TUTTO QUESTO… PER AMORE

Commedia in due atti di

FRANCESCO CHIANESE



PERSONAGGI
(in ordine di apparizione)

MICHELE
RENZO
ROBERTA
GIORGIA



PRIMO ATTO

SCENA 1

(La scenografia con sfondo nero, al centro dei singoli pannelli disegnati che possono variare durante lo svolgimento della commedia) (servono due carrelli per cambio scena)
(la prima scena un disegno al centro del mare….sottofondo leggero di onde. )
(Renzo, di profilo al pubblico, tiene una canna da pesca, accanto un secchio con dentro delle scarpe vecchie che il pubblico non vede)
(entra in scena Michele, ha una canna e un secchio)
MICHELE: Buongiorno (posa il secchio, apre la canna e mette il verme. Mentre parlano)
RENZO : Buongiorno (freddamente)
MICHELE: Come va?
RENZO: Va!!!
MICHELE: Nel senso che va bene o che va male ?….
RENZO: Dipende
MICHELE: Dipende…. Da cosa?
RENZO: Dipende dal punto di vista. SE devo rispondere dal punto di vista dei pesci direi che va…     benissimo. Se devo rispondere sulla base del mio punto di vista… devo assolutamente dire     che va malissimo…
MICHELE: Ho capito…. Lei è stato molto chiaro. Non ha ancora preso niente
RENZO: Questo non è vero… qualcosa l’ho presa
MICHELE: Davvero? E cos’è che ha preso…. Mi faccia vedere
RENZO: SE lei guarda dentro quel secchio si accorge di quello che ho pescato stamattina.
MICHELE: Certo… controllo subito. (si avvicina al secchio)  Ma qui…. ( e tira fuori delle scarpe)     ci sono solo scarpe
RENZO: Scarpe? Non me ne ero accorto…ed io che credevo fossero spigole, occhiate, cefali e     qualche piccola balena.
MICHELE: (rimette tutto nel secchio) Ho capito, lei si prende gioco di me
RENZO: Io? veramente è il mare che si prende gioco di me. Fa sì che io, invece di pescare del     pesce, com’è naturale che faccia, peschi soltanto delle squallide calzature e tutte di forma e     numero diverso l’una dall’altra.
MICHELE: Questa sì che si chiama sfortuna. Eppure io ho sentito dire che in questo pezzo di mare     hanno sempre preso dell’ottimo pesce e non scarpe o calzature…. come meglio dir sì voglia.
RENZO: Vorrà dire che io non sarò loro simpatico ed invece di mettere la loro bocca nei miei ami      mettono delle scarpe vecchie.
MICHELE: Mi viene da ridere….
RENZO: Le viene pure da ridere
MICHELE: Certo… al pensiero che i pesci la stanno prendendo a… pesci in faccia…. Pardon a     scarpe     in faccia mi viene da ridere..
RENZO: Ma sa che lei è proprio simpatico….
MICHELE: Faccio quel che posso. Spero che la mia simpatia tocchi pure i pesci e si lascino     prendere senza fatica.
RENZO: Già… da me non abboccano perché sono loro antipatico
MICHELE: Lei lo ha detto… io non ho aperto bocca
RENZO: Lei invece è simpatico e da lei faranno la coda per farsi mettere sotto amo
MICHELE: E quel che penso…
RENZO: Invece di pensare troppo perché non butta la sua canna in mare e vediamo di cosa è capace     lei. Voglio proprio vedere quanti ne pescherà con la sua simpatia.
 MICHELE: Si. Si certo… ora butto la canna. Ma prima mi dica almeno se sente mordicchiare…      Insomma…. Mi dica se sente la presenza del pesce in mare, se l’ha verificata gettando del     pane
RENZO: E come!!!…  la sento sì la loro presenza in mare. L’ho verificata… e non gettando il pane     in mare, ma facendo direttamente l’appello.
MICHELE: Facendo cosa?
RENZO: L’appello…. E’ quello che ho fatto stamattina appena arrivato. Ho chiamato uno per uno     tutti i pesci per vedere se erano sul posto: signor Cefalo…. presente, signorina     sogliola…presente, signora Orata…..presente…..
MICHELE: Ho capito… lei ha voglia di scherzare.
RENZO: Io non ho nessuna voglia di scherzare. Ho solo voglia di pescare e la migliore pesca si fa     in silenzio. Capito???? In silenzio.
MICHELE: Ho capito, ho capito… starò in silenzio così non la disturberò più.
RENZO: Perfetto. Stia in silenzio e mi lasci continuare.
MICHELE: Va bene… non parlerò più. Sarò muto come un pesce…. Certamente no come quelli     che ha pescato lei che sono rumorosi, soprattutto quando sono nuove o hanno i tacchi
RENZO: Ho detto silenzio…..
MICHELE: Certo, non si preoccupi… farò silenzio. Il silenzio è molto importante per la     concentrazione… e poi si sa che il silenzio ha l’oro in bocca. Sinceramente in bocca invece     dell’oro preferirei un bel pesce arrosto di quelli appena pescati che si sente il sapore del     mare.
RENZO: (esce la lenza dal mare tirandola col mulinello) (si gira verso il pubblico) Sono convinto     che lei è qui, mandato non so da chi col solo scopo di farmi impazzire o forse… arrestare per     omicidio. Si, perché se lei non si sta zitto io commetterò un bellissimo omicidio.
MICHELE: Ehmmmm, l’esca l’ho già inserita negli ami… Non mi resta che buttare la lenza ed     aspettare in silenzio….
RENZO: IN silenzio mi raccomando e aspetta e spera…. Nel frattempo io metto altro verme
( si china per compiere l’operazione di mettere il verme)
MICHELE: Mi scusi se parlo… ma io sento già mordicchiare
RENZO: IL cervello…. Lei sente mordicchiare il cervello da tutti i suoi tarli
MICHELE: No, non è il cervello. Sento che toccano i miei ami…
RENZO: Saranno altre scarpe che fanno la coda per essere uncinate dai suoi ami…
MICHELE: A me sembrano pesci…. Eppure grossi…
RENZO: Pesci… vorrei vedere… ora lei butta la sua lenza ed i pesci pronti ad abboccare…
MICHELE: Le dico che è grosso…. (gira il rocchetto)
RENZO: Grosso…. quanto uno stivale…
MICHELE: No… quanto un pesce grosso…..(lo tira fuori)   L’ho preso.
(si bloccano, si spegne la luce… dei fari si orientano su le due attrici poste sulla sinistra del palco)
(i pannelli con lo sfondo in un negozio di scarpe)(sulla scena solo una sedia)

SCENA 2

(Giorgia seduta a provarsi una scarpa)(si avvicina Roberta)
ROBERTA: La posso aiutare?
GIORGIA: Veramente si… desideravo un paio di scarpe da indossare ad una festa di laurea. Le     vorrei piuttosto eleganti ed anche comodi in modo da potermi permettere il lusso di ballare     senza dovermi togliere le scarpe.
ROBERTA: Be, sarebbe imbarazzante togliersi le scarpe in un’importante cerimonia come una         laurea
GIORGIA: Sinceramente farei volentieri a meno di andarci.
ROBERTA: E come mai… non le è simpatico il suo amico festeggiato???
GIORGIA: A parte il fatto che non è un amico ma un’amica in quanto femmina ma è di una     antipatia, ma così antipatica che dove passa lei non cresce più l’erba
ROBERTA: Come Attila… ma lui era cattivo, crudele non antipatico
GIORGIA: E lei che ne sa… mica lo ha conosciuto? Era cattivo, crudele ed anche antipatico e     brutto, forse. Del resto un bel tipo e simpatico per giunta non va in giro ad ammazzare gente.
ROBERTA: Quindi la sua amica è anche cattiva e crudele… oltre che antipatica
GIORGIA: Non ho detto questo. Non è cattiva….. è solo ariosa….. proprio come un ventilatore. Si     pavoneggia come se fosse l’unica donna sulla terra.
ROBERTA: Questo non è giusto. Pavoneggiarsi e magari senza motivo.
GORGIA: Io non so cosa intenda per motivo…. Ma lei ogni volta che si è in compagnia trova     sempre il modo per mettersi in mostra e portare ogni discussione su di lei
ROBERTA: E’ anche egocentrica …
GIORGIA: Egocentrica, megalomane, egoista, narcisista ed anche razzista.
ROBERTA: Certo che lei signorina, la odia sta ragazza.
GIORGIA: IO la odio? ma che dice, come si permette. Io l’adoro
ROBERTA: Già… l’avevo intuito
GIORGIA: per me è come una sorella
ROBERTA: Si, una sorella.  Sicuramente sarà una bella ragazza.
GIORGIA: Be… diciamo che brutta non è. Carina…. Insomma bella, si è una bella ragazza… ha un     gran fisico e tutti i maschi sbavano per lei.
ROBERTA: ma in cosa si laurea…..
GIORGIA: E in che cosa si può laureare una ragazza figlia di un avvocato e una avvocatessa?
ROBERTA: Semplice… in giurisprudenza
GIORGIA: NO….. invece no. Lei no.  Ingegneria elettronica
ROBERTA: Ingegneria elettronica??? E cosa c’entra con i genitori avvocati
GIORGIA: Niente…. Ma insomma qui si perde del tempo, le sto raccontando tutta la mia vita ed     ancora non ho trovato le scarpe adatte a me. Allora mi aiuta a scegliere le scarpe o dovrò     chiamare un’altra commessa.
ROBERTA: Commessa??? No… mi ha scambiato per una commessa. Io sono una cliente come lei.
GIORGIA: Lei una cliente? Mi scusi… ma la colpa è sua… è venuta da me dicendo se poteva     essere     utile???
ROBERTA: E lei ha creduto che io fossi una commessa. Niente problemi. L’ho vista in difficoltà e     mi sono avvicinata. Nient’altro.
GIORGIA: Nient’altro? Non è che lei appartiene all’isola che non c’è?…. E vorrebbe fare amicizia     con la sottoscritta? Le dico subito che io appartengo solo al genere femminile e sono     felicemente fidanzata con uno che appartiene al genere maschile.
ROBERTA: Anch’io appartengo al genere femminile e il mio aiuto era disinteressato, però se non     lo accetta vado via.
GIORGIA: No, no… non vada via e mi perdoni…. Ogni tanto parlo troppo ed a sproposito. Non     sono neanche fidanzata. Mi scusi.
ROBERTA: Scusata… allora vuoi che ti aiuti ancora con le scarpe????
(si bloccano si spegne la luce)

SCENA 3
( a luce accesa, dalla parte opposta del palco, una panchina due posti, messa al centro. Siamo in un giardino pubblico. Vi è seduto Michele. E’ da solo sulla scena)
MICHELE: Come se fosse facile (si alza). Io lo trovo altamente antipatico. E’ talmente antipatico     che anche i pesci si rifiutano essere catturati da lui. Eppure un metodo, qualcosa di intrigante     lo devo escogitare affinché possa conquistare la sua fiducia.  Sinceramente preferirei avere     più confidenza con un orso, almeno quello per almeno sei mesi va in letargo e così si toglie     dai piedi. Lui no, lui dovrebbe essere sempre presente ed io dovrei diventare suo amico.     Cosa si è costretti a fare per amore. Anche divenire amico di un serpente a sonagli nato     dall’incrocio fra un’antipatica di Jena che ride sempre ed un pit bul.
(entra in scena Roberta)
ROBERTA: (di getto) Allora dai, racconta…. Lo hai conosciuto? Che impressione ti ha fatto? E’     bello mio figlio vero? Dai racconta svelto, dimmi quello che vi siete detti… ti vuoi sbrigare     che muoio dalla voglia di sapere tutto.
MICHELE: Eiiiiii calma Roberta. Prendi respiro, rilassati e siediti su questa panchina.
ROBERETA: (si siede) Okkei. Io sono calma. Mi sono anche rilassata. Ora tocca a te parlare. Forza     dimmi di cosa avete parlato.
MICHELE: Di pesci….
ROBERTA: di cosa? Pesci hai detto?
MICHELE: Certo, e tu a mare mentre uno è concentrato a pescare di cosa vuoi parlare?
ROBERTA: di pesci….
MICHELE: Perfetto. Ed io ho parlato con lui di pesci e di…. Scarpe?
ROBERTA: Scarpe? Scarpe hai detto? Che c’entrano le scarpe a mare.
MICHELE: Infatti non c’entrano. Comunque lasciamo stare.
ROBERTA: Bello mio figlio vero? E poi è così simpatico………
MICHELE: Ehmmm… si come no… è di una simpatia…. Ma così simpatica che ti fa simpatia già a     prima vista.
ROBERTA: Scommetto che già avete fatto amicizia
MICHELE: Certamente… siamo già amicissimi. Non hai idea quanto ci stimiamo
ROBERTA: Perfetto. Quindi non hai perso tempo
MICHELE: E perché dovevo perdere tempo. Il ferro si batte finché è ancora caldo.
ROBERTA: Non mi dire che già avete parlato.
MICHELE: Certo che abbiamo parlato…. Volevi che stessimo in silenzio? Sinceramente un po’ di     silenzio io lo avrei voluto quando ero intento a pescare…. Ma lui. Sempre con gentilezza, ha     voluto che parlassimo
ROBERTA: L’ho sempre detto che è un vero tesoro. Se non fosse per quel tarlo della gelosia nei     miei confronti sarebbe un Angelo
MICHELE: Si…. Sarebbe proprio un Angelo senza ali
ROBERTA: Da quando Luciano, il mio ex marito, mi ha lasciato… anzi ci ha lasciati per correre     dietro ad una ragazzina… non hai idea quanto ha pianto il mio adorato Renzo e… quanto ho     pianto pure io… Abbiamo pianto per tantissimi giorni
MICHELE: Mi immagino le lacrime che hai dovuto raccogliere. Avranno allagato tutta la casa.
ROBERTA: Mi ha fatto giurare che non avrei guardato mai più nessun altro uomo. Ed io la     promessa l’ho mantenuta… finché… ho conosciuto te.
MICHELE: E mi hai guardato
ROBERTA: E non solo. E adesso ho paura che lui lo possa venire a sapere da altri. Immagino la sua     reazione. Scapperebbe di casa
MICHELE: Non sarebbe una cattiva idea…
ROBERTA: Cosa?
MICHELE: No…. Nel senso che non sarebbe… anzi non è… una cattiva idea che tu gliene parli     prima che lo venga a sapere da altri.
ROBERTA: Ed io voglio parlagliene… anzi voglio che gliene parliamo assieme. Ma prima è giusto     che lui faccia amicizia con te…. Che si fidi e ti riconosca come un secondo padre.
MICHELE: Ed io sto facendo di tutto perché questo succeda.
ROBERTA: Magari… cominci a dirgli qualcosa per farglielo capire. Gli parli di me…. Che ti     piacerebbe conoscermi… che magari mi hai già vista insieme a lui…
MICHELE: Magari…. Poi a poco a poco gli dico che già ci siamo visti.
ROBERTA: Potrebbe andare…
MICHELE: E poi di colpo, ma senza ferirlo gli dico: “Sai Renzo? Io sono colui che scopa con tua     madre”. Che ne pensi?
ROBERTA: Pazzo… tu sei pazzo. Non ti permettere. Quello se non muore prima per un infarto     fulminante mi ucciderebbe una volta tornato a casa. No. No. Così non va.
MICHELE: Certo che non va. Ma la cosa non è facile. Tuo figlio sarà un bravo ragazzo ma ha un     caratterino di …. Merda
ROBERTA: L’ha invece tua figlia Giorgia… un bel caratterino
MICHELE: Giorgia? Che c’entra Giorgia. Non mi dire che l’hai incontrata.
ROBERTA: L’ho incontrata si… e le ho anche parlato
MICHELE: Mamma mia…. Cos’hai combinato?
ROBERTA: Niente, non ti preoccupare… ho voluto solo conoscerla per vedere se possiamo     comunicare
MICHELE: Ed avete comunicato?
ROBERTA: Ni…. Nel senso di si e no….
MICHELE: Se tuo figlio è geloso di te… tu non hai idea di quanto lei è gelosa di me. Ed anch’io lo     sono. Mai permetterebbe che io mi legassi ad un’altra donna dopo la morte di sua… madre
ROBERTA: Lo so. Me lo hai raccontato mille volte. Per questo sto usando lo stesso stratagemma:     fare amicizia con tua figlia in modo da piacerle ed accettarmi quando le diremo che ci     amiamo e che     vogliamo formare un’unica famiglia con lei e mio figlio.  E tu… farai la     stessa     cosa con Renzo….
(blocco e si spengono le luci)(escono)

SCENA 4
(stessa panchina) (Seduto solo Renzo)
(RENZO) (ha un giornale aperto che legge) (lo sfoglia senza parlare)
(Entra in scena Giorgia, in mano ha un libro romanzo rosa di quelli d’amore)
GIORGIA: Scusami… è libero il posto vicino a te?
RENZO: (la guarda, guarda il posto vuoto) Si. Come vedi è vuoto.
GIORGIA: Ti do fastidio se mi siedo?
RENZO: No… e perché dovresti darmi fastidio… accomodati pure. (continua a leggere)
GIORGIA: (si siede) Purtroppo l’unico posto dove si respira un po’ è questa villa. Peccato che         abbia una sola panchina.
RENZO: Già… una sola panchina e al massimo possono sedersi due persone e stare comunque     stretti.
GIORGIA: Beh… mica tanto. Basta sapersi adattare.
RENZO: Già…. Basta sapersi adattare.
GIORGIA: Ho capito…. Sto disturbando. Sicuramente sto parlando troppo.
(Renzo non risponde…. Giorgia apre il libro e comincia a leggere)
GIORGIA: Ah quanto adoro i romanzi d’amore. Mi fanno stare bene. A me piacciono però, solo le     storie a lieto fine. Infatti prima di comprare un libro, leggo furtivamente la fine. Se vedo che     la storia finisce bene compro il libro in caso contrario lo rimetto al suo posto.
RENZO: Quindi quello che stai leggendo sai già come finirà.
GIORGIA: Certo. E’ la quinta volta che lo leggo.
RENZO: Ah. Solo la quinta volta.
GIORGIA: Il libro è come una bella canzone più l’ascolti e più ti piace
RENZO: Quindi… prima di piacerti devi leggerlo più volte. Spero che adesso cominci a piacerti.
GIORGIA: Ogni volta che lo leggo scopro sempre qualcosa di diverso. Qualcosa che magari in     precedenza mi era sfuggita
RENZO: Anche adesso hai scoperto qualcosa di nuovo?
GIORGIA: Veramente no, ma ancora sono arrivata a pagina 52.
RENZO: Bhe… di pagine ancora ne hai da leggere prima di trovare qualche differenza. Il finale     però è sempre lo stesso. Giusto?
GIORGIA: Che c’entra il finale. Mica quello cambia.
RENZO: Almeno quello non cambia. Di che parla questo libro?
GIORGIA: E’ meraviglioso. Ora te lo racconto in breve
RENZO: Mi raccomando… in breve
GIORGIA: Francesca, il personaggio chiave, si innamora di Massimo che però è innamorato di     Gloria che a sua volta esce con Luciano che è sposato con Michela, la sorella di Massimo
RENZO: Interessante come storia.
GIORGIA: Francesca si dispera ed escogita un piano
RENZO: Che piano
GIORGIA: conquistare ad ogni costo Massimo che è attratto solo da Gloria.
RENZO: (piega il giornale) mi interessa…. Continua
GIORGIA: E così fa amicizia con Michela, la sorella di Massimo nonché moglie di Luciano che     esce con Gloria. Una volta conquistata la sua fiducia, le racconta della tresca tra Gloria e suo     marito.
RENZO: Bell’amica
GIORGIA: Certo che le è amica. Figurati che le procura una pistola col numero di telaio cancellato.
RENZO: Brava… ad avercene di queste amiche
GIORGIA: Michela presa dalla disperazione si accerta della situazione, segue i due amanti e li     coglie sul fatto. In mano ha la pistola, che le aveva procurato Francesca, e spara sui due     fedifraghi colpendoli a morte.
RENZO: Ma è triste come storia…. Non vedo il lieto fine.
GIORGIA: Non vedi il lieto fine? ma come fai a non vederlo.  Michela viene arrestata, Gloria     muore. Massimo rimane da solo e, disperato, si butta tra le braccia di Francesca in un amore     infinito.  
RENZO: Mamma mia…. Io la trovo agghiacciante come storia. Hai concetti strani sul lieto fine.
GIORGIA: A proposito di lieto fine, non ci siamo ancora presentati, io sono Giorgia (le porge     mano)
RENZO: Io Renzo (le stringe la mano) piacere.
GIORGIA: Sono contenta.  A me fa piacere conoscere sempre gente nuova. Soprattutto bella e     simpatica….
RENZO: Grazie del complimento.
GIORGIA: Purtroppo non sempre si ha la fortuna di conoscere gente interessante. Stamattina, per     esempio, ho conosciuto una signora in un negozio di scarpe… una di quelle che non ha     niente da fare e attacca discorso con chiunque, una mezza matta. Figurati che l’avevo         scambiata per una commessa. Voleva ad ogni costo aiutarmi nella scelta di un paio di     scarpe.
RENZO: Non me ne parlare… anch’io stamattina ho conosciuto un individuo del tutto particolare.     Secondo me anche un po’ schizzato. Di un’antipatia incredibile. Il tipico rompiballe so tutto     io. Ero tranquillo sulla spiaggia in un piacevolissimo silenzio. Si sentiva solo il battito del     mio cuore e il piacevole suono del mare  
GIORGIA: Oh come sei romantico
RENZO: Stavo pescando, immerso nei miei pensieri, quando arriva sto tizio. Ha     cominciato a     parlare senza interrompersi un solo attimo. Ha parlato così tanto che mi ha fatto perdere la     pazienza e fatto innervosire i pesci al punto che si sono coalizzati contro il sottoscritto, si     sono rifiutati di mangiare iniziando uno sciopero della fame e quindi mi è stato impossibile     pescarli. Neanche uno ne ho preso.
GIORGIA: Certo che ce ne di gente strana al mondo.
RENZO: Tanta, proprio tanta. Bhe… diciamo che anche tu in fatto di stranezze non scherzi
GIORGIA: Io strana? Non mi sembra (offesa)
RENZO: Dai che scherzo. Ti trovo simpaticissima
GIORGIA: Veramente simpatica mi trovi?
RENZO: Si… e anche carina.
GIORGIA: Se non fosse perché ti sto conoscendo solo adesso… ti darei un bacio
RENZO: Ma…. Non bisogna mai dare baci agli sconosciuti
GIORGIA: Be…. Sinceramente non sei più uno sconosciuto. Ci siamo presentati e ti conosco già da     ben dieci minuti… ma non mi pare giusto baciarti al primo incontro anche se     innocentemente sulla guancia.
RENZO: La mamma non approverebbe….
GIORGIA: Mamma? Non ho più la mamma da tanto tempo. E’ volata in cielo.
RENZO: Scusa mi dispiace…
GIORGIA: Vivo sola con mio padre che mi da tante preoccupazioni
RENZO: In che senso.
GIORGIA: Nel senso che è molto attaccato a me. Mi fa da babbo e anche da mamma
RENZO: Questo gli fa onore
GIORGIA: Io lo adoro e soffro per lui perché lo sento infelice
RENZO: Gli manca tua madre
GIORGIA: Chiaro, ma secondo me anche una compagna. E’ sempre solo. Da quando è morta mia     madre non guarda nessuna donna.
RENZO: Ci credo… vive nel suo ricordo
GIORGIA: Ed ha paura di fare un torto a me se si mettesse con un’altra donna. Come mi piacerebbe     se incontrasse una donna e lo farebbe rinnamorare. Ma lui non ne cerca, manco le guarda.
RENZO: Mamma mia, Giorgia. In un certo senso la tua storia è simile alla mia.
GIORGIA: In che senso.
RENZO: Mia madre è divorziata da tanti anni. Io ero ancora un bambino quando mio padre fuggì     con una ragazzina di vent’anni più piccola.
GIORGIA: Bello stronzo… scusa
RENZO: No, no… dillo pure. Io ho sofferto ed ho visto quanto ha sofferto mia madre. Le ho fatto     promettere che non avrebbe mai guardato un altro uomo in vita sua. Promessa che ha sempre     mantenuta. Ma io sento che non è felice. Anche a me piacerebbe che incontrasse un uomo     interessante che la facesse innamorare.
GIORGIA: Eiii…. Mi si è accesa una lampadina…. Che idea
RENZO: Che ti prende?
GIORGIA: Mi prende che mi è venuta una fantastica idea?
RENZO: Ti è venuta un’idea? Ba… sentiamo.
GIORGIA: Che ne diresti se ci trasformassimo in Cupido. Tutti e due.
RENZO: In Cupido? Io e te in Cupido. Dico che probabilmente hai fumato o bevuto qualcosa di     forte.
GIORGIA: Io non fumo e non bevo alcolici.
RENZO: Allora sei pazza. (le prende la mano) Ciao, piacere di averti conosciuto,  magari ci     incontriamo ancora ma in un’altra vita. Non qui che sono molto impegnato.
GIORGIA: Aspetta. Volevo dire Cupido nel senso di fare incontrare e innamorare mio padre con     tua madre. Che ne pensi?
RENZO: Cupido? Avresti fatto prima a dire ruffiano. IO resto dell’avviso che sei pazza.
GIORGIA: Pensaci Renzo. Lei soffre perché si sente sola, lui soffre perché si sente solo. Li     facciamo conoscere e chissà… magari sfocia un amore da libro rosa e noi diventiamo     fratello e sorella.
RENZO: Questo sarebbe da evitare… Comunque l’idea non è malvagia
GIORGIA: Che ti dicevo???
RENZO: Oddio… fammi pensare. Giorgia, ma neanche si conoscono
GIORGIA: Ci conosciamo noi
RENZO: Non so nemmeno quanti anni ha tuo padre
GIORGIA: 55 e tua madre?
RENZO: mia madre 50
GIORGIA: visto…. Nessun problema.
RENZO: Ma forse non si piaceranno.
GIORGIA: Si piaceranno stai tranquillo.
RENZO: Si…. Ma non è semplice. Io a tuo padre non lo conosco, tu non conosci mia madre e noi ci     stiamo conoscendo solo oggi. Come faremo a farli incontrare?
GIORGIA: Facciamo così. Io ti farò vedere mio padre, ma solo da lontano o per fotografia. Tu     studierai le sue mosse e comincerai ad avvicinarlo e ammorbidirlo facendo con lui amicizia.
RENZO: Scusa, non sarebbe più semplice che me lo presenti dicendo che siamo colleghi di     Università?    
GIORGIA: Non toccare il tasto Università con mio padre. Non ha mai digerito il fatto che io non ho     voluto continuare con gli studi.
RENZO: Quindi non vai all’Università…
GIORGIA: Non vado.
RENZO: Ma potremmo essere amici…
GIORGIA: Ho solo amici di sesso femminile.
RENZO: E allora mi presenti come tuo fidanzato conosciuto qui su questa panchina mentre leggevi     il libro a lieto fine con Francesca autrice di una strage.
GIORGIA: Se dico a mio padre che mi sono fatta fidanzata, la strage la fa lui. Prima ucciderebbe te     e poi me. E’ gelosissimo.
RENZO: Mi hai convinto: cercherò di fare amicizia con tuo padre, speriamo sia simpatico come la     figlia
GIORGIA: Ed io farò lo stesso con tua madre, sperando sia simpatica come il figlio

SCENA 5
(sulla sinistra del palco Roberta ferma illuminata da un faro mentre il resto della scena rimane al buio)
ROBERTA: Da quando sono sola non ho guardato nessun uomo. Bhe…. Diciamo la verità:     qualcuno l’ho guardato e…. anche desiderato. Dopotutto la carne è debole ed io non sono     fatta di ferro o meglio di acciaio inossidabile ed ho un cuore che, basta un niente, per     incominciare a rumoreggiare dentro il petto. Mi emozionano tantissimo le storie d’amore e     mi affascinano gli uomini un po’ brizzolati e, ancora meglio, se… tartarugati.                       In verità, di occasioni ne ho avute tante, e… anche se a malincuore le ho tutte rifiutate. Il     cuore e, soprattutto, le parti più intime del corpo mi invitavano a concedermi e la cosa si     sarebbe pure avverata se… la ragione non fosse intervenuta facendo sì che chiudessi tutte…     le porte. Mamma mia quante lotte sostenute tra cuore e ragione. Il mio essere donna         diventava un     campo     di battaglia e allo stesso tempo arbitro di me stessa in questo incontro     tra sensi. Alla fine vinse la ragione e diciamolo pure con… ragione.  Del resto, a ben     pensarci, una donna separata è quasi sempre vista come una facile preda… e spesso presa di     mira dai soliti pappagalli e collezionisti di donne. E’ facile che rimanga vittima di     ingannatori col risultato di rimanerci male fino a soffrire. No… no… non vale proprio la     pena. Per questo motivo se ho sempre mandato all’aria probabili momenti di intenso amore.                       
            Con Michele, però, è stato tutto diverso. Amore a prima vista, o forse sarebbe meglio dire a     prima svista. Infatti la conoscenza fu dovuta proprio ad una mia piccolissima “svista”.  Ero     intenta alla guida della mia fiat 500 nuova di zecca, quando un incredibile essere umano     dalle sembianze di un Angelo mi attraversa la strada. Non riuscì nemmeno per un attimo a     staccargli gli occhi di dosso, lo scrutai dalla testa ai piedi per poi ricominciare dai piedi alla     testa. Io guardavo il fusto che andava e la mia auto continuava a camminare da sola.     Arrivata, con gli occhi all’altezza del collo…. ci fu il finimondo. La mia macchina si fermò     di colpo su una nissan qashqai, color grigio topo, tra un rumore di lamiera contorta e il     suono ininterrotto di clacson. Io mi trovai quasi affogata dall’airbag che di colpo uscì dal     volante. Poi all’improvviso… lui che con fare gentile mi disse: ma a chi cazzo guardi? Fui     folgorata…. Il cuore cominciò a galoppare per poi correre all’impazzata. Rimasi stordita     fino a perdere completamente i sensi.  

SCENA 6
(sulla destra del palco Michele fermo illuminato da un faro mentre il resto della scena rimane al buio)
MICHELE: Pazzo…. Pazzo io e pazza lei. Va be che sono innamorato ma adesso mi si chiede     l’impossibile. A me suo figlio sta letteralmente sulle scatole. E’ insopportabile ed io dovrei     pure chiedere la sua amicizia e un giorno, magari, lui diventerebbe mio figliastro nonché     fratello di mia figlia che io adoro più della mia stessa vita. Se ancora sono rimasto single,     dopo essere diventato vedovo, è solo per non deludere la mia amatissima Giorgia. Mai e poi        mai farei qualcosa che possa farla soffrire… per lei rinuncerei a tutto anche a… Roberta.
    Bè… sarebbe una sofferenza in quanto io Roberta l’amo davvero. L’amo tantissimo fin dal     primo istante che ebbi modo di conoscerla.  Diciamo che la conoscenza fu un tantino     rumorosa ed anche dolorosa… Lo scontro fu del tutto fortuito e fu lei ad avere la peggio.     Macchina completamente allo sfascio e un mese di ospedale per cercare di mettere ogni     ossicino spostato a suo posto. Andai a trovarla all’ospedale, inizialmente arrabbiato… poi     via via sempre gentile, con in mano un mazzo di fiori, fino ad essere felice di essere in sua     compagnia. Per fortuna mai incontrai l’energumeno di suo figlio. Uscita dall’ospedale         continuammo a vederci. Ci frequentammo per parecchio tempo ma sempre con la dovuta     prudenza per non essere scoperti dai nostri figli. Ristoranti fuori città, teatri di montagna e     cinema di quindicesima visione. Alla fine ci innamorammo come due adolescenti al loro     primo incontro.

SCENA 7
(Nuovamente sulla panchina posta al centro. Sulla scena Renzo e Giorgia al centro spalla contro spalla)
GIORGIA: Mio padre è di bell’aspetto e sembra molto più giovane della sua età
RENZO: Mia madre invece sembra un’attrice americana
GIORGIA: Si… di quelle in bianco e nero e senza sonoro
RENZO: Invece col sonoro e a colori. Se non fosse per qualche particolare in meno sembrerebbe la     sosia della Bellucci
GIORGIA: Se è per questo a mio padre lo scambiano sempre per Fabio Testi
RENZO: Addirittura??? Allora sarà bellissimo…
GIORGIA: Diciamo che gli assomiglia… molto vagamente….
RENZO: Se è per questo anche mia madre assomiglia alla Bellucci… molto vagamente
GIORGIA: (si incomincia a girare fino a guardarsi) Sono convinta che tua madre sarà bellissima
RENZO: Bellissima… non esageriamo… diciamo carina.
GIORGIA: Carina, bella, affascinante. Spero solo che i due si piacciano
RENZO: lo spero tanto anch’io.
GIORGIA: Io dovrei avere qualche foto di mio padre nel cellulare ora la cerco e te la mostro
RENZO: Anch’io dovrei averne qualcuna (prende il cellulare e cerca)
GIORGIA: Ecco trovata…. Adesso te la mostro
RENZO: Aspetta che l’ho trovata anch’io
(Giorgia e Renzo si scambiano i cellulari ed entrambi guardano contemporaneamente le foto)
GIORGIA: Mamma mia… ma questa è… la pazza
RENZO: Santo Iddio… ma questo è… lo schizzato

FINE PRIMO ATTO
 
    
SECONDO ATTO

SCENA 1
(Scena di mare come inizio primo atto, Renzo è intento, con canna in mano, a pescare. E’ solo)
RENZO: Quindi riepilogando, secondo Giorgia, io dovrei accattivarmi la simpatia di suo padre che     è completamente fuso... in modo da presentarlo poi a sua madre a scopo convivenza tra i due     vecchi genitori. L’idea potrebbe anche andare, considerando il logico bisogno di mia madre.     Si dà il caso però, che io non ho alcuna intenzione di imparentarmi con lo schizzato e, di     conseguenza, diventare il fratellastro di Giorgia… che in fatto di pazzia… mi sa che supera     il padre. No, no… non se ne parla nemmeno. E’ vero che mi piacerebbe tanto vedere mia     madre felice accanto ad un uomo che le vuole bene…ma non credo assolutamente che tale     uomo possa essere il signor non so come si chiama….
(A questo punto entra in scena Michele, vestito da pescatore con canna, secchio in mano e uno zainetto)
MICHELE: Salve…..
RENZO: (si gira, vede che è Michele ed ha una reazione di fastidio) Ah è lei… buongiorno.
MICHELE: Si, sono io. (tra se e se verso il pubblico) Non lo sopporto… lo strozzerei. (poi a     Renzo) Forse aspettava qualche altra persona?
RENZO: No (con tono infastidito) (poi, tra se e se verso il pubblico) Non lo sopporto… lo     strozzerei. (a Michele)  Non aspettavo nessuno.
MICHELE: Allora… non le dispiace se mi metto qui vicino a lei.
RENZO: Il mare e di tutti.
MICHELE: (mentre mette il verme all’amo) Preso qualcosa? Che so… un maglione, un cappello o     le solite scarpe?    
RENZO: Simpatico…. Purtroppo per lei ho pescato tanti pesci che ho nel secchio e altrettanti     vorrei pescarne… se nessuno mi infastidisce…
MICHELE: Non si preoccupi. Io non la infastidisco di certo. Me ne sto qui buono, buono a pescare     un po’. Prima però… mi prendo un buon caffè che ho nel termos. (prende il termos dallo     zainetto e si versa del caffè in un bicchiere di plastica) Ora ne verso un po’ anche per lei.
RENZO: No grazie, non si disturbi
MICHELE: Guardi che è veramente buono ed è ancora caldo: ho un termos che fa miracoli.
RENZO: Ho detto no grazie. Io non bevo caffè.
MICHELE: Okkei… come non detto. Vorrà dire che lo berrò anche per lei.

 

SCENA 2
(entra in scena Roberta con un maglioncino da uomo in mano e un termos di caffè)
ROBERTA: (va verso il figlio) Al solito, parti la mattina presto per pescare e non ti porti un     maglioncino…  (Glielo mette addosso) vedi che non siamo più in estate e c’è freddo.
RENZO: ma mamma… lascia perdere. Non fa tutto questo freddo (e tira il maglioncino verso la     spiaggia)
MICHELE: Se la mamma ti dice di metterti il maglioncino lo metti e basta
RENZO: A lei questo non importa… riguarda solo me e mia madre. Lei si faccia i fatti suoi.
ROBERTA: Renzo, ma come ti permetti. Si risponde così ad una persona che neanche conosci?
RENZO: E invece la conosco… questa persona la conosco bene…
ROBERTA: Ah, quindi vi conoscete. Mi fa piacere
RENZO: A me no!
MICHELE: Ma certo che ci conosciamo. E’ la seconda volta che lo vedo e che gli parlo ed è come     se lo conoscessi da sempre… Gli do anche il tu…
ROBERTA: Che simpatica persona. Renzo, come mai non mi hai detto niente.
RENZO: Perché non c’era e non c’è niente da dire.
MICHELE: In effetti c’è poco da dire…. Noi siamo di poche parole.
ROBERTA: Poche ma sicuramente buone.
MICHELE: (prende il suo termos) Signora, ho del caffè ancora caldo nel termos. Gliene verso un     poco.
ROBERTA: Grazie, ma anch’io ho portato del caffè, l’ho appena fatto ed è ancora caldissimo.     Prendiamo il mio prima che raffreddi
RENZO: Si mamma, un buon caffè è quello che ci vuole
(Roberta versa il caffè in tre bicchierini di plastica e li passa. Prima a Renzo)
MICHELE: Credevo che tu non prendessi caffè
RENZO: Quello di mamma è speciale
MICHELE: Allora, visto che è speciale ne accetto una tazzina…pardon un bicchierino di plastica.     (Roberta passa la tazzina a Michele) A proposito… io mi chiamo Michele
RENZO: Io no.
ROBERTA: Ed io Roberta…
MICHELE: Piacere... (e le stringe la mano) Complimenti, veramente buono il caffè
ROBERTA: Grazie, sono contenta che gli sia piaciuto. Mio figlio si chiama Renzo…
RENZO: Si, Renzo… come quello dei promessi sposi.
MICHELE: Piacere Renzo. Finalmente so il tuo nome.
RENZO: Ed io il suo.
ROBERTA: Bhè… io vado. Vi lascio da soli in compagnia dei pesci
MICHELE: Speriamo di prenderne tanti
RENZO: Io sicuramente si… per lei ho seri dubbi.
MICHELE: Ma basta con questo lei…. Puoi liberamente darmi il tu.
RENZO: Preferisco il lei.
ROBERTA: Renzo, se il signore ti dice di dargli del tu…non capisco questo tuo atteggiamento. Se     consente, signor Michele… le do io il tu.
MICHELE: Consento con vero piacere… anzi la obbligo, pardon, ti obbligo a darmi del tu.
ROBERTA: Grazie…. Michele
RENZO: Che scena disgustosa…
ROBERTA: Va bene vado. Ciao Michele, spero di rivederti ancora. Renzo, mi raccomando… fai     una buona pesca.
RENZO: (quasi disperato) NO mamma… Ti rendi conto di quello che hai fatto?
ROBERTA: Mamma mia… che ho fatto di male? Ho solo detto a Michele: spero di rivederti. Non     dovevo?
RENZO: Ma chi se ne frega di Michele…. Tu mamma mi hai augurato buona pesca. Questo porta     male.
ROBERTA: Scusa tesoro mio, vorrà dire che lo ritiro. Non fare buona pesca, anzi non prendere         pesci.
MICHELE: Giusto… prendi solo scarpe e qualche zainetto, può servire
RENZO: L’hai detto di nuovo mamma, hai detto non fare buona pesca… Buona pesca non si deve     nemmeno nominare. Non si dice e basta.
ROBERTA: Insomma io vado… Tu, anzi voi fate quel che volete. Arrivederci (prende le sue cose     ed esce)
MICHELE: secondo me l’hai fatta arrabbiare
RENZO: Pure… ci ha detto fate buona pesca sapendo che non si dice e fa pure l’offesa? (tira fuori     la lenza dal mare e posa la canna per mettere il vermetto)
MICHELE: A parte il fatto che buona pesca lo ha detto a te e non a me… quindi io non ho problemi     e posso tranquillamente mettermi a pescare. Tu sei vuoi, puoi inserirmi i vermetti negli ami.
RENZO: Io inserire a te i vermetti negli ami? Tu non ragioni.
MICHELE: Grazie per il tu…. Ti sei finalmente deciso. (butta la lenza in mare e pesca)
RENZO: Niente, non mi sono deciso. Ho solo sbagliato. Volevo dire lei

SCENA 3
(entra in scena Giorgia. In mano ha un sacchetto pieno)
GIORGIA: Buongiorno. Ciao papà…. Vedo che sei in compagnia.
MICHELE: Ciao bella (continuando a pescare, tenendo la canna che aveva buttato prima in mare)
RENZO: Buongiorno. (fa le smancerie a Giorgia per fare innervosire Michele che sa della sua     gelosia)
MICHELE: (geloso) Si, Giorgia. Sono in compagnia. Niente di eccezionale. Un giovane che ho     conosciuto adesso e peschiamo ognuno per i fatti propri.
RENZO: Solo adesso non direi… è la seconda volta che ci incontriamo ma è come se ci     conoscessimo da sempre. Non è così Michele?
GIORGIA: Ma siete anche in confidenza… se vi date anche il tu.
RENZO: Già… siamo in confidenza stretta.
MICHELE: Stretta… non ci allarghiamo… anzi non ci stringiamo. Insomma non è così tanta la     confidenza.
GIORGIA: Io mi chiamo Giorgia e se non lo hai ancora capito sono la figlia del tuo amico     pescatore
RENZO: Si… lo avevo capito. Io sono Renzo.
MICHELE: Ma non quello dei promessi sposi.
GIORGIA: Ho portato un po’ di frutta. Ce n’è abbastanza per tutti e due.
RENZO: Grazie Giorgia. Se hai una mela la gradisco volentieri.
GIORGIA: Certo che ci sono mele. Tu papà che preferisci? Ho portato mele, pere, e due banane.
MICHELE: Niente, grazie. Non ho voglia di niente.
(nel frattempo Giorgia esce una mela, la pulisce con un tovagliolo e la passa a Renzo)
RENZO: Ma caro Michele… (prende la mela dalle mani di Giorgia e la ringrazia)  grazie …     (Addenta la mela mentre parla) non mi avevi detto di avere una figlia così simpatica e     carina.
MICHELE: (a denti stretti) Non c’è stata occasione.
RENZO: Sono veramente felice di avere fatto la tua conoscenza, Giorgia
GIORGIA: Il piacere è tutto mio
MICHELE: E per me è un dispiacere
RENZO: Sono convinto che a te piacciono i bei libri di genere rosa con finale già noto.
GIORGIA: Mamma mia… ma come hai fatto? E’ proprio così.
MICHELE: Sarà un bravo indovino.
RENZO: Proprio così… sono un bravo indovino
GIORGIA: Che bellezza… sono sicuro che sarai bravo in tante cose
MICHELE: E come no? E’ bravo in tante cose, meno che a pescare. Peccato che sia un pessimo     pescatore.
RENZO: Io pessimo pescatore? E tu allora? Che non sai nemmeno da che parte sta il mare?
MICHELE: E’ un pessimo pescatore che si dà tante arie ed è anche superstizioso. Pensa Giorgia,     che questo bel    giovanotto poco fa ha sgridato sua madre solo perché gli aveva detto buona     pesca.
GIORGIA: Addirittura…. Perché che male c’è ad augurare una buona pesca.
RENZO: C’è di male perché a noi bravi pescatori con provata esperienza nel settore porta male. Se     proprio lo devi augurare a qualcuno dillo a tuo padre che in fatto di pesca non capisce niente
MICHELE: No, Giorgia. A me non lo devi dire perché è del tutto inutile. Dillo al giovanotto che si     crede pescatore.
RENZO: Invece lo dici a tuo padre… anzi glielo dico io: Buona pesca, buona pesca e buona pesca
MICHELE: Ah bravo: chi di buona pesca colpisce di buona pesca perisce. Buona pesca a te per     oggi e     per le prossime cento volte che andrai a pescare.
RENZO: Grrrrrrr….. pescatore di pesciolini rossi…
MICHELE: E tu di scarpe rotte…
GIORGIA: Ma la smettete tutti e due. Litigare per una sciocchezza del genere.
RENZO: E’ stato tuo padre ad iniziare.
MICHELE: Veramente è stato lui… trattando male sua madre.
RENZO: Di quello che faccio io con mia madre non ti importa niente…
MICHELE: E invece mi importa. (pausa, breve silenzio) Nel senso che mi dispiace che ci sia     rimasta male.
GIORGIA: Mio padre è molto sensibile…
RENZO: Bè… in effetti ho un tantino esagerato. Dopotutto non lo ha fatto appositamente.
MICHELE: Giusto, ben detto. Se fossi in te lascerei tutto ed andrei di corsa da lei a chiederle scusa.
RENZO: Si… è quello che farò
(raccoglie le sue cose)
GIORGIA: Ti aiuto io Renzo.
MICHELE: Non c’è nemmeno bisogno di chiederle scusa. Ti avvicini e le dai un bacio in una     guancia. Vedrai che le passerà tutto e ti abbraccerà stretto, stretto.
RENZO: Si, è vero… è proprio questo che lei solitamente fa. Sembra quasi che tu la conosca da     tempo…
MICHELE: Chi io? No, no…. Ho solo capito che è molto sensibile.
(raccolte le sue cose)
RENZO: Bene… io vado. Lascio a te l’onore di prendere tutti i pesci del mare
MICHELE: Si, comprese le balene.
GIORGIA: Aspetta Renzo, che salgo con te. Ci vediamo a casa papà.
(i due giovani escono)
MICHELE: (ha la canna in mano e la lenza in acqua) E adesso??? Cosa devo pensare. E’ antipatico     o non è antipatico. Chiaramente non è un campione di simpatia ma è pur sempre il figlio     della donna che amo. Bà… dopo tutti i buona pesca che ci siamo scambiati non credo che     riuscirò a prendere pesci oggi, nemmeno con le bombe. (all’improvviso) Ma…Si muove…     toccano. Alla faccia dei buona pesca. Mamma mia… L’ho preso… è pesantissimo.     Sicuramente sarà un pesce grossissimo, almeno cento chili… faccio pure fatica a     tirarlo (ritira col mulinello la lenza) Preso…. (e tira fuori un scarpone) (si stoppa, si     spengono le luci)

SCENA 4
(Si accendono le luci)(sulla scena nessun personaggio, sulla sx il disegno di una libreria, come a rappresentare un soggiorno, e un divanetto posto al centro)(entra Renzo, ancora vestito da pescatore con canna e resto)
RENZO: (a voce forte) Mamma… sono tornato. (mentre parla passa le canne e altro materiale,     compreso i pesci, in un’altra stanza, dalla porta interna, entrando e rientrando     sempre     mentre parla) Ho preso abbastanza pesce per noi due e quindi ho ritenuto di smettere e     lasciare che sia lo sprovveduto Michele a pescarne qualcuno. Così stasera ci faremo una     bella scorpacciata…. Mamma ci sei? Mi sa che non c’è. Del resto non sapeva che io sarei     venuto prima, sicuramente sarà andata a fare un po’ di spesa.
(esce nuovamente dalla stessa porta, stavolta completamente)
(entra dalla porta esterna la mamma, parla al cellulare)
ROBERTA: (parla al cellulare, mentre parla posa le buste della spesa sul divanetto) Si,     Alessandra. Parla pure… è che sono appena rientrata…. Sono stata a mare… si a mare, c’era     Renzo che pescava… e con lui c’era Michele. No, no… io sono andata a casa prima.  E’     successo un casino…ho detto Buona pesca e mio figlio quasi mi uccideva, così ho deciso di     andarmene quasi fuggendo lasciandolo solo con Michele… ed ora eccomi a casa, dopo avere     fatto un po’ di spesa. … Certo che lo so che non si dice Buona Pesca… ma lo avevo     dimenticato…    (a questo punto entra Renzo e ascolta senza farsi vedere) Che vuoi     Alessandra… ho perso completamente la testa… il nostro non è una semplice avventura ma     vero amore ed io non faccio altro che pensarci… E’ tutto così strano. No… non     gliel’ho     ancora detto… non ho il coraggio e tu non mi aiuti di certo facendomi premura.     Alessandra,     come faccio a dire a mio figlio che sono innamorata come un’adolescente. (Renzo, tossisce     come a voler farsi notare….) (Roberta si gira e lo guarda). Renzo… ma sei già tornato?     scusami, non ti avevo sentito. Alessandra, perdonami ma c’è mio figlio. E’ tornato     prima dalla pesca. Ci sentiamo in un altro momento. Scusami (chiude il cellulare)
RENZO: Si, mamma sono tornato prima. Mi ero scocciato di pescare. Nonostante il tuo buona     pesca ho fatto una… buona pesca…
ROBERTA: Ah bene… quindi il buona pesca non ti ha portato sfortuna.
RENZO: Veramente il pesce l’ho pescato prima che venissi tu…
ROBERTA: Mi pareva….
RENZO: Il pesce l’ho portato in cucina… mentre tu eri al cellulare
ROBERTA: (imbarazzata e spaventata) già… ero al cellulare e non ti ho sentito. Invece tu… hai     sentito….  Esatto? Hai sentito?
RENZO: No. Cosa avrei dovuto sentire
ROBERTA: niente… non c’era niente da sentire.
RENZO: L’unica cosa che ho sentito e capito che eri con la tua amica Alessandra. Mi sa che tu vuoi      tanto bene ad Alessandra.
ROBERTA: certo che gliene voglio. La conosco da tantissimo tempo. E’ la mia migliore amica
RENZO: Ed è anche bella… e questo non guasta.
ROBERTA: hai ragione. E’ proprio una bella donna e le voglio un gran bene. (prende le borse della     spesa) adesso vado in cucina e ti cucino il pesce che hai pescato. Faremo una mangiata coi     fiocchi. Tu pensa al vino. (ed esce)
RENZO: Spudorata… Mi sono vergognato per lei a sentire quello che diceva… così ho fatto finta di     tossire, per attirare la sua attenzione. Se non lo avessi fatto avrei di sicuro ascoltato una     telefonata erotica. Certo che non ha il coraggio di dirmi niente. Vorrei vedere con quale     faccia avrebbe il coraggio di dirmi che ha una relazione. E questa relazione ce l’ha con chi?    Con una donna. La sua amica Alessandra. In un certo senso la promessa di non     guardare     più nessun uomo l’ha mantenuta.                                    Mia madre è diventata lesbica. Cavolo. Devo farmene una ragione. (pausa)             Michele, non     lo sopporto assolutamente e diventare il fratellastro della pazzoide di sua     figlia Giorgia sarebbe di per se stesso un incubo, ma diventare il figliastro di una seconda     donna sarebbe ancora peggio.  Per carità, non ho niente contro i gay o le lesbiche, ognuno     vive la propria sessualità come e con chi vuole, ma questo non deve riguardare mia madre.     Se proprio devo riavere un padre spero tanto che questo sia… maschio..
(si blocca…. Musica e si spengono le luci)

SCENA 5
(Si accendono le luci) sulla dx il disegno di una libreria o mobile bar come a rappresentare un soggiorno, e un divanetto posto al centro) (in scena Michele seduto sul divanetto che sorseggia un wiski dal bicchiere e Giorgia in piedi)
MICHELE: Stasera, avrei voglia di una cena a base di pesce al Cefalo d’oro. Io e te da soli. Che ne     dici Giorgia?
GIORGIA: Dico che è una bellissima idea. Al Cefalo d’oro cucinano del pesce in maniera     esemplare.
MICHELE: Veramente avrei preferito gustare del pesce cucinato da te e pescato da me.
GIORGIA: solo che ancora non mi sono specializzata nel cucinare scarponi vecchi da te pescati     invece del pesce.
MICHELE: Ma mai quante ne ha pescate quell’antipatico di Renzo, di scarpe vecchie
GIORGIA: A me non è sembrato così antipatico
MICHELE: Perché lo hai conosciuto poco.
GIORGIA: E della mamma che te n’è sembrato?
MICHELE: una persona a modo… mi è sembrata
GIORGIA: Bella? È una bella donna? Purtroppo non l’ho vista.
MICHELE: Si…. È una bella donna… ma niente di eccezionale
(squilla il cellulare a Giorgia)
GIORGIA: (prende dalla borsetta il cellulare, guarda chi chiama e lo apre) Scusa un attimo papà (si allontana e parla piano) Renzo, ma… come mai al cellulare… sono con mio padre
MICHELE: Giorgia, ci sono problemi?
GIORGIA: No.. niente papà… è la mia amica… Lorenza
MICHELE: Lorenza? Non sapevo che avevi amiche con questo nome.
GIORGIA: Si, papà… non ne ho… o meglio si ce l’ho… l’ho conosciuta da poco. (al cellulare)     Dimmi Lorenza… tutto bene? Cosa??? Va bene. Aspettami lì che arrivo. (chiude il     cellulare)
MICHELE: Devi andare?
GIORGIA: Si, papà. Vado un attimo a parlare con Renz… ehm.,.. Lorenza e torno a casa. Così     andiamo a quel ristorante.
MICHELE: Giorgia… è successo qualcosa??
GIORGIA: No, no… niente di preoccupante… poi ti racconto. Ciao
(prende la borsa ed esce)
MICHELE: Qui gatta ci cova. Giorgia non me la racconta giusta. O si è cacciata in un guaio o ha     conosciuto qualcuno…. In ogni caso io non posso restare qui a guardare…
(si blocca…. Musica e si spengono le luci)

SCENA 6
(Nuovamente panchina posta al centro).(Renzo e Giorgia)
GIORGIA: No, non ci credo…. Avrai capito male tu
RENZO: Ma quale male…. Ti dico che parlavano di innamoramenti. Mia mamma è propria persa     per la sua amica Alessandra
GIORGIA: In verità… qualcosa del genere l’avevo intuito quel giorno che venne ad aiutarmi per le     scarpe in quel negozio. Quando la scambiai per commessa
RENZO: Quindi tu sapevi e non mi hai detto niente.
GIORGIA: In primo luogo io non sapevo chi fosse, in secondo luogo non ti conoscevo, in terzo     luogo ho solo detto che ho supposto
RENZO: Resta il fatto che io ho scoperto tutto e adesso tutto è inutile
(entra in scena Michele. I due si portano lateralmente e si bloccano)
MICHELE: (dall’altra parte del palco) Ah… proprio come sospettavo. Si tratta di uomini. Ma con     lui no. Con Renzo no. E’ il figlio della donna che amo e per giunta un grandissimo     antipatico.   Potrei far finta di niente ed andarmene… invece no!  E se poi finisce che la cosa     diventa seria? e se si innamorano?  E se dovessero fidanzarsi e poi sposarsi? E se da questo     sposalizio dovesse arrivare un nascituro?   Io diverrei nonno… di un bambino che il padre     è il figlio di Roberta e che per professione è un gran fetentone… No, mai… non lo posso     accettare…non è possibile.
(si nasconde dietro la panchina) (i due si sbloccano)
GIORGIA: E pensare che si parlava di matrimonio
RENZO: nonostante tuo padre non l’avessi a simpatia… anch’io mi ero convinto…
GIORGIA: Non disperiamo…. Forse non tutto è perduto e il matrimonio si può fare. Troviamo una     soluzione.
RENZO: Non sarà facile ma credo che a questo punto il matrimonio diventa indispensabile.     Concordo per il matrimonio…
(Michele esce dal nascondiglio e si porta al centro)
MICHELE: E invece non concordo io... Questo matrimonio non s’ha da fare.
GIORGIA: Ma papà… che dici
MICHELE: Dico di stare zitta… sei stata una delusione. Mi hai ingannata
GIORGIA: Ma io l’ho fatto a fin di bene
MICHELE: A fin di bene farmi apparentare con questo ragazzo?
RENZO: Stia tranquillo che questo apparentamento, mi sa tanto, che è solo nelle nostre intenzioni     ma di fatto è     difficile… anzi impossibile dal momento che…
MICHELE: Giusto… è impossibile dal momento che…. (cambia tono) scusa da quale momento
RENZO: Dal momento che ho scoperto che è… lesbica
MICHELE: (è come se avesse ricevuto una botta in testa cade nella panchina seduto) Le…le…     le… lesbica?
GIORGIA: Si papà…. Proprio così: lesbica
MICHELE: Proprio, proprio… cioè lesbica
RENZO: Si… Michele. Lesbica, lesbica
MICHELE: E me lo dite così???
RENZO: No, se vuoi te lo dico cantando.
MICHELE: No, no…. Mi basta così. Quindi lesbica. Mia figlia è lesbica…
RENZO: Tua figlia lesbica? Non lo sapevo
GIORGIA: Ei… non diciamo fesserie… io non sono lesbica. A me piacciono gli uomini
MICHELE: (si alza) insomma Giorgia…. dillo a papà… ti piacciono i maschi o le femmine.
GIORGIA: Papà… ma come ti salta in mente. Io lesbica? No, no… a me i maschi piacciono
MICHELE: ma allora se non parlavate di Giorgia, si può sapere di chi parlavate? Insomma chi     cazzo è la lesbica???
RENZO: Mia madre, Michele… Mia madre è lesbica.
MICHELE: Ah va bene ed io che pensavo…(pausa)(come scioccato) Chi hai detto Renzo?
RENZO: Mia madre… ha una relazione con Alessandra..
MICHELE: (è come se avesse ricevuto una botta in testa cade nuovamente nella panchina seduto)     Tua… tu…tua madre lesbica? Con Alessandra? Ma sei proprio sicuro di questo?
RENZO: Certo che son sicuro e se è per questo ci ha provato anche con Giorgia
MICHELE: (quasi piangendo) No…. Non è possibile. Ci ha provato anche con mia figlia… Prima     il padre e poi la figlia…
RENZO: E che c’entra il padre?
MICHELE: niente… appunto il padre non c’entra… era un modo di dire… magari ci provava col     padre ed invece… ci ha provato con la figlia…
GIORGIA: Papà ti prego… non fare così… non è successo niente. Ci ha solo provato e     basta
MICHELE: Ahhhhhh….. ci ha solo provato. (si alza) Screanzata, spudorata, Depravata… Non la     voglio più vedere, mai più. Diteglielo voi…
(esce)
RENZO: Mamma mia… tuo padre l’ha presa peggio di noi due. E non capisco a lui cosa importi
GIORGIA: Certo che gli importa. Gli hai detto che tua madre ci ha provato anche con me….
RENZO: Già…. Così gli ho detto ed ho fatto una grossa fesseria. Persa ogni speranza di divenir     fratelli…. Noi due…
 GIORGIA: fratelli no…. Ma forse……
RENZO: (come se non l’avesse ascoltata) Ma a casa non la voglio. Vada ad abitare dalla sua     Alessandra… io so vivere anche da solo.
GIORGIA: No, questo mai.  Non lo permetterei… verrai a vivere da me.
RENZO: Cosa? Con te e tuo padre??? No… non esageriamo. Vieni tu a stare da me.
GIORGIA: Sbaglio o mi stai proponendo qualcosa?
RENZO: Chi io??? bo? E cosa ti sto proponendo????
GIORGIA: Di venire a vivere con te. Quindi…. Mi ami…
RENZO: Io??? Ti amo??? Mamma mia che confusione… Senti riprendiamolo poi questo     argomento. Ho un terribile mal di testa.
GIORGIA: Io no. Io mi sento benissimo ed ho le idee chiare
RENZO: E allora delucidami
GIORGIA: Tu mi ami sopra ogni cosa. Ami di me tutto. Non puoi più vivere senza di me
RENZO: Solo questo?  Non me ne ero accorto.
GIORGIA: E adesso che lo sai mi dici cosa aspetti ancora ad abbracciarmi???
RENZO: Cosa aspetto? Non aspetto….  (e l’abbraccia)(parte una musichetta)
(si staccano dall’abbraccio dolcemente, la musica scema)
GIORGIA: Sei meglio dei romanzi rosa a lieto fine… le parole che hai detto mi hanno colpito il     cuore…
RENZO: Veramente hai detto tutto tu…
GIORGIA: Ma tu hai acconsentito…. Amore mio…
(si bloccano…. Musica e si spengono le luci)(escono)
SCENA 7
(salotto di casa di Roberta)(accendono le luci)
(lei seduta sul divano beve del wischi…. Michele in piedi)
MICHELE: Volevi far valere la regola della maniglia…
ROBERTA: Cioè?
MICHELE: prima il padre e poi la figlia….
ROBERTA: Sinceramente sapevo che fosse… prima la madre e poi la figlia
MICHELE: Ma nel nostro caso, dal momento che io sono maschio…. Vale la regola del padre….
ROBERTA: Quindi io volevo scoparmi tua figlia….
MICHELE: Ecco lo hai detto… menomale che lei non c’è stata
ROBERTA: E che ne sai…magari ci è stata e adesso dice non ci è stata…
MICHELE: Ma cosa stai dicendo…. Mia figlia…. A mia figlia piacciono gli uomini
ROBERTA: Be…. Anche a me. Tu, ne sei la prova. Hai dimenticato?
MICHELE: E che ne so…. Magari sei double face….
ROBERTA: E tua figlia invece non lo è. Almeno così è quello che sai tu.
MICHELE: Senti…. Mia figlia non è come te…
ROBERTA: Lesbica? Vuoi dire lesbica?
MICHELE: Si, lesbica. Lei non lo è.
ROBERTA: Ed hai ragione…. Non lo è. Non è vero che con me c’è stata così come non è     assolutamente vero che io ci ho provato. Mai fatto ne pensato.
MICHELE: Vorrà dire, allora, che si sarà sbagliata.
ROBERTA: Già si sarà sbagliata. Così come, magari, si sarà sbagliato mio figlio ascoltandomi al     telefono.
MICHELE: Quindi (si siede e si alza lei) dici che si è sbagliato?
ROBERTA: Certo che si è sbagliato. E’ vero che parlavo con Alessandra… ma è di te che     parlavamo. Le dicevo che mi sono innamorata come un’adolescente.
MICHELE: Mamma mia… ora è chiaro tutto. Renzo ha sentito e pensava che tu lo dicessi ad     Alessandra. Mi viene persino da ridere…
ROBERTA: A me però, viene da piangere. Non hai dubitato un solo istante di me e ti sei accanito     contro.
MICHELE: Dai…. (Si alza) l’importante che tutto si sia risolto e che tu non sia lesbica
ROBERTA: Già… l’importante è solo questo…. Che io non sia lesbica.
MICHELE: Quando lo diremo ai ragazzi ci faremo quattro risate.
ROBERTA: si dà il caso però…. Che io non ho voglia di ridere. Renzo ha frainteso sulle parti,     parlavo di te e lui pensava che io parlassi di Alessandra
MICHELE: Basta… lo abbiamo già detto
ROBERTA: E’ vero… parlavo di te. Ma ogni parola detta era verso Alessandra
MICHELE: Non ci sto capendo niente
ROBERTA: Non c’è niente da capire. Ti voglio tanto bene… ed era con te che volevo dividere     l’intera esistenza. Ma non ti amo….
MICHELE: Ma cosa dici? Non ti sembra di punirmi troppo adesso? Ho sbagliato a dubitare di te,     scusa.
ROBERTA: Scusa tu, invece. Ora più di prima ho capito che…. Amo ancora Alessandra.
MICHELE: Ami Alessandra??? (si lascia cadere sul divano)
ROBERTA: Quando mio marito mi lasciò…. Trovai conforto in Alessandra. Nacque una     meravigliosa storia d’amore che durò per anni. Poi… di colpo tutto svanì. Lei si innamorò di     un giovane. Decidemmo di chiudere la nostra storia ma di rimanere amiche. Poi…. Arrivasti     tu. Persi subito la testa e non pensai più ad Alessandra…. O almeno non più sotto     quell’aspetto.
MICHELE: Poi… la telefonata…. L’equivoco…. Io stupido a dubitare di te….
ROBERTA: e tutto è riapparso nella mia mente. Alessandra ha bisogno di me. Adesso è di nuovo     sola. Ha più bisogno lei di me che tu col tuo egoismo.
MICHELE: e con tuo figlio che farai….
ROBERTA: Niente… Renzo è di una dolcezza unica e sono convinta che tua figlia lo aiuterà     tantissimo. E’ strana ma una brava ragazza.     IO mi trasferirò da Alessandra.
MICHELE: Quindi, ormai tutto è compiuto…. Lo trovo buffo. Mi stai lasciando per una donna!!!
ROBERTA: Visto? Non lo capisci e non lo capirai mai…. Non ti sto lasciando per una donna o un     altro uomo. Ti sto lasciando semplicemente per… amore…

F I N E