L’uomo nuovo

di

Alessandro Trigona Occhipinti




Penombra. Un uomo, seduto sul proscenio, si rolla una sigaretta. Il resto è buio

GIUSEPPE: quando ti rolli una sigaretta… sì, una sigaretta… una canna è lo stesso… (lecca la cartina) …devi stare attento a quello che cade… rimane fuori. È uno spreco, diventa uno spreco e…
ANDREA: (dolente nel buio) aaaah
GIUSEPPE: così è nella vita. Non puoi lasciare nulla al caso. Fare finta che tutto va bene e poi? Lasci fuori il meglio. E non puoi, non puoi proprio permettertelo
ANDREA: (dolente nel buio) aaaah
GIUSEPPE: come? Tu non fumi? (si accende la sigaretta appena rollata) Neanche le canne? Male. Fai male. (pausa) Ora capisco il tuo nervosismo, Delfo. Il tuo modo di essere. Dovresti fumare, cominciare a farlo. Vedrai che ti calma, ti rilassa. Ti fa sentire… (ci pensa) …non dico dio, ma - sì - ti fa sentire bene. Proprio così, bene
ANDREA: (dolente nel buio) aaaah
GIUSEPPE: che è stato? Il ragazzo? (pausa) Come? (pausa) Aaah, lascialo perdere quello. È solo un idiota, un povero idiota che non sa neanche come c’è finito qui dentro. (pausa) Dice che gli fa male? La prima volta è così. Poi… poi ci si abitua

Accanto a Giuseppe adesso si intravede Delfo. Dietro su di una branda giace, bocconi, Andrea che appare sofferente 

DELFO: forse abbiamo esagerato, Giuseppe
GIUSEPPE: esagerato è il mondo. Non noi. Sono le cose che vanno come vanno. Noi non possiamo farci niente, proprio niente. Non contiamo un cazzo, noi
DELFO: era il suo primo giorno
GIUSEPPE: e allora?
DELFO: neanche il tempo di ambientarsi…
GIUSEPPE: meglio così. Niente illusioni, idee sbagliate. Solo la verità. La verità e basta. (ad Andrea) Ehi? Ehi, tu? (a Delfo) Come hai detto che si chiama?
DELFO: Andrea
GIUSEPPE: (ad Andrea) Andrea? O come cazzo ti chiami, ti volevo dire che siamo stati noi a… tenerti a ‘battesimo’. Lui è Delfo, Delfo Zorzi, detto ‘pinzimonio’ mentre io sono Giuseppe, Giuseppe Spatola, detto ‘fanculo’ e sono il capo qui. Capisci? Il capo… quello che decide… qui dentro… chi deve vivere e chi… deve subire
DELFO: non ti sembra di dargli giù troppo duro?
GIUSEPPE: che sappia subito da che parte stare, quali sono le regole qui 
DELFO: adesso non avrà più alcun dubbio
GIUSEPPE: vorrei anche vedere! (fuma) Chi era quella che ti è venuta a trovare mercoledì scorso?
DELFO: mia sorella, Lidia
GIUSEPPE: bella femmina! Com’è che non l’avevo mai vista prima?
DELFO: è uscita di prigione qualche giorno fa
GIUSEPPE: che fa? Batteva i marciapiedi? (ride)
DELFO: droga. L’hanno trovata con un bel po’ di roba addosso e allora…
GIUSEPPE: lo dico sempre che la roba fa male
DELFO: lei la spacciava
GIUSEPPE: è uguale. L’eroina fa male, fa male uguale. (ride poi serio) Dille che le voglio parlare, parlare bene. Non ne posso più di questi ‘froci’ che girano per il carcere
DELFO: è sposata. Con un boss di Castelvetrano
GIUSEPPE: e a me che me ne fotte? Non sono mica geloso io!
DELFO: tu no, lui sì
GIUSEPPE: e noi non glielo faremo sapere. In fin dei conti si tratta solo di quattro chiacchiere tra ‘amici’. Niente di più (ride)
DELFO: proverò a parlarle
GIUSEPPE: dai che ti conviene. Conviene anche a te (si alza e sparisce nel buio)
DELFO: dove vai?
GIUSEPPE: a pisciare. È un periodo che… non so… mi prude l’uccello
DELFO: sifilide?
GIUSEPPE: il cazzo che ti si frega

Giuseppe esce. Delfo rimane solo. Beve poi si guarda ripetutamente indietro, verso Andrea che continua a lamentarsi

DELFO: vuoi bere? (pausa) Dico a te: bere? (come un lamento, forse un silenzioso pianto) Ti farebbe bene… whisky? Vuoi vomitare? (breve lamento) E vomita

Cambio luci. Sulla sinistra, un poliziotto accanto a Giuseppe

GIUSEPPE: dovevi vederlo
SBIRRO: immagino
GIUSEPPE: continuava a singhiozzare e a chiamare mamma
SBIRRO: certo che sei proprio un bastardo
GIUSEPPE: ‘mamma, mamma’. E noi, giù a dargliela la ‘mamma’. (ride) Avessi visto
SBIRRO: da morire dal ridere (ma non ride)
GIUSEPPE: ti saresti divertito. Sicuramente
SBIRRO: certe cose - lo sai - non fanno per me
GIUSEPPE: non è neanche male… il ‘ragazzo’ 
SBIRRO: io non ci vado con gli uomini
GIUSEPPE: ma quello non è un uomo. È un ragazzino. Anzi, una ‘ragazzina’… meglio: ‘nu’ femminiello’ come dicono a Napoli
SBIRRO: m’hai stancato con questa storia
GIUSEPPE: a proposito, che ha fatto? Dice che ha…
SBIRRO: seccato un vecchio
GIUSEPPE: un assassino?
SBIRRO: voleva rubargli la pensione. Quello non mollava e lui c’ha dato giù
GIUSEPPE: un eroe!
SBIRRO: l’ha ridotto un sacco di merda
GIUSEPPE: forse lo era… un sacco di merda
SBIRRO: fossi in te ci starei attento
GIUSEPPE: tremo tutto
SBIRRO: è piccolo ma cazzuto. Uno che non scorda
GIUSEPPE: dopo quello che gli abbiamo fatto, voglio proprio vedere se se lo scorda
SBIRRO: tu, comunque, sta in campana
GIUSEPPE: è lui che deve stare in campana. Se vuole restare vivo
SBIRRO: io t’ho avvisato
GIUSEPPE: sei un amico
SBIRRO: ecco. Questo. Non te lo scordare
GIUSEPPE: mai!
SBIRRO: ora fammi andare. Ho una marea di cose da fare
GIUSEPPE: la venuta del Ministro?
SBIRRO: ci mancava solo quella!
GIUSEPPE: volevo chiederti… nel comitato di ricevimento mi ci fai stare. Mia madre ne morirebbe
SBIRRO: e lasciala morire
GIUSEPPE: povera donna. Che t’ha fatto?
SBIRRO: con un figlio come te!
GIUSEPPE: qualche regalo?
SBIRRO: lascia perdere
GIUSEPPE: qualche soldo in più?
SBIRRO: per quelli che mi dai!
GIUSEPPE: per quello che mi dai tu! Giusto qualche sigaretta, una bottiglia di finto whisky e qualche favoretto del cazzo
SBIRRO: è già tanto
GIUSEPPE: senti, sbirro…
SBIRRO: (fermandosi) non mi chiamare più così
GIUSEPPE: come?
SBIRRO: ‘sbirro’, non mi ci chiamare più
GIUSEPPE: è solo un modo affettuoso…
SBIRRO: mai più!
GIUSEPPE: d’accordo. Mai più. (pausa) E per la venuta del Ministro? Ci posso contare?
SBIRRO: è più facile che un cammello passi…
GIUSEPPE: fanculo tu e il cammello. Allora?
SBIRRO: (dopo averlo guardato a lungo in silenzio) parlerò col direttore. Vedremo
GIUSEPPE: te ne sarò grato
SBIRRO: cerca piuttosto di rigare dritto
GIUSEPPE: drittissimo
SBIRRO: col ragazzo, intendo
GIUSEPPE: non lo tocco nemmeno. Lo lascio a te, tutto a te. (l’agente lo guarda male) Se lo vuoi. (l’agente fa ‘no’ con la testa) A quella checca di Delfo. (l’agente fa per andarsene) A proposito, l’amnistia? 
SBIRRO: poche speranze. Solo se si estenderà ai reati di falso in bilancio, corruzione…
GIUSEPPE: solite cose?
SBIRRO: la destra la vuole, se no, non se ne farà nulla
GIUSEPPE: che fa? Gioca con i numeri?
SBIRRO: gioca al massacro
GIUSEPPE: i ragazzi sono nervosi. Ci contano
SBIRRO: lo so
GIUSEPPE: (con disprezzo) la politica…!
SBIRRO: se è politica…
GIUSEPPE: che vuoi dire?
SBIRRO: appartengo ad altri tempi. Per me la politica era ben altro
GIUSEPPE: che hai fatto il ‘68’?
SBIRRO: e l’ho pure perso 
GIUSEPPE: fanculo
SBIRRO: fanculo. Sì, proprio. Fanculo. (esce)

Cambio luci. Andrea è buttato bocconi sopra la brandina, Delfo gli è vicino.

DELFO: che fa? Non vuoi mangiare? (pausa) È una settimana che... (pausa) Cos’è uno sciopero? Uno sciopero della fame? (pausa) E questo perché? Per via di quello che noi… a te? Ma sei scemo! Cosa credi di fare? Di impressionarci? Se Giuseppe lo viene a sapere - glielo dico - vedi quello che ti fa. Ti spacca! Ti apre in due! (pausa) Invece di collaborare, di cercare un’intesa… ti metti a fare il coglione? (pausa) Ma cosa credevi? Qui, ragazzo, sei carne da macello, solo questo: carne da macello. (fa per andare via) Ma forse ha ragione Giuseppe. Sì, ha ragione lui. Forse è stato un bene che noi… al tuo primo giorno. Così impari in fretta e puoi sperare di farcela. (esce) Sì. Ha ragione Giuseppe. Ha sempre ragione lui.

Rimasto solo, Andrea comincia ad agitarsi, come in preda alle convulsioni, poi, tiratosi su, urla. Tace e crolla sulla branda. Il tutto sprofonda nel buio. Sul proscenio, illuminati, solo Delfo e Giuseppe.

GIUSEPPE: cos’è stato?
DELFO: il ragazzo…
GIUSEPPE: ‘u’ femminiello’?
DELFO: ha mangiato qualcosa che…
GIUSEPPE: non stava a digiuno?
DELFO: ha smesso e…
GIUSEPPE: quello ha solo bisogno che qualcuno gli insegni
DELFO: è ancora sconvolto
GIUSEPPE: per così poco?
DELFO: l’arresto, il processo… l’impressione
GIUSEPPE: fottiti che dio ti fotte
DELFO: devi capirlo. (Giuseppe sembra riflettere) È giovane. Deve ancora crescere, capire. Ma poi - vedrai - dopo un paio di giorni lui… (Giuseppe fa per andare verso il fondo) Dove vai?
GIUSEPPE: (come dopo una attenta riflessione) come dici tu, Delfo, è proprio come dici tu. Una lezione! Bisogna dargli una lezione, una bella lezione, subito 

Giuseppe ‘sprofonda’ nel buio

DELFO: (dopo averci pensato) Giuseppe? Forse non è il caso di esagerare… ancora. (un sordo rumore come di un corpo contundente che colpisce) Fanculo… (silenzio. Delfo tira fuori del tabacco, cartine, si rolla e si accende una sigaretta) Proprio come mi diceva Giuseppe. (aspira) Dovevo provare, cominciare a fumare. Una sigaretta. Fa bene. Rilassa i nervi. Dovevo farlo, dovevo proprio farlo: fumare

Dopo un po’, spunta Giuseppe che appare compiaciuto. Scambio di sguardi con Delfo, poi gli ruba la sigaretta

GIUSEPPE: buono ‘sto tabacco! Cos’è?
DELFO: quella che c’era
GIUSEPPE: gli hai messo qualcosa?
DELFO: ?
GIUSEPPE: dimenticavo: tu non fumi… ancora. (pausa) Com’è che tu non…? (indica la branda) Non è che, per caso tu…?
DELFO: che vuoi dire?
GIUSEPPE: ti fa pena? Vuoi aiutarlo? 
DELFO: cazzo dici?
GIUSEPPE: non capisco se lo stronzo è lui oppure tu
DELFO: che c’entro io adesso?
GIUSEPPE: sembri sua madre
DELFO: sono stato con Bruno… prima e allora…
GIUSEPPE: ancora gira quella checca?
DELFO: vedi che i conti tornano
GIUSEPPE: no
DELFO: come?
GIUSEPPE: no. Ho detto no
DELFO: che vuoi dire?
GIUSEPPE: se la prossima volta non ci pensi tu al ragazzo, stai a vedere che mi toccherà darti una lezione. Anche a te!
DELFO: stai scherzando?
GIUSEPPE: no. Giuseppe non scherza mai. Fa e prende ciò che vuole. E se tu non lo hai ancora capito…
DELFO: no. Ho capito. Capito bene

Compiaciuto, Giuseppe esce. Delfo rimane perplesso

DELFO: fanculo…
GIUSEPPE(VFS): fanculo tu, uomo. Fanculo tu

Cambio luci. Veronica passeggia con l’agente

VERONICA: bisognerebbe che i ragazzi…
SBIRRO: (sempre ironico) dice a me?
VERONICA: si sentano a loro agio, qui
SBIRRO: trattarli con tutti i riguardi?
VERONICA: al di fuori di ogni retorica…
SBIRRO: ci manca solo quella
VERONICA: è già penosa la loro condizione, quest’assenza di vita. Bisogna capire, sforzarsi di farlo. Se noi li esasperiamo, li incattiviamo…
SBIRRO: e non è il caso
VERONICA: non lo è mai
SBIRRO: metteremo la filodiffusione
VERONICA: farli sentire padroni di qualcosa, della loro vita. Non dobbiamo farli sentire abbandonati
SBIRRO: gli serviremo la colazione a letto
VERONICA: mi sta prendendo in giro?
SBIRRO: perché dice questo?
VERONICA: mi sta facendo il controcanto
SBIRRO: dottoressa… il carcere è carcere… 
VERONICA: proprio per questo
SBIRRO: lei è giovane, e certe cose, non so…
VERONICA: vuole insegnarmi il mestiere? Ho lavorato due anni a Voghera, carcere speciale e ho potuto costatare che…
SBIRRO: quelli sono politici, detenuti speciali. Colti, istruiti con il quale si può discutere, cercare di… (tace)
VERONICA: che vuol dire?
SBIRRO: questi sono tutti comuni. Detenuti comuni. Gente ignorante che… come si dice… animali
VERONICA: proprio per questo… noi dobbiamo aiutarli. Stabilire con loro dei rapporti che tengano conto delle specifiche condizioni di degrado sociale nel quale versano, vivono
SBIRRO: dottoressa, sono secoli che si cerca di realizzare un sistema che non sia solo punitivo…
VERONICA: il recupero del condannato!
SBIRRO: non sarà certo lei… io a cambiare l’ordine delle cose…
VERONICA: io non voglio riformare il sistema
SBIRRO: secoli di lotte, di rivendicazione e…
VERONICA: voglio solo capire, studiare l’uomo, entrare nella sua mente, logiche, coglierne i limiti… del pensare, del loro esistere
SBIRRO: alcuni mesi fa, qui, è morto un detenuto…
VERONICA: quello che portava la croce al papa?
SBIRRO: overdose
VERONICA: ne circola molta, vero? 
SBIRRO: come gli spifferi
VERONICA: anche qui?
SBIRRO: soprattutto qui
VERONICA: e qualcuno ci guadagna
SBIRRO: in salute. Tutti
VERONICA: certo. Un detenuto fatto è un detenuto mansueto mentre uno in crisi d’astinenza…
SBIRRO: vedo che capisce 
VERONICA: e poi c’è sempre qualcuno che ci si arrotonda la paga
SBIRRO: bisogna pure capire… rendersi conto di come gira il mondo
VERONICA: sono qui proprio per questo
SBIRRO: lei vede questa gente…
VERONICA: i reclusi?
SBIRRO: ma anche noi guardie carceriere, è lo stesso: un inferno
VERONICA: inevitabilmente

L’agente, continuando a parlare, si ‘immerge’ nel buio. Veronica rimane ferma, perplessa

VERONICA: l’uomo nuovo verrà e avrà la tua espressione, il tuo sguardo, il tuo respiro. L’uomo nuovo verrà e porterà una smorfia chiusa in un cassetto e un vuoto grande dentro le mani. L’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare a Cesare quel ch’è di Cesare

Veronica si ‘immerge’ nel buio

DELFO (VFS): ehi, guardia! Guardia!

Cambio luci. Delfo con Andrea sdraiato bocconi sulla branda

SBIRRO: (entrando) che è sta storia?
DELFO: il ragazzo 
SBIRRO: non mi dire che è rimasto incinto? (ride)
DELFO: non mangia. Ha smesso di mangiare e allora…
SBIRRO: cazzo è sta cosa?
DELFO: fa storie, solo capricci e…
SBIRRO: una protesta? Una qualche forma di… oppure che?
DELFO: un po’ di nausea. Un trauma
SBIRRO: e Giuseppe? Dov’è Giuseppe?
DELFO: è giù. Al comitato di ricevimento. Per l’arrivo del Ministro

L’agente osserva attentamente il ragazzo

SBIRRO: non è che sto stronzo ci muore qui, qui dentro? Tra tre giorni arriva il Ministro e io non voglio grane!
DELFO: non è niente. Ha solo bisogno di rimettersi in sesto. Un po' di riposo e sarà come nuovo
SBIRRO: cazzo! Questo sta male, male sul serio!
DELFO: esagera
SBIRRO: da quanti giorni è così?
DELFO: credo un paio, forse…
GIUSEPPE: (entra da sinistra e si appoggia ad una quinta) da quando è entrato
SBIRRO: una settimana? Una settimana senza…? Presto! Portatelo all’infermeria!
GIUSEPPE: so io che cosa ci vorrebbe!
SBIRRO: (avvicinandosi a Giuseppe) tu non farai niente invece!
GIUSEPPE: (spavaldo) perché?
SBIRRO: se questo muore, se questo ‘ci’ muore, fratello, sono cazzi nostri, sono veramente cazzi nostri. (esce)
GIUSEPPE: perché ‘nostri’? Infondo io, qui dentro, ci sono già. Mi devo ancora fare un paio d’anni e poi… ‘Tuoi’ semmai, ‘cazzi tuoi. Solo ‘tuoi’
DELFO: Giuseppe, questo sta male, male sul serio
GIUSEPPE: non mi contraddire, non mi contraddire mai! (afferra Andrea per il bavero e lo solleva, quello rimane incosciente) Senti, imbecille, vedi di non fare scherzi, hai capito? Niente scherzi, perché se no, ti spacco in due, ti apro in due, hai capito? 
DELFO: non ti sente. Non ti può sentire
GIUSEPPE: fanculo!

Tutto piomba nel buio. Trambusto
Cambio luci. Sul proscenio, rimangono illuminati solo Delfo e Giuseppe

DELFO: forse è vero: abbiamo esagerato
GIUSEPPE: non ricominciare con questa storia!
DELFO: volevo solo dire che…
GIUSEPPE: fanculo!

Cambio luci. Veronica e l’agente

VERONICA: dice che hanno portato in infermeria un ragazzo?
SBIRRO: un ragazzo?
VERONICA: ha mangiato qualcosa che… oppure non aveva proprio mangiato nulla. Non so. Non mi hanno saputo dire
SBIRRO: ah, sì. Ho capito. È Oreste. Il vecchio che l’altro giorno…
VERONICA: non si tratta di un vecchio
SBIRRO: gli è caduto un dente e lui se l’è ingoiato. Stava soffocando
VERONICA: non è questo
SBIRRO: ora sta meglio, molto meglio
VERONICA: non è di Oreste che sto parlando
SBIRRO: no?
VERONICA: un giovane, uno che… Andrea, credo che si chiami così
SBIRRO: signorina lei…
VERONICA: dottoressa, prego
SBIRRO: qui dentro tutto diventa difficile. Un problema
VERONICA: mi rendo conto
SBIRRO: l’uomo è fragile, un vetro. Basta poco: un’ombra, un rumore, l’umidità sul muro. Peggio di impazzire
VERONICA: so di cosa sta parlando. Delle volte, qualcuno ha il coraggio, mi parla. Mi dice. Si confessa anche
SBIRRO: e noi, qui fuori, a guardare. Peggio che dentro. Basta poco e l’equilibrio si rompe e qualcuno ci si fa male. Il resto è letteratura
VERONICA: dovrebbe fare lo scrittore. Ha una certa vena
SBIRRO: il problema restano i pregiudizi
VERONICA: i nostri?
SBIRRO: quelli loro. Nei suoi confronti. Nei miei
VERONICA: e li vuole condannare per questo?
SBIRRO: dopo vent’anni non è questo che mi preoccupa. Sono le attese, le ansie che ci sono, che si creano. Aumentano le tensioni, le fanno esplodere. Come ora lei…
VERONICA: io?
SBIRRO: un’ansia, una tensione
VERONICA: perché io?
SBIRRO: qui anche le pareti respirano, soffrono d’asma, claustrofobia. Poi questa interminabile storia dell’amnistia, indulto che non viene. E lei che parla, intervista, chiede. Si muove, ‘si’ insinua, crea immagini, provoca sensazioni…
VERONICA: sussulti?
SBIRRO: cammina. Vive. Respira…
VERONICA: esisto!
SBIRRO: con i suoi capelli, occhi, accenni, equivoci. Niente di più destabilizzante
VERONICA: si rende conto di quello che sta dicendo?
SBIRRO: peggio di una sommossa!
VERONICA: lei è proprio come tutti gli altri
SBIRRO: anche peggio
VERONICA: lo ammette anche?
SBIRRO: io osservo quello che vedo, sento. Cerco di capire come andranno a finire le cose, di capire se il cielo si apre o se le grate - le vene, è lo stesso - sono state ‘tagliate’
VERONICA: che cos’è che la spaventa tanto? La visita del Ministro o ché?
SBIRRO: credevo di essere stato chiaro
VERONICA: non abbastanza
SBIRRO: lei sta solo cercando di assumere un ruolo qui dentro, una funzione
VERONICA: è quello che devo fare
SBIRRO: non usi i miei ragazzi per il suo scopo. Si limiti a fare quello che deve fare. E basta. E… soprattutto, non interferisca con il mio lavoro, la ‘mia’ funzione
VERONICA: cosa vuole fare? Mandarmi via? Impedirmi di fare il mio lavoro?
SBIRRO: stia lontana da quel ragazzo. Stia lontana da qui, da tutto. Per il suo stesso bene
VERONICA: mi sta minacciando?
SBIRRO: voglio solo che ne stia fuori. Da tutto. Del tutto. Fuori (esce) 

Veronica perplessa lo guarda andare via
Cambio luci. Veronica è vicina ad Andrea che è sdraiato sulla brandina con una flebo

ANDREA: lei è…?
VERONICA: l’assistente sociale
ANDREA: vuole…?
VERONICA: parlare con te. Capire le tue ragioni, se ne hai di ragioni
ANDREA: io non c’ero e se c’ero dormivo
VERONICA: non mangiavi. Neanche quello?
ANDREA: uno sciopero
VERONICA: e questo perché?
ANDREA: doveva venire il Ministro… e allora…
VERONICA: è già stato qui
ANDREA: chi?
VERONICA: il Ministro
ANDREA: io non l’ho visto
VERONICA: è da una settimana che sei ricoverato, in stato di incoscienza. Non puoi ricordare. (Andrea annuisce) Allora? Lo sciopero?
ANDREA: (mentendo) ah, sì. Lo sciopero. Si parla… si parlava di ‘amnesia’…
VERONICA: amnistia
ANDREA: (mentendo) svuotare le carceri, mandare la gente a casa. E allora, io ho pensato… ‘uno sciopero. Viene il Ministro. È cosa fatta’
VERONICA: l’amnistia riguarda gli altri. Non te. Riguarda quelli che devono scontare ancora solo alcuni anni. Tu hai un omicidio
ANDREA: (mentendo) gli altri sono io adesso. Se anche uno solo di noi ce la fa, esce da qui, io sono fuori di qui… con lui
VERONICA: non dovevi arrivare a tanto
ANDREA: (mentendo) se uno sciopera per sé… è facile. Conta poco. Per gli altri, invece, è più difficile. Ha più importanza
VERONICA: sei sicuro di quello che dici?
ANDREA: non mi crede?
VERONICA: no
ANDREA: no?
VERONICA: (a voler cambiare discorso) parlami di te invece
ANDREA: e cosa stiamo facendo?
VERONICA: dimmi quello che ti passa per la testa
ANDREA: è importante?
VERONICA: lascia giudicare a me
ANDREA: è difficile farlo. Parlare. Anche perché lei continua a guardarmi, non dice niente. Non capisco
VERONICA: quello che ti sarebbe piaciuto fare. Da piccolo. Da sempre. Dimmi
ANDREA: andare via! Mi sarebbe piaciuto… andare via
VERONICA: da casa?
ANDREA: da tutto. Da dove vivevo, casa mia… (finge di lasciarsi andare) …ma mio padre, mia madre, loro non volevano, non mi stavano a sentire. Io cercavo un modo, qualcosa per uscire, dire… ma loro…
VERONICA: sei scappato?
ANDREA: andato via… è meglio
VERONICA: e poi?
ANDREA: mi sono trovato con quegli altri due balordi. Per un po’ di tempo abbiamo vissuto di piccole cose
VERONICA: del tipo?
ANDREA: lavoretti: carica e scarica roba…
VERONICA: rubata?
ANDREA: quella che era. Solo che poi abbiamo capito che non bastava, che era poco. Ci voleva di più
VERONICA: avete cercato di fare un colpo?
ANDREA: la pensione del vecchio
VERONICA: lo avete seguito all’ufficio postale. Lo avete aspettato e tu… lo hai ucciso
ANDREA: non è andata così
VERONICA: e allora come?
ANDREA: (mentendo) lui! É stato lui che… (ci pensa) …mi ha insultato! Ecco. Sì. Mi ha insultato! E allora…
VERONICA: hai reagito?
ANDREA: (mentendo) non c’ho visto più dagli occhi. Quello mi guardava, con odio. Imprecava. Mi ha anche aggredito
VERONICA: così lo hai picchiato?
ANDREA: di più: l’ho accoppato. (pausa) Io non volevo farlo… massacrarlo, ucciderlo, insomma. Solo che mi aveva offeso
VERONICA: insultato?
ANDREA: di più. Quel suo sguardo acceso. Cattivo. Non ho capito più niente. Era come se… (tace)
VERONICA: tutta la tua rabbia…
ANDREA: esplodesse. Mi esplodesse dentro. E io non potevo fermarla. Così ho cominciato a picchiarlo fino a che ho potuto
VERONICA: è orrendo quello che hai fatto. Lo capisci?
ANDREA: se avessi potuto lo avrei anche fatto a pezzi. Lui e i suoi occhi, lo sguardo. Poi, anche le sue parole
VERONICA: le offese?
ANDREA: con quella voce stridula da… da… da vecchio!
VERONICA: così lo hai ucciso?
ANDREA: solo un po’
VERONICA: del tutto
ANDREA: no. Solo un po’. Quello che basta

Lunga pausa

VERONICA: ti rendi conto di quello che mi hai detto?
ANDREA: solo adesso
VERONICA: ne sei pentito?
ANDREA: mi servirebbe a venirne fuori?
VERONICA: in pace con te stesso
ANDREA: allora…

Veronica fa per allontanarsi

ANDREA: dottoressa?
VERONICA: sì?
ANDREA: volevo dirle… sei bella. Di più… bella. C’hai due tette, due gambe, due occhi che… 
VERONICA: (non avendo capito, sentito, si volta verso Andrea) stavi dicendo?
ANDREA: il tempo. Fa freddo. Il buco nell’ozono. Piove… fuori. (Veronica scompare nel buio) …fuori

Cambio luci. Giuseppe, Delfo

GIUSEPPE: com’è che il ragazzo non l’hanno ancora tirato fuori da lì?
DELFO: dicono che ancora stenta
GIUSEPPE: che vuol dire?
DELFO: è sotto flebo. Lo hanno anche operato di appendicite. Ma quanto meno parla
GIUSEPPE: non è che quello ci fotte?
DELFO: no. Non dice niente di noi
GIUSEPPE: e allora?
DELFO: confessa i suoi peccati, le sue difficoltà
GIUSEPPE: col cappellano?
DELFO: con la sociologa
GIUSEPPE: con quel pezzo di…?
DELFO: lei
GIUSEPPE: quella riuscirebbe a far parlare anche un morto
DELFO: anche un ‘femminiello’?
GIUSEPPE: perché no? In fin dei conti, il ragazzo, quel ragazzo un po’ di cervello deve pure averlo
DELFO: se lo dici tu
GIUSEPPE: se non parla, non ci denuncia… vuol dire che ha capito da che parte stare. La lezione gli è servita
DELFO: sei un bravo maestro, Giuseppe
GIUSEPPE: penso… credo proprio di sì. Conosco l’uomo. So come prenderlo. (riflette) E lo ‘sbirro’? 
DELFO: lui è incazzato. Dice… un altro casino e ti fa spedire al confine
GIUSEPPE: sai che paura!
DELFO: in Friuli. O in Sardegna. Non ho capito
GIUSEPPE: mica può farlo
DELFO: non lo so. Ma tu, comunque, facci pace. Conviene
GIUSEPPE: è lui che deve fare pace con me!
DELFO: conviene
GIUSEPPE: gli farò un regalo
DELFO: conviene
GIUSEPPE: fanculo

Cambio luci. Veronica si avvicina ad Andrea

VERONICA: ti vedo bene oggi. Credo che quest’incontri… parlare ti aiuta. Ti fa sentire meglio
ANDREA: com’è che si interessa a me?
VERONICA: non è che mi interesso a te…
ANDREA: no?
VERONICA: mi interesso a tutti
ANDREA: delinquenti?
VERONICA: a tutti quelli che hanno un qualche problema
ANDREA: con la giustizia?
VERONICA: con la società. È il mio lavoro
ANDREA: io non ho problemi con la società
VERONICA: quello che hai fatto…
ANDREA: il mio problema è slacciarti il reggiseno e venirti addosso
VERONICA: (non avendo capito) come?
ANDREA: il tempo? Che tempo fa fuori?
VERONICA: perché ci tieni a saperlo?
ANDREA: l’altro giorno veniva giù la neve
VERONICA: è settembre
ANDREA: il cielo grattava. Ed i topi mi dicevano di prenderti tra le braccia e farmiti
VERONICA: (non avendo capito) incomprensibile
ANDREA: se ti saltassi addosso, che potrebbero farmi? Sono sempre vent’anni quelli che devo scontare. Anno più, anno meno
VERONICA: (non avendo capito) è di questo che stiamo parlando?
ANDREA: della realtà. Di quella che si vive qui dentro
VERONICA: diversa?
ANDREA: un altro mondo. Infinito. E vuoto
VERONICA: comincio a rendermene conto
ANDREA: non c’è traffico. Ci sono molte persone. Ma il parcheggio si trova. Rinchiusi in una cella. E l’angoscia che ti prende è quella dell’ora d’aria che non arriva mai
VERONICA: so che adesso mangi. Abbondantemente
ANDREA: hanno migliorato il vitto. E il Ministro se n’è andato. E con lui anche l’ ‘insulto’ che non hanno fatto
VERONICA: indulto, si dice indulto
ANDREA: quello che è
VERONICA: delle volte sai essere generoso
ANDREA: che vuol dire?
VERONICA: ti preoccupi degli altri.
ANDREA: non posso farne a meno. Sto chiuso qui, una vita. Con gli altri che mi respirano sul collo e… (tace) 
VERONICA: e…?
ANDREA: certi vuoti che… è difficile… riempire
VERONICA: vorrei capirlo questo
ANDREA: non te lo consiglio
VERONICA: perché?
ANDREA: lei attraversa un cancello ed è fuori. In mezzo al traffico, tra la gente, con i problemi di fuori: il lavoro che non ci sta, i soldi che non bastano mai e le domeniche al mare
VERONICA: è natale, adesso
ANDREA: passa in fretta il tempo
VERONICA: nasce il cristo, l’uomo nuovo
ANDREA: quello che è
VERONICA: potresti esserlo anche tu
ANDREA: cosa?
VERONICA: un uomo nuovo
ANDREA: servirebbe a qualcosa
VERONICA: a te stesso
ANDREA: uscire da qui? 
VERONICA: sai che questo non è possibile
ANDREA: e allora…
VERONICA: a presto (esce) 
ANDREA: a Pasqua! (riflette) Perché cazzo non me la sono ancora fatta?

Cambio luci. Giuseppe e Delfo parlottano, fumano, bevono qualcosa. Entra Andrea. Giuseppe squadra Andrea che lo fissa dritto negli occhi. Delfo osserva i due, cerca di capirne le intenzioni

ANDREA: quel giorno…
GIUSEPPE: quale giorno?
ANDREA: quello. Uno qualsiasi
GIUSEPPE: sì?
ANDREA: credo che l’acqua, la pioggia veniva giù
GIUSEPPE: è importante?
ANDREA: può anche esserlo
GIUSEPPE: certo. Può anche esserlo. Ed ora?
ANDREA: non lo è più
GIUSEPPE: no?
ANDREA: no

I due continuano a scrutarsi

GIUSEPPE: vuoi bere qualcosa?
ANDREA: perché no?
GIUSEPPE: Delfo? Dai qualcosa al nostro amico. Perché è un amico, vero?
ANDREA: ne dubiti?
GIUSEPPE: no. Credo proprio di no
ANDREA: allora?
GIUSEPPE: Delfo?
DELFO: sì?
GIUSEPPE: la cella. È rimasta aperta e…
DELFO: vado a chiuderla
GIUSEPPE: con te fuori
DELFO: fuori?
GIUSEPPE: io e Andrea dobbiamo parlare
DELFO: parlare?
GIUSEPPE: solo quattro chiacchiere tra vecchi amici
DELFO: questo?
GIUSEPPE: questo
DELFO: come vuoi
GIUSEPPE: bene

Buio su Andrea e Giuseppe mentre un faro segue Delfo che si appoggia alle sbarre a sinistra

DELFO: rapinare una banca? E che ci vuole? Il fegato di farlo. Entri, spiani la pistola e… (beve) Forse è vero. Dovrei cominciare a fumare, ricominciare a fumare. Come a dodici anni. (beve) I bassi, i bassi di Napoli. Quelli sì, che erano casa. Mi ricordo… ciondolavo tutto il giorno, qualche scippo, un po’ di botte. Mio padre che si fotte la portiera, la sorella di mia madre. Sua figlia. Ed io… dio che botte! Poi arrivi qui, a Roma. Il grande salto, il grande salto del cazzo. (beve) Apri una pizzeria. La gestisci, intanto presti i soldi a strozzo, un po’ di estorsioni, tanto per gradire, arrotondare gli incassi e… vita di merda!

Esce. A destra. Giuseppe e Veronica

GIUSEPPE: dottoressa, io le volevo dire…
VERONICA: cosa?
GIUSEPPE: Andrea. È tornato. Sembra… lo trovo diverso
VERONICA: e non è un bene questo?
GIUSEPPE: parla difficile. Legge libri e…
VERONICA: sta cercando di uscirne…
GIUSEPPE: gli hanno dato vent’anni!
VERONICA: da se stesso
GIUSEPPE: impazzito?
VERONICA: cerca di darsi una dignità. Studia, legge. Si da’ da fare
GIUSEPPE: e noi? 
VERONICA: è un percorso comune. Se vuoi, anche tu puoi farlo
GIUSEPPE: scoparla?
VERONICA: sono a disposizione
GIUSEPPE: sbatterla per terra e farmela subito?
VERONICA: almeno una volta a settimana
GIUSEPPE: c’ho una voglia che… tutto che mi prude, solo all’idea
VERONICA: vienimi a trovare. Anche tu. Una volta a settimana. E potremo così parlare del tuo ‘recupero’, del tuo ‘reinserimento’
GIUSEPPE: (uscendo) e chi ha parlato di ‘recupero’? 
VERONICA: Giuseppe, lei è… un pericolo per me, per il carcere. Per tutto (esce)

Cambio luci. Sulla branda, Delfo e Andrea fumano

DELFO: in questi mesi, da quando sei tornato, c’è una cosa che volevo sapere
ANDREA: cosa?
DELFO: com’è che hai accettato che ti rimettessero in cella con noi?
ANDREA: che potevo fare?
DELFO: chiedere il trasferimento per ‘incompatibilità ambientale’
ANDREA: una cella o l’altra è uguale. Giuseppe mi faceva a pezzi lo stesso. Tanto vale…
DELFO: potevi chiedere di andare in un altro carcere
ANDREA: me lo avrebbero permesso?
DELFO: forse
ANDREA: (dopo averci pensato) Giuseppe o un altro… è lo stesso

Entra Giuseppe

GIUSEPPE: era quella stronza di mia moglie. Dice che… (vedendoli) …disturbo qualcosa?
DELFO: come?
GIUSEPPE: (trattenendosi) luna di miele o che…?
DELFO: non capisco…
ANDREA: (intuendo l’umore di Giuseppe) aveva una ‘esuberanza’ e così…
GIUSEPPE: (sospettoso) lo hai calmato?
ANDREA: un po’. Solo un po’
GIUSEPPE: (sempre più sospettoso) è vero?
DELFO: quanto basta
GIUSEPPE: (sospettoso) non è che quando sono via, tramate qualcosa? 
DELFO: cosa vuoi tramare?
GIUSEPPE: (arrabbiato) ordine e disciplina. È sono io l’ordine e la disciplina. Le regole del ‘convento’
DELFO: figurati
GIUSEPPE: cosa?
DELFO: no, dicevo… volevo semplicemente dire che…
GIUSEPPE: cosa?
ANDREA: c’è qualcosa che non va’, Giuseppe?
GIUSEPPE: siete tutti dei pezzi di merda!
ANDREA: tua moglie t’ha fatto incazzare?
GIUSEPPE: quella stronza! 
ANDREA: sei in ‘esubero’? Hai bisogno di qualcosa? 
GIUSEPPE: la spaccherei in due
ANDREA: (mettendoglisi di fronte) hai voglia di farlo? (scrutando Giuseppe) Delfo?
DELFO: sì?
ANDREA: il capo ha bisogno di comunicare
DELFO: e allora?
GIUSEPPE: (con gli occhi fissi su Andrea) in parlatorio. C’è tua moglie che t’aspetta
DELFO: non sono sposato
GIUSEPPE: c’è tuo padre, tua madre. C’è quell’idiota di tua sorella, il papa, il Ministro, il cazzo che ti si frega basta che…
ANDREA: vai via
GIUSEPPE: ti togli dalle palle. Chiama lo sbirro, fatti mandare in biblioteca, a spolverare i libri. Dove ti pare, basta che ci lasci soli
DELFO: aspetta un attimo
GIUSEPPE: Giuseppe non aspetta. Giuseppe prende quello che vuole, quando vuole
DELFO: vado
GIUSEPPE: ancora qui?
DELFO: volo (si ‘immerge’ nel buio)
ANDREA: soli
GIUSEPPE: soli

Cambio luci. Sul proscenio, Delfo

DELFO: Giuseppe parla, fa come gli pare. Detta legge, crede e convinto di sapere, di poter comandare tutti e… Occorre che si renda conto che anche io, gli altri esistono. Gli altri… io, Andrea… gli altri… io e Andrea

Delfo prende un libro, lo sfoglia e legge. Veronica si avvicina

DELFO: (leggendo con difficoltà) “con la ‘morte di dio’ si intende la fondazione nell’uomo stesso di tutti i valori e in primo luogo della responsabilità della propria esistenza e ‘oltreuomo’ inteso come colui che assume su di sé consapevolmente il compito di questo autosuperamento” Nietzsche…
VERONICA: Delfo?
DELFO: dottoressa…?
VERONICA: Delfo, cosa fai tu, qui, in biblioteca?
DELFO: io…? Spolvero libri
VERONICA: leggi
DELFO: (non capendo assolutamente di cosa stia parlando Veronica) sfoglio le pagine
VERONICA: Nietzsche?
DELFO: ho appena finito la ‘M’ e allora sono passato alla ‘N’
VERONICA: tu leggi? 
DELFO: le scritte sui muri, quelle nel bagno. I cartelloni pubblicitari
VERONICA: leggi…
DELFO: gli spot… i fumetti!
VERONICA: (incredula) Nietzsche, l’uomo nuovo…?
DELFO: non so se è nuovo… sicuramente non è nato ieri
VERONICA: un modo di dire
DELFO: certo. Un modo di dire
VERONICA: non ti devi vergognare
DELFO: non volevo rimanere in cella e così ho chiesto un permesso
VERONICA: venire a leggere?
DELFO: completare il mio lavoro: spolverare i libri
VERONICA: certo… certo… ‘spolverare’ i libri. In fondo è questo che significa leggere: ‘spolverare’ i libri, le loro pagine
DELFO: quello che dico io
VERONICA: l’importante è la polvere che ci togliamo di dosso, noi!
DELFO: con perizia. Con grande cura, pulisco
VERONICA: bravo, Delfo. Bravo, pulisci. Lo dirò al direttore
DELFO: perché?
VERONICA: non c’è nulla di cui vergognarsi: leggere
DELFO: in biblioteca, fuori orario? Qualcuno pagherebbe
VERONICA: per il proprio miglioramento non c’è, non ci devono essere orari (esce)
DELFO: dio, me la farei! La sbatterei sul tavolo e…
VERONICA: (riaffacciandosi) come hai detto, Delfo?
DELFO: il tempo, dottoressa. Parlavo del tempo
VERONICA: del clima?
DELFO: il tempo di finire tutti questi libri
VERONICA: leggerli tutti? Ti ci vorrebbe più di un ergastolo
DELFO: mi basta l’anno e mezzo che ancora devo scontare
VERONICA: buon lavoro, Delfo. E… buona lettura. (uscendo mentre Delfo continua a spolverare un libro) l’uomo nuovo verrà e avrà la tua espressione, il tuo sguardo, il tuo respiro. L’uomo nuovo verrà e porterà una smorfia chiusa in un cassetto e un vuoto grande dentro le mani. L’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare a Cesare quel ch’è di Cesare (esce)
DELFO: amen

Cambio luci. Sulla branda, Giuseppe tiene stretto al petto Andrea. Gli bacia la testa

ANDREA: pensavo che qui… noi…
GIUSEPPE: cosa?
ANDREA: rendere più vivibile la cella, pulire, rinfrescarla magari
GIUSEPPE: mettere ordine?
ANDREA: sì. Ma non solo
GIUSEPPE: cos’hai in mente?
ANDREA: mi sento solo. Ho voglia di piangere delle volte. E forse lo faccio
GIUSEPPE: (lo bacia sulla fronte) tutti qui lo siamo. Devi resistere. Essere forte
ANDREA: mi manca l’aria. Non respiro e…
GIUSEPPE: sono solo momenti
ANDREA: mi si chiudono gli occhi e... piango
GIUSEPPE: anch’io lo faccio. Delle volte
ANDREA: (alzando la testa a guardarlo) tu?
GIUSEPPE: è difficile… essere duri, sempre duri…
ANDREA: e tu lo sei
GIUSEPPE: sempre in campana, con le spalle coperte. Attento a non sbagliare, che nessuno ti colpisca alle spalle
ANDREA: e questo perché?
GIUSEPPE: sono io il capo qui dentro. Quello che detta le leggi, le regole. Allora… anche con te… ho dovuto, voluto…
ANDREA: che c’entro io?
GIUSEPPE: quando ti hanno portato qui dentro, da noi, ho capito… 
ANDREA: cosa?
GIUSEPPE: dovevo piegarti, spezzarti la schiena subito altrimenti… potevi diventare un pericolo. Ne poteva andare della mia reputazione. Piegarti la schiena, spezzartela prima che tu potessi mettere in discussione me, le ‘regole’, tutto. Anche danneggiarmi.
ANDREA: e come?
GIUSEPPE: togliendomi potere. Facendomi apparire debole, senza spina dorsale
ANDREA: potevo fare questo?
GIUSEPPE: un ragazzetto come te, in cella con me, senza che io gli imponessi una ‘regola’, una qualche ‘regola’… tutti lo avrebbero saputo, avrebbero commentato. Ne sarei uscito a pezzi, distrutto e tu… (lo bacia in fronte) 
ANDREA: ed io?
GIUSEPPE: un uomo forte
ANDREA: nuovo?
GIUSEPPE: più forte di me
ANDREA: io?
GIUSEPPE: tu

Giuseppe si alza e va verso la finestrella a sbarre. Andrea lo osserva come a studiarlo. Lo raggiunge e lo abbraccia da dietro

ANDREA: cosa c’è?
GIUSEPPE: niente
ANDREA: ‘niente’ non è una risposta
GIUSEPPE: sono stanco di stare qui. Chiuso. Mi manca l’aria e… soffoco
ANDREA: solo?
GIUSEPPE: provo pena
ANDREA: per te?
GIUSEPPE: per tutto
ANDREA: vuoi scopare? Di nuovo?
GIUSEPPE: no, Andrea. Adesso no. Ho solo voglia di…

Giuseppe si volta. Andrea lo bacia. I due rimangono abbracciati. Entra Delfo che li guarda. Andrea se ne accorge, Giuseppe no. Andrea assume un atteggiamento di sicurezza come se, in quel momento, fosse lui a guidare il gioco. E forse è vero, è proprio così. Delfo ‘scivola’ via

GIUSEPPE: ch’è stato?
ANDREA: il vento, Giuseppe. Solo il vento




SECONDO ATTO


Buio. Entra l’agente

SBIRRO: Giuseppe? Giuseppe? Ma dove …?
GIUSEPPE: (illuminato) mi cercavi?
SBIRRO: ti cercavo, sì
GIUSEPPE: cos’è che ti serve? Una raccomandazione? Dei soldi? Oppure…?
SBIRRO: c’è lavoro per te
GIUSEPPE: qualcosa, ‘qualcuno’ da sistemare? 
SBIRRO: i ragazzi sono nervosi. La storia dell’indulto li sta agitando. Con tutte queste polemiche politiche: le elezioni…
GIUSEPPE: è tutto sotto controllo, non preoccuparti
SBIRRO: gira un documento con il quale si richiedono alcune cose, oltre all’amnistia
GIUSEPPE: un documento?
SBIRRO: l’hanno intercettato quelli di Napoli e…
GIUSEPPE: eeeeh, quelli di Napoli! Non vorrai ora che ti tenga sotto controllo pure Poggioreale, il Lucciardone e magari anche San Vittore?
SBIRRO: non fare lo stronzo, Giuseppe
GIUSEPPE: non lo faccio! Forse lo sono! (ride)
SBIRRO: quel documento sembra uscito da qui
GIUSEPPE: e chi lo dice questo? Quegli idioti di Poggioreale? Figurati! Quelli ci vogliono solo la scusa per incolpare noi!
SBIRRO: ci sono alcuni segnali che fanno intendere che presto ci sarà una protesta, in tutte le carceri
GIUSEPPE: e chi lo dice?
SBIRRO: ‘radiocarcere’ lo dice
GIUSEPPE: non qui. Non da noi. Se no, lo avrei saputo
SBIRRO: è questo il problema, quello che dico io: in tutte le carceri si respira aria pesante. Tranne qui da noi. Perché questo? Eh? Perché?
GIUSEPPE: e me lo chiedi?
SBIRRO: certo che te lo chiedo! Sei tu che devi provvedere, stare in campana e tenere in riga i ragazzi. Evitare che qualcuno faccia qualche stronzata
GIUSEPPE: io questo faccio
SBIRRO: intanto le cose si muovono, le parole girano e anche i documenti
GIUSEPPE: carta igienica
SBIRRO: devi stare attento, Giuseppe. Molto attento
GIUSEPPE: attentissimo
SBIRRO: senti che dice ‘radiocarcere’. Attivati al massimo e… cerca di non distrarti… troppo! (indicando la branda)
GIUSEPPE: non lo pensare, non lo pensare neppure!
SBIRRO: io non lo penso, non lo voglio pensare. Ma tu… raccogli voci, tienimi informato. Dimostra ancora una volta chi è il capo qui
GIUSEPPE: Giuseppe ‘è’ il capo. Lo è sempre stato e sempre lo sarà
SBIRRO: questo è parlare
GIUSEPPE: il capo!
SBIRRO: a lavoro (esce)
GIUSEPPE: Delfo! Delfo Zorzi! Dove cazzo sei?

Entra Delfo

DELFO: sono qui, Giuseppe
GIUSEPPE: Delfo, devi fare una cosa: a mensa, quando sei a mensa, parla, chiedi, informati su quello che succede, quelle che hanno in mente, quello che vogliono fare i ragazzi sull’amnistia
DELFO: amnistia? Quale amnistia?
GIUSEPPE: quella che non c’è, non c’è stata e non ci sarà mai, maledetti loro!
DELFO: loro chi?
GIUSEPPE: quelli come a te, idioti come a te. Che parlano e non sanno, dicono e non fanno, urlano e non capiscono

Delfo sparisce. Giuseppe si avvia verso la branda. Andrea sembra aspettarlo

ANDREA: qualcosa che non va?
GIUSEPPE: il direttore. Non sa più dove sta di casa e allora voleva informazioni
ANDREA: è proprio questo?
GIUSEPPE: in un certo senso
ANDREA: allora è proprio vero. Sei tu a decidere tutto, qui dentro
GIUSEPPE: è solo una questione di farsi rispettare, di imporre il proprio volere
ANDREA: e tu ci riesci? Sempre?
GIUSEPPE: quand’è possibile
ANDREA: Giuseppe, quanti anni è che sei qui?
GIUSEPPE: non mi piace parlare del passato
ANDREA: non del ‘passato’, ma del presente, di questo presente…
GIUSEPPE: sei. Ne ho fatti sei, me ne restano ancora un paio e…
ANDREA: con l’amnistia, ne sei fuori?
GIUSEPPE: è possibile, sempre possibile. Ma anche con la buona condotta, sconto di pena, ne uscirò prima
ANDREA: non ci speri nell’amnistia? 
GIUSEPPE: i politici, quello che vogliono fare, dire… sono solo pochi quelli che vogliono cambiare veramente le cose
ANDREA: Delfo mi ha raccontato della rapina
GIUSEPPE: mi sono fidato di uno… neanche lo conoscevo. Un idiota che ha subito confessato, mi ha tirato in mezzo
ANDREA: l’infame!
GIUSEPPE: non l’avevano neanche preso che già parlava
ANDREA: erano tanti soldi?
GIUSEPPE: mi sistemavo un po' di cose
ANDREA: tanti?
GIUSEPPE: un casa fuori città, una pizzeria al lago, una macchina decente
ANDREA: accidenti!
GIUSEPPE: e qualche spicciolo per la vecchiaia
ANDREA: ti vendicherai di lui?
GIUSEPPE: chi t’ha detto che non l’ho già fatto?
ANDREA: sei grande!
GIUSEPPE: sono il capo. E basta
ANDREA: certo il capo e basta. (pausa) Senti, per la protesta… che ne pensi se…
GIUSEPPE: quale protesta?
ANDREA: quella di cui si parla, per l’amnistia
GIUSEPPE: che ne sai tu?
ANDREA: ‘radiocarcere’ ne parla
GIUSEPPE: ancora sta storia!
ANDREA: bruceremo tutto: materassi, brande, prendiamo anche qualche ostaggio e…
GIUSEPPE: non ci sarà nessuna protesta. Nessuna!
ANDREA: ma, è già tutto pronto. Tutte le carceri sono pronte, Da Trento fino a…
GIUSEPPE: nessuna protesta
ANDREA: pensavo fossi d’accordo
GIUSEPPE: solo con me stesso. (quasi sillabando) So-lo con me ste-sso

Cambio luci. Veronica e l’agente.

VERONICA: la vedo… preoccupato
SBIRRO: il tempo promette male
VERONICA: cos’è un gioco? Le previsioni del tempo? O che…?
SBIRRO: dovrebbe andare in ferie, dottoressa. L’aria comincia a farsi irrespirabile
VERONICA: che cos’è? ‘Maschilismo di ritorno’ ?
SBIRRO: praticità. E basta
VERONICA: lei non mi sopporta, non mi sopporta proprio
SBIRRO: non è vero. Non è così. Ho grande rispetto per le donne e per lei in particolare
VERONICA: perché ho belle gambe?
SBIRRO: vede… io potrei invitarla a cena, esserle accondiscendente e magari anche portarla a letto. E lei neanche si renderebbe conto di quello che è successo
VERONICA: che dice?
SBIRRO: con il fisico che ha
VERONICA: non capisco dove voglia arrivare
SBIRRO: con tutti quelli che, qui dentro, hanno fatto l’amore con lei
VERONICA: nessuno… mi creda
SBIRRO: appesa ad un muro: ombra, gioco di luci, chiaroscuri. Dovrebbe farsene un’idea di che cosa può rappresentare una macchia di umidità sul muro. Evoca immagini
VERONICA: lei non ha alcun diritto di trattarmi in questo modo
SBIRRO: dovrebbe guardare in modo diverso la realtà. Cercare di capirla standoci dentro
VERONICA: è quello che voglio fare
SBIRRO: tra lei e gli altri, ci sono sempre di mezzo delle sbarre. Come in un zoo, come se lei fosse in uno zoo ad osservare quello che succede
VERONICA: io cerco solo di capire le persone, studiarle
SBIRRO: gli ‘animali’ vanno ‘studiati’ nel loro ambiente naturale, non certo allo zoo
VERONICA: perché secondo lei questo è uno zoo?
SBIRRO: ne dubita?
VERONICA: (guardandosi intorno) ha ragione, no. Non lo posso dubitare
SBIRRO: ‘restare all’inferno con marmorea volontà di capirla’
VERONICA: cos’è? Una sua massima?
SBIRRO: Pasolini, Pier Paolo Pasolini. E basta
VERONICA: Pasolini?
SBIRRO: conosce?
VERONICA: so chi era
SBIRRO: poco, troppo poco. Ancora

Cambio luci. Andrea e Giuseppe che fa per allontanarsi

ANDREA: dove vai?
GIUSEPPE: Delfo, mi ha detto che lo ‘sbirro’ mi vuole vedere, parlare, non so di che
ANDREA: forse del mangiare che non va bene
GIUSEPPE: forse
ANDREA: o del direttore che non sa dove sta di casa
GIUSEPPE: anche di quello
ANDREA: ti vedrò dopo?
GIUSEPPE: non sto mica fuggendo
ANDREA: la dottoressa mi ha detto che…
GIUSEPPE: quell’idiota!
ANDREA: è meglio se mi faccio trasferire
GIUSEPPE: cosa?
ANDREA: sì, trasferire. In un carcere più piccolo, più umano
GIUSEPPE: idiozie! Non esistono carceri più umane
ANDREA: quello di Pisa. Da quando c’è quell’Adriano Sofri le condizioni sono migliorate
GIUSEPPE: c’era da aspettarselo: con tutti i giornalisti che ci girano intorno. (pausa) E tu vuoi andare lì?
ANDREA: qui si mangia male, si sta stretti. Uno schifo: extracomunitari, negri e drogati che…
GIUSEPPE: vuoi andare?
ANDREA: per il mio bene
GIUSEPPE: (con tono risentito) allora… vaffanculo!
ANDREA: Giuseppe, non così
GIUSEPPE: fanculo
ANDREA: non voglio questo. Non me lo merito, non me lo merito proprio

Si guardano negli occhi, a sfida. Giuseppe abbassa per primo lo sguardo. Andrea sorride

ANDREA: grazie…

Si sente del trambusto. Entra Delfo

DELFO: Giuseppe! Giuseppe, vieni presto
GIUSEPPE: che c’è? Qualcosa che non va?
DELFO: i ragazzi, si stanno preparando!
ANDREA: cos’è? La protesta? Comincia la protesta?
DELFO: hanno preso il ‘braccio’, anche gli agenti come ostaggi.
GIUSEPPE: maledetti!
ANDREA: allora è vero. È tutto vero quello che si diceva
GIUSEPPE: non è niente. Solo un modo di fare caciara, di farsi sentire da qualcuno, lì in alto. Solo questo
ANDREA: è meglio andare a vedere, cercare di capire
GIUSEPPE: non c’è niente da vedere, niente da capire. Solo stare da parte. E aspettare che i ragazzi si calmino
ANDREA: fregarsene?
GIUSEPPE: se ti pare
ANDREA: no. Non mi pare

Si sente trambusto, piatti e bicchieri di alluminio che vengono percossi. Andrea e Giuseppe si scrutano negli occhi. Andrea esce

GIUSEPPE: (voltandosi verso Delfo) dovevi proprio…?
DELFO: era inevitabile

Il rumore si fa sempre più forte
Cambio luci. L’agente e Veronica

SBIRRO: (ad una radiotrasmittente) il braccio 5? Lo hanno preso? Arrivo
VERONICA: è per l’indulto, vero?
SBIRRO: hanno ragione. In questa situazione non ne possono più
VERONICA: e il governo?
SBIRRO: manderanno qualcuno: un Ministro, un sottosegretario, qualcuno…
VERONICA: quello che ci vuole
SBIRRO: è ben altro quello che ci vuole
VERONICA: il difficile è capirlo
SBIRRO: il difficile è farlo capire

Di colpo silenzio

VERONICA: e ora?
SBIRRO: comincia il bello
VERONICA: che vuol dire?
SBIRRO: finché li senti urlare, sei tranquillo, sai cosa stanno facendo. Quando si fa silenzio, devi aver paura: significa che preparano qualcosa
VERONICA: la presa del ‘palazzo d’inverno’?
SBIRRO: guardi

I due si sporgono verso un’improbabile finestra. Tutt’intorno, in mezzo, sopra al pubblico si accendono una moltitudine di luci ad intermittenza: pezzi di carta che bruciano e che volano via

VERONICA: fuochi? 
SBIRRO: fuochi
VERONICA: c’è qualcosa di maestoso in questo
SBIRRO: dovesse vedere di cosa sono capaci
VERONICA: quei fogli che bruciano, volavano nel buio
SBIRRO: è il loro modo di essere ‘estremi’
VERONICA: ‘estremi’?
SBIRRO: fuori da ogni contesto che non sia il loro: la reclusione
VERONICA: cosa farà adesso il direttore?
SBIRRO: cercherà di guadagnare tempo. Aspettare l’inviato del Ministro facendo qualche promessa, qualche concessione
VERONICA: mentire?
SBIRRO: è la condizione indispensabile per rimanere vivi… qui dentro
VERONICA: e poi?
SBIRRO: Giuseppe cercherà di far ragionare qualcuno di loro
VERONICA: è lui che tira le fila?
SBIRRO: tiene calme le acquee
VERONICA: immagino in cambio di cosa
SBIRRO: se è ben meritato, perché no?
VERONICA: maledettamente logico, no?
SBIRRO: maledettamente pratico, no? (esce) 

Esplosioni di luci, di sirene. Spari. Di colpo, silenzio. Veronica è rimasta sola
Cambio luci. Andrea rientra in cella leggendo un foglio di carta. C’è solo Delfo

ANDREA: (leggendo) “noi non ci stancheremo mai di dialogare con la società esterna e con il mondo politico per ricordare a tutti che esiste un nesso profondo tra l’aumento del degrado sociale e culturale e la diffusione dell’illegalità. E soprattutto per ribadire che uno Stato di Diritto è cosa diversa e opposta al presunto diritto dello Stato di operare una vendetta sui cittadini che violano la Legge e pagano in prima persona. In conclusione, noi chiediamo: 1) Un indulto generalizzato di 3 anni; 2) Il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario nazionale; 3) La riforma del codice penale, a partire dall’abolizione dell’ergastolo e dalla depenalizzazione dei reati minori. 4) L’abolizione delle prescrizioni contenute nell’art. 4 bis; 5) L’abolizione dell’anticostituzionale art. 41bis. 6) L’aumento della liberazione anticipata a 4 mesi; 7) Un aumento delle concessioni delle misure alternative al carcere; 8) Espulsione dei detenuti stranieri che ne facciano richiesta. Di tutto questo vogliamo discutere con tutti i detenuti, con la società civile e con tutte le forze politiche ” (si gaurda intorno) Giuseppe?
DELFO: è andato a darsi da fare
ANDREA: c’è questo da fare, ora (agita il foglio)
DELFO: Andrea, lascia perdere queste cose. Finirai col metterti nei guai
ANDREA: tranquillo. Non mi faccio mica mettere in mezzo. Voglio solo capire quello che sta accadendo, esercitare il controllo
DELFO: è questo il punto
ANDREA: il controllo?
DELFO: Giuseppe. Devi starlo a sentire, cercare di capire quello che dice…
ANDREA: che vuole
DELFO: lui cerca solo di ribadire un concetto
ANDREA: Delfo, Giuseppe conosce solo la violenza come mezzo per imporre la sua personalità
DELFO: cazzo dici?
ANDREA: me l’ha spiegato la sociologa… 
DELFO: e tu la stai ancora a sentire?
ANDREA: delle volte dice cose intelligenti
DELFO: su Giuseppe?
ANDREA: su di me
DELFO: quello che mi dicevi prima?
ANDREA: lo ha detto di me
DELFO: e tu l’hai girato a Giuseppe?
ANDREA: volevo vedere che effetto faceva
DELFO: è ridicolo
ANDREA: bisogna capire…
DELFO: lascia perdere quella. È solo una stronza
ANDREA: non ne sono convinto
DELFO: una prendinculo, perditempo
ANDREA: ci mette l’anima in quello che fa. Ci crede
DELFO: è pure settentrionale
ANDREA: anche bella
DELFO: solo quello
ANDREA: quando mi parla…
DELFO: non ti vede nemmeno
ANDREA: sembra anche ascoltarmi…
DELFO: come dice Giuseppe…
ANDREA: mi piacerebbe stare con una come lei
DELFO: buona solo per scopare
ANDREA: per poterle parlare. Solo per quello… parlarle
DELFO: una povera stronza
ANDREA: (ci pensa) no! Non solo per quello. Anche per…

Entra Giuseppe. È furioso

GIUSEPPE: cos’è quello? (indica il foglio che Andrea ha in mano)
ANDREA: le richieste per il Ministro. Quello che gli chiediamo
GIUSEPPE: ‘chiediamo’?
ANDREA: pochi punti: chiari, semplici
GIUSEPPE: ‘chiediamo’?
ANDREA: sì, certo: ‘chiediamo’
GIUSEPPE: e perché ‘chiediamo’?
ANDREA: ti stai chiamando fuori?
GIUSEPPE: io sono ‘già’ fuori. Da tutto
ANDREA: non è vero. Non è così: l’amnistia, riguarda anche te, tutti
GIUSEPPE: amnistia? Quale amnistia?
ANDREA: quella che c’è stata promessa
GIUSEPPE: nessuno ha promesso niente a nessuno
ANDREA: i giornali ne parlano. Hanno anche detto… 
GIUSEPPE: chiacchiere!
ANDREA: anche il papa, lo diceva. Quando è venuto qui…
GIUSEPPE: il papa non è nessuno
ANDREA: non è così. Non può essere così
GIUSEPPE: beato te che ci credi
ANDREA: le condizioni, guarda qui. Non siamo animali. Abbiamo anche noi bisogno di spazio
GIUSEPPE: il mio spazio me lo garantisco ‘io’, senza troppi casini
ANDREA: devi ancora starci due anni, qui dentro
GIUSEPPE: è questo il punto: ancora due anni. Per questo non voglio grane
ANDREA: e questa è una grana?
GIUSEPPE: ‘tu’ sei una grana. Adesso
ANDREA: prima non la pensavi così
GIUSEPPE: prima non avevi quello in mano (indica il foglio che Andrea ha in mano) 
ANDREA: mentre ora invece… ti ho messo in discussione?
GIUSEPPE: magari non volevi ma… lo hai fatto
ANDREA: e mi vuoi punire per questo?
GIUSEPPE: devo rimettere ordine. Semplicemente ordine
ANDREA: non lo farai, Giuseppe. Non adesso. Non più
GIUSEPPE: dovevi ascoltarmi, Andrea. Darmi retta. Come quel Carlo
ANDREA: Carlo chi?
GIUSEPPE: quello che ha portato la croce al papa
ANDREA: è morto?
GIUSEPPE: non ci dormiva la notte. Aveva avuto la sua grande occasione e lui, invece… se l’è sparata dritta in vena. Portare la croce al papa. E l’ha portata la croce, eccome se l’ha portata. Fino all’inferno. Con un ago al posto dei chiodi. Ad un passo dal paradiso, dritto all’inferno (gli si avvicina) Come ora tu…
ANDREA: Giuseppe, non t’avvicinare
GIUSEPPE: sono già vicino
ANDREA: non lo fare. Ti prego
GIUSEPPE: perché non devo?
ANDREA: perché se lo fai…
GIUSEPPE: lo faccio?
ANDREA: mi devi ammazzare. Mi devi solo che ammazzare, spaccarmi in due
GIUSEPPE: solo una piccola lezione. Ribadire un concetto
ANDREA: questa volta non basterà, non ti basterà. Perché se mi alzo, se mi rialzo, sei finito
GIUSEPPE: mi minacci? Tu?
ANDREA: io, qui dentro, ci passo la vita, comunque. Uno in più, non cambia niente. Mentre tu, invece… (Giuseppe ora esita) … due anni. Solo due anni e sei fuori
GIUSEPPE: (ora esitante) che vuoi dire?
ANDREA: Giuseppe, sei proprio sicuro, convinto di essere tu a fottere me? 
GIUSEPPE: che vuoi dire?
ANDREA: che ti scanno. Se ti avvicini ti scanno
GIUSEPPE: non ne hai il coraggio
ANDREA: dici?
GIUSEPPE: dico

Cambio luci. Appare Veronica. Intorno a lei, buio

VERONICA: quando un uomo ti guarda, un uomo qualsiasi… sai cosa vuole, ti rendi conto. Capisci anche chi è, cosa fa. Ma se l’uomo, quell’uomo ti sfugge, non ti guarda, si volta dall’altra parte, allora, forse, è il caso di avere paura, anche paura. É indecifrabile, è difficile capire, intuire quello che vuole… te, altro… fotterti la vita… fottersi la vita

Poco lontano, adesso illuminato, uno ‘sfuggente’ Andrea

VERONICA: Andrea, io voglio sapere… (Andrea chiude gli occhi) Andrea, ti sto parlando. (Andrea si copre gli occhi) Tu mi devi dire perché mi hai mentito, non mi hai detto di te, Giuseppe? (Andrea si copre le orecchie) Il tuo atteggiamento è assurdo, incomprensibile quasi… provocatorio. (Andrea si copre la bocca) Come se fossi tu quello che ha… (Andrea spalanca gli occhi) …qualcosa da nascondere. (Andrea porta le mani alle orecchie a mo’ di ascolto) Sono gli altri che dovrebbero vergognarsi, (Andrea spalanca la bocca) essere denunciati e puniti. (lunga sofferta pausa) Perché non mi vuoi parlare?
ANDREA: ho troppa fame per farlo
VERONICA: paura?
ANDREA: non più di quanta ne hai tu
VERONICA: voglio solo aiutarti
ANDREA: fammi uscire da qui
VERONICA: sai che non posso
ANDREA: allora inutile parlare
VERONICA: eri l’ ‘amico’ di Giuseppe, vero?
ANDREA: ho le sbarre agli occhi, un cancello in testa. E le mani appese ad un chiodo. Per il resto… niente
VERONICA: allora è per lui?
ANDREA: i morti non hanno silenzio
VERONICA: che vuoi dire?
ANDREA: il tempo è venuto, ed io… non avevo più tempo

Pausa

VERONICA: uccidere Giuseppe è stato un atto… un atto di… (tace)
ANDREA: giustizia?
VERONICA: si potrebbe anche farlo passare per quello
ANDREA: vendetta?
VERONICA: la tensione di questi giorni, la rivolta. Un animo esasperato è capace di tutto. Anche di questo
ANDREA: stronzate
VERONICA: un atto di ribellione ai soprusi che quello ti aveva imposto
ANDREA: può farmi uscire da qui?
VERONICA: sai che questo non è possibile
ANDREA: e allora…
VERONICA: serve a renderti meno dura… la tua condizione… in fin dei conti quello che lui ti aveva fatto… era logico che tu reagissi in qualche modo
ANDREA: sai che me ne importa
VERONICA: la società non ti ha dato sbocchi, non ti ha mai dato nulla
ANDREA: per me è lo stesso
VERONICA: hai cercato solo di prenderti quello che potevi, quello che credevi ti spettasse… giustizia
ANDREA: anche con quel vecchio? Il pensionato?
VERONICA: che c’entra lui?
ANDREA: era già da tempo che lo avevo puntato
VERONICA: premeditazione?
ANDREA: sembrava così innocuo. Zoppicava. Con quel bastone. Faceva ‘anche’ pena. Quando mi sono avvicinato, pensavo… ‘un gioco da ragazzi! Gli faccio paura. Quello sbarella. E me li da’ i soldi senza neanche doverglieli chiedere’. E così ho fatto. Sono andato da lui. Me lo sono guardato. Gli ho mostrato i denti… neanche lo volessi sbranare. Con la mano gli ho fatto cenno… ‘dammeli’. Ma non gli ho detto niente perché…
VERONICA: inutile parlare
ANDREA: che gli dovevo dire? Più chiaro di così!
VERONICA: è lui?
ANDREA: era terrorizzato! Gli tremavano quei pochi denti che aveva in bocca. E il bastone gli è caduto a terra
VERONICA: t’ha dato i soldi?
ANDREA: c’ha pure provato. Ha infilato la mano in tasca. E io ho pensato… ‘ora me li da, me li da’. Invece no
VERONICA: no?
ANDREA: quando ha allungato la mano per darmeli, non ce l’ha fatta. Forse ha pensato… ‘sono miei’. La mano gli tremava ma… i soldi non li mollava. Lui mi ha guardato strano con quegli occhietti piccoli, cattivi. Da vecchio. Allora gli ho preso la mano, gliel’ho stretta. Forte. Lui ha pianto qualcosa: dolore. Ma la mano non l’ha aperta. I soldi, quelli li teneva stretti. E allora - cazzo! - ho stretto di più. Ho sentito qualcosa, un dito, la mano - non lo so - rompersi ma ancora non li mollava, non li mollava no
VERONICA: è andata così?
ANDREA: allora gli ho mollato un cazzotto e - paff! - alcuni denti gli sono saltati. È stramazzato a terra. E io, giù un calcio, un altro, un altro ancora. E mi sono messo ad urlare, esaltato, urlavo - cazzo! - se urlavo. Perché lui - porco io! - piangeva. E io… giù botte. E calci e pugni. Però…
VERONICA: è andata proprio così?
ANDREA: più lo menavo e più mi sentivo bene
VERONICA: avevi perso la testa?
ANDREA: e mi piaceva menargli. Non so. Mi sembrava anche l’unica cosa che potevo fare… l’unica… menargli
VERONICA: eri sotto l’effetto di qualcosa?
ANDREA: mai stato così lucido. Come l’altro giorno…
VERONICA: con Giuseppe?
ANDREA: sapevo quello che facevo e mi piaceva farlo. Quella volta il vecchio, l’altro giorno Giuseppe
VERONICA: non capisco. Non ti capisco più
ANDREA: sono fatto così, la mia natura, di uomo…
VERONICA: un reietto?
ANDREA: l’unico che c’era l’hanno messo in croce tempo fa
VERONICA: allora?
ANDREA: ci sono ancora tante cose che tu devi sapere…

Quanto mai sicuro di se, Andrea si avvicina a Veronica

VERONICA: non ti avvicinare 
ANDREA: perché se no?
VERONICA: urlo
ANDREA: non lo farai. È proprio questo quello che volevi, di cui parlavi…
VERONICA: (incerta) io…?
ANDREA: l’uomo nuovo verrà e avrà la ‘mia’ espressione, il ‘mio’ sguardo, il ‘mio’ respiro… (la bacia. Lei lascia fare)
VERONICA: mio dio
ANDREA: giusto quello: dio… (la bacia ancora)

Buio su di loro. Sul proscenio, l’agente

SBIRRO: (sorridendo e accendendosi una sigaretta) l’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare a Cesare, ancora una volta, quel ch’è di Cesare

Entra Veronica. È sconvolta. Ancora turbata, si aggiusta i vestiti 

SBIRRO: (rivelandolesi) potrà considerarsi soddisfatta
VERONICA: (incerta e balbettante) come?
SBIRRO: per quello che è successo, soddisfatta
VERONICA: (cercando di recuperare il controllo di sé) non penserà certo che sia io… io la responsabile di tutto?
SBIRRO: no. Non è poi così importante
VERONICA: ho solo cercato di aiutarlo, di… forse ho anche sbagliato qualcosa
SBIRRO: un elemento, solo un ingrediente di una miscela che le esplosa in mano. Le sembra poco?
VERONICA: no. Mi sembra tanto. Troppo
SBIRRO: e ora mi scusi, ‘dottoressa’. Ma ho molto da fare. Bisogna sistemare tutto, rimettere in ordine
VERONICA: ed io?
SBIRRO: se un giorno vorrà venirmi a trovare, sa dove trovarmi
VERONICA: venirla a trovare?
SBIRRO: non vedo altre soluzioni. Per lei (fa per andare via)
VERONICA: eppure…
SBIRRO: cosa?
VERONICA: niente, niente. (l’agente esce) Eppure qualcosa… almeno qualcosa qui dentro deve essere pure cambiato… qualcosa

La luce le ‘muore’ addosso. Sul proscenio si intravede nella penombra Andrea che si rolla una sigaretta. Il resto è buio

ANDREA: quando ti rolli una sigaretta, o una canna, è lo stesso… devi stare attento a quello che cade, rimane fuori. È uno spreco, diventa uno spreco
VOCE FUORI CAMPO: aaaah
ANDREA: nella vita è così. Non puoi lasciare niente al caso. Non puoi. Non puoi proprio permettertelo
VOCE FUORI CAMPO: aaaah
ANDREA: come? Tu non fumi? Neanche le canne? Fai male. Dovresti cominciare. Ti rilassa
VOCE FUORI CAMPO: aaaah

Accanto - adesso - si intravede Delfo

DELFO: forse abbiamo esagerato, Andrea
ANDREA: esagerato è il mondo. Non noi
DELFO: era il suo primo giorno. Neanche il tempo di ambientarsi…
ANDREA: meglio così. Niente illusioni, idee sbagliate. (pausa) Dice che gli fa male? La prima volta è così. Poi… poi ci si abitua

TELA

TESTO INTEGRALE DOCUMENTO ‘PAPILLON’

“E allora, ne vogliamo parlare o no? Il sole di mezza estate sembra aver fatto purtroppo evaporare anche l’iniziale dibattito sulle diverse e coraggiose proposte di amnistia e indulto avanzate recentemente da autorevoli esponenti politici, sia della maggioranza che di Rifondazione Comunista. Noi ci auguriamo che non sia così, ma intanto siamo però costretti a rilevare che altri esponenti delle forze di governo e dell’opposizione si sono affrettati a liquidare qualsiasi seria riflessione sugli strumenti concreti con i quali affrontare nell’immediato i tanti problemi del sistema penitenziario, e in primo luogo i drammi prodotti quotidianamente da un sovraffollamento senza precedenti nella storia della Repubblica. Troppi uomini politici sono propensi a dirottare verso la costruzione di nuove carceri cifre molto più alte degli scarsi fondi che almeno sulla carta dovrebbero essere destinati al ‘trattamento rieducativo’ intramurario dei detenuti e al loro reinserimento socio/lavorativo esterno. Così facendo, essi sembrano ignorare che la principale finalità costituzionale della pena (e quindi anche delle risorse investite nel circuito penitenziario) è la risocializzazione dei detenuti, e soprattutto sembrano disposti a sorvolare con disinvoltura sul fatto che in troppe occasioni gli investimenti per nuove carceri si sono trasformati in occasioni di speculazione e corruzione davvero vergognose. Ad ogni modo, noi continuiamo a sperare che le varie sensibilità presenti nella società civile e un po’ in tutti i partiti politici, riescano a non far cadere l’attenzione sulla drammatica situazione delle carceri e sulle inevitabili e pacifiche proteste che purtroppo i detenuti sono e saranno costretti ad effettuare per difendere i propri diritti e la propria dignità. Nonostante le tante delusioni e le periodiche campagne di stampa che presentano le galere come una sorta di ‘villaggi turistici’, noi non ci stancheremo mai di dialogare con la società esterna e con il mondo politico per ricordare a tutti che esiste un nesso profondo tra l’aumento del degrado sociale e culturale e la diffusione dell’illegalità. E soprattutto per ribadire che uno Stato di Diritto è cosa diversa e opposta al presunto diritto dello Stato di operare una vendetta sui cittadini che violano la Legge e pagano in prima persona. In conclusione, noi chiediamo: 1) Un indulto generalizzato di 3 anni; 2) Il passaggio della sanità penitenziaria al Servizio Sanitario nazionale; 3) La riforma del codice penale, a partire dall’abolizione dell’ergastolo e dalla depenalizzazione dei reati minori. 4) L’abolizione delle prescrizioni contenute nell’art. 4 bis; 5) L’abolizione dell’anticostituzionale art. 41bis. 6) L’aumento della liberazione anticipata a 4 mesi; 7) Un aumento delle concessioni delle misure alternative al carcere; 8) Espulsione dei detenuti stranieri che ne facciano richiesta. Di tutto questo vogliamo discutere con tutti i detenuti, con la società civile e con tutte le forze politiche”