Fino all’ultima nota

spettacolo in unico tempo di

Alberto Patelli




Buio
Voce fuori campo

Alle 22 di una sera del 1939, in un vecchio palazzo alla periferia di Chicago, cinque uomini si riunirono formando un comitato. (intanto- sul fondo scena- si intravedono i componenti del gruppo musicale che, uno dietro l’altro, attraversano il palco da una quinta all’altra …raggiungono i loro strumenti che però non sono in vista) Quel comitato non aveva fini politici né economici. Il suo obiettivo era apparentemente molto più semplice ed essenzialmente di natura progettuale. Le informazioni su come lavorò quel comitato sono varie e non tutte attendibili, ma una cosa è certa ed è che, alla fine, il Comitato raggiunse il suo scopo ed il risultato fu molto più che soddisfacente…

Il gruppo attacca un pezzo (senza la partecipazione della tromba) che ben si abbina all’effetto nebbia che, ora riempie la scena assieme ad una luce tenuissima e soffusa…il senso che ne scaturisce per chi osserva è quello di addentrarsi in una atmosfera ovattata e, solo in parte, surreale.
Sbucando lentamente dalla nebbia, un uomo (il narratore,--) dice…
Attenzione: durante lo spettacolo, in momenti opportuni, si vedranno proiettate sul fondo immagini di una vecchia pellicola che riprendono un vecchio appostato all’angolo di un palazzo d’epoca) 

Capita, a volte, di trovarsi in una nebbia fitta…e, pur non riuscendo bene a vedere, a capire, capita che ci si possa sentire come…( cerca le parole)…come accomodati in un ovattato senso di piacevole mistero…Si entra in strade fatte di racconti, di storie che non sai dire se reali o frutto di pura immaginazione…e queste strade si allargano, si stringono, si intersecano, si uniscono e si dividono per poi sparire di nuovo nella nebbia (il tappeto musicale si attenua fino a spegnersi)….in un offuscato silenzio…Io non so voi, ma io quando mi trovo in situazioni come queste ad un certo punto comincio a sentire qualcosa che si fa via via sempre più chiaro…fino a scoprirsi…è un suono…(una tromba)….

con pochi passi raggiunge una tromba posata in terra -e ora in vista grazie al puntamento di una luce-, si china ed attacca un assolo che dura una quindicina di secondi. Poi il gruppo si unisce (e, quando lo fa, viene scoperto da una fioca luce sul giallo) in un pezzo “completo”. Al temine del pezzo breve buio durante il quale si sente il rumore dei freni di un treno che arriva in stazione…. Al riaccendersi delle luci vediamo il nostro protagonista (che adesso indossa un soprabito, un berrettino di lana ed ha in mano una custodia per la tromba) che cammina 

Alla stessa ora in cui più di sessant’anni fa si riunì il Comitato, alle 22 di tutte le sere, io scendo dal treno che mi porta al lavoro, sono un musicista...e un collezionista…Dopo aver superato una piccola rampa di scale, percorro questo lungo corridoio sotterraneo ed incrocio centinaia di persone che vanno in senso contrario…tornano a casa con la loro fatica…(eventuale effetto schermo sul fondale coi “volti” ) …e questo fiume di volti, ognuno con la sua storia, scorre giornalmente in una routine apparentemente irrilevante….le storie di quelle facce sembrano non interessarci…non abbiamo il tempo di ascoltarle….ma giorno dopo giorno, il fluire di quei volti ha preso progressivamente forza e ha fatto sì che, una notte, ne ascoltassi almeno una di storia…. (il p. ora cammina veramente uscendo di scena su un breve tappeto musicale che introduce l’inizio della storia…)

Sul fondo scena vediamo un uomo in trench che fuma e si muove nervosamente come in attesa di qualcosa…dopo alcuni secondi esce dalla quinta un medico in camice, l’uomo in trench gli si avvicina subito…(fine anni sessanta)

medico: 
(come per avere conferma..) Jeff ? ( l’uomo in trench annuisce) ...l’hanno conciato male il suo amico…ma se l’è cercata ..in questi casi prima o poi succede…quei bastardi teppisti, se non hai più i soldi per la dose, non hanno pietà e colpiscono con cattiveria lì dove sanno di fare più danni…quando si sveglia, dica al suo amico di cambiare mestiere…(uscendo) ha perso i denti e non può più suonare…(l’uomo in trench si mette una mano tra i capelli…poi esce di scena e, subito dopo, una voce fuori campo….) 

voce fuori campo (Jeff):
chi avrebbe mai detto che sarebbe finita così…tanti anni fa, quando lo conobbi era tutto così diverso….

metà anni cinquanta; Chesney , un giovane uomo, entra in scena in calzoncini e canottiera e calza dei guanti da boxe…saltella, simula dei colpi…

ehi Jeff, sono in gran forma sai...non mi ferma nessuno…ieri ho fatto i guanti con uno in palestra, ci siamo solo toccati…certo mica sono scemo…i’m not crazy, non posso permettermi di farmi male…beh, lui è un pugile semiprofessionista e...ci credi ? l’ho messo in difficoltà….eee il fiato, oh,il fiato, ne ho da vendere. Sai come mi sento ? Mi sento come quando prima di conoscere te e gli altri del gruppo, un giorno mi venne come un attacco di pazzia, un…un raptus. Presi la tromba, uscii di casa e iniziai a suonare, a suonare senza mai smettere girando a piedi tutto il quartiere…ad un tratto cominciarono a seguirmi ed io spingevo con tutto il fiato che avevo in gola fino a quando, tornato sulla soglia del cortile di casa…sai che feci Jeff ? (lo simula) posai a terra la tromba e dissi…dissi semplicemente “ecco!” (aprendo in basso le braccia)..Ecco..mi uscì spontaneo. Ecco! vuol dire “di questo sono capace..questo sono io !”…Ah, caro mio, io ora sono invincibile e voi come me…la strada è spianata davanti a noi…hai letto, no?, il trafiletto sul “telegraph” di oggi…(prende il giornale, legge la critica)
“ …questi ragazzi dimostrano veramente di saperci fare. Il loro stile è musicalmente ricchissimo di spunti e soluzioni brillanti e, in particolare, la tensione ritmica che ho trovato in alcune esecuzioni mi ha lasciato senza fiato. C’è da scommettere che attireranno l’attenzione di larghi strati di pubblico”. 
(posa il giornale) avanti così, cari miei ! Le scritture già non ci mancano ma ora dovremo rifiutarle !...(si guarda attorno) è ora di uscire da questo buco..i soldi li abbiamo! cambiamo casa Jeff…anzi, è ora di smetterla con questa convivenza…un appartamento a me e uno a te, Jeff. Finalmente la smetteremo di chiederci il permesso quando ci portiamo qualche donna in casa ! 
(squilla il telefono-risponde)….si, sono io, Chesney. Chi è ?... Di che giornale? Mirror…certo, come no…dica…sono cresciuto in un bordello, ma in un bordello vero…no, non sto scherzando…le spiego: mio padre non l’ho mai visto…mi hanno detto che nella vita ha fatto un sacco di cose..per un periodo ha anche aggiustato e qualche volta addirittura costruito strumenti musicali…si, credo a fiato…ma non ne sono sicuro...sò solo che gli ultimi giorni li ha passati in galera. Mia madre lavorava in un bordello...questo non lo scriva, magari, senò quei coglioni di benpensanti cominciano a storcere la bocca e… comunque era una gran donna ed è stata una vera mamma. E’ morta due anni fa e se ci fosse stata ancora sarebbe stata fiera di avere un figlio che rilascia un’intervista per telefono…Insomma buona parte della mia infanzia l’ho passata in un bordello ed è lì che ho sentito la prima musica. Un vecchio pianista,..il caro Ed, strimpellava per rallegrare l’attesa dei clienti e qualche volta mi faceva salire sulle sue ginocchia per farmi vedere come erano veloci le sue mani…per un paio d’anni mia madre si ammalò e mi affidò prima alla nonna e poi ad una specie di orfanotrofio…avrò avuto si e no otto anni ed è lì che mi misero in mano la prima cornetta…è cominciato tutto lì…più grandicello suonavo con altri ragazzetti alle feste da ballo fino a che fui scritturato da un localetto…si chiamava Tin Type…facevo parte di un quartetto e per guadagnare qualche soldo in più, imparai anche a ballare il tip tap…Il Tin Type …quel posto era incredibile…era in un quartiere povero e malfamato, frequentato da gente di ogni risma..anche da gangsters che uccidevano per pochi soldi…quasi ogni giorno veniva fatto fuori qualcuno e la mattina il Tin Type funzionava da obitorio. Qualche cadavere coperto da lenzuoli bianchi giaceva a terra ed io provavo i miei passi tra loro…(l’interlocutore gli dice qualcosa) come ? no, non c’è problema, se ha da fare vada…..va bene, mi chiami più tardi, l’intervista la finiamo poi, ok. A dopo, a dopo…( riattacca) Jeff !? Sai chi era ? ..un giornalista del Mirror…ha voluto un’intervista da me, capito ?...Jeff ! (si affaccia in quinta)….è uscito…(cammina fino a centro scena…-sorride pensando a qualcosa) Il Tin Type…(butta due cuscini a terra, li copre con dei teli bianchi ed esclama:) Tip Tap tra i cadaveri (balla accompagnato dalla musica ; al termine, squilla il telefono...risponde)
..ehi, Clifford !...si, lo so…le prove stasera…si, si, dobbiamo sistemare quel pezzo…l’hai detto a Richie ?... OK, tra un paio d’ore sono lì. Devo raccontarti un sacco di cose…l’hai letto l’articolo? Beh ?....si, si, va bene , possiamo fare anche meglio…sai, ho rivisto quella ragazza ieri sera. Dopo il nostro spettacolo sono andato a trovarla…Clifford, sento che è la donna della mia vita ! Cosa ridi ? Non fare lo stronzo..questa volta è quella giusta…Emma, si chiama Emma ..è una pianista e suona da Dio…potrebbe essere giusta per noi, ha già una buona esperienza. Dài parliamone anche con gli altri stasera. Ve la faccio conoscere, le ho detto di passare alle 11, a quell’ora le prove saranno quasi finite…Ok, a più tardi. Ciao Cliff.(abbassa la cornetta) 

brevissimo buio, poi la luce si rialza gradualmente mentre Chesney si sta infilando pantaloni, camicia e cappotto e raggiunge il gruppo col quale canta … 

The first time I saw you
and..I saw you playing
all around me has changed
the sun was shining before
now It’s even stronger
The desire of you
eat me up
I want you now
and forever
like an endless melody

…al termine, volgendosi verso la quinta esclama..)

Emma !

Buio

Al riaccendersi delle luci il narratore., a centro scena, indossa il soprabito e il berretto oltre ad impugnare la custodia della tromba 

…….Emma pochi mesi dopo entrò a far parte del gruppo e della sua vita. Si sposarono ai primi di febbraio…Lui è stato sempre il mio idolo e forse anche il motivo per il quale faccio questo mestiere…Sono sempre andato alla ricerca di notizie dettagliate sulla sua storia…molte cose le ho trovate su riviste specializzate ma quelle relative a quel periodo le devo ad un giornale d’epoca dimenticato una decina d’anni fa- forse da un pazzo fissato come me - in uno scompartimento del solito treno…ed è proprio su uno di quei vecchi fogli che la vidi… c’era la foto…era la tromba che avrei sempre voluto nella mia collezione ed era la stessa che lui ha sempre suonato fino alla fine…è una specie di leggenda, sembra che il suono particolare di quel modello sia dovuto oltre che alle caratteristiche tecniche, ad un difetto di fabbrica che, invece di sminuirla finì per farne un qualcosa di unico…cosa avrei dato per averla…certo poi, come la suonava lui…..! …In quel periodo con Emma si amavano da impazzire, il gruppo andava a mille e tutto era solare….li chiamavano ovunque offrendogli ricchissimi cachet ma questa sembrava una formalità. Tale era l’intesa che suonavano per il piacere di ascoltarsi..improvvisavano..e spesso dopo lo spettacolo continuavano a suonare in jamsession che erano nient’altro che felicità allo stato puro…

Buio

al riaccendersi di una luce che fa apparire la scena come se fosse un’immagine d’epoca, il gruppo suona un pezzo vivace, allegro, coinvolgente. Al termine Chesney, si gira verso i compagni e…

Cliff, ti prego, fammi un favore. ho promesso ad un tizio, un certo Firewill che ha una fabbrichetta di strumenti ad una trentina di miglia da qui, che domani vado a trovarlo. Vuole farmi vedere un nuovo modello di tromba…vorrebbe dargli il mio nome. Non ci posso andare , stanotte con Emma partiamo per un paio di giorni, andiamo in campagna…ho bisogno di riposo. Ma non mi va di dargli buca…vacci tu, magari ti accompagna Richie…provatela e poi decidete voi per me. Casomai per i diritti sul nome lo facciamo parlare col nostro agente…Vi prego, dài, ditemi di sì….

il gruppo riprende a suonare ed il ritmo- con il simultaneo abbassarsi delle luci fino al buio- ad un tratto diventa incalzante, ossessivo, per poi finire con l’effetto(fonica)di una automobile che sbanda e si schianta violentemente.

voce fuori campo (Jeff) : 
Fu terribile. Clifford e Richie morirono sul colpo e niente fu più come prima…come, d’altronde avrebbe potuto esserlo ?


(luce; in scena è di nuovo il p. con berretto, soprabito e custodia…)
…Il gruppo aveva acquisito una discreta notorietà e la notizia dell’incidente ebbe una vasta eco.
Chesney, ossessionato da un senso di colpa che non lo abbandonò più, cadde in una profonda depressione e smise di suonare per un paio d’anni. Nonostante avesse ricevuto già prestigiosi riconoscimenti anche come solista, si dimenticarono piuttosto presto di lui…Io nascevo proprio in quel periodo…che strano…proprio quando lui aveva messo da parte la sua tromba…quella stessa tromba che poi, a distanza di tanti anni io avrei tenacemente inseguito….intanto, ovvio, la musica andava avanti anche senza di lui……
(appoggia a terra la custodia e, raggiungendo il gruppo e una tromba poggiata lì accanto, accenna alcuni “flash” di pezzi noti dei primissimi anni ‘60…; poi ritorna accanto alla custodia e, mentre lui parla del continuo degrado dell’esistenza di Chesney , scorrono sullo schermo- telo di fondo proiezioni di illustrazioni che richiamano la storia … il gruppo continua a suonare fino a quando la storia arriva al pestaggio-denti rotti) 
Quando riprese a suonare lo fece per questioni di sopravvivenza…la cosa peggiorò le sue condizioni nervose soprattutto perché non riusciva più a far uscire dalla tromba il suo personalissimo suono brillante e pieno e ancor di più perché, quando imponeva a sé stesso di sedersi a tavolino per scrivere, sentiva di aver perso la sua fertile e originale vena compositiva.
Cominciò a bere e iniziarono i primi litigi con Emma…Era un uomo smarrito; accettava occasionali ingaggi in clubs di quart’ordine dall’ambiente promiscuo. A termine delle serate tornava a casa fuori di sé e qualche volta alzò le mani sulla moglie pur pentendosene poi immediatamente. L’unico ancora rimasto del gruppo originario, Jeff, che da un po’ di tempo non condivideva le sue scelte, ruppe il sodalizio artistico con Chesney e si unì ad altri musicisti….Quando cominciò a drogarsi Emma lo lasciò…anche sperando che ciò costituisse per lui una positiva scossa. Accadde il contrario. Il degrado sembrava interminabile. Suonava pochissimo e male e lo faceva esclusivamente per procurarsi i soldi per le dosi. Sembrava sacrificare il talento e la sua stessa esistenza all’eroina ma lo faceva per ingannare se stesso…per illudersi di arrivare alla speranza di tornare un giorno ai vecchi tempi. Quello che arrivò , invece, fu il carcere. Fu arrestato per droga e scarcerato solo dopo sei mesi. Jeff gli fu vicino in quel periodo ma inutilmente…A distanza di poco tempo fu di nuovo processato e condannato ad altri otto mesi di detenzione. La notte successiva alla sua uscita dal carcere fu pestato a sangue dagli spacciatori e perse tutti i denti.

A questo punto, il p. va verso il fondo scena dove sono sistemati, su uno scaffale, dei vecchi dischi in vinile ed un vecchio stereo…e durante questo movimento di scena si sente..

voce f.c. (Jeff)
…appena si rimise in piedi, pregai un tizio che conoscevo e che aveva una piccola impresa edile di assumerlo come manovale…mi accontentò. Due mesi più tardi mi trasferii con la mia compagna in Georgia a gestire una sala giochi di proprietà del padre…Considerai chiusa quella fase della mia vita che aveva a che fare con la musica. E poi… vedere Chesney senza la sua tromba mi metteva una tristezza infinita.

Proiezione dei primi beatles (help)e rolling stones(satisfaction) intanto il p. che ha scelto il suo disco tra gli altri, riprende a parlare

…in quegli anni ero un adolescente, avrò avuto 12, 13 anni e, mentre i miei coetanei ascoltavano i Beatles, i Rolling Stones e i grandi gruppi rock dei primi anni ’70, io, frugando tra gli scaffali dello studio di mio padre, trovai qualche vecchio disco…(lo mette sullo stereo ed ascoltiamo un breve pezzo…) ….è così che ascoltai per la prima volta Chesney e mi venne la voglia di imparare a suonare la tromba…

Buio

Voce fuori campo (Jeff)
…passarono oltre cinque lunghi anni da quel giorno del pestaggio prima che si facesse vivo…squillò il telefono e come alzai la ricevitore sentii la tromba…fui preso da un brivido…era lui ed il suono era quello di una volta !! 
Mi disse : “Jeff, ripartiamo !” Lo sforzo silenzioso che aveva fatto in quegli anni per riprendersi la sua vita e la tromba aveva del miracoloso !...riprendemmo a suonare assieme, formammo un nuovo gruppo e, in capo a due anni, eravamo pronti al rientro ufficiale sulla grande scena….

Luce; il p. è di nuovo a centro scena con la custodia in mano…

In quei due anni, io avevo già fatto qualche buon progresso tecnico ma soprattutto ero stato un buon ricercatore di notizie su di lui…mi attirava ed incuriosiva il fatto che fosse scomparso dalla scena così giovane…Solo più tardi ne avrei scoperto il motivo…Non avevo ancora compiuto diciannove anni quando sentii alla radio che a fine estate ci sarebbe stato anche lui tra i protagonisti di un festival in Romagna. Studiai come un pazzo per superare con buoni voti l’esame di maturità sapendo che così mi sarebbe arrivato un premio in danaro dalla nonna. Con quei soldi avrei pagato il viaggio ed il biglietto per il grande evento…e fu straordinario, fu straordinario per tanti motivi: per il fatto che, mentre suonava, ero a tre metri di distanza da lui, per il fatto che non bisognava essere esperti per sentire e capire che nella sua tromba c’era ogni vicissitudine che aveva passato e tutta la commozione di un faticoso ritorno ma …soprattutto fu straordinario perché alla fine del suo concerto, accortosi della febbre che avevo negli occhi, mi si avvicinò chiedendomi da dove venissi e poi, tirandomi una pacca sulla spalla, disse: “young man, you have the music in your eyes and in your future ! ” (eventualmente, se è proprio il caso, tradurre)…..Fece un’altra decina di concerti e poi sparì…si disse che era morto in circostanze misteriose..-ma il corpo non fu mai trovato-…si ipotizzò un suo abbandono perché troppo impegnato a ritrovare e riconquistare Emma, suo grande amore…ci fu chi addirittura giurò di averlo visto mezzo ubriaco tra i vicoli di Chicago e chi invece era certo che si fosse presto stufato dell’ossessivo ingranaggio commerciale che muoveva ormai ogni genere di musica…Sta di fatto che quella che i benpensanti chiamano carriera, la sua carriera, finì nel ’78. Anche Jeff, il suo compagno di sempre, dichiarò di non averlo più visto e di ricordare che negli ultimi tempi era preso dalla voglia, quasi ossessiva, visionaria, di sapere chi fosse stato quel padre che non aveva mai conosciuto…(esce di scena)

la luce si abbassa e prende una tonalità “fredda” che si confà al senso misterioso ed un po’ inquietante di ciò che segue…il gruppo introduce la scena successiva con un pezzo “ad hoc” …


anticipato dal suono della sua tromba ,…entra in scena Chesney, é invecchiato (sono passati quasi venti anni dall’ultima volta che l’abbiamo visto). Finito il breve ma significativo assolo, stacca lentamente dalla bocca lo strumento, lo osserva con intensità, lo poggia in terra con attenzione, si siede e, continuando a guardare ancora per un po’ la tromba, parla come se fosse in un’altra dimensione…

Ho salito molte scale per poi discenderle e salire di nuovo…arrivato qui, nel mio sogno, mi sono affacciato e ho visto laggiù in strada, in un angolo lontano, un uomo … voglio sapere chi è…un filo invisibile e tenace ci lega…e questo solo io adesso voglio, sapere chi è quell’uomo perché sento che nelle parole della sua storia c’è mio padre, c’è Cliff, c’è Richie, ci sono io , insomma ci sono molti di noi….voglio sapere perché ogni notte accende e rinnova la mia malinconia….

la luce si abbassa e cambia di colore…Chesney, lentamente si alza in piedi…ed inizia un monologo come se fosse quasi in trance..
alcuni effetti alla batteria o brevi suoni, inseriti opportunamente al momento giusto, accompagnano in sottofondo le sue parole…


Coperto da un logoro cappottaccio grigio, il vecchio con andatura incerta a causa dei molti acciacchi, aveva però in quei momenti la mente lucida…lo aveva visto scendere rapidamente dall’auto condotta dall’autista personale ed infilarsi nel palazzo della Società….il vecchio sapeva che sarebbe riuscito di lì a poco…d’altro canto l’auto era rimasta ad aspettarlo col motore acceso. 
Si trattava solo di attendere un po’…quel po’ sufficiente a ripercorrere la storia che lo aveva portato lì… Il vecchio ormai sapeva già da moltissimi anni di essere nato per quello : per idearlo e costruirlo quell’oggetto….quante ore aveva passato nella piccola cantina del padre a pensare, a disegnare, ad assemblare, a provare qualcosa che desse alla sua creazione un qualcosa di unico ? E tutti quegli anni di studi e applicazione, chi li aveva mai realmente considerati ?...era molto giovane allora…chi aveva rimborsato i mancati divertimenti, il tempo che poteva essere impiegato in maniera più redditizia e dunque più socialmente gratificante ? …Tutto quel tempo sacrificato per donare al mondo una nota diversa…mai fino ad allora ascoltata,… geniale. Il vecchio tutto questo lo aveva dentro di sé, questa consapevolezza ne faceva parte al punto tale di non meravigliarsi affatto di essere arrivato lì all’angolo di quel ricco palazzo ai piedi del quale una lussuosa macchina era in attesa del padrone. Un cagnetto randagio attraversò velocemente la strada mulinando le zampe come un cartone animato e gli rivolse uno sguardo di complicità…poi sparì dietro l’angolo opposto a quello dove era il vecchio che, in quel preciso istante, richiamò alla mente la fine dell’impresa, l’ultimo atto che completava la sua opera e la prova , con esito positivo, che il risultato era stato raggiunto…si, era tanto tempo fa ma sembravano trascorsi mille anni da quel momento di gioia vera, interiore. Solo lui era in grado di capire il vero valore di quell’oggetto, ma con l’impegno ed il passare dei giorni avrebbe reso coscienti anche gli altri. Non gliene diedero il tempo: la sua creazione gli fu scippata in maniera subdola, sleale e senza dargli la possibilità e nemmeno la speranza di riprendersi il maltolto. Una fine scontata per un uomo solo e con la sola forza di essere dalla parte del giusto…tutto doveva essere commercio, sfruttamento economico ed extraeconomico, questa è la legge e niente vi si può sottrarre; neanche importa in che modo la cosa possa essere utilizzata…foss’anche nel modo sbagliato ciò che conta è che sia fonte di spudorato profitto per una ristrettissima cerchia di persone…concetti che adesso erano nello scricchiolio che le scarpe di quell’uomo provocavano sul parquet dentro al palazzo della Società, scarpe abituate a frequentare party esclusivi, riunioni per pochi eletti…lucide scarpe che conoscevano tutti quelli che contano e dunque, si disse con un ghigno il vecchio, non me. Una pioggerellina fitta cominciò a cadere da un cielo inquieto e bagnò il cappotto del vecchio ricoprendolo di perle…umide perle che sembravano entrargli nelle ossa dolenti…dallo scappamento dell’auto fuoriuscì una nuvola di vapore dentro alla quale al vecchio sembrò rivedere la piccola cantina del padre, quei pochi metri testimoni dei suoi giorni migliori…quella cantina non esisteva più, così come tutto ciò che c’era attorno…ogni cosa sostituita diversi lustri orsono da costruzioni così anonime da non permettere di identificare dove fosse originariamente situato il piccolo, familiare locale. 
Già, familiare….cosa c’era più, ormai, di familiare ? Tutto era estraneo…perfino quella situazione presente, seppur voluta, il vecchio la percepiva come distante …distaccata…fredda come l’acciaio sul quale era stampato il nome della Società. L’autista si accorse di lui e gli rivolse uno sguardo tra il disprezzo e la commiserazione…senz’altro lo aveva scambiato per un mendicante…per uno che non meritava, appunto, più di una veloce occhiata. E questa, paradossalmente, era la sua forza , essere nessuno per il mondo attuale…un tipo insignificante …uno al quale non si dà neanche il diritto di avere una qualunque storia alle spalle…figuriamoci questa, di storia, che lo aveva portato per mano all’angolo del palazzo della Società. Lì dentro l’uomo dalle scarpe lucide impartiva qualche direttiva, ordinava con chi allacciare nuove proficue relazioni, si rallegrava per il recente successo ai danni di un nuovo, anonimo derubato,… si preparava ad uscire. (intanto entra di spalle il vecchio che si girerà solo quando inizierà a parlare)
E mentre calava la sera, il vecchio, con un senso di crescente nausea, sentì la propria voce nel cervello: 

IL Vecchio :
“ manca poco, finalmente manca poco… Ho potuto e posso sopportare ancora quasi tutto quello che mi avete sottratto… non mi interessa più ciò che avrebbe potuto essere e non è stato … non sono cose che possono interessare chi da sempre è abituato alla sferza di un vento perennemente ostile…l’illusione di una vita agiata, una sfavillante notorietà…chissà, un senso di realizzazione…tanta gente intorno, utili conoscenze … non sono altro che abbagli per uno condannato a resistere a quel vento per tutta la vita…Quello che non posso sopportare e non perdono è l’ aver reso vano- per i vostri squallidi interessi- l’unico motivo per il quale potessi dire “ci sono anche io!”… E ancora di più vi condanno perché il vostro è un furto incompleto. Avete rubato l’idea, copiato l’oggetto, ma non avete saputo tirarne fuori la vera essenza, la straordinaria nota. E come poteva essere altrimenti ? La mia cura nella scelta dei materiali, i piccoli, segreti accorgimenti nel modellare i singoli pezzi , la qualità ed il senso dei meccanismi,… persino il mio lieve soffio per tirar via la polvere delle limature erano indispensabili per giungere a quel risultato unico…Separare me dalla mia opera non aveva senso…perché io ero e sono in quell’opera !”

Chesney (riprende con concitazione e crescente pathos):
Un tassì dai pneumatici cerchiati di bianco transitò improvviso e la cliente sul sedile posteriore gli fece un cenno con l’indice della mano sinistra come per avvertirlo che il suo uomo stava per uscire. Il vecchio sentì un brivido percorrergli la schiena…il volto della donna sul tassì era identico a quello visto da bambino su una foto d’epoca appesa nella camera dei genitori…
Muovendosi (il vecchio fa l’azione fino agli spari; subito dopo il buio sulla scena fino all’esaurirsi della nota della tromba )come un automa percorse pochi passi …quando l’uomo con le scarpe lucide gli fu a meno di un metro sfilò deciso la pistola e, socchiudendo gli occhi, sparò due colpi in rapida successione…abbandonò la mano e l’arma cadde scivolando fino a fermarsi sulla griglia metallica di un tombino…poi, con un impercettibile tremore , tirò fuori da sotto al cappotto una tromba, la avvicinò alla bocca e, spingendo il poco fiato rimasto, emise un’unica, lacerante nota. 

Qualche secondo dopo, il gruppo - che non vediamo ancora - inizia a suonare un pezzo ben ritmato che apre ad una nuova situazione…

il p. è di nuovo in scena con berretto, soprabito e custodia in mano…sta camminando…la musica si abbassa..

…tutte le storie mi piacciono ma quelle che mi affascinano particolarmente, chissà perché, sono quelle più tormentate…quelle in cui la forza dell’uomo lotta per superare le difficoltà…storie comuni in fondo….
……..chissà se Chesney c’è ancora e se poi ha trovato la strada per gestirlo quel suo tormento interiore…io una cosa l’ho trovata ed è quella che finalmente ha arricchito la mia collezione (quest’ultimo periodo è detto proprio mentre percorre gli ultimi passi che lo portano ad unirsi al gruppo ora d’improvviso in vista grazie ad un faro colorato ; posa la custodia in terra e mentre parla si toglie soprabito e berretto…si china e si appresta ad aprire la custodia)…circa due anni fa, proprio qui, in questo locale nel quale lavoro da venti anni, alla fine di una serata, uscendo dal camerino per tornarmene a casa, posata in terra c’era questa (estrae e mostra la tromba)….la tromba che ho inseguito per anni…quella stessa tromba che un piccolo comitato formato da cinque persone aveva progettato con passione in una lontana sera del ’39. Come sia arrivata qui è un’altra storia alla quale si può credere o no … ciò che conta per me è che adesso, questa tromba, la suono io ! (sale la musica e lui si unisce al gruppo per il pezzo finale…)