TRADITI

di

Paola Ponti




Personaggi:

FEDERICO, trentanove anni, pacato, introverso. Si muove come un lord inglese. 

REBECCA, ventotto anni, espansiva, solare. Nevrotica.



Prima scena

Uno chalet in montagna. In cucina. Mezzogiorno. Un tavolo di legno, quattro sedie di vimini, vecchie pentole di rame appese ovunque, la stufa a legna. Una finestra, fuori nevica forte. REBECCA è seduta al tavolo e pela patate. FEDERICO entra con della legna in mano, infreddolito e con la giacca ricoperta di neve. Appoggia un po' di legna per terra e ne mette un po' dentro la stufa.


REBECCA: (senza alzare gli occhi dalle patate) Mi dispiace.
FEDERICO: Si gela.
REBECCA: Ho esagerato. 
FEDERICO: C’è un’aria… 
REBECCA: Anche tu, però…
FEDERICO: …dritta nelle ossa.

FEDERICO si lava le mani. Pausa.

REBECCA: Non si capisce mai, quello che vuoi fare.
FEDERICO: Sembra non abbia voglia di smettere.
REBECCA: Non è facile capire quello che vuoi fare.

Silenzio..

REBECCA: Non avevi voglia?
FEDERICO: Di un po’ di neve, non di una tormenta.
REBECCA: Di venire qui.

FEDERICO guarda REBECCA.

REBECCA: Avevi voglia sì o no?
FEDERICO: Non c'è nessuno in giro, sembra un sogno.
REBECCA: I miei sogni sono pieni, di gente.
FEDERICO: Lo so.
REBECCA: (pausa) Stai dicendo che parlo troppo?
FEDERICO: Sto dicendo che mi tieni al corrente. (guarda fuori dalla finestra) Niente. Non smette neanche morta.

FEDERICO esce.

REBECCA: Chi?

FEDERICO rientra senza giacca. Si toglie il cappello e lo appoggia sul tavolo.

REBECCA (di nervi): Ma dai!
FEDERICO: Cosa?
REBECCA: (cercando di calmarsi) Il tavolo, è di legno. Resta il segno.

REBECCA prende nervosamente la giacca ed esce di scena. 

REBECCA: (da fuori) Ha telefonato Franco.
FEDERICO: Ancora. 
REBECCA: (da fuori) Sta per diventare tuo cognato…
FEDERICO: Non più.
REBECCA: (rientra) Cosa? 
FEDERICO: Pare voglia rimandare…
REBECCA: E non mi hai detto niente?
FEDERICO: …secondo me ha cambiato idea. 
REBECCA: E non me lo dici?
FEDERICO: Te lo sto dicendo.
REBECCA: Da quanto lo sai?
FEDERICO: Da un paio di giorni.
REBECCA: E Alessandra?
FEDERICO: Disperata.
REBECCA: E tu non me lo dici!

REBECCA asciuga il tavolo. FEDERICO prende un giornale e si siede a leggere.

REBECCA: (pausa) Tua sorella non si sposa più e tu te lo dimentichi?
FEDERICO: Mi pare che non me lo sono dimenticato, no? 
REBECCA: Non so io…Veramente. Tutte le volte.

REBECCA si rimette a pelar patate. Silenzio.

REBECCA: Io non capisco.
FEDERICO: Avrà trovato un'altra.
REBECCA: Chi?
FEDERICO: Se non si vuole più sposare…
REBECCA: E ci dev'essere per forza un'altra? 

Silenzio.

FEDERICO: (chiude il giornale. Un moto d'entusiasmo) Spaghetti?
REBECCA: Magari ha solo paura, non può avere solo paura?
FEDERICO: Maccheroni?
REBECCA: Io proprio non capisco perché fai così.
FEDERICO: Spaghetti.
REBECCA: Non conto niente io.

Pausa.

REBECCA: Ma perché fai così!
FEDERICO: Che ho fatto?
REBECCA: Tu non avresti niente?
FEDERICO: …Cos'ho…?

Pausa.

REBECCA: Allora? 

FEDERICO la guarda senza capire.

REBECCA: Non hai detto una parola per tutto il tempo.
FEDERICO: Quando?
REBECCA: In macchina. 
FEDERICO: Come non ho -
REBECCA: A cosa pensavi?
FEDERICO: Quando?
REBECCA: In macchina!

Pausa. FEDERICO non sa cosa rispondere.

REBECCA: Certo, tu non pensi.
FEDERICO: (sorride) Questo non è carino.
REBECCA: Dici sempre niente.
FEDERICO: Quando?
REBECCA: Quando te lo chiedo, non lo sai mai.
FEDERICO: Ma figurati…
REBECCA: A cosa pensi?

FEDERICO, preso alla sprovvista non sa cosa rispondere. 

REBECCA: Bastava che lo dicessi, che non volevi venire. E’ questo che non sopporto, che non lo dici. Non che non vuoi venire - cosa vuoi che mi importi - ma che non lo dici. Non dici niente, non dici mai niente e poi fai il muso.
FEDERICO: (pausa) Tanto per capire… ho il muso adesso?

REBECCA sbuffa e torna a pelar patate. FEDERICO cerca qualcosa.

REBECCA: Fossi una a cui non si possono dire le cose. Ti ho mai fatto il muso perché mi hai detto che non ti andava di fare qualcosa?
FEDERICO: Sì. Hai un accendino?
REBECCA: Tu non dici mai no, quindi come fai a sapere che ti faccio il muso se mi dici di no?
FEDERICO: Ce l'hai un accendino?
REBECCA: No! Non ce l'ho l'accendino!

FEDERICO resta immobile a fissarla. Pausa. REBECCA si accorge.

REBECCA: Cosa fai?
FEDERICO: Il fuoco. Lo accendo col pensiero?
REBECCA: (seccata) Ci sono i fiammiferi.
FEDERICO: Bene. 

FEDERICO resta fermo. Si guardando, poi REBECCA si alza, apre un cassetto, prende una scatola di fiammiferi e li sbatte sul ripiano della cucina.

FEDERICO: Grazie. 

FEDERICO accende il fuoco e ci mette sopra la pentola. Poi si lava le mani.

FEDERICO: Domani andiamo a sciare?
REBECCA: (pausa) Perché?
FEDERICO: (ride) Perché è quello che fa di solito la gente in montagna.
REBECCA: Perché lo chiedi allora?

FEDERICO la guarda stranito.

REBECCA: Non hai voglia?

FEDERICO è perplesso.

REBECCA: Comunque, per carità. Per una volta che cominci a parlare tu per primo.
FEDERICO: Prego?
REBECCA: Dopo la pausa. Hai attaccato tu per primo.
FEDERICO: E ho vinto qualcosa?

FEDERICO ritorna ai fornelli. REBECCA continua a pelare le patate.

REBECCA: Se non cominciassi a parlare sempre io dopo le pause, la nostra sarebbe una fantastica relazione tra sordomuti. 

FEDERICO le si avvicina e le prende dolcemente le spalle. Poi le accarezza i capelli. REBECCA si blocca, quasi stranita da quel gesto affettuoso.

FEDERICO: Sei così bella…

Pausa. REBECCA lo guarda sorpresa. Come se avesse visto un fantasma.

REBECCA: Ancora una volta.

FEDERICO sorride. E la bacia. Poi torna ai fornelli.

REBECCA: (scherza, facendo un movimento con la mano) …Eppure non c’è stato nessun fruscio…

FEDERICO: (prendendo una scatola di spaghetti) Fame?

REBECCA non risponde.

FEDERICO: A cosa pensi?
REBECCA: Niente. 
FEDERICO: (sorride) In fondo non è difficile. Basta giocare d'anticipo.

Silenzio.

REBECCA: Volevo che stessimo un po’ soli, io e te. Mi dispiace. Ho insistito troppo per venire qui… 
FEDERICO: Sono abituato. 
REBECCA: Cosa vorresti dire?
FEDERICO: Spaghetti.
REBECCA: Nient’altro, giusto?
FEDERICO: Come no. Maccheroni, conchiglie, pàccheri…

REBECCA è sconsolata. Fa per uscire. Poi si blocca sulla porta.

REBECCA: In verità, io ti devo dire una cosa. Non è da tanto …
FEDERICO: Cosa? 
REBECCA: Neanche poco. Tre mesi…
FEDERICO: Non stai bene?
REBECCA: No no, sto benissimo. 
FEDERICO: Dov’è il sale… Eccolo.
REBECCA: E’ solo che… 
FEDERICO: Un po’ di olio…Cipolla… pomodoro…
REBECCA: Da tre mesi… 

FEDERICO tira fuori gli spaghetti dalla scatola.

REBECCA: Vado a letto con un altro.

Federico lascia cadere gli spaghetti nell'acqua bollente. Buio.
Seconda scena

La stessa cucina. Sera. FEDERICO pela patate. Ne ha pelate almeno una trentina. Entra REBECCA. Si ferma a guardarlo. Spera che lui dica qualcosa ma niente. Gli si mette davanti. Niente. Va al frigor. Prende dell'acqua e beve. Indugia molto prima di parlare. Poi si guarda il bicchiere tra le mani


REBECCA: …Hai sete?
FEDERICO: (gentile, senza alzare la testa dalle patate) No grazie.
REBECCA: Federico, io… (prende forza) Senti, non è… 
FEDERICO: (la interrompe) …ancora pronto, no.
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Parlavi del purè, no?

Pausa..

REBECCA: Questa volta non puoi.
FEDERICO: Cosa?
REBECCA: Far finta di niente.
FEDERICO: (pausa) Sei delusa? 
REBECCA: Non ti interessa nemmeno sapere chi è, come si chiama…
FEDERICO: Come si chiama?
REBECCA: Luca.

Pausa.

REBECCA: Non mi chiedi se mi piace?
FEDERICO: Ti piace?
REBECCA: No. 
FEDERICO: Ne sono mortificato.
REBECCA: Voglio dire…
FEDERICO: E’ bello, invece. Luca. Semplice. Corto… Umile.

Pausa. REBECCA sospira.

REBECCA: Nient’altro.
FEDERICO: Insignificante?
REBECCA: Non vuoi sapere altro?
FEDERICO: Tipo?
REBECCA: Non so. Vorrai sapere qualcos’altro…

REBECCA non risponde.

FEDERICO: Dove l'hai conosciuto?
REBECCA: Eh?
FEDERICO: Dove l'hai conosciuto. E’ una domanda, sai, si fa per sapere qualcos’altro…
REBECCA: Un’altra?
FEDERICO: Dove l’hai conosciuto.
REBECCA: Una pubblicità.
FEDERICO: Quale?
REBECCA: Una. Cosa ti interessa, quale.
FEDERICO: QUA-LE.
REBECCA: Quella degli Hatù.

FEDERICO resta per un attimo senza parole.

FEDERICO: E’ una questione di onestà intellettuale, immagino.
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Testare il prodotto, prima di consigliarlo. Certo era meglio se ti chiamava la Yomo. Comunque. Allora è molto più di tre mesi.
REBECCA: No. Tre mesi e dieci giorni.
FEDERICO: Cosa fa, tieni il conto?
REBECCA: No, è che - (pausa) Era il tuo compleanno.

Pausa.

FEDERICO: Sento di non avere più domande.

Pausa. REBECCA vorrebbe dire qualcosa, ma non sa cosa. Fa per andarsene. FEDERICO la ferma con la voce sulla porta.

FEDERICO: E dove lo avete fatto? 
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Il test di prova. 
REBECCA: (scrolla la testa) Non puoi fare a meno di ridere, vero?
FEDERICO: Ho sentito accuse peggiori. Nel mio letto? 
REBECCA: Ma che dici! Poi non è il tuo letto.
FEDERICO: E’ già diventato il suo?
REBECCA: Non fare così però, mi sento sotto interrogatorio.
FEDERICO: DO-VE. Scandire, ho visto che funziona.
REBECCA: Non si dicono queste cose.
FEDERICO: Certo, scusa. Si fanno. Allora: Non puoi essere stata ubriaca per tre mesi di fila… posso sapere come è successo?
REBECCA: Ascolta…

Dopo un lungo silenzio.

FEDERICO: Non sento niente.
REBECCA: Mi dispiace. 
FEDERICO: E’ già qualcosa.
REBECCA: Hai ragione.
FEDERICO: Cosa’hai detto?
REBECCA: Che hai ragione. Ho sbagliato. Voglio dirti la verità.
FEDERICO: (la interrompe duramente) Non provarci.
REBECCA: A fare che?
FEDERICO: A dirmi che ho ragione.

REBECCA lo guarda senza capire.

FEDERICO: (gelido) Esatto. 
REBECCA: Federico, io ti amo.
FEDERICO: (esplodendo inaspettatamente) TI HO DETTO DI NON PROVARCI, HAI CAPITO?! 

REBECCA continua a non capire. FEDERICO si siede sulla sedia di fronte a lei.

FEDERICO: (serio e minaccioso) Allora. E' questo che volevi? Bene. Quando l’hai fatto, dove, e con quanti altri.

REBECCA non risponde.

FEDERICO: Sei sorda? Allora, specifico: Quando lo facevi? Io dov'ero. Cosa stavo facendo. Dove mi avevi detto che andavi. Che palle raccontavi. E' chiaro?

REBECCA non risponde.

FEDERICO: (di nervi) Perché, Rebecca, perché! 

REBECCA non risponde.

FEDERICO: (isterico) Oh! Sto parlando con te! Ti ho chiesto perché! 
REBECCA: Aspetta, aspetta.
FEDERICO: IO TI AMO, conterà qualcosa per te?!

Pausa. REBECCA è incredula dalla reazione di lui e anche felice per aver sentito "ti amo".

FEDERICO: Senti dove devo firmare.
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Dove sono le carte? Le avrai portate, immagino. Per dirmi che andavi a letto con un altro potevi farlo anche a casa, no? Se siamo venuti qui…
REBECCA: Quali carte?
FEDERICO: Ti pare la situazione per giocare a rubamazzo? Quelle del divorzio!
REBECCA: Come ti salta in mente?
FEDERICO: Come mi salta in mente? Pensavi di trasferire lui da noi o ce ne andiamo tutti a casa sua? Eh?
REBECCA: Senti, io vado a farmi una doccia, tu hai bisogno di…
FEDERICO (le prende con forza le braccia): Non fare la professoressina. Non provare a dirmi di che cosa ho bisogno, come se fossi una merda qualsiasi raccolta per strada, hai capito? Non provarci mai più! Mai più! Hai capito?
REBECCA: Scusa.
FEDERICO: Stronza.
REBECCA: Scusa.
FEDERICO: Stronza.

Silenzio.

FEDERICO: Avevi una palla preferita o cambiavi tutte le volte? A far la spesa? Dall'oculista? O qualcosa di meglio?
REBECCA: Fede...
FEDERICO: Zitta! E no. Adesso stai zitta! (pausa) Scopa bene? 

REBECCA non risponde.

FEDERICO: Mi hai sentito? Hai imparato qualcosa di nuovo? 

REBECCA non risponde.

FEDERICO: In effetti non mi è sembrato. 
REBECCA: Per favore…
FEDERICO: Allora rispondimi. Che palle raccontavi?
REBECCA: Non ti ho mai raccontato palle!, io-
FEDERICO: Ah no? Me lo dicevi?!
REBECCA: No. E’ un’altra cosa.
FEDERICO: Ti capitava d'improvviso! 
REBECCA: No, io…-
FEDERICO: Dormivi?
REBECCA: Noo.
FEDERICO: Mi spiace, forse poco dotato?
REBECCA: Smettila.
FEDERICO: Io la smetto. Nel frattempo, potresti spiegarmi?
REBECCA: Davvero mi ami?
FEDERICO: Non esattamente in questo momento.

Rebecca lo guarda. Poi sembra decidersi a parlare, come tenendo sotto controllo le reazioni dell’uomo.

REBECCA: Erano due cose separate.

Pausa.

FEDERICO: Separate? 
REBECCA: Sì.
FEDERICO: Mi prendi per il culo, sì.
REBECCA: No.

Si guardano.

REBECCA: Anch’io ti amo.
FEDERICO: Al momento mi è difficile chiederlo.
REBECCA: Eravamo così distanti.
FEDERICO: E così pensavi di unirci.
REBECCA: Per un attimo ti ho visto davvero.
FEDERICO: L’oculista. Dimmi perché Rebecca.
REBECCA: Non lo so.
FEDERICO: Sforzati. 
REBECCA: Era… non lo so, era come…un'isola.
FEDERICO: (pausa) Ti sei scopata le Maldive?
REBECCA: Per questo! Ecco, per questo!
FEDERICO: Sono migliaia di isole, quelle.
REBECCA: Le tue battute. Una volta mi facevi ridere. Poi è diventato solo triste. 
FEDERICO: Cercherò di applicarmi di più. 
REBECCA: Non era così una volta. Non le usavi per nasconderti.

Buio.
















Terza scena

Notte. La stessa cucina. Ripulita dalle patate. REBECCA taglia delle zucchine. FEDERICO pulisce le pentole di rame che sono appese ai muri. La situazione si è tranquillizzata.

FEDERICO: E allora non lo ameresti.

Pausa.

FEDERICO: Non so se è meglio o peggio.
REBECCA: Ah sì?
FEDERICO: Sì.
REBECCA: Beh. Se lo amavo, me ne andavo. Fine della storia.
FEDERICO: E non è così?
REBECCA: No. 
FEDERICO: (pausa. La guarda) Credo che sia peggio…

FEDERICO sorride per un attimo. 

REBECCA: T'ho visto.
FEDERICO: Fare cosa?
REBECCA: T'ho visto, hai riso! 
FEDERICO: Rebecca, tu hai un amante, io sono un cornuto, non c'è niente da ridere.

REBECCA gli si butta al collo e gli bacia la faccia come una bambina.

FEDERICO (la bacia. Poi si scosta ): Chi lo sa?
REBECCA: Noi due. (FEDERICO la guarda esaustivo) …Noi tre.
FEDERICO: L’unità ‘noi tre’ mi fa percorrere un brivido lungo la schiena.
REBECCA: Nessun altro.
FEDERICO: Rebecca…
REBECCA: Te lo giuro.
FEDERICO: Almeno quello.
REBECCA: Perché è quello che ti interessa? ‘Chi lo sa.’
FEDERICO: Certo.

Pausa.

REBECCA: Lo sa anche mia madre.
FEDERICO: ‘Tua madre’, cosa volere di più. Qualcun altro?
REBECCA: Non so… forse qualcuno sul set avrà sospettato…
FEDERICO: Qualche decina di persone. Poi?
REBECCA: … Basta. Ah no, tuo fratello. 
FEDERICO: Mio fratello? E da quando è diventato tuo confidente?
REBECCA: Non lo è. Però ci ha visto. Oh, magari invece non l'ha capito, non sono sicura, non è che me l’ha detto.
FEDERICO: Vi ha visto?
REBECCA: Sì. 
FEDERICO: E come ha fatto? 
REBECCA: (pausa) Abita nello stesso palazzo di Luca. …sullo stesso pianerottolo.
FEDERICO: Che bello stare in una famiglia unita.
REBECCA: Non è niente.
FEDERICO: Niente è un’altra cosa, Rebecca. Niente è “Uh, mi sono dimenticata di comprare il pane”. Questo è niente.
REBECCA: Lo so. Però, capiresti che non è così, se tu fossi dentro di me.
FEDERICO: Mi pare già abbastanza affollato.
REBECCA: Perché si pensa sempre che il tradimento sia contro l’altro?
FEDERICO: Forse perché è così?
REBECCA: Non credo proprio.
FEDERICO: Rebecca, dimmi una cosa. Se fosse successo a te.
REBECCA: Mi sforzerei almeno di capire. 

Pausa.

FEDERICO: (sospira) In fondo, me l'aspettavo.
REBECCA: Te lo aspettavi?
FEDERICO: Sei giovane, purtroppo non hai avuto il tempo di farti delle esperienze prima…
REBECCA: In questi ultimi mesi…
FEDERICO: … hai recuperato, sì, è vero.
REBECCA: In questi ult- Insomma, sembra sempre che a te non freghi niente.
FEDERICO: E' colpa mia! Non c'avevo pensato.
REBECCA: Adesso non è che siccome sei ferito, devi farmi soffrire per forza.
FEDERICO: Non so perché, ma mi suona un tantino comodo questo discorso.
REBECCA: Allora ti interessa solo che io soffra!
FEDERICO: Aspetta che ci penso… Sì.

Silenzio.

FEDERICO: Nina, senti-
REBECCA: Chi?
FEDERICO: Cosa? 
REBECCA: Come mi hai chiamato?
FEDERICO: (nervoso) Non ti ho chiamato.
REBECCA: Hai detto Nina.
FEDERICO: Chi è Nina?
REBECCA: Lo sto chiedendo a te.
FEDERICO: Non lo so.
REBECCA: Sforzati.
FEDERICO: …La protagonista de ‘Il gabbiano’?
REBECCA: Chi è Nina. 
FEDERICO: Senti, se stai cercando di cambiare discorso…
REBECCA: Io me ne vado.
FEDERICO: Tu, te ne vai?
REBECCA: Sì.
FEDERICO: E dove vai? Ci sono tre metri di neve, è notte, tu non hai la patente e siamo in culo al mondo in questo cesso di posto!
REBECCA: Posso fare sempre una telefonata.
FEDERICO: Ma se non c'è il telefono!
REBECCA: Mi puoi prestare il tuo.
FEDERICO: Piuttosto mi sparo nella prostata.

Buio.



Quarta scena

Mattino. FEDERICO è in piedi in cucina, fermo a fissare il vuoto. Sente dei rumori, si siede velocemente al tavolo e si versa il caffé. Entra REBECCA.

REBECCA: Dio, si gela.
FEDERICO: Dove sei stata?

REBECCA appoggia il giornale sul tavolo.

FEDERICO: (stupito) Sei andata in paese? 
REBECCA: Si gela.
FEDERICO: A piedi?
REBECCA: (serafica) E’ proprio una tormenta.
FEDERICO: Puoi rispondere?
REBECCA: Sembra che non abbia intenzione di smettere.
FEDERICO: Mi passi il giornale?
REBECCA: Non mi sembri paralitico. 
FEDERICO: (pausa) Mi sono perso qualcosa?

REBECCA non risponde. 

FEDERICO: Tu sei proprio pazza furiosa!
REBECCA: Perché?
FEDERICO: Ti sei ammattita?
REBECCA: Perché, cos’ho?
FEDERICO: Bene…

Beve. Appoggia la tazza.

FEDERICO: Davvero, grazie.

FEDERICO aspetta che Rebecca dica qualcosa ma lei non lo guarda nemmeno.

FEDERICO: Hai avuto quello che volevi, immagino.

REBECCA non risponde.

FEDERICO: Per questo, siamo venuti qui, giusto?

Fa l'ultimo sorso del caffè, appoggia pesantemente la tazza poi si alza.

REBECCA: Salutami Nina.

FEDERICO non risponde, prende le chiavi della macchina. 

REBECCA: Dalle un bacio da parte mia e dille che… 

FEDERICO apre la porta per uscire.

REBECCA: …spero che muoia presto, della peggiore malattia e con la maggiore lentezza.

Pausa.

FEDERICO: Cosa?
REBECCA: OH, TI PREGO!!!
FEDERICO: Tu hai bisogno di essere internata!
REBECCA: (urla, rossa paonazza) Lo sai benissimo che cosa intendo!
FEDERICO: Ancora? Avrò detto Nina, va bene. Nina, mia sorella. Un diminutivo.
REBECCA: Da Alessandra a Nina?
FEDERICO: Cos’è, illegale?
REBECCA: Il diminutivo di Alessandra è Ale, non Nina.
FEDERICO: Scusa se a tre anni ancora queste cose non le sapevo e la chiamavo Nina.
REBECCA: Perché non me l’hai detto ieri, che intendevi tua sorella.
FEDERICO: Sei ridicola.
REBECCA: Non lo sai dire, perché, vero?
FEDERICO: Non mi sono nemmeno accorto di averla nominata.
REBECCA: Lascia stare.
FEDERICO: Cosa?
REBECCA: Lo so, Federico. 
FEDERICO: Tu sei pazza. 
REBECCA: Mi sembra molto più probabile Valentina, come nome derivante, diciamo.
FEDERICO: Cosa?
REBECCA: Valentina. La tua ex, ricordi? Quella che si dimentica di vestirsi prima di uscire.
FEDERICO: Qualcuno me lo dovrà spiegare, perché le donne sono sempre gelose del passato. Non ha senso. Se è il passato, sono passate, no?
REBECCA: Forse perché lei ha fatto da amante per vent’anni della tua vita, passando attraverso ogni tuo fidanzamento.
FEDERICO: E tu ti sei chiesta perché ha sempre fatto l’amante?
REBECCA: Credo che interessi più al suo di analista che al mio.

FEDERICO, lento, torna a sedersi. Restano un po' in silenzio. 

REBECCA: (calma) Comunque, visto come stanno le cose… Diciamo che siamo pari…

FEDERICO alza lo sguardo verso REBECCA.

FEDERICO: Come hai fatto a scoprirlo?

REBECCA si volta.

REBECCA: (con uno scatto di nervi) LO SAPEVO! Quante volte! Come, dove, in quale posizione! 
FEDERICO: (assalito) Cosa?
REBECCA: Come hai potuto dirmelo?
FEDERICO: Non lo sapevi già?
REBECCA: Io non sapevo niente. Ci ho solo provato.
FEDERICO: Cosa?
REBECCA: Tu e tua sorella litigate da una vita, infatti ti dimentichi pure che il suo matrimonio s’è sfasciato, e tu l’avresti tanto in mente da chiamare me Nina?
REBECCA: Tu adesso ti siedi e mi dici esattamente tutto quello che voglio sapere.
FEDERICO: Senti…
REBECCA: Faceva pure il moralista!
FEDERICO: Cosa?! Tua moglie si scopa un altro, tu ti incazzi e diventi moralista?
REBECCA: E se è tuo marito che scopa in giro, la moglie sorride?! Io ho risposto, adesso tocca a te. 
FEDERICO: Cosa vuoi sapere?
REBECCA: Quante volte?
FEDERICO: (Indugia un attimo) Una sola.
REBECCA: Sono mortificata, forse potrei parlarle io. Quando.
FEDERICO: …La… stessa notte.
REBECCA: Quale stessa notte?
FEDERICO: …il mio compleanno.
REBECCA: Non ci posso credere! E come è stato, bello? Non ti sentire imbarazzato, ti prego. 
FEDERICO: Tanto tu lo sai cosa vuol dire, giusto?
REBECCA: No. Adesso prende tutto un’altra piega. Sei innamorato di lei?
FEDERICO: No… era solo sesso. 
REBECCA: Come come come? (ironica) Non doveva avere un senso?
FEDERICO: Come come come? Non dovevi sforzarti di capire?
REBECCA: Con tutte, ma non con quella.

Pausa.

REBECCA: (abbassa lo sguardo, infinitamente triste) E io che… Che stupida… mi hai detto pure che mi amavi.
FEDERICO: Rebecca, senti…
REBECCA: (ironica) "Allora che fai per il tuo compleanno, amore?", "Niente. Trombo un attimo ma niente di che.” Pensare che ero pure contenta ieri di vederti finalmente triste.
FEDERICO: Eri contenta? Ti sei bevuta il cervello?
REBECCA: Finalmente ti interessava qualcosa.
FEDERICO: E quindi mi hai tradito. Adesso è tutto più chiaro!
REBECCA: Io non avevo ancora fatto niente quando ti ho telefonato! 
FEDERICO: Non è una gara, Rebecca!
REBECCA: E poi io non ti ho mentito, tu non mi hai chiesto niente. 
FEDERICO: Scusa se tra ciao e come stai, non mi è venuto in mente ‘scopi con qualcun altro’. 
REBECCA: Tu non chiedi MAI niente! Ti interessa qualcosa di quello che faccio io? 
FEDERICO: Certo che mi interessa.
REBECCA: Mi devo essere distratta allora quando mi chiedevi del mio lavoro…
FEDERICO: Ne abbiamo parlato un sacco di volte.
REBECCA: E quante domande mi hai fatto?

Silenzio.

FEDERICO: Si chiama fiducia.
REBECCA: No! Si chiama "fottersene". E' diverso.

Pausa.

REBECCA: (pausa) Sei venuto fuori? 
FEDERICO: Smettila…
REBECCA: L'hai usato il preservativo?
FEDERICO: Rebecca piantala.
REBECCA: Rispondi, l'hai usato o no?!
FEDERICO: Sì, l'ho usato!
REBECCA: Allora sei andato a comprarlo, visto che io prendo la pillola. 
FEDERICO: No. 
REBECCA: Te lo sei comprato prima, allora.
FEDERICO: No. 
REBECCA: Sei uscito in mutande?
FEDERICO: Ce l'aveva lei, va bene?
REBECCA: Ma certo, lei sì che è una donna organizzata! 
FEDERICO: A lei, l’Hatù non glieli regala.
REBECCA: E l'ho anche incontrata l'altro ieri… (la imita) "Ma quando ci vediamo?, Non ci vediamo mai"… E io sono stata pure gentile! 
FEDERICO: Mi è difficile crederlo.
REBECCA: Chissà come se la rideva…

FEDERICO fa per parlare.

REBECCA: Zitto! E no, adesso stai zitto. E' la tua grande qualità no? 
FEDERICO: E' successo una volta sola, Rebecca, tu lo fai da mesi! 
REBECCA: Ah, è una questione di numero!
FEDERICO: Beh!
REBECCA: Voi quante volte l'avete fatto in una notte?, perché se conta il numero… IO ALMENO TE L'HO DETTO IO, NON HO ASPETTATO CHE LO SCOPRISSI DA SOLO! (pausa) La baciavi?
FEDERICO: Ti prego…
REBECCA: Dove?
FEDERICO: … Cosa?
REBECCA: DOVE!
FEDERICO: … Sulla bocca?
REBECCA: Dove… lo avete fatto?

FEDERICO non risponde.

REBECCA: "dove" - "lo" - "avete" - "fatto"!

FEDERICO non risponde.

REBECCA: Ecco perché ci tenevi tanto a sapere se io l'avevo fatto nel nostro letto! No!, mi dispiace!, io non sono come te. 
FEDERICO: Allora è di luoghi la questione!
REBECCA: Sparisci. VATTENE! SPARISCI!
FEDERICO: Ti vuoi calmare? Non riesco a pensare, se urli. 
REBECCA: Che povera idiota. Ma perché non ho fatto come tutte le mogli del mondo?, controllare la posta, l'elenco della telefonate, le lettere, no! Io te le metto in ordine le lettere!! 
FEDERICO: Senti, non è che adesso ci si dimentica che tu da tre mesi vai a letto con un altro.
REBECCA: Almeno tu non lo conosci!
FEDERICO: Presentamelo che siamo pari! (Pausa) Non vorrai paragonare tre mesi con… con una notte in cui ero ubriaco…
REBECCA: E lei ti ha violentato! Ti ha anche legato al termosifone e minacciato con un coltello intanto che ti spegneva le cicche sulla fronte?

Pausa.

FEDERICO: Volevo dire che non era…è stata una cosa così.
REBECCA: Federico, recupera le tue facoltà mentali, perché io…purtroppo, se no, ti ammazzo. 
FEDERICO: Aspetta tu. Come hai detto ieri? "Non è grave, non era contro di te, due cose separate...-
REBECCA: IO TE L'HO DETTO IO!!
FEDERICO: Bella cazzata.

Buio.



Quinta scena

Tramonto. REBECCA e FEDERICO sono seduti a terra. Sfiniti, pallidi, spettinati, soprattutto lui.


FEDERICO: Gliel'hai detto?
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Che me l’hai detto.
REBECCA: No. (pausa) Perché?
FEDERICO: Niente, così. (pausa)
REBECCA: E' finita.
FEDERICO: Che cosa?
REBECCA: La carta igienica. Con lui, no! Prima di venire qui… gli ho detto che era finita.
FEDERICO: Che cosa?
REBECCA: Sì.
FEDERICO: Che cosa?!
REBECCA: Ti sei incantato?
FEDERICO: Io non ti credo.
REBECCA: Perché?
FEDERICO: E’ finita e tu me lo sei venuta a dire?
REBECCA: Preferivi non saperlo?
FEDERICO: Non so, mi sembra di sognare.
REBECCA: Invece di essere contento.
FEDERICO: Contento? Dovrei essere contento? 
REBECCA: (solare) Sì.
FEDERICO: TU SEI UNA PAZZA!
REBECCA: Era giusto. 
FEDERICO: Era giusto?
REBECCA: Me lo sono chiesta mille volte se dovevo dirtelo o no…
FEDERICO: Ci hai anche riflettuto.
REBECCA: …e ho pensato che ne avevi il diritto.
FEDERICO: Il diritto che avevo era di non essere cornuto, non di sapere di esserlo! 
REBECCA: Io non posso avere segreti con te.
FEDERICO: Prima potevi, però. Tre mesi fa i segreti, ce li potevi avere? Perché non me l’hai detto allora? Perché avresti dovuto smettere di vederlo, ecco perché. 

Pausa.

REBECCA: L'ho fatto per noi.
FEDERICO: Tu l'hai fatto per la tua coscienza.
REBECCA: Non è vero.
FEDERICO: Sì, non è vero…
REBECCA: Non è vero. Ti devo dire che è vero se non è vero? Cosa ti incazzi?
FEDERICO: Figurati, sono felice!
REBECCA: Ah, ho capito…!
FEDERICO: Che cosa ha capito il nostro piccolo genio?
REBECCA: Ti facevo più spiovente.
FEDERICO: (la guarda) Più acuto, casomai.
REBECCA: Stai dimostrandomi che avevi ragione tu a non dire niente. "Per non farmi stare male". E’ così, giusto?
FEDERICO: No. 
REBECCA: Perché a te importa solo chi ha ragione.

Pausa.

FEDERICO: Ti senti sollevata? 
REBECCA: No.
FEDERICO: Sì invece. Tu ti senti sollevata e io sto di merda. Grazie di avermelo detto. Era tutto finito e lei me lo viene a dire. 

Pausa.

REBECCA: Allora adesso ti senti sollevato tu. Venendoti a dire che sapevo tutto.
FEDERICO: Tu non sapevi niente. Te l’ho detto io.
REBECCA: Solo perché pensavi che lo sapessi già.

REBECCA esce. Si sentono dei cassetti che sbattono. Poi rientra con una valigia in mano.

Silenzio. Si guardano. Silenzio.

FEDERICO: Cosa fai?
REBECCA: Vado a casa. Prendo un treno. Vado a casa a bruciare il letto. (pausa. Le monta sempre più la rabbia) Lo brucio. Vado a casa e brucio il letto. Magari così la sbatto fuori dalla mia testa, brucio tutto! Magari s'è fatta pure il bagno? Vado. Vado, devo andare a bruciare la vasca. La brucio, la brucio, brucio la vasca, brucio tutto, anche il rubinetto, anche l'acqua!! 

REBECCA urla, piange, si dispera. FEDERICO la abbraccia. Silenzio.

REBECCA, che si era calmata, si stacca d'improvviso.

REBECCA: Ti ha fatto un pompino?

FEDERICO non risponde.

REBECCA: Certo, che amante è se non fa i pompini!
FEDERICO: Rebecca, ti prego. 
REBECCA: E stava sopra lei, immagino? E con la luce accesa, vero? Non come me.
FEDERICO: Rebecca…
REBECCA: Rispondi!
FEDERICO: Cosa rispondo? Non-
REBECCA: Non te lo ricordi?
FEDERICO: Insomma basta!
REBECCA: Urlava?
FEDERICO: Basta, smettila.
REBECCA: (urla isterica) Rispondimi! Urlava? TI HO CHIESTO SE URLAVA!!

Buio.



Sesta scena

Il camino è acceso. E’ notte. REBECCA e FEDERICO sono seduti su due poltrone uno accanto all’altra. Entrambi fronte al pubblico. Una luce fioca li inquadra.

REBECCA: Il bambino della portiera, Tommaso, mi ha fatto una domanda l’altro giorno. Mi ha chiesto se gli potevo spiegare una cosa. Cosa sono i pensieri. Io ho riso. Gli ho detto che sono una cosa complicata e me ne sono andata. La verità è che me ne sono andata perché non sapevo cosa rispondergli. Forse è la stessa cosa che fa sua madre, per questo ha bisogno di chiederlo ad altri.
FEDERICO: Non è una cosa facile da spiegare a un bambino.
REBECCA: Sono tante le cose difficili da spiegare a un bambino. E sai quali sono? Quelle che non ti sei spiegato neanche tu. E poi con gli anni smetti di chiedertele. Le riponi da qualche parte e non ci pensi più.
FEDERICO: Ci sono delle cose che non sa nessuno.
REBECCA: E’ vero. Le altre invece fanno solo paura. Qualche volta mi sembra che qualunque azione sulla terra sia compiuta solo per allontanare un po’ la morte.
FEDERICO: Quella è l’unica cosa che non si può fare. Allontanare la morte.
REBECCA: Il pensiero sì. I
FEDERICO: Per questo pensavi a Tommaso?
REBECCA: Non è vero che sua madre non sa spiegargli che cosa sono i pensieri. Secondo me, non glielo vuole dire.
FEDERICO: Non glielo vuole dire?
REBECCA: Significherebbe perdere un pezzo di lui.
FEDERICO: Perché?
REBECCA: Che cosa sono i pensieri? La risposta è facile.
FEDERICO: E qual è?
REBECCA: La cosa più tua che hai.

Silenzio.

FEDERICO: E tu perché non gliel’hai detto?
REBECCA: Perché non è facile concedersi il diritto.
FEDERICO: Dei propri pensieri?
REBECCA: Delle proprie fantasie.

Lentamente a buio.



Settima scena

L’alba. Sono ancora sdraiati sulle poltrone. Dormono. Fuori comincia a sorgere il sole. REBECCA apre gli occhi. Si mette seduto. Si sveglia anche FEDERICO. Si guardano.

FEDERICO: (quasi tra sé) Come schiuma appesa all’onda.
REBECCA: Cosa?
FEDERICO: Sognavo. ‘Come schiuma appesa all’onda’.
REBECCA: (sorride appena) Sogni le frasi?
FEDERICO: Qualche volta.
REBECCA: Hai il sonno poetico…

Pausa.

FEDERICO: Duriamo un attimo. (REBECCA lo guarda senza capire) Lo dice sempre mia nonna.
REBECCA: Maria? (FEDERICO annuisce) Ma ha 97 anni…
FEDERICO: (sorride) Sì. E non le basta comunque. Leggeva sempre. Non ho un ricordo di mia nonna senza un romanzo in mano. 
REBECCA: Vuole recuperare del tempo, forse. 
FEDERICO: Sì. Credo di sì. La mia prima cotta d’amore… ero disperato, naturalmente. Lei mi aveva appena lasciato. Un giorno sono uscito da scuola e mia nonna era lì, mi aspettava sulle scale. “Non ci si innamora della compagna di banco.” E poi mi ha dato un libro. Era un libro di musica. 
REBECCA: Di musica?
FEDERICO: Sì. Era tutta una lunga riflessione sul fatto che l’armonia è possibile solo tra note differenti. Due note uguali non creano niente. 

REBECCA si alza. Si avvicina alla finestra. 

REBECCA: Vorrei dirti una cosa ma non ne sono capace.

Pausa.

FEDERICO: Mi sono inventato tutto. Mi sono ubriacato da solo la notte del mio compleanno.

Silenzio. REBECCA si volta verso FEDERICO.

REBECCA: Luca è un bambino. Ha venti mesi. Mio nipote… Non mi sono venuti altri nomi sul momento. 

Pausa.

FEDERICO: Mmh. (pausa) Io ho fame. Tu?

Silenzio. Si guardano.

REBECCA: (prendendo le chiavi della macchina) Chi arriva ultimo è scemo!

REBECCA corre verso la porta. Squilla il cellulare di FEDERICO.

FEDERICO: Sì ciao. (pausa) Sì, sono ancora in montagna. (pausa) Ti avevo detto di non chiamarmi. (pausa) Non mi interessa, mi dispiace.

Intanto REBECCA si alza e, mentre lo fa, le cade di tasca una lettera. La raccoglie e la chiude nella tasca interna della borsa. FEDERICO chiude il cellulare.

REBECCA: Chi era?
FEDERICO: Laura. 
REBECCA: Problemi in ufficio?
FEDERICO: Mah. 
REBECCA: (pausa) Faccio una doccia.
FEDERICO: Ti aspetto.
REBECCA: (pausa) Non sei stato un po' troppo duro?
FEDERICO: Con chi? 
REBECCA: (leggermente insinuante) Non ti ho mai sentito trattarla così…

Pausa.

FEDERICO: Metto io un po' a posto qui, non ti preoccupare.
REBECCA: (stupita) Cosa fai?
FEDERICO: Lavo i bicchieri…

REBECCA fa per avviarsi, poi si ferma.

REBECCA: Non era andata anche lei in vacanza?
FEDERICO: Chi?
REBECCA: Laura.

REBECCA esita ancora un attimo poi esce. FEDERICO si alza, mette i due bicchieri nel lavello. Apre il rubinetto. Si gira a guardare la borsa dove Rebecca ha messo la lettera. Si volta di nuovo verso il lavello e lascia scorrere l'acqua. Va alla borsa, la apre, prende la busta che era caduta a REBECCA. Esita, poi fa per aprirla proprio mentre rientra REBECCA d'improvviso.

REBECCA: (iniziando a parlare da fuori scena) Avanti, dimmi la verità, chi era… (vede FEDERICO con il foglio in mano) al telefono…?

Si guardano. Immobili.

Poi FEDERICO ripone lentamente la lettera nella borsa. REBECCA sorride. Poi anche FEDERICO.

Sipario.