TUTTO IN PAPPA


Monologo
di

Mario Alessandro Paolelli

Copione protetto S.I.A.E.

Buio. La luce si alza lentamente fino ad arrivare ad un mezzo piazzato creando un po’ d’atmosfera. Sull’estrema sinistra Davide, vestito di tutto punto: giacca, cravatta, camicia, pantaloni e belle scarpe. Sempre nella parte sinistra ma già un po’ più verso il centro del palcoscenico, si distinguono un letto, con lenzuola e cuscino (sotto il cuscino un pigiama), una scrivania (con sopra qualche foglio, un libro, un portapenne con qualche penna dentro) con una sedia accanto. Nella parte destra, da sola rispetto al resto, una sedia ‘da sala d’aspetto’. 
Davide, mentre parla, passeggia nervosamente sempre restando sulla sinistra del palcoscenico, senza ‘entrare’ nell’area dove vi sono il letto e la scrivania. La luce è sempre bassa.

DAVIDE Tutto in pappa.. è andato a finire tutto in pappa… ma come è potuto succedere? Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione, porcaccia la miseria! Tanto va a finire che la colpa è mia, vedrai se non è così! Eppure deve esserci stato un ‘inizio’, un momento preciso in cui ha cominciato ad andare tutto in pappa… ma quando? Quella mattina forse? (ora Davide comincia a spogliarsi, si toglie camicia, cravatta –ma lasciando il nodo fatto-, giacca, pantaloni e scarpe: alla fine della battuta resterà in t-shirt e boxer) Certo, perché no? Come ho fatto a non pensarci subito? Come posso dimenticarmela… se non sbaglio avevo circa diciotto anni, ero a letto… saranno state le sei, le sei e mezza del mattino… e non era stata certo una bella nottata…

Davide si sistema sul letto, con qualche cuscino dietro la schiena, continuando a parlare. Luce piena sulla zona del letto; la parte della sedia singola resta in ombra. 


DAVIDE Lo ricordo come fosse ieri. Ero qui, nel mio letto, che dormivo, reduce da una notte piena di incubi, quasi ad annunciare quello che sarebbe successo. La casa era già sveglia e il profumo di caffè non era nell’aria perché nessuno lo aveva ancora fatto, ma nel mio dormiveglia ‘sentivo’ che era giorno e il profumo del caffè ci sarebbe stato benissimo. Così cominciai a sognare proprio quello. Sognavo questo profumo che mi entrava nelle narici invadendo la mia fase REM e all’improvviso cominciai a dividermi tra due sogni: da una parte sono in Brasile e dall’altra sono accanto a Pippo Baudo nella pubblicità del caffè Kimbo. Che tristezza… l’unica consolazione erano le ballerine Oba-oba che stavano sia nel sogno del Brasile sia nel sogno di Pippo Baudo. Generalmente mio padre a quell’ora accende la televisione, in attesa di sentire le prime notizie del telegiornale. Il problema è che tiene il volume troppo alto cosicché tutti debbono sentire, volenti o no, quelle notizie. Era agghiacciante alzarsi con la musica di ‘Uno Mattina’ nelle orecchie… Ma io avevo si e no dormito quattro ore, ero nelle braccia delle mie Oba-oba e non avevo alcuna intenzione di svegliarmi. (si sdraia) E’ caduto… ora stavo correndo per le spiagge di Rio. Inseguito da un mucchio di splendide ragazze in monokini, sentivo la sabbia sotto i miei piedi, il calore del sole, il rumore del mare e pensavo a quale di quelle ragazze avrei concesso i miei favori… è caduto. No, Pippo, no! Quella frase non la puoi dire così! Le battute vanno dette con più enfasi! Non guardare i culi delle ballerine, guarda la telecamera e cerca di pensare solo al caffè… è caduto… ora sono in pieno carnevale, ballo insieme a quelle fantastiche ballerine… è caduto… ma cosa è caduto? Lasciatemi in pace, lasciatemi dormire!… E’ caduto… non voglio, non… è la televisione! E’ caduto? No… non può essere! Sarà il sogno… è caduto… apro gli occhi! Ho sonno, muoio di sonno, ma mi alzo. (si alza dal letto e va verso la parte destra del palcoscenico, senza sconfinare là dove c’è la sedia, come se ci fosse la porta aperta della stanza) Non può essere, non deve essere! Corro a piedi scalzi verso la porta della mia camera e sento la televisione. Non deve essere accaduto, non ora, non oggi! …Sono qui, inerme… solo… è caduto. (cade sulle ginocchia) Purtroppo è vero. Aspetto una smentita, forse si sono sbagliati, forse… forse… no. E’ caduto davvero. Forse l’ultimo punto fermo che mi era rimasto, è caduto. (si rialza, si gira e torna verso il centro della stanza) Perché??? Perché??? Non c’è più niente di vero? Niente in cui poter credere veramente? Come crescerà la ‘mia’ generazione, quella nata subito dopo il ’68 e che ha visto cadere davanti a se tutti i motori immobili sui quali e per i quali avevano vissuto i nostri genitori ed i nostri nonni prima di loro. E’ caduto… non c’è più il comunismo, non c’è più il fascismo, Michael Jackson diventa socio onorario del Ku Klux Klan e si viene a scoprire che in realtà Amanda Lear è una donna!… E’ caduto. L’Italia perde i mondiali ai calci di rigore, sparano al papa e la Ferrari non vince dal ‘78. E’ caduto… Si separano i Take That, cade il muro di Berlino, scompare il capo dei Khmer rossi e i Genesis non si metteranno più insieme. E’ caduto… Si disgrega la Jugoslavia, a Napoli hanno cominciato a rispettare i semafori, Marlon Brando pesa centocinquanta chili! E’ caduto… La verità è che noi siamo una maledetta generazione di passaggio. Tutto va troppo in fretta, troppo veloce. Ai giorni nostri non si fa in tempo ad abituarci ad un oggetto, ad un abito, ad una donna, ad un eroe che il giorno dopo è da buttare, è già vecchio. E’ caduto… Proprio ieri ho preso la licenza liceale… ma l’educazione che ci è stata impartita, su cosa l’applicheremo? E’ caduto… Oggi il telefonino, internet, la web cam, domani il treno che va a trecento all’ora e poi? Abbiamo bisogno di sapere che c’è un qualcosa che sta ferma, ‘io’ ho bisogno di saperlo! E’ caduto… Io e le persone della mia età siamo gli ultimi romantici, gli ultimi Werther; ci sono state insegnate delle cose poi puntualmente smentite… ed è questo che poi ci costringe a rifugiarci nelle droghe, nell’ecstasy, nell’alcool. No, dico, hanno persino scoperto che il fumo fa venire il cancro!!! E’ caduto… Oggi uno degli ultimi punti fermi della mia vita è caduto… e il mondo non sarà più lo stesso.

Davide si getta nuovamente sulle ginocchia. Le luci si abbassano.

DAVIDE (si rialza) Era caduto il record di Mennea… quel 19.72 fatto nel lontano 1980, sulla distanza di 200 metri, non era più il record del mondo. Ebbene, quello fu il giorno in cui capii che tutto passa… in quei giorni stavo decidendo se iscrivermi o no all’università… Certo, il colpo fu duro, come avrebbe potuto esserlo per chiunque altro al posto mio… ma fu veramente quello a dare inizio alla mia tragedia? E’ vero che a quel tempo, come punto cardinale della mia vita, mi era rimasta soltanto la Nutella ma il punto è che un evento sportivo mi aveva fatto capire che la mia vita, da quel momento in poi, sarebbe cambiata, che io lo volessi o no. Ebbene io ero al primo grande bivio dell’esistenza… ma non credo che fu ‘la’ causa della mia disgrazia, credo che fu ‘una’ delle cause… (si dirige, mentre parla, verso il cuscino e prende il pigiama che comincia ad infilarsi; dopodiché va a sedersi alla scrivania) L’altro grosso trauma della mia vita si consumò qualche anno dopo. Era inverno ed io ero seduto, come ero solito fare a fine giornata, alla mia scrivania, intento a scrivere sul mio diario... quando ancora avevo il tempo di scriverne uno…

Luce piena. Davide comincia a scrivere qualcosa su un foglio di carta. C’è un brano ‘soft’ delle quattro stagioni di Vivaldi come sottofondo musicale.

DAVIDE Prima di diventare scemo guarda nella lavapiatti! Caro diario, oggi voglio iniziare così, con una frase che mi dice sempre papà quando non riesco a trovare qualcosa. Lui è una di quelle persone che ‘dice’ ma non ‘applica’. Proprio ieri me lo ricordo che girava nervosamente per la cucina a caccia di qualcosa mentre tirava giù tutti i santi del calendario, finché, finalmente lo sento gridare: “Dov’è quella cavolo di caffettiera, moglie! Sono tre ore che la cerco!” – “Guarda nella lavapiatti, tesoro…”, fu la risposta. E la caffettiera era lì. Quella frase poteva nascondere un sottile significato mistico ma non so se papà sia così filosofo. Spesso ha dato prova della sua ironia e sono sicuro che dietro le sue battute celi un po’ di platonismo! Per esempio io ho sempre avuto la netta sensazione che lui non sapesse nulla di determinati argomenti ma quando meno te l’aspettavi… zac! L’idea gli balzava in mente! … Sono un po’ stanco, è tardi… ho studiato per più di otto ore… ormai mi mancano pochi esami per laurearmi e poi? Che farò? Boh… intanto mi laureo e mi tolgo il pensiero, poi si vedrà. Oggi, per scrivere, come musica di sottofondo, ho scelto le ‘Quattro Stagioni’ di Vivaldi. Le stagioni, il tempo che passa, la vita che fluisce… è molto tardi, sono le due passate. (qui Davide si alza e continua a ‘parlare’ come, però, se in realtà stesse continuando a scrivere) Quand’è stata l’ultima volta che ho fatto così tardi? Ah, già! Avevo il permesso di star fuori fino a una cert’ora… ora che ormai era passata da un pezzo. Invocando gli spiriti di Houdini, Arsenio Lupin e Diabolik, riesco ad aprire la porta di casa senza provocare il seppur minimo cigolio. Con uno sforzo sovrumano, completamente in apnea, con un’attenzione degna del più bravo giocatore di poker del mondo, col sudore che mi dava prurito sotto al collo, riesco a chiudere la porta dietro di me così piano che un’azione al rallenty senza sonoro avrebbe fatto più rumore e tutto completamente al buio! …Improvvisamente però si accende la luce: è il babbo. Lo guardo dritto negli occhi; sembra un western di Sergio Leone, un western dove io sono il cattivo e mio padre è il buono. Ma siccome so che è sempre il cattivo ad avere la peggio cerco di capire, dal modo in cui muove il sopracciglio, se prenderà la cinghia dei pantaloni della domenica o quella della divisa da giardiniere. Ma mentre spero nella prima ipotesi, lui si copre uno sbadiglio col dorso della mano e mi dice: “Vaffanculo.”. E torna a dormire. Mi sono autopunito per dieci giorni. Sono uscito solo per andare a scuola ed ho persino rinunciato a quel concerto a cui tenevo tanto. Perché dietro a quel ‘vaffanculo’ c’era una tale amarezza e un tale disprezzo che per un attimo ho letto la sua voglia di non aver voluto dei figli. Ed io che ero e che sono l’unico, in quel momento non gli ho fatto certo venire voglia di averne degli altri: chissà se è stato per quell’episodio che sono rimasto figlio unico?? Ma i suoi giochi psicologici sono sottili e talmente imprevedibili da lasciarti sempre a bocca aperta. Si, perché la mattina dopo quel fattaccio anzi la mattina stessa, visto che il tutto accadde verso le quattro del mattino, mi venne a svegliare alle sei! “Tirati in piedi che andiamo a pescare.”. Che bastardo! Erano mesi che glielo chiedevo e le sue risposte erano sempre state “Non ho tempo”, “Adesso no, magari domani”, “I giorni di festa io mi voglio riposare”. Come potevo dirgli di no? Se lo avessi fatto avrebbe potuto dire: “Oggi io posso, domani chissà!”. E non ci sarebbe stato più un domani conoscendolo… Così, con due ore di sonno addosso e lo stomaco ancora sottosopra per tutta la birra che avevo bevuto, e lui lo sapeva, affronto tre ore di macchina per andare in un posto dove non avremmo preso un pesce neanche a pagarlo oro, e lui lo sapeva… Che bello questo ‘adagio’ della Primavera, è detto ‘Danza pastorale’, chissà perché… Certo, ora la mia cultura musicale è più vasta di quanto non lo fosse dodici anni fa quando i miei genitori mi portarono a vedere l’Opera. E fu lui, lui a insistere! “E’ bene che nostro figlio cominci subito a capire il genere di musica da ascoltare!”. Ancora adesso, dopo venticinque anni, non riesco a ricordare una giornata in cui io mi sia più scassato le palle come quella volta. Ma cosa gliene importa della ‘Turandot’ a un bambino di tredici anni. Di quella serata, noia a parte, ricordo solo papà che ripeteva ogni cinque minuti “Che bello!”, “Che voce!”. Ma non è sempre così, papà voglio dire. Lui è una di quelle persone che ti dà anche il culo ma ti deve far capire che te lo dà perché è lui che te lo vuol dare e non perché sei tu a chiederglielo. Per esempio, l’anno in cui compii diciannove anni, esposero al concessionario di fronte a casa nostra una favolosa Volvo 380 Turbo: rossa! Uno spettacolo! Era tanto bella che sembrava una donna più che una macchina! Non a caso le facevo una corte spietata, e lui lo sapeva… Quando cominciammo ad essere in aria di compleanno io provai a buttare lì l’argomento ma lui era irremovibile: “La macchina, mio figlio l’avrà quando sarà in grado di mantenersela.”. La mattina del mio compleanno mi svegliò di buon ora: “Guarda fuori dalla finestra.”. C’era una Volvo 380 turbo nuova di zecca tutta per me! Devo ancora capire come ha fatto a trovarne una di color cacarella. Ma era un modo per dare il ‘suo’ tocco a tutte le cose. Solo qualche tempo dopo venni a sapere da mia madre che lui fece una montagna di cambiali per regalarmi quell’auto… il terzo tempo dell’Estate è meraviglioso… (ora torna a sedersi al tavolino e si rimette a scrivere) E quando andavamo a vedere le partite? Il sogno di ogni figlio avere un papà che ti porta alla partita… di palla a mano! “Non voglio che tu diventi come tutti quei babbei che godono nel vedere ventidue scemi che danno calci ad un pallone!”. Non riuscivo proprio a capire la differenza con questi altri scemi che la palla invece se la passavano con le mani. Senza contare le enormi difficoltà che ho avuto nel fare accettare questo sport di merda ai miei amici. (come rivolto verso qualcuno al di là della stanza, con voce più alta) No, mamma, neanch’io, ma adesso spengo non ti preoccupare. (di nuovo intento a scrivere sul diario, con voce normale) “Davide, neanche tu riesci a dormire?”, mi urla mia madre dall’altra stanza con la voce rotta dal pianto. Ah, già, quasi dimenticavo. Oggi è morto mio padre.

La luce si abbassa lentamente e torna al mezzo piazzato. Davide si alza e, parlando, comincia a rivestirsi di tutto punto, reinfilandosi pantalone, giacca, camicia, scarpe e cravatta. Quest’ultima la lascerà visibilmente allentata, con l’ultimo bottone del colletto della camicia slacciato. 

DAVIDE Effettivamente è difficile dire quale dei due momenti fu più traumatico per me ma credo che entrambi ebbero il loro peso in questa faccenda. Comunque di lì a poco mi laureai, trovai un lavoro, più o meno decente e mi sposai con una ragazza meravigliosa. Il matrimonio fu uno di quegli altri ‘crocevia’ che la vita ti mette davanti. Non fu facile prendere quella decisione. Ero circondato da persone la cui vita era il classico esempio del perché non ci si deve sposare. Matrimoni falliti, separazioni in atto, la casa la prendo io ma tu continui a pagare il mutuo, e così via. Però io, noncurante di quello che avevo attorno, mi volli sposare lo stesso. Le cose andarono avanti piuttosto bene finché… è andato a finire davvero ‘tutto in pappa’… Ma come ho fatto a ridurmi così! 

Davide si accomoda sulla sedia che stava alla destra del palcoscenico. Luce piena su quest’ultima. Buio sulla restante parte della scena. Una profonda angoscia sembra opprimere il cuore di Davide ed ogni tanto è come se avesse qualche brivido. Con un gesto si allenta ancor di più la cravatta come se cercasse di respirare meglio.

DAVIDE (Durante il monologo si alza, si agita, mima ciò che dice…) Che ansia! Che ansia! Ormai sono due ore che non si fanno più sentire, fregandosene che io sono qui ad aspettare la mia condanna! Guarda quello, guarda… com’è calmo. Ha l’aria di averne già fatti fuori sette, per cui uno in più o uno in meno, ormai, che differenza gli fa? Per me invece è diverso. Per me è la prima volta. Ma chi me l’ha fatto fare, maledizione, chi me l’ha fatto fare !?!?!? Ah, ma mi sta bene, mi sta! Così imparo a farmi… trascinare dagli eventi! Ma come mi sono permesso, come?! Non ti rendi conto, cretino che non sei altro, che dare la morte è la stessa cosa che dare la vita? Come ti permetti? Solo la Potenza Superiore ha il diritto di creare o di distruggere! Chi sei tu, povero essere umano, per fare questo?… Che ansia… che angoscia… lo sento, ho i brividi… tra un po’ verranno e decreteranno la mia condanna. Lo so che sarà prigione, questa è l’unica cosa certa. Spero solo che non venga tramutata in un qualcosa di peggio, ma che ci può essere di peggio di una prigione?… Come ti permetti, uomo, di mettere a morte o di mettere a vita qualcuno? Certo che è la stessa cosa! Così come non devi arrogarti il diritto di far venire alla luce qualcuno in questo mondo, così non hai il diritto di togliercelo dal mondo!…Ho freddo… ma così imparo! E tutto per colpa di una donna! E’ sempre accaduto tutto per colpa delle donne. Guarda Adamo, guarda Antonio, Cesare e guarda com’è finita Troia! (quasi sottovoce) Non per niente poi il nome di quella città è stato spesso usato come aggettivo… (voce normale) Uomini, città, imperi, interi continenti finiti in rovina per colpa delle donne… non mi stupirei se si scoprisse che Atlantide sia finita in mare per colpa di una femmina. Mal comune mezzo gaudio! Ma questo non mi fa sentire meglio, mi fa solo sentire più stronzo. Io ero lì… e l’ultima cosa che volessi fare era sparare, ma lei no… lei urlava “spara!”, gridava “spara! Che aspetti spara!”, mi guardava negli occhi e godeva, godeva perché aveva capito che stavo per cedere… e mi incitava “spara! Spara se sei un uomo, spara!”… ed io ero in balia di questo essere femmineo, completamente plagiato dalla sua bellezza e dalla sua volontà! Mi contraevo cercando di resistere, cercando di non starla a sentire, sudavo, la mano mi tremava, non capivo più nulla, ero solo, ero in balia, ero in balia, “Spara! Spara! Spara!”… … Maledizione. Mi sono fatto fregare… (si risiede) Tra poco verranno con quelle loro uniformi a dirmi: “Lei è stato condannato a…” , a quanto? Almeno sette, otto, dieci anni di prigione… almeno… e questo perché? Per un figlio! Per aver voluto dare il mio seme affinché una creatura giungesse su questa terra! La odio questa sala d’aspetto, la odio! Ma quando vengono a dirmi che è tutto finito? Quando vengono, con quel dannato camice bianco e quel finto sorriso altruista a dirmi. “Sua moglie ha avuto una bellissima bambina…” – oppure – “sua moglie ha avuto un bellissimo bambino…”. Stronzi. Tanto sono io poi che me lo ciuccio, mica loro. (si alza infuriato) Poi a me quello mi sta sui nervi! Se ne sta lì, bello bello, a leggersi il giornale… sono certo, guarda, che ne ha già avuti almeno sei o sette di figli… altrimenti non starebbe così tranquillo… Ma non potevo pensarci prima? Non mi poteva venire in mente che magari a lui o a lei non gliene fregava niente di venire in questo mondo? In un mondo dove non vi sono più certezze, dove non vi è più niente in cui credere… a parte la Nutella… ma non può bastare, non è bastata a me, perché dovrebbe bastare a… tanto si sa, se è donna sarò un padre geloso e starò male perché le dovrò proibire di uscire o starò male perché le avrò dato il permesso di uscire. Se è maschio mi starà subito sulle palle perché comincerà a ciucciare le tette di mia moglie, poi vorrà giocare con la mia collezione di soldatini e poi vorrà le chiavi della mia Volvo che sono sicuro che distruggerà dopo la prima curva. E la mia vita? Come faccio adesso a viaggiare, ad andare in Cina, in India, in Brasile? Si lo so che non sono mai andato più in là di Ladispoli ma è l’idea di non poter più fare un qualcosa che mi distrugge. Senza contare che la prospettiva di spalare merda per quattro o cinque anni non mi riempie di gioia: già! Perché loro non dicono che quel coso non farà altro che cagare come una mucca dalla mattina la sera e io lì… a spalare merda… Io vorrei sapere con che faccia tosta mia cugina mi dice che un figlio porta guadagno! Se è per la merda che mi porta in casa non posso che non essere d’accordo, ma si dà il caso che io abbia fatto qualche piccolo conticino. Anzi, è meglio che me lo ripassi così stavolta sarò pronto a risponderle per le rime. (estrae dalla tasca una matitina e un foglio spiegazzato, il retro di un volantino o qualcosa del genere. Estrae gli occhiali dalla tasca interna della giacca e si mette a leggere) Allora… pannolini per circa due anni, al ritmo di sette-otto al giorno… già mi vedo ricoperto da una montagna di… che schifo… poi, fasciatoio, lettino, passeggino, seggiolino per la macchina, fino a un anno, poi crescono e ne serve uno più grande per cui DUE seggiolini per la macchina (corregge con la matita), girello, biberon, sterilizzatori vari, borotalco, pasta di Fissan, biscottini, pappine, omogeneizzati, sonaglini, vestitini, scarpine dopo culla, bavaglini, ciuccetti, magliettine della fortuna, dentinale, coprifasce… MA GUADAGNO COSA??? Qui si parla di 10, 20.000 euro! Mi costerebbe di meno comprarmi la macchina nuova! Ma dove li prendo tutti questi soldi? Io già mi vedo… ogni volta che tornerò a casa troverò ad aspettarmi da una parte una montagna di rate e dall’altra una montagna di merda! (spossato, rimette a posto gli oggetti che aveva preso)… Ma perché non arrivano… perché vogliono prolungare così la mia agonia… Già ieri è stata una giornata terribile. Qualcuno sapeva… ma chi? Chi sapeva che ero in cinto, chi? Ma qualcuno sapeva e ha parlato… così, in meno di un attimo, tutto l’ufficio conosceva la mia disgrazia. E subito si sono messi tutti in fila per farmi le congratulazioni! LORO!!! I miei colleghi, tutti provetti papà! Loro… che conoscono perfettamente la tragedia di cui mi sono reso complice ed artefice … io leggevo chiaramente nei loro occhi la voglia di farmi le condoglianze, ma non potevano! Perché erano lì, allupati, accanto alle colleghe giovani e fregne… per cui dovevano far vedere il loro istinto paterno… ed hanno cominciato ipocritamente a sciorinare tutta una serie di frasi di circostanza o di consigli mascherati da orridi modi di dire…(simulando cordiali strette di mano, pacche sulla spalla, sorrisi finti e non, saluti, ringraziamenti, accenni…) “Una buona famiglia è l’ornamento della città!”, “Se vuoi che il tuo figlio cresca, lavagli i piè e rapagli la testa!”, “Il ramo si piega quand’è giovane!”, “I figliuoli succhiano la madre quando son piccoli, e il padre quando son grandi!”, “Figliuole e frittelle; quante più se ne fa, più vengon belle!”, “Figlie, vigne e giardini, guardale dai vicini!”, “Mazze e panelli fanno i figli belli!”, “Trulli trulli, chi li ha fatti, se li culli!”… e poi arriva lui! Il mio capo, che è di Varese e mi dice: “Fiö piscinìt, dispiasé piscinìt; fiö grand, dispiasé grand.”… MA VA’ A CAGHÉR! Io già sono un uomo distrutto, in più mi si prende anche per il culo! Io… io… non posso essere un buon padre… io farò sicuramente gli stessi errori che mio padre ha fatto con me… e poi… e poi… io sono malato, che razza di involucro avrà come padre? (prende dalla tasca della giacca una ‘pompetta’ di quelle che usano gli asmatici, tipo ‘Ventolin’ o ‘Clenil’) Io ormai sono più di trent’anni che mi tengo in vita artificialmente grazie a questo aggeggio. E se mi prende un attacco d’asma mentre sto lì che lo rincorro per tutta casa? … Già mi vedo per terra, che cerco di strisciare verso la camera da letto, non riesco a respirare e la pompetta è lì, sul comodino. I gomiti si stanno consumando, sto diventando paonazzo, ma ormai ci sono quasi, tendo il braccio, l’ho quasi presa, ci sono… e arriva lui, il bastardo, “Ba… ba…”, sulle sue gambettine… e afferra la pompetta. Io sono senza fiato, cerco di balbettare qualcosa, mi tendo verso di lui, ma lui gioca… prende la pompetta “Ba… ba…” e la butta dalla finestra “Baaaa…”… Assassino! Hai appena ucciso tuo padre…! Non posso, questo lo potrebbe capire chiunque, non si può dare a una povera creatura un padre già con un piede nella fossa, è immorale! Io già sono stressato di mio, in più non dormirò più per almeno due anni!!! Una moglie si può contenere, ci si può parlare, con una moglie si trova sempre un compromesso ma con un figlio è diverso, cacchio… non potrò più andare fuori a prendere una birra con gli amici o non potremmo più andare a fare i weekend negli agriturismo, perché ci sarà sempre lui “Ba… ba…” (guarda in basso, come se un bambino piccolo gli stesse tirando i pantaloni) .. E vattene!…(finge di calciarlo via) Ma poi, diciamoci la verità, che futuro gli posso dare, in che mondo lo faccio venire? In un mondo dove non esiste più la pista Polistil? Dove i Lego sono quasi scomparsi? Per lui Heidi sarà una pornostar e non una dolce pastorella svizzera… non avrà mai sentito nominare Furia, Goldrake, Candy Candy, Sandy Marton, l’Uomo da sei milioni di dollari, Love boat!… ma di che gli parlo io?.. Oddio… non è che quello mi verrà su come quel ragazzino che ho incontrato l’altro giorno alla stazione? Io me ne stavo lì, tranquillo, ed avevo appena cominciato a scartare il mio pacchetto dei Ringo. All’improvviso mi passano davanti una mamma con la sua piccola peste che le teneva la mano. La madre mi guarda come a dire: “Vedi quant’è cattivo il signore? Ha un intero pacco di biscotti e non te ne vuole dare neanche uno.”. E il bambino mi guarda e dice “Ba!”. Allora io con la morte nel cuore ed un sorriso di ghiaccio gli porgo uno dei miei Ringo e gli dico: “Lo vuoi il biscottino?”. Il bambino afferra il biscotto come se fosse suo e mi guarda pensando “Sei un signore cattivo, ba!”, la madre, senza neanche ringraziarmi, trascina via il piccolo pensando “Il signore è cattivo, non ti avvicinare più!”.. e poi vedo lo scempio! Dopo neanche due passi il bambino mi guarda con disprezzo, afferra il biscotto e se lo ficca tutto in bocca! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Cosa hai fatto, maledetto!!! In pochi secondi hai consumato un rito che dovrebbe durare ore!!! Lacrime di amarezza hanno cominciato ad uscire dai miei occhi… ma come? Il Ringo va soppesato, va guardato, va amato! Bisogna prenderlo con cura, scegliere la parte su cui far restare la vaniglia e poi aprirlo piano piano per vedere se si riesce a far restare la dolce crema bianca dalla parte che si era scelta… poi si comincia con gli incisivi a grattare la morbida ambrosia e a gustarne il sapore… in un boccone solo se l’è mangiato! Guarda! Ancora mi viene la pelle d’oca al solo pensiero… Bastardi! Tanti piccoli bastardi! Ecco cosa sono!… E’ terribile, Dio mio, terribile. Perché mi sono fatto coinvolgere, perché, perché, perché?! La mia vita sarà distrutta! (Improvvisamente è come se un qualcuno richiamasse l’attenzione di Davide) “Si, sono io!… (si alza dalla sedia e va verso un’apertura o una quinta alla sua destra, come se fosse stato chiamato da qualcuno)… ah! E’ nata! … tutto a posto?… E come sta?… E mia moglie… ah! Fantastico!… Si, grazie… grazie… (si gira verso il pubblico sfoggiando un sorriso a 32 denti e mostrando una felicità senza eguali: quest’uomo è come se avesse visto il Paradiso) SONO PADRE !!!

Buio. Musica.

- FINE -