THANATOS IN LOVE

Dramma di

Enzo Ferrara


Il richiamo della morte è anche un richiamo d’amore.
La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una della grandi, eterne forme dell’amore e della trasformazione.
Hermann Hesse, Sull’amore

Registrato S.I.A.E


Personaggi:     TANA  Fra i 40 e i 50 anni
        ANDREA. Fra i 50 e i 60 anni
        PAOLO  figlio di Andrea
        ENRICA moglie di Andrea

Scena: Il palcoscenico è idealmente diviso in tre parti.
     Ambiente anonimo, una sedia, una scrivania, una poltrona, qualche     tappeto.


SCENA PRIMA

Si sente un rumore di aspirapolvere e un voce che in maniera stonata canta una vecchia canzone.
Andrea entra. Ha dei giornali in una mano. E' visibilmente  stanco.  La voce si fa sempre più vicina. Andrea al colmo della sopportazione, si alza e grida.

Andrea:  Ma insomma! La vuole smettere!

Il rumore si spegne e Tana si affaccia nella stanza.
E' una donna sui quarant'anni. Veste con un grembiule grigio che lascia intravedere le gambe e il seno quando si muove.  Esprime una sensualità  primitiva. Ogni suo gesto o atteggiamento è provocazione sessuale.

Thana: Che c’è?
Andrea: Ma le sembra questa l’ora di fare questo baccano?
Thana: Senti,signore, io devo lavorare, che ti credi che sto a giocare.
Andrea: Ma gli accordi erano che lei venisse di mattina quando io sono fuori.     Questi erano gli accordi!
Thana: Ma con chi li hai fatti questi... accordi?
Andrea: Con lei. Le avevo detto di venire di mattina quando io non ci sono.
Thana: Ma io vengo quando posso venire... ti piace o no, è così.
Andrea:  E a me non piace, mi dica con chi ne devo parlare... chi è il suo responsabile?
Thana: Io non ho responsabili, io sono la mia responsabile.
 Andrea: Questa è l’ora in cui io sono stanco e voglio solo pace e tranquillità.
Thana: La vorrei anch’io la pace, ma invece devo lavorare, guarda un po’.
Andrea: Se proprio deve... lo faccia senza fare tanto rumore.

(la donna guardando storto Andrea prende una scopa e comincia a spazzare canticchiando. Sempre scopando si avvicina ad Andrea e lo costringe ad alzare i piedi. Andrea nervoso si alza e si siede su una sedia. Lei dopo un po’  si avvicina ancora a lui canticchiando e armeggiando e con la scopa. Andrea con un atteggiamento di sopportazione alza i piedi e lascia che lei faccia il suo lavoro)

(Andrea attratto dal corpo della donna non può fare a meno di guardarla. )

Thana: Che guardi?
Andrea: Niente.
Thana: No, tu stavi a guardare.
Andrea: Ma... non è vero.

(Andrea si alza e si sposta, lei lo segue con lo sguardo)

Thana: Ma non t'arrabbiare,  puoi guardare quanto vuoi, se vuoi puoi anche     toccare.
Andrea: Ma per chi mi prende...
Thana: Per chi ti prendo? Per un uomo. Non sei un uomo?
Andrea: Certo che sono un uomo, ma non nel senso che lei intende.
Thana: In che senso?
Andrea: (spazientito) Ooooh! BASTA!
Thana: Ehhhh! Come siete suscettibili voi uomini, basta che tocchiamo la parola     che subito vi sentite accusati...
Andrea: La parola!? Che parola?
Thana: Uomo! Maschio! Vi mettete subito in guardia, alzate la bandiera...
Andrea: Macché bandiera...
Thana: La bandiera della virilità.
Andrea: Macché virilità, ma... ma cosa importa a lei?! Questi sono affari miei,     non mi piace discutere di virilità con una... una sconosciuta...
Thana: Volevi dire una sguattera, una donna ignorante...
Andrea: Ma non dica sciocchezze. Ma insomma! Devo discutere con lei della mia     sessualità?!
Thana: Ma che vuoi discutere, quella non si discute... quella o si fa o non si fa.
Andrea: Ma, ma... cosa vuole insinuare?
Thana: Può succedere, specie se sei vecchio...
Andrea: Ma che vecchio! Io sono ancora giovane, ho solo sessantatré anni, ho     ancora una lunga strada davanti.
Thana: Ecco bravo, dillo, dillo, che a forza di dirlo ci credi pure tu.
Andrea: Ci credo perché è cosi.
Thana: Allora perché ti hanno licenziato?
Andrea: Non sono stato licenziato, c'è stata una ristrutturazione aziendale... ma tu     come fai a dire che mi hanno licenziato? Chi te lo ha detto?
Thana: Non lo so, me lo avrai detto tu, eppoi chiamala ristrutturazione, quello si     chiama: licenziamento per vecchiaia.
Andrea: Non è vero! Sono in vacanza... eppoi perché mi dai il «tu»!
Thana: Vacanza! Si, domani! Sei in vacanza e stai tutto il giorno a leggere gli     annunci di lavoro al computer? Non sono mica scema io! E se vuoi me lo     puoi dare anche te il tu. Te lo permetto.
Andrea: (ironico) Grazie tante! Ma se non so nemmeno come ti chiami...
Thana: Io invece lo so come ti chiami tu. Andrea, ti chiami Andrea, è vero? Io mi     chiamo Thana.
Andrea: Tana?!
Thana: Thana, con la h! Non ti piace?
Andrea:Thana!? Cos'è un diminutivo, di cosa?
Thana: Diminutivo. Mi piacciono i diminutivi... a te no?
Andrea:  Diminutivi o no, dimmi chi ti ha detto che mi hanno licenziato.
Thana: Ma che importa chi me lo ha detto! Nessuno me lo ha detto.
Andrea: (le si avvicina minaccioso) Perché io non ci credo che tu lo abbia     scoperto cosi... tu sai... e adesso mi dici chi te lo ha detto, se no...
Thana: Se no? (sfrontata e con aria di sfida, si avvicina a lui) Che mi fai? Mi     picchi? mi batti? Vediamo!
Andrea: (esasperato) Se... se non fosse...
Thana: Che cosa... (incitandolo) Se non fosse che sono donna? O che tu sei un     debole...
Andrea: Io non sono un debole, io non picchio le donne!
Thana: Che ci fai con le donne? Ti ci accoppi?
Andrea: Accoppi!?
Thana: Ti ci congiungi!
Andrea: Accoppi, congiungi, ma come parli! Da dove vieni tu? Io non mi     accoppio, io amo la donna. Hai mai sentito parlare d'amore?
Thana: Ne sento parlare continuamente, sono secoli che se ne parla, ma io non so     che cos'è.
Andrea: (fissandola minaccioso) Tu mi stai coglionando!
Thana: Che vuol dire?
Andrea:  (arrabbiato) Mi stai prendendo in giro, mi stai sfottendo!
Thana: No, non ti sto prendendo in  giro.
Andrea: Vuoi dire che non sai cos'è l'amore?
Thana: No, io faccio le pulizie.
Andrea: E allora? Una che fa le pulizie non può sapere cos'è l'amore?
Thana: Dimmelo tu.
Andrea: Io? E perché mai?
Thana: Tu sei un uomo e sai cos'è questa cosa che si chiama amore.
Andrea: (Dubbioso se accettare questa versione o dubitarne) L'amore non si     spiega, quando lo incontri lo capisci. E adesso basta!

Esce.
Buio.

SCENA SECONDA

Siamo nell'ingresso della casa di Andrea.

Voce da radiogiornale o scene su schermo:
    Una fossa con 250 corpi prima arsi vivi è stata scoperta a sud di Bassora.     Gli uomini del califfato con le loro bandiere nere scorrazzano uccidendo     donne e bambini di ogni villaggio che incontrano. Testimoni degli orrori     raccontano sconvolti episodi sconcertanti...(la voce va in dissolvenza)

In scena Enrica, la moglie separata di Andrea. Lo stesso Andrea e Tana.
Enrica ha un atteggiamento altezzoso, veste con abiti di taglio classico: un tailleur, camicia e foulard.
Sul proscenio Andrea e Enrica. Dietro sul lato destro del palcoscenico Tana compie svogliatamente qualche operazione di pulizia.

Enrica: Quella... donna vive con te?
Andrea: Non vive con me, fa le pulizie. Dovresti saperlo visto che me l'hai     mandata tu.
Enrica: Io non ti ho mandata nessuna donna,
Andrea: Ma allora, se non sei stata tu...
Enrica:  Io non ti avrei mandato una... cosi... cosi...
Andrea: Cosi come? Lei fa bene il suo lavoro, è questa la cosa più importante.
Enrica: Contento tu.
Andrea: Ecco, brava. Contento io. Cosa sei venuta a fare qui?
Enrica: Ti ho lasciato delle carte da firmare per la rinuncia alla tua parte della     proprietà, insieme all'assegno, quello concordato.
Andrea: Avrai le tue carte firmate e le tue proprietà.
Enrica: Sai bene che non sono per me. Ho già predisposto per donarle alla chiesa,     cosi da trasformare beni materiali in beni spirituali.
Andrea: Si, si conosco le tue manie religiose, li ho sopportati per anni.
Enrica: Manie? I miei sono «sentimenti» religiosi, in un mondo di egoismi e     volgarità ho scelto Dio.
Andrea: Si certo, Dio, il tuo Dio, cosi, ossessivamente presente nella tua vita, Dio     al mattino, la sera, la notte, sempre Dio fra me e te. Dio in ogni luogo. Un     Dio così invadente...
Enrica: Dio non è mai invadente. Non bestemmiare.
Andrea: Io bestemmio quanto mi pare!  Pecco, bestemmio quanto mi pare e     piace.
Enrica: Dio ti perdona....
Andrea: (arrabbiato) Non voglio essere perdonato, voglio peccare, andare     all'inferno e farmi quattro risate alla faccia del tuo Dio.
Enrica: Non voglio ascoltare... (Si fa ripetutamente il segno della croce)
Andrea: E invece mi ascolterai, tu e tutti quelli che hanno «trovato» Dio e lo     hanno fatto diventare una spada, un coltello con cui tagliare le teste, tu con     la tua aria da estasiata non sei diversa da chi in nome di Dio stupra, uccide,     brucia uomini, donne, bambini...
Enrica: Non puoi dire queste bestemmie, Dio è amore.
Andrea: Che ne sai tu dell'amore!? Voi donne non fate altro che parlare di amore,     amore, amore. Ma tu sei come lei (indica Tana) non ne sapete niente di     amore.


(Andrea va via furioso)
(Tana si avvicina a Enrica.)

Tana: Io ho chiesto, ma lui non sa. Tu sai cos'è l'amore?
Enrica: Dio è amore. Tu conosci Dio?
Tana: Qualche volta ci siamo incrociati: io arrivavo, lui andava via.
Enrica: Non capisco. Dio non va mai via, Egli è sempre presente.
Tana: So quello che si dice di Lui: che è onnipotente.
Enrica: Dio è l'assoluto, Lui è luce e tenebre, calore e forza, tempo e spazio, lui è     tutto.
Tana: Dio è anche amore?
Enrica: Egli è anche amore.
Tana: Cosa mi da' il suo amore?
Enrica: Ti da' certezza, ti da' serenità, ti da' pace.
Tana: E' questo l'amore? Certezza, serenità, pace?
Enrica: Cosa c'è di meglio?
Tana: Mi dicevano che l'amore è anche dubbio, guerra, tormento.
Enrica: Questo è l'amore profano, l'amore degli uomini. Amare Dio è andare     incontro al sublime, varcare la soglia della meschinità per entrare nella luce     della sua gloria.
Tana: Come si può  essere degni di tutto ciò?
Enrica: Con la preghiera. Se tu vuoi ti posso insegnare.
Tana: Tu puoi insegnare a me ad amare Dio?
Enrica: Se tu vuoi ti condurrò per mano davanti alla sua luce.
Tana: Puoi?
Enrica: Vieni, prega con me.
Enrica: Signore mio Dio, mio creatore, mio unico e grande amore. Ti prego fa     che la     mia vita sia una lode a te mio Signore, e a te che dedico il mio     spirito e il mio corpo. Ti scongiuro, mio redentore, riserva alla tua umile e      devota serva, uno sguardo d'amore e di compiacimento. A te, mio Dio,     riserverò le mie cure, a te dedicherò la mia esistenza, e da te raccoglierò     ogni briciola d'amore che vorrai dare a me peccatrice e indegna del tuo     amore.
    Ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

(Enrica si batte forte il petto, Tana la guarda)


Buio.


SCENA TERZA

(La regia può scegliere se farne solo voce o proiezione di immagini su uno schermo.)

Voce da radiogiornale o scene su schermo:
    ...continuano i combattimenti nei dintorni di Bagdad. L'esercito dei     jihadisti ha giustiziato con il taglio della testa un centinaio di     prigionieri compresi donne e bambini. Intanto i droni americani     bombardano e radono al suolo interi villaggi, mentre i combattimenti     strada per strada hanno già fatto centinaia di     vittime anche fra i civili.     (la voce va in dissolvenza)
    
(In scena Paolo. Parla al cellulare camminando)

Paolo: ...ho già fatto il piano e l'ho presentato in direzione, devo solo aspettare la     loro approvazione... no, non ne ho idea, con l'aria che tira ho i miei dubbi...     ma non ho alternative, cosa mi proponi tu? (risata) Questa è la proposta     più conveniente che abbia mai ricevuto. Io e te un mese alle Barbados... a     dormire, mangiare, ballare e fare sesso...
    Mi manchi amore, sento terribilmente la tua mancanza, (sorridendo     amaramente) forse sto invecchiando, o forse per la prima volta nella mia     vita sento di essere innamorato, veramente... (ridendo) si e mi vengono alla     mente le tante cose che giudicavo stupidaggini, come il matrimonio, i     giuramenti solenni... (ride ascoltanto ..scusa devo chiudere, sono arrivato     da mio padre, ci dovevamo incontrare, mi deve parlare... no, non lo so...si,     si, anch'io. Ciao, ciao.

(Paolo e Tana)
Paolo entra. Tana e seduta con la scopa in mano)

Paolo: Chi è lei?
Thana: La donna delle pulizie, tu sei Paolo, vero.
Paolo: (perplesso) Si... dov'è mio padre?
Thana: Ora viene. Siedi.
Paolo: Sto bene, grazie. Ci conosciamo?
Thana: Conosco tante persone. Ci saremo visti, magari solo un attimo.
Paolo: “Solo un attimo”, e tu ti ricorderesti di me?
Thana: Ho buona memoria.
Paolo: Sei una donna strana…
Thana: Siamo tutti… “strani”, non trovi?
Paolo: (Risatina isterica) Si, è vero. Siamo tutti strani. Come ti chiami donna     “strana”?
Thana: Thana., con la h.
Paolo: Thana… cos'è il diminutivo di Thanatos…
Thana: Chi è Thanatos?
Paolo: La morte.
Thana: ( risata) Mi hai scoperto. Sono la morte, questa è la mia falce. (mostra la     scopa)
Paolo: (risata) Scherzavo. Tu non puoi essere la morte…
Thana: Perché?
Paolo: Perché la morte, la morte è diversa…
Thana: Com'è la morte?
Paolo: La morte è…
Thana: E' brutta? E' cattiva?
Paolo: La morte è…
Thana: Tu la conosci, forse?
Paolo: Ho sempre pensato che l'avrei riconosciuta se l'avessi incontrata.
    (Paolo cambia espressione diventa duro in viso)
Paolo: Perché sei qui?
Thana: Pulizia, faccio pulizia.
Paolo: Sei venuta per mio padre?
Thana: Sei preoccupato per tuo padre?
Paolo: Non ha avuto una vita facile.
Thana: Non esiste la “vita facile”. E tu? Hai avuto una vita facile?
Paolo: Se tu sei la morte, dovresti saperlo.
Thana: Perché dovrei saperlo? Siete tutti convinti che io sappia tutto di tutti. Che     io sappia giocare a scacchi; che cammini con una falce in mano, che     indossi una veste nera. Molti mi chiedono di Dio, ed io non so cosa     rispondere. Non conosco Dio, fra me e Dio non esiste una… “relazione”;     Lui non mi da' un foglietto con i nomi scritti. Siamo in “settori” diversi, io     sono nel ramo “pulizia” Lui in quello “Creazioni”.
Paolo: Ma… esiste?
Thana: (spazientita) Dio?  Ahhh! Non lo so! Ognuno di voi se n'è fatta un'idea.     Poco fa parlavo con tua madre ed ero stupita di come lei ne parlava.     Sembrava che avesse con lui una frequentazione così antica che si davano     il tu come vecchi amici. Ecco dovresti chiedere a lei.
Paolo: Non ho un buon rapporto con mia madre.
Thana: Lo so. Ma non è di lei, né di Dio che ti dovresti preoccupare, ma di te.
Paolo: Perché? Devo aspettarmi una tua visita?
Thana: Io verrò quando dovrò venire, tutti pensano che io abbia una specie di     elenco con date e orari, non è cosi. Dico: preoccupati di te, perché so per     esperienza che bisogna avere cura della propria vita e non affidarla alle     mani inesperte dei sentimenti.
Paolo: Ma si può vivere senza sentimenti?
Thana: In teoria; in pratica nessun uomo riesce a farlo. Avete costruito il mito     dell'amore e non riuscite a staccarvene.
Paolo: Cosa sarebbe la vita senza amore?
Thana: Dovresti chiedere ai filosofi, agli scrittori; io non ho tempo per cercare     quello che chiamate il senso della vita, ho solo il senso della morte. Ti devo     lasciare. Arriva tuo     padre, ma non dire niente di me, lui già sa.

(entra il padre, mentre Tana esce)

Paolo: Ciao Papà.
Andrea: Come stai?
Paolo: Bene. E tu?
Andrea: (non risponde. Muove il capo come a dire: lasciamo stare.)
Paolo: Lo so, è un brutto momento per tutti...
Andrea: Anche per te!?
Paolo: Problemi in azienda... gente che viene e gente che va...
    a proposito di gente che viene... Thana
Andrea: La donna delle pulizie?
Paolo:  Ma tu non sai chi è?
Andrea: So chi è.
Paolo:  Non ti spaventa?
Andrea:  No. Ho imparato a conoscerla. Ma dimmi di te.
Paolo: Di me? Cosa?
Andrea: Come va... il lavoro, il... resto.
Paolo: Vanno. Il lavoro, il resto, vanno.

(pausa di entrambi)

Andrea: Non ne parliamo mai...
Paolo: Papà... lasciamo stare...
Andrea: Come vuoi tu.
Paolo: Papà, ho trentacinque anni, la mia vita è quella che io ho scelto...
Andrea: Si, ma forse, se io e tua madre...
Paolo: No, no, no... non c'è forse, non c'è: se tu o la mamma. Ci sono io.
Andrea: E noi? Io, tua madre, cosa siamo stati? Ologrammi? Disegni su un foglio     di carta?
Paolo: Voi siete stati i miei genitori, mi avete dato cromosomi, insegnamenti,     esempi...
Andrea: Tutte cose sbagliate.
Paolo: Ascolta papà, i bilanci esistenziali, le analisi, le introspezioni, sono tutte     cose che ho già fatto io, perché sono io l'individuo che vive, che decide, che     sbaglia. Non dovete, né tu, né la mamma, assumervi le mie responsabilità.     Io sono gay, omosessuale, diverso, nella migliore delle definizioni;     sono     checca, frocio, finocchio...
Andrea: Basta! Smetti!

(pausa)
Paolo: (con tono rilassato) Papà... tu sei mio padre, e quando dico: sei mio padre,     dico una cosa immensa, straordinaria, dico la verità della mia vita, una     delle poche verità della mia vita. Questa è la cosa che, vivessi mille anni,     non potrei, né vorrei mai cancellare dalla mia storia.
Andrea: Vorrei solo che tu fossi felice.
Paolo: Felice!? (Sorridendo) Papà! Lo vedi... solo un uomo buono può dire una     cosa del genere. L'ho sempre saputo che tu sei un buono.
Andrea: Mi prendi in giro?
Paolo: Noooo! No, non ti prendo in giro. Ma non vorrei che tu pensassi che io     non posso essere felice. Io sono come tutti, posso essere felice o infelice.     Cosa ha bisogno una persona «normale» per essere felice o infelice? Un     amore? Io ho un amore e posso essere una persona felice o infelice.
Andrea: La felicità o l'infelicità è un fatto di «amore»?
Paolo: Anche d'amore.

(Pausa)
(Andrea a testa china mette una mano nella spalla di Paolo. Si avvia.)

Buio.

SCENA QUARTA

In scena Paolo.

Voce da apparecchio telefonico.
    
Gentilissimo, abbiamo sottoposto il suo progetto manageriale alla direzione la quale ne ha apprezzato le innovazioni ma che è costretta a bocciarlo a causa di fattori contingenti. Le comunichiamo che Il suo nome è stato inserito in una rosa di nomi di collaboratori che saranno esonerati su indicazioni della nuova dirigenza. L'azienda la ringrazia per l'impegno     che ella ha dimostrato in questi anni, e le augura di trovare presto un nuovo e importante impegno per la sua attività di lavoro.

Altra voce da apparecchio telefonico:
Paolo, amore mio, ho saputo. Non so che dirti, sapevamo che era una possibilità, ma tu non devi scoraggiarti, hai sempre saputo superare le difficoltà e lo hai fatto sempre con il sorriso sulle labbra, questa è una delle cose che mi ha fatto innamorare di te. Anche se dovremo accantonare per un po' i nostri progetti possiamo farne di altri. Scusa se in questo momento non potrò starci vicino, sapevi della mia partenza per quell'affare che mi terrà lontano una decina di giorni, ma non ti farò mancare la mia voce e i miei messaggi. Ciao amore, ti bacio.

(Paolo, visibilmente prostrato, siede per terra. Mani fra i capelli, sguardo attonito e assente)

La musica ne sottolinea lo stato d'animo: confusione e sgomento.
Si alza, con gesti lenti comincia a spogliarsi. Butta per terra ogni indumento che toglie. Via la camicia, fino a restare nudo, solo.
La luce si dissolve.

Buio.
 
In scena Thana e Andrea:

Andrea parla al cellulare.

Andrea: (ascolta) ...e allora? …le promesse, le promesse… gli impegni, lo so lo     so, te lo avevo detto, e allora? E' successo! Non c'è niente da spiegare, le     cose succedono… le prospettive? ...non ci sono prospettive… no, no…     niente…
(entra Tana vestita con una lunga veste bianca. Gli si mette davanti. Andrea, attonito la guarda, si scuote e torna a parlare al cellulare) … Niente, no, niente.

(Andrea chiude la telefonata, fissando Thana)

Thana: ho visto questo vestito e l'ho indossato. Ti dispiace?
Andrea: No! Ti sta bene.
Thana:  Ho sempre sognato un vestito bianco, Per il mio lavoro devo indossare     sempre abiti scuri...
Andrea: Stai bene. Dovresti portare abiti chiari, si intonano alla tua carnagione bianca.
Thana: Temo il sole, ma non amo la notte…
Andrea: Hai l'aria stanca. Lavori troppo. Perché?
Thana: La gente vuole pulizia e per averla, sporca sempre di più.
Andrea: Perché hai scelto me?
Thana: Non ti ho scelto io, sei stato tu a scegliermi, mi hai chiamato e io sono     venuta. Non sono io che scelgo, mai.
Andrea: Quando ti ho chiamato?
Thana: Quando la tua anima era stanca. Mi vuoi ancora?
Andrea: Se non ti volessi?
Thana: Andrei via. Ma devi volerlo. Molti mi invocano, molti si pentono e mi     cacciano.
Andrea: Non ti facevo così democratica.
Thana: (ride) No, non è democrazia la mia, è solo pazienza… saper aspettare.     Molti mi credono diversa perché hanno sentito solo storie, racconti su di     me, quando poi mi guardano in faccia perdono la sicurezza e vorrebbero     sfuggirmi.
Andrea: E ci riescono?
Thana: Qualche volta, ma non voglio parlare di questo.
Andrea: Di cosa vuoi parlare?
Thana: Parlami di te.
Andrea: Cosa potrei dirti che tu già non sappia.
Thana: Non so niente di te. Gli  uomini sono convinti che io sappia tutto di tutti.     Non è così. Ha ragione chi mi definisce “cieca”.
Andrea: Cosa vuoi sapere allora?
Thana: Tutto di te.
Andrea: Perché?
Thana: Non lo so. Ad un tratto ho una voglia di sapere tutto di te. Chi sei, cosa     pensi, cosa ami. Che mi sta succedendo?
Andrea: Ti stai innamorando.
Thana: Mi sto innamorando? Io, nera signora degli abissi mi sto innamorando? E'     impossibile!
Andrea: No, non è impossibile. Tu e l'amore siete le due facce della stessa     medaglia, ma tu non puoi vedere l'altra.
Thana: E tu? Ti stai innamorando?
Andrea: Mi attrai, sento una forza che mi spinge verso di te.
Thana: E' quello che voi uomini chiamate: amore.
Andrea: No, è qualcosa di più forte, non avevo mai sentito un tumulto così     potente.
Thana: Anch'io lo sento, per la prima volta sento gioia dentro di me. E' questo     l'amore?
Andrea: Ti spaventa?
Thana: Si, non sono ancora pronta. Devo fare un esame attento della cosa.

Esce:

Buio.    

In scena Enrica.
Entra.

Voce da radiogiornale o scene su schermo:
    Un fiume di esseri umani in fuga attraverso, il deserto, e poi in mare alla     ricerca di una casa. Reduci da città devastate da combattimenti     sanguinosi,     fuggono per sfuggire alle spade dei sanguinari che al grido     di: Dio è grande uccidono uomini, donne bambini. Sono centinaia di     migliaia e hanno bisogno di viveri, medicine, vestiti e assistenza. Un     fiume in piena, inarrestabile inonderà le nostre strade, le nostre vite.     (la voce va in dissolvenza)
    
Frattanto Enrica si siede su una sedia o sgabello. Con gesti lenti, estrae dalla borsa un oggetto: uno specchietto. Si guarda, si sistema i capelli, gli occhi. Ripone lo specchietto in borsa.
Si inginocchia e comincia a pregare:

cambio di luce.

(Entra Paolo)

Paolo: Ciao Mamma. Ti disturbo.
Enrica: Ciao... pregavo... come mai?
Paolo: Sono venuto?
Enrico: Appunto. Non ti aspettavo.
Paolo: Già. Non mi aspettavi.
Enrica: Cosa è successo?
Paolo: Niente. Sono venuto a portarti le carte che volevi.
Enrica: Grazie.

(Paolo porge le carte. Lei li prende e li poggia sul tavolo.)

Enrica: C'è altro?
Paolo: Altro?
Enrica: Si, se non c'è altro che mi devi dire...
Paolo: Non vedi l'ora, vero?
Enrica: Cosa?
Paolo: Che io vada via, che mi tolga davanti a i tuoi occhi.
Enrica: Che sciocchezze.
Paolo: Allora, perché non mi chiedi qualcosa?
Enrica: Che cosa?
Paolo: Qualsiasi cosa. Quello che chiederesti ad un estraneo: come va? Per     esempio.
Enrica: Come va?
Paolo: Male. Va male, mamma.
Enrica: Male?
Paolo: Si, male. Sono angosciato, ho paura, non ho nessuno con cui parlare...
Enrica: Non hai il tuo...amico.
Paolo: No, non c'è il mio «amico».
Enrica: C'è tuo padre. Non parli con lui?
Paolo: Papà?  No, anche lui ha i suoi problemi, non credo che lui sia disponibile     ad ascoltarmi. Lui è come te.
Enrica: Lui non è come me.
Paolo: E invece si, ti darà fastidio saperlo, ma tu e lui siete simili, tutti e due     vivete nei vostri gusci come tartarughe, disinteressandovi del resto del     mondo
Enrica: Non venire a darmi lezioni di vita, proprio tu.
Paolo: Ti piaccia o no sono tuo figlio e ho il diritto di dire come la penso su mia     madre e mio padre.
Enrica: Tu hai perduto questo diritto quando hai fatto le scelte che hai fatto.
Paolo: Non sono scelte le mie, sono la mia natura, la natura che tu mi hai dato.
Enrica: Taci, taci, non è vero, non è vero!
Paolo: Quante volte devi sentire la verità e negarla.
Enrica: Non è la verità. Ognuno di noi sceglie cosa essere e come essere, tu hai     fatto una scelta contro natura, non venirmi a dire che la colpa è mia.
Paolo: Ma io non voglio darti nessuna colpa, mamma, ti prego, non hai colpa tu,     non ha colpa nessuno, e non ci sono colpe, c'è... la vita, ed è cosi che     dobbiamo accettarla...
Enrica: …
Paolo: Mamma io sono tuo figlio, guardami, sono Paolo, tuo figlio, ti chiedo di     volermi bene, è così difficile amarmi?
Enrica: Non posso, non posso. Ti ho perdonato, ma non riesco ad amarti... è una     cosa che non riesco a fare...
Paolo: Allora lascia che io ti ami, non respingermi.
Enrica: Dio mi è testimone. Ho provato, ho provato, ma non riesco ad amarti.
Paolo: E' cosi grande l'amore verso il tuo Dio da non lasciarne nemmeno un po     per me?
Enrica: Lui vuole tutto di me, assorbe tutte le mie energie, non tollera che altri mi     distraggano dall'amore per lui.
Paolo: Così prepotente è il tuo Dio? Da non lasciare un briciolo di amore per tuo     figlio?
Enrica: Perdonami, perdonami.
Paolo: Si mamma ti perdono, ti perdono.

La luce si dissolve.

Buio.

SCENA QUINTA

In scena: la casa di Andrea. Thana, con in mano un strumento di pulizia si muove seguendo la musica. Le sue movenze sono sensuali, provocatorie.
Andrea entra, la guarda e, in preda ad eccitazione le si avvicina alle spalle e la stringe, la bacia sul collo, lei si divincola, tenta una finta  fuga, in verità lo aspetta.
Lascia che lui le stringa alla vita e affondi il suo viso nel suo collo.

Thana: Tu mi hai cercato.
Andrea: Ti cercavo, è vero.
Thana: Sapevi che sarei venuta.
Andrea: Lo sapevo. Lo volevo.
Thana: Dal primo giorno che sono entrata in questa casa ti ho voluto.
Andrea: Dal primo momento che ti ho visto.
Thana: E' questo l'amore che volevo conoscere. Tu sai dove ti condurrà tutto     questo?
Andrea: Non mi importa. Sono stanco, voglio riposo, voglio amore.
Thana: Io sono riposo. Con te sarò anche amore.

Si inizia una danza che simulerà un amplesso.
Si abbassano le luci.

La musica si dissolve.

Andrea e Thana, abbracciati.

Andrea: Io...
Thana: Zitto! Non dire niente. Io l'ho voluto.
Andrea: Anch'io l'ho voluto e lo vorrei ancora... (L'abbraccia e la stringe con     passione)
Thana: (Ricambia l'abbraccio con voluttà) Si ancora e ancora, ma non adesso,     devo lavorare...
Andrea: Non voglio che tu faccia questo lavoro.
Thana: Non vuoi che io faccia pulizia?    
Andrea: Perché sei qui?
Thana: Per pulire.
Andrea: E' questo quello che fai: pulisci.
Thana: E' il mio lavoro.
Andrea: Ti piace il tuo lavoro?
Thana: E' un lavoro giusto, necessario.
Andrea: Perché io?
Thana: Mi hai desiderato, sono venuta. Succede così...
Andrea: Io sono uno dei tanti.
Thana: Tu sei diverso,  non sei sporco...  vuoi essere pulito, ma non ci riesci.     Tanti vogliono essere puliti ma non ci riescono.
Andrea: Come finirà questa storia?
Thana: Non finirà. Ricorda che io sono eterna.
Andrea: No, non deve finire, non deve finire...
Thana: Se tu non vuoi non finirà.
Andrea: Tu non sei casuale, dovevi esserci nella mia vita. Ma perché solo adesso?
Thana: Ci sono sempre stata, solo che tu non te ne sei mai accorto.
Andrea: E' vero, Ho vissuto sempre sull'orlo di un precipizio, eri tu che aspettavo.     Portami via con te.
Thana: No. Non ti porterò via. Mi hai fatto conoscere l'amore.
Andrea: Sei cambiata, come se amandoti ti avessi scoperta.
Thana: Sono quella che ti salverà.
Andrea: Allora portami con te.
Thana: Ti salverò solo se non ti porterò con me.
Andrea: Vuoi già lasciarmi?
Thana: No, amore mio non ti lascerò, ma non voglio portarti via con me.
Andrea: Come farai a non lasciarmi senza portarmi via. So già dove andrai.
Thana: E non hai paura?
Andrea: Niente mi fa paura se sono con te. Portami via con te.
Thana: Lo vuoi veramente?
Andrea: Lo voglio.
Thana: Vieni, vieni via con me.

(Tana stringe in un abbraccio Andrea che come rannicchiato dentro di lei si lascia stringere.)

Buio.

SCENA SESTA

(Si accendono le luci sulla parte centrale del palcoscenico.)
(Paolo indossa mutandine da donna, reggicalze e scarpe con tacchi. Continua a vista indossare un reggiseno. Si guarda ad uno specchietto e passa un rossetto sulle labbra.)

Comincia la canzone: «INNUENDO» dei QUEEN che l'attore mimerà di cantare muovendosi con la musica.

(Testo della canzone tradotto)

Finché il sole sarà in cielo e il deserto sarà di sabbia
Finché le onde si agiteranno nei mari e incontreranno la terra
Finché ci sarà vento e stelle e l'arcobaleno
Fino a quando le montagne si sgretoleranno 
trasformandosi in pianure
Oh sì, continueremo a provare
a camminare su quel filo sottile
Oh, continueremo a provarci, sì
Mentre passa il nostro tempo
Finché vivremo secondo razza, colore o religione
Finché governeremo con cieca follia e pura avidità
Con le nostre vite dominate da tradizione,
superstizione, falsa religione
Per l'eternità, e oltre ancora
Oh sì, continueremo a provarci
a camminare su quel filo sottile
Oh oh, continueremo a provarci
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi
Attraverso il dolore e attraverso tutta la nostra grandezza
Non offendetevi per questa mia insinuazione
Si può essere tutto ciò che si vuol essere
basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa
di poter essere
Siate liberi nei movimenti, siate liberi, siate liberi
Arrendetevi al vostro vero io,
siate liberi, siate liberi per voi stessi
Oooh, ooh
Se esiste un Dio o un qualsiasi tipo di giustizia
sotto questo cielo
Se c'è uno scopo,
se esiste una ragione per vivere o morire
Se c'è una risposta
alle domande che siamo obbligati a porci
Mostratevi, distruggete le nostre paure,
toglietevi la maschera
Oh sì, continueremo a provarci
a camminare su quel filo sottile
Sì, continueremo a sorridere, sì
E quel che sarà sarà
Continueremo a provarci
Continueremo a provarci
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi
La canzone si dissolve.


SCENA SETTIMA

Andrea e steso sulla poltrona esanime.
Tana ne compone le membra scomposte. Si accovaccia ai suoi piedi

Thana: Ti sei alla fine addormentato, così sazio d'amore che ti sorridevano gli     occhi e la bocca. Mi restano nelle mani i tuoi fremiti e nelle orecchie i tuoi     gemiti deliziosi. Ancora una volta, obbediente al mio lugubre mestiere,     stringo le membra di corpi esausti per donarli all'eternità dell'oblio.
    Questo è il crudele compito della mia non vita. Ma viene, per una bizzarria     del destino, il momento dell'amore anche per me.
    La stravaganza della morte che si innamora della sua preda è     inimmaginabile persino ai cantori della tragedia, ma cos'è la vita se non     l'inimmaginabile.
    E cosi anch'io sono caduta nell'amore, catturata da tuo candore e dalla     tristezza della tua anima inquieta, mi sono lasciata prendere dal tuo amore     impetuoso, dalle onde della tua passione, e ho sentito le lacrime di gioia del     cuore, le tue e le mie, fondersi in un dolce e struggente lago di delizia.
    L'amore, fonte viva di vita diventa oscuro pozzo di morte. Quando,     messaggero di entrambi, mi pervado di delizia e orrore; sento in me un     sentimento di umano sgomento per la immane presenza di luce e  oscurità.
    Godimento e  vergogna per la mia vacuità di mito e di utopia.
    Ditemi adesso voi se è vera vita quella che io vivo…

(la voce va in dissolvenza e si incrocia con la voce di Paolo che ne prende il controllo del monologo.)

(Il monologo che segue dovrebbe essere non solo recitato ma scorrere come un testo scorre su un monitor di pc mentre si compone attraverso la battitura. Come se il personaggio stesse scrivendo su un monitor una email, o un messaggio elettronico)

Paolo: ...è vera vita quella che io vivo lontano da te, senza di te amore mio.     Quanto più ferocemente la solitudine mi assedia tanto più si dissolvono i     muri della mia sicurezza, fino a lasciarmi nudo e freddo davanti alla     tangibilità della vita. Perché questo massacro avvenisse è bastata la tua,     anche se momentanea, assenza. E' dunque così fragile la parete che ho     costruito intorno a me? Sono stato un costruttore imbroglione e incapace?     Ho eretto un muro di cartapesta come in una scenografia di un brutto film?     E' questo il nostro film; un banale rifacimento di una vecchia storia     d'amore?
    Mio amore, mia vita, mio respiro, Quando tornerai non ci sarò più ad     accoglierti, avrò abbattuto le pareti della nostra casa insieme ai muri della     nostra storia. Il mio ultimo respiro lo respirerò con te chiuso in me. Ti bacio     con la passione di sempre.
    Tuo Paolo.

Buio.

SCENA OTTAVA
    
Enrica entra.  Posa la borsa sul tavolo, si siede. La voce si fa sempre più vicina. Alla voce che canta si aggiunge anche il rumore di un aspirapolvere. Enrica al colmo della sopportazione, si alza e grida.

Enrica: Insomma! Basta!

Il rumore si spegne e Thana si affaccia nella stanza.

Thana: Che c'è?
Enrica: Fai meno fracasso... Non sopporto tutto questo rumore...
Thana: Mi dispiace, ma io devo lavorare. Devo pulire, qui è tutto sporco, devo     togliere lo sporco...
Enrica: Non c'è sporcizia qui, la sporcizia è nel mondo, in questo mondo.
Thana: C'è dunque un mondo sporco che invoca amore, e nel nome dell'amore     compiere nefandezze. Ho attraversato i secoli e sempre il mio raccolto è     stato seminato dall'amore. Nel nome dell'amore per un Dio vendicativo, o     un Dio misericordioso ho riempito carri di morte; nella fede di valori     effimeri, ho disseppellito membra esanime di donne, bambini e uomini,     senza un momento di pace. Chi mi diede sembianze umane non si curò di     darmi     un'anima, i poeti, gli artisti, i filosofi, tutti mi immaginarono,     crudele, arida, dedita solo alla mietitura del dolore e della sofferenza, come     una instancabile meretrice di amplessi mortali.
Enrica: Chi sei tu?
Thana: Non lo hai ancora capito? Io sono Thanatos, la diva della morte. Ho     trasgredito alla mia missione per guardare l'altra faccia della morte e ho     trovato l'amore. Ho amato un mortale, ho visto il suo desiderio e ho trovato     un cuore disperato, ho amato il suo corpo ed ho toccato la sua anima     inquieta e pura.
Enrica: Perché sei venuta da me?
Thana: Volevo capire. Capire perché un uomo può amare Dio e non può amare il     suo simile, ma non mi hai dato una risposta. Sento gli uomini riempirsi la     bocca di belle parole: amore, misericordia, giustizia, piena la bocca, vuoto     il cuore. Chi mi inventò non è stato colui che chiamate Dio, io ero nella vita     fin dall'alba dei tempi; avevo un lavoro di routine, direste voi, qualcuno poi     comincio a farmi fare gli straordinari e non ho più avuto tregua.
    (il personaggio si spoglia dei suoi vestiti umani e indossa un lungo saio     nero) Perdonerai il mio abbigliamento, così vuole la raffigurazione     ufficiale, ti confesso che dopo aver conosciuto l'amore avevo desiderato un     abito diverso e più adatto al mio stato d'animo, ma deluderei i poeti, pittori     e cantori che hanno gusti un po' piatti.
Enrica: E... io? Io, posso continuare ad amare Dio?
Thana: Si, puoi continuare ad amare il tuo Dio, ma se vuoi un consiglio,  ama     anche gli uomini, amali con il corpo e la mente, e stai     tranquilla che il tuo     Dio: creatore dell'universo, delle costellazioni e della     armonia celeste, non     si scandalizzerà se sarai una amante appassionata per il tuo amore. Adesso     ti devo lasciare. Hai sentito le notizie? Ho molto lavoro da fare.

(esce con gravita di scena, mentre dalla radio si diffondono ancora     notizie.)

Voce da radiogiornale o scene su schermo:
    La conferenza mondiale per la sanità ha reso noti i risultati della ricerca,     da cui risulta che sono affetti da virus Ebola, più di duecentomila nel     continente africano, ma è probabile che il virus si diffonda anche in     Europa. Se non si pone rimedio, metà del pianeta è a rischio di     contagio.
    Apprendiamo in questo momento che la Russia ha installato quaranta     postazioni di missili a guardia della Crimea e disposto la flotta al     completo in assetto di guerra.

Le luci si attenuano. Si spengono.

FINE