo come se tirasse il collo a una gallina) hai capito?

DAMIANO
Si, si! Lascia fare me, mamma! (Uscendo) Madonna!!! Finalmente faccio il papà!

PEPPE
(Meravigliato. Dopo aver guardato uscire Damiano) E io, io dove vado a dormire, sotto un ponte? Ho una strana impressione che succederà un quarant’otto.

VINCENZA
Tu vai a prendere tuo padre, così sta un po’ di giorni qui con noi; può succedere che con la sua pazzia fa stancare lo zio e subito riparte.

PEPPE
E già! Però lo sai che egli dà i numeri; non facciamo che completa l’insalata?

VINCENZA
Non facciamo, non facciamo! Allo zio, come arriva, spiego che aspetto un bambino, un figlio, (facendo segno come se aspettase un bambino), e che tu m’aiuti nei lavori pesanti, così tieni sott’occhio tuo padre

PEPPE
Come, abbiamo appena detto che sono lontano a lavorare, e ora aiuto te a fare le pulizie? Sai che Stai facendomi confondere tutto?

VINCENZA
(Con rabbia contenuta) Io, giacché mi trovo in queste condizioni e non posso far tutto, tu, sei quella che mi aiuterà a far le faccende di casa; quindi...

PEPPE
(Che ha finalmente capito di doversi travestire da donna, ha un netto rifiuto) Eh no, cara Vincenza! Proprio questo no! Come, io vestita da donna? Lo capisci che casino viene a combinarsi? Sai che faccio? Io parto davvero perché se, Dio ce ne libera, in questa confusione, si venisse a scoprire che io sono... o meglio ancora la cameriera è... (Esce parlando a soggetto).

VINCENZA
(Adirata) Io sono, la cameriera è! (Va sulla soglia della porta dove è uscito Peppe e continua a rimproverarlo) Tu, non sei nessuno! Sei solo quello che, se non farai bene la tua parte, avrai di che leccarti bene le unghie, gran pezzo di gnoccolone che non sei altro!

DAMIANO
(Affacciandosi anch’egli alla porta) Gran pezzo di…
VINCENZA
Eih tu! Non ti rischiare, sai! (Lo insegue attorno al tavolo, e, alla fine, Damianu vi si infila sotto, mentre si va chiudendo il sipario).

FINE PRIMO ATTO



SECONDO ATTO

(Scena medesima)

VINCENZA
( Vestita con un veste un po’ abbondante; ha sotto la veste un grosso cuscino per evidenziare la finta gravidanza. Affacciata alla finestra, guarda se arriva lo zio, guarda e prega ogni tanto San Giuseppe perché possa procedere tutto nel migliore dei modi. La sua messa in opera della pancia, mostra un’evidente attesa di oramai poco tempo; all’angolo, seduto, sta il vecchio Gregorio, papà di Peppe, che gesticola balbettando qualcosa). San Giuseppe, fammela questa grazia! Fa che lo zio non scopra niente; fa pure che quello stolido di mio suocero dia quattro numeri, così lo zio si stanca e riparte per l’America. (Si fa il segno della croce e continua a guardare la finestra e l’orologio appeso alla parte). Boh! La nave arriva alle otto; sono le dieci... e lo zio ancora niente!

GREGORIO
(Dando numeri) Di nuovo, di nuovo devo votare! (A Vincenza che lo guarda meravigliata) Con te parlo! Vai a prendere la scheda! Corri t’ho detto, prima che fanno lo sfoglio!

VINCENZA
Oh Madonna santissima! E ora?!

GREGORIO
Che fai, non senti? Vai la, sbrigati!

VINCENZA
Si, si, papà, ora arriva Damiano e mando lui.

GREGORIO
Ora, ora devi andare, prima ch’è tardi!

VInCENZA
Mi ascolti, oramia credo che non ci sia più niente da fare; come si fa a sapere qual’è in mezzo alle altre schede?

GREGORIO
Corri t’ho detto! Il mio voto vuol prendersi!

VINCENZA
Il suo voto! Chi?

GREGORIO
Imbroglia popolo! Voleva raggirarmi, ma il mio voto non lo avrà. Presto, corri, vai la!

VINCENZA
Sa, veramente…

GREGORIO
Allora pure tu sei complice! Complotto, complotto! (Si sente arrivare da fuori la voce dello zio Angelo che chiama).

ANGELO V.F.S.
(Fuori scena. Angelo parlerà facendo i soliti errori di chi arriva dall’America: Verbi quasi sempre all’infinito, parole italianizzate...) Vincenza, Vincenzina! Qui sono! Zio Angelo è arrivato! Vienimi aiutare a prendere valige!

VINCENZA
(Iniziano le preoccupazioni) Oh, Santa vergine! E’ cominciata l’opera! (Al suocero) Lei aspetti che vado a prendere la scheda; non si muova! (Si da una sistemata al cuscino che ha sotto la veste).

GREGORIO
Tran-qui-lla! (Vincenza esce) All’erta Gregorio! Non farti fottere sta volta! Una vita, una vita ha che mi gira attorno, ma ora basta! A Gregorio lo stagnino non lo frega nessuno! (Indicando col bastone una sedia le parla come fosse una persona) Con te parlo! Ch’è, non senti? Neanche a te conviene il discorso! (Sempre alla sedia) Venduto! Corri, mentre sei in tempo, vai a prenderti la scheda; ah no! Grandissimo pupo! Burattino della malora! (Silenzio) Non senti? Allora sai che ti dico, che d’ora in poi ti tolgo il saluto, pezzo di stronzo! (Abbassa il bastone e smette di guardare la sedia). Il voto! Qui (indicando, sempre col bastone, il centro della sua fronte) devo dartelo! Sorta d’imbroglia popolo! Traditore, venduto agli americani! Ho da prepararti una sorpresa... e tu (ancora alla sedia), vai la, vai a narrargli tutto, se hai fegato; vecchio cacatoio pubblico che non sei altro!

VINCENZA
(Entra, ha in mano una valigia foderata di stoffa a quadri e un sacchetto) Entra, entra, zio! (Angelo, oltre ad un cappello di paglia in testa, ha i pantaloni uguali alla stoffa della valigia, una camicia all’americana e una farfalla al collo di stoffa a quadri come la valigia. Il suo accento è un misto siculo-americano) Sicuramente sarai stanco, dopo di questo lungo viaggio di nave. E... il mare, il mare com’era, aggitato?

ANGELO
Oh, no Vincenzina! Il mare essere ok! Lo viaggio non essere ok, troppo, troppo lungo! (Guarda un po’ in giro e si accorge di Gregorio) E… questo chi essere? M’era sembrato uno pezzo di mobilio!
VINCENZA
Ah zio, questo è mio suocero.

ANGELO
(S’avvicina e gli porge la mano) Piacere!

GREGORIO
E tu, tu chi sei? L’hai portata la scheda?

ANGELO
(Non capisce) La scheda! (A Vincenza) Cosa essere scheda?

VINCENZA
Niente zio, egli dice…

GREGORIO
(Adirato) Tu stai zitta! Con te parlo!

VINCENZA
(Angelo rimane meravigliato) Papà, la scheda ora la portano; questo è mio zio Angelo, quello che sta in America.

GREGORIO
(Ripensa alla guerra e a quanti si vendettero la propria patria per niente) America?! Traditore! Venduto! Vi siete venduti la patria per niente! Ma non mi abbindolate più! Hai capito?

ANGELO
(Che noni ha capito niente, si rivolge a Vincenza) Abbindolare! Cosa essere abbindolare?

VINCENZA
Oh, Gesù mio! Non farci caso, zio... sai, egli è un pò… (Facendo segno come se fosse pazzo).
ANGELO
Tu non avere mai fatto sapere niente di questo tuo suocero… diciamo…

VINCENZA
Prima che partisse Peppe per lavoro, abbiamo giusto pensato di portarlo qui; sai, la donna che gli badava, aveva incominciato anch’essa a perdere il lume della ragione, e tutta la santa giornata non facevano altro che dare numeri, da mattina a sera; fuori, dietro la porta, la gente origliava e moriva dalle risate a sentirli ragionare in quel modo..., zio, non c’è peggior cosa, di quando ad una macchina le si rompono i freni, corre, corre senza sapere dove andrà a sbattere.

ANGELO
E tu come fare a badare a lui, se essere in questo stato? (Indicando la pancia di Vincenza).

VINCENZA
Eh, che dobbiamo fare, zio… lo possiamo buttare in mezzo la strada?

DAMIANO
(Entra vestito da adulto, chiama la governante, suo padre, invitandola ad entrare. Il comportamento ferreo del ragazzo nasconde un po’ sua la giovane età). Entra, entra e smuoviti! Che ti pago per lavorare, no per perdere tempo! (Guarda lo zio, che non conosce, e lo saluta) Buon giorno! E lei… chi è?

ANGELO
(Meravigliato) Io… essere…

VINCENZA
Zio, questo è Damiano!..
ANGELO
Damianuccio?

VINCENZA
Si zio, il mio bambino!

ANGELO
Vieni (allargando le braccia) dallo zio tuo, Damianuccio bello! e… dimmi, perché essere vestito buffone?

DAMIANO
(Risentito) Che cosa? Guarda un po’! A me dice buffone! (Indicandolo) E’ vestito che sembrare una scacchiera!

VINCENZA
(Risentita) Damiano! Con te parlo! Guarda che questo è lo zio Angelo; abbraccia lo zio! (Peppi, vestito da governante è intento a fare le pulizie guardando sott’occhi lo zio, il quale sembra ricanbiare con sguardi dolci). E poi, comu ti permetti a parlare in questo modo alle persone adulte?

ANGELO
E va bene Vincenzina, lascialo stare, lui essere ancora bambino.

DAMIANO
(Ancora risentito) Ancora! (Al pubblico) E insiste! Io, bambino? Ma da dove arriva st’altro? (Rivolto allo zio) Io essere papà!

VINCENZA
(Lo zio ride, ride e non ci capisce niente; Vincenza si avvicina al quadro di San Giuseppe segnandosi) San Giuseppe, ti prego, riprendilo tu, troppo bollore in pentola! (Si avvicina a Damiano e gli parla all’orecchio in modo che lo zio non senta e il pubblico possa capire) Lascia che finisce sta commedia che con te dopo facciamo i conti, come eravamo rimasti?

DAMIANO
(Con le mani alle bretelle, la punta del piede che batte per terra e con un tono quasi di rimprovero) Tu guarda un po’, senza ancora cominciare! (ironico) dopo facciamo i conti; ah si? E comincia a sommare, allora! Vedi tu! Come siamo rimasti? Siamo rimasti che devo fare il papà e tanto basta; poi..., quando finisce questa commedia se ne parla, ma... dopo questo, no ora! (Alla “governante” che era ferma a guardare) E tu, cosa aspetti, la carrozza, per finire il servizio? Guarda un po’!

ANGELO
Per tutti gli stati of America, se sto capendo una parola! Vincenzina, vuoi aiutarmi a capire? E quell’altra, (indicando la “governante”) chi essere? Quante cose non mi avere scritto nelle lettere!

VINCENZA
E quante cose avrei pure da dirti! Ma come si fa!

GREGORIO
(Cerca di alzarsi) Quanto vado a vedere di persona!

VINCENZA
(Lo fa risedere) Dove deve andare? (A Damiano) Vieni qua, tu!

DAMIANO
Nossignore!

VINCENZA
(Sbalordita, e risentita nello stesso tempo, lo va a prendere per l’orecchio) A me nossignore! Vedi che io le gambe ti rompo! Non pensi che stai prendendoti la mano con tutto il braccio?
DAMIANO
(Liberandosi) Vincenza, che dai i nummari, ora? Guarda che io Peppe sono! Con chi pensavi di parlare? Com’è quest’altra!

VINCENZA
(Rimane impietrita, non pensava che Damiano riuscisse a prendere così sul serio la cosa, e le viene di svenire) Aiutatemi, la sedia, la sedia! (Subito, sono tutti indaffarati a vedere come fare per aiutare Vincenza. Gregorio, approfittando della confusione, riesce ad uscire fuori senza che nessuno s’accorge di lui).

ANGELO
(Preoccupato) Vincenza! Vincenzina! (A Damiano) andare tu a prendere un poco di acqua con zucchero! (Escono Peppe e Damiano) Povera Enzuccia, che casa movimentata! Questo piccolo (battendole la mano sulla pancia) che deve nascere, sicuramente essere un fenoméno. Vincenza, Vincenzina! Io essere, zio Angelo! Ti prego, rispondi!

DAMIANO
(Entra di corsa col bicchiere dell’acqua, seguito da Peppe col vassoietto dello zucchero) Pronto acqua! (Angelo gliela da a bere).

PEPPE
(Sempre con la voce da donna) Pronto zucchero!

ANGELO
Come, pronto zucchero! Allora quell’acqua non essere stata con zucchero?

DAMIANO
(A Peppe) Ah, non era zuccherata? Dico io, quando devi capirlo che devi svegliarti, quando ti licenzio? Guarda un pò! Prima vanno piangendo casa per casa a cercar lavoro; mentre poi, guardatela, sembra addormentata!

ANGELO
Lasciala stare poverina! Non ti sembrare male mortificare così le persone? Specie una così bella (facendo gli occhi dolci) donna.

DAMIANO
(Ridendo a crepa pelle) Bella donna! Ah! Ah! Ah!

PEPPE
(Come se fosse mortificato, a Damiano) Cattivo!

ANGELO
(Abbraccia Peppe per rincuorarlo) Su, su dai! Non se la prenda, lui (indicando Damiano) essere troppo piccolo per capire certe cose.

DAMIANO
(Verso il pubblico) Ah! Ah! Ah! Io essere troppo piccolo per capire, e lui, gran pezzo di broccolone che si sente d’esser grande, guardatelo, quasi quasi s’innamora di mio padre! (Ancilu conforta ancora Peppe accarezzandolo)

VINCENZA
(Riprendendosi) Oh Dio che mi sento confusa; dove sono? Cosa mi è successo? (Chiama il marito) Peppe, Peppe dove sei?

DAMIANO
(Appresta ad avvicinarsi, mentre Peppe, alle spalle dello zio, fa segni a Vincenza di non parlare, se no si scopre l’inganno) Qua, qua sono Vincenzina! Come ti senti?

VINCENZA
Tu! Oh no! (Sviene di nuovo).
ANGELO
Su, acqua! Acqua!

PEPPE
Ora lo zucchero! L’acqua se l’è presa poco fa!

ANGELO
Ok! Ok! (Le da un cucchiaio di zucchero, poi si rivolge a Peppe facendogli il cascamorto) Lei avere voce molto calorosa, essermi molto simpatica!

PEPPE
(Girandosi imbarazzato) Si, però io sono…

ANGELO
Cosa essere tu?

PEPPE
Maritata, maritata sono!

ANGELO
Maritata? Ok, ok! E allora? Anch’io in America avevo altra donna, dopo, lei essere cattiva ed io lasciare.

PEPPE
Pure io (facendo come se fosse “una tigre innamorata”) essere cattiva! Anzi no, cattivona! (Come se volesse graffiarlo con delicatezza)

ANGELO
(Sembra quasi essere innamorato cotto di Peppe) Bello, bello! Ancora, dai su! Tu fare così, no perché essere cattiva; tu molto calorosa!

VINCENZA
(Riprendendosi) Che mi sento strana!

ANGELO
(S’accorge di Vincenza e sussurra a Peppe) Ma di questo ne parleremo dopo, come sistemo un po’ le cose (e accorre da Vicenza).

VINCENZA
Mi pare di camminare sulle nuvole.

ANGELO
Halò Enzuccia! come Stai?

VINCENZA
Oh, zio! Quando sei arrivato?

ANGELO
(Meravigliato) Quando essere arrivato!? Avere impressione che tu preso molto schok! Ma ora passerà, vedrai.

PEPPE
Signora, come vi sentite?

VINCENZA
(Lo guarda) Ah, ora ricordo! Tu sei… (Peppe fa segno di no) Anzi, lei è… Rosina, Rosina la cameriera! Madonna! La botta buona l’avrò presa. (Guarda un pò in giro e s’accorge che manca Riolu) Ma… mio suocero dov’è? (Inizia una veloce ricerca: chi guarda sotto il mobile, chi dietro una sedia chi sotto il tavolo) Era qui, poco fa! Zio Angelo, dov’è andato? (A Pepe) E lei, lei nemmeno lo l’ha visto? (Sottovoce) Neanche a tuo padre sai badare!

PEPPE
(Meravigliato, e per non far capire niente zio Angelo) Mio padre? Ma signora! La botta vero forte l’avrà presa! (Angelo, che non aveva capito bene, ora capisce invece che Vincenza, per la botta, da i numeri).

DAMIANO
(A Peppe) Mio padre! Mia madre! Ci siam persi in chiacchiere anziché lavorare? Bella vita se durasse!

VINCENZA
Certo che vero bella sarebbe se per te se durasse; ma finire ha, non preoccuparti!

DAMIANO
Che cos’è?

VINCENZA
Che cos’è? Il Martedì è! (Bussano e Peppe va ad aprire).

COMPARSE
(Due impiegati comunali) Buon giorno signora Vincenza; è una fortuna per voi che il nostro è un piccolo paese. Suo suocero ha corso il rischio… (Guarda Peppe, sembra di riconoscerlo e gli si rivolge) Ma lei… no, che sciocco! Mi sembravate… (Peppe si gira) Scusate signora, m’era sembrato proprio… niente! (Guarda ancora Peppe) Però ch’è strano… (Peppe fa come se sbrigasse le pulizie di casa) Dicevo, suo suocero, ha corso il rischio di essere arrestato, è venuto al municipio a battere con forza il bastone allo sportello, richiedendoci una scheda, e che poi non si è fatto capire bene di che scheda parlasse.

VINCENZA
Grazie, grazie! Non stia a preoccuparsi, egli dice di volelere indietro la scheda delle votazioni perché ha sbagliato a votare e quindi vuole votare di nuovo.

COMPARSA
Su questo forse ha ragione, anche se doveva pensarci bene prima chi votare, però che deve venire a rompere i vetri e prendere a bastonate gli impiegati… questo no, eh no!

VINCENZA
Lei conosce mio suocero, sa come ragiona… diciamo. (facendo segni con la mano come se stesse ad indicare chi da numeri) quindi....

COMPARSA
E’ per questo, che lo abbiamo accompagnato a casa, da voi, per evitare il peggio, però, fate in modo che ciò non si ripeta (riguarda Peppe).

VINCENZA
Si, si non state a preoccuparvi che ora me la vedo io.

COMPARSA
(Che continuava a guardare Peppe, meravigliato, ora si rivolge a Vincenza) Sarà che sono ancora meravigliato per la strana meraviglianza… però, in quanto a lei, quando ieri l’altro l’incontrai alla posta, non sembrava in questo stato (indicando la gravidanza); è possibile?

DAMIANO
(In tono di rimprovero) E’ possibile, non è possibile! Quello mi pare, quell’altro rassomiglia! Sa ch’è troppo curiosa, e che cos’è!

COMPARSA
(Quasi scopre con chi sta a parlare) Ma lei… anzi tu, non sei…

DAMIANO
Ancora! Ma guarda un pò! Nemmeno i carabinieri fan tutte queste domande! Ve la posso fare io invece una domanda?

COMPARSA
Certo.

DAMIANO
Quando arriva l’ora d’andarvene?

ANGELO
(Ride) Ok! Ok! Damianuccio!

COMPARSA
(Ad Angelo) E… voi chi siete?

ANGELO
Io essere quello (Gli prende il bastone al nonno) che se voi non andare via subito ve lo rompere in testa questo bastone! Oh, guarda! Voi fare così perché non essereci mio nipote Peppe; via, andare via subito! (Alzando il bastone) Oh, che maniere! (Quelli scappano).

COMPARSE
(Fuori scena) Signora, dimenticavamo di dirle che deve avvicinare al Comune per pagare il vetro che ha rotto suo suocero.

GREGORIO
(Alzandosi) Dov’è, (ad Angelo) dov’è il bastone? Dammi il bastone, perché me lo hai preso? (Angelo, col bastone in mano, tentenna a darglielo). Dammelo, t’ho detto! (Riesce a prenderglielo, e, nello stesso tempo, lo scambia per l’impiegato del Comune con cui aveva avuto la lite) Facevi il furbo dietro lo sportello, vero? Ora ci penso io per te. (Angelo si mette dalla parte opposta del tavolo) Vieni qua! Scappi? Qua devi venire! (Dando colpi di bastone sul tavolo).

VINCENZA
(A Peppe, sottovoce) Dico, vuoi calmarlo un po’? Gliela vuoi andare a procurare una scheda, quanto la finisce con questa storia? Qua non si tratta di dare quattro numeri, ma di fare una commedia bella e buona, queste maniere sono? (Gregorio contrasta ancora con Angelo).

PEPPE
(Peppe prende con forza Gregorio e lo siede sulla sua sedia dicendogli qualcosa all’orecchio, e, non appena finisce di parlargli, Gregorio, come d’incanto, si calma). E… mi raccomando!

ANGELO
(Osservava meravigliato) Caramba che femmina! Tu essere veramente ok! Cosa avere detto a quillo terremoto perché si calmasse?

PEPPE
Niente di particolare, gli ho solo detto che se non la finisce, non solo non vado a prendergli la scheda e quindi non ha più diritto a votare, ma che se mi fa incazzare buona buona lo faccio volare dalla finestra!

ANGELO
E lui… perché stare zitto? Avere paura che tu non prendere scheda, o perché volare dalla finestra?

PEPPE
(A Damiano) Tu che dici? La finestra, no?

DAMIANO
(Con grande esclamazione) Troppo forte! Te la do io una mano pà! (Si tappa la bocca cercando di non fare capire ad Angelo quel “pà”).

ANGELO
(Meravigliato, mentre Peppe fa segno a Damiano di non farsi scoprire). Te la do io una mano pà ! (A Peppe) Cosa essere pà?

PEPPE
Pà, volere dire… pacenzia, insomma… da un lato vorrebe darmi una mano, mentre dall’altro lato vorrebbe dirmi pazienza; si, proprio così (A Damiano, ironico) non è vero Damianuccio?

DAMIANO
(Con severa autorità) Ohé! Che cos’è sta confidenza? Hai finito con le faccende? (Peppe fa cenno di si) E allora vedi un po’ dove andare, e domani mi raccomando, cerca di venire in orario!

PEPPE
(Fa capire ad Angelo di essere mortificato) Buon giornu a tutti.

ANGELO
Aspetta, ti accompagno!

PEPPE
(Con voce molto sensuale) No, grazie, non stia a preoccuparsi, sicuramente in piazza c’è mio marito che mi aspetta; vuol dire che sarà per la prossima volta. (Ed esce, poi lentamente riapre un po’ la porta e chiama Damiano, il quale gli fa capire che non ha nessuna intenzione di andarci; le continue minacce mimiche di Peppe riescono a persuaderlo, tanto che riesce a prenderlo per un orecchio e...).

DAMIANO
(Da fuori scena) Aih! Aih! L’orecchio, l’orecchio mi scippi!

PEPPE
(Sempre da fuori scena) Sai come finisce sta commedia, no l’orecchio, la ntesta ti scippo! Tela faccio passare io questa manìa di fare il papà! Ora senti invece cosa devi fare: entri dentro e... (senza far sentire cosa suggerisce a Damianu di fare) mi raccomando, senza far capire neente.

DAMIANO
(Sempre da fuori scena) Aih! Aih! Lasciami, lasciami che fai male!

ANGELO
(Che cercava di capire da dove provenisse quel vociare, si rivolge a ViNcenza) Questo non essere Damianuccio che avere gridato?

VINCENZA
(Cerca di non far capire niente allo zio) No zio, sicuramente qualche voce di bimbo che gli rassomiglia; Damiano è sicuramente andato in piazza ad accompagnare la cameriera; l’uomo grande lo fa sino alla fine.

ANGELO
Come mai, lui, fare il grande?

VINCENZA
Come mai! Perché... quella cosa buona di suo padre, prima che partisse per lavoro, non gli raccomandò altro: Damiano, mentre io non ci sono, fai il capo famiglia; e quello l’ha preso in parola.

ANGELO
(Meravigliato) Ma lui essere veramente convinto! E allora dimmi, non potere parlare, io, con Damianuccio fino a quando non venire suo padre da lontano?

VINCENZA
Penso proprio di no, caro zio, quello ha la testa come un mulo, e certe volte è meglio...

GREGORIO
(Sogna, si mette le braccia davanti la faccia come per coprirsi da qualcosa) Non lo faccio più! Giuro! Non lo faccio più! Gli americani se la possono prendere tutta l’Italia! Però basta, basta! Il voto? Pure due te ne do! (Vicenza ed Ancilu, meravigliati, cercano di intervenire) Lasciami andare, lasciami andare! Peppe! Peppe!

VINCENZA
Papà, un sogno è stato! Si calmi, si calmi ch’è finito.

GREGORIO
Dov’è, dov’è, se ne andato? Mi stava ammazzando!

ANGELO
Chi, lo stava ammazzando?

GREGORIO
Inbroglia popolo, inbroglia popolo è stato! (Entra Damiano toccandosi l’orecchio indolenzito; Vincenza e Angelo gli si avvicinano; mentre Gregorio rimane a balbettare).

VINCENZA
Cos’hai? Ch’è successo?

ANGELO
(Gli si avvicina) Cosa avere il grande Damianuccio?

DAMIANO
(Adirato) Niente! E non toccarmi!

VINCENZA
(Lo rimprovera) Damiano! Che modi sono?

ANGELO
Sai che io… quasi, quasi pentito di averti portato tante cose di America, e di donarti anche… ma è meglio forse lasciare perdere tutto (Damiano lo guarda sott’occhio e non gli da ascolto).

VINCENZA
Lascialo stare, zio, ch’è un porco! Allora, vediamo cosa ti sei fatto? (Gli tocca l’orecchio).

DAMIANO
Aih! Aih!

VINCENZA
Ah, li hai (alludendo alle bastonate) assaggiati finalmente! Certo, per te son cose nuove; ma ho la strana impressione che tu ne prenderai tante ancora.

DAMIANO
(Quasi piangendo cerca di non fare capire niente allo zio) Dice papà, allontana lo zio che ha da parlarti.

ANGELO
(Avvicinandosi ai due) Che dire Damianuccio? Cosa succedere?

VINCENZA
Niente, zio, cosa vuoi debba succedere? Senti, me lo fai un favore, arrivi al municipio e vedi s’è ancora aperto e t’informi di quel discorso del vetro che ha rotto mio suocero?

ANGELO
Certo! Su, dai Damianuccio, vatti a cambiare e venire con zio Angelo.

DAMIANO
Nossignore! Hai capito? Devo fare il papà!

VINCENZA
Ah, non ti son bastate quelle di poco fa! Vai con lo zio al municipio! Deve fare il papà; ma allora li vai cercando col lanternino! Cosa m’hai detto poco fa, lo hai dimenticato? Su, vatti a cambiare e vai con lo zio.

DAMIANO
No! (pensa un pò) Allora così devo andare vestito!

ANGELO
Allorra, tu, essere molto capriccioso! Non Essere a carnevale!

DAMIANO
Ah, io essere capriccioso! (Alla mamma) E per lui, (indicando Angelo ch’è vestito a quadri) per lui non è carnevale?

VINCENZA
Che dici! Per lui è normale vestire così, in America si usa (guardando lo zio).

ANGELO
Ok! Certo!

DAMIANO
Ah, certo! E se qui non si usa, la colpa è mia?

VINCENZA
(Angelo ride) Dico io, devi andare ono? Non ci crederebbe nessuno!

DAMIANO
(Allo zio) Vieni così, o ti vergogni?

ANGELO
Vergogni! Perché?

DAMIANO
Perché? Ora te ne accorgi. O ci prendono a tutti e due per americani, o dietro avremo chi si burlerà di noi.

ANGELO
Burlare! Cosa essere burlare?

DAMIANO
Si, si, scherza, si! Andiamo (ed escono).

VINCENZA
(Si avvicina al suocero) Papà, papà!

GREGORIO
(Spaventato) Chi è, chi c’è?

VINCENZA
Chi c’è? Chi vuole che debba esserci! Vuole andare un po’ a letto a riposare?

GREGORIO
No, qui rimango! Devo stare all’erta! Se dormo mi fottono!
VINCENZA
(Aiutandolo ad alzarsi) Chi vuole che lo fotta! Io, sto io a guardarla; non si preoccupi.

GREGORIO
Aaall’erta, Vincenza! Apriti gli occhi se dovesse venire imbroglia popolo; da una vita, da una vita è che mi gironzola attorno!

VINCENZA
(Avviandosi) Riposi tranquillo che a quello penso io, non stia in pena.

GREGORIO
Nessuno, nessuno! Nemmeno il diavolo ci può.!

VINCENZA
(Escono) Si, si.

PEPPE
(Entra affacciando prima la testa dalla porta per evitare che possa esserci qualcuno) Vincè, Vincè! Dove sei?

VINCENZA
(Rientra cercando di parlare piano per non fare sentire a Gregorio) Qua, qua, sono!

GREGORIO
(Fuori scena) Chi è, chi è imbroglia popolo?

VINCENZA
Quasi, quasi; però dorma lei, come siamo rimasti! (A Peppe) Che c’è?

PEPPE
(Incominciando a spogliarsi, togliendolsi le melanzane che aveva nel reggiseno e così via) Che c’è? Come, che c’è! Lo capisci in che situazione siamo venuti a trovarci! No, no cara Vincenza, ora basta! Come viene lo zio, mi trova così e per quello che sono; per me ciò che vuol pensare pensa. Pure tuo figlio stiamo perdendo!

VINCENZA
S’è per tuo figlio, è meglio forse lasciar perdere, tanto, più infondo di così non poteva; due volte, due volte, poco fa mi ha fatto perdere i sensi! E tutto questo grazie al tuo insegnamento. In quanto a te, oramai conviene continuare a recitare; spogliarti, oramai è tempo perso, lo zio sicuramente è già stanco di stare in questa casa di pazzi e a breve farà testamento, quindi... è solo questione di poco, e credo sia meglio per tutti continuare a recitare; dopo, a commedia finita quello che si deve fare lo vedremo, ma questo dopo, no ora (si sentono le voci di Angelo e Damiano che sono di ritorno).

ANGELO
Vincenza, Vincenzina! (Peppe scappa di corsa cercando di prendere quanto s’era già levato di dosso; correndo, con una scarpa coi tacchi ancora messa, rischia di cadere per terra mentre, lentamente, va chiudendosi il sipario).



Fine secondo atto







Terzo atto

(Scena come la precedente. Angelo e Damiano entrano di corsa inseguiti da tanti bambini che vanno ridendo dei loro indumenti. Vincenza ha il tempo giusto di chiudere la porta e li va a sgridare
dalla finestra)

DAMIANO
Te lo dicevo! Tu non volevi credermi.

ANGELO
Essere una vergogna! In America nessuno fare così!

VINCENZA
(Affacciata alla finestra sgrida ai ragazzi che ancora continuano a sfottere i due) Dico io, volete andarvene a casa, o devo buttarvi un secchio d’acqua di sopra? Ah, no! (A Damiano) Vai a prendere un secchio d’acqua. (Damiano esegue, mentre lei rimane indaffarata con quei monelli che ancora continuano a vociare. Vincenza rimprovera uno di quei bambini che continua a ridere). E tu, cos’hai da ridere? Non ti sembra male? No! (Angelo affaccia dalla finestra e quelli gridano più forte.) Togliti, zio, togliti che ti faccio vedere io come scappano. (A Damiano) E allora, com’è finita? tanto ci vuole a prendere un po’ d’acqua?

DAMIANO
(Entra ridendo) Tieni, tieni, di corsa mamma!

VINCENZA
Pure! Ridi, pure? Dammi qua! (Prende il secchio e lancia fuori quanto vi è dentro). Toh, sazziatevi! (Fuori si sentono scappare i ragazzi, qualcuno grida):

VOCE F. S.
Che schifo! Che puzza!

VINCENZA
(Vincenza odora il secchio e si tappa il naso) Cosa m’hai dato? Non è che...

DAMIANO
(Con la testa conferma) Si, si; il vaso da notte del nonno era bello pieno e io…

ANGELO
(Con le mani al naso) Tu fare più schifo di loro!

VINCENZA
(Preoccupata) E se ora viene una mamma di quei bambini, con le ali aperte, torto ha?

DAMIANO
E noi le diremo ch’è stato il nonno.

VINCENZA
Ora signore! E’ mai possibile?

ANGELO
(Non capisce) Cosa essere successo?

VINCENZA
A momenti te ne accorgi di quanto è successo! (Bussano) E questa è la prima; avanti!

PEPPE
(Entra Peppe vestito normale, tanto che Angelo non lo riconosce) E’ permesso? Buon giorno a tutti.

ANGELO
Voi essere papà di uno di quei (indicando la finestra) bambini?

PEPPE
(Non sapendo del discorso, non capisce) No! Io... veramente, sono…

VINCENZA
(Interrompe Peppe che voleva raccontare tutto allo zio) Si zio, è il padre di uno di quei bambini e sicuramente, ora, ne vuole conto e ragione.

ANGELO
(Angelo gli si avvicina e, osservandolo bene, pensa di averlo già visto) Voi non essere viso nuovo, io… si, mi pare di avervi già visto, ma non ricordo dove, forse…

DAMIANO
(Cerca di togliere il padre dall’imbarazzo. Peppe si gira per non farsi riconoscere) Zio, sai dove lo abbiamo visto? Al municipio!

ANGELO
Si, forse la vederlo; ci dovete scusare per quello che essere successo, sapete, noi avere in casa un vecchio che poverino… come dire… essere un po’… (facendo il segno di uno che è matto).

VINCENZA
Lei conosce mio suocero, ogni giorno è sempre una storia; poco fa, non ha preso il vaso da notte e lo ha svuotato dalla finestra! E ora, vede, dobbiamo giustificarci, con quelli come lei che, giustamente, vogliono soddisfazione, e cosa vuole che le dica?
DAMIANO
Certo! (Allusivo) Mi pare giusto cercare di capire la situazione (bussano).

VINCENZA
Avanti, (Entra una delle madri di quei ragazzi) si accomodi. Ch’è successo?

COMPARSA
(Con le mani ai fianchi e adirata) Santo e santissimo di un diavolone! Queste cose da fare sono? (Chiama il figlio che è fuori tutto bagnato e che piange) Entra, entra, gran bacchettone! Guardate, ancora cola! E la puzza, sentite che puzza? Sembra uscito da un calcatoio comunale! (Si tappano tutti il naso).

VINCENZA
(Mortificata) Cosa volete, mio suocero…

COMPARSA
Vostro suocero! Vostro suocero cosa?

VINCENZA
E fissato di buttare... come si dice... dalla finestra, e...

COMPARSA
(Adirata) Eee cosa?! (Si gira da Peppe che lo conosce) E lei, lei niente dice? Certo, il coraggio ora le manca; e se invece fosse successo a lei, cosa avrebbe fatto? Ch’è, non risponde? Non le conviene il discorso?

PEPPE
(Esplode adirato) Oooh!!! Ma sa che sta saltandomi il cervello! Guarda un po’ che commedia sta facendo per un po’... come si dice, di atto piccolo; e se si fosse persuaso a buttare dalla finestra l’atto grosso che avreste fatto, un dramma? Certe donne non dovrebbero uscire da casa nemmeno quando c’è il terremoto, santo demonio infame!

COMPARSA
Lei parla così perché qui non c’è mio marito e con una donna si diverte a fare il gradasso.

PEPPE
E mi mandi suo marito che mi gratta la schiena! E ora ve ne volete andare che avete già insudiciato la casa? Sciò, scio! Guarda un po’ dove siamo arrivati! (Avendo toccato il ragazzo, si annusa le mani e se li pulisce smorfiando).

COMPARSA
Io, certo me ne vado, ma non pensi che finisce qui; voglio tanta di quella soddisfazione che lei nemmeno immagina! (Al ragazzo) E cammina pure tu!

RAGAZZO
E tu mi bastoni?

COMPARSA
(Esce borbottando col ragazzo) Cammina, cammina che non ti bastono.

RAGAZZO
(Fuori scena) No, tu per finta lo dici.

PEPPE
(Angelo è come se stesse per capire qualcosa, e Peppe cerca di sviare il discorso) E poi, vorrei sapere cosa c’entro io col vostro discorso!

VINCENZA
(Interviene anch’essa alla recita di Peppe) La ringrazio signor... come si chiama? Così, come viene mio marito, se ne congratula.

PEPPE
Lasci, lasci stare... a proposito di suo marito, quand’è che dovrebbe arrivare? Avrei da dirgli alcune cosette. (Ad Angelo) Mi scusi (tira in disparte Vincenza, mentre Damiano parla con lo zio). Vedi che in paese sanno quanto succede in questa casa, ed io ho una strana impressione che...

VINCENZA
Già lo zio è stanco sino ai capelli, ma glielo posso dire di sbrigarsi a fare testamento e andarsene? Peppe, quello mio zio è!

PEPPE
(Guarda se può essere visto e cerca di controllare la rabbia) Ah, è tuo zio! E io, io chi sono? Capisci che tutti sanno in giro che mi comandi a bacchetta? E che per sbrigarti le faccende mi son dovuto vestire da donna? E tuo figlio, che si veste da uomo adulto e sfoggia per le vie del paese? Di tuo zio, poi... se ne dicono tante che nemmeno lo immagini, perché ognuno non sapendo chi è e in questa confusione... insomma cerchiamo di cambiar suonata perché a momenti scoppia il quarant’otto.

GREGORIO
(Fuori scena si sente un gran trambusto) Aiuto, aiuto! No, l’orecchio no! Soffoco, soffoco! (Corrono tutti; Vincenza congeda Peppe che se ne va).

VINCENZA
(Fuori scena) Ch’è successo?

ANGELO
(Sempre fuori scena, si sentono grida di dolore) Aih! Aih! Si è staccato l’orecchio! Vincenzina, presto portatemi dal dottore! Io volere ripartire subito, di corsa, per America! (Rientrano in scena, Angelo si tiene l’orecchio, è sporco di sangue).

GREGORIO
(Fuori scena) Vieni! Scappi? Eh, se ti prendo! Qua devi venire!

VINCENZA
Lascialo stare zio, vediamo cosa ti sei fatto?

ANGELO
Mi ero solo abbassato per vedere cosa essere successo! E’ quello… uno morso forte!

VINCENZA
(Guardando l’orecchio. Meravigliata) Porco cane! L’orecchio ti stava mangiando!

ANGELO
Aih! Aih!

VINCENZA
Qua il dottore ci vuole! Damiano vai a chiamare il dottore!

DAMIANO
(Indicando i vestiti) Non vedi come sono vestito? Non hai visto poco fa quanto è successo? Come ci vado?

VINCENZA
(Angelo continua a lamentarsi) Ti vai a cambiare! Presto, che aspetti? Non senti lo zio come fa?

DAMIANO
E allora??

VINCENZA
Come, l’orecchio gli sta cadendo per terra e tu sei tranquillo!

DAMIANO
Perché non vai tu?

VINCENZA
Io? C ome vado, io, (indicando la pancia) combinata così?

DAMIANO
Ti vai a cambiare!

VINCENZA
Vado a cambiarmi? E’ possibile mai che di te non devo farne nessun uso? Finire ha sta storia, non preoccuparti!

DAMIANO
E si, si! Sempre la stessa rogna! Come finisce se ne parla, aspetta che lo zio riparte, appresso te n’accorgi! Sai che sta nocendo pure a me sta storia; quasi quasi che allo zio...

ANGELO
Dai Damiano, vieni o no? Porca della miseria, se avessi saputo che io dovere venire a trovare questo inferno e ora anche le bastonate… e no, Vincenzina! Di certo non sarei venuto proprio, e che maniere! Io pensavo di venire finalmente a riposarmi uno poco di tempo, ma vedo che è meglio ritornare in America a lavorare. Ora, intanto, vi prego, fatemi ritornare con tutti e due le orecchie!

VINCENZA
Vero, l’orecchio! Me l’ero dimenticato! Su, corri Damiano, vatti a cambiare!
DAMIANO
Ancora! Come!

VInCENZA
Ho capito, è inutile ripeterti le stesse cose, vuol dire che mi metto qualcosa sopra e vado io! (Esce nell’altra stanza per prendere qualcosa da mettere e va borbottando) Su, andiamo zio, prima che prendiamo l’orecchi da terra. (Escono. Rientra solo Vicenza mentre Damiano stava recandosi, in punta di piedi, nella stanza dove dorme il nonno). E… mi raccomando! Stai attento al nonno, quantomeno (ed esce).

DAMIANO
(Ironico) Stai attento al nonno; certo che sto attento, stavo andando appunto da lui! (Si accerta se la mamma è già lontana e riparte in punta di piedi, poi si avvia nella stanza del nonno e si ferma sulla soglia parlandogli con la voce d’oltretomba) Gregooorio! Sveeegliati! Il voooto, il vooto mi devi dare! Che fai, dormi?

GREGORIO
(Fuori scena) Si, si! Non mi bastonare che te lo do! Aspetta che prendo la scheda. (Si sente che cade dal letto) Aih! Aih!

DAMIANO
Ora che fai, cerchi la scusa che non vedi?

GREGORIO
No, no! Vedo benissimo! Sto arrivando.

DAMIANO
Eeee… mi raccumando, senza ripensamenti. (Si nasconde sotto il tavolo).

GREGORIO
(Riolu, entra con gli occhiali rotti, non vede quasi niente ed entra tentoni) Qua, eccomi qua! S’accorge che vedo bene? (Ma, una sedia in mezzo ai piedi lo fa cadere per terra) Aih! Aih! Che sorta di capitombolo! L’è piaciuta la caduta? Questa è ginnastica pura! Aih! Aih! (Si rialza e ricomincia a camminare tentoni. Damiano esce da sotto il tavolo e si va a mettere dietro un paltò appeso in un appendi panni) Ma… Signor… imbro… ma che dico!, signor popolo! Dov’è? (Guarda il paltò, e, scambiandolo per ‘mbrogghia populu, va a parlargli) Ah, qui è! Mi ero spaventato. Ma lei, chi è veramente? Chi rappresenta?

DAMIANO
(In tono di rimprovero) Come ti permetti! Chi sono io ! Io sono tutto! E rappresentandomi, rappresento te e tutti quelli come te ! al moi posto, tu, chi rappresenteresti ?

GREGORIO
Per prima cosa... anzi per primissima cosa, rappresenterei i poverelli, si i poverelli e vecchietti come me che non hanno niente.

DAMIANO
I poverelli! (Ride) Ah! Ah! Ah! Caro Gregorio, sbagli! Il nostro diventerebbe un paese di poveri, è come, caro Gregorio, se a rappresentarci fosse un mugnaio, di certo rappresenterebbe i mugnai con i loro mulini, lo stesso dicasi per i contadini, rappresenterebbero i contadini con i loro campi di zucche, ecc. ecc. Quindi, tu chi rappresenteresti? I poveri con la loro miseria! Allora, allora dimmi, il nostro non diventerebbe un paese di morti di fame?

GREGORIO
(Meravigliato) Minchione! Sa che non ci pensavo? Ha ragione! Ha veramente ragione! Gliela posso dare la mano?

DAMIANO
Certo! (E gliela porge).

GREGORIO
Che mano delicata che ha! Sembra quella di un bambino!

DAMIANO
Questo, caro Gregorio, è perché rappresento pure i giovani!

GREGORIO
Sa che pensavo veramente male di lei? Le giuro che d’ora innanzi non sbaglierò più, e lei rimarrà sempre nel mio cuore.

DAMIANO
(Sente l’avvicinarsi di qualcuno e scappa nell’altra stanza con tutto il paltò) Qui, sono!

GREGORIO
(Anche se non vede bene, riesce ad intravedere l’ombra che va via, e, rendendosi conto d’essere rimasto solo, fa un gestaccio). Tè! Brodolone che non sei altro! (Entra Vincenza).

VINCENZA
Papà! Che sono questi gesti?

GREGORIO
Meno male ch’è andato via! Il fornaio, il mugnaio, il contadino... guarda un po’ se mi ha spiegato il perché io son sempre povero, anzi sai che ti dico: tèee! Così è sicuro che t’arriva!

VINCENZA
Papà, ancora? Entra zio (entra Ancilu, ha l’orecchio tutto medicato).

ANGELO
(Entrando vede Gregorio e si tiene alla larga) Cosa essere successo Vincenzina?

VINCENZA
Niente, niente, non preoccuparti, mio suocero... parla da solo. (S’accorge degli occhiali rotti e chiede spiegazioni al suocero) Ch’è successo? E’ caduto?

GREGORIO
Imbroglia popolo, imbroglia popolo c’è stato!

VINCENZA
(Angelo fa segno come se gregorio fosse matto) Come? Imbroglia popolo?

GREGORIO
Si, e voleva che a qualsiasi costo gli dessi il voto. Capisci? Pure qui è venuto! All’erta Vincenza! Mi ha raccontato pure del fornaio, del mugnaio, del contadino...

VINCENZA
(Ironica) Ah pure del contadino… e… del pecoraio non gli ha detto nulla?

GREGORIO
(Angelo continua a non capire) No… veramente di lui non me ne ha parlato, no, no, no!

VINCENZA
(Sempre ironica) Ah, no? Va beh, ma non stia a preoccuparsi. Si sieda qui che quando torna gli parlo io; va bene?

GREGORIO
Si, si! Ma, stai attenta Vincenzina.
VINCENZA
Si, si, stia tranquillo.

GREGORIO
(Balbetta sottovoce mentre Vincenza parla con Angelo) Da una vita, da una vita è che mi gira attorno! E stavolta non mi frega più!

VINCENZA
Vedi qual’è la mia vita, zio? Quella d’avere a che fare con un vecchio stolido e un figlio che ne combina di tutti i colori, non ho proprio a chi badare prima. (Si ricorda di Damiano che ancora non ha visto) Ma, a proposito di mio figlio… forse vero il vecchio vero ha avuto a che fare con imbroglia popolo come dice lui, (allusiva) ma bisogna vedere quale imbroglia popolo. (Entra nella stanza dove dormiva il nonno) Domiano, Domiano! Che fai, dormi?

DAMIANO
(Sempre fuori scena) Mamma, ho visto che tardavate e mi son coricato.

VINCENZA
Senti un pò: non c’era il nonno coricato in quel letto, o ricordo male? E cosa fai col paltò messo?

DAMIANO
Che faccio? Sentivo freddo e l’ho messo; il nonno cosa? Io, per non svegliarlo mi coricai accanto a lui, mi sono addormentato e non so più niente; perché dov’è il nonno, lo hanno rapito?

VINCENZA
Alzati, alzati! Ti faccio vedere io se l’han rapito! Senti un’altra cosa, com’è che ha pure gli occhiali rotti? Non è che…

DAMIANO
Mamma, io dormo e tu sognu! Come faccio a sapere degli occhiali del nonno, me lo vuoi dire?

VINCENZA
(Rientrando in scena) Poverino! Tu mai niente sai. (Si gira e lo chiama) Alzati, alzati! Meglio di tuo padre stai crescendo.

DAMIANO
(Uscendo nervoso) …Minchia!!! In questa casa non si può più dormire! Andando avanti così, l’esaurimento rischio!

VINCENZA
Senti zio, neanche il tempo di venire al mondo e già parla di esaurimento; ah che epoca, che epoca!

ANGELO
Certou, alla sua età, non essire tanto bello sentire dire queste cose, ma… stando giustamente in questa casa, non vedo cosa esserci di meravigliarsi. No, no mia cara nipote! Io preferisco ritornare in America prima che maledire lo giorno d’essere venuto! Uno poco quello (indicando Gregorio) terremoto! Uno poco (indicando Damiano) quello uccifero! Tu, con le tue svenimenti, la gente che volere conto e ragione; no, no, no, no! Io a solo pensare questo… (facendo come se fosse diventato pazzo).

VINCENZA
Io, caro zio, ti capisco e vedo pure che stai resistendo fintroppo, forse perché ti trovi ad esser qui in un momento di calma (Angelo sbalordisce), perché ci sono giorni che, (facendo quasi la pazza) come d’incanto, questa casa si trasforma, non sai più s’è un manicomio o il teatro degli orrori! (Angelo ha paura).

ANGELO
Dovete farvi controllare cara nipote! Ecco! Perché lo tuo marito venire ogni morte di lo Papa! Poveretto! Ne avere torto?

VINCENZA
E, certi momenti, manca proprio lui in mezzo i piedi! Potremmo chiudere bottega!

ANGELO
Perché, anche lui essere uno terremoto? Come! Tu avere scritto che lui essere marito… come dire…

VINCENZA
Lascia stare zio, una cosa è dire e un’altra è fare.

ANGELO
Giodizioso! Si, ecco, così dire.

VINCENZA
Lascia andare t’ho detto.

ANGELO
Avere detto male io?

VINCENZA
(Damiano, in punta di piedi, di dirige verso il nonno) No, no zio! E’ solo che… fermo! Dove pensavi d’andare? Giusto di questo parlavamo (lo prende per un orecchio). Come non ti sembra male! Come non ti vergogni! Dicevamo: quando arriva lo zio dobbiamo farlo riposare, fargli visitare un pò la Sicilia; invece… la faccia l’hai proprio di bronzo! Non ebbi che dirci a padre e figlio, e guarda che teatro che stanno mettendo su! Ma finire ha, non preoccuparti.

DAMIANO
Senti, mamma, non ricominciamo con le solite litanie!
VINCENZA
Vedi st’orecchio? Io te lo stacco! (Lasciandoglielo) Togliti, togliti di qua e vedi un pò dove andare, per carità.

ANGELO
Senti Vincenzina, io andare a vedere se trovare un notaio in paese, così sistemare un po’ tutto e andare via di corsa, anzi a volo. (Bussano) Chi essere ora?

VINCENZA
Avanti.

PEPPE
(Vestito da Rosina) Buon giorno a tutti. (S’accorge che Angelo ha l’orecchio medicato) Oh, signor Angelo! (Poi A Vincenza) Mi scusi signora se stamattina sono venuta in ritardo, sa, io… non psso venire più a farle le faccende. E sono venuta a salutarla perché devo partire, quindi…

ANGELO
(Con grande esclamazione) America andare?!

PEPPE
Ma quale America e America! Magari Iddio!

ANGELO
Volere venire in America con Angelo? Io farti riposare for ever! Per sempre! Farti divertire un World! Un mondo! Quale lavoro? Now basta lavoro.

VINCENZA
Poverino! Li trova proprio a pennello!

ANGELO
Cosa poverino, (indicando Peppe) illa?

VINCENZA
(Indicando Damiano) No illo! No, dico il bambino no! E lei (indicando Peppe), anzi lui; insomma… non sto capendo più niente, zio!

ANGELO
(Indicando Damiano) Damiano portare con me? No! No! No! Io preferire, come dicevi tu, manicomio! Si, si! Altro che Damiano!

VINCENZA
Zio, portati via chi vuoi, a me basta che ne togli qualcuno da in mezzo i piedi! (Indica il nonno) Portati pure il nonno!

ANGELO
(Facendo le corna) Io… (Guardando Peppe) Rosina portare, e basta! Finire di passare in pace e amore gli ultimi miei anni che rimanere. (A Peppe) Ok, tu dire?

PEPPE
(Preso alla sprovvista) E… che devo dirle…

ANGELO
Ok! Ok!

PEPPE
(A Damiano viene da ridere ed esce) E’ solo che… mia moglie… (correggendosi) ma che dico! Mio marito… No! No! No! Non è giusto che l’abbandoni, certo… non è che (guardando Vincenza) meriterebbe d’essere considerato, ma cosa vuole è pur sempre mio marito, e allora... sa come si dice dalle nostre parti? Se non vuoi guai con la moglie, dalle il culo (un piccolo salto e dà le spalle ad Angelo) se no son doglie!!
ANGELO
Ma tu… non essere il marito, essere la moglie!

VINCENZA
Zio, dici vero? Vedi che non sa nemmeno esprimersi bene, non sa quello che dice? Lasciala andare!

ANGELO
Dai Enzuccia, anche tu mortificare Rosina? Lei essere… come dire… sempliciotta; io sapere poi. come insegnarla. Allora! Venire con mé? (Mettendogli la mano sulla spalla).

PEPPE
E… a mio marito (guardando Vincenza), poveraccio, posso lasciarlo solo? No! No! No! No!

ANGELO
Si! Si! Si! Si! (Poi a Vincenza) Dai! Diglielo anche tu che con me starebbe di certo meglio.

VINCENZA
Zio, e io, io cosa vuoi che ti dica? Lei non è più bambina e sa ciò che deve fare, anche se... (evidenziato) non capisce ciò che sta combinando, (gli si avvicina e gli da, sul viso, dei piccoli schiaffetti, poi ironica) è vero Rosinella?

PEPPE
(Stizzito) Forse è meglio che me ne vado, prima che comincio a cantare tante di quelle canzoni che neanche la festival di San Remo!

VINCENZA
Pure! Avresti pure il coraggio di cantare! (Mettendosi le mani sui fianchi come a volerlo sfidare) E canta, canta! Quanto vediamo come fai!
PEPPE
Ah, si! Ora le faccio sentire io come canto! (Arrivati a questo punto capisce che gli conviene ancora recitare e canta una canzone allusiva) Che confusione, sarà (ad Angelo) perché ti amo, (accarezzandogli la faccia, tanto che Angelo gli fa il cascamorto) è un’emozione che cresce piano, piano, stringimi forte, e stammi più vicino, (Angelo gli si stringe sempre di più) se ci sto bene sarà… uéh! (E salta in braccio a zio Angelo).

ANGELO
(Se lo stringe a se) Ok! Ok! Vincenzina, ci siamo, l’ho convinta! Vai Angelo che ti sposi! (Ed esce con in braccio Peppe sotto lo sguardo meravigliato di Vincenza e Damiano).

VINCENZA
Porca vacca! Chi doveva andarlo a pensare che lo zio Angelo doveva proprio innamorarsi di tuo padre!

DAMIANO
Mamma, non è che allo zio gli piacciono i (toccandosi l’orecchio) maschietti? (Ride) Ah! Ah! Ah!

VINCENZA
Non ti sembra che stai venendo fuori meglio di tuo padre? (Esce)

DAMIANO
(Solo in scena, mima Peppe) Stringimi forte… (Ride) Ah! Ah! Ah! A mio padre, madonna! (Va a guardare da dove sono usciti) Chissa dove saranno arrivati! (Avvicinandosi al nonno che dorme) E tu, dormi! Bravo Gregorio! Fai lo scemo, fai finta di non capire niente? ma tu non puoi passarla liscia, hai capito (Gregorio dorme) A no! Non rispondi? Ora ci penso io!… (Va a prendere un secchio con dell’acqua e sta per lanciarla al nonno).

VINCENZA
(Entrando s’accorge di ciò che sta facendo Damiano) Eih tu! Che stai facendo? Non ti rischiare! Come! Cervello non ne hai proprio. Vedi come finisce sta commedia...

DAMIANO
(La precede) Le bastonate saranno da orbi, te lo faccio fare io il papà, il collo devo rompertelo! Sempre la stessa cosa non ti secca ripeterla? E poi, cosa c’entra questo? Io volevo solo vedere se il nonno aveva i riflessi pronti.

VINCENZA
I riflessi pronti! Neanche dici se il nonno sapeva nuotare! Ti piacerebbe se la mattina, qualcuno ti svegliasse con un secchio d’acqua?

DAMIANO
Cosa c’entra la mattina! Questa ora è, di dormire?

VINCENZA
Veramente, questa è ora di andarti a cambiare, e di corsa pure. Tanto oramai non hai più niente di che fare... il papà! Lo zio ora viene col notaio, fa quello che deve fare... sempre se le sue intenzioni sono buone, e subito ricominciamo a districare questa matassa troppo ingarbugliata.

DAMIANO
E devo cominciare io a districarla? Sai che ti dico, che io vado a coricarmi, pure a me sta nuocendo sta falsa; e per capirci meglio, svegliami quando in questa casa non c’è nemmeno un gatto in mezzo ai piedi. (Si tappa il naso guardandosi attorno) Sento puzza di bruciato! (Esce).

VINCENZA
(Rimane a guradarlo meravigliata) Ora dico io, se non si passano certe cose, si credono? Neanche dice, per esempio, come fare ad uscire da questa storia, no! Sta crescendo preciso suo padre! Dico! Poi, più fortunati sono! La stupida che bada a loro l’han trovata, lo sciocco che lascia tutto anche, quindi... che motivo hanno di cambiare? Non ci manca niente!

DAMIANO
(Affacciandosi alla porta) Mamma, ma perché t’avvilisci tanto, visto che non ci manca niente?

VINCENZA
Vedi tu, se non cambi cervello, a quella cosa buona di tuo padre lo superi.

DAMIANO
Cosa c’entra mio padre, ora?

VINCENZA
Ah, no! Se tuo padre avese avuto più giudizio e sarebbe stato come quello che io ho sempre descritto allo zio, tu pensi che c’era motivo d’arrivare a questo?

DAMIANO
E papà, mamma, ora che lo zio ha perso la testa per lui? (Meravigliato) Madonna! Ci pensi se lo zio entra in crisi? Cioè che piglia una cotta? Io lo so come andrà a finire! (Ride).

VINCENZA
Ah, ridi pure! E parla, parla! Sentiamo come andrà a finire.

DAMIANO
Che come si coricheranno assieme... tu mi capisci? Lo zio allunga la mano e... vallo a prendere lo zio! Salterà dal letto come un grillo; io credo che dalla spavento, in America a piedi ci andrà.

VINCENZA
Ah, tu a questo pensi? No a quel poverino che dopo quel gran viaggio per venire sin qui, ha dovuto sopportare tutte queste angherie: la paura, l’orecchio che stava perdendo, l’umiliazione che proverà nello scoprire chi è veramente Rosina... eh no! A questo non dobbiamo arrivare, pure questo no! Senti che facciamo, tu stai attento al nonno, però... mi raccomando! Come arrivano col notaio non far capire niente, dirai loro che io sono dovuta andare a prendere le pillole per il mal di testa al nonno e che a momenti torno.

DAMIANO
E tu, dove vai?

VINCENZA
T’ho detto che a momenti torno. Mi raccomando, non svegliare il nonno! (Esce).

DAMIANO
E va bene, va bene! Per me può dormire sino all’anno prossimo. Era meglio se non veniva lo zio, chi glielo ha fatto fare! Sarebbe stato meglio per tutti; io avrei finito di tagliar la legna, non mi sarei fatto le budella fradicie con tutti, non avrei nemmeno fatto il... papà che per quanto mi son permesso nemmeno le bastonate che ho preso! Ed io, da grande dovrei diventar papà? Quando mai! I figli se vogliono arrivare che arrivino pure, anche un camion, ma io è sicuro che non vado a cercarmeli. Sapete invece cosa mi piacerebbe fare? (Aditando il nonno) Eccolo quello che vorrei fare? Non si può disturbare, non lo si può svegliare, guardatelo! Dorme come un ghiro e se ne frega di tutto; se gli gira di buttare qualcosa dalla finestra lo fa e guai chi parla! D’andare a scuola non vuol sentirne… insomma, è assoluto e basta! Questo voglio fare, il nonno! Anzi quanto vedo un pò (fa alzare il nonno, il quale lo segue, mano per mano lamentandosi, nella stanza da letto).

GREGORIO
Che stai facendo? Lasciami! Dove mi porti?

DAMIANO
Non si preoccupi, ora lei si corica e alle altre cose ci penso io. (Rientra in scena aggiustandosi i vestiti del nonno ed imitandone la voce., mentre Gregorio si lamenta dal freddo). Ora vediamo chi ha i coraggio di toccarmi! (E si va a sedere sulla sedia del nonno, imitandolo). Vai a prendere la scheda! (Alla sedia) Ch’è, non ci senti? Con te parlo!

ANGELO
(Si sentono arrivare gli altri) Entrare, entrare! (Entrano: un notaio anziano con occhiali da vista spessi, Peppe con una valigia pronto a partire, ed Angelo che cerca, entrando, di capire dove possa essere andata Vincenza, la chiama, non risponde nessuno). Vincenza! Vincenzina! Sbrigare, che notaio avere premura e io andare a fare biglietto, prima che essere tardi e nave partire senza di me e Rosinella (stringendosela e coccolandola un po’).

NOTAIO
Allora! Siamo venuti per corteggiare o per fare il da farsi? Perché io, ve l’ho già detto d’avere molti impegni, molti altri atti d’andare a fare, a questo, avete tempo lungo il viaggio.

ANGELO
Lei non capire cosa essere innamoramento, anzi sbrighiamoci, non vedere l’ora di essere sullo ferribboott.

NOTAIO
Allora, io sottoscritto Pascullo Angelo, nato a… il… etc… dichiaro di donare tutti i miei averi in codesto paese, (poi ad Angelo) e… In America, ha niente da donare? Così procedo…

ANGELO
In America avrei ancora tantissime cose, ma quelle cose io donare a quisto mio amore Rosinella; sei contenta Rosina?

PEPPE
Ah, no! Questo mai e poi mai! Io non voglio quello che già aveva promesso alla signora Vincenza, io al solo pensiero di farle un torto, quasi quasi... niente, non voglio quello che già avevav promesso ad altri; io ho tanto rispetto per la signora Vincenza che al solo pensiero, quasi quasi... niente, non voglio niente, anzi sa che le dico?…

ANGELO
Come? Essere tu, davanti al notaio e continuare a darmi del lei? (Al notaio) Lei non fare caso a quello che dire, essere molto timida!

NOTAIO
(Un po’ adirato) Non stia a formalizarsi, io sono venuto esplicitamente per l’atto di donazione, quindi vogliamo concludere che ho fretta!

ANGELO
Ok! Ok! E che cosa avere detto? Io a voi pagare bene! Dollari! Capito dollari? Non avere motivo di premura, capito premura?

NOTAIO
Sentite signor (leggendo come è scritto sul foglio) Pascullo, (facendo con le mani come a stringere i tempi) cagliamo, capito cagliamo? (Angelo fa segno di si) E allora vediamo quello che dobbiamo fare che il tempo stringe.

ANGELO
Allora, Rosina bella, cosa stavi per dirmi?

PEPPE
Dicevo di non voler niente, anzi sbrighiamoci se vuole che devo venire in America, non voglio portarmi rimorsi dietro.

ANGELO
Allora, lei (al notaio) mettere che io mandare dall’America… (facendosi i conti) alla mia sempre nipote…

NOTAIO
Eravamo arrivati (rileggendo) di donare i miei averi in codesto paese e la somma in denaro di lire… allora, quanto devo scrivere?

ANGELO
In dollari? O in lire?

NOTAIO
Conviene, visto che deve mandarli, mettere in dollari.

ANGELO
Quanto essere… duicentomila dollari?

DAMIANO
(Meravigliato) Minchia!!!

ANGELO
(Si girano e Peppe strofina le mani per la gran somma) Non fare caso a quello, notaio, lui essere uno uccifero!

NOTAIO
Quanto essere? Niente noi mettiamo una postilla e richiamiamo sotto, quindi e…. in codesto paese e di mandare dall’America, la somma di duecentomila dollari, dico duecentomila, e poi… c’è più niente?

ANGELO
Solo questo, la casa grande di America, poi, dopo parlare, per ora io stare la! E certamente la mia qui presente (facendo il cascamorto ) Rosinella.

NOTAIO
Dunque, rileggiamo, io sottoscritto Pascullo Angelo, nato a… il… residente in America in via… Numero… dichiaro di donare tutti i miei averi come da atti inclusi e di mandare dall’America la somma di duecentomila dollari, dico duecentomila (facendo come se scrivesse per davvero) alla qui presente ed unica erede nipote… (meravigliato) e… ditemi, dov’è la fortunata nipote?

ANGELO
(Guardandosi in giro) E che ne sapere io?

NOTAIO
E devo saperlo io dov’è? Ma… ditemi, questa vostra nipote, è consensiente nel ricevere questa eredità?

PEPPE
Certo! Come no! Com’è st’altro!

NOTAIO
Come si permette? Ed è pure una donna!

ANGELO
(Che c’era rimasto male anche lui, fa finta di andare avanti) Scusatela, scusatela notaio! …Intanto mia nipote è strano che non essere qui! Nemmeno il piccolo Damianuccio! (Al nonno) Solo quello, e a quello è meglio lasciarlo dormire!

VINCENZA
(Entrando stanca) Scusatemi! Aspettavate me? Io… Damiano non l’ha detto che sono andata a prendere le medicine al nonno? E lui non c’è?

ANGELO
Veramente poco fa chiamare, ma nessuno rispondere, però abbiamo veramente finuto, vero, notaio?

NOTAIO
Si, occorre solamente che lei legga il testamento per presa visione, dopo di ché la firma ed è fatto.

VINCENZA
Aspetti che do... (Va dal nonno per dargli la pillola ma…); tu!!! Gran pezzo di cornuto! Ma come s’è vestito? Un’altra, ora!

DAMIANO
(Cerca di imitare il nonno) E tu chi sei? L’hai portata la scheda?

VINCENZA
Ancora? Guarda, guarda! Allora la tua è una vera malattia! Ma non preoccuparti che le medicine pure per te le ho! (Lo alza per le orecchie, ancora gli altri non hanno capito niente).

DAMIANO
(Parlando ancora con la voce del nonno e inizziando a camminare come il nonno, e visto che la mamma lo vuole riprendere per le orecchie scappa veloce). Aiuto! Aiuto!

ANGELO
(Che ancoranon riusciva a capire) Quello, essere diventato troppo veloce! Non essere sembrato nonno!

VINCENZA
Damiano era, zio, Damiano! Forse è meglio lasciarlo andare. Signor notaio dove eravamo giunti? Su, quanto firmo, e per il resto ho fiducia a lei e allo zio pure. Vediamo di concludere che già il bollore è uscito fuori dalla pentola. .

NOTAIO
Contenta lei, contenti tutti. Firmi qua (indicando il testamento).

VINCENZA
(Prima di firmare rimbocca le maniche, e, dopo un insieme di movimenti aiutati da tutto il corpo, firma e si asciuga il sudore). Oh!!! E ora, ora che viene?

NOTAIO
Come che viene! Ora, è ricca! Sa quello chelei ha ereditato? Cerchi di farne buon uso. (Poi si rivolge ad Angelo) Allora, prendendo di sotto e mettendola sopra... capito sopra?

ANGELO
Ok! Ok!

NOTAIO
Mi deve la somma di lire duecentomila.

VINCENZA
Il contratto però, zio, vorrei pagarlo io, quindi…

PEPPE
(Per non farla pagare s’inventa una scusa) Signora Vincenza, dalla stanza da letto l’hanno chiamata.

VINCENZA
Me? (Si avvia nella stanza da letto mentre lo zio paga il notaio. Si sente parlare Vincenza fuori scena) Tu hai chiamato? Che hai combinato? Come mai il nonno è nudo?

DAMIANO
Di quanti ce n’è la dentro giusto con me devi prendertela?

ANGELO
(Conclude col notaio e chiama Vincenza) Vincenza, Vincenzina! Vieni, che il notaio andare via!

VINCENZA
Qui, qui, sono, zio! (Entra)

NOTAIO
(Porgendole la mano) A rivederla cara signora e… tanti auguri ancora (Si avvia ad uscire, ma, compare Totò che stava entrando non s’accorge del notaio e lo fa cadere per terra).

TOTO’
(Adirato) Buon giorno a tutti! (Il notaio tenta di rialzarsi) Dov’è, dov’è mia moglie? (A Peppe che, vedendolo si adira di più) Ah, qui sei! Vieni qua, qua devi venire donnaccia di strada! (Lo prende per un’orecchio; Ancilu cerca di nascondersi) Dove pensavi d’andare? Grandissima zoccolona che non sei altro! (Lo porta verso il proscenio).

PEPPE
Aih! Aih! Aih! L’orecchino, l’orecchino! L’orecchio si strappa! (Sottovoce al compare) Compare Totò, io sono Peppe; è diventato pazzo? Cosa sono queste bastonate? Neanche quand’ero piccolo

TOTO’
Ah, si! E ora, ora che sei diventata grande, te ne vuoi andare con l’americano? Brutta zoccola! (Facendolo sentire agli altri per non fare capire dell’accordo che ha preso con Vincenza) Ma… a proposito d’americano, dov’è, dov’è? che ha fatto, è fuggito (Angelo cerca di non farsi vedere da sotto il tavolo, il notaio spaventatissimo scappa via, mentre Vincenza gli indica dove si trova).

VINCENZA
E basta, basta compare, che cos’è? Sua moglie non è qui, che motivo c’è d’adirarsi tanto?

TOTO’
(Riprende, sta volta per i capelli, Peppe; mentre Damiano entra e si siede divertito a vedersi la scena) Grandissima puttana! Ti faccio partire io per l’America

VINCENZA
(Anche lei deve recitare per non fare capire nulla) Ih, compare! E ora basta! Mio zio nemmeno l’ha toccata! Lei sta facendo come se l’avesse....

TOTO’
Questo come arriva a casa lo posso vedere!

VINCENZA
Scusi, compare, ma lei le lscia il segnale ogni volta che... Piuttosto veda un po’ cosa deve fare con la (ironica) signora, e conducetevela a casa! (Damiano osserva strofinandosi le mani).
TOTO’
(La prende ed esce) Buon giorno ancora! (Mentre, da sotto il tavolo, Angelo accorgendosi che sono andati via si alza. Totò, che si era dimenticato la giacca, rientra tenendo sempre Peppe in malomodo, e si accorge di Angelo). Scusate ho dimenticato... ma lei, anzi tu non sei... certo! Tu sei quello che volevi portarsi mia moglie in America (Si toglie la cinta dei pantaloni e comincia ad inseguirlo. Tutti girano attorno al tavolo. Damiano va verso il pubblico).

DAMIANO
Ma... non vi pare che manchi mio nonno? (Esce facendo rumore fuori scena).

GREGORIO
(Fuori scena) Chi sei?

DAMIANO
(Sempre fuori scena) Come chi sono! Sono imbroglia popolo! E sono venuto per farti assaggiare il bastone!

GREGORIO
(Ancora fuori scena, mentre Totò insegue Angelo attorno al tavolo con dietro Peppe e Vicenza) Aiuto! Aiuto! Il voto, il voto vuole!

DAMIANO
(Entra Gregorio e si mette in coda agli altri che girano attorno al tavolo. Damiano, che era entrato vestito da papà, deciso, ferma tutti). Aaalt! (A Totò) Tu, chi sei?

TOTO’
(Meravigliato) Io sono compare Totò!

DAMIANO
E allora a casa! (Esce compare Totò; poi a Peppe) E tu! Chi sei?

PEPPE
(Con rabbia contenuta, e confuso) Io… veramente, neanche io so chi sono! Ah, Rosina, Rosina la cameriera sono!

DAMIANO
E allora via! Via appresso a tuo marito! (Ed esce anche Peppe, mentre Angelo guarda Damiano e non sa cosa fare) E tu, chi sei?

ANGELO
(Stanco ed avvilito) Io essere uno stanco e volere partire subito per America!

DAMIANO
E allora via! Prima che parte la nave! (Angelo scappa; poi si trova davanti a Gregorio semi nudo) e tu, cosa fai nudo?

GREGORIO
La scheda, dov’è l a scheda?

DAMIANO
Su,, (indicandogli la stanza da letto) vatti a vestire; ancora? (Poi guarda la mamma che è rimasta seduta stanca in un angolo e le si rivolge con tenerezza) E tu, che fai da sola, mamma? (Vincenza alza le spalle. Damiano inizia a spogliarsi mentre Vincenza lo guarda meravigliata).

VINCENZA
Cosa stai facendo ora? Cosa vuoi fare? Di chi devi vestirti ancora?

DAMIANO
Mamma, ho capito finalmente chi devo fare, e voglio farlo per come è giusto che sia.
VINCENZA
E cosa, cosa?

DAMIANO
(Che si era già spogliato rimanendo con i suoi abiti) Voglio fare Damiano, Damiano voglio fare, mamma! (Andando dalla mamma che lo accoglie a braccia aperte).

Fine