TRE VARIAZIONI SUL TEMA DELL’AMORE
(E DEL TELEFONO)

Commedia in tre quadri (e un’introduzione)
di

MIRKO DI MARTINO


PERSONAGGI

INTRODUZIONE
Una Speaker (solo voce)

QUADRO PRIMO
Vito - Chiara

QUADRO SECONDO
Carlo - Stefania

QUADRO TERZO
Dario - Cesare - Franca - Debora

I personaggi sono giovani intorno ai venticinque-trent’anni e possono essere recitati anche solo da quattro attori.



INTRODUZIONE

All’alzarsi del sipario la scena è al buio. Si sente la voce registrata di una speaker.
SPEAKER Signore e signori, buonasera e benvenuti. Nell’augurarvi buon divertimento, vi ricordiamo di tenere spenti i telefonini durante… (squilla il suo telefonino. Lei è colta di sorpresa e le scappa un’imprecazione che a stento trattiene) Ma che…? Il telefonino! (Si sente che sta cercando di spegnerlo. E’ imbarazzata e non sa se continuare o fermarsi) scusate. Soltanto un… ecco, si, dicevo che bisogna… tenere spenti i… durante lo… (Non è riuscita a spegnerlo e decide di rispondere sottovoce, cercando di non farsi sentire) Pronto?… amore, scusa, ma sto lavorando… no, adesso non posso parlare. Ci sentiamo dopo, eh? Va bene?… ma si, lo sai che ti amo. Ti chiamo io dopo. Ciao, ciao (gli manda un bacio e riattacca. Poi si schiarisce la voce e ripete l’annuncio, come se non fosse successo niente). Nell’augurarvi buon divertimento, vi ricordiamo di tenere spenti i telefonini durante lo spettacolo. Grazie.

QUADRO PRIMO

La scena è divisa in due parti, gli ambienti dei due protagonisti. Ogni volta che parla l’uno, l’altro è al buio, tranne nei momenti in cui le luci sono accese su tutti e due perché parlano contemporaneamente. Ognuno di loro parla a telefono sempre con il proprio amico, ma in posti e in momenti diversi. Il passare del tempo verrà sottolineato dal cambio di pochi oggetti e indumenti.
Si accendono le luci su Vito, che è in pantaloni e canottiera. Ha i piedi nudi, si sta vestendo e sta telefonando.
VITO pronto, Cesare? Ciao, sono Vito… ma stavi dormendo?… ma sono già le otto e dieci, (guardando l’orologio) anzi, e undici… si, si, va bene, scusa, ma dovevo dirti una cosa fantastica. Ieri sera sono uscito con Dario e siamo stati in quel pub nuovo che hanno aperto al centro. Stavamo lì a guardarci intorno in attesa di ordinare, quando a un tratto si avvicina a prendere le ordinazioni la ragazza più bella che abbia mai visto... è veramente fantastica, ti dico! E il bello è che forse ho fatto colpo su di lei!... si, sta’ a sentire: gli altri ordinano la roba loro e quando arriva il mio turno io le chiedo una bionda alla spina e qualche salatino, e lei prima mi fa un sorriso e poi mi dice “i salatini sono finiti, mi dispiace”. Ti rendi conto?... come di cosa? Mi ha detto che le dispiaceva!... ma come “e allora”? E allora che bisogno c’era di dirmi che le dispiaceva se non le dispiaceva veramente?... no, non lo dice a tutti. Anche Dario ha chiesto un gelato che era finito, ma a lui non gli ha detto “mi dispiace”. E poi è il modo in cui l’ha detto che conta. Insomma, da quel momento mi sono completamente rincretinito. Ho continuato a ordinare da bere di tutto! Coca-cola, whisky, vino, chinotti, qualunque cosa, pur di farla tornare al tavolo. (ridendo) Quando sono uscito dal locale mi sono dovuto fermare ogni cento metri a fare pipì.... si chiama Chiara. Anche il nome è niente male, no? Devo assolutamente sapere il più possibile di lei. Questa sera tornerò lì.
CHIARA (sta sfogliando una rivista senza molta attenzione) ieri sera è tornato, sai? E’ venuto verso le undici con alcuni amici, si è seduto, io sono andata a prendere le ordinazioni e come l’altra volta ha cominciato a ordinare da bere di tutto... ma no! non è un alcolizzato. Lo fa solo per farmi tornare al suo tavolo. Mi sa che ho fatto colpo... (ride) si, anche questa volta… (riferendosi alla rivista) ah! Quest’anno va di moda il rosso… come?... ah, si chiama Vito… beh, non è una gran bellezza, però non è neanche brutto. Insomma, è passabile. Però, guarda, è veramente un bietolone: quando gli porto qualcosa al tavolo mi basta fargli un sorriso e si scioglie subito tutto. Gli uomini sono tutti uguali: basta che gli fai solo sospettare che sei disponibile ad andarci a letto e sono pronti a fare per te qualunque cosa. Se lo meritano di essere presi un po’ in giro, non ti pare?... certo che non la troverò mai, perché l’anima gemella è solo un’invenzione degli scrittori: non esiste nessuna anima gemella. 
VITO (è in piedi. Indossa un impermeabile e un grosso cappello con le falde. Nell’altra mano, nascosto al pubblico, ha un binocolo) è la mia anima gemella, ne sono sicuro… beh, perché se non la vedo sto male. E’ come una droga, non riesco a resistere. Anche adesso, vedi, sto uscendo per andare sotto casa sua. (mostra il binocolo) Così posso guardarla un po’… ma no, dai, non la sto spiando. Che brutta parola! E’ solo che voglio sapere qualcosa in più su di lei... certo che starò attento, non sono mica scemo! (abbassa il cappello sulla fronte) Ho preso tutte le precauzioni. Stai tranquillo, non si accorgerà di niente.
CHIARA (guarda fuori da una finestra che non vediamo) sta proprio qua sotto. Mi sta osservando con un binocolo… ma che maniaco! Vedessi com’è impacciato! Cerca in tutti i modi di non farsi vedere, ma non gli riesce per niente. Che Fantozzi! E poi vedessi che cappello che ha… (compiaciuta) Però non molla, hai visto? E’ ammirevole, tutto sommato. Non capita tutti i giorni che uno… aspetta! No! Lo ha fermato la polizia… si!... poverino! Speriamo non gli facciano problemi. 
VITO (con l’impermeabile ripiegato sul braccio e il cappello in mano) sono in questura. Vogliono arrestarmi… si, per quella faccenda del binocolo: mi hanno preso per un guardone, ma non ti preoccupare, me la sbrigo io. Piuttosto spero che Chiara non si sia accorta di niente: mi hanno portato via a sirene spiegate, neanche fossi un terrorista… sai, quasi quasi, che faccio? Le mando un mazzo di fiori, che fanno sempre colpo… no, non le scrivo chi li manda, così la lascio nel dubbio.
CHIARA (con un mazzo di fiori in mano) me li ha mandati Vito… no, non c’è scritto, ma è sicuro: è proprio il tipo che manda i fiori senza scrivere chi li manda. Che smidollato!... beh, certo che mi ha fatto piacere. Non mi capita spesso di riceverne... va bene, ma non vuol dire nulla. Non è che adesso cambio opinione su di lui solo per qualche fiore. Resta sempre un incapace! Figurati che sono già tre giorni che gli ho dato il numero del telefonino e non mi ha ancora chiamata!
VITO ma non posso chiamarla! Non ancora!... non è che mi faccio troppi problemi. E’ solo che non sono il tipo che si mette a chiamarla, così, e le chiede di uscire. Lei potrebbe annoiarsi e mandarmi a quel paese. Che figura ci farei? (come a chiedere conferma) E poi forse mi chiamerà lei... (deluso) no, eh? Hai ragione. Perché mai dovrebbe chiamarmi?
CHIARA e se lo chiamassi io?... ma scusa, Franca, sono già due settimane che gli ho dato il numero e ancora non mi ha chiamata!… ma no! Non ci tengo che mi chiami! E’ solo che non mi era mai successo di dare il mio numero di telefono a qualcuno e non essere richiamata nel giro di un’ora … certo che mi dà fastidio! Che razza di comportamento! Sai che ti dico? Che appena mi chiama gli riattacco il telefono.
VITO (molto eccitato) l’ho chiamata!... stasera usciamo insieme!... si, sul serio. Non te l’aspettavi, eh? L’ho telefonata poco fa. Sai che è stata proprio contenta di sentirmi? Poi ci siamo messi a chiacchierare e così, parlando parlando, le ho chiesto se stasera voleva venire al cinema con me, e ha detto di si. E’ fantastico, vero? Ma sai il bello qual è? Che è stato semplicissimo: figurati che le parole mi venivano da sole.
CHIARA (si sta truccando per uscire) non riusciva proprio a parlare. Poverino, era così emozionato! Gli deve essere costato tantissimo chiedermelo. Però, sai, tutto sommato è bello trovare uno che ha ancora tanta difficoltà a chiedere a una ragazza di uscire... si, perché, non so, ma è come se non desse già tutto per scontato. E’ bello, così... perché dici che non dovevo accettare?... non lo sto illudendo. Non gli ho mica detto che mi piace! Ho solo accettato di andare a mangiare una pizza… oh, senti, non è colpa mia se tutti quelli che escono con me una volta sola vogliono subito saltarmi addosso. 
VITO (si sta pettinando e preparando per uscire) credi davvero che dovrei saltarle addosso?… ma Cesare, ha solo accettato di mangiare una pizza, perché pensi che si aspetti già di… (stupito) ah, si?… (molto stupito) ma va?... beh, non lo so, non mi sembra il caso. (con ansia crescente) Forse è meglio se aspetto di vedere prima lei che intenzioni ha. O forse no, hai ragione tu, mi devo buttare. Anzi no, è meglio che aspetto, non lo so! Non lo so! Adesso preferirei quasi non averle mai chiesto di uscire. E’ tutto così complicato! E poi questa sera sarò ridicolo, si accorgerà di quanto sono imbranato e mi riderà dietro e la sua risata mi perseguiterà per tutta la vita. In qualunque altra donna con cui cercherò di uscire rivedrò lei che ride di me e mi bloccherò... no, no, tu puoi dire quello che vuoi, ma io ormai ne sono certo: questa serata sarà un disastro.
CHIARA (in vestaglia, con una tazzina di caffè) è stata una bellissima serata... no, non abbiamo fatto sesso! Non ha nemmeno provato a darmi un bacio! Abbiamo fatto cose semplicissime, da buoni amici. Lui mi faceva tenerezza, perché era così emozionato! Era completamente nel pallone. (Ride) Figurati che sbagliava continuamente la strada e siamo arrivati che la pizzeria era già chiusa… (ride) si, davvero. Allora ci siamo messi a passeggiare e abbiamo fatto una lunga chiacchierata. E sai che ho scoperto che abbiamo tante cose in comune?... E poi è molto sensibile. Figurati che gli piacciono le poesie.
Si accendono le luci su tutti e due.
VITO (in vestaglia) io non le sopporto le poesie!
CHIARA gli ho chiesto se gli piacevano e mi ha detto di si.
VITO dovevo per forza dirle che mi piacevano.
CHIARA era sincero, certo.
VITO ma perché a lei piacciono molto.
Buio su Vito.
CHIARA a me non piacciono, lo sai. Ma visto che lui mi ha detto che gli piacciono, allora gli ho detto che piacciono anche a me. Che figura ci facevo, sennò? Quella della ragazza oca e ignorante? Ci tengo molto a fare una bella impressione… si, ti sembrerà assurdo, ma non vedo l’ora che mi richiami.
VITO non ci penso nemmeno a chiamarla di nuovo! Ieri sera mi sono comportato come un perfetto idiota, ho fatto una figuraccia dietro l’altra. L’unica volta che ho fatto colpo è stata quando le ho sparato la balla delle poesie. Figurati il resto. Ora devo solo sparire e dimenticarla… ma come perché? Dai, siamo sinceri: la verità è che io non ho niente che possa piacerle.
Luci su tutti e due.
CHIARA non ha niente che possa piacermi.
VITO non sono bello.
CHIARA non è bello.
VITO non sono ricco.
CHIARA non è ricco.
VITO figurati se le piaccio.
Buio su Vito.
CHIARA eppure mi piace… Non lo avrei mai pensato, ma - non ridere, adesso - sento di provare qualcosa di… ti avevo detto di non ridere!… E’ una cosa che non so spiegare, ma... ma che amore! Franca! Non sono innamorata. Beh, ormai non lo so più cosa sono. So solo che lui non mi ha più chiamato. Forse non gli piaccio... ma si, scusa, è l’unica spiegazione. Seno come spieghi tu che sono un po’ di giorni che usciamo insieme e non ci ha ancora provato?
VITO potrei provarci nel cinema. Sai, il classico approccio al buio. Non so, faccio partire un braccio... no? Allora una mano... nemmeno? Allora un piede!... che ne so? Tu dici sempre di no! Oh, ma perché dobbiamo essere sempre noi uomini a fare la prima mossa? Per le donne è tutto più semplice: devono solo stare lì ad aspettare che qualche scemo si dia da fare. Non è giusto!… ma chi l’ha stabilita questa regola? E’ una cretinata! Vuoi sapere la verità? A me piacciono le donne che prendono l’iniziativa.
CHIARA (in cappotto, rientrando dall’esterno) agli uomini non piacciono le donne che prendono l’iniziativa... come perché? Ma non li leggi i giornali? L’uomo di oggi è in crisi di identità, e la donna aggressiva lo spaventa e lo fa fuggire. E io non voglio che Vito fugga via… non dire così. E’ molto ingenuo, certo, e anche molto impacciato, ma non è un idiota.
VITO (con grembiule e forchettone da cucina) sono proprio un idiota. Quando ce l’ho lì, accanto a me, non riesco a parlare... beh, per essere sincero non ho avuto molte altre esperienze. Ma sai la rabbia qual è? Che con le donne sono partito bene: la prima storia l’ho avuta in seconda media. A dodici anni avevo già la ragazza. Pensavo: “caspita! Diventerò un playboy!”. Invece mi sono praticamente fermato lì. Penso che fu proprio questo a traumatizzarmi, perché, sai, lei era solo una bambina, ma sapeva benissimo come umiliarmi. Non mi sono più ripreso. Ma ora c’è Chiara ed è tutto diverso: lei è troppo importante e se mi dicesse di no quel poco di fiducia che mi è rimasta sparirebbe definitivamente. Credo proprio che non riuscirò mai a combinare niente.
CHIARA (entusiasta) mi ha baciata!... si, mi ha baciata. Ormai pensavo che non l’avrebbe più fatto e invece è successo proprio quando meno me lo aspettavo... è stato così dolce… (un profondo sospiro di soddisfazione) Si può essere più felici di così?
Sale la musica. Vito e Chiara vengono illuminati entrambi. Per un po’ li vediamo parlare contemporaneamente al telefono, ma non capiamo quello che dicono. Poi si abbassano le luci fino al buio. 

QUADRO SECONDO

La scena cambia. Adesso al centro del palco c'è un divano su cui è poggiata una borsa da donna. Di fianco al divano c'è un tavolino su cui ci sono un telefono, una segreteria telefonica e un telefonino che, dopo qualche secondo, squilla. Stefania entra da destra e va a rispondere. Si sta preparando per uscire: indossa un abito da sera elegante, non ancora sistemato a dovere, è a piedi nudi e ha in mano le scarpe, che infilerà durante la conversazione.
STEFANIA pronto?… ah, Chiara. Che c'è?... no, Scipione non è ancora arrivato... ma si che ci vado! Se ti ho detto che... quando mai mi sono tirata indietro all'ultimo momento?... che c’entra? Quello non era il mio tipo. Non che Scipione lo sia… senti, non capisco perché ci tieni tanto a farmi uscire con qualcuno... lo so, ma non mi sento ancora pronta: dopo tutto quello che c'è stato con Carlo, cominciare un'altra storia è proprio l'ultima cosa che voglio. Ci sono rimasta troppo male: credevo di aver trovato la persona giusta, l' ho sposata, e guarda che fine abbiamo fatto… no, è che non riesco ad accettare che una storia in cui credevo tanto possa davvero essere finita. E' questo che mi fa stare male... si, parli bene, tu, ma come faccio a non pensarci?... si! Scipione! no, senti, non mi va di uscire. Anzi, credi che farei una brutta figura se mi inventassi una scusa e gli dicessi... ma perché devo uscire per forza se non ne ho voglia? No, ho deciso: adesso lo chiamo e gli dico che mi dispiace, ma non... (campanello) oddio! Il campanello! Questo è lui! Che faccio, adesso?... ma non ho voglia di... ma perché... (campanello. Poi lei, rassegnata) e va bene, si: ci vado. Lasciami andare ad aprire, allora… ciao. (riattacca, sistema velocemente il vestito e va ad aprire. Esce a sinistra) Scipione, sei già... (sorpresa) Carlo!
CARLO (f. s.) ciao.
STEFANIA (f. s.) che ci fai qua?
CARLO (f. s.) chi è Scipione?
STEFANIA (f. s.) che ci fai qua?
CARLO (f. s.) posso entrare?
STEFANIA (f. s.) beh...
CARLO (f. s.) solo un momento.
STEFANIA (f. s.) entra.
CARLO (Entra. Ha in mano un mazzo di fiori) sei contenta di vedermi?
STEFANIA (ironica) non si vede che sprizzo gioia?
CARLO questi sono per te (le dà i fiori).
STEFANIA (sorpresa) che sono?
CARLO fiori.
STEFANIA lo vedo che sono fiori! Ma perché li hai portati?
CARLO sono per te.
STEFANIA in due anni di matrimonio non mi hai regalato nemmeno un piede di insalata e adesso che siamo separati ti presenti con un mazzo di fiori?
CARLO perché devi dire così?
STEFANIA perché è la verità.
CARLO ma se te li ho sempre regalati!
STEFANIA solo quando volevi qualcosa in cambio.
CARLO non è vero!
STEFANIA che ti serve, stavolta?
CARLO (irritato) insomma, li vuoi o non li vuoi, questi fiori?
STEFANIA dammi qua! (li prende, ma senza garbo. Li guarda, in silenzio. Poi, con una certa dolcezza) beh... grazie, comunque. 
CARLO (ancora irritato) prego.
STEFANIA sono molto belli.
CARLO e ci credo: con quello che costano!
STEFANIA (delusa e con rabbia) sempre romantico, tu!
CARLO (pentito) scusa, non volevo...
STEFANIA come al solito.
CARLO mi dispiace...
STEFANIA li porto in cucina.
CARLO scusa…
STEFANIA vado a metterli nell'acqua, così non si seccano. (Rinfacciandogli la gaffe) Sarebbe un peccato, visto quello che costano.
CARLO io non... (Stefania esce. Carlo impreca tra sè) Idiota! (poi, in fretta, prende il suo telefonino e chiama) dottoressa, sono Carlo. La disturbo?... beh, scusi, ma volevo dirle che ho fatto come mi ha detto lei: adesso sono a casa di Stefania... (intanto controlla che lei non torni) no, non va bene per niente, invece! Perché sono appena entrato e ho già fatto una gaffe. E poi lei non mi sembra contenta di vedermi, è freddina... ha ragione, però... si, lo so che la terapia serviva ad affrontare i momenti come questo, ma è proprio nei momenti come questo che mi manca la terapia: adesso non sono sdraiato sul lettino del suo studio, ma sono a casa di mia moglie, e di fronte non avrò lei, ma Stefania, e non so che dire... (si siede) davvero basta la sincerità?... beh, allora... allora le dirò che vorrei ricominciare perché la amo ancora. Va bene così?... 
Entra Stefania.
STEFANIA i fiori sono... (vede che Carlo è al telefono) oh! scusa.
CARLO (si alza in piedi, imbarazzato. A Stefania) niente, niente... (al telefono) beh... adesso devo andare… La saluto, grazie mille. (riattacca e mette via il telefonino. Poi a Stefania) Scusa, una telefonata urgente.
STEFANIA chi era? 
CARLO (evasivo) ah, no, niente... una persona che… voleva un consiglio. 
STEFANIA (incredula) da te?
CARLO da me, si.
STEFANIA mah... comunque i fiori sono a posto.
CARLO senti, per quello che ho detto prima, sui fiori… 
STEFANIA lascia perdere.
CARLO davvero, non volevo assolutamente farti pesare che...
STEFANIA si, ho capito, basta. Non mi sono offesa.
CARLO bene.
STEFANIA tanto ci sono abituata.
CARLO che vuoi dire?
STEFANIA niente. Mi dici che sei venuto a fare, piuttosto?
CARLO si, certo. (timoroso) Ma tu... sei contenta di vedermi?
STEFANIA (ruvida) senti, Carlo, non ho proprio tempo da perdere. Quindi se hai qualcosa da dire dimmela subito oppure passa un'altra volta.
CARLO perché mi tratti così?
STEFANIA così bene?
CARLO così male.
STEFANIA (con un sorriso ironico) lasciamo perdere. Io devo uscire e non sono ancora pronta, quindi scusa, vado a finire di prepararmi (esce).
CARLO (geloso) con chi esci?
STEFANIA (f. s.) che ti importa?
CARLO con il tipo che hai nominato prima? Con quel nome assurdo? Come si chiama?
STEFANIA Scipione. E non è per niente un nome assurdo.
CARLO certo. E’ pieno di Scipioni, in giro… chi è?
STEFANIA non ti riguarda.
CARLO (timoroso) è quello... con cui stai adesso?
STEFANIA non devo dirlo a te.
CARLO ma stai con qualcuno?
STEFANIA uffa!
CARLO stai con qualcuno o no?
STEFANIA (si affaccia sulla porta. Si sta truccando) perché dovrei dirtelo?
CARLO allora?
STEFANIA (dopo una breve pausa) no, non sto con nessuno (esce di nuovo).
CARLO davvero?
STEFANIA (f. s.) davvero, si.
CARLO (sollevato) e allora chi è questo con cui esci?
STEFANIA una persona che ho conosciuto.
CARLO come "conosciuto"? dove? quando? 
STEFANIA (si affaccia sulla porta, irritata) senti, adesso basta. Che cos'è questo terzo grado?
CARLO scusa... (Stefania esce) Volevo solo sapere con chi esci stasera, nient'altro. (Stefania non risponde. Carlo impreca tra sè, a bassa voce) Che stupido! (si siede. Breve pausa) Senti, Stefania, io sono venuto perché c'è una cosa che vorrei dirti.
STEFANIA (f. s.) ma va? pensavo fossi passato solo per portarmi i fiori.
CARLO è una cosa importante.
STEFANIA ti ascolto.
CARLO di là?
STEFANIA ti sento.
CARLO ecco... non potresti venire un momento qua?
STEFANIA ma ho da fare.
CARLO un momento solo.
STEFANIA uffa!... e va bene, adesso vengo (rientra. Ha in mano un rossetto e uno specchietto. Va a sedersi) aiutami, almeno. Reggimi questo (dà lo specchietto a Carlo). Dai, forza. Dì quello che devi dire (intanto si mette il rossetto).
CARLO ecco, io… non è facile... 
STEFANIA forza, su.
CARLO quello che volevo dirti è che...
STEFANIA e sta fermo con lo specchio! Trema tutto.
CARLO scusa. 
STEFANIA finirò col mettermi il rossetto sul naso, così.
CARLO scusa. Sono un po’ nervoso.
STEFANIA (sposta lo specchio) Ecco, tienilo così. Fermo.
CARLO si... dunque, quello che volevo dire è che in tutti questi mesi che siamo stati separati ho molto riflettuto...
STEFANIA (con sarcasmo) ah! questa è bella!
CARLO (offeso) ho riflettuto sul serio, invece. In fondo siamo tutti e due adulti e vaccinati, e tutti e due abbiamo anche una certa età…
STEFANIA (smette di truccarsi di colpo e fissa Carlo, offesa) come "tutti e due"?
CARLO (capisce la gaffe) cioè, no, volevo dire che io ho una certa età.
STEFANIA (soddisfatta) ah, ecco.
CARLO per quanto anche tu…
STEFANIA (minacciosa) cosa?
CARLO (si affretta a correggersi) niente, niente.
STEFANIA (aggiusta lo specchio e ricomincia a truccarsi) ma si, dillo pure che sono vecchia.
CARLO non sei vecchia.
STEFANIA invece si, e sono proprio gli anni che ho passato con te che mi hanno fatto invecchiare.
CARLO (c’è restato male) perché dici così?
STEFANIA solo adesso sto iniziando a riprendermi.
CARLO proprio non me lo merito di essere trattato in questo modo.
STEFANIA ti meriti di peggio. Insomma, che vuoi? Parla, che vado di fretta.
CARLO non è facile, se ti comporti così.
STEFANIA mi comporto come mi pare. Parla.
CARLO quello che volevo dire è che siamo adulti e dobbiamo comportarci da adulti...
STEFANIA e questo lo hai già detto.
CARLO si, ma quello che non ho ancora detto è che...
STEFANIA ecco, ho fatto. (riprende lo specchio) Grazie (esce).
CARLO dove vai?
STEFANIA (f. s.) continua, ti ascolto. 
CARLO ma scusa, ti ho detto che è una cosa importante.
STEFANIA e io ti ho detto che devo prepararmi e che vado di fretta. Vedi un po' tu.
CARLO (rassegnato) e va bene... quello che sto cercando di dirti è che io ho pensato molto a quello che è successo tra di noi, e credo che forse noi due... insomma...
STEFANIA (rientra. Sta cercando di chiudere una collana intorno al collo, senza riuscirci) cosa?
CARLO forse noi due abbiamo fatto qualche errore di troppo che non avremmo dovuto fare. Però gli errori...
STEFANIA (non gli ha prestato attenzione, troppo occupata con la collana. Non riuscendo a chiuderla, la porge a Carlo) scusa, ma non riesco a chiuderla. Mi aiuti, per favore?
CARLO eh?
STEFANIA mi aiuti a chiudere la collana?
CARLO ma non mi stai ascoltando?
STEFANIA ma si, si! dammi una mano. (Carlo si alza e prende la collana, lei si gira di spalle) Dicevi? 
CARLO (cerca di chiudere il gancetto, con difficoltà) ecco... pensavo che forse siamo stati troppo impulsivi, certe volte, e allora adesso...
STEFANIA (la collana le stringe il collo) ahi!
CARLO scusa.
STEFANIA sta' attento!
CARLO scusa.
STEFANIA ma che hanno le tue mani, stasera? 
CARLO mi dispiace.
STEFANIA non riesci a controllarle?
CARLO è il nervosismo.
STEFANIA stavi per staccarmi il collo.
CARLO esagerata!
STEFANIA se si fa il segno te la faccio pagare.
CARLO scusa...
STEFANIA forza, aggancia (si rimette di spalle).
CARLO si (riprova a chiudere il gancetto).
STEFANIA e sbrigati a parlare.
CARLO si. Dicevo che stavo pensando che forse noi due... (riesce a chiudere il gancetto) fatto. 
STEFANIA oh! meno male! (si gira) grazie. Dicevi?
CARLO dicevo che stavo pensando che forse adesso è arrivato il momento che io e te...
STEFANIA scusa un secondo (esce).
CARLO dove vai?
STEFANIA (f. s.) parla, che ti ascolto. Dicevi?
CARLO ma non posso dirtelo così.
STEFANIA un secondo.
CARLO non puoi restare qui un momento?
STEFANIA (rientra. Sta indossando gli orecchini) ecco. Ho fatto. Dicevi?
CARLO (con rabbia) "dicevi"! "dicevi"! che dici a fare ogni volta "dicevi" se poi non mi ascolti?
STEFANIA ma che hai da arrabbiarti? 
CARLO non mi ascolti!
STEFANIA ti sto ascoltando!
CARLO ma se non stai ferma un secondo!
STEFANIA (con rabbia) ti ho detto che sto per uscire, che ho un impegno importante! Ma come al solito per te sono importanti solo le tue cose. Le mie non contano mai niente.
CARLO ma se non ho mai fatto altro che stare attento a quello che volevi tu, che interessava a te, che serviva a te...
STEFANIA questo accadeva solo nei tuoi incubi, quando ti svegliavi urlando.
CARLO se mi svegliavo di notte era solo perché con te era impossibile dormire.
STEFANIA che c'entro io?
CARLO tiravi via le coperte e mi facevi morire di freddo!
STEFANIA non avevi bisogno delle coperte, dato che ti infilavi nel letto vestito.
CARLO solo quando avevo bevuto un po’.
STEFANIA cioè quando eri ubriaco.
CARLO è successo solo due volte!
STEFANIA perché le altre volte non riuscivi a raggiungere il letto.
CARLO e dove dormivo?
STEFANIA sul divano.
CARLO si, ma non perché ero ubriaco.
STEFANIA e perché, allora?
CARLO per evitare di venire a letto con te! (breve pausa. Si guardano, molto nervosi, poi Carlo si pente di quello che ha detto) scusa... mi dispiace, non volevo offenderti (vorrebbe toccarla).
STEFANIA (si sottrae) non mi toccare!
CARLO scusa, davvero. Non so perché ho detto queste cose...
STEFANIA forse perché le pensi.
CARLO ma no! per niente!
STEFANIA e invece si.
CARLO ma no! Sei tu che mi fai… Senti, non litighiamo per queste sciocchezze, adesso, che non è proprio il caso.
STEFANIA infatti. Non è proprio il caso.
CARLO sono cose che ci siamo già detti un centinaio di volte. E' inutile continuare a ripeterle.
STEFANIA è quello che dico anch'io.
CARLO è solo che vorrei che mi ascoltassi.
STEFANIA (con un accenno di dolcezza) ma io ti ascolto, sei tu che non parli.
CARLO non ci riesco, con te che vai avanti e indietro.
STEFANIA ma adesso sono qua. (si siede) Dimmi che devi dire.
CARLO (si siede anche lui) è importante.
STEFANIA ti ascolto. Dice... (sta per dire "dicevi?", ma si ferma in tempo, con un sorriso) stavo per dire di nuovo "dicevi".
CARLO infatti.
STEFANIA però mi sono fermata in tempo.
CARLO meno male.
STEFANIA visto che ci sto attenta, a te?
CARLO grazie.
STEFANIA adesso parla, su.
CARLO la mia vita è andata nel modo più sbagliato. A un certo momento mi sono guardato indietro e non ho trovato niente che mi piacesse.
STEFANIA (delusa) proprio niente?
CARLO (la guarda) beh, no, proprio niente no... Però è questo che mi ha fatto pensare che forse, adesso che siamo in grado di capire gli errori che abbiamo fatto - io di sicuro, almeno - è arrivato il momento che io e te... (squilla il suo telefonino) Ma porca miseria! 
STEFANIA non imprecare!
CARLO (risponde, con un certo fastidio) mamma! Che c'è?… si, sono da Stefania, sono appena arrivato… (imbarazzato, cerca di allontanarsi un po' e di parlare a voce più bassa) no, non ancora... 
STEFANIA (si alza) torno subito.
CARLO (a Stefania) no, aspetta, ho fatto. (Stefania esce. Carlo parla di nuovo al telefono, con rabbia) ecco, hai visto che hai combinato? L'hai fatta andar via!... ma si, si! lo so io quello che devo dire!... uffa! le sono piaciuti i fiori, si... va bene, ti faccio sapere. Però tu non mi chiamare più... no, nemmeno più tardi. Non mi devi proprio chiamare... (Stefania rientra e si ferma accanto alla quinta, a pettinarsi. Carlo la vede e cerca di parlare di nuovo a bassa voce) va bene, si, ti richiamerò io… si. Ciao. Ciao. (riattacca. A Stefania) Scusa, era mia madre.
STEFANIA ti chiama ancora ogni sera alle sette e tre quarti?
CARLO è fatta così. 
STEFANIA adesso sono lo otto, però. Porta ritardo.
CARLO è una situazione diversa, oggi.
STEFANIA ah, ecco.
CARLO senti, quello che vorrei dirti è che io sono molto...
STEFANIA un secondo (esce a sinistra).
CARLO Stefania!
STEFANIA un attimo. Poso la spazzola.
CARLO perché non riesci a star ferma cinque minuti di seguito?
STEFANIA vengo subito.
CARLO avevi detto che volevi ascoltarmi.
STEFANIA (rientra) infatti. Eccomi qua (si siede). Dimmi tutto.
CARLO stavo dicendo che mi sento molto cambiato rispetto a qualche mese fa, e mi farebbe molto piacere se noi due... (squilla il telefono).
STEFANIA scusa un secondo. (risponde) Pronto?... ah, Debora, ciao… no, mi hai chiamato giusto in tempo. Stavo per uscire. Che c'è?... è nel mio ufficio, sulla scrivania, pratica 22/1/76. Chiaro?... sicuro che hai capito?… speriamo, perché tra poco non sarò più rintracciabile… va bene. Ciao. A domani. (riattacca. Poi a Carlo) Scusa, era Debora, la mia segretaria. 
CARLO lo avevo capito. Senti, quello che vorrei dirti è che credo che noi due dovremmo pensare di... (squilla il campanello del forno) che è?
STEFANIA ah, niente, è il forno. (si alza) Avevo messo a cuocere una cosa per domani. Scusa un momento, che la tiro fuori (esce).
CARLO ma no, aspetta, lo farai dopo.
STEFANIA (f. s.) non posso. Ho sempre poco tempo e devo cercare di fare tutto nei ritagli.
CARLO ma adesso non è un ritaglio. Ci sono qua io.
STEFANIA (f. s.) tu parla, che ti ascolto.
CARLO ma come faccio a parlare con te nell'altra stanza?
STEFANIA (f. s.) solo un momento.
CARLO è da quando sono entrato che mi dici così.
STEFANIA (rientra) scusa. Eccomi qua.
CARLO è una cosa importante. 
STEFANIA Ho fatto. 
CARLO ho bisogno di un momento di attenzione.
STEFANIA giuro che non mi muovo più. Però sbrigati, che da un momento all'altro arriva Scipione.
CARLO chi se ne frega di Scipione!
STEFANIA Carlo!
CARLO scusa.
STEFANIA parla, forza.
CARLO si. Allora, in tutto questo tempo che siamo stati separati ho capito tante cose, e la cosa più importante è che mi sono reso conto che... (squilla il telefonino di Stefania) no! 
STEFANIA è il mio, scusa... (prende il telefonino e risponde) Cesare! caro! come stai?… no, no, non disturbi. Dimmi... stasera? No, mi dispiace, ma ho già un invito a cena... (sorride) no, è solo un invito a cena. Niente di più... sei geloso? e perché?... che scemo che sei. Va bene, si. Richiamami domani e vediamo. Magari potremo vederci domani sera stessa… si, si, ciao (riattacca).
CARLO chi è questo Cesare?
STEFANIA Cesare! non te lo ricordi?
CARLO no. Lo conosco?
STEFANIA ma si che lo conosci. E' un mio amico.
CARLO amico?
STEFANIA si, amico.
CARLO e gli parli così, a un amico?
STEFANIA perché?
CARLO io non parlo così alle mie amiche.
STEFANIA tu non hai amiche.
CARLO (aggressivo) ci vai a letto?
STEFANIA (scatta in piedi, con rabbia) Carlo!
CARLO (si alza anche lui, pentito) scusa…
STEFANIA non ti permettere di parlarmi così!
CARLO scusa, scusa...
STEFANIA non dire mai più una cosa del genere!
CARLO mi dispiace...
STEFANIA e comunque non sono affari tuoi!
CARLO è vero, ma è stato più forte di me.
STEFANIA (si sta calmando) ma tu guarda che devo sentirmi dire!... 
CARLO scusa. Sono mortificato... mi perdoni?
STEFANIA si, si. Però adesso è meglio che te ne vai, che s'è fatto tardi.
CARLO no, aspetta. Non ti ho ancora detto niente.
STEFANIA (si risiede) e forza, dai. Parla.
CARLO si... (si risiede anche lui) quello che voglio dirti è che sarei molto felice se tu volessi... (squilla di nuovo il telefonino di Stefania) e no! un'altra volta!
STEFANIA un secondo. (risponde) Dario! Ciao, come stai?… ma no! Che dici? Mi fa proprio piacere sentirti… si, sono a casa, ma sto per uscire... eh, si, sono già impegnata per stasera... ma no! niente di importante... come vuoi. Richiamami domani e vediamo di incontrarci... anche a cena. Perché no? Chiamami nel pomeriggio… ciao, Dario, ciao (riattacca).
CARLO domani sarà la serata più affollata della tua vita.
STEFANIA affari miei.
CARLO un altro amico?
STEFANIA qualcosa in contrario?
CARLO no, no. Assolutamente.
STEFANIA non ti ricordi nemmeno di questo?
CARLO perché, chi è?
STEFANIA Dario!
CARLO e chi è Dario?
STEFANIA non ti ricordi di Dario?
CARLO no.
STEFANIA e ti pareva. Ma non ti ricordi nessuno di quelli che frequento?
CARLO e come faccio? ne frequenti migliaia!
STEFANIA ti sembrano migliaia solo perché tu non frequenti nessuno.
CARLO non è vero.
STEFANIA è vero: le uniche persone che frequenti sono il salumiere e il tabaccaio.
CARLO mi va bene così.
STEFANIA purtroppo.
CARLO e tra te e questo Dario...
STEFANIA Carlo!
CARLO scusa, scusa. Non volevo dire niente di... scusa.
STEFANIA ti sbrighi a dire quello che hai da dire, per favore?
CARLO è quello che sto cercando di fare. Stavo dicendo che ho molto riflettuto, negli ultimi tempi, e ho capito che io sono ancora... (squilla di nuovo il telefonino di Stefania) E no! adesso basta! (afferra il telefonino prima di Stefania).
STEFANIA che fai? fermo! (cerca di riprenderlo, ma Carlo la tiene a distanza) ridammelo!...
CARLO (cerca di spegnerlo) ma come si fa a...
STEFANIA (c. s.) ridammelo! è mio!
CARLO (riesce a spegnerlo) ecco. Adesso va meglio. 
STEFANIA (con molta rabbia, riprende il telefonino) tu non puoi fare così! non puoi fare così!
CARLO e tu non puoi tenere il telefonino acceso mentre io sto parlando.
STEFANIA io sono a casa mia, e faccio quello che mi pare!
CARLO ma io ti ho detto che è una cosa importante! e tu devi ascoltarmi!
STEFANIA e allora parla! dimmi quello che devi dire e poi vattene, che non ti sopporto più!
CARLO (cerca di calmarsi) non litighiamo, ti prego. Io non voglio litigare, non sono qui per litigare.
STEFANIA neanch'io, ma se tu fai così...!
CARLO io non voglio fare così, voglio solo parlarti.
STEFANIA e allora parla! forza. Ti ascolto (si siede, ancora irritata).
CARLO bene.
STEFANIA poteva essere una telefonata importante.
CARLO mi ascolti?
STEFANIA si, si! 
CARLO è semplice. Quello che vorrei chiederti è se ti andrebbe di... (squilla il suo telefonino) e va bene, ma allora...!
STEFANIA adesso è il tuo, però.
CARLO è assurdo. (prende il suo telefonino e guarda il display) è mia madre!
STEFANIA (con sarcasmo) che novità!
CARLO lo spengo (spegne il telefonino).
STEFANIA (sorpresa) Non le rispondi?
CARLO la richiamerò.
STEFANIA (per rinfacciarglielo) non rispondi all'unica donna che abbia mai contato qualcosa nella tua vita?
CARLO che c’entra, adesso?
STEFANIA sono parole tue.
CARLO mie?
STEFANIA non ricordi?
CARLO si, ma non volevo dire questo. E lo sai.
STEFANIA cioè?
CARLO per me sei tu l'unica donna che abbia contato qualcosa.
STEFANIA per favore! vallo a dire a qualcun'altra.
CARLO è verissimo, invece. E sono qui proprio perché volevo dirti che io ho capito che... (squilla il telefono) e no! (esasperato) non è possibile!
STEFANIA (va al telefono) calmati.
CARLO non rispondere.
STEFANIA sei matto? può essere importante. (risponde) Pronto?… (delusa) ah, si, buonasera... (con una certa freddezza) io tutto bene. E lei?... mi fa piacere... si, è qui. Un momento solo, che glielo passo. (a Carlo) E' per te.
CARLO (stupito) per me?
STEFANIA è tua madre.
CARLO mia madre?
STEFANIA tua madre!
CARLO (risponde, molto nervoso) mamma! Ma come ti viene in mente di chiamare qua?… no! Non è caduta la linea! Il telefonino l'ho spento io apposta... si, perché ti avevo detto che t'avrei richiamato io!… no, non gliel'ho ancora detto, e se continui a telefonare non glielo dirò mai! (riattacca, con rabbia).
STEFANIA tua madre peggiora sempre più.
CARLO (con rabbia) lascia stare mia madre.
STEFANIA certo! mai parlare male della suocera! la prima regola per un buon matrimonio, no? Sarà per questo che il nostro è stato pessimo.
CARLO non è stato pessimo. Abbiamo solo fatto qualche sbaglio.
STEFANIA qualcuno di troppo.
CARLO si, ma sono serviti, perché adesso ho capito molte cose. E sono qui da te proprio perché vorrei dirti che io... (si ferma).
STEFANIA che c'è?
CARLO un momento (mette fuori posto il telefono).
STEFANIA che fai? Non puoi mettere il telefono fuori posto.
CARLO solo per un minuto.
STEFANIA ma se mi chiamano?
CARLO solo il tempo di dirti quello che ti devo dire.
STEFANIA e va bene, ma sbrigati, che è pure molto tardi. Scipione arriverà da un momento all'altro.
CARLO Scipione! Scipione! Basta con questo Scipione!
STEFANIA vuoi calmarti, per favore?
CARLO mi calmo, ma tu non mi nominare più Scipione.
STEFANIA e va bene, ma tu sbrigati a parlare.
CARLO stavo dicendo che gli sbagli servono a imparare, e io credo di aver imparato tanto. Perciò sono venuto qua, per dirti che adesso ho capito che io sono ancora molto... (squilla un altro telefonino) Che è, adesso?
STEFANIA ah! è il telefonino dell'ufficio (tira fuori dalla borsetta un altro telefonino).
CARLO (si siede, nervoso) anche il telefonino dell'ufficio!
STEFANIA (risponde) Pronto?... Debora! che c'è?… hai fatto tutto? Bene, e allora?... ma scusa, mi chiami solo per dirmi che hai fatto tutto?... (seccata) va bene, si. Brava. Ci vediamo domani mattina... ciao (riattacca). Era Debora, la mia segretaria.
CARLO di nuovo.
STEFANIA è alle prime armi, sai com'è.
CARLO spegni quel telefonino.
STEFANIA ma Carlo, che bisogno c'è che...
CARLO spegnilo!
STEFANIA oh, signore! (lo spegne) fatto. Adesso mi dici cos'è che hai capito? 
CARLO ho capito che io, nonostante tutto quello che è successo, sono ancora molto... (squilla il fax) no! no! 
STEFANIA è il fax.
CARLO non è possibile! 
STEFANIA (esce a destra. F. s.) ma che hai? E' solo il fax!
CARLO solo il fax!
STEFANIA lo aspettavo, è una cosa importante.
CARLO (si sente in sottofondo il rumore del fax) quello che devo dirti io è importante!
STEFANIA (f. s.) e allora perché non me lo dici?
CARLO perché non ci riesco, in mezzo a tutto questo caos.
STEFANIA (f. s.) ma quale caos?
CARLO quale?
STEFANIA (f. s.) non c'è niente di strano.
CARLO se non c'è un secondo di calma!
STEFANIA (f. s.) sei tu che sei iperteso.
CARLO non sono iperteso. Vorrei solo un minuto di silenzio. Non dico un'ora, solo un minuto.
STEFANIA (cessa il rumore) ecco, ha smesso.
CARLO spegnilo!
STEFANIA (rientra) l'ho spento. Adesso parli, per favore?
CARLO hai spento tutto?
STEFANIA si.
CARLO il tuo telefono, quello dell'ufficio e qualunque altro telefonino tu abbia?
STEFANIA ti ho detto di si.
CARLO il telefono è fuori posto, il mio telefonino è spento… 
STEFANIA è tutto spento!
CARLO tutto?
STEFANIA tutto! Tutto! Vuoi parlare o no?
CARLO bene... (si siede, cercando di calmarsi) scusa, sono molto nervoso, è vero. Ma è che devo dirti una cosa importante, e allora... in tutti questi mesi che siamo stati separati io ho molto riflettuto, e ho capito che le cose sono andate nella maniera peggiore. E' vero che abbiamo sempre litigato, e litighiamo ancora, però io tra tutte le incertezze che ho, ho finalmente trovato una certezza: e cioè che sono ancora... (suona una sveglia, un suono molto forte) no! (disperato) no! no!
STEFANIA la sveglia! (esce a destra). 
CARLO (esasperato) anche la sveglia, adesso!
STEFANIA la spengo subito. (lo squillo cessa) Fatto.
CARLO si può sapere perché la tua sveglia suona alle otto di sera?
STEFANIA (f. s.) la metto perché devo prendere la pillola a intervalli regolari. (rientra con delle pillole) E’ per lo stomaco: ho un'ulcera, e anche questa la devo a te (le ingoia).
CARLO avevi detto di aver spento tutto.
STEFANIA mi ero dimenticata della sveglia.
CARLO ma io ti ho chiesto se avevi spento tutto, e tu hai detto si!
STEFANIA e io ti ho detto che me ne ero dimenticata! E poi basta con questa storia! la stai facendo tanto lunga! Giri intorno alla cose senza mai arrivare al punto! dimmi quello che devi dire e facciamola finita.
CARLO (ormai demoralizzato e senza più forze) non ce la faccio... 
STEFANIA che vuol dire che non ce la fai? Devi solo parlare, tutto qua.
CARLO (quasi tra sè) ci ho provato, ma è inutile... Non ce la faccio, è più forte di me...
STEFANIA (si siede. Dopo un po') vai ancora dallo psicanalista?
CARLO (sulla difensiva) perché?
STEFANIA ci vai?
CARLO beh... no.
STEFANIA (con rabbia) vedi? mi stai di nuovo mentendo.
CARLO che ne sai?
STEFANIA lo so, perché non lo lasceresti mai.
CARLO perché dovrei?
STEFANIA allora lo vedi che ci vai ancora!
CARLO no!... (lei lo guarda, lui cede) e va bene, si, ci vado ancora. Perché non dovrei andarci?
STEFANIA perché è inutile. Sono anni che ci vai e non ti è servito a niente.
CARLO mi è servito a molto.
STEFANIA a niente.
CARLO che ne sai tu?
STEFANIA è così.
CARLO perché devi sempre sputare sentenze sulle cose che non sai?
STEFANIA perché vedo i risultati.
CARLO invece la terapia mi ha aiutato parecchio, perché la dottoressa mi ascolta, cosa che tu non hai mai fatto!
STEFANIA sei tu che non hai mai voluto confidarti con me!
CARLO perché non mi capivi!
STEFANIA ti capivo anche troppo, invece.
CARLO come no?
STEFANIA e ti capisco ancora, tanto che ti dico io perché vai in terapia: perché non vuoi crescere.
CARLO ecco un'altra sentenza.
STEFANIA tu sei come un bambino che ha bisogno sempre di qualcun altro a cui appoggiarsi.
CARLO e che c'è di male, in questo? Se tu mi fossi stata vicino io avrei potuto appoggiarmi a te, ma tu non hai fatto altro che criticarmi sempre!
STEFANIA perché non facevi altro che dire e fare stupidaggini.
CARLO ecco,vedi?
STAEFANI è colpa mia?
CARLO ma sei tu che… (cerca di calmarsi) senti, non litighiamo di nuovo. Perché dobbiamo sempre litigare?
STEFANIA io non voglio litigare.
CARLO e allora perché litighiamo ogni volta che ci vediamo?
STEFANIA non lo so. (con amarezza) Pare che non sappiamo fare altro.
CARLO eppure all'inizio stavamo così bene, insieme.
STEFANIA (sorride) è vero. Sono stati dei bei momenti, quelli.
CARLO eravamo felici.
STEFANIA molto.
CARLO ti ricordi? Passavamo notti intere al buio, sdraiati sul letto...
STEFANIA e io mi stringevo a te.
CARLO e restavamo così…
STEFANIA in silenzio.
CARLO senza parlare.
STEFANIA non ce n'era bisogno.
CARLO non serviva.
STEFANIA eravamo una cosa sola, in quelle notti. (pausa. Per un po' restano tutti e due in silenzio, a ricordare il passato. Poi, con molta amarezza e malinconia) Come abbiamo fatto a ridurci così, adesso?
CARLO non lo so.
STEFANIA (un'altra breve pausa) sai quand'è che ho capito che tra di noi non funzionava più?
CARLO quando?
STEFANIA la prima volta che accanto a te, di notte, ho sentito il bisogno di dire qualcosa.
CARLO già. E da quel momento avremmo dovuto imparare a parlare.
STEFANIA ma non lo abbiamo fatto. Finché potevamo stare in silenzio andava tutto bene, ma appena abbiamo dovuto cominciare a parlare non abbiamo fatto altro che riempirci di insulti.
CARLO le parole sono armi pericolose.
STEFANIA se non ci stai attento ti fanno delle ferite profonde: tu pensi di giocare e invece fai del male. E quando te ne accorgi è già troppo tardi.
CARLO e pensare che io non volevo dirti altro che parole d'amore.
STEFANIA davvero?
CARLO ma appena aprivo la bocca mi uscivano fuori solo cattiverie.
STEFANIA (sorride. Poi, dopo una breve pausa) io ti ho amato tanto. (Carlo la guarda) Non ho mai amato nessuno come te. Né prima né dopo.
CARLO neanch'io (pausa. Si guardano, con tenerezza e commozione. Sono molto vicini) Stefania? (le prende la mano).
STEFANIA si?
CARLO quello che volevo dirti è che in tutto questo tempo io ho molto riflettuto, e finalmente ho capito quello che voglio, quello che è davvero importante per me. 
STEFANIA e cos'è che vuoi?
CARLO una cosa sola, ed è questo il motivo per cui sono qua. Stefania…
STEFANIA si?
CARLO io ho capito che sono ancora molto... (suona il citofono, forte e a lungo, a spezzare l'incantesimo del momento. Carlo e Stefania vengono colti di sorpresa).
STEFANIA (scatta in piedi) il citofono!
CARLO (molto deluso) il citofono.
STEFANIA (nervosa) è arrivato Scipione!... (imbarazzata e indecisa) e adesso?... (si avvia verso sinistra, poi si ferma) mi dispiace, ma devo… (suona di nuovo il citofono. Lei esce a sinistra e risponde al citofono, con una certa tristezza) ciao… Si, io sono pronta… va bene. Scendo subito. (riattacca, rientra e si ferma un momento sulla soglia) E’ Scipione.
CARLO (molto deluso) lo avevo capito.
STEFANIA (si avvia a destra) mi dispiace, ma… cioè, devo… scusa (esce).
CARLO Stefania, io… io ho capito che ti amo, che sono innamorato di te, oggi come il primo giorno che ti ho vista, con il sole che ti brillava negli occhi e i capelli al vento. In tutto questo tempo io non ho mai smesso di pensare a te, nemmeno un secondo, perché sei tu la cosa più bella che ho, e l’unica cosa che voglio è avere un’altra possibilità, solo questo, perché la mia vita senza di te non vale niente… niente …
STEFANIA (rientra. Sta indossando il cappotto) hai detto qualcosa?
CARLO non hai sentito?
STEFANIA no, scusa, ero nel guardaroba.
CARLO (con una forte delusione) ma come?... io… io…
STEFANIA devo andare.
CARLO (senza molta convinzione) non potresti aspettare ancora un...
STEFANIA non posso (prende la borsetta).
CARLO solo un secondo.
STEFANIA non posso proprio.
CARLO mezzo!
STEFANIA mi spiace.
CARLO ma è importante!
STEFANIA non posso! Davvero (si avvia all'uscita). 
CARLO allora vediamoci domani.
STEFANIA non ho tempo (si ferma) uh! la segreteria! (torna al tavolino, rimette a posto la cornetta del telefono e attiva la segreteria telefonica).
CARLO ma allora come faccio a dirti quello che...
STEFANIA non lo so… telefonami.
CARLO ma al telefono io non riesco a... 
STEFANIA (si avvia all'uscita) scusa, ma non so proprio che dirti. Quando esci tira il portone, mi raccomando.
CARLO (con una certa rassegnazione) aspetta...
STEFANIA mi dispiace... (si ferma sulla soglia, poi si gira e parla con molta amarezza) Carlo?
CARLO si?
STEFANIA forse… forse sei venuto troppo tardi (esce).
CARLO (per un po’ resta in piedi a fissare l'uscita) tardi? (poi torna sul divano, si siede, prende il telefonino e chiama. Squilla il telefono di casa per un paio di volte, poi si inserisce la segreteria telefonica).
STEFANIA (voce registrata) Salve. Se cercavate me il numero è giusto, ma in questo momento non sono in casa. Lasciate un messaggio dopo il segnale. Ciao ciao (si sente il segnale acustico).
CARLO ciao, Stefania, sono io. Sono ancora nel tuo appartamento. Forse ora che è tutto silenzioso riuscirò finalmente a dirti quello che volevo dire. Io... io ho capito che... (non termina la frase. Allontana la cornetta, molto scoraggiato. Ci pensa un po' su, poi la riporta alla bocca) no, forse hai ragione tu: sono venuto troppo tardi. E' stato solo un momento di sbandamento. Tu hai la tua vita, adesso, e io ho la mia, e dobbiamo andare ognuno per conto proprio, no?... Ormai le cose stanno così, quindi... beh, comunque sentiamoci, ogni tanto. Una telefonata fa sempre piacere... Ciao (riattacca).
Si abbassano le luci fino al buio.

RIPRESA DEL QUADRO PRIMO

Sale la musica. Al riaccendersi delle luci vengono illuminati di nuovo Vito e Chiara. Per un po’ li vediamo parlare contemporaneamente al telefono, come alla fine nel primo quadro, ma non capiamo quello che dicono. Poi si abbassano le luci su Chiara.
VITO (cerca di accendere una TV, in quinta, con un telecomando, ma non ci riesce) guarda, Cesare, ancora non ci credo che è un mese che stiamo insieme. Ti rendi conto? Una come lei con uno come me! A volte veramente le cose vanno il contrario di come pensi... ma perché non funziona questo cavolo di telecomando?… eh? Si, va tutto benissimo. E’ solo un po’ fastidioso il fatto che abbiamo orari di lavoro diversi. Però che ci vuoi fare? Ci adattiamo. In questo modo riusciamo a non litigare mai, che è la cosa più importante. (getta via il telecomando, imprecando tra sè) ma va’!... E’ così che bisogna fare per stare bene insieme. 
CHIARA con gli altri sapevo sempre che c’era qualcosa che non andava, ma con lui no. Quando stiamo insieme sento finalmente che non mi manca nulla. Sono sempre allegra, anche il lavoro mi sembra meno faticoso. Piuttosto, Franca, senti: per Natale vorrei fargli un bel regalo. Tu hai qualche idea?... beh, veramente non so bene che gusti ha. Dovrei trovare una cosa che gli piace di sicuro, però non... hai ragione! Come ho fatto a non pensarci prima? Ne sarà felicissimo.
VITO (in cappotto. E’ appena rientrato ed è molto deluso. In mano ha un libro ancora mezzo impacchettato con carta da regalo) mi ha regalato un libro di poesie! A me!… le ho detto che mi è piaciuto, è chiaro. Che volevi che le dicessi?... Ma no! Non potevo! Ti pare che mi metto a dirle la verità su tutte le stupidaggini che le ho detto prima di metterci insieme?... perchè adesso lei ha una fiducia cieca in me, non posso mica dirle di averle mentito… certo che lei mi dice tutto!
CHIARA no, questo proprio non glielo dirò… va bene, ma non è un problema così grave. Cioè, è vero, non facciamo sesso sfrenato, però non è che poi vada tanto male. E’ solo che è come se mancasse un po’ di - non so – entusiasmo. Insomma, all’inizio pensavo che anche in questo fosse molto timido, allora non gli dicevo niente per non intimidirlo ancora di più. Però adesso è passato un certo tempo e le cose non è che siano migliorate molto. C’è qualcosa che lo frena, mi sembra, ma non so dirti cosa… no, non ne abbiamo parlato. Il problema è proprio che lui non parla, non mi dice che pensa, che gli piace. Se ne sta lì, in silenzio, a pensare chissà cosa. Insomma, mi mette in imbarazzo.
VITO mi mette in imbarazzo, capisci? E’ proprio questo il problema. Si vede benissimo che non ne vuole parlare, si sente a disagio, non mi dice che le piace e io non so che pensare. Se ne sta lì ad aspettare. Ma dico io, che aspetti? Ti va o non ti va? E allora parla! Dimmi qualcosa! E invece niente. Devo essere sempre io a prendere l’iniziativa.
Luci su tutti e due.
CHIARA una volta tanto potrebbe prendere lui l’iniziativa.
VITO ma non dire stupidaggini, per favore. 
CHIARA saltami addosso e fai il tuo dovere!
Buio su Chiara.
VITO solo tu puoi dirmi di saltarle addosso e fare i miei comodi. Cosa sono, una bestia? Se lei non collabora non riesco nemmeno a carburare. Nessuno ci riuscirebbe. Tu ci riusciresti?... (sorpreso) ah!... beh, tu, Cesare, sei un caso a parte. Il problema è che lei è fatta così. E’ un mistero in tutto. A volte proprio non capisco di che si lamenti. Sembra che lo faccia apposta per contraddirmi. Dice che parliamo poco, allora le dico “parliamo” e lei mi dice che adesso non vuole più parlare.
CHIARA io gli dico che non parliamo mai e lui mi dice ”parliamo”, ma intanto pensa “che noia che è questa qui”. Glielo si legge in faccia! Ti pare un comportamento giusto, questo? Ci fosse una volta che pensi che potremmo fare una cosa bella, che so? Tipo una seratina speciale io e lui da soli. Mai!
VITO ho pensato a una seratina speciale io e lei da soli… non domani, per carità! Domani è San Valentino, e Chiara mi ha detto un sacco di volte che è una festa stupida, fatta solo per rubare soldi alla gente… ti dico che mi ha detto che non vuole nessun regalo, e se mi ha detto così vuol dire che davvero non ne vuole.
CHIARA non mi ha regalato niente, Franca! Neanche una rosa, un bigliettino, niente! Poteva almeno portarmi fuori a cenare: niente, neanche quello! Ha fatto come se San Valentino non fosse proprio esistito... che vuol dire, scusa? E’ vero che gli ho detto che non volevo che mi regalasse niente, ma non pensavo che lui veramente non mi avrebbe regalato niente... ma non è per il regalo, figurati. E’ che manca completamente di attenzioni per me. Non mi fa mai una sorpresa, niente.
VITO le ho fatto una sorpresa. Sai, ogni tanto alle donne bisogna fargliene perché ci tengono… eh si, sai, sono donne. E allora ieri ho pensato di portarla in un posto dove non era mai stata: siamo andati al Bowling!... no, non da soli. Con Dario e Peppe. Ci siamo divertiti. E’ rimasta molto contenta.
CHIARA mi sono annoiata a morte!... No, non tanto per il bowling. La cosa peggiore è stata passare la serata con i suoi amici: sono troppo rozzi. Non capisco perché Vito non li mandi a quel paese... no, per carità, non gliel’ho detto. Guai a toccargli i suoi amici, ci resterebbe malissimo. Però dovrebbe capirlo da solo che non li sopporto. Per fortuna i miei amici a lui sono simpatici.
VITO i suoi amici io non li sopporto e lei insiste a voler uscire con loro… no, a Chiara non gliel’ho mai detto, ci resterebbe malissimo. Ma ti pare giusto che alla fine gliela do sempre vinta? Facciamo sempre quello che dice lei... Ma si che le voglio bene! Le voglio un mondo di bene, e lei lo sa, glielo dico continuamente.
CHIARA non mi vuole più bene, lo so. Non me lo dice mai. E’ sempre silenzioso, mi risponde sempre male. Ma per chi mi ha presa? Per una che può trattare come vuole, che tanto resterà sempre qui ad aspettarlo? Oh! Se sto con lui è per essere felice, non per farmi il sangue acido... ma no, che gli dico? E poi deve essere lui a venire a parlare con me. No, guarda, se continua così Vito se ne può anche andare a quel paese!
VITO quale paese?… ah, si, ho capito. Va bene, non è lontano, ti ci posso accompagnare io… Chiara non si arrabbierà se non esco con lei, stai sicuro. E anche se si arrabbia non me ne importa nulla: mi sono stancato di sacrificare la mia vita alla sua. Guarda, ho capito una cosa: che per stare bene con una donna bisogna conservare sempre un certo distacco. Adesso che l’ho capito vedrai che le cose miglioreranno. 
CHIARA l’ho lasciato... si, non me la sono sentita di andare avanti dopo come quello che ha fatto: aveva promesso di accompagnarmi dal medico e invece se n’è andato con un suo amico non so dove e senza nemmeno dirmi niente. E poi ha avuto la faccia tosta di venire qui, a casa mia, come se fosse tutto normale. Allora gli ho detto di andarsene, che tra noi è finita, che non ne voglio più sapere di uno che non mantiene le promesse. E così l’ho lasciato.
VITO sono io che ho lasciato lei. Quando sono andato a casa sua e mi sono visto trattare in quel modo non ho retto più. E no, bella mia, no! Tutto, ma non questo! Non puoi dirmi che non mantengo le promesse! E poi basta con tutte queste storie. Mi sono proprio stancato! Anzi, dovevo lasciarla prima. Ma ora ho rimediato e abbiamo chiuso definitivamente… si, definitivamente. E sai una cosa?
CHIARA (sta facendo ginnastica) sto benissimo. Sto veramente benissimo. E’ già un mese che ci siamo lasciati, ormai, figurati se sto ancora a pensarci. Voglio dire, sono cose che succedono. Ho fatto uno sbaglio, va bene, ma chi non ne fa? Pensavo che lui fosse diverso e invece era come tutti gli altri. Per fortuna però ho rimediato in tempo. Adesso mi sono riappropriata di tutto quello che avevo perso, e credimi: da soli si sta meglio.
VITO (in mutande) da soli si sta meglio. Posso fare quello che voglio: mi va di ruttare? Rutto. Mi va di grattarmi? Mi gratto. Con lei invece dovevo controllarmi in tutto. Solo adesso sto di nuovo bene... perché non mi credi, scusa? Se ti dico che sto bene vuol dire che sto bene.
CHIARA non è vero, non sto per niente bene. Vito mi manca tantissimo. Mi mancano le sue battute idiote, mi mancano i suoi occhi, mi mancano le passeggiate che facevamo insieme. Sono stata una stupida. Avrei dovuto cercare di capirlo, cercare di parlare. Parlando si risolve tutto, vero? E io volevo farlo, mi credi? Volevo parlargli, volevo dirgli quanto gli volevo bene, ma non ne sono stata capace. Pensavo che dovesse essere lui a parlare per primo, come in una specie di gara in cui uno vince e l’altro perde. Che idiozia! Ma sai la cosa più assurda qual è? E’ che ancora non riesco a spiegarmi perché le cose siano andate così. Tutto sommato non c’era nessun problema serio, nessun motivo. Eppure adesso sono qui da sola.
VITO soli si sta male. Chiara mi manca molto. Il fatto è che le voglio veramente bene. Solo adesso l’ho capito. Che idiota che sono stato. In fondo ho sempre saputo di amarla, ma mi dicevo che potevo stare bene anche senza di lei. Non sopportavo l’idea di dipendere da un’altra persona. Che scemenze! Sono forse libero adesso che sto da solo? No. Sono solo e basta. Avrei dovuto parlarle, invece il mio orgoglio mi impediva perfino di litigare. Cioè, ci credi che io e lei non abbiamo mai litigato nemmeno una volta?... no, mai. Non sai adesso quanto vorrei che ci fossimo rotti le sedie sulla schiena, così almeno ci saremmo chiariti. E invece niente, solo musi lunghi. Che idiota! Se solo potessi ricominciare…
Luci su tutti e due.
CHIARA se solo potessimo ricominciare... 
VITO non rifarò mai più gli stessi errori.
CHIARA adesso ho imparato, sul serio.
VITO credi che dovrei chiamarla?
CHIARA credi davvero che dovrei chiamarlo?
Buio su Chiara.
VITO non lo so, non mi va che poi lei pensi che mi manca tanto. Ricomincerebbe a credere di poter tirare la corda fin dove vuole perché tanto non si spezzerà mai. Prima deve rendersi conto che anche lei ha sbagliato, anzi, che è soprattutto colpa sua se le cose sono andate male. Non posso chiamarla io per primo, Cesare. E poi se le mancassi veramente mi chiamerebbe, no? 
CHIARA non voglio chiamarlo. Non mi va che pensi che mi manca tanto. Se ne approfitterebbe, poi. Sai come sarebbe contento! Già lo vedo, tutto gonfio e superbo perché gli striscio ai piedi. No, Franca, non voglio che pensi questo. E’ lui che si è comportato male. E’ lui che deve chiamare. E poi se gli mancassi veramente mi chiamerebbe.
Luci su tutti e due.
VITO se mi vuole sa dove trovarmi.
CHIARA il mio numero ce l’ha. 
VITO io non la chiamo finché lei non mi chiama prima (riattacca).
CHIARA io non lo chiamerò finché lui non mi chiamerà (riattacca).
Restano tutti e due seduti, a guardare l’apparecchio in attesa che il telefono squilli. Le luci si abbassano lentamente fino al buio.

QUADRO TERZO

La scena è divisa in quattro parti, che corrispondono agli ambienti dei protagonisti. Da sinistra verso destra ci sono: la zona di Debora, quella di Dario, quella di Franca e quella di Cesare. In ciascuno degli ambienti c’è un telefono fisso, mentre il resto dell’arredamento sarà formato dal minimo indispensabile di oggetti, secondo la volontà del regista. La zona di Cesare è l’unica a prevedere espressamente la presenza di un letto (che può anche essere sostituito dal divano usato nel quadro secondo). I pochi oggetti che gli appartengono devono suggerire l’idea del disordine. Il telefono è per terra, accanto al letto, e c’è anche una abat-jour. I quattro ambienti verranno illuminati di volta in volta secondo le indicazioni delle didascalie.
All’inizio è buio. Si accendono le luci su Franca che telefona a Dario, il cui telefono squilla. 
DARIO (risponde) pronto?
FRANCA Dario?
DARIO Franca… ciao. Come va?
FRANCA tutto bene. E a te?
DARIO normale. 
FRANCA che stavi facendo?
DARIO niente di particolare: guardavo la Tv.
FRANCA cosa? 
DARIO un documentario sulle abitudini sessuali delle salamandre pezzate.
FRANCA (ironica) interessante.
DARIO si, hanno tutto un rituale prima dell’accoppiamento… E tu?
FRANCA no, io non ho nessun rituale.
DARIO (perplesso) eh?
FRANCA non facevo niente: mi annoiavo.
DARIO ah. Meglio le salamandre, allora.
FRANCA però mentre mi annoiavo pensavo.
DARIO a cosa?
FRANCA a che fare stasera.
DARIO non esci con Chiara?
FRANCA no, è con Vito.
DARIO sono tornati insieme?
FRANCA macchè! si devono restituire i regali… però sai che pensavo?
DARIO di Vito e Chiara?
FRANCA no, di stasera.
DARIO pensi molto, tu.
FRANCA ho questo vizio.
DARIO che pensavi?
FRANCA che potremmo uscire insieme.
DARIO io e te?
FRANCA si. Si potrebbe andare al cinema.
DARIO (non ne ha voglia) non lo so…
FRANCA o a mangiare una pizza.
DARIO non è questo…
FRANCA (delusa) se non ti va non importa.
DARIO mi andrebbe pure. E’ solo che…
FRANCA cosa?
DARIO ho un po’ da fare col lavoro…
FRANCA (poco convinta) ah, il lavoro.
DARIO si.
FRANCA non dovresti perder tempo con le salamandre pezzate, allora.
DARIO eh? (imbarazzato) si… (squillo dell’SMS sul telefonino di Franca, che lo legge) eh… hai ragione, infatti adesso chiudo e… 
FRANCA (lo interrompe, parlando tra sè) Debora.
DARIO cosa “Debora”?
FRANCA mi ha mandato un messaggio.
DARIO (con evidente interesse) è tornata?
FRANCA pare di si. 
DARIO ah… ma allora potremmo …
FRANCA (lo interrompe) usciremo insieme un’altra volta, va bene?
DARIO si, però pensavo… 
FRANCA (c. s.) ciao. 
Franca riattacca e chiama Debora, che viene illuminata. Intanto riattacca anche Dario, perplesso. Buio su di lui.
DEBORA (sta mangiando della cioccolata) pronto?
FRANCA allora? Com’è andata la vacanza? 
DEBORA quale vacanza?
FRANCA a casa dei tuoi.
DEBORA e la chiami vacanza? E’ una tortura. 
FRANCA esagerata!
DEBORA vorrei vedere te con una madre come la mia.
FRANCA perché ci vai, allora?
DEBORA perché se non vado io da lei, viene lei da me.
FRANCA ah, ecco. Stai mangiando?
DEBORA cioccolata. Ne ho comprata un po’ per stasera. Un chilo.
FRANCA un chilo? Fai una festa?
DEBORA no, è per me. Ho bisogno di dosi massicce per dimenticare mia madre.
FRANCA perché non vieni a casa mia?
DEBORA a mangiare la cioccolata?
FRANCA anche. 
DEBORA (non le va) non lo so... sono un po' stanca.
FRANCA appunto: cucino io per te.
DEBORA preferisco restare a casa. Scusa.
FRANCA (delusa) va bene, come vuoi.
Cala il buio su di loro. Si accendono le luci sui due uomini: Dario sta telefonando a Cesare, che invece è a letto e dorme, sommerso dalle coperte al punto da essere invisibile; è avvolto da una debole luce che rende appena visibile il tutto. Il telefono squilla, ma Cesare non risponde. Dopo un po' tira fuori dal letto un braccio, solleva la cornetta e riaggancia subito. Dario resta con la cornetta in mano, perplesso. Cala il buio. Si riaccendono le luci sulle donne. Sono ancora al telefono, nelle stesse posizioni di prima.
DEBORA tu che stavi facendo, invece? 
FRANCA niente. Ero al telefono con Dario.
DEBORA (con improvviso e evidente interesse) Dario?
FRANCA si.
DEBORA come sta?
FRANCA (evasiva) bene… ha da fare con le salamandre pezzate.
DEBORA con cosa?
FRANCA perde tempo.
DEBORA ah. (breve pausa) Sai, ripensandoci, credo che accetterò il tuo invito.
FRANCA davvero? (felice) sono contenta, ci divertiremo tantissimo, io e te da sole.
DEBORA perché non invitiamo anche Dario?
FRANCA (ci resta male) Dario? 
DEBORA visto che non ha niente da fare...
FRANCA ma questa è una serata solo tra donne.
DEBORA non necessariamente. Se lo invitiamo…
FRANCA (la interrompe, seccata) senti, dimmi la verità: a te Dario piace.
DEBORA ma no!... è un bel ragazzo, ma...
FRANCA è un bel ragazzo?
DEBORA non lo è?
FRANCA uhm… ce ne sono tanti come lui.
DEBORA e che aspetti a farmeli conoscere?
FRANCA (ironica) ah ah! Bella battuta.
Cala il buio. Si riaccendono le luci sugli uomini: il telefono di Cesare sta di nuovo squillando. Dario gli sta telefonando ma Cesare è ancora a letto, come nella scena precedente. Infine risponde.
CESARE (con voce impastata di sonno, imitando una segreteria telefonica) al momento non sono in casa. Se avete qualcosa di urgente da dirmi lasciate un messaggio al portiere del palazzo. Se non è niente di urgente, (con rabbia) perché mi chiamate? 
Cesare riattacca e si rimette a dormire. Dario resta di nuovo con la cornetta in mano, stupito. Cala il buio su tutti e due. Si riaccendono le luci sulle donne, che stanno proseguendo la conversazione precedente.
FRANCA io non capisco che ci trovi di interessante. 
DEBORA è simpatico.
FRANCA (scettica) mah...
DEBORA è un bravo ragazzo.
FRANCA insomma... 
DEBORA perché?
FRANCA fidati.
DEBORA ma dai!
FRANCA lo saprò com’è fatto, io che sono sua amica, no?
DEBORA ma se è così gentile!
FRANCA sembra.
DEBORA forse dovrei conoscerlo meglio.
FRANCA non ti fidi di me? 
DEBORA ma certo che…
FRANCA (la interrompe) non mi pare.
DEBORA è solo che non è detto che uno che non piace a te non debba piacere nemmeno a me. 
FRANCA non è questione di gusti.
DEBORA ma che ci perdo a chiamarlo?
FRANCA (con rabbia) e allora chiamalo e chiedigli di uscire!
DEBORA non ho il numero.
FRANCA te lo do io.
DEBORA (breve pausa) beh... non lo so. 
FRANCA e allora lo vedi che non sai nemmeno tu quello che vuoi!
DEBORA chiamarlo io… non so... 
FRANCA (dolcemente) senti, facciamo così: stasera ci vediamo io e te da sole, da buone amiche, e ne parliamo un po’. Va bene?
DEBORA beh… 
FRANCA e poi domani, se sarai ancora convinta, lo chiamerò io stessa. 
DEBORA uhm… ma si, va’. Facciamo così.
FRANCA oh, brava. (Felice) Vedrai come ci divertiremo, stasera. 
Cala il buio su loro due. Si riaccendono le luci su Dario che sta di nuovo telefonando a Cesare, che invece ha ripreso a dormire. Dopo qualche squillo risponde.
CESARE insomma, si può sapere chi è che rompe?
DARIO io.
CESARE non avevo dubbi.
DARIO dormivi?
CESARE (accende la luce dell’abat-jour e la scena si illumina) secondo te?
DARIO e non stare sempre a dormire! Hai passato due terzi della tua vita in un letto!
CESARE solo due terzi?
DARIO non ti bastano?
CESARE devo arrivare a quattro quinti.
DARIO che fai stasera?
CESARE dormo.
DARIO e dopo?
CESARE mangio. 
DARIO e dopo cena?
CESARE chi ha parlato di cena?
DARIO hai detto che mangi.
CESARE mi riferivo al pranzo: mi sveglio domani a mezzogiorno.
DARIO (guarda l’orologio) ma se sono le sei e mezzo!
CESARE sono molto stanco.
DARIO sai che è tornata Debora?
CESARE chi?
DARIO Debora! 
CESARE (senza alcun interesse) non mi dire! 
DARIO è tornata.
CESARE e mi hai svegliato per dirmi questo? Stavo facendo un sogno splendido: ero solo in una stanza con l’insegnante di matematica del liceo che mi spiegava le equazioni differenziali.
DARIO e che c’è di bello?
CESARE che l’insegnante era una bionda bellissima con due chilometri di gambe, e si stava spogliando. 
DARIO pensavo di chiederle di uscire.
CESARE alla bionda chilometrica?
DARIO ma no! A Debora.
CESARE tanti auguri.
DARIO potremmo organizzare un’uscita a quattro.
CESARE buona idea.
DARIO con Debora e Franca.
CESARE bene.
DARIO e il quarto sei tu.
CESARE (senza pensare) ottimo… (poi si rende conto, preoccupato) come, scusa?
DARIO ci divertiremo.
CESARE voi due!
DARIO anche tu.
CESARE sono troppo stanco per divertirmi.
DARIO dai, mi serve un quarto.
CESARE ti serve un cervello.
DARIO dai!
CESARE perché non uscite solo tu e lei?
DARIO la conosco appena.
CESARE e allora?
DARIO che le dico?
CESARE quello che hai detto alle altre. Le frasi sono sempre le stesse, cambiano solo i capelli.
DARIO che ti costa accompagnarmi?
CESARE non mi va di uscire.
DARIO e dai!
CESARE ho sonno.
DARIO per favore.
CESARE uffa… e va bene.
DARIO sei un amico.
CESARE ricordatelo quando ti chiederò un prestito.
Buio su tutti e due. Si accende la luce su Franca.
FRANCA (seccata) io, tu Cesare e Debora. Un bel quartetto, non c’è che dire. E com’è che hai cambiato idea così all’improvviso?
Luce su Dario.
DARIO mi andava di uscire noi quattro.
FRANCA ti andava di uscire con Debora!
DARIO ma no!
FRANCA ma si! In due settimane che te l’ho presentata non hai fatto altro che parlare di lei.
DARIO quando mai?
FRANCA ti piace. 
DARIO non è vero!… però, giacchè ci sei, perché non cerchi di capire se io piaccio a lei...
FRANCA (con rabbia) Dario!
DARIO beh? Che c’è di male? 
FRANCA senti, tu non la conosci. Debora è una brava ragazza, si, ma è anche lunatica, prepotente, vuole avere sempre ragione lei, non sai mai come accontentarla...
DARIO e che ha di diverso dalle altre?
FRANCA (sarcastica) a-ah! che simpatico!... E comunque stasera ha già un altro impegno.
DARIO (deluso) un impegno?
FRANCA si.
DARIO che impegno?
FRANCA non sono affari tuoi.
DARIO esce con qualcuno?
FRANCA non lo so.
DARIO e dai!
FRANCA che ti importa?
DARIO dimmelo.
FRANCA no.
DARIO e dai!
FRANCA ha da fare. Punto.
DARIO certo che quando ti ci metti… senti, facciamo così, allora: stasera andiamo a mangiare una pizza io e te da soli, così ne parliamo un po’. Ok?
FRANCA beh… ho un altro impegno.
DARIO ma se prima mi hai detto che non avevi niente da fare.
FRANCA prima! ma adesso ho un impegno.
DARIO e lo rimandi! Che vuoi che sia?
FRANCA che ne sai tu, che passi il tempo a guardare come si accoppiano le salamandre?
DARIO dai, su.
FRANCA ti ho detto che non …
DARIO offro io. 
FRANCA o-oh! Attenzione: un evento più raro di un’eclissi di sole! Assolutamente da non perdere!

Buio su tutti e due. Squilla io telefono di Cesare e si accendono deboli luci su di lui. Cesare è di nuovo nella posizione iniziale, sotto le coperte e quasi al buio. Con fatica accende l’abat-jour e risponde, di nuovo assonnato.
CESARE pronto?
Luce su Dario.
DARIO ti eri addormentato?
CESARE e la bionda aveva pure ricominciato a spogliarsi. Meglio della TV.
DARIO si, senti, per stasera…
CESARE (lo interrompe) si, si, ho capito. Adesso mi alzo. (esce dal letto di scatto e si mette a sedere sul bordo, in mutande e canottiera) fatto.
DARIO no, volevo dirti che non se ne fa niente.
CESARE come niente?
DARIO Debora ha già un impegno.
CESARE ma adesso mi hai svegliato, mi hai fatto uscire dalle coperte! Ho perso la bionda, il calore, tutto!
DARIO scusa, ma Franca mi ha detto che Debora è già impegnata, però non ha voluto dirmi se esce con qualcuno oppure…
CESARE buonanotte!
Cesare riattacca molto seccato. Buio su Dario. Cesare si infila sotto le coperte e spegne la luce, ma subito squilla di nuovo il suo telefono. Cesare riaccende la luce e risponde.
CESARE ma porca miseria! Vuoi lasciarmi tornare dalla bionda?
Luce su Debora, che in una mano ha la cornetta e nell’altra il telefonino.
DEBORA (un po’ in imbarazzo) Cesare?
CESARE (sorpreso) eh… Debora!
DEBORA ti ho disturbato, scusa, ma...
CESARE (imbarazzato) no, no, scusa tu! Nessun disturbo: la bionda è… una birra… non è che…
DEBORA scusami, davvero. E’ che volevo chiamare Dario ma non ho il suo numero. Potresti darmelo tu?
CESARE certo. 
Buio su tutti e due. Squilla il telefonino di Dario. Luce sulla sua zona, ma lui è fuori scena. Dario entra: si sta lavando i denti, ma risponde comunque, con la bocca impastata.
DARIO pronto?
Luce su Debora, che gli sta telefonando con il fisso.
DEBORA Dario? 
Dario riconosce la voce e sussulta. Vorrebbe sputare ma non sa dove. Si guarda intorno in fretta, in preda al panico.
DEBORA Dario, ci sei?
DARIO (afferra un posacenere e ci sputa dentro) si, si, ci sono, ci sono.
DEBORA (perplessa) ti disturbo, forse?
DARIO eh… no, no, è solo che ero un po’… (cambia discorso) che piacere sentirti! 
DEBORA si?
DARIO si. Prima parlavo proprio di te con Cesare…
DEBORA ah si?
DARIO si. E… ci chiedevamo… chissà che fa Debora stasera.
DEBORA tu e Cesare?
DARIO si… più io, per la verità… cioè, mi chiedevo se ti andrebbe di uscire con me.
DEBORA (felice) stasera?
DARIO si. Ti va?
DEBORA ma certo che mi va!
DARIO (felice e sorpreso) sei libera?
DEBORA si… Cioè, no. Ho un impegno...
DARIO (deluso) ah.
DEBORA ma lo posso spostare.
DARIO (di nuovo felice) davvero?
DEBORA si.
DARIO allora non era un impegno importante? Voglio dire …
DEBORA no, no. Assolutamente.
DARIO grande! Sono contentissimo. (squilla il telefonino di Debora). Io credevo che tu…
DEBORA scusa, il telefonino. Aspetta un secondo che gli dico di … 
DARIO no, no, fai pure. Passo stasera alle otto a casa tua. Va bene?
DEBORA benissimo. A stasera, allora. Ciao.
Dario riattacca. Buio su di lui. Debora risponde al telefonino.
DEBORA pronto?
Luce su Franca.
FRANCA com’è che non rispondevi? Avevi la bocca piena di cioccolata?
DEBORA no, ero… (con una certa difficoltà) senti, devo dirti una cosa: per quanto riguarda stasera…
FRANCA ah, no, per stasera scusa, ma dobbiamo rimandare.
DEBORA (stupita) rimandare?
FRANCA si. Lo so che ti dispiace, ma sai, un impegno dell’ultimo momento. Proprio non potevo spostarlo.
DEBORA (allegra, sorride) ma tu pensa! Stavo per dirti la stessa cosa. 
FRANCA (ride) ma no! Davvero?
DEBORA (continuando a ridere) si! Anch’io non potevo più.
FRANCA (c.s.) che cosa assurda! 
DEBORA (c. s.) vero?
FRANCA (c. s.) si… e che impegno era?
DEBORA esco con Dario.
FRANCA (smette di colpo di ridere) come, scusa?
DEBORA e devo ringraziare te, perchè ho seguito il tuo consiglio: l’ho chiamato e lui mi ha chiesto di uscire. Così! Sei contenta?
FRANCA (con molto sforzo) contentissima.
Buio sulle donne. Squilla il telefono di Cesare, luce su di lui che è di nuovo a letto, sotto le coperte e al buio. Risponde, sempre più nervoso.
CESARE chi è che rompe, ancora?
Luce su Dario. 
DARIO io e Debora usciamo insieme, stasera!
CESARE ma tu conosci solo il mio numero?
DARIO sei contento?
CESARE (c. s.) contentissimo… (improvvisamente preoccupato) oh, uscite soli, vero?
DARIO solissimi.
CESARE (sollevato) ottimo.
DARIO le ho chiesto se le andava di uscire con me e lei ha detto subito si.
CESARE e l’impegno che aveva?
DARIO che impegno?
CESARE quello che ti aveva detto Franca.
DARIO (si dà una manata sulla fronte) Franca!
CESARE che c’è?
DARIO le avevo dato appuntamento per stasera.
CESARE non te ne bastava una?
DARIO e adesso come faccio?
CESARE esci con tutte due.
DARIO sai come ci resta male adesso che le do buca?
CESARE non le vorrai mica dire la verità?
DARIO no?
CESARE certo che no! Dille una balla.
DARIO non sono bravo, mi confondo.
CESARE almeno un messaggio lo sai scrivere?
DARIO si, ma non mi sembra molto corretto.
CESARE chi sei, Babbo Natale? 
DARIO e che le scrivo?
CESARE che ne so? Una cosa qualunque… che stai male.
DARIO e che malattia?
CESARE ma che ne so? La pertosse, la scarlattina, il vaiolo, la peste! Quello che vuoi! Basta che mi lasci in pace!
Buio su tutti e due. Luce su Franca. Il suo telefonino riceve un SMS, lei lo legge.
FRANCA “scusa, non posso più uscire. Ho avuto un tremendo colpo della strega. Sono piegato a 45 gradi. Posso solo allacciarmi le scarpe. Ciao”… che bastardo!…
Buio su Franca. Luce su Dario, che sta scegliendo quale camicia indossare per la serata. Il suo telefonino riceve un SMS di risposta, lui lo legge.
DARIO “mi dispiace per il tuo colpo improvviso, come una pugnalata alle spalle. Riguardati, a volte questi colpi portano danni permanenti” – (gesto delle corna) tieh!
Buio su di lui. Squilla il telefono di Cesare, luce sulla sua zona. Il letto è vuoto, Cesare entra in scena, in mutande e scalzo: ha in una mano un bicchiere colmo di latte e nell’altra un piatto con una fetta di dolce e una forchetta.
CESARE un momento!
Con difficoltà posa a terra accanto al telefono solo il bicchiere di latte, stando molto attento a non rovesciarlo, poi risponde.
CESARE ma si può sapere che avete tutti da chiamare, oggi? 
Luce su Franca.
FRANCA Cesare? 
CESARE (si calma, un po’ imbarazzato) ah, Franca.
FRANCA ti disturbo?
CESARE noooo! Sto solo ricevendo una telefonata al minuto, non riesco a dormire, non riesco a bere un bicchiere di latte, ma che fa? Dimmi pure (durante il dialogo incastra la cornetta tra spalla e orecchio e prende di nuovo in mano il bicchiere di latte, posando il piatto con la fetta di dolce sulle gambe).
FRANCA tu stai bene?
CESARE come?
FRANCA nessun colpo della strega?
CESARE che cavolo dici?
FRANCA niente. Che fai, stasera?
CESARE stacco il telefono.
FRANCA e poi?
CESARE dormo. Devo arrivare a quattro quinti.
FRANCA come?
CESARE lascia perdere.
FRANCA ti andrebbe di accompagnarmi al cinema?
CESARE se devo dormire preferisco farlo senza dover pagare.
FRANCA (delusa e arrabbiata) Insomma tutti occupati stasera, eh? Che begli amici! Quando non avete niente da fare tutti a cercare me, ma ogni volta che sono io a cercare voi siete sempre super-impegnati.
CESARE oh, calma. Che ti piglia?
FRANCA (si calma) si, scusa, hai ragione… E’ solo che volevo uscire con Debora, stasera, ma lei esce già con uno...
CESARE Buonanotte.
FRANCA (di fretta) prima però doveva uscire con un altro!
CESARE (con un sussulto di improvviso interesse) che cosa? (la notizia gli fa fare un movimento brusco che gli fa scivolare la cornetta dalla spalla che, a sua volta, gli provoca una reazione istintiva delle braccia che gli fa rovesciare il latte che, infine, lo spinge ad alzarsi di scatto facendogli rovesciare per terra il piatto). Porca di quella maledetta!... 
FRANCA Cesare? Che fai?
CESARE porcaccia miseria! (riprende la cornetta) Guarda che casino!
FRANCA che è successo?
CESARE un casino. Che cos’è questa storia di Debora? (intanto cerca di sistemare il danno, accantonando tutto da una parte).
FRANCA niente. Ha dato buca uno per uscire con un altro. Ma non c’è niente di strano, lei fa sempre così. Ne cambia uno a settimana.
CESARE ah! Come io i calzini.
FRANCA si diverte.
CESARE tantissimo.
FRANCA e fa tutto di nascosto. Nessuno di quelli con cui esce sa che lei si vede anche con degli altri.
CESARE e come fa?
FRANCA usa sempre la stessa scusa: a quello che scarica dice sempre che per quella sera ha organizzato una cenetta a casa mia.
CESARE a casa tua?
FRANCA io e lei da sole. E io, stupida, che le copro sempre le spalle.
CESARE non ci posso credere.
FRANCA voleva uscirci anche Dario, ma gli ho consigliato di lasciar perdere.
CESARE meno male che ti ha dato ascolto!
Buio su Cesare e Franca. Luce su Dario, che si sta spogliando per andare a fare la doccia. Squilla il suo telefonino e risponde.
DARIO Pronto?
Luce su Cesare.
CESARE Dario, mi ha chiamato Franca e…
DARIO (lo interrompe) tutto a posto: se l’è bevuta.
CESARE si, si, non c’entra. Mi ha dato una brutta notizia.
DARIO si è innamorata di te?
CESARE si, si, scherza, tu: sai qual era l’impegno che aveva Debora per stasera?
DARIO quale?
CESARE doveva uscire con un altro.
DARIO che cosa?
CESARE ma non era questa la brutta notizia.
DARIO questa era bella?
CESARE no, ma questa è più brutta: a quanto pare lei è una che va con tutti.
DARIO come con tutti?
CESARE con tutti!... E adesso mi spiego anche perché usciva con te.
DARIO non può essere.
CESARE e dice un sacco di balle.
DARIO per favore!
CESARE ma se me lo ha detto Franca, che è la sua migliore amica!
DARIO non ci credo.
CESARE e allora chiama Debora e vedi.
DARIO e che le dico? Scusa, è vero che sei un po’ ninfomane?
CESARE ma no! Franca mi ha detto che la scusa che inventa è sempre la stessa. Tu chiedile che impegno aveva per stasera e se lei ti dice che doveva andare a cena a casa di Franca, allora è tutto vero.
Buio su tutti e due. Luce su Debora, al telefono.
DEBORA dovevo andare a cena a casa di Franca.
Luce su Dario. 
DARIO (molto deluso) tu e lei da sole?
DEBORA io e lei da sole.
DARIO allora è tutto vero!
DEBORA cosa?
DARIO (con rabbia) altro che cena da Franca!
DEBORA come?
DARIO stasera dovevi uscire con un altro!
DEBORA che cosa?
DARIO ma alla fine hai deciso di uscire con me.
DEBORA ma Dario, che dici?
DARIO ti stuzzicava di più, vero? Perché io sono nuovo nella tua collezione!
DEBORA collezione?
DARIO e che hai detto a quell’altro? 
DEBORA quale altro? 
DARIO le stesse balle che hai detto a me?
DEBORA che balle?
DARIO lui ti aveva già annoiata? 
DEBORA ma Dario, io… 
DARIO con me hai chiuso. Basta! Kaputt! (riattacca e va al buio).
DEBORA no, Dario, aspetta… Dario!... 
Buio su Debora e Dario. Luce su Cesare, che è di nuovo in piedi e scalzo dietro al letto e vi si dirige con attenzione, perché ha di nuovo in una mano un bicchiere colmo di latte e nell’altra un piatto con una fetta di torta. Squilla il suo telefono.
CESARE e no, eh! No! Allora ditelo che lo fate apposta! Ditelo! (questa volta posa a terra sia il piatto che il bicchiere e risponde) Pronto?
Luce su Franca.
FRANCA Cesare, scusa, ma…
CESARE Franca! Si può sapere che c’è ancora? (resta dietro alla roba posata per terra, ai suoi piedi).
FRANCA (pentita) scusa, ma ripensavo a quello che ti ho detto prima. Non dirlo a Dario perché…
CESARE gliel’ho già detto.
FRANCA di già?... Oddio! E che gli hai detto?
CESARE quello che mi hai detto tu, Frà. Che dovevo dirgli?
FRANCA (tra sé) che guaio… ma perché glielo hai detto?
CESARE senti, tu non sai come stanno le cose: (si gira di lato) Dario stasera doveva uscire con Debora, però aveva già dato appuntamento a te e allora ti ha detto una balla perché non voleva… 
FRANCA (intanto squilla il suo telefonino. Lei lo prende, guarda il display e nterrompe Cesare) si, si, va bene. Comunque tu e Dario siete dei perfetti imbecilli! (riattacca e va in buio).
CESARE che cosa? (fa uno scatto di lato, dimenticandosi della roba posata a terra, finendoci esattamente con i piedi sopra. Solleva il piede con lentezza e lo osserva) ma che ho fatto di male?... che ho fatto di male? 
Buio. Luce su Debora e Franca. Franca sta usando il telefono fisso.
DEBORA mi ha detto un sacco di… di cose che… mi ha detto che stasera dovevo uscire con un altro! 
FRANCA e tu? non gli avrai detto mica che dovevi venire a casa mia?
DEBORA si
FRANCA io e te da sole? 
DEBORA si. 
FRANCA no! Ma perché gli hai detto così?
DEBORA come perché? è la verità.
FRANCA non potevi dirgli un’altra cosa? 
DEBORA ma Franca…
FRANCA una cosa qualunque. Tutto, tranne che questo.
Buio su di loro. Luce su Cesare, che però è fuori scena. Il suo telefono squilla. Accanto al letto, per terra, ci sono ancora i piatti e i bicchieri.
CESARE (fuori scena, ad alta voce) sono al bagno! a pulirmi i piedi! 
Buio. Si riaccendono le luci sulle ragazze. 
DEBORA mi ha detto che faccio collezione di uomini, che l’ho preso in giro, che non vuole più vedermi… 
FRANCA è colpa mia, Debbi. E’ tutta colpa mia … 
DEBORA che c’entri tu?
FRANCA (in difficoltà) beh… perché… perchè dovevo tenerti lontana da lui.
DEBORA no, no. Qui mi sa che qualcuno è andato a raccontargli chissà cosa e…
FRANCA ma no! Che vai a pensare? Chi vuoi che si metta a fare queste cose?
Buio su di loro. Luce su Cesare, che è ancora fuori scena. Il suo telefono squilla e lui rientra in scena in fretta, con ancora in mano un piccolo asciugamano, e risponde.
CESARE posso restare almeno cinque minuti al bagno senza essere disturbato da nessuno? 
Luce su Dario.
DARIO è tutto vero.
CESARE e soprattutto da te.
DARIO Debora ha usato proprio la scusa che avevi detto tu.
CESARE visto? Franca diceva la verità.
DARIO si.
CESARE mi ha appena chiamato. Era un po’ incazzata che non aveva nessuno con cui uscire stasera.
DARIO meno male che non sa che le ho detto una balla.
CESARE (imbarazzato) eh… già…
DARIO (sospettoso) tu non le hai detto niente, vero?
CESARE no, ma… lo ha capito da sola e….
DARIO (con rabbia) glielo hai detto!
CESARE non ti preoccupare.
DARIO ti avevo detto di non dirglielo!
CESARE non c’è problema!
DARIO che figura! devo assolutamente chiamarla.
CESARE (spazientito) si! Chiamala! Fai come ti pare, purchè mi lasci in pace!
Buio su tutti e due. Luce su Franca e Debora.
DEBORA ti prego, aiutami.
FRANCA che devo fare?
DEBORA telefona a Dario. Cerca di capire che è successo. Voi due siete molto amici, forse a te… (squilla il telefonino di Franca).
FRANCA il telefonino. Un secondo (Legge sul display il nome di Dario) E’ Dario!
DEBORA Dario?
FRANCA si. 
DEBORA digli la verità!
FRANCA si, si. 
DEBORA spiegagli tutto.
FRANCA ti richiamo io più tardi.
DEBORA chiedigli che è successo. 
FRANCA va bene, si.
DEBORA digli che io e te …
FRANCA (la interrompe) Debora, se non ci salutiamo non riuscirò a dirgli proprio niente.
DEBORA hai ragione. Scusa.
FRANCA ti chiamo io. Ciao (risponde). Dario? 
Buio su Debora, che riattacca. Luce su Dario.
DARIO senti, mi dispiace davvero, però credimi: io non ti avevo detto di me e Debora perché non volevo che ci rimanessi male.
FRANCA e perché dovevo restarci male?
DARIO beh… non so, mi era sembrato che a te non facesse piacere che io e lei…
FRANCA a me? E che c’entro io? Voi siete miei amici, siete liberi di fare quello che vi pare.
DARIO lo so, sono stato uno stupido.
FRANCA non ci si comporta così.
DARIO però nemmeno tu mi avevi detto com’era Debora.
FRANCA ti avevo detto di lasciarla perdere.
DARIO ma non mi avevi detto perché.
FRANCA beh… non era il caso. 
DARIO capisco… senti, hai parlato con lei dopo che le ho parlato io?
FRANCA si, poco fa.
DARIO e che t’ha detto?
FRANCA beh, che… sai, dovevo parlare con te per… beh…
DARIO per dirmi che stasera dovevate vedervi tu e lei a casa tua.
FRANCA si, ma…
DARIO ti ha chiesto di coprirle le spalle!
FRANCA ma no!... 
DARIO disonesta fino all’ultimo!
FRANCA non è come credi. Lei non… (squilla il telefono) il telefono. Scusa un secondo. 
Franca risponde. Luce su Debora. 
DEBORA allora?
FRANCA (a bassa voce, cercando di non farsi sentire da Dario) Debbi! sono ancora al telefono! Dammi il tempo.
DEBORA si, ma che ti ha detto?
FRANCA stiamo ancora parlando.
DEBORA ma che ti ha detto?
FRANCA ma ancora non abbiamo…
DEBORA ti prego!
FRANCA uff… aspetta un secondo. (al telefonino) Dario?
DARIO è Debora?
FRANCA si.
DARIO vuole sapere se sei riuscita a convincermi.
FRANCA no, lei…
DARIO dille che abbiamo chiuso. Che è finita! E che se deve dirmi qualcosa me lo dica di persona, senza mettere in mezzo le mie amiche.
Dario riattacca. Buio su di lui. Franca riattacca il telefonino e prende la cornetta. 
FRANCA ha detto che avete chiuso e che se devi dirgli qualcosa glielo devi dire di persona, senza mettere in mezzo le sue amiche. Cioè io.
DEBORA ti ha detto così?
FRANCA si.
DEBORA che bastardo!
FRANCA non so, però forse aveva un atro appuntamento e...
DEBORA con un’altra?
FRANCA no…
DEBORA te lo ha detto lui?
FRANCA no, no… è solo un dubbio mio.
DEBORA è così, allora!
FRANCA no, aspetta, non…
DEBORA lui stava già con un’altra e si è inventato una scusa per scaricarmi.
FRANCA ma no! Che vai a pensare! 
DEBORA e tu lo sai e non me lo vuoi dire.
FRANCA che ti viene in mente?
DEBORA perché non me lo vuoi dire?
FRANCA perché non so niente!
DEBORA ma si, non me lo dire, tanto ho già capito. 
FRANCA non so niente, ti dico! E comunque che ti frega di lui? Lo conosci appena, lascialo perdere.
DEBORA no, non lo lascio perdere. Ti faccio vedere io se lo lascio perdere!
Debora riattacca e va in buio.
FRANCA Debora, aspetta… Debora… 
Buio su di lei. Luce su Dario.
DARIO certo che hai una faccia tosta come poche! Ci vuole un bel coraggio a dirmi che il bugiardo sarei io.
Luce su Debora.
DEBORA volevi solo prenderti gioco di me!
DARIO io?
DEBORA dì la verità: stasera dovevi uscire con un’altra.
DARIO è vero, ma quest’altra era…
DEBORA e lo ammetti pure?
DARIO che c’è di male? Dovevo uscire con…
DEBORA non hai vergogna?
DARIO di cosa?
DEBORA nemmeno un po’?
DARIO non sono io quello che chiede agli amici di mentire!
DEBORA che significa?
DARIO che hai chiesto a Franca di dirmi che stasera dovevate cenare da sole a casa sua.
DEBORA è la verità!
DARIO la verità è che sei solo una… 
DEBORA non ti permettere!
DARIO ma vattene, va! Non posso stare qui a perdere il mio tempo con te.
DEBORA io perdo il mio tempo! non mi chiamare più! (riattacca e va in buio).
DARIO ma chi ti vuole! (riattacca)
Buio su Dario. Luce su Cesare, che ha pulito alla meglio e si sta infilando sotto le coperte. I piatti e i bicchieri sono spariti. Spegne la luce dell’abat-jour e subito squilla il telefono: è disperato, ma anche rassegnato. Accende la luce e risponde.
CESARE (con molta rabbia e molto velocemente) senti, chiunque tu sia, ho appena finito di pulire il casino che ho combinato per colpa di queste maledette telefonate e mi ero appena infilato sotto le coperte, perciò prega di avere qualcosa di veramente importante da dirmi! A meno che tu non sia Dario, nel qual caso è meglio che riattacchi immediatamente! Allora?
Luce su Debora. 
DEBORA da te mi aspettavo un comportamento diverso.
CESARE Debora?
DEBORA sapevi che Dario era quello che era e non mi hai detto niente! 
CESARE di che cavolo parli?
DEBORA Franca mi ha detto tutto.
CESARE tutto che?
DEBORA la verità.
CESARE Franca l’ha già detta a me, la verità.
DEBORA stai dicendo che sono una bugiarda?
CESARE no, ma attenta al naso, che potresti accecarmi, da dove sei.
DEBORA ho capito: tu sei uguale a Dario. Con me hai chiuso!
CESARE e sai che perdita! 
Debora riattacca e va in buio. Cesare riattacca e spegna la luce, ma appena la spegne squilla di nuovo il telefono e la riaccende. Risponde seccatissimo.
CESARE pronto?
Luce su Dario.
DARIO Cesare? 
CESARE (lo interrompe, con molta rabbia) perché continui a chiamarmi? Perché?
DARIO mi ha chiamato Debora.
CESARE anche a me. E si è messa a insultare.
DARIO me?
CESARE questo ci poteva pure stare. No, ha insultato me.
DARIO ma va? E che ti ha detto?
CESARE che io e te siamo uguali.
DARIO è pazza.
CESARE sono d’accordo.
DARIO a me ha detto che sono un…
CESARE (lo interrompe con rabbia) non lo voglio sapere che ti ha detto! Voglio solo dormire, non dico tanto, almeno mezz’ora! 
DARIO non ti arrabbiare.
CESARE ti sembro arrabbiato? Non sono arrabbiato! Voglio solo che mi lasciate in pace! Tutti! E soprattutto tu! 
Cesare riattacca con rabbia. Buio su loro due. Luce su Franca e Debora, che stanno parlando al telefonino. 
DEBORA l’ho mandato a quel paese!
FRANCA oddio! 
DEBORA lui e pure il suo amico.
FRANCA pure Cesare hai chiamato?
DEBORA si!
FRANCA ma che c’entrava Cesare?
DEBORA gli ho detto quello che si meritava. Dopo come si è comportato si permette anche di insultarmi.
FRANCA Cesare?
DEBORA Dario!
FRANCA che ti ha detto?
DEBORA a me nessuno mi può trattare così, perché io sono una che… sono una che… sono una… (piange) sono una stupida...
FRANCA Debbi!
DEBORA sono una stupida!
FRANCA non fare così, dai... stai piangendo per Dario! Non ne vale la pena.
DEBORA sono così stupida!
FRANCA capita di fare degli errori.
DEBORA a me capita sempre! Perché sono una cretina!
FRANCA ma dai, non dire così. Tu sei una ragazza fantastica.
DEBORA come no?
FRANCA hai un sacco di qualità. Lo dicono tutti.
DEBORA non è vero.
FRANCA si che è vero. Tu sei una ragazza splendida. Tra me e te i ragazzi preferiscono molto di più te.
DEBORA solo quelli come Dario.
FRANCA (sincera) tutti preferiscono te, perché sei simpatica a tutti, e sei molto più bella di me, e quando ci sei tu mi ignorano sempre.
DEBORA lo dici solo per tirarmi su il morale.
FRANCA non te lo direi mai se non fosse la verità.
DEBORA sul serio?
FRANCA sapessi quante volte ci sono rimasta male per causa tua.
DEBORA per causa mia?
FRANCA si, perché a te andava sempre tutto bene e a me, per quanto mi sforzassi, sempre tutto male.
DEBORA davvero?
FRANCA (con sforzo) sapessi quanto ti invidio, in certi momenti. 
DEBORA (stupita) io… come fai a invidiare me?
FRANCA (con molta amarezza) tu hai quello che io non potrò mai avere.
DEBORA io?
FRANCA e non ci posso fare niente… (breve pausa, poi squilla il telefono). Il telefono! Aspetta che gli dico…
DEBORA no, no, rispondi pure. Io ho bisogno di ridarmi un attimo una sistemata.
FRANCA beh, allora ti richiamo io fra poco.
DEBORA ciao.
Debora riattacca e va in buio. Luce su Dario che telefona a Franca. Franca risponde al telefono.
FRANCA pronto?
DARIO mi ha detto che ero io quello che volevo prenderla in giro! Ci credi?
FRANCA beh, sai… dal suo punto di vista… 
DARIO che c’entrano i punti di vista? s’è messa a insultarmi. 
FRANCA sai, la rabbia…
DARIO se c’è uno che deve essere arrabbiato sono io.
FRANCA anche a lei dispiace che le cose siano andate così.
DARIO prima mi prende in giro e poi le dispiace?
FRANCA ma lei non ti ha preso in giro…
DARIO senti, non la difendere, per favore. Lo so che sei sua amica, ma quando una sbaglia sbaglia. 
FRANCA si, ma lei… cioè, la verità è che…
DARIO la verità è che bisogna sempre stare attenti alle persone che frequenti.
FRANCA Dario, fammi parlare…
DARIO (la interrompe) e non lo merita. Dovrebbe ringraziarti.
FRANCA (imbarazzata) eh… si…
DARIO ma per quello che mi riguarda abbiamo chiuso.
FRANCA ascoltami un momento…
DARIO (c. s.) non ne voglio sentire più parlare. Basta. Voglio stare solo con le persone di cui posso fidarmi davvero. Come te. 
FRANCA eh… già.
DARIO ah, cos’è che volevi dirmi?
FRANCA ah… no, niente.
DARIO senti, ti andrebbe ancora di uscire con me, stasera? 
FRANCA ecco…
DARIO non mi va di stare solo: andiamo a divertirci. Eh?
FRANCA no, è che… scusa, ma vorrei andare a tenere un po’ di compagnia a… a mia madre e allora...
DARIO ah… beh, non importa. Me ne starò a casa, mi riposo. Sarà per la prossima volta.
FRANCA ok. Allora…
DARIO Franca?
FRANCA si?
DARIO sei un’amica.
FRANCA beh…
DARIO no, davvero. Sei un’amica.
FRANCA ciao.
DARIO ciao.
Dario riattacca e cala il buio su di lui. Anche Franca riattacca e richiama Debora, su cui si accendono le luci. Debora risponde: ha asciugato le lacrime.
DEBORA Franca?
FRANCA come va?
DEBORA meglio. Scusa per prima: mi sono comportata da ragazzina tredicenne.
FRANCA figurati. Senti, quell’invito a cena a casa mia è ancora valido. Se ti va…
DEBORA no, scusa, ma ho bisogno di stare un po’ da sola.
FRANCA allora vengo io da te. Ti faccio compagnia.
DEBORA no, davvero, preferisco stare sola.
FRANCA guarda che a me fa piacere…
DEBORA no, no, credimi, è meglio così. Scusa.
FRANCA beh… come vuoi.
DEBORA allora ci sentiamo domani. 
FRANCA ciao.
DEBORA ah, Franca?
FRANCA si?
DEBORA grazie.
FRANCA e di che?
DEBORA sei una vera amica. Se non ci fossi stata tu chissà come sarebbe andata a finire.
FRANCA (sorride) chissà… Ciao.
DEBORA ciao.
Riattaccano entrambe e cala il buio. 
Squilla il telefono di Cesare, che viene illuminato. E’ a letto, sotto le coperte, e ha ripreso a dormire. Il telefono lo sveglia, si alza di scatto, scende dal letto, afferra il telefono e lo butta via, fuori scena, poi si infila di nuovo sotto le coperte, tutto senza pronunciare una parola. Si sente il segnale della linea che è caduta. Buio su Cesare. Il segnale si spegne lentamente.


FINE