Thauma

satura teatrale di

Alfio Petrini


anno 2009


Personaggi

Federico
Carlo
Il Gatto
Il Buon Guardiano dei Buchi
La Buona Padrona di Casa
Due Bambini
Il Maiale
Il Buon Consigliere Comunale
Due musicisti
Rosa


L’intervallo – se necessario - va fatto al termine della Sequenza 7.


Sequenza 1.

UNA CUCINA. UN BUCO DI FINESTRA. UN DAVANZALE SULLA LINEA DEL BOCCASCENA. SPAZIO INCOMPIUTO. IN ROVINA. SOMMA DI POSSIBILITA’. TESTIMONE DI VISIONI. SOLO POCHI OGGETTI FUNZIONALI. SUL DAVANZALE: ALCUNI STRUMENTI MUSICALI, UNA TELECAMERA DIGITALE PER LA PROIEZIONE IN TEMPO REALE DELLE IMMAGINI, UN COLTELLO, UN FAZZOLETTO BIANCO, MATERIALI PER LA PRODUZIONE DI SUONI DA PARTE DEI DUE MUSICISTI. NELLA STANZA: UN FRIGORIFERO, UN FORNELLO A GAS ACCESO, UNO SCALEO, DUE ASPIRAPOLVERE, DUE SCOPE, QUATTRO RIFLETTORI.

CORPO SONORO: “L’ARTE DELLA FORMA”.

TAGLI DI LUCE UMBRATILE DALL’INTERNO VERSO L’ESTERNO DEL PAESE IMMAGINARIO.

FEDERICO – Ti aspetterò…qui…Rosa…in una valle circolare…in questa valle circolare ti aspetterò …dove fanno corona tredici colline... Gli abitanti di questo paese non si sono mai mossi, e non hanno neppure voglia di farlo... temono di essere appesi al gancio dopo il massacro… sanno che è possibile fare di un corpo un carnaio e accolgono l’agnello di Dio come fratelli... Guarda, in mezzo alla piana c’è un cerchio di ventisette casette e al centro delle casette c’è una grande piazza. Ogni casa ha davanti un giardinetto con trenta alberi di limoni. Le costruzioni sono tutte uguali. Tutte di mattoni gialli. Gialli e porosi come cedri. Il tetto è fatto di bucce di mandarino rivoltate. L’armatura di legno delle case è intagliata, ma con pochi motivi. Gli artigiani del paese sono capaci di fare solo due cose: coltivare agrumi e tappare buchi. Agrumi di tutte le specie. Ehm, che profumo inebriante! Le case sono confortevoli e sicure. Dentro e fuori sono tutte uguali. Perfettamente uguali. Le colline proteggono l’agrumeto dal vento, l’agrumeto protegge le case dalla violenza del sole, le case proteggono il grande cedro dalle tempeste di vento e il grande cedro protegge gli abitanti dai mali del mondo. L’albero sta piantato al centro della piazza. Dai suoi frutti cola un sidro miracoloso che dona salute e bellezza.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 2.

OBOE ANNUNCIA L’ARRIVO DEL BUON GUARDIANO DEI BUCHI. IL GUARDIANO ENTRA CON UN SACCO SULLE SPALLE, PIENO DI LIMONI.

IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI - Ehi, amico.
FEDERICO – Buongiorno, Guardiano dei buchi.
IL BUON GUARDIANO DI BUCHI – (GLI PORGE UN BARATTOLINO) Bevilo. Ti farà bene.
FEDERICO – Grazie.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – E’ il sidro del nostro albero.
FEDERICO – (ASSAGGIANDO IDEALMENTE IL SIDRO) Hm, è squisito! Che tu sia il guardiano più buono del mondo non è difficile capirlo. Il tuo corpo è rotondo e profumato. E il dono che mi hai fatto è pregevole. Oh, che Buon Guardiano dei Buchi! Quanti buchi oggi, signor Guardiano dei Buchi, quanti buchi hai trovato?
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Due soltanto. Li ho tappati con due limoncini.
FEDERICO – Con due limoncini!
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Vediamo, vediamo.

FEDERICO OSSERVA GLI OCCHI DEL GUARDIANO, SEGUENDOLO NELl’AZIONE DI CONTROLLO DEI BUCHI. IL GUARDIANO SCOPRE IL BUCO DELLA FINESTRA.

IL BUON GUARDIANO DI BUCHI – Eccone un altro.

TAPPA IL BUCO CON UN LIMONE GIGANTE E PROSEGUE NEL SUO LAVORO.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 3.

OBOE ANNUNCIA L’ARRIVO DELLA BUONA PADRONA DI CASA. IL DONNONE ENTRA BRANDENDO UN MESTOLO DA CUCINA.

FEDERICO – La Buona Padrona di Casa si avvicina alla pentola, e che fa la Buona Padrona di Casa? Mescola lo spezzatino e sorveglia la pentola che bolle.

IL GATTO SI STROFINA SU UNA GAMBA DI FEDERICO.

FEDERICO - Fermo, micetto. Mettiti là e dormi. La Buona Padrona di Casa ti darà un po’ del suo spezzatino quando sarà cotto al punto giusto.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Mangia e dorme, il pigrone, non sa fare altro.

FEDERICO OSSERVA LA MANO DELLA BUONA PADRONA DI CASA CHE GIRA IL MESTOLO NELLA PENTOLA.

FEDERICO – E’ cotto?
LA BUONA PADRONA DI CASA – Assaggialo, se vuoi.
FEDERICO – Sarei capace di mangiarmelo tutto.
LA BUONA PADRONA DI CASA - Con una pagnotta di pane, dì la verità.
FEDERICO – Come fai a saperlo?
LA BUOAN PADRONA DI CASA – Eeeeh!

FEDERICO FRULLA LA LINGUA PER ESPRIMERE LA BONTA’ DEL SUGO DI CARNE. LA DONNA COLPISCE IL GATTO CON IL MESTOLO SENZA CHE FEDERICO SE NE ACCORGA. L’ANIMALE SI RIFUGIA TRA LE GAMBE DEL PADRONE

FEDERICO – Aspetta. Non essere impaziente.
IL GATTO – Miao!


Sequenza 4.

OBOE ANNUNCIA L’ENTRATA DEI DUE BAMBINI CON IL MAIALINO ALLA CORDA. FEDERICO OSSERVA ATTENTAMENTE LE GUANCE DEI NUOVI ARRIVATI.

FEDERICO – Uh, che bel musetto questo maialino!
UN BAMBINO – (ALLA BUONA PADRONA DI CASA) Che ci regali, che ci regali?
L’ALTRO BAMBINO – Non ci regali niente?
IL MAIALE – Anch’io.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Ma sì, calma, voglio fare un regalino a tutti e tre.
I BAMBINI E IL MAIALE – Evviva!

LA BUONA PADRONA DI CASA APRE LO SPORTELLO DEL FRIGORIFERO.

FEDERICO – (AL MAIALE, A BRUTTO MUSO) Porco. Mangi o cachi hai sempre la stessa espressione.

L’ANIMALE GRUGNISCE, SORRIDENDO.

FEDERICO – Porco. Lurido porco. Figlio di maiala, hai sentito che ti ho detto? Ti ho detto porco. Sei il più porco di tutti i porci che conosco. Che bello, non fa una mossa. Lui non nasconde di essere un porco come fanno alcuni porci che conosco ed io posso chiamarlo tranquillamente porco senza beccarmi una querela. Perfetto. Ti ammiro. Porco, porcone, porchetta. (IL MAIALE GRUGNISCE, DISAPPROVANDO IL RIFERIMENTO ALLA PORCHETTA) Voglio vederti bene. Tutto intero voglio vederti. E per farlo indietreggio con i piedi di vento…

LA BUONA PADRONA DI CASA PESTA LA ZAMPA AL GATTO.

IL GATTO - Miao!
FEDERICO – (CREDENDO DI ESSERE STATO LUI A PESTARE L’ANIMALE) Oh, micetto, scusami.

MENTRE LA BUONA PADRONA DI CASA DISTRIBUISCE GHIACCIOLI AL LIMONE, FEDERICO FIRMA L’ORECCHIO DESTRO DEL MAIALE, LE GUANCE DEI BAMBINI, LA FRONTE DELLA BUONA PADRONA DI CASA E DEL BUON GUARDIANO DEI BUCHI.

IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Vi piacciono, eh?
LA BUONA PADRONA DI CASA - Succhiatelo lentamente.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Con la linguetta succhiatelo.
FEDERICO - Che meraviglia questo paese!
LA BUONA PADRONA DI CASA – E’ buono?
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI - Vi piace?
FEDERICO – Che pace!
LA BUONA PADRONA DI CASA – Che carini!
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Due amorini.
FEDERICO – Ah, mi viene voglia di respirare a lungo. Più lungo. Non lo facevo da tanto tempo. Su, avanti, respiriamo tutti insieme. A lungo. Ancora. Ancora.

TUTTI RESPIRANO LUNGO E A LUNGO. IL GUARDIANO DEI BUCHI, MENTRE COMPIE QUESTA AZIONE, OSSERVA I BAMBINI CHE SUCCHIANO I GHIACCIOLI. FEDERICO, INEBRIATO, BARCOLLA E CADE SUL DAVANZALE. AL CENTRO DEL PAESE SI ACCENDE LA FIGURA TRIONFANTE DEL GRANDE CEDRO. DAI FRUTTI DELL’ALBERO COLANO RIVOLI DI SIDRO BRILLANTE E MIRACOLOSO.

FEDERICO – Com’è bello!
LA BUONA PADRONA DI CASA – E’ perfetto.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – E’ generoso.
LA BUONA PADRONA DI CASA – E’ divino.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Mai una malattia.
LA BUONA PADRONA DI CASA - Mai.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Mai un guasto.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Mai.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – E mai un buco.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Sì, è vero, mai un buco. Mai.
IL BUON GUARDIANO DI BUCHI - E’ un evento inimmaginabile, per noi, che l’albero abbia un buco.
FEDERICO – Oh, mio Buon Guardiano dei Buchi, grazie.
IL BUON GUARDIANO DI BUCHI – Di cosa?
FEDERICO – Della sua opera.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Eh, sì, la medaglia di cavaliere del Lavoro se l’è proprio meritata.
FEDERICO – Che cura, che efficienza, che ordine!
LA BUONA PADRONA DI CASA - Ha un occhio infallibile. Salva solo i buchi dei lavandini e quelli dei cessi.
IL BUON GUARDIANO DI BUCHI – Quelli servono.
LA BUONA PADRONA DI CASA - Eh, sì, quelli li devi lasciare.
IL PRIMO BAMBINO – Ho mal di pancia.
IL SECONDO BAMBINO – Anch’io.
IL PRIMO BAMBINO - Mi scappa.
IL SECONDO BAMBINO – Non ce la faccio più.
IL MAIALE – (AL GATTO) Porco, fammi passare.
IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI – Sono proprio carini.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Due amorini.
FEDERICO – Tre amorini.
LA BUONA PADRONA DI CASA – (ALL’ORECCHIO DEL GUARDIANO) Erano ghiaccioli purgativi.

IL MAIALE E I BAMBINI ESCONO DI CORSA. IL BUON GUARDIANO DEI BUCHI SCIVOLA COME UN’ OMBRA DIETRO DI LORO. LA PENTOLA BOLLE.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 5.

OBOE ANNUNCIA L’ARRIVO DEL BUON CONSIGLIERE COMUNALE. SALTA IL TAPPO DEL BUCO DELLA FINESTRA E APPARE IL FACCIONE DEL BUON CONSIGLIERE COMUNALE.

FEDERICO - L’aspettavo, signor Consigliere Comunale.
IL BUON CONSIGLIERE COMUNALE – Ed io puntualmente sono venuto per dirle che anche quest’anno, puntualmente, abbiamo adottato tre importantissime risoluzioni: E’ reato modificare il corso delle vecchie cose. E’ reato sopprimere in anticipo la fine di questo secolo. E’ reato mettere in discussione le squisite descrizioni, spiegazioni e distinte che abbelliscono il nostro modo di fare teatro. Non c’è un solo luogo sopportabile al di fuori di questo paese. Noi daremo puntualmente la caccia ai buchi, coltiveremo in eterno i nostri profumatissimi agrumi e conserveremo le nostre sacrosante abitudini.
FEDERICO – Oh, Buon Consigliere Comunale, da tempo immemorabile l’aspettavo.
IL BUON CONSIGLIERE COMUNALE – Ed io, memore e perseverante, spero di ritrovarla qui anche domani mattina, signore.
FEDERICO – L’aspetto per la replica.

IL BUON CONSIGLIERE COMUNALE VA VIA. FEDERICO OSSERVA IL GUARDIANO CHE SI AFFRETTA A CHIUDERE IL BUCO DELLA FINESTRA.

IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Non è pronto.
IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Vattene, goloso.
IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Insisti?
IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – E va bene, vieni qui. Avvicinati che anche a te faccio un regalo.

IL GATTO RICEVE UN CALCIO DALLA BUONA PADRONA DI CASA.

IL GATTO - Miao.


Sequenza 6.

IL MAIALE E I BAMBINI TORNANO DAL CESSO CON I PANTALONCINI A BRACALONI.

IL MAIALE – Lo ha toccato.
IL SECONDO BAMBINO - Sì, mi ha toccato.
FEDERICO - Chi ti ha toccato?
IL MAIALE - Il porco.
FEDERICO – Quale porco?
IL MAIALE - Il Guardiano dei Buchi è un porco.
IL SECONDO BAMBINO - Mi ha toccato quel porco.
FEDERICO – E dove ti ha toccato?
I BAMBINI – Al cesso.
FEDERICO – Ma dove? Dove vi ha toccato?
I BAMBINI – (INDICANDO IL SESSO) Qui.
IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – Basta con le chiacchiere. Su, avanti, tutti a tavola. Lo spezzatino è pronto. Fatevi avanti. Adesso si mangia. I piatti. Venite qui con i piatti.

I BAMBINI E IL MAIALE SCOPPIANO IN UN PIANTO FRAGOROSO.

LA BUONA PADRONA DI CASA – Che succede? Vi dò doppia porzione e vi lamentate. Pendete Mangiate. Ingozzatevi. Basta, però, con il piagnisteo.
IL GATTO – Miao.
LA BUONA PADRONA DI CASA – E tu, bestiaccia, smettila di miagolare. Gatti, maiali e bambini sono noiosi, non li sopporto. Basta. Non ne posso più.

LA BUONA PADRONA DI CASA AFFERRA IL GATTO E CERCA DI BUTTARLO NELLA PENTOLA.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 7.

CORPO SONORO. “L’ARTE DELLA FUGA”.

TAGLI DI LUCE VIOLENTA DALL’ESTERNO VERSO L’INTERNO DEL PAESE IMMAGINARIO.

UN BUFFO RUMORE SEMBRA ESSERE GENERATO DAL RAPIDO AVVICINAMENTO DI UN BUFFO OGGETTO CHE PROVOCA NEGLI ABITANTI DEL PAESE UN CRESCENDO DI CURIOSITA’ E DI PREOCCUPAZIONE.

LE PARETI SI GONFIANO COME VELE.
PULSANO.

ACCOMPAGNATO DA DUE SCATENATI PERCUSSIONISTI, ARRIVA CARLO, ABILE NEL FARE CAPRIOLE E NEL DISEGNARE IMPREVEDIBILI PASSI DI DANZA. IL RUMORE METALLICO E’ PRODOTTO DAI FERRETTI POSTI SUI TACCHI DELLE SUE SCARPE. LE EVOLUZIONI NON TENGONO CONTO DEL RITMO DELLE PERCUSSIONI E ACCRESCONO L’INDIGNAZIONE GENERALE.

FEDERICO E’ TERRORIZZATO. LE FOGLIE DELL’AGRUMETO FREMONO. I TAPPI SALTANO DAI BUCHI. CAMPANE, CAMPANELLI E CAMPANILI ENTRANO IN DELIRIO. IL GRANDE CEDRO INTERROMPE LA PRODUZIONE DEL SIDRO MIRACOLOSO, PROVONCANDO UN PENOSO TUMULTO. CARLO METTE LA PENTOLA DELLO SPEZZATINO IN TESTA ALLA BUONA PADRONA DI CASA, PROVOCANDO L’ACROBATICA FELICITA’ DEL GATTO E DEL MAIALE. AFFERRA PER IL NASO IL GUARDIANO DEI BUCHI E LO PORTA A SPASSO PER LA CUCINA, MENTRE I BAMBINI LO PREDONO A CALCI NEGLI STINCHI E GLI LANCIANO I LIMONI CONTENUTI NEL SACCO, CHE ESPLODONO COME FOSSERO BOMBE A MANO.

IL PAESE IMMAGINARIO SALTA IN ARIA.

CREPE DI LUCE SULLE PARETI.

IL VENTO PORTA VIA FUMO E POLVERE.

I MUSICISTI, VOLENDO METTERE ORDINE, COMPIONO IL GESTO INUTILE DI SPOSTARE GLI OGGETTI DA UN PUNTO ALL’ALTRO DELLA STANZA.

FEDERICO – (A CARLO) Imbroglione maledetto, buffone, guastafeste! Io t’ammazzo. (PRENDE IL COLTELLO CHE STA SUL DAVANZALE). Ti buco, t’infilzo, ti spacco, ti sfregio. Ti faccio a fette. Ti faccio allo spiedo come un tordo. Ti…ti…ti…(LA PICCOLA CORAZZA DI CARLO NON VIENE NEPPURE SCALFITA). Vattene, figlio di puttana. (CROLLA SUL DAVANZALE).

FEDERICO SOFFRE COME UN ANIMALE. IL GATTO SOFFRE COME UN ESSERE UMANO.

IL PRIMO MUSICISTA RACCOGLIE CON LA CAMERA DETTAGLI RELATIVI AGLI SPAMI ANIMALI DI FEDERICO. IL SECONDO TRASFORMA GLI SPASMI UMANI DEL GATTO IN CORPO SONORO. A PARTIRE DA QUESTO MOMENTO I MUSICISTI SARANNO SEMPRE PRESENTI IN SCENA, CON AZIONI, SUONI MUSICALI E PERCUSSIONI DAL VIVO. STIMOLERANNO LE AZIONI FISICHE DEGLI ALTRI PERSONAGGI OPPURE SARANNO STIMOLATI DALLE LORO AZIONI FISICHE.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 8.

FEDERICO SI MUOVE IN CONTINUAZIONE. L’OCCHIO DELLA CAMERA OSSERVA LE PATOLOGIE DEL SUO CORPO. ENTRA CARLO.

CARLO – Ho fatto una bella passeggiata.
FEDERICO – Vaffanculo.
CARLO - Ho fatto una passeggiata ed ho colto un fiore per te.
FEDERICO – Adesso crepa.
CARLO - Poi sono andato in città.
FEDERICO – Potevi rimanerci.
CARLO - Sono andato in ospedale e ho visto Rosa.
FEDERICO – Non è vero.
CARLO – Ormai è fatta.
FEDERICO – Zitto.
CARLO – Ormai, non si può più nascondere.
FEDERICO – Taci.
CARLO – E’ fatta e strafatta, ormai, lo sanno tutti.
FEDERICO – E’ falso.
CARLO – Si è fatta e rifatta cento volte.
FEDERICO – Smettila.
CARLO – Ormai è sfatta e l’oblio la corrode.
FEDERICO – Non è vero, le scrivo tutti i giorni.
CARLO - E il ricordo la trasforma.
FEDERICO – E tu, farabutto, cos’hai fatto quando l’hai vista?
CARLO – Ho guardato nel buco e ho visto te.
FEDERICO – Perché vieni qui a raccontarmi balle? Perché ti opponi? Perché menti, demonio? Chiudi la bocca, ho detto. Un buco nero. Da vomito. E ti dico di andartene. E di non farti più vedere. Ma, prima che tu vada via, ci voglio mettere la firma. Sulla lingua. Sulle labbra. Sì, voglio metterci la firma. E se ci metto la firma, vedrai che le incursioni finiranno. Perché non ascolti? Perché non la smetti di fare il fanfarone? E’ con disgusto che ti guardo. E’ è con un fremito che ti ascolto. E’ con il mal di pancia che ci metto la firma, perdio. Sulla fronte. Sulla dentatura bianca.

FEDERICO E CARLO LOTTANO. FEDERICO AFFERRA IL COLTELLO PER FIRMARE IL CORPO DI CARLO. IL COLTELLO SCRIVE COME UN PENNARELLO ROSSO. CARLO SFUGGE ALLA PRESA DI FEDERICO E, DANZANDO A SUO MODO, SCOMPARE.

FEDERICO – Impiccati in cima alla collina. Allora sì che verrò a berci una bottiglia di Lanuvino bianco!

FEDERICO FIRMA LA SUA PANCIA. IL COLTELLO PRODUCE UNA FERITA. FEDERICO COLPISCE IL COSTATO CON FEROCIA INAUDITA.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 9.

CARLO VIENE FUORI DA UNA BOTOLA, CANTANDO A SQUARCIAGOLA.

CARLO – Povero ragazzo
è andato ad un congresso di bucologia
ad un congresso di bucologia applicata
di bucologia applicata alla vita di strada
povero ragazzo.

“Il sesso è un buco”, gridava
e così il sesso è finito nel buco
nel buco il suo sesso è sparito
se lo è mangiato il buco
il buco se lo è divorato.

Povero ragazzo
era tuo fratello, quel ragazzo.

FEDERICO – Evviva, Carlo è tornato. Bisogna fare festa, signori. Grande festa, perché il mio cervello si è bevuto il cielo e lui è venuto a darmi conforto, consolazione, aiuto, l’amico. (ALLARGA LE BRACCIA, OFFRENDO IL PROPRIO CORPO). Avanti, continua. Sono nato povero. Sono umile, sono buono, sono indifeso. Coraggio, sono pronto. Parole, ancora parole sui campi barbarici dove è stato trafitto l’agnello di Dio. Prosegui. Detta leggi. Stabilisci norme. Mi esaltano, ed esulto di gioia nel sole di questo nuovo giorno. (AD UNO DEI MUSICISTI) Maestro, se ci metti un po’ di musica, io stappo una bottiglia di Lanuvino bianco. Che ne dici?

CARLO E I MUSICISTI APPLAUDONO.

FEDERICO – Propongo uno scambio. La mia parola per il tuo silenzio.
CARLO – Mi oppongo.
FEDERICO – Io fuori e tu dentro, io parlo e tu ascolti, io guardo e tu sei visto.
CARLO – Mi rifiuto.
FEDERICO – Questo voglio.
CARLO – Non puoi farlo.
FEDERICO – Io mento e tu bevi le menzogne, io apro voragini e tu sollevi tempeste, tu alzi ostacoli e io arrivo indisturbato.
CARLO - Non si può cambiare.
FEDERICO – Ma io non ti voglio. Non ti voglio perché non ascolti.

UN MUSICISTA SCOPPIA A PIANGERE. L’ALTRO ESPLODE IN UNA RISATA. FEDERICO INFILA IL BUCO DELLA FINESTRA E SI RITROVA NELLA CUCINA DALLA QUALE E’ APPENA USCITO.

SOLO UN DETTAGLIO DI LUCE SULLA MANO DI CARLO, APPOGGIATO ALLA PARETE.

ORA IL MUSCISTA ILARE SGAMBETTA DISPERATO. IL MUSICISTA DISPERATO RIDE, CERCANDO DI FICCARE IL CAPO NEL PAVIMENTO.

LA MANO DI CARLO SPARISCE. RESTA L’OMBRA, CHE LENTAMENTE SVANISCE.

IL GATTO - Miao.


Sequenza 10.

SOLO LA LUCE DEL FORNELLO A GAS ACCESO.

CARLO LANCIA IL CORPO CONTRO LA PARTE ESTERNA DELLA PARETE DI FONDO, CHE E’ ELASTICA. RESPINGENDOLO, LO METTE NELLA CONDIZIONE DI TENTARE NUOVI ASSALTI, CHE GENERANO RISONANZE SONORE ONDULATORIE.

LA CAMERA OSSERVA GLI OCCHI DI FEDERICO.

VOCE CARLO – (BISBIGLIANDO) Ti ricordi, quando correvamo in mezzo ai campi di granturco e di erba medica? Il gioco della guerra lo facevamo nella cava di terra, dietro la fornace. Ma il piacere più grande era stare tra le canne, d’inverno, per ripararci dal vento. E d’estate, per masturbarci. Prima, però, spiavamo le cosce delle donne. Allora, come adesso, bastava un filo di voce per raccontarci la vita. Veniva anche Gregorio, il macellaio. Te lo ricordi? Grande masturbatore, Gregorio, il più bravo di tutti. Quando non ebbe più erezioni, ficcò il coltello nel sesso della moglie e le aprì la pancia. Poi si affettò il cazzo sul bancone da macellaio.
FEDERICO – (GRIDANDO) Ladro!
IL GATTO – Miao.


Sequenza 11.

AZIONI CONTEMPORANEEE.
I MUSICISTI MANGIANO E BEVONO A CREPAPELLE, PRODUCENDO UNA POLIFONIA STRAVAGANTE DI SUONI, CON FINALINO DI RUTTI IRREFRENABILI.

FEDERICO PORTA IN SALVO UNA BOTTIGLIA DI LANUVINO BIANCO IN CIMA ALLO SCALEO. POI SALE E SCENDE IN CONTINUAZIONE.

CARLO IRROMPE IN POSIZIONE AEREA E SI DONDOLA ATTACCATO AD UNA FUNE.

CARLO – Il sindaco ha deciso di lavarsi. Lui, di lavarsi! Va ai bagni pubblici, mette un dito nell’acqua, lo ritira con disgusto per quanto è fredda e vede che si è formato un buco. “Il sindaco fa buchi nell’acqua. E’ uno scandalo! E’ una vergogna!”, gridano gli oppositori. Il sindaco cerca con tutte le forze di tappare il buco. Ma, più lo tocca, più s’allarga. ”Largo, mi tuffo! Voglio vedere com’è fatto questo buco scandaloso!” Una lunga rincorsa e un tuffo: il corpo entra nel buco, il buco si richiude e il sindaco scompare. Era tuo padre.
FEDERICO – E’ un imbroglio. Un altro dei tuoi imbrogli.
IL GATTO – Miao.


Sequenza 12.

LA CAMERA OSSERVA FEDERICO CHE OSSERVA LO SPAZIO CHE SI RESTRINGE. CARLO ENTRA, DANZANDO ARITMICAMENTE SULLE PERCUSIONI DEI MUSICISTI.

CARLO – Rosa ha fatto un gioco questa sera. Ha preso un filo, lo ha infilato nella cruna di un ago, poi ha messo ago e filo in un tubo di stagno. Invece di soffiare, ha aspirato con tutta la sua forza. L’ago è entrato come una freccia e le ha fatto un buco nei polmoni.

CARLO VA VIA.
RESISTONO LE TRACCE DEI SUOI PASSI.

FEDERICO – Mascalzone. La lingua ti vorrei strappare. Mi stani, mi scovi, mi scavi. Tu vuoi conquistarmi a una serie di fatti inverosimili e non credi a quello che vedono i miei occhi. Bambino povero sono nato, sono nato a nuova vita, sono nato alle immagini e ai pensieri più semplici, ma la gola profonda mi divora. Eccola! Aaaah! I denti mi trapassano il cranio...

FEDERICO CANTA UNA MELODIA RELIGIOSA.

IL GATTO - Miao.


Sequenza 13.

FEDERICO, IN PIEDI SUL FRIGORIFERO, SI ATTACCA ALL’ULTIMA BOTTIGLIA DI LANUVINO.

EDOARDO - Rosa, non lo fare. Se m’ignori, mi strangoli. Mi strappi le budella, Rosa. Impastami, invece, con le mani di corallo, e mi vedrai lievitare come una pizza pasquale. A volta invece di essere una rosa tra i cardi, sei un cardo tra le rose, mia cara. Come ti è venuto in mente di ficcarti quella lancia nei polmoni, invece di saltarmi nel cuore? No, no, no. E’ una invenzione di Carlo, il buco, la lancia e tutto il resto. Non è vero. Non…è…vero. Dice il falso. E non devo mai dimenticarmelo. Mai, mai. Devo semplicemente convincermi che ho ragione, e tutto finirà lì. Insomma, perché la faccio complicata? Basta chiedere a te come sono andate le cose. Tu sola lo sai. E’ uno scherzo o un imbroglio? Da parte tua o da parte di quel becchino? Oppure vi siete messi d’accordo? Ma no, tu non c’entri. E’ quel filibustiere che ha inventato la storia, come ha inventato tutte le altre storie che è venuto a raccontarmi. Eh, mette le paine, il furbacchione. Semina zizzania, il traditore. E’ abile, ma io non abbocco. Lui è un vigliacco e tu non sei una bambina, Rosa. Solo una bambina potrebbe bucarsi i polmoni con una cannuccia. Questa bottiglia vuota, invece, è stupida. Mi piacerebbe stapparne una intelligente, ma ci rinuncio. Non ho bisogno di farmi coraggio. Bevo Lanuvino bianco solo perché è divino.
IL GATTO – Miao.


Sequenza 14.

CARLO APPARE SOTTO FORMA DI GOCCIA D’ACQUA.

FEDERICO – Oh, meraviglia delle meraviglie, chi sei?
LA GOCCIA D’ACQUA – Mi chiamo Angela e sono una goccia d’acqua. Non vedi?
FEDERICO – L’acqua, che schifo!

LA GOCCIA D’ACQUA SI GONFIA E DIVENTA UNA BOLLA GIGANTESCA.

FEDERICO – Avanti, mostrati per quella carogna che sei.

FEDERICO E’ COLPITO DA ALCUNI SPRUZZI D’ACQUA. POI E’ TRAVOLTO DA UN URAGANO D’ACQUA E DI VENTO.

TRACCE D’ IMMAGINI E DI SUONI. SUSSULTANO. SI SPENGONO. RITORNANO E MUOIONO NELLA MEMORIA CHE INCOMBE. RINASCONO NELLA SFIDA. SVANISCONO NELLA CANCELLAZIONE CHE VORREBBE ESSERE DEFINITIVA.

CON LE SCOPE I MUSICISTI PULISCONO A CASACCIO IL PAVIMENTO E BUTTANO VIA ANCHE IL CORPO DI FEDERICO, CHE ROTOLA FINO AD ARENARSI SUL DAVANZALE.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 15.

FEDERICO HA UN FAZZOLETTO BIANCO SUL VISO. MUOVE ALCUNI PASSI. PREME LE MANI SUL VISO PER ASCIUGARSI IL SUDORE. PROSEGUE CON MOVIMENTI INCERTI.

FEDERICO - Rosa, dove sei? Dove ti sei cacciata? Spiritelli maliziosi cancellano accuratamente le tue orme, ma io arriverò lo stesso al nascondiglio. Anche se brancolo. Anche se cerco invano un po’ di frescura. Io non ti vedo, ma sento che questo è il luogo del nostro incontro. Non ti vedo, ma so che ci sei. Chi crede, vede e chi vede, diventa una visione, Rosa.

ROSA ARRIVA PIANGENDO LA MORTE DEL SUO TREDICESIMO MARITO, FORSE PORTATA DAL SOFFIO DEL GEROGLIFICO. HA UNA COLLANA CON LE IMMAGINI DEI CARI ESTINTI. SUCCHIA IL DITO POLLICE E PIANGE DI CUORE, LA POVERINA.

FEDERICO - Rosa.
ROSA – Finge di non riconoscermi.
FEDERICO – Rosa. Rosa.
ROSA – Carogna.

ROSA GLI LANCIA IL SUO CUORE PALPITANTE. IL CUORE CADE VICINO AI PIEDI DI FEDERICO. MA FEDERICO NON SE NE ACCORGE.

ROSA – Traditore.

ROSA PIANGE PIU’ FORTE.

FEDERICO – Rosa, perché piangi?
ROSA – Finalmente.
FEDERICO - Non voglio sentirti piangere. Mi fa male.

ROSA PIANGE IN MODO FRAGOROSO.

FEDERICO – Rosa, m’affoghi, se non la smetti di piangere.
ROSA – Bastardo.

ROSA SI SCIOGLIE I CAPELLI LUSSUREGGIANTI. GIRA SU SE STESSA, FACENDO MULINARE LA GRANDE MASSA DI PELI, CHE TOCCA RIPETUTAMENTE IL CORPO DI FEDERICO. DOPO ALCUNI TENTATIVI FALLITI, FEDERICO AFFERRA I CAPELLI DELLA DONNA E, USANDOLI COME FOSSERO BRIGLIE, LA INCITA A GALOPPARE SEMPRE PIU’ FORTE. QUANDO TIRA LE GRIGLIE PER FERMARE LA SUA CAVALLINA, I CAPELLI SI STACCANO DAL CUOIO CAPELLUTO. ROSA, RIMASTA SENZA CHIOMA, SMETTE DI PIANGERE E COMINCIA A GRIDARE.

ROSA – E adesso? Non potrò più disperarmi. Non potrò più strapparmi i capelli. Come farò per la morte del mio prossimo marito. Disgraziato, la prossima volta nessuno crederà più alle mie lacrime. Pensavo di arrivare a venti, non farò neppure il quattordicesimo matrimonio.

SPASMI IN TRANSITO.
IL FAZZOLETTO CADE SUL DAVANZALE.
ROSA E’ SCOMPARSA

IL GATTO – Miao.


Sequenza 16.

I DUE MUSICISTI METTONO IN FUNZIONE GLI ASPIRAPOLVERE E LI USANO COME STRUMENTI MUSICALI. FEDERICO COLLOCA UNA BACINELLA PIENA D’ACQUA ALLA BASE DELLO SCALEO, SI TOGLIE LA CAMICIA, SALE IN CIMA ALL’ATTREZZO.

FEDERICO – Sono pronto. (SOLLEVA LE BRACCIA) Mi butto. (ABBASSA LE BRACCIA, GUARDANDO LA BACINELLA). Attenzione, adesso mi butto. (SOLLEVA DI NUOVO LE BRACCIA) Davvero. Non scherzo. Mi butto. (SOLLEVA E ABBASSA LE BRACCIA IN CONTINUAZIONE, SEGUENDO IL RITMO DEL CORPO SONORO E PROVANDO UNA SENSAZIONE DI VOLO). Uuuh, il lago! “Federico, ricordati che non sai nuotare.” ”Mamma, non sono più un bambino!” (AVVISTANDO ROSA, CHE RESTA INVISIBILE.) Rosa, sono qui. Ehi, raddrizza lo sguardo. Sono quassù. In alto. Crepi d’invidia, ammettilo. Ma anche tu sei brava. Stai a galla che è una meraviglia. Il palpito dell’uccello predatore ti rende perfetta e immortale. Se lo chiami, plana. Se gli sorridi, si butta in picchiata. Rosa, eccomi, arrivo volando.

CARLO ENTRA COME RAFFICA DI VENTO E FA PERDERE L’EQUILIBRIO A FEDERICO.

IL GATTO – Miao.
FEDERICO – Accidenti. Perdo quota. Aiuto, precipito. Non so nuotare. Aquile, falchi e pettirossi di pietà, prestatemi una pennarella, vi prego. Gesummaria, afferratemi. Aiuto!
IL GATTO – Miao.
FEDERICO – Rosa, ciambellina mia, accoglimi nel tuo letto d’amore.
LA RAFFICA DI VENTO – (CANTA) Quell’uomo che chiama divino
il bianco liquore Lanuvino
un buco farà in mezzo al mare
certo nessuno lo potrà salvare
FEDERICO – Presto.
LA RAFFICA DI VENTO – Resisti.
FEDERICO – Svelto.
LA RAFFICA DI VENTO - Arrivo.
FEDERICO – Sollevami.
LA RAFFICA DI VENTO – Mi credi?
FEDERICO – No.
LA RAFFICA DI VENTO – Non credi ai fatti che ti ho raccontato?
FEDERICO – Non ci credo.
LA RAFFICA DI VENTO – Devi dire che ci credi.
FEDRERICO – Non lo dico.
LA RAFFICA DI VENTO – Allora crepa.
FEDERICO – Ci credo, ci credo.
LA RAFFICA DI VENTO – E come segno di sottomissione dovrai bere l’acqua che riuscirò a sollevare dal lago.
EDERICO – No. L’acqua, no!
LA GOCCIA D’ACQUA – Allora sprofonda.
FEDERICO – Aiutooooooooo….

FEDERICO PRECIPITA E CADE SUL PAVIMENTO. LA RAFFICA DI VENTO SI ALLONTANA ACCOMPAGNATO DAL RUMORE DI PASSI METALLICI.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 17.

FEDERICO - Ho dormito bene stanotte. Sto bene e mi sento riposato. Sono così pieno di energie che mi è venuta voglia di lavarmi la faccia e di mangiare qualcosa. Anzi, ho voglia di fare all’amore, Rosa.

LE IMMAGINI DEI SEGMENTI ANATOMICI DI ROSA RUOTANO CAOTICAMENTE.

ENTRA CARLO.

CARLO – Rosa ha fatto un volo. Ha fatto un tuffo eccezionale, ha fatto un tuffo perfetto, ha fatto un buco, una buca ha fatto nel giardino. Una gran bella buca. Ed è diventata un mito. Adesso molti vogliono farla finita con i funerali. Si buttano dalla finestra: una buca, un tappo di terra, e via.
FEDERICO – C’è altro?
CARLO – No, tutto qui.
FEDERICO – Quanto basta.

I SEGMENTI ANATOMICI SI STABILIZZANO, RICOMPONENDO LA FIGURA DI ROSA. E’ LA FOTO DELLA RAGAZZA SULLA PRIMA PAGINA DI UN GIORNALE.

CARLO – Di quella ragazza resta la memoria e l’oblio. Ma, una volta che il fatto è accaduto, si fissa in una realtà che non mi permette di farci ritorno o d’imitarla. Posso usarla per ricrearla e, mentre lo faccio, so che la chance migliore è riservata a chi osserva. Ora, nel giardino di Rosa o nella macelleria di Gregorio non c’è più nulla di ciò ch’è stato. Io non vivrò e non vedrò più quello che ho visto con gli occhi. Restano lampi. Restano distese di memoria e di oblio che non vivono nella concretezza dell’oggetto, cioè del corpo di Rosa o di Gregorio, ma nei residui. Nel ridare vita ai morti scrivo il mio nome, evidentemente. Scrivo il mio nome altrove. Lo scrivo nella finzione. Nel regno delle parole e delle immagini che ho usato per raccontare i fatti realmente accaduti. Nel luogo in cui ci troviamo, che diventa così il luogo della memoria e della cancellazione.
FEDERICO - Carlo, lascia perdere. Non ricominciare daccapo. Ciascuno resta con la propria opinione e la questione finisce lì. Però, devi riconoscere che ho fatto dei progressi. Molti progressi. Sì, ho ancora un stupore nella cervice e due o tre orrori nelle budella, ma in generale posso dire di star bene. Mi sento in forma. D’accordo, tra me e te mancano alcune intese. Non abbiamo ancora solide certezze comuni, ma penso che la nostra amicizia possa crescere bene e consolidarsi in modo duraturo. C’è una cosa che ci divide. Ci divide purtroppo l’occhio, la vista, l’osservazione, il modo di vedere le cose, ma non è grave, c’è rimedio forse, se tu ti penti dei peccati che hai commesso. Ci divide la diversa valutazione della distanza. La distanza che mettiamo tra noi e le cose. Ecco, la cosa che vedo in questo momento forse tu non la vedi o la vedi diversamente da come la vedo io. Ma che posso farci? Posso dire, però, che si tratta di una presenza viva, di una presenza che, di certo, ogni tanto ritorna. Posso dire che si tratta di una figura luminosa, di certo, anche se indegna di devozione e di preghiera. Ritorna come ho detto con particolari diversi, anche se minimali, ma il corpo romboidale, il corpo fosforescente è uguale a quello delle apparizioni precedenti. Pinne grandi come ali, occhi sulla pancia, somiglia a un pesce ma non nuota, somiglia a un uccello ma non vola. Scivola con il triangolo che brilla sulla coda, come un’aureola. Il coraggio non mi manca. L’affronto. Ma la bocca della macchina si spalanca, non lascia scampo. Mi divora. Mi purifica. Mi consola.

SOLO UN DETTAGLIO DI LUCE SUL FAZZOLETTO. CARLO SI AVVICINA AL DAVANZALE, PRENDE L’OGGETTO E LO MOSTRA A FEDERICO.

CARLO – E’ un fazzoletto. E’ il tuo fazzoletto, se non sbaglio. Trama bianca, cotone di buona qualità, quadratura perfetta. (APRE IL FAZZOLETTO E LO DISTENDE SUL DAVAZALE PER CONSENTIRE ALL’OCCHIO DELLA CAMERA DI INQUADRALO. SUL FAZZOLETTO E’ IMPRESSO IL VOLTO DI ROSA). Devo ammettere che si tratta di un ritratto di ottima fattura. Misterioso come il cuore tenebroso di una rosa. Una vera creazione artistica, a cui dò un titolo: Il cuore tenebroso di una rosa, oppure Rosa e il suo cuore tenebroso. (OSSERVA L’IMMAGINE DI ROSA SUL GIORNALE E QUELLA SUL FAZZOLETTO) Come sono diverse queste due figure! La persona è la stessa, ma le immagini sono completamente diverse l’una dall’altra. Qual’è la più bella? Quale delle due porta in sé l’enigma della bellezza? Questo è il problema. La risposta spetta solo a chi osserva.

CARLO ESCE ASSIEME AI DUE MUSICISTI, PROVOCANDO - COME IN OCCASIONE DELL’ARRIVO - UN BUFFO RUMORE.

IL GATTO – Miao.


Sequenza 18.

FEDERICO SI SIEDE SUL DAVANZALE.

FEDERICO – L’aspetterò. L’aspetterò qui. Rimarrò sveglio ad aspettarti, Rosa. Ti aspetterò, Rosa, fino a quando non ti vedrò arrivare... Lo scandalo è dolce... è dolce come la rosa... Dio è un buco… come… quel buco… di finestra……
IL GATTO – Miao.







E’ l’inizio della fine o, forse, la fine di un nuovo inizio.



























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