La torre d’avorio

di

Viviana Isgrò

C’era una volta, tanto tempo fa, in un regno lontano, un re e una regina. Loro erano buoni e gentili, il regno era prospero e tutti i sudditi erano contenti Un giorno poi arrivò la più lieta delle notizie, la regina era incinta. Passarono 9 mesi e nacque una splendida bambina, ma purtroppo dopo qualche anno ci si accorse che la principessa non era come tutte le altre bambine, si era costruita un mondo a parte, lontano da tutti. Soffriva di una malattia che forse oggi chiameremmo dissociazione dalla realtà o qualcosa di simile. Il re e la regina le offrirono le migliori cure, ma col tempo le loro cure la isolavano ancora di più dal mondo e la ragazza viveva come rinchiusa in una torre d’avorio…

Un tavolo due sedie, del the, un appendiabiti con delle giacche appese.

Clara: Sono stufa di stare sempre qui.
Daniele:E allora vai via, invece di lamentarti sempre.
Clara:Vorrei, ma non posso, le finestre hanno le sbarre e le porte sono blindate.
Daniele: Allora non resti per la nostra bambina?
Clara: Oh, la nostra bambina!

Entra Giulia, la figlia.

Elisa: Il vento spostò le foglie dell’albero, ma la candela non accennò a spegnersi. La torre era alta e irta, ma la stanza non era vuota, era solo buia.

Giulia esce…

Daniele: La nostra bambina è bellissima Clara.
Clara: Si Daniele, è stupenda.
Daniele: Ho pensato di scappare.
Clara: Avresti dovuto farlo.
Daniele: Hai ragione.
Clara: Ieri ho trovato una poesia, era la preferita di Giulia.
Daniele: Mi piacerebbe sentirla.
Clara: Prendo il libro.

Clara prende il libro sul tavolo e invita uno dal pubblico a leggere la poesia.
La poesia viene letta.

Clara: Fa piangere questa poesia, non per le parole che sono scritte, ma perché in lei c’è racchiuso tutto il mio passato. Lei l’ha letta, ma non le ha provocato nulla, forse. Ha mai guardato un vecchio album di foto, capendo che le persone che c’erano lì, ormai non esistevano più?
Oh, ma a lei non è mai capitato, lei non sa di cosa sto parlando.Vada si sieda, non voglio le sue risposte, anche perché non servirebbero a nulla.
Daniele: Giulia è la nostra risposta.

Entra Giulia…

Giulia: Mi violento nel cercare di accettare questa calma apparente
Mille pensieri masturbano la mia mente
Al di là del muro c’è solo il vigliacco destino
Il tremendo sortilegio che mi costringe a fingere
Mi violento nel cercare di accettare il carcere che mi è stato costruito
Mi dimeno in catene nel cercare di sfuggire.
Cerco il colpevole tra di voi, 
guardo le vostre facce una ad una,
scruto i vostri sguardi, 
vi sfido
e comincia la mia rinascita.
Spazzo via le vostre convinzioni consolidate,
estirpo il vostro veleno e la vostra rabbia,
con un sorriso con un fiore.
Io ho spezzato le mie catene,
ma mi violento ancora, di felicità stavolta.
Una felicità fanciulla che mi fa essere contenta di avere anch’io un piccolo ruolo in questo mondo.

Giulia esce…

Clara:La nostra bembina.
Daniele: Era così bella.

Entra una donna con un camice bianco a portare il pranzo.

Donna: Ho portato il pranzo, mangiatelo tutto, e poi prendete la caramellina rossa che vi ho messo nel vassoio.
Daniele: Ma ha un gusto pessimo, non sembra una caramella.
Donna: Niente lamentele, eseguite senza fiatare.
Clara: Sarà fatto.

La donna esce.

Daniele:Dici sempre si.
Clara: Non serve a niente contestare.
Daniele: Io non la vedo così.
Clara: Ma cosa credi, che io sono contenta di eseguire sempre? Non posso più cucinare, pulire in casa mia. Ormai fanno tutto loro, non facciamo più neanche l’amore. Me ne vorrei andare.
Daniele: Ma non lo fai.
Clara: Lo sai che non posso, penso a Giulia.

Entra Giulia regalando fiori al pubblico.

Giulia: Vi regalo una fiore, vi regalo un pezzo di me. Ero giovane, ero rinchiusa in una torre d’avorio, il mio mondo, non lo ho più un mondo.Tu, tu che te ne stai indietro, lontano, lontano da tutti, in fondo tu sei come me. ( Si avvicina all’uomo indicato). Dove vivi? Cosa fai nella vita? Hai già imparato a camminare? Non mi rispondi? Non dici nulla ? Chiudi gli occhi ora e sogna.

Giulia si allontana dopo aver chiuso gli occhi ed esce.

Secondo atto


C’è una sedia al centro, sulla sedia in penombra c’è Clara, in fondo si trova Daniele. In un lato Giulia che culla una bambola.

Clara: Il tempo non è riuscito a scalfire la sua bellezza.
Daniele: Il tempo non la scalfirà mai.
Clara: Gli angeli continuano a brillare sempre
Daniele:Sono inconfondibili anche nel buio.

Entra la donna di prima .

Donna: Ho la colazione.
Clara: Guardi, guardi come è bella la mia bambina. La mia bambina è stupenda quando gioca.
Donna: Signora, la sua colazione.
Clara : Scc. Disturba la mia bambina.
Donna: Signora ho portato la colazione.
Clara: La mia bambina.
Donna: Si, la sua bambina, ma ora tenga la colazione.
Clara: La mia bambina è proprio bella.
Donna: Si è stupenda!

La donna esce.

Giulia: La torre si è aperta e la bambina è precipitata.La torre era alta e irta e la bambina è caduta giù.

Giulia esce.

Clara: Dimmelo se c’è una risposta, dimmelo affinchè io possa trafiggerti.Vieni, vieni qui, tu, ragazza che stai lì con l’aria indifferente. ( Prende un foglio dal tavolo). Ora io ti farò delle domande e tu dovrai darmi le tue risposte, te le metto in mano. Le ho prese sul tavolo, devi averle messe prima.Qual è il tuo nome?
Persona: Giulia.
Clara: Quanti anni hai?
Persona: Sedici.
Clara: Ami i tuoi genitori?
Persona: No.
Clara: Perché?
Giulia: Loro non mi fanno cantare.
Clara: Perché vuoi cantare?
Persona: Devo, sento la musica.
Clara: I tuoi genitori ti amano?
Persona: Mi amano tanto, dicono che sono la principessa della torre e per questo non posso uscire.

Entra Giulia.

Giulia: La torre era alta e irta e la bambina è caduta giù.

Giulia esce.

Clara: Grazie, ho avuto le mie risposte, ora puoi andare in camera tua.

Accompagna al posto la persona

Daniele: Vorrei anch’io le tue risposte.
Clara: Tu vorresti tante cose.
Daniele: Mi basterebbe un po’ di tranquillità.
Clara: Qui c’è tanta calma.
Daniele: Non voglio calma, tranquillità.
Clara: Non è lo stesso?
Daniele: No.
Clara: Tu non ti accontenti.
Daniele: Dovrei accontentarmi di vivere in questa prigione? Fuori di qui c’è un mondo meraviglioso fatto di sole, di acqua e di vento. ( Prende delle foto per terra, inizia la canzone:”Il Vecchio e il bambino” di Guccini e lui distribuosce le sue foto). Questo è il cielo, osservate quanto è bello e non datelo mai per scontato. In questa fotografia si può sentire il vento e guardate qui come era bella Giulia da bambina, a guardarla non ti accorgevi di nulla, l’unico motivo che la poteva distinguere dalle altre bambine era la bellezza. Era come tutte le altre creature, splendida e innocente, ma poi iniziò a crescere, si chiuse nel suo mondo, ormai neanche le pillole della felicità la tiravano fuori. La regina era tanto triste, di notte piangeva sempre.
Clara: La bambina era come tutte le altre creature, così bella e meravigliosa. Ma poi si rinchiuse nel suo mondo, un mondo fatto di dolce musica e tanto amore, a volte però anche di urla, percosse e tanto autolesionismo. Il re e la regina allora la portarono nella torre, ma neanche le pillole della felicità la portarono indietro. Più le pillole aumentavano, più i suoi contatti svanivano.

Entra Giulia urlando al pubblico.
Giulia: La torre era alta e irta e la bambina cadeva giù. (3 volte). La regina la faceva cadere, la regina non la voleva fermare.
Giulia esce.
Entra la donna con un altro uomo in camice bianco.

Uomo: Abbiamo la pillola della felicità. Non siete contenti?
Clara: Dove è andata Giulia?
Uomo: Signora, Giulia è morta cinque anni fa, è stato tremendo, ma se lei ora prende la pillola, vedrà che starà meglio.
Clara: Venga lei in prima fila e legga.
Persona: Il dolore di una madre, non si può spezzare, è un dolore continuo, presente, corrosivo. Il pianto di una madre non si riesce a prosciugare neanche in un deserto, la morte di un bambino è la nostra propria morte.
Uomo: Signora, mi ascolti, dopo starà meglio.
Donna: Tenga la pillola dottore.
Uomo: Grazie Luisa.
Donna: Di niente, dottore.
Clara: Noi non volevamo, era la nostra luce, lei urlava, non la finiva più, io non riuscivo più a sentirla. Il re e la regina dovevano salvarla e andarono nella torre, la buttarono giù per farla volare nel vuoto, finalmente libera, tra gli angeli avrebbe potuto cantare.
Daniele: Il re e la regina l’amavano tanto. Venite voi due, in segno di lutto venite qui a sentire questo dolore.( Prende due persone dal pubblico, mette addosso a loro un manto nero e dà loro un passo dellaBibbia). I due iniziano a leggere.

I due:Meravigliatevi pure e restate stupefatti!
Chiudete gli occhi e diventate ciechi!
“Isaia”.
Uomo: Lunghi anni di angoscia li attendono in questo luogo.
Donna: Tremenda sofferenza.
Uomo: Terribili agonie.
Donna: Non dipende dalle sbarre, dalle catene.
Uomo: Nè dalle mura.
Donna:C’è solo un immenso dolore.
Uomo:Tra le sbarre di un manicomio c’è sempre dolore.
Donna: Un dolore sottile che ti entra nella carne e ti può fare anche impazzire.

Entra Giulia.

Giulia: Il filo si è spezzato.Ora la principessa vola, è un angelo come tutti gli altri, una creatura che se è diversa si differenzia solo per la sua maggiore bellezza. Le sue ali si sono spiegate, ha lasciato la torre, una torre fatta di silenzi, solitudine, tristezza che ha finestre fatte di sbarre, porte blindate e legami che diventano catene.

La principessa era caduta dalla torre, il re e la regina erano soli adesso, non esisteva nessuna pillola in grado di farla ritornare, ma lei ora volava e forse un giorno avrebbero volato di nuovo insieme…