Vecchi tanto per ridere

Commedia in due atti di 

Enzo Rapisarda




Scritta nel dicembre 2002




Personaggi ed Interpreti:

Berny Foti 
Sergio Cofferato 
Il Dottor Melillo 
Il Postino 
Paola de Paolis 
Testimone 
La Direttrice 
Voci:l’altissimo ed il Collega 




Primo Atto

Ambientazione: Monolocale povero ma dignitoso dove vive Berny, anziano protagonista della storia che tenterò di raccontare. Un lettino sotto una finestra, un comodino, una cassapanca, foto della moglie defunta, del figlio, foto in bianco e nero – varie e concentrate in una parete – 
La comune è a destra, il cucinino è alla sinistra vicino la porta del bagno. Sul fornello ci starà sempre la moka 2 tazze pronta al servizio mattutino. A destra verso proscenio, lungo la quinta, il lettino e la finestrella ecc, al centro un tavolo piccolo per i pasti, con due sedie, altre due sedie staranno come rassegnate vicine ai fornelli. Una serie di mensole ed un frigorifero completeranno il cucinino. Oggetti d’uso casalingo.
Musica

E’ ancora buio. Berny dorme tranquillo allorquando la sveglia suona le 06.00 
Berny muove un braccio e stacca l’orrendo suono, (la scena si illumina) si alza piano ma con movimenti precisi e consunti. Uno sbadiglio e via a togliersi il pigiama per mettersi i pantaloni e la camicia, fatto questo va in bagno ma prima accende la fiamma sotto la moka. 
(Si sentiranno i rumori tipici di chi va in bagno la mattina appena sveglio).
Fuori dal bagno si mette la cravatta e la giacca, spegne la fiamma e prende la moka ma toccando il manico si scotta, allora prende una presina e si versa una tazzina di caffè. Beve il caffè, prende la valigetta e si avvia alla porta… (suonano alla porta e la musica smette di colpo) (apre ed entra Sergio, vicino di casa, un settantenne frizzante, scroccone, un incrocio tra una volpe, un furetto ed una faina)
Sergio: Non dirmi che è successo ancora?
Berny: (Rassegnato) Sì, ancora.
(Sergio entra e si chiude la porta alle spalle mentre Berny va a sedersi sconsolato)
Sergio: Ma dai, non fare così, vedrai che un rimedio lo troviamo
Berny: Sì? E quale, quello di legarmi al letto?
Sergio: Ma no. Tu ancora non mi conosci bene, io sono un uomo dalle mille risorse … uhmmm che buon profumo di caffè, ne è rimasto?
Berny: Sì penso di sì.
Sergio: (Avvicinandosi alla moka) Posso?
Berny: Serviti pure, la tazzina pulita è …
Sergio: (interrompendolo) so, so dov’è, io metto anche lo zucchero.
Berny: Io finirò per ammalarmi, non posso andare avanti così.
Sergio: Quei biscotti ai cereali dove sono?
Berny: (sempre seguendo i suoi pensieri e preoccupazioni) Al solito posto, (Sergio cerca e trova e poi si avvicina al tavolo sedendosi e gustandosi biscotti inzuppati nel caffè) Non ci riesco, è più forte di me. E’ come se una forza misteriosa mi spingesse a fare ciò che non voglio
Sergio: E tu non lo vuoi (mentre intinge il biscotto nel caffè)?
Berny: No grazie, li tengo solo per te, a me non piacciono
Sergio: intendevo tu non vuoi fare quello che invece fai?
Berny: (Spaventato) No! Io non voglio fare quello che faccio
Sergio: Ma lo fai?
Berny: (c.s.) Ma non sono io, dopo tutti questi anni, non ci riesco, 
Sergio: Lo fai perché lo vuoi o lo fai senza volerlo?
Berny: Non sono io che lo voglio … (commosso) io adesso sono in pensione
(I due si guardano, Sergio posa la tazzina e risolutamente)
Sergio: Ci penso io a te. Ho un amico medico bravissimo, te lo porto qua subito
Berny: Alle sei e mezzo del mattino?
Sergio: Vado e torno subito
Berny: Non servirà a niente, io sto bene
Sergio: Vedremo, intanto proviamo con un dottore poi se per disgrazia stai veramente bene ti sistemo io
Berny: Sei un amico
Sergio: E lo scopri adesso, Ah! A proposito mi presti 30 euro? Devo comprare la ricarica del cellulare
Berny: Ma ti sei comprato il telefonino?
Sergio: No! Prima compro le ricariche e poi il telefonino così posso stare al telefono quanto mi pare… ehhhh furbo che sono, vero? (Berny gli da i soldi)
Berny: Se lo dici tu. 
Sergio: Grazie a buon rendere (ed esce) 
(Berny Rimane al centro della scena, si guarda attorno mentre una musica triste e dolce riempie la scena. Verso le foto si sofferma davanti a quella della moglie)
Berny: Sai Angela, è successo ancora. Sì anche stamattina. Tu non ci crederai, ma la sera prima di addormentarmi sono pienamente consapevole che non dovrebbe accadere ed invece ci ricasco… Come dici? Non ci credi? (Arrabbiandosi) Ma scusa tu dove sei la mattina quando suona la sveglia eh? (Con rabbia, quasi urlando) Ti metto qui (rimette il ritratto sul comodino) apposta perché tu possa vedere tutto, sentire tutto e dici che non ci credi, ma dove sei allora, dove sei, dove sei, (passa dalla rabbia al pianto riprendendo teneramente il ritratto della moglie e ponendoselo sul cuore) dove sei, amore mio.
(Suonano alla porta)
(Come svegliato all’improvviso, Berny posa il ritratto, si ricompone e va ad aprire. Un giovane ben vestito, in cravatta e con una rivista in mano alla Testimone di Geova è alla porta)
Testimone: (Solennemente) Alzatevi!
Berny: 
(Gli sbatte la porta in faccia e farfuglia a soggetto andrà a togliersi la giacca e la cravatta quando suoneranno alla porta. Berny cerca, trovandolo, un potente insetticida, prova il funzionamento dello spruzzo e pronto a riempire il giovane di prima apre ma viene investito dalla frizzante presenza di Sergio che presenta…)
Sergio: (Entrando) Eccoci. Ti presento il Dottor Melillo.
Dottore: (E’ un gentile anziano signore, porge la mano) Piacere Signor Berny (vedendo Berny con l’insetticida in mano) Problemi con degli insetti?.
Berny: Con uno. Uno scarafaggio che la mattina urla: “Alzatevi!”
(Sergio ed il Dottore si guardano)
Sergio: Glielo avevo detto dottore, per me è grave.
Dottore: Venga, su, Signor Berny (Berny si poggia sul tavolo) facciamo un controllino.
(Controlla gli occhi, la gola, le orecchie, fa fare un colpo di tosse e sempre dice)
Dottore : “No, no, no.” (Poi prova riflessi)
Dottore: Adesso Signor Berny si rilassi, proviamo i riflessi, stia tranquillo non sentirà nulla (Sergio nel frattempo si è posto di fronte Berny e nell’istante in cui il Dottore colpisce con il martelletto il ginocchio di Berny riceve un calcione al centro area.)
Sergio: Ahio!
Dottore: Caspita!
Berny: Dottore, non ho sentito niente
Sergio: Ma in compenso ho sentito io…. dottore, mi dica, sinceramente… è grave?
Dottore: Potrebbe essere a questa età, come si sente, riesce a respirare?
Berny: Io respiro benissimo
Dottore: Ma cosa c’entra lei, dico Sergio.
Sergio: No, no, io sto bene, è passato, la calciata era forte ma per fortuna ormai la zona è…quasi insensibile. Dicevo per Berny, è grave?
Dottore: (Guardando l’orologio) Come si è fatto tardi, devo fare subito il giro (Si avvia verso la porta)
Berny: In ospedale?
Dottore: (Come scoperto in flagrante) No… (Tristemente) dell’isolato. (Esce)
Sergio: (Ancora zoppicando) Non ti preoccupare, mi farò dire che cosa ti ha trovato e comunque stai tranquillo, ci penso io (Va per uscire ma si volta) Tu che fai adesso?
Berny: (Allargando le braccia) Niente, che vuoi che faccia!
Sergio: Male, molto male, malissimo (Ed esce)
Berny: (Posa l’insetticida e suonano alla porta)
Giovane: “Alzatevi!”
Berny: (Sbattendo la porta) Sono già alzato!
(Va a prendere l’insetticida e lo piazza vicino la porta, poi va verso il cucinino e prepara un tegame sul fornello, si blocca ed va a telefonare)
Berny: Ehilà! Sono Berny
Collega (Voce fuori campo registrata): Lo so, che vuoi, sono appena entrato in ufficio e già rompi?
Berny: Va tutto bene?
Collega: Ti ho detto che sono appena entrato
Berny: Ma dicevo così, in generale, il lavoro, le pratiche, ah non dimenticarti di sistemare la questione del Girelli
Collega: Guarda che me l’hai già detto ieri mattina
Berny: Ah si? E quella della Puliti e Candidi?
Collega: Anche di quella… senti è da un mese che continui a stressarci, e basta, datti una calmata, goditi i tuoi meriti e lasciaci lavorare (Sbatte giù il telefono)
Berny: (Con la cornetta in mano, rassegnato) E che… non ci riesco… non so vivere… da... pensionato.(Posa la cornetta)
(Suonano alla porta)
Berny: (Prende l’insetticida) Chi è?
Postino: (Da fuori) Il Postino!
Berny: (Apre dopo aver posato l’insetticida) Buongiorno
Postino: (Anzianotto, alto, robusto, simpatico dall’aria stanca) Buongiorno, sono il nuovo postino aggiunto di questa zona, sto conoscendo tutti i destinatari, per familiarizzare…
Berny: Per familiarizzare? (lasciandolo sempre sulla soglia)
Postino: Per socializzare
Berny: Socializzare?
Postino: Fare conoscenza
Berny: Conoscenza?
Postino: Affinché non restiate solo un indirizzo, una cassetta per le lettere, degli anonimi alla mia mente, mi creda è angosciante (pausa)
Berny: Capisco
Postino: Posso entrare?
Berny: Prego, si accomodi.
Postino: Mi permetta di sedermi (sedendosi) già mi fanno male i piedi ed oggi si preannuncia una giornata faticosa, la borsa pesa, le scale, i cani che mi rincorreranno, le buche delle strade, lei ha ricevuto tanta posta in vita sua, è vero?
Berny: Non so, non l’ho mai contata
Postino: E quando riceve una lettera o una cartolina, una bolletta o fattura da pagare, mi dica la verità, (alterandosi) mi dica la verità, però me la dica, me la dica?
Berny: Che cosa?
Postino: La verità!
Berny: La verità su che cosa?
Postino: (Calmo, commosso) Non ha mai pensato, neanche una volta al postino
Berny: No, nessun postino mi ha mai mandato una cartolina
Postino: Perché? 
Berny: Forse non fate le ferie
Postino: No, perché nessuno pensa ai postini che passano una vita a portare le lettere, sotto la pioggia o il sole cocente, con la nebbia, la neve. Il postino arriva, discreto, silenzioso, consegna e va via con la borsa carica di lettere e la testa di pensieri, la moglie, i figli, lo stipendio che non basta
Ogni tanto il postino suona e ti dice che devi firmare… (parlando sempre a se stesso) allora tu firmi, fai sempre la stessa domanda: “Dove debbo firmare?” e ritiri la raccomandata o il pacchetto senza neppure guardare in faccia il postino, nessuno ti guarda in faccia, ti guardano i piedi o le mani, nessuno che ti dice: “Prego, gradisce un caffè, una limonata, un the freddo, un pezzo di frittata, un assaggio di pasta al forno, eppure il postino è l’archivio vivente degli odori di tutte le cucine. Cosa abbiamo oggi, vediamo un po’, bene, una lettera per la famiglia Esposito, napoletani, e allora sono attimi densi di pomodoro fresco, di basilico, o le bollette per i De Rossi, romani, allora odore di abbacchio o carciofi, i Salvetti di Milano con il risotto allo zafferano, la famiglia Pulvirenti, siciliani con il pesce sempre sui fornelli.
Berny: Ma lei consegna solo nelle ore di pranzo?
Postino: Ogni ora ha il suo profumo o puzza. Case che profumano di gioventù appena uscita per andare a scuola, il profumo della speranza, e case che puzzano di vecchiaia, di rassegnazione, di morte… Penso veramente che la morte puzzi. (Sospira)
Berny: (Come per liberarsi) Bene. C’è qualche lettera per me?
Postino: (Guardandolo come per commiserazione) No. Sono passato per conoscerla, lei per me sarà un uomo in carne ed ossa da domani e non solo un nome e cognome ed indirizzo. (Si alzerà per uscire, giunto alla porta si gira di scatto verso Berny che è rimasto seduto) Bernardo Foti Via Leopardi 27, LEI. (esce)
Musica
(Berny apre la cassapanca e ne tira fuori degli oggetti)
Berny: Devo decidermi a regalare un po’ di cose, a me non servono (mostrerà un mappamondo) ho sempre desiderato viaggiare ma costa troppo a meno che non ci si rassegni a sorbirsi la promozione di pentolame vario mentre si sta sul pullman (prende una racchetta da tennis) che regalo idiota, non riesco a vedere neanche con gli occhiali e mio figlio dice: “dai così ti mantieni in forma”. Io l’unica forma che ho conosciuto è stata la mia, circolare… (tira fuori un fucile di legno) bello questo… che spettacolo, facevo il soldato che tornava a casa in quella commedia sulla storia del Novecento … logicamente il regista mi fece fare il soldato della prima guerra (canticchia il Piave mormorava… agitandosi con il fucile e mentre lo tiene con la canna verso l’alto entra Sergio)
Sergio: (vedendolo con il fucile urla) No, non farlo!
Berny: (dallo spavento urla e punta il fucile verso Sergio)
Sergio: (urla insieme a Berny) 
Berny: ma che diavolo. Mi hai fatto spaventare.
Sergio: (cauto) a chi lo dici. Posa il fucile, ti prego, non farlo
Berny: guarda che è di legno
Sergio: il fucile?
Berny: Sì
Sergio: E come pensavi di ammazzarti se il fucile è finto?
Berny: io non pensavo di ammazzarmi, contento?
Sergio: Meno male. Temevo di non essere in tempo
Berny: Per che cosa?
Sergio: Per presentarti una mia amica che ti tirerà su di morale
Berny: No grazie.
Sergio: E’ solo per fare amicizia mica per…
Berny: No grazie
Sergio: E’ una donna di mondo, una grande artista
Berny: No grazie
Sergio: Allora sei testardo. D’accordo me ne vado
Berny: Sì grazie (Sergio esce senza parola ma mimando un in bocca al lupo)
Berny: 
(ripone tutto dentro la cassapanca e si prepara un toast con sottiletta quando bussano alla porta, Berny prende l’insetticida)
Berny: Chi è?
Paola: Sono Paola de Paolis
Berny: Chi?
Paola: Paola de Paolis, una cara amica di Sergio
(Espressione di terrore di Berny)
Berny: (aprendo la porta) Prego desidera?
Paola: Buongiorno (anziana ed eccentrica signora fuori moda ed epoca)
Berny: Non lo so
Paola: Cosa?
Berny: Se effettivamente è un buon giorno o se ormai la giornata è rovinata del tutto
Paola: (ridendo) Sergio mi aveva detto che lei ha un sano humor anglo-francese
Berny: Sergio non sa quello che dice né quello che fa
Paola: Ha l’intenzione di continuare la conversazione così, lei dentro ed io fuori?
Berny: Perché stiamo conversando?
Paola: (entrando di prepotenza. E’ una donna sulla sessantina in abito da sera elegante)
Grazie, molto carino. Uhhh che bel nido. Sento il calore di chi vi si annida (si siede)
Berny: Vuole accomodarsi?
Paola: (decisa) Senti uomo primitivo non pensi che ad una signora le si debba offrire almeno una tazza di caffè?
Berny: Magari con dei biscottini
Paola: ai cereali
Berny: Sergio è un caro divulgatore vero?
Paola: Sergio mi ha parlato di te, o scusa puoi darmi del tu se ti fa piacere (Berny offre il caffè ed i biscotti) e subito mi sono sentita presa da un irrefrenabile desiderio di conoscerti (beve il caffè) Dimmi è per l’emozione che fai finta di non sapere chi sono? Ho sentito prima, sai? Quando ti ho detto il mio nome d’arte ti sei ammutolito, quasi ti è mancato il fiato. Non devi essere timido. Sono io, sì mio caro, sono io, in carne ed ossa. Certo ero un po’ meglio prima, ma sai è inesorabile
Berny: Chi?
Paola: Il tempo. E’ inesorabile, ma io no. Non lotto, lascio che mi pervada dentro e fuori il suo ardimentoso turbinio, permetto, schiava della vita, che le sue unghie mi cerchino, lascio, con lo sguardo all’orizzonte, che il suo vento mi spettini irrevocabilmente e che Ahhhhhhhh
Berny: Si sente male?
Paola: dico Ahhhhh come esclamazione di godimento e rassegnazione del mio essere. Sai non so chi sono. Essere vissuta e vivere nel continuo gioco, altalenante ora persona ora personaggio… (mangia veloce un biscotto e si pone un fazzoletto nero davanti al viso recitando) … Io sono colei che mi si crede. Puoi applaudire, non ti vergognare
Berny: Cosa era?
Paola: (sospirando) La signora Ponza, la verità, Così è, se vi pare, Pirandello, atto terzo
Berny: bello … e poi come continua?
Paola: (alzandosi) niente è la fine, è la battuta finale (prende il toast che Berny si era preparato e lo mangia) Quanti teatri, quante serate, fiori, a mazzi, a cesti, riempivano il camerino a tal punto che li facevo portare fuori per potermi muovere!
Berny: Addirittura!
Paola: e i gioielli, regali sai caro, regali a volontà per la mia bellezza, per la mia arte. (termina il toast) e la fama, che fama.
Berny: immagino
Paola: Oh caro, non puoi immaginare. Sergio mi ha detto che vita hai fatto
Berny: E che ne può sapere lui?
Paola: ho girato il mondo, ho avuto 5 mariti e li ho seppelliti tutti e non ho ancora finito
Berny: di seppellire?
Paola: (avvicinandosi a Berny) di amare (suonano alla porta, Paola si siede)
Berny: 
(andando ad aprire ben felice di quell’interruzione) E’ Sergio che viene a prenderla. (apre)
Testimone: Alzatevi! (Paola si alza di scatto come per eseguire l’ordine ma per niente spaventata e Berny (sbatte la porta)
Berny: Vedo che sta per andarsene
Paola: Caro (è strana parla lentamente e freddamente) ci si vede, spero che sia stato utile,non so, forse, spero, me lo auguro… (si ferma davanti alla porta dopo averla aperta) C’è sempre conforto nell’ansa di un buon cuore
Berny: Shakespeare?
Paola: Baci Perugina (esce chiudendo la porta).
Berny: Oh Signore mio devo dire a Sergio di pensare agli affari suoi. Va a prepararsi un altro toast quando gli viene in mente qualcosa e ride, lascia perdere il toast e va a telefonare al figlio
Berny: Ciao sono io … bene e tu… tua moglie… anche eh … senti prima ho pensato a te e mi è venuto da ridere… no, sai, pensavo a quando da piccolo volevi fare l’attore e ti travestivi da donna con i vestiti di mamma … (ride) si scusa, sei a lavoro. Si … solo per questo … e per dirti … (serio) perché non passiamo un pomeriggio insieme, quando hai tempo … certo, certo … è un brutto periodo … figurati se non ti capisco … il lavoro prima di tutto … (ride) no, no scusa e che mi viene sempre in mente le scene che facevi, e la mamma che strillava perché le consumavi tutto il rossetto … ma si, scusa, me l’hai già detto che sei al lavoro, ma mica sentono tutti … come può darsi. Beh allora ti saluto eh … ciao e ricordati se hai tempo … sì ….insomma se vuoi… Senti non è che ti travesti ancora vero? No, no dai, scherzavo, ciao ciao cia. (posa la cornetta) Non ha mai saputo scherzare. (Prende il toast, si siede a tavola e mangia – musica e senso di solitudine. Si mette davanti alla tv seduto e guarda con lo sguardo assente. Nel frattempo si passa dal giorno al crepuscolo alla sera, Berny si alza e va a coricarsi dopo essersi spogliato e messo il pigiama. Tutta la scena con musica. Si addormenta. Albeggia tace la musica e si sente il ticchettio della sveglia e dopo suona. Berny muove un braccio e stacca l’orrendo suono, (la scena si illumina e musica) si alza piano ma con movimenti precisi e consunti. Uno sbadiglio e via a togliersi il pigiama per mettersi i pantaloni e la camicia, fatto questo va in bagno ma prima accende la fiamma sotto la moka. (Si sentono i rumori tipici di chi va in bagno la mattina appena sveglio).
Fuori dal bagno si mette la cravatta e la giacca, spegne la fiamma e prende la moka ma toccando il manico si scotta, allora prende una presina e si versa una tazzina di caffè. Beve il caffè, prende la valigetta e si avvia alla porta… (suonano alla porta e la musica smette di colpo) (entra Sergio)
Sergio: Non dirmi che è successo ancora?
Berny: (Rassegnato) Sì, ancora.
(Sergio entra e si chiude la porta alle spalle mentre Berny va a sedersi sconsolato)
Sergio: Ma dai, non fare così, vedrai che un rimedio lo troviamo
Berny: Sì? E quale, quello di legarmi al letto?
Sergio: Ho parlato con quel mio amico medico, ha detto che non è grave ma che ci vuole una terapia d’urto
Berny: Forse buttandomi dalla finestra, sai che botta
Sergio: Lo vedi che prima o poi avresti pensato a farla finita
Berny: non dicevo sul serio, piuttosto potresti farmi un favore
Sergio: tutto quello che vuoi però prima perché non ci beviamo un caffettino
Berny: Serviti l’ho appena fatto
Sergio: Dimmi tutto (mentre si prende una tazzina di caffè)
Berny: ho pensato che se mio figlio
Sergio: Scordalo, non pensarci nemmeno. Noi serviamo ai figli finché siamo buoni per mantenerli poi ti saluto. Hai anche dei biscotti?
Berny: Serviti, sono quelli ai cereali
Sergio: (prendendo i biscotti) buoni
Berny: Sì forse hai ragione. Ma io non posso andare avanti così
Sergio: E’ vero, ma ti devi dare una mossa… come è andata con la mia amica?
Berny: Potevi risparmiarti la fatica … è una pazza
Sergio: (facendosi per la prima volta serio) no. Non dirlo neanche per scherzo. (posa i biscotti e si avvia verso la porta) Non sei il primo e non sarai l’ultimo. Cerca di capirlo. Qua fuori c’è il mondo, c’è una vita intera che ti aspetta (esce)
Berny: Intera mica tanto. (Si guarda attorno e decide di telefonare)
Berny: Ehilà! Sono Berny
Collega (Voce fuori campo registrata): Ma Porc… Ciao Berny, che vuoi?
Berny: Niente, sapere se hai bisogno di qualcosa? Se va tutto bene.
Collega: Non ho bisogno di niente, sono appena entrato in ufficio se ho bisogno di un consiglio da parte di uno che ha passato una vita dietro questa scrivania ti chiamo, d’accordo?
Berny: Io lo dico per te?
Collega: Ma pensa a te e non rompere i co… senti ti lascio mi vuole il capo! (Sbatte giù il telefono)
Berny: Lo sento strano, deve avere qualche problema che non riesce a risolvere e si vergogna a chiedermi consigli. Beh diamo una pulitina che è meglio. (prende la scopa e la palette e spazza. Suonano alla porta. Soprapensiero va ad aprire)
Testimone di G: Alzatevi!
Berny: Crepa! (sbatte la porta)
(squilla il telefono e Berny si precipita a rispondere)
Berny: Pronto? … Chi parla? … il postino? Ma scusi da quando i postini telefonano e non … voleva sapere se ero a casa … beh adesso lo ha saputo… certo, no, non … ma se deve … no non esco rimango a casa …(chiude) Ce n’è gente strana al mondo.
(suonano alla porta)
Berny: eh no. Adesso basta. (va per aprire, poi si ferma, corre alla cassapanca, la apre prendendo un megafono e si precipita alla porta. Apre gridando)
Berny: Alzatevi! 
(ma invece del testimone c’è il postino che risponde )
Postino: ma sono già alzato
Berny: e che ci fa lei qui se prima era al telefono
Postino: (tirando fuori dalla tasca un cellulare) ho il cellulare
(nel frattempo schiamazzi dai condomini)
Condomini: ma che accidenti, la finite, lasciate in pace la gente, un po’ di rispetto, andate a farvi benedire (devono essere voci f.c.)
(Berny preoccupato per il casino scatenato fa entrare il postino)
Berny: presto entri
Postino: oh grazie, ben gentile. Posso accomodarmi? (mentre si siede Berny dopo aver sbirciato un ultima volta fuori della porta urlando anche lui: “Lasciate in pace la gente e andate a lavorare piuttosto” chiude la porta e vede il postino già seduto)
Berny: Come sa il mio numero, non è neanche sulla rubrica telefonica?
Postino: Me l’ha dato il Signor Sergio Cofferato
Berny: ma quello gli affari suoi non se li fa mai?
Postino: Bene, eccomi qua. (Si alza porgendo la mano)
Berny: Allora?
Postino: Sono venuto a conoscerla.
Buongiorno, sono il nuovo postino aggiunto di questa zona, sto conoscendo tutti i destinatari, per familiarizzare…
Berny: Per familiarizzare? 
Postino: Per socializzare
Berny: Socializzare?
Postino: Fare conoscenza
Berny: Ma che facciamo ricominciamo?
Postino: Affinché non restiate solo un indirizzo, una cassetta per le lettere, degli anonimi alla mia mente, mi creda è angosciante (pausa)
Berny: Ma sta scherzando?
Postino: Figuriamoci! Alla mia età e con il lavoro che ho… permette? (Indica la sedia)
Berny: Prego, si accomodi.
Postino: Mi permetta di sedermi (sedendosi) già mi fanno male i piedi ed oggi si preannuncia una giornata faticosa, la borsa pesa, le scale, i cani che mi rincorreranno, le buche delle strade, lei ha ricevuto tanta posta in vita sua, è vero?
Berny: Aspetti le dissi… “Non so, non l’ho mai contata”
Postino: E quando riceve una lettera o una cartolina, una bolletta o fattura da pagare, mi dica la verità, (alterandosi) mi dica la verità, però me la dica, me la dica?
Berny: Che cosa?
Postino: La verità!
Berny: La verità su che cosa
Postino: (Calmo, commosso) Non ha mai pensato, neanche una volta al postino
Berny: Da questo momento in poi credo che ci penserò spesso. 
Postino: Perché? 
Berny: Perché non ho mai conosciuto un postino come lei
Postino: No, perché nessuno pensa ai postini che passano una vita a portare le lettere, sotto la pioggia o il sole cocente, con la nebbia, la neve. Il postino arriva, discreto, silenzioso, consegna e va via con la borsa carica di lettere e la testa di pensieri, la moglie, i figli, lo stipendio che non basta
Ogni tanto il postino suona e ti dice che devi firmare… (parlando sempre a se stesso) allora tu firmi, fai sempre la stessa domanda: “Dove debbo firmare?” e ritiri la raccomandata o il pacchetto senza neppure guardare in faccia il postino, nessuno ti guarda in faccia, ti guardano i piedi o le mani, nessuno che ti dice: “Prego, gradisce un caffè, una limonata, un the freddo, un pezzo di frittata, un assaggio di pasta al forno, eppure il postino è l’archivio vivente degli odori di tutte le cucine. Cosa abbiamo oggi, vediamo un po’, bene, una lettera per la famiglia Esposito, napoletani, e allora sono attimi densi di pomodoro fresco, di basilico, o le bollette per i De Rossi, romani, allora odore di abbacchio o carciofi, i Salvetti di Milano con quel profumo di risotto allo zafferano, la famiglia Pulvirenti, siciliani con il pesce sempre sui fornelli.
Berny: Lei è masochista
Postino: perché? 
Berny: perché consegna la posta sempre all’ora di pranzo?
Postino: Ogni ora ha il suo profumo o puzza. Case che profumano di gioventù appena uscita per andare a scuola, il profumo della speranza, e case che puzzano di vecchiaia, di rassegnazione, di morte… Penso veramente che la morte puzzi. (Sospira)
Berny: (Come per liberarsi) Bene. Per caso oggi c’è qualche lettera per me?
Postino: (Guardandolo come per commiserazione) No. Sono passato per conoscerla, lei per me sarà un uomo in carne ed ossa da domani e non solo un nome e cognome ed indirizzo. (Si alzerà per uscire, giunto alla porta si gira di scatto verso Berny che è rimasto seduto) Bernardo Foti Via Leopardi 27 LEI. (esce)
Berny: E’ malato di mente … poi ci si lamenta del ritardo delle poste, con questo personale stai fresco. (riprende la scopa per finire di pulire quando suonano alla porta)
Berny: e va bene… ormai sono pronto a tutto. (posa scopa e paletta prende l’insetticida e va ad aprire. Entra Paola de Paolis )
Paola: (entrando) Ma sei sempre alle prese con gli scarafaggi? (si siede)
Berny: Senta signora grazie a Dio in questa casa non ci sono scarafaggi
Paola: allora quello? (indica l’insetticida che Berny tiene ancora in mano)
Berny: Questo è per i testimoni che rompono: “Alzatevi!”
Paola: ehhhhhh che modi. Con una signora. Mica le consumo questa vecchia sedia
Berny: No, non dicevo a lei dicevo che quello, ma sì anche a lei che entra e si siede ma che vuole, chi è, chi la conosce?
Paola: Sono Paola de Paolis
Berny: Me lo ha già detto.
Paola: Paola de Paolis, una cara amica di Sergio
Berny: Di nuovo?
Paola: Buongiorno
Berny: Non lo so
Paola: Cosa?
Berny: Se effettivamente è un buon giorno, ormai la giornata è rovinata del tutto
Paola: (ridendo) Sergio mi aveva detto che lei ha un sano humor anglo-francese
Berny: Sergio è un deficiente!
Paola: Ha l’intenzione di continuare la conversazione così?
Berny: Perché stiamo conversando?
Paola: Molto divertente. Uhhh che bel nido. Sento il calore di chi vi si annida.
Berny: Vuole andarsene prego?
Paola: (decisa) Senti uomo primitivo non pensi che ad una signora le si debba offrire almeno una tazza di caffè?
Berny: Magari con dei biscottini
Paola: ai cereali
Berny: Oggi si replica!
Paola: Sergio mi ha parlato di te, o scusa puoi darmi del tu se ti fa piacere (Berny offre il caffè ed i biscotti) e subito mi sono sentita presa da un irrefrenabile desiderio di conoscerti (beve il caffè) Dimmi è per l’emozione che fai finta di non sapere chi sono? Ho sentito prima, sai? Quando ti ho detto il mio nome d’arte ti sei ammutolito, quasi ti è mancato il fiato. Non devi essere timido. Sono io, sì mio caro, sono io, in carne ed ossa. Certo ero un po’ meglio prima, ma sai è inesorabile
Berny: Cosa?
Paola: Il tempo. E’ inesorabile, ma io, no! Non lotto, lascio che mi pervada dentro e fuori il suo ardimentoso turbinio, permetto, schiava della vita, che le sue unghie mi cerchino, lascio, con lo sguardo all’orizzonte, che il suo vento mi spettini irrevocabilmente e che Ahhhhhhhh
Berny: (che si era tappato le orecchie prevenendo l’urlo con rassegnazione …) 
Si sente male?
Paola: dico Ahhhhh come esclamazione di godimento e rassegnazione del mio essere. Sai non so chi sono. Essere vissuta e vivere nel continuo gioco, altalenante ora persona ora personaggio… (mangia veloce un biscotto e si pone un fazzoletto nero davanti al viso recitando) … Io sono colei che mi si crede. Puoi applaudire, non ti vergognare
Berny: Ofelia … Amleto, Shakespeare, atto quarto.
Paola: (sospirando) La signora Ponza, la verità, Così è, se vi pare, Pirandello, atto terzo
Berny: Ah, non ricordavo bene … e poi come continua?
Paola: (alzandosi) niente, è la fine, è la battuta finale (prende il toast che Berny si era preparato e lo mangia) Quanti teatri, quante serate, fiori, a mazzi, a cesti, riempivano il camerino a tal punto che li facevo portare fuori per potermi muovere
Berny: e i gioielli?
Paola: e i gioielli, regali sai caro, regali a volontà per la mia bellezza, per la mia arte. (termina il toast) e la fama, che fama.
Berny: di biscotti…
Paola: Oh caro, non puoi immaginare. Sergio mi ha detto che vita hai fatto
Berny: E che vita ho fatto sentiamo?
Paola: io ho girato il mondo, ho avuto 7 mariti
Berny: non erano cinque?
Paola: (presa in difetto) cinque, sette che vuoi che sia, li ho seppelliti tutti e non ho ancora finito
Berny: di seppellire?
Paola: (avvicinandosi a Berny) di amare (si dirige all’uscita)
Berny: Vedo che sta per andarsene
Paola: Caro (è strana parla lentamente e freddamente) ci si vede, spero che sia stato utile,non so, forse, spero, me lo auguro… (si ferma davanti alla porta dopo averla aperta) 
“Con le ali d’amore volai sopra quei muri: confini di pietra non sanno escludere amore, e quel che amore può fare, amore osa tentarlo…
Berny: Baci Perugina!
Paola: Romeo e Giulietta, Shakespeare, atto secondo, scena seconda (esce chiudendo la porta).
Berny: Sergio dovrebbe far visitare questa dal suo amico medico (si siede sul letto e prende il ritratto della moglie)
Berny: Sai Angela, è successo ancora. Sì anche stamattina. Tu non ci crederai, ma la sera prima di addormentarmi sono pienamente consapevole che non dovrebbe accadere ed invece ci ricasco… 
Poi oggi sta succedendo di tutto, … si di tutto, sembra che le cose si ripetino, no non sto impazzendo, Come dici? Pensi che mi stia rincretinendo? Non ci credi eh? (Arrabbiandosi) Ma scusa tu dove sei la mattina quando suona la sveglia eh? (Con rabbia, quasi urlando) Ti metto qui (rimette il ritratto sul comodino) apposta perché tu possa vedere tutto, sentire tutto e dici che non ci credi, ma dove sei allora, dove sei, dove sei, ….(passa dalla rabbia alla commozione) se ci fossi tu sarebbe tutto diverso, ma tu non ci sei amore mio.
(squilla il telefono e Berny va a rispondere)
Berny: Pronto? ( f.c. una musica celestiale e canti di angeli) Pronto ma chi parla, chi canta?
Voce F.C.: (Una voce contraffatta finge di parlare dal paradiso) Bernardino
Berny: Chi sei?
Voce: Bernardino ma cosa fai?
Berny: io?
Voce: Non capisci che così finirai per impazzire, ti ammalerai, peggiorerai e morirai
Berny: Sentite non chi siate e (spaventato) fareste bene a non disturbare la gente, andate a lavorare
Voce: (Imperioso) Io sto lavorando! Sei tu che non lavori più e non ti rassegni… (dolcemente) Bernardino…
Berny: Come sa il mio nome di battesimo? Chi sei?
Voce: Sono l’altissimo! (Berny guarda in alto) Ancora più alto! (Berny guarda ancora più in alto) Ho detto altissimo! 
Berny: e va beh mica …
Voce: Ascolta cosa ti dico: smettila di piangerti addosso, impegna il tuo tempo in qualcosa di utile
Berny: ma io non so fare nient’altro che il mio lavoro, l’ho fatto per 40 anni
Voce: E non ti sembra di averlo fatto abbastanza
Berny: non so fare altro
Voce: (forte) Tu menti. (Berny barcolla e si siede) Devi reagire. (imperioso) Alzati!
Berny: (guarda in alto e si alza) allora è una persecuzione
Voce: Cosa ne sai di persecuzioni … tu?
Berny: no, era tanto per dire … io leggo la Bibbia
Voce: e si vede che la leggi bene
Berny: anche il Vangelo
Voce: e si vede che lo leggi ma non lo capisci… Bernardino, ripeti con me
Berny: Cosa?
Voce: Ama
Berny: Ama
Voce: il prossimo tuo
Berny: il prossimo tuo
Voce: come te stesso
Berny: come te stesso
Voce: hai capito?
Berny: ma io amo il mio prossimo
Voce: Cret…Creatura come fai ad amare il prossimo tuo come te stesso se tu non t’ami
Berny: (serio, colpito) è vero…
Voce: Medita Bernardino, medita e reagisci (musica celestiale e canti di angeli poi segno di occupato. Berny ripone piano la cornetta) 
Berny: forse mi sto ammalando davvero… mi sembra di avere la febbre (suonano alla porta)
Berny: Se è “Alzatevi” forse dovrei farlo entrare, farlo parlare, cosi dimostrerei di amarlo, però io devo amarmi per amarlo… e se poi capisci tutta un’altra cosa (risuonano) Avanti è aperto
(entra Sergio con dottore)
Sergio: Ho pregato il mio amico, il dottor Melillo, di visitarti meglio
Berny: il caro dottor Melillo
Dottore: Venga, su, Signor Berny (Berny si poggerà sul tavolo) facciamo un controllino.
(Controlla gli occhi, la gola, le orecchie, fa fare un colo di tosse e dice)
Dottor Melillo : “No, no, no.” (Poi prova riflessi)
Dottore: Adesso Signor Berny si rilassi, proviamo i riflessi, stian tranquillo non sentirà nulla. (Sergio nel frattempo si è posto di fronte Berny e nell’istante in cui il Dottore colpisce con il martelletto il ginocchio di Berny riceve un calcione al centro area.)
Sergio: Ahio!
Dottore: Caspita!
Berny: Dottore, non ho sentito niente
Sergio: Ma in compenso ho sentito io…. dottore, mi dica, sinceramente… è grave?
Dottore: Potrebbe essere a questa età, come si sente, riesce a respirare?
Berny: Io respiro benissimo
Dottore: Ma cosa c’entra lei, dico Sergio.
Sergio: No, no, io sto bene, è passato, la calciata era forte ma per fortuna ormai la zona è…quasi insensibile. Dicevo per Berny, è grave?
Dottore: (Guardando l’orologio) Come si è fatto tardi, devo fare subito il giro (Si avvia verso la porta)
Berny: In ospedale?
Dottore: (Come scoperto in flagrante) No… (Tristemente) dell’isolato. (esce)
Sergio: (Ancora zoppicando) Non ti preoccupare, mi farò dire che cosa ti ha trovato e comunque stai tranquillo, ci penso io (Va per uscire ma si volta) Tu che fai adesso?
Berny: (Allargando le braccia) Niente, che vuoi che faccia!
Sergio: Male, molto male, malissimo. Tieni ti ho portato questo libro, leggilo (Esce)
Berny: (leggendo il titolo) “Il Teatro e il suo doppio” di Antonin Artaud … il teatro mi ricorda la gioventù (Rimane in un fermo immagine. Musica e poi albeggiando il tic tac della sveglia fino al suono orrendo. Berny ripete il rito già visto solamente che è già vestito e giunto al momento del caffè non si scotta le dita con la moka.)
Berny: però stavolta non mi sono scottato… ormai mi sarò fatto il callo ai polpastrelli (beve di corsa e presa la valigetta si dirige per uscire quando suonano alla porta e Berny si rende conto che ha ripetuto ancora… afflitto apre e dice)
Berny: avanti Sergio, buongiorno
Sergio: (vestito in abito blu, camicia chiara e cravatta gialla, ha con se una 24 ore, ha tutta l’aria dell’impiegato che deve andare a lavoro) Ancora in pigiama. Oh Berny sono quasi le sette, sbrigati.
Berny: (stordito non ci capisce più nulla, si guarda ed effettivamente è in pigiama con la valigetta in mano, guarda Sergio è si accorge che l’amico è diverso e non capisce quello che sente) Come, come in pigiama? Sbrigarmi? Ma cosa…
Sergio: Senti io ti accompagno volentieri la mattina a lavoro, tanto mi viene di strada ma non ti puoi farmi fare sempre tardi
Berny: Tu accompagni ogni mattina a lavoro me?
Sergio: e chi mia sorella se no? Dai vestiti che ti aspetto
Berny: (esegue scombussolato) Sì, sì mi vesto subito ma non capisco … se vuoi il caffè è pronto ed i biscotti sono al solito posto
Sergio: (ridendo) che fai sfotti? Lo sai bene che non prendo caffè e che non mangio biscotti perché altrimenti addio alla linea
Berny: niente caffè e la linea?
Sergio: stacci attento anche tu a non appesantirti altrimenti quest’anno perdiamo subito al torneo
Berny: quale torneo? (sarà rimasto con i pantaloni scuri ed il sopra del pigiama)
Sergio: Il torneo di tennis. Hai voluto che facessi coppia con te? Mi hai pregato di farti da compagno quest’anno per vincere almeno una volta? Allora cerca di non appesantirti no?
Berny: io so giocare a tennis?
Sergio: Bhe dire che sai giocare è un po’ esagerato, giochicchi, ma stai tranquillo ci sono io, ma cosa hai ti senti male?
Berny: sì, non mi sento bene, non capisco più niente
Sergio: Tranquillo. Oggi non andare a lavorare
Berny: ma sono mesi che sono in pensione
Sergio: (lo guarda) allora stai proprio male. Telefono al tuo ufficio (alza la cornetta) Pronto Sono Cofferato, buongiorno, no… no niente sciopero, no, … neanche cortei … no, senta posso parlarle? Ecco bene, la chiamo a nome di Foti, Berny Foti. Oggi sta poco bene (lo guarda) anzi penso proprio che stia molto male e quindi non verrà al lavoro, sarà a casa per eventuale controllo medico. A presto si, grazie. (Chiude e poi si rivolge a Berny) Come ti senti?
Berny: Come prima solo che penso che tra poco starò peggio
Sergio: Telefono al Dottore (telefona e nel frattempo bussano) E’ aperto entrate (Berny è sempre sdraiato a letto, entra il testimone)
Testimone: (rivolto a Berny) Alzatevi!
Berny e Sergio insieme: Ma vaffanculo! (il testimone andrà via senza dire nulla)
Sergio: Dottore sono Cofferato Sergio, venga subito dal mio vicino di casa, sta male, io sono qui che l’aspetto, si chiama Foti, è proprio la porta accanto alla mia…. Si grazie, l’aspettiamo
Berny: Sergio… ma … il dottore … si chiama … Melillo?
Sergio: Si! Perché lo conosci?
Berny: ohhh mamma, sto male.
Sergio: Calmati, non ti agitare
(Bussano alla porta, Berny si agita,)
Sergio: avanti, è aperto. (è Paola)
Paola: Buongiorno al nido ed al pulcino 
Berny: Ahhh la pazza
Sergio: (verso Paola a sottovoce) lascia stare l’ha presa male. (rivolto a Berny) Calmati, adesso arriva il dottore
Berny: (sempre più agitato, smania, nitrisce, farnetica) no quel dottore no, la pazza scekspiriana
(bussano alla porta è il postino)
Paola: avanti è aperto (entra il postino)
Postino: Buongiorno. Uh che folla qui dentro
Berny: (accortosi del postino) No, anche lui no… aiuto, la voce, ho sentito l’altissimo
Sergio: (al postino sottovoce) Lascia perdere mi sa che abbiamo esagerato
Postino: io ho ripetuto tutto a memoria
Paola: anche io, solo in alcuni frangenti sono andata a soggetto ma senza difficoltà
Postino: io invece me la sono vista brutta 
Paola: (mentre Sergio cerca di calmare Berny) perché? 
Postino: perché aveva intuito allora non sapevo se inventare o ripetere tutto preciso parola per parola come aveva detto Sergio. (suonano alla porta) 
Sergio, Paola, Postino: (insieme) avanti, è aperto. (entra il dottor Melillo)
Melillo: Eccomi qua
Berny: (farnetica a soggetto)
Sergio: mi sa che l’abbiamo fatta grossa
Paola: l’abbiamo? E’ stata tua l’idea
Postino: Sei stato tu ricordatelo
Melillo: (dopo avergli controllato il polso e la fronte) Quest’uomo ha la febbre alta, è in preda ad una crisi, conviene portarlo in ospedale
Postino: se muore la colpa è tua (indica Sergio)
Sergio: e chi ha avuto la pensata della telefonata dell’altissimo eh?
Paola: lo avuta io, ma quello da dire me lo suggeriva il dottore
Sergio: Chiamo l’ambulanza
Melillo: lascia stare non c’è tempo. Ho la macchina qui sotto (insieme aiutano Berny ad alzarsi, lo sorreggono, Paola apre la porta ed appare il testimone che dice imperioso)
Testimone: Alzatevi!
Paola, Sergio, Berny, Melillo ed il Postino, insieme tutti: Ma vaffanculo!
Musica

Fine primo atto



Secondo Atto

(La scena è la stessa. In scena Paola, il postino e Sergio)
Paola: Allora. Chiariamo subito! Io non mi assumo nessuna responsabilità, stavo tranquillamente a casa mia quando Sergio è venuto a pregarmi di risolvere un grosso problema…
Sergio: No, no, non è esatto. Tu te ne stavi a casa tua ma tutt’altro che tranquillamente. Eri da un anno sull’orlo di una crisi depressiva
Paola: Non è vero!
Sergio: Come puoi dire che non sia vero, ecco qua (tira fuori dalla tasca una lettera) questa me l’hai spedita tu esattamente un anno fa, me l’ hai portata tu (rivolto al postino) vero?
Postino: Confermo. Esattamente il 15 giugno; me lo ricordo bene quel giorno, è stato l’ultimo.
Sergio: Bene! E che dice questa letterina? (legge) “Caro Sergio, amico mio, fonte inesauribile di consigli fraterni, ecc, ecc. Sono depressa, non riesco a comunicare con questa società così diversa da me. Non riesco a credere di poter trovare chi capisca il mio vivere. Non c’è speranza. Sono un’attrice e come tale vivo solo sul palco, ma non più scena per me. Questa vita mi ha chiuso il sipario a metà battuta ecc, ecc. Aiutami Gabriele…
Postino: Gabriele?
Sergio: Quando è in crisi si crede la Duse (riprendendo la lettura) Aiutami Gabriele. I miei ultimi battiti dipendono dal tuo genio, aiuto, aiuto. Mi basta un po’ di luce ecc, ecc. (smette di leggere) E non ti ho dato la luce che cercavi? Non volevi un nuovo palcoscenico?
Paola: E’ vero. E’ inutile negarlo e poi … anche se questo Berny morisse … pensa che pubblicità … anzi ripensandoci, se mai dovesse crepare vorrei che si sapesse che l’unica responsabile sono stata io, ma ci pensate i titoli di tutti i giornali: “La grande attrice Paola de Paolis arrestata…
Postino: dopo aver ucciso un suo spettatore a furia di battute
Sergio: bella pubblicità
Paola: siete invidiosi, ecco cosa siete
Postino: ma siamo sicuri che si riprenda?
Sergio: Melillo ha detto che c’erano buone speranze
Postino: io però davvero non ho colpe
Sergio: Ah no? Perché chi voleva partecipare a tutti i costi a questa, aspetta come l’hai chiamata, … “Azione apostolica”
Postino: ma non pensavo finisse così
Sergio: Nessuno se l’aspettava (Entra il dottor Melillo)
Tutti i tre: Allora?
Melillo: Bene, tutto bene. Si è ripreso dopo i primi soccorsi. Fra un po’ sarà di ritorno; ho pregato di riaccompagnarlo. Sono venuto prima perché bisogna che gli si dica la verità.
(tutti si guardano)
Sergio: Si! E’ meglio
Postino: e cosa diremo?
Paola: la verità. Che siamo 4 vecchi idioti pensionati, incapaci di rassegnarsi alla pensione
Melillo: passi per l’idioti ma vecchio no. Pensi che io faccia parte della Terza età, mi credi rincoglionito?
Postino: Terza, quarta, ma che importa. Il fatto è che se arrivi al massimo della pensione devi lasciare il posto ai giovani
Melillo: ancora co ‘sti vecchi
Paola: E via, diciamo che non siete più giovani. (Cambiando tono)Io ho pensato di rifarmi le tette 
Sergio: dico di dentro
Paola: le tette di dentro? E’ una mostruosità
Sergio: dico come ci sentiamo dentro. Avremo superato i sessanta
Melillo: (colpo di tosse per segnare che i 60 li ha già superati da tempo)
Sergio: e va beh dico superato i sessanta senza andare nello specifico anagrafico diciamo abbiamo iniziato la discesa
Paola: uhhh
Sergio: ma dentro siamo giovani e possiamo far tutto
Postino: Brevo, bis
Melillo: E’ vero, bravo.
Paola: proprio tutto non direi. (Maliziosa) Ci sono dei limiti che l’età impone…
(I tre uomini si guardano e dicono)
Tutti: quali?
(Paola li guarda e fa capire che intendeva le potenzialità sessuali)
Sergio: certo qualcosa di diverso c’è
Postino: di molto diverso, ma in amore è il pensiero che conta
Melillo: ma ci sono i rimedi della scienza
Paola: le gru?
Melillo: il viagra per esempio 
Postino: io non ci credo a questi rimedi. Sono pericolosi. Un mio amico mi ha detto che dopo aver preso sto viagra gli si è paralizzato del tutto
(espressione di dolore di Melillo e Sergio)
Sergio: basta, smettiamola. Abbiamo esagerato con Berny. Ogni giorno lo vedevo così afflitto, sempre solo, lo vedevo spegnersi come una candela.
Melillo: avrebbe dovuto reagire
Sergio: perché tu hai reagito? E tu? (a Paola) E tu? (al postino). Tutti noi siamo nella stessa situazione di Berny. (Si commuove) Incapaci ognuno di noi di accettare questa fottuta società che ti mette in pensione
Paola: “come un vecchio divano messo in soffitta quando il tempo si arresta sull’orlo delle ciglia”
Postino: bellissima
Melillo: è tua?
Paola: L’ulivo mansueto, Santi Giuffrida, Poesie Sperimentali
Postino: Insomma fra poco arriva. Chi parla?
Melillo: io no!
Paola: neanch’io
Postino: neppure io
Sergio: parleremo tutti perché siamo tutti complici
Postino: ahhhhh (come per dire che ha capito)
(Sentono un rumore. La porta si apre ed appare Berny. E’ vestito come lo era all’uscita di scena del primo atto, pantaloni scuri e giacca del pigiama. Li guarda placido. Chiude la porta e va a sedersi, calmo, sereno, accanto al tavolo. Una volta seduto li guarderà uno alla volta ma nessuno di loro reggerà lo sguardo ed abbasseranno gli occhi presi dal forte imbarazzo.)
Berny: La mia vita … mah! Dopo la morte di mia moglie ho dovuto tirare avanti perché dovevo, per mio figlio, lo dovevo crescere e bene o male l’ho cresciuto. E’ diventato un uomo … forse. E lavora, corri a casa pensa a lui e alla casa e torna a lavoro, i soldi non bastano e fai gli straordinari ma poi corri a casa ci sono i compiti da fare e i panni da pulire, e poi, poi… Poi un giorno, così, all’improvviso, mi sveglio e sono un pensionato, non ho più un lavoro, non conto più nulla, non ho più un amico
Sergio: e no! Questo non puoi dirlo
Berny: perché tu saresti mio amico? Dì la verità sei un povero pensionato anche tu e per di più pensionato con la minima. Mi scrocchi il caffè, i biscotti, la pasta e non so quanti euro mi devi. Ti senti uno straccio, ti senti sfruttato, spremuto come un limone e poi gettato via e non hai il coraggio di ammetterlo e ti diverte prenderti gioco degli altri per non pensare a ciò che sei. Sei, sei…
Sergio: sono uno come te che grazie a te ha trovato il coraggio
Postino: tutti abbiamo trovato il coraggio
Melillo: E’ vero. Siamo tutti pensionati
Paola: che non accettiamo di esserlo
Berny: e per divertirvi mi stavate mandando al camposanto, o peggio al manicomio
( li guarda uno ad uno e inizia a ridere. Ride sempre di più coinvolgendo gli altri per poi sfociare in una grossa e grassa risata generale dai sapori isterici, nostalgici, liberatori. Le battute seguenti si intervalleranno tra le risa)
Berny: di … di chi è … di chi è stata l’idea della telefonata dell’altissimo?
Melillo: di Paola
Berny: e quella di rifare e dire le stesse cose
Sergio: quella è stata una mia trovata
Melillo: si credeva che incastrandoti in una realtà immutabile per forza di reazione avresti reagito Postino: come difatti è accaduto
Paola: solo che la reazione non è stata quella prevista
Berny: (seccamente e seriamente) e ora?
Sergio: ora che?
Berny: dico, e ora che si fa?
Melillo: (imbarazzato) dici che dobbiamo andarcene?
Berny: no, dico … che dopo tutte le vostre genialate che si fa?
Postino: come dire che torniamo ad essere pensionati sull’orlo di una crisi di nervi
Melillo: è vero. Finito il gioco, finito lo spasso.
Paola: (con enfasi, deve stare in piedi, come da dramma) Non ci sto, non ci sto.
(tutti restano sospesi a guradarla. Paola resta sospesa come in trans)
Paola: (non sentendo nulla, li guarda e rassegnata) Figliastra, Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore, atto secondo
Berny: sapete che vi dico (si alza) mi avete stufato. Fuori. Fuori tutti.
Sergio: ma come, così, neanche un caffè?
Berny: Fuori!
Melillo: (a Sergio) dai che te lo offro io
Berny: Fuori da casa mia
Postino: hai ragione, ma sei maleducato
Berny: Fuori!
Paola: (dando a Berny un biglietto da visita) Telefonami a qualsiasi ora grrrrr
Berny: (strappando il biglietto) Ho detto fuori.
(tutti escono lamentandosi, brontolando. Berny resta solo. Si mette i pantaloni del pigiama e si sdraia sul letto. Preso il ritratto della moglie si mette a piangere e sulle lacrime scende la sera. Si addormenta stanco e la notte lscia spazio alle prime luci dell’alba che entrano dalla finestrella. Il ticchettio della sveglia precede l’orrendo trillo. Berny esegue il solito rito ma giunto nei pressi della porta si ferma e si rende conto che Sergio non bussa come al solito. Attimi di riflessione e poi si dirige al telefono. Compone il numero. La musica è di sottofondo. Si sentiranno solo alcune parole di Berny poi la musica si alza per prendere scena.)
Berny: Pronto Sergio, sono Berny. Ma che hai stai male? No sai perché ….(musica alta. Berny chiude dopo pochi secondi la conversazione e si precipita a sistemare il letto, prende una moka grande dalla cassapanca e prepara per il caffè, mette i biscotti al centro della tavola ed un vassoio con 5 tazzine, tutte diverse tra loro. Soddisfatto si siede ed attende che bussino. Musica sottofondo. Bussano alla porta. Stop della musica)
Berny: avanti, è aperto. (entrano: Sergio, Paola, Melillo ed il postino)
Sergio: Buongiorno, come ti va?
Melillo: Ti senti meglio?
Paola: hai una bella cera
Postino: Ti trovo in forma.
Berny: (li guarda sornione) Sedete e state a vedere (va a prendere la sveglia sul comodino e la butta nella pattumiera) Ecco cosa si fa!
(tutti lo guardano senza capire)
Sergio: cioè?
Berny: Basta! Da oggi si ricomincia. Ho capito una cosa importante e l’ho capita stamattina quando per l’ennesima volta ero pronto per andare a lavorare ma tu non hai bussato per dirmi che la mia realtà è un’altra
Sergio: e non ho preso neanche il caffè
Berny: e i biscotti. Ho capito grazie a te, grazie a voi tutti che vivevo davanti ad un grande schermo cinematografico. Sapete come quando vedi e rivedi un film 10, 100, 1000 volte senza vederlo veramente, ma sei lì, davanti allo schermo e pensi al tuo passato, a ciò che hai fatto, che avresti voluto fare, a ciò che non farai più.
Melillo: e quindi cosa proponi di fare?
Berny: tornare a vivere.
Postino: e come? E’ da un anno che ci tento senza riuscirci.
Berny: come, non lo so. Ma voglio tornare a vivere.
Paola: in sostanza siamo al punto di prima. Ti dispiace se prende un biscotto?
Berny: (si ricorda della moka sul fornello e la va a prendere per servire il caffè) Ah il caffè!
Melillo: non c’è medicina.
Sergio: Ma quant’è buono sto caffè.
Berny: cosa avete fatto voi con me?
Postino: una mascalzonata.
Berny: dico… cosa avete architettato alle mie spalle?
Melillo: una pessima messinscena
Berny: e se ci impegnassimo affinché non fosse pessima?
Sergio: hai un amico andato da poco in pensione che non si rassegna?
Paola: un altro da iscrivere al club “Anziché rottamarti da solo, rottamiamoci insieme”
Berny: non avete capito. Avete creato una farsa, una commedia ed io ero lo spettatore ignaro.
Postino: lo spettatore ignaro?
Berny: sì, spettatore ignaro ed allo stesso tempo protagonista
Paola: (eccitata) una commedia? Quale? Ne ho recitate a centinaia, in tutti i teatri di Italia e anche all’estero…
Sergio: (a Paola) sì, sì, calmati. (a Berny) Berny quale commedia. Noi, in buona fede, volevamo aiutarti pensando che questo potesse aiutare anche noi.
Melillo: (come se avesse scoperto l’eccezionale) Ecco la medicina, la cura.
Berny: (deciso) Scriviamo una commedia.
Paola: Sì, la rappresenteremo ovunque.
Sergio: per scrivere una commedia ci vuole una trama, una storia, dei personaggi
Berny: la nostra storia, noi, oggi.
Paola: ci sto!
Melillo: possiamo scrivere la nostra vita, io ne avrei cose da scrivere e penso ognuno
Berny: no, noi oggi; chi siamo e come stiamo vivendo questo stato di pensionati forzati
Sergio: dici di fare una commedia scrivendo quello che abbiamo fatto a te?
Berny: Si! Identico
Paola: Si può fare, si, può funzionare ma, come finisce la commedia?
Berny: che i protagonisti della storia si metteranno a loro volta a scrivere una commedia per tornare a vivere
Postino: non ci ho capito niente
Melillo: sono d’accordo
Sergio: Anch’io
Paola: al cento per cento
Postino: e chi la scrive la commedia?
Tutti: (indicandolo) Tu!
Postino: piano, piano. Io ho sempre consegnato un mucchio di roba scritta ma non ho mai scritto niente in vita mia
Berny: inizierai oggi. (musica frizzante, corre a prendere un pacco di carta ed una penna dalla cassapanca. Paola si mette a fare degli esercizi per la voce, Melillo suggerisce ogni tanto insieme a Berny, Sergio va su e giù e dice la sua. Tutta la scena è avvolta dalla musica frizzante e piano piano scende la sera, così dopo tanti e tanti fogli)
Postino: Finito! Oddio che male alla mano, le mie dita
Sergio: (guarda i fogli) penso che vada bene
Melillo: fa vedere (legge) Ok.
Berny: Adesso andiamo a dormire. Ci vediamo domani per le prove.
Paola: Ciao caro (a Berny prima di uscire. Anche gli altri salutano e stanchi ma soddisfatti vanno via. Berny sistema casa, la musica fa da sottofondo. Si mette il pigiama e va a dormire ma prima parla con la moglie)
Berny: Sai, penso di avercela fatta. Penso che da domani sarà tutto diverso. Ti dispiace se da domani ti penserò e ti parlerò un po’ di meno? Ho la commedia da preparare e poi affronteremo il pubblico. Sì, sì, a teatro. Sei contenta? … No? Preferisci la televisione. Beh non mi importa ciò che pensi e preferisci. Da domani sarà tutto diverso. (Si appisola) Domani (sbadiglia) sarà tutto diverso.
(la notte con la sua musica lascia spazio alle prime luci dell’alba ed il ticchettio della sveglia seppure soffocato si sentirà sino all’orrendo trillo. Berny si sveglia e ripete il rito, si brucia le dita con la solita moka e giunto davanti alla porta di ingresso sente bussare ed entra Sergio)
Sergio: (da scarso attore) Buongiorno Berny. Non dirmi che è successo ancora.
Berny: Sì, ancora. (Entrano gli altri)
Paola: No, ma no e mica si recita così. Tu (a Sergio) devi entrare e dire (con enfasi esagerata) “Buon giorno Berny. Non dirmi che è successo ancora.
Melillo: a me non piace così
Paola: adesso i medici ne capiscono di recitazione
Postino: Posso dire la mia che conosco bene Sergio?
Paola: Avanti il prossimo
Postino: (a Sergio) non devi muovere così le braccia (imita una bertuccia), non lo fai mai. Muoviti normalmente e non come una scimmia
Melillo: ma noi, così, non vediamo se Berny esegue bene la sua scena muta.
Paola: e già! Da fuori non vediamo niente
Berny: (risentito) io la mia scena la faccio benissimo piuttosto Sergio non deve dirmi “Buongiorno Berny” sul copione non c’è scritto
Sergio: va beh ho improvvisato
Berny: e allora!!! Se inizi ad improvvisare dalla prima battuta chissà come va a finire
Sergio: d’accordo rifacciamo (al postino) Tranquillo niente scimmia.
(Tutti approvano ed escono ad eccezione di Berny che si mette a letto. Si sente bussare alla porta ed entra Sergio)
Sergio: (rifà come consigliato da Paola) Non dirmi che è successo ancora? (sconvolto) Ehi, guardate si era messo a letto e non al centro
(entrano tutti)
Berny: pensavo si rifacesse la prova dall’inizio
Paola: Ma no, solo la parte parlata
Postino: e poi ti eri messo a letto senza pigiama
Berny: l’ho fatto per risparmiare tempo
Paola: (nervosa) Tutto deve sembrare vero.
Postino: Si rifà. Tutti fuori
Melillo: (uscendo a Sergio) Bravo Sergio. Bel movimento ma meno, un po’ più, appena, insomma non fare come Gassman (tutti sono fuori ad eccezione di Berny che si posiziona al centro ed attende che si senta bussare
Sergio: (da fuori) Sei pronto?
Berny: Si!
Sergio: (due secondi di silenzio e poi) Non sei a letto vero?
Berny: (spazientito) No! Sono in piedi, vestito, pronto per andare al lavoro… uffa ti muovi?
Sergio: ecco, ecco… un momento che mi concentro e busso (due secondi di silenzio poi si sente bussare. Entra Sergio con evidenti segni di bisogno fisiologico)
Sergio: Scusa Berny
Berny: ma no devi dirmi…
Sergio: No, la so la battuta e che ho bisogno del bagno. Sai l’emozione (entrano gli altri)
Berny: l’età
Melillo: la prostata
(Sergio corre in bagno e tutti si accomodano. Chi prende il caffè e chi mangia i biscotti)
Postino: Sapete io mi sto divertendo
Melillo: devo ammettere che anch’io sono preso da questa nuova carriera da attore. Forse potrebbero chiamarmi per una parte nella Dottoressa Giò
Paola: o nel Commissario Rex
Melillo: (come per scusarsi) no, no. Non ho il fisico del poliziotto
Paola: ma del cane sì!
Melillo: Non raccolgo
Berny: (siede sconsolato) Penso che ci stiamo illudendo. Non possiamo farcela
Paola: Perché?
Berny: Da soli non siamo capaci, ognuno dice la sua
(entra Sergio)
Sergio: Fatto. Scusate ma adesso mi sento meglio… ah siamo in pausa? E’ rimasto del caffè?
Berny: ci vuole qualcuno che ci diriga
Melillo: uno che ci dica come muoverci e come interpretare guardandoci dall’esterno
Paola: si chiama regista
Postino: e chi? (suonano alla porta tutti si voltano a guardare)
Tutti: avanti, è aperto!
(si apre la porta e dopo un attimo appare il giovane testimone con un paio di paraorecchi in testa, color rosso fiamma)
Giovane: Alzatevi! (detto questo subito si ripara come per prevenire chissà quale reazione. Gli amici si guardano e poi circondano il giovane squadrandolo da capo a piedi)
Melillo: io penso che sia la persona giusta
Postino: è giovane e coraggioso
Paola: giovane e carino
Berny: è cocciuto
Sergio: perseverante ed intraprendente (tutti si guardano e ad un segno di intesa)
Berny: (gentilissimo) Prego, accomodati
Melillo: bevi una tazza di caffè?
Paola: un biscottino
Sergio: ti stavamo aspettando
Giovane: (impaurito) stavate…me… stavate aspettando me?
Postino: (facendolo sedere) Si proprio te
Giovane: da…davvero?
Sergio: Davvero.
Giovane: non mi cacciate via?
Berny: ma figurati
Giovane: non mi picchiate?
Melillo: siamo persone per bene noi
Berny: vorremmo chiederti un favore
Giovane: se posso volentieri
Sergio: hai mai recitato?
Paola: ti piace il teatro?
Postino: rispondi!
Giovane: sì il teatro mi piace ed ho anche recitato, anzi facevo il regista nella compagnia della mia parrocchia
Sergio: E’ lui (esultando)
Berny: E’ il destino che lo ha portato a noi
Paola: è un po’ troppo giovane per fare il regista ma in mancanza di meglio
Melillo: ohh va benone (a Sergio) avanti chiediglielo.
Sergio: un momento. Prima ci deve promettere di non romperci le scatole con le storie della fine del mondo, dei peccati, il diavolo
Giovane: perhè mai dovrei dirvi queste cose?
Berny: (urlano) Alzatevi! (il giovane scatta in piedi) no, non dicevo a te, ho detto Alzatevi come dici tu
Giovane: Dovete scusarmi ma sapete dell’azienda DORMIBENE obbliga noi venditori a fare le visite alla mattina presto o di notte ma io glielo avevo detto che avere per motto: “Alzatevi!” non sarebbe stato vincente
Berny: ma come non sei un testimone di Genova?
Paola: si, di Canicattì
Giovane: no. Sono cattolico praticante io.
Melillo: allora tanto meglio, ( a Sergio) su forza.
Sergio: Noi siamo attori in cerca di un regista che ci diriga
Berny: e tu fai al caso nostro
Postino: accetti di farci da regista?
Paola: su pulcino dì di sì?!
Giovane: quanto si guadagna? 
Sergio: niente, lo faresti gratis?
Giovane: e chi vende i materassi al mio posto se dovrò mettermi a perdere tempo con voi?
Melillo: è vero. Il ragazzo deve pur mantenersi
Postino: noi almeno abbiamo la pensione, ma lui deve ancora arrivarci
Sergio: vendendo materassi?
Postino: perché no!?
Sergio: sì, buonanotte.
Melillo: (ride) Buona questa, scrivetela per la commedia
Berny: potremmo vendere noi i materassi in cambio del tempo che ci dedicherà?
Postino: non ho mai provato a vendere ma non si sa mai
Melillo: io potrei chiedere a dei ex colleghi che lavorano in cliniche private, dove ci sono letti ci vogliono i meterassi
Paola: io ho del tempo libero
Sergio: d’accordo. Allora ci stai? (al giovane)
Giovane: Se va bene a voi… io ci sto. (Entusiasmo generale)
Berny: bene dategli un copione, dovrà studiarselo. (all’improvviso si apre la porta ed entra un distinto signore o signora a scelta del regista che metterà in scena questa commedia. Il personaggio comunque dovrà essere burbero. Tutti restano come paralizzati)
Direttore: Nicolini! (rivolto al giovane) Quante volte le ho detto che non può entrare senza permesso. Le visite sono consentite negli orari stabiliti dalla Casa.
Giovane: Si direttore, mi scusi, è che ho sempre giocato insieme a mio nonno (si avvicina a Berny)
Berny: Direttore è colpa mia. Sapete che è solo anche lui e ci teniamo compagnia.
Direttore: Lei qui non è solo. Qui siete in 84. 84 anziani a cui fornire assistenza e cure. Mi dispiace per suo nipote ma questa è una Casa di Riposo per anziani e non un parco giochi.
Sergio: e va beh direttore
Direttore: Stia zitto lei che è il più casinista. Si vergogni. Ha 77 anni, è incontinente, diabetico e ancora rompe le palle a tutti.
Melillo: Direttore, prego, c’è una signora…
Direttore: ma quale signora. Dopo una vita da battona non è stata capace di tenersi accanto un marito vivo
Paola: (quasi in lacrime) non è colpa mia se mi sono morti tutti
Direttore: Basta. Tutti nelle vostre stanze, e lei (rivolto al giovane) esca immediatamente e l’avverto che se la becco ancora la farò arrestare.
(tutti escono mogi mogi salutandosi)
Direttore: (a Berny) e lei stia calmo e non faccia più chiasso, qui gli ospiti vogliono dormire mica sono tutti disgraziati come voi (fa per uscire ma poi) e dove ha messo quella maledetta sveglia
Berny: (tempestivo) Si è rotta e lo gettata
Direttore: Bene. A dormire. (esce. Berny rimasto solo, allarga le braccia sconsolato, si mette il pigiama e poi si sdraia a letto e parla con la moglie)
Berny: Avevi ragione tu cara… meglio la televisione. (Musica e luce serale ma dopo alcuni secondi entra Sergio)
Sergio: Psss, Psss, Berny, dormi?
Berny: Che c’è? Non ti fare sentire dal nazista
Sergio: Allora sei sveglio.
Berny: si capisce che sono sveglio se ti rispondo. Che vuoi?
Sergio: (restando sull’uscio) ce l’hai ancora quel bel pigiama che mi prestasti l’anno scorso?
Berny: quello con gli orsetti e le palle di Natale?
Sergio: Sì, sì quello, quello
Berny: ce l’ho, perché?
Sergio: Che ne dici se facciamo un bel pigiama party
Berny: (alzandosi entusiasta) Si dai, e chi porta da bere
Sergio: tuo nipote, si capisce no!
(musica. Berny dà il pigiama a Sergio che lo indossa velocemente mentre nel frattempo entra il postino, Melillo, Paola e Nicolino, tutti rigorosamente in pigiama, chi con il cappellino, chi lancia i coriandoli, chi ha la trombetta. Ballano finche la musica si arresta all’improvviso e Berny dice al pubblico )
Berny: Vecchi si, ma per ridere (musica e risate generali)

FINE