il vento dentro le parole©

di

Marco Badi

 

Nota di presentazione

Un morto che parla. Un morto che racconta. Un morto che riflette sulla vita e sulla morte (ma si tratta di vera morte? o soltanto di una sospensione - senza fine? - della vita?). Un morto che analizza la condizione umana come se gli fosse ancora possibile cambiare qualcosa e che, infine, è colto dalla profonda angoscia che deriva dalla terribile consapevolezza della propria totale impotenza. Un uomo che ci parla di noi parlando di sé, che ci esorta, che racconta il passato e intuisce il futuro e che, prigioniero di una condizione che sembra non lasciare alcuna via di scampo, arriva a rimpiangere anche i momenti più difficili e negativi della vita. Un uomo a cui non rimane altro che osservare la vita degli altri uomini ma che, allo stesso tempo, può farlo in maniera compiuta perché la condizione, definita e definitiva, della morte glielo consente appieno. La voglia di parlare pur sapendo che quelle parole, pronunciate talvolta a fatica e quasi prescindendo dalla sua volontà, ormai altro non sono (o forse sono sempre state) che un vento leggero che passa senza lasciare traccia. Una voce in cui risuonano le voci di tutti gli uomini che hanno lasciato un’impronta nella polvere, più o meno compatta, di questo mondo. Una voce che ricorda e che, così facendo, ci avverte che i ricordi possono anche essere delle tombe da cui non è più possibile uscire. Una voce che ci sussurra una possibile risposta alle nostre inquiete domande, alle nostre dolorose paure: ritrovare l’unità dell’Uomo, con se stesso e con gli altri.

 

“[…] Lì vidi uno che conoscevo e lo fermai gridando: <Stetson!

Tu che eri con me sulle navi a Milazzo!

Quel cadavere che piantasti l’anno scorso nel tuo giardino

Ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest’anno?

O l’improvviso gelo ha turbato il suo letto? […]”

T.S. Eliot, da “La terra desolata”

 

ATTO unico

 

Campagna inglese. Un bel pomeriggio di primavera. In primo piano una staccionata di legno e, un po’ staccata, una grossa pietra bianca e liscia che spunta in mezzo all’erba appena tagliata. Seduto sopra la pietra, un uomo di mezza età molto curato nell’aspetto e ben vestito, di una eleganza stile “country”. Egli appare rilassato, come se il suo unico impegno fosse quello di godersi la bella giornata, anche se ben presto si capirà che, il suo, è solo uno sforzo di volontà. Sullo sfondo, in lontananza, un tipico cottage inglese in ottime condizioni. La luce che avvolge la scena diverrà, via via, sempre più bassa, sfumando alla fine nel rosso ardente di un tramonto. La prospettiva iniziale mostrerà allo spettatore soltanto il corridoio di spazio occupato dall’uomo seduto sulla pietra e la campagna alle sue spalle, con il cottage. Durante lo svolgimento dell’atto, l’angolo di visuale, come l’occhio di una telecamera, si sposterà molto lentamente, rivelando progressivamente lo scorcio, frontale e laterale rispetto all’uomo che parla, della campagna circostante (si può immaginare un movimento di rotazione intorno all’uomo di una ipotetica telecamera o una carrellata all’indietro della stessa). Il nome dell’uomo è William…

 

 

 

William - (come se stesse ricordando, sottilmente ironico e con una certa amarezza di fondo) A.D. quattordici ottobre 1936…le due del pomeriggio…444 anni meno dodici ore dopo l’avvistamento della terra sul Nuovo Continente…(breve pausa) oggi, un altro giorno da trascorrere su (indicando il terreno sotto i suoi piedi) questa terra…(pausa, poi mimando l’avvistamento) Terra! Land Ho! erra! Una nuova terra all’orizzonte! Una terra nuova…(pausa) trentatré giorni di navigazione nell’oceano Atlantico…due o tre ammutinamenti…una tempesta…la dissenteria, il tifo, lo scorbuto…la paura di un enorme mare ignoto…le stelle come unica guida…un errore grande come un continente ed ecco servita su un piatto d’argento la scoperta che ha rivoluzionato la nostra vita…e non solo la nostra…(pausa, poi ridendo) chissà che delusione! Non doveva essere poi molto diversa da questa, quella terra…(ne prende in mano una manciata e la lascia cadere nel vento)…già, ma lui non lo sapeva…quel grosso piccione genovese non sapeva che quella spiaggia sulla quale era sbarcato, nell’isola di S. Salvador, era solo la punta di un capello che si alzava sopra un corpo enorme e, per noi, ancora del tutto inesplorato…nuovo di zecca, insomma…(breve pausa) o meglio, quantomeno…un usato in ottime condizioni!(ridacchia)…pensava di essere arrivato in Giappone, Dio!…(ride, poi silenzio; quindi serio) quanta casualità nei grandi progressi dell’Umanità…(pausa, si protende come se stesse cercando di ascoltare qualcuno) come dici?…non ti sento…(pausa) già, quasi dimenticavo, non puoi parlare…non è il tuo turno…(breve pausa) bè, proverò io ad interpretare il tuo pensiero…magari ci riesco…non dovrebbe essere poi così difficile, non è vero?…(pausa, pensieroso) vuoi sapere perché i tuoi errori non ti hanno reso famoso?…bella domanda…(breve pausa, facendo propria la domanda) un uomo sbaglia e si scava la fossa…un altro fa altrettanto e si costruisce un altare…un monumento alla memoria…(pausa) hai ragione, è davvero un mistero…(pausa) forse l’unica cosa che si può dire è che la storia trascende chi la fa…anzi, probabilmente la storia si fa da sola ed è invece l’Uomo ad essere fatto dalla storia…(pausa) un bel pensiero, non è vero?…già…bello…(breve pausa) e forse niente più…(pausa) sapete, mi viene in mente una cosa…(breve pausa) mi viene in mente che tra gli scienziati esiste una legge non scritta, ma comunemente accettata, che afferma che se una teoria è bella, se è elegante, allora molto probabilmente sarà anche vera…(breve pausa) curioso non vi sembra?…eppure…si potrebbe anche sostenere che la bellezza è verità e la verità è bellezza…kalòs kai agatòs, dicevano i greci antichi…buono e bello…ovvero ciò che è bello è buono e quindi anche vero…anche se in tutto questo ragionamento c’è sempre stato qualcosa che non mi ha mai convinto fino in fondo…(pausa) la paura dell’edonismo, credo…(breve pausa) già…perché la bellezza è una cosa seria…qualcosa che va in profondità…e non un simulacro…un vezzo…(breve pausa) o magari un sepolcro di marmo bianco…(pausa) bisogna stare molto attenti…per poterla riconoscere, voglio dire…attenti alle sue mutevoli…ingannevoli forme…(breve pausa) spesso bisogna saperla smascherare…talvolta persino scovare…nascosta in qualche oscura tana…nel cuore del mondo…(lunga pausa) bè, scusatemi…vi prego davvero di scusarmi…vi sto annoiando…ma oggi è così che va…filosofeggio…vado un po’ a ruota libera, me ne rendo conto…ma che volete, è passato così tanto tempo dall’ultima volta e…(più serio) e ora ho bisogno di svuotarmi di tutte le parole che ho accumulato (breve pausa, poi incupito)…per fare posto al silenzio che tra poco mi investirà…(pausa, poi con più vigore) e non crediate che non lo sappia…conosco il vostro dolore…so bene che ognuno di voi desidererebbe essere qui al posto mio, a parlare…ma non si può…lo abbiamo deciso tutti insieme, ricordate?…di parlare a turno, una volta ciascuno…altrimenti rischieremmo di alzare un vento così forte che qualcuno finirebbe per accorgersi di noi…(breve pausa) e questo è un rischio che non possiamo proprio correre…(pausa, poi più convinto) no, non possiamo…il mondo potrebbe svanire all’istante come…(breve pausa) come una bolla di sapone nel momento stesso in cui qualcuno provi a toccarla…(breve pausa) ma non preoccupatevi…sarò io a dare voce a chi non può averla…io parlerò per voi…(pausa) racconterò di voi…vi ricorderò, come si fa nelle preghiere…(breve pausa) le preghiere…(breve pausa, poi con un entusiasmo quasi infantile) c’è qualcuno che si ricorda una preghiera?…(pausa) vediamo…com’era?…(pausa) Padre nostro…che sei in cielo e in terra…sia santificato…(breve pausa) no, non in terra…in terra no…solo in cielo…e…dappertutto…(breve pausa, poi confuso) quindi anche in terra?…ma perché non lo dice?…ovunque ma non in terra?…(pausa) ce l’ha insegnata Gesù, non è vero?…e lui era in terra…era in terra, no?…(breve pausa) Gesù era…è…Dio…ed è anche uomo…e quindi era…è…sia in cielo che in terra…(pausa, disorientato) Cristo santo!…non ci capisco più niente…mi confondo…(breve pausa) ma pensare a Dio confonde, non è vero?…come potrebbe non essere così…il finito di fronte all’infinito…(pausa) quante volte ci sta il finito dentro l’infinito?…infinite volte?…(breve pausa, poi a fior di labbra) infinite volte…(pausa, cercando di afferrare un pensiero) qualcuno…(breve pausa) chi era?…Cantor?…(breve pausa) Cantor, sì…mi sembra…(breve pausa) bè, chiunque fosse…qualcuno ha dimostrato che ci sono infiniti più grandi di altri infiniti…(breve pausa) è una cosa che mi ha sempre disorientato…grandi infiniti e piccoli infiniti…una spirale di infinito…(breve pausa) mi vengono le vertigini…(pausa) è questo l’effetto che fa, vedere il volto di Dio?…(breve pausa) vertigini?…infinita vertigine sull’infinito…(breve pausa) e poi l’eterno…Dio…eterno ed infinito…da sempre e per sempre…senza origine o fine…(pausa, poi come citando) nella fine è il mio principio e nel principio è la mia fine…lo ha detto…(pausa) non ricordo…(breve pausa) un poeta…certamente un poeta…(pausa) Eliot, forse…(breve pausa) Eliot….sì, credo che sia lui…(breve pausa) comunque, lo stesso che ha detto: noi siamo gli uomini vuoti…we are the hollow men…(pausa) le nostre voci secche quando insieme mormoriamo…(pausa, riflettendo) le voci secche…e poi come faceva?…(breve pausa) sono quiete e…senza senso…quiete e senza senso…come il vento sull’erba rinsecchita…(pausa, come scuotendosi) ci sono tante cose che non ricordo più bene, non è vero?…la mia memoria si è un po’ arrugginita…tutto ciò che so si confonde…si frantuma…cozzando continuamente…una cosa contro l’altra…una particella di memoria contro un’altra particella di memoria…e tutto finisce per diventare…(esitando) sabbia…e…(breve pausa, poi cadenzato ed esitante nello sforzo di “vedere”) e un oceano…un oceano di tempo…instancabilmente…ne trasporta i granelli…da una parte all’altra dello spazio…tenendoli in un movimento…costante…(breve pausa) e senza senso…(pausa, poi più presente, leggero) le particelle della memoria…come si chiameranno?…mnemoni?…(breve pausa) bah…non ha importanza…(pausa, più serio) in certi momenti, ciò che conta è solo riuscire a parlare…dire qualcosa…qualunque cosa si dica (pausa, con una certa ansia) perché io sto parlando, non è vero?…(breve pausa, poi come rassicurandosi) certo che sto parlando…io sto parlando…(pausa) una giornata così bella merita che qualcuno parli…(pausa, poi improvvisamente recitando) Signor capitano, la terra brucia e io gelo, gelo; scommettiamo che anche l’inferno è freddo?…Impossibile. Dannazione, dannazione! Impossibile…(pausa) impossibile?…perché impossibile?…(pausa) perché povero Woyzeck…perché è impossibile che l’inferno sia gelido?…il vuoto non ci gela forse la carne e le viscere?…e il buio non è senza calore?…e l’odio?…(pausa) l’odio, sì…come la paura e…(pausa) il silenzio…(pausa, fortemente affermativo e quasi infastidito) sono tutte croste di ghiaccio…soltanto questo sono…(breve pausa) è così…nient’altro che gelide croste di ghiaccio…bianchissime…opache…e velano i nostri occhi…per sottrargli il calore della luce…(pausa) sì, mio buon Woyzeck…l’inferno è gelato…ma…io…(breve pausa, triste) io non lo sento più il freddo…(breve pausa, poi mentre gli sfugge una piccola risata di incredulità dovuta all’improvvisa consapevolezza) niente…neppure un brivido ogni tanto, capite?…(breve pausa) insomma…neanche uno…neanche uno piccolo…voglio dire, nemmeno uno di quelli che (esitando nello sforzo di materializzare le immagini, sognante)…che ti colgono, a volte, la sera…sapete…vicino al mare…per via di quella leggera brezza che si leva…improvvisa e…silenziosa…e che va…va ad increspare la superficie scura dell’acqua…e alza delle onde…piccole e…quasi impercettibili…onde invisibili ma…ma con un suono così regolare e…puro…da renderle chiarissime…e nitide…più nitide di qualsiasi altra cosa intorno…(pausa) è un peccato, non è vero?…non sentire più freddo, voglio dire…non poter più provare quella strana sensazione…(breve pausa) ma è la…(esitando) vita…(triste) la vita di adesso…e noi…bè, non possiamo farci niente…voglio dire, tranne…(breve pausa) tranne avere pazienza…(lunga pausa, poi osservando il cielo) lassù però, il cielo c’è ancora, non è vero?…(pausa, ammirato) è così profondo, il cielo…così immensamente profondo e serenamente…distaccato…(breve pausa) è tranquillizzante…sapere che c’è, voglio dire…(pausa, guardando in alto) guardate come si muove sicuro…e con il suo movimento genera una musica perfetta…talmente perfetta che l’orecchio umano non riesce a coglierla…(breve pausa) solo gli angeli possono farlo…(pausa, tendendo l’orecchio) ascoltate…(breve pausa) fa da sottofondo al canto del vento…al mormorio dell’erba…(incupendosi) l’erba…(ricordandosi del verso di Eliot) rinsecchita…(pausa, poi nello sforzo di correggersi e di autoconvincersi) no, non è rinsecchita…è fresca…guardate (strappa qualche filo d’erba) è ancora bagnata…c’è ancora un po’ di rugiada sopra, non è incredibile?…(pausa, osserva i fili d’erba, inquieto) bè, qualche venatura di giallo…ma è solo per via del sole…batte forte da queste parti…il sole…a volte batte così forte che non puoi stare a capo scoperto…(nello sforzo di sdrammatizzare) e s’è mai vista dell’erba con il cappello?…(ridacchia poco convinto poi silenzio; intenso) sì, è vero la notte fa freddo, per via dell’umidità…capita che un po’ di brina ricopra i corpi…(correggendosi rapidamente) gli steli, voglio dire…o i petali…ma la mattina fa presto a scomparire…noi lo sappiamo bene…tutti quelli che abitano qui lo sanno…(breve pausa) ma poi se ne va…in fretta, così come è venuta…(breve pausa) e rimane solo qualche goccia d’acqua…ma l’acqua serve…è una benedizione, non è vero?…(breve pausa, si guarda) serve a bagnare questi corpi assetati…(pausa) l’estate soprattutto…(pausa) l’inverno invece…bè, è vero…l’inverno è freddo da queste parti…e l’acqua spesso gela…(pausa, poi con vigore) ma non dura molto…non molto…e alla fine se ne va…(lunga pausa, poi come illuminato, confidenziale) sentite…vi è mai capitato che…bè, che una frase che avete…non so…sentito…o letto…rimanga stampata a fuoco nella vostra mente?…(pausa) credo di sì…è successo a tutti, non è vero?…(breve pausa) già, è così…(breve pausa) io comunque ne ho una…una in particolare, voglio dire…che mi torna continuamente in mente…(breve pausa) è di Lady Macbeth…e la pronuncia mentre…mentre sta vagando, sonnambula, per la reggia…dopo l’assassinio di Banquo per ordine di Macbeth…(breve pausa) è brevissima e dice…dice…(pausa) ma va’ a sapere che il vecchio aveva tanto sangue in corpo…(pausa) non è incredibile?…voglio dire, che…che con una sola piccola frase si riescano a dire così tante cose?…(pausa) ma va’ a sapere…(pausa) è come se ci fosse uno…straniamento…come se la vera responsabile della tragedia non fosse affatto lei o Macbeth ma…la malasorte…o il caso…il fato…(breve pausa) in ogni caso qualcosa di…di imponderabile…che sfugge alla nostra possibilità di comprensione…qualcosa che non può essere previsto…e che ci trascende…(pausa) e poi quell’espressione…il vecchio…(breve pausa, poi appassionato) capite?…il vecchio…(breve pausa) voglio dire, un uomo…quel preciso uomo…vivo…in carne ed ossa…con le sue mani…i suoi occhi…il suo sesso…le sue parole…(breve pausa) le sue…le sue e di nessun altro…(breve pausa) bè, di colpo, ha perso la sua identità…è diventato una figura piatta…senza un corpo…senza un volto…senza un nome…(breve pausa) si è trasformato nell’idea di un uomo…in un’archetipo…in un’immagine senza carne e cuore…(breve pausa) ed è per questo, capite?…è per questo che è diventato possibile…eliminarla…cancellarla…(pausa) ma c’è un evento inatteso…(breve pausa) dentro quella figura senza occhi…dentro quel…vecchio…bè, scorrono…fiumi di sangue…fiumi impetuosi…travolgenti…fiumi in piena…grandi quanto nessuno avrebbe mai potuto immaginare…perché…(breve pausa) perché dentro quel prezioso liquido ormai disperso per sempre…abita la vita di un essere umano…una vita che niente può contenere o arrestare…ed è solo quando quella rossa linfa arriva a lambire…a macchiare le vesti di Lady Macbeth…a bagnare la sua stessa pelle…è soltanto allora che il suo…il nostro…spirito…la nostra essenza più profonda…non può più permettersi di ignorare che un’anima…un’anima con il proprio corpo è stata…(breve pausa) è stata falciata via da uno sguardo claustrofobico…imprigionato dentro se stesso…e per questo, ormai completamente…cieco…(lunga pausa) divento malinconico a parlare di queste cose, non è vero?…avevo promesso che avrei parlato di voi…per voi…e invece…l’incostanza degli uomini…se dovessimo fare tutto quello che diciamo…(breve pausa) bè, allora…(cupo) allora il mondo non potrebbe mai più…(ribadendo) mai più…essere lo stesso…(pausa, poi ingenuo, quasi infantile) ma le promesse…bè, è un’altra cosa…le promesse vanno mantenute, non è vero?…sì, vanno mantenute…una volta che le abbiamo fatte è come se avessimo dato in pegno noi stessi…in toto, fino al midollo…e chi non lo fa…chi non mantiene i giuramenti…significa che midollo proprio non ne ha…né vita a sufficienza…né amore…o volontà di bene…né amore…(breve pausa) ma questo l’ho già detto, non è vero?…sì, l’ho già detto…(pausa) ma forse è proprio parlando di me che posso parlare di voi…(pausa) bè, un po’ contorto, lo ammetto…ma non è così, in fondo?…in fondo io sono come voi…conoscendo me stesso conosco voi…e conoscendo voi, conosco me stesso…parlando di me parlo di voi…(pausa) è come se chi ascolta potesse osservarsi…vedersi da fuori…(lunga pausa, poi riflettendo) è chiaro che ognuno di noi è in stretta relazione con gli altri…(breve pausa) bè, forse non è così chiaro…(breve pausa) eppure, se ci pensate, senza gli altri non potremmo sapere nulla di noi stessi…per conoscersi bisogna prima che gli altri ci conoscano…(breve pausa) era Proust, se non sbaglio, che diceva che possiamo conoscere di noi solo quello che gli altri ci dicono…(pausa, poi come dipanando un pensiero) bè, magari è solo un’iperbole…eppure…(breve pausa) eppure ogni persona è un sistema a sé stante, ma, allo stesso tempo, aperto…in contatto e in continuo scambio con tutti gli altri…(pausa, poi voglioso di comunicare) ascoltate…lasciate che vi spieghi una cosa…fatemi fare…una volta ancora…una volta ancora soltanto…il professore…(pausa, in attesa di un silenzioso consenso, poi come rassicurato) c’è un matematico…si chiama Kurt Gödel….che ha rivoluzionato la logica e la filosofia matematica per sempre e finirà, ne sono sicuro, per cambiare in modo radicale anche il nostro modo di vedere le cose…bè, sapete che cosa ha fatto?…(breve pausa) ha semplicemente dimostrato un teorema…(breve pausa) ha dimostrato che in un qualsiasi sistema composto di assiomi…cioè di proposizioni evidenti di per sé…come…come quello aritmetico o quello della geometria euclidea, tanto per intenderci…ebbene, in questo caso, esisteranno sempre delle proposizioni logiche sicuramente vere e che fanno parte del sistema ma che non possono essere dimostrate sulla base degli assiomi che danno vita al medesimo sistema…(breve pausa) in altre parole: nessun sistema può mai essere chiuso in se stesso…può essere bastante a se stesso, senza contraddizioni o paradossi…ma, bensì, deve essere per forza aperto a tutti gli altri o, in caso contrario, non sarà possibile stabilirne con sicurezza la sua intera verità…(pausa) mi seguite?…(pausa) dove sta l’importanza per noi?…bè, in fondo è semplice…(pausa, poi rivolto agli altri ma, in realtà, parlando a se stesso, con passione) il fatto è che, in fondo, anche l’uomo è un sistema assiomatico…anche noi siamo composti di assiomi…di proposizioni intuitive…evidenti di per sé…sulle cui basi si può arrivare a dimostrare la verità di tutte le altre proposizioni che intuitive ed evidenti non sono…ma, e qui sta il nocciolo della questione, se vogliamo farlo…se vogliamo conoscerci veramente…sapere chi siamo…non abbiamo che una possibilità…(breve pausa) uscire dal nostro piccolo sistema…e aprirci agli altri…(lunga pausa, poi con sofferenza) se solo…se solo fossimo capaci di rinunciare un po’ a noi stessi!…se solo riuscissimo, anche per un solo istante, a trascenderci…a mettere da parte questa assurda idea dell’Io al centro dell’Universo!...se potessimo smettere di dilaniarci, a vicenda, la nostra stessa carne…(lunga pausa, poi sorridendo ma con un profondo velo di tristezza) oddio…scusatemi…ci sto ricadendo, non è vero?…mi sto rattristando…(breve pausa) tristezza e filosofia…una brutta accoppiata, non c’è che dire…(breve pausa) anche se ogni tanto non fa male…usare la testa, voglio dire…(lunga pausa, colpito da un ricordo improvviso) ma che strano!…mi è tornata in mente una cosa…(breve pausa) vedete…qualche anno fa ho visto…un film…(breve pausa) ne avete mai visti voi?…(pausa) comunque sia, questo si chiamava…(breve pausa) Metropolis, se non sbaglio…sì, mi pare che il titolo fosse questo…ed era di un regista tedesco ma…bè, adesso mi sfugge il nome…(pausa) comunque non importa…quello che volevo dirvi è che…che c’è una cosa in questo film che mi ha davvero colpito…(breve pausa) non starò a raccontarvi la trama…chi lo ha visto può capirmi…agli altri basterà sapere che…(breve pausa) che nel film ci sono due città…una in superficie…per i padroni…i ricchi… una città futurista… grandiosa… meravigliosa… opulenta… felice… e un’altra nel sottosuolo… buia… povera…angusta…squadrata…triste…dove invece abitano i poveri…gli operai…(breve pausa) ma c’è di più…scendendo ancora più in profondità si trova un altro luogo…una specie di…di cattedrale…dove gli operai si riuniscono di nascosto per celebrare una sorta di rito religioso e…(breve pausa) bè, è proprio questo che mi ha colpito…l’allegoria che si nasconde dietro questa ambientazione…e allora mi sono chiesto…(breve pausa) ma quei ricchi sono felici perché vivono in superficie?…o meglio…perché vivono in modo superficiale?…o sono superficiali perché sono felici?…(breve pausa) e, al contrario, quei poveri che sono invece costretti a vivere in profondità…e a continuare a scendere sempre più giù…fino…fino allo spirito…fino all’anima…e forse anche fino a…Dio…(breve pausa) bè, loro sono tristi perché sono profondi…o sono profondi perché sono tristi?…(pausa) ma…ma Cristo non ha proclamato beati gli afflitti?…(breve pausa) e…e laggiù allora…forse…forse Dio è…più vicino?…(riflessivo) eppure sono tristi…(breve pausa) significa che per essere profondi dobbiamo essere…infelici?…che dobbiamo rinunciare alla nostra stessa idea di felicità?…(breve pausa, colpito da un’idea) o magari…magari la tristezza è dovuta soltanto ad una mancanza di…consapevolezza…di comprensione?…voglio dire, del fatto che la vita dura…aspra…o semplicemente vuota…arida…che spesso conduciamo…in realtà…è la vita migliore?…(pausa) sì, non ridete…forse…forse è migliore perché ci permette di essere più veri e così di…di avvicinarci sempre di più a Dio…(breve pausa) o magari…bè, è proprio viceversa?…(breve pausa) più vicini a Dio e dunque…più veri?…(pausa, quasi fra sè) beati gli afflitti…cioè, felici…non tristi…felici, capite?…felici…(pausa) bè, sembra proprio che ci sia…un errore…nella nostra percezione delle cose…(breve pausa) e anche nella nostra volontà…sì, nella nostra volontà…perché per essere…felici…bisogna anche…volerlo essere…(pausa) è così, credetemi…l’uomo…l’uomo ha bisogno di un motivo…per essere felice…(breve pausa) ma questa nostra gioia…fatta di sensazioni effimere…ma che è poi la sola gioia che ci è dato di conoscere…assomiglia più a…ad una ebbrezza…che magari ci tiene un po’ a galla…che ci permette di vivere un po’ meglio ma che…che allo stesso tempo ci impedisce di…vedere…di capire veramente noi stessi…(breve pausa) gli altri…(breve pausa) e il mondo…(pausa, con difficoltà) ma è tutto così complicato…così intricato…così oscuro, non è vero?…e il dolore…il dolore che ci circonda è così…grande…e forte…(pausa) già…ma noi dobbiamo avere pazienza…solo questo…(breve pausa) avere pazienza…(lunga pausa, poi come estraniato) è una strana giornata questa…sembra…sembra che lo spazio si sia…contratto…irrigidito…è così quieta…indolente…si ha quasi l’impressione che il tempo sia…(esitando) sia finalmente immobile…sospeso…in un perfetto equilibrio tra passato e futuro…eternamente presente…(breve pausa) bè, in realtà credo che sia proprio così…il tempo è immobile…siamo noi che ci muoviamo dentro il tempo…(pausa) Tempo…immagine mobile dell’eternità…come dice Platone…(breve pausa) ho sempre adorato questa definizione…(breve pausa) che mistero il tempo!…anche lo spazio è strano ma almeno possiamo vederlo…il tempo invece…(pausa, poi meditabondo) ma il tempo è dentro o fuori di Dio?…(breve pausa, poi in uno sforzo deduttivo) niente è estraneo a Dio e tutto sussiste grazie a Lui, non è vero?…quindi ogni cosa deve essere compresa in Lui…e, dunque, anche il Tempo…(pausa) ma può Dio essere un sistema chiuso?…(pausa) forse è un sistema infinito che comprende tutti i sistemi…e dunque pur essendo aperto a tutti i sistemi, nessun sistema esiste al di fuori di Lui…(pausa, molto preso da questa riflessione) è così, dunque, che Dio può conoscersi perfettamente, senza l’aiuto di nessun altro?…(lunga pausa, poi come se avesse captato un pensiero o una parola che nessuno può udire) sì, forse avete ragione…è proprio come dite voi…(breve pausa) è inutile arrovellarsi su tutto ciò, non è vero?…Dio è un segreto troppo grande per noi…(pausa) quello che ci deve interessare sono solo i Suoi occhi…il Suo sguardo…sapere se è rivolto verso di noi oppure no…(pausa, quasi declamando) anche se gridassi, chi, tra le schiere degli Angeli, potrebbe sentirmi?…il grande timore di Rilke…è così, più o meno, che dice, non è vero?…(breve pausa) già…ed è questo il grande dilemma dell’Uomo…che Dio esista può anche essere facile ammetterlo…che Egli faccia parte della nostra vita invece…(breve pausa) purtroppo però, è proprio questo, quello che a noi interessa…(pausa, come se avesse raggiunto una precisa convinzione) bè, sapete cosa penso io?…quello che io penso è che Dio preferisca nascondersi…e volete sapere perché?…perché vuole essere cercato…vuole che l’Uomo partecipi…che si metta in gioco…che esprima la sua volontà…che faccia la sua parte…questo è quello che io credo…(pausa) e poi non vuole imporsi…vuole rispettare la libertà di ciascuno di noi…perché l’amore non si può imporre…(pausa) sì…una cosa che proprio non si può fare è costringere qualcuno ad amare…(lunga pausa) questo giorno è davvero strano…questi tempi sono strani…soffiano venti antichi…ma che mai, prima, hanno soffiato così forte…non li sentite?…così gelidi…e quando si incontrano emettono suoni talmente strazianti…come bambini che urlano…e con sé trascinano lacrime e…(breve pausa) sangue…ma è un sangue chiarissimo…mescolato all’acqua…un sangue innocente…(pausa) sono tempi che mettono paura…tempi inquieti…euforici…ma che penetrano nel cuore come una lama di ghiaccio affilato…e portano con sé notti agitate…premonitrici…che squarciano questi giorni così chiari ed esili…giorni che paiono felici per chi ancora vive…(pausa, poi dolorosamente) ma io vedo e non vorrei vedere…io vedo…vedo che la vita è imprigionata dentro una gabbia d’oro…mentre fuori si aggira una falce scura, grande come la luna…e affilata come l’odio…(pausa) il nero della notte è il colore di questi lunghi giorni…il rosso di un campo di papaveri…il grigio di un cielo plumbeo…di un recinto pieno di spine d’acciaio…il colore bruno della terra arida che traspare attraverso una pelle così sottile…(pausa, è scosso fino alle lacrime) Dio!…ma che mi succede…(pausa) perché…perché queste parole…così aspre…parole di sventura…che dilaniano il cuore…(pausa) oh, la mia testa…un inferno si è spalancato sopra i miei occhi…una voragine di dolore…(pausa, poi con un sommesso moto di ribellione) no, non è così che deve essere…(con forza) non oggi…(piano) non oggi…questa è la nostra giornata…una giornata serena…(silenzio, poi come prigioniero di una dolorosa visione, in crescendo) eppure dei ricordi terribili…vomitati dalle infinite realtà create dai singoli attimi di un tempo che pareva ormai passato…penetrano, arroganti, occupando i miei pensieri…devastando, saccheggiando, violentando il piccolo regno della mia anima…producendo suoni spaventosi…di passi staccati all’unisono…di urla selvagge che crescono per scacciare la paura…di armi maneggiate con ardore…di lame che cozzano violente e che recano con sé il rombo sordo di cavalli avvolti in nere nubi di polvere accecante…(breve pausa) cavalli lanciati in gara verso la morte…(pausa) e tutte queste lacrime!…le infinite lacrime che continuano a cadere…incessantemente…con un fragore tremendo…che diluiscono il sangue…generando questo mostruoso stridìo della mente…fatto di preghiere e maledizioni…(pausa, poi con rabbia) via! via da questo tempo…da questo spazio…chi vi ha evocato?!…chi vi ha liberato dall’abisso in cui eravate caduti?!…quale deforme divinità vi ha ridato vita, affinché poteste venire a tormentarmi?!…via, via!…(breve pausa, poi debolmente) state lontano…lontano…(pausa, poi piano, trattenuto) questo giorno è sacro…è sacro perché è il giorno della nostra piccola vita…il giorno in cui l’odio è bandito…il giorno della pace…della nostra quieta esistenza (pausa, poi dolorosamente) ma questi volti schiacciati contro la polvere…questi sguardi sprofondati nella terra…come meravigliose radici di carne…salgono, inarrestabili, verso i miei occhi…in un silenzio sepolcrale…un silenzio che si nutre di suoni…che li inghiotte…li mastica, goloso…e digerendoli, li disgrega…(pausa, angosciato) Dio! Liberami!…non voglio più vedere!…non voglio più sentire…(pausa, affranto) non voglio più sentire queste voci che si rivoltano dentro le mie viscere...che, mute, urlano…ognuna con il suo timbro…con il suo tono…la sua storia…ciascuna diversa dalle altre…(breve pausa, poi cupo) ma tutte uguali in quell’unico istante senza vita che un giorno le ha falciate…(con voci diverse) “…potrò ancora sentire la tua voce…?”…”…mentre lui crescerà io mi disperderò come polvere…”…”…lascerai che ti baci ancora, quando sarò morto?”…”mi rimprovererai,…mi rimprovererai ancora, mamma?”…”…ci saranno altri prati fioriti dove poter fare l’amore con te?”…”…dunque è così che smette di battere un cuore…”(silenzio, poi preso in un’altra visione dolorosa) e queste anime!…tutte queste anime che volteggiano…sopra la mia testa…con il buio negli occhi…a milioni…schiacciate contro un roveto metallico…con le ossa in mano…anime a cui è rimasto solo un muscolo testardo che pulsa e qualche preghiera che rotola via…trascinata…senza sforzo…dal vento…(pausa, debolmente) uomini ridotti a fango che respira…(le parole escono a fatica) uomini incastrati…per sempre…in un ricordo…(breve pausa) per sempre…(lunga pausa, poi come esplodendo) Dio! Mio Dio!…che mi succede?…(quasi sussurrato) che mi succede…(pausa, con grande sforzo, cercando di convincersi) è una giornata serena questa…un giorno di gioia…di pace…(breve pausa) un giorno senza fantasmi…(pausa, poi come se le parole uscissero malgrado la sua volontà) ma ci sono…queste strane croci…simili ad uncini…nere e rosse…a cui stanno appesi sguardi…muti…muti per il troppo urlare…sguardi terribili…sguardi…colmi…di una disperazione sconosciuta…(pausa, poi rannicchiandosi su se stesso, cercando di tapparsi le orecchie mentre si sente un suono alto e stridente, quasi subliminale) non sentite…non sentite i loro lamenti?…non li sentite?!…sono milioni…milioni di voci all’unisono…che generano questo affilatissimo…lancinante…orrendo suono di morte…(pausa, poi prima piano e quindi urlando) ecco, lo sentite?…lo sentite, adesso?!…lo sentite, non è vero?!!…(il suono cresce fino ad diventare intensissimo, poi improvvisamente cessa; lungo silenzio, quindi molto provato) perché…perché oggi…perché nel giorno della nostra piccola vita…(piangendo) perché…(lunga pausa, è sopraffatto dal dolore, quindi lentamente cerca di riprendersi) ma non è ancora finito, questo giorno…non ancora…c’è ancora un po’…un po’ di tempo…per noi…(pausa, senza guardarlo) è sereno, il cielo…e c’è ancora il sole, lassù…ci vorrà un po’ prima che tramonti, non è vero?…(breve pausa, guardando in alto) è ancora alto…e radioso, come all’inizio…radioso, sì, come…come l’amore…(lunga pausa, riacquistando via via maggiore lucidità, convincendosi) ma era solo una prova, non è vero?…sì, una prova…una sfida…(pausa) era una sfida…per farci capire quanta della pace che abbiamo dentro dipenda da noi e quanta, invece, provenga, come un dono prezioso, da qualche parte là fuori…al di là del nostro essere…(pausa) era una sfida e gli uomini amano le sfide…e il mistero che si cela dietro di esse…(pausa) è così per tutti, non è vero?…quante cose strane e apparentemente inutili siamo capaci di fare per vincere una sfida…per svelare un mistero…(lunga pausa) tutto è grazia, dicono…anche questa prova, dunque, è grazia…è un dono…il sale della vita…(pausa) la paura è grazia…l’orrore è grazia…il dolore…il silenzio…(lunga pausa, quasi assente) è un mistero, non è vero?…un vero mistero…ed è proprio questo che gli uomini amano…il mistero…(pausa, poi fra sé) ma perché gli uomini ne sono così attratti?…(pausa, riflette poi come colpito da alcune parole che solo lui può udire) sì, forse è proprio così…come dite voi…forse è come…come il bastone e la carota…ci fa camminare…ci indirizza…ci spinge in determinate direzioni…trasformandoci in viaggiatori…in esploratori…(breve pausa) come Colombo…o Ulisse…o Marco Polo…o Socrate…(breve pausa) Cristo…(pausa, poi più convinto) già, ed è così che possiamo, divenendo, essere…che possiamo riappropriarci di quel tesoro disperso che è la nostra vita…una gemma dopo l’altra…una perla dopo l’altra…(pausa) se non lo amassimo così tanto…il mistero…non saremmo mai capaci di rischiare…e finiremmo per fare solo piccoli passi senza senso…alla cieca…(pausa) il mistero è movimento…così come il desiderio…e la passione…e l’amore…(breve pausa, poi più cupo) e la paura…e il dolore…(breve pausa) l’odio…(lunga pausa, meditabondo e perplesso) la paura…(breve pausa) il mistero è anche paura, non è vero?…e la paura è movimento inverso…fuga…(pausa) dunque è così?…attrazione e repulsione convivono nella stessa anima?…(pausa, poi come se udisse parole che nessuno può sentire) come?…il serpente e la colomba?…(breve pausa) già…è così, non è vero?…pausa) prudenza e purezza…il volo, l’aria, il cielo…(breve pausa) e la terra…lo strisciare…(breve pausa) il sogno e la concretezza…lo slancio sopra le grandi distanze…e di contro la lentezza, i piccoli spazi…(pausa) questo dunque è l’Uomo?…e questo è il suo destino?…slanciarsi in una eterna notte, ma con prudenza…avere fede senza sapere ma sapendo che i pericoli esistono e sono tanti…(pausa, convinto) sì, questo è l’uomo…perché così sono il suo cuore e la sua mente…(pausa, poi come ascoltando, come sopra) un cavaliere con il suo cavallo?…(pausa) è una bella immagine…mi piace…(breve pausa, rappresentandola nella sua mente) il cuore che ti porta…e la ragione che ti guida…(pausa) ma non sempre è così…a volte il nostro mondo si capovolge…inverte il senso della sua rotazione…(pausa) ed è allora che il vento si alza…e con lui il nostro silenzio…di testimoni muti e impotenti…di spettatori senza fine…di anime sospese…(pausa; adesso la prospettiva della scena, come descritto inizialmente, è ormai mutata a tal punto da permettere allo spettatore di scorgere alcune delle tombe con le relative croci che si trovano attorno a William; sarà così evidente che il luogo dove egli si trova non è altro che un cimitero; si vedranno inoltre anche delle ombre allungate provenire dalla parte non visibile della scena, di fronte al protagonista) perché morire non è facile…né essere…(esitando) dei morti…(pausa, con grande sforzo comunicativo) chi…chi potrebbe mai immaginare quanto sia profondo il nostro silenzio?…annegati nell’immobilità…senza scampo…nel freddo di una solitudine…(esitando) infinità…che non ci abbandona mai…che ci soffoca…perché il respiro non esce…non esce mai…mai…(pausa) e se ci osservassero bene, vedrebbero il terrore…sì, il terrore di uno sguardo che cade sempre…senza eccezione…una volta dopo l’altra…nel vuoto…(pausa, in crescendo) assaporerebbero l’amarezza dei ricordi che, inarrestabili, ci travolgono…sentirebbero il peso della terra che ci schiaccia…udrebbero il sibilo angoscioso delle nostre bocche vuote…(è scosso fino al pianto) e il buio…il buio…il buio…(lunga pausa, poi provato) saprebbero di quanti se ne vanno senza riuscire ad emettere una sola parola…senza uno sguardo che li accompagni…da soli…in una voragine di silenzio…(lunga pausa) ma noi siamo fortunati…perché ogni tanto possiamo venire qui e parlare, a turno…ascoltare…e ricordare…(breve pausa) siamo fortunati…ma dobbiamo fare piano o potrebbero accorgersi di noi…insospettiti da questo strano vento che si alza e ricade…si alza e ricade…(pausa) e se questo avvenisse…se si accorgessero di noi…bè, allora chissà…chissà cosa ne sarebbe di questo mondo…(breve pausa) potrebbe svanire o impazzire o peggio…implodere nel proprio riflesso…(pausa) non possiamo rischiare, non è vero?…no, proprio non si può…dunque aspettiamo…aspettiamo che Lui si mostri…perché questa è la Sua promessa…(pausa) è così, non è vero?…è questa la Sua promessa…la Sua promessa per noi…(pausa) perché Lui sa cosa significa…anche Lui, un giorno, è passato di qui, non è vero?…e anche i suoi amici…Pietro…Giovanni…Lazzaro…(pausa, riflettendo) sì, anche Lazzaro…(breve pausa) Lazzaro…l’unico uomo che…(divenendo improvvisamente consapevole) che è morto e vissuto due volte…(pausa, colpito) due volte…(pausa) ma non è incredibile?…la vita è dunque così importante…così importante che per essa è preferibile affrontare la morte non una, ma due volte?…(pausa) e noi?…e noi quando torneremo a vivere?…quando potremo di nuovo toccare i petali di un fiore…sentire l’aria che ci accarezza il viso…sfiorare la mano di coloro che amiamo…(breve pausa) quando potremo di nuovo urlare…e correre…e provare rabbia e paura…e noia…(pausa, colpito) oh, la noia!…quanto vorrei…quanto vorrei potermi annoiare di nuovo!…provare ancora una volta l’inquietudine dell’attesa…l’incertezza di ciò che può o non può avvenire…(lunga pausa, preso dai ricordi) e quanto mi piacerebbe passare una intera giornata a scambiare ricordi…tra amici…ricordando tutti gli avvenimenti vissuti insieme…raccontandoci l’un l’altro tutte quelle cose che, pure, ognuno conosce perfettamente…raccontandoci la vita a vicenda…così, inutilmente…solo per il gusto di farlo…(pausa, poi colpito da un’idea, con angoscia) ma forse potrei ancora farlo…almeno un’ultima volta…(breve pausa) sì, potrei dare vita ad un altro ricordo…insieme a voi, voglio dire…raccontarvi ancora qualcosa…(breve pausa) potrei farlo, non è vero?…(breve pausa) sì, mi piacerebbe…mi piacerebbe poterlo fare…(pausa, riflettendo, poi convinto) bè, allora…allora lo farò…sì, lo farò…ricorderò con voi…(pausa, poi colto da certo sgomento, confuso) ma è solo che…che i ricordi sono così…tanti…(breve pausa, cercando di riordinare le idee) e a volte è così difficile sceglierne uno…uno solo…(pausa, lentamente qualcosa comincia a fasi strada nella sua mente) anche se…se magari…(pausa) bè, sì…sì, ce n’è uno…uno che non ho ancora mai raccontato…ad anima viva, voglio dire…(pausa) riguarda un incontro…(breve pausa) vi avverto…non aspettatevi niente di…particolare…niente di incredibile…o di memorabile ma…bè, vorrei raccontarlo lo stesso perché…(breve pausa, poi risoluto) perché, comunque, è stato importante per me…(pausa, nello sforzo di farsi capire) è che…vedete…dentro…dentro si nasconde una…(breve pausa) sì…(breve pausa) un’indicazione…un’indicazione fondamentale per la mia…e spero anche per la vostra…vita…un’ indicazione che ho sempre cercato di…di ascoltare…e di non dimenticare…mai…(lunga pausa) bè, immaginatevi…immaginatevi una notte carica di pioggia…con un cielo coperto da nuvole minacciose…ma con degli spacchi…degli scollamenti…che lasciano filtrare i raggi di una luna che invece non è mai stata così luminosa e…insieme a questi…la luce puntiforme di qualche stella lontanissima…(breve pausa, come descrivendo ciò che vede) e poi io…io che scendo dalla città alta a quella bassa…(pausa) ora non piove quasi più…(breve pausa) ho l’ombrello chiuso e…(breve pausa) e lo sto usando come un bastone da passeggio…(breve pausa) il passo è rilassato ma attento…per non scivolare sul selciato antico e un po’ sconnesso di quella stretta via che porta giù, verso la valle…(breve pausa) fischietto un motivo che neanche ricordavo di conoscere…mi sento sereno e quasi…felice…(breve pausa) annuso gli odori che la pioggia ha innalzato fino alle mie narici…(breve pausa) e cerco di trattenerli…e…ricordo…ricordo di quando ero bambino…e di mia madre…e delle volte che scendevamo in paese…e della gente che incontravamo e…(urlando improvvisamente) SHEMA ISRAEL!…(pausa) sento il mio corpo irrigidirsi…e tutto quello che c’era dentro la mia testa fino a pochi attimi prima scompare…di colpo…(breve pausa) la mente ora incespica…ed ha appena la forza di chiedersi…(sillabando) da dove viene?...quell’urlo…da dove…(breve pausa) quindi dentro la mia testa cade uno strano…silenzio…un caos di suoni, più che altro…(breve pausa) e poi ecco…ancora quella voce…flebile…che cerca di farsi strada…che sussurra…e si domanda…(breve pausa) è dentro?…l’urlo è…no…no, è…fuori…è…(pausa) poi di nuovo nulla…se non quello…strano silenzio…caotico…(pausa, tormentato) mi sforzo…mi sforzo con tutto me stesso di…(breve pausa) di fare un po’ d’ordine…(toccandosi la testa) qua dentro…ma…ma no…niente…non c’è niente da fare…non…(breve pausa) non ci riesco…non riesco a…rimettere in ordine i pensieri…voglio dire, ognuno al loro posto…mi capite?…(breve pausa) non ci riesco!…Dio!…(pausa) riesco a percepire soltanto quello strano silenzio di prima…(pausa) poi, mentre i pensieri continuano a sfuggirmi…improvvisamente, da dietro un muro…intravedo…o meglio…intuisco che…(breve pausa, poi lentamente) che si sta materializzando una figura…(pausa, confuso) mi sembra che…sì…che mi stia venendo…incontro…(breve pausa) ma no…no, è impossibile…piuttosto devo essere io a…(breve pausa) ma sì, certo, sono…sono io che sto continuando a…ad avanzare…quasi inconsapevolmente e…(breve pausa) ecco, adesso la vedo…la vedo chiaramente…i suoi contorni sono ben definiti…eppure…(breve pausa, confuso) eppure io…io non capisco…non capisco cosa sia…non capisco…(breve pausa) ma…cos’è?!…chi è?!…(lunga pausa, finalmente consapevole) poi finalmente lo guardo…(pausa) è un uomo…è seduto per terra…e vicino a lui c’è…(breve pausa) un cane…un cane accucciato sulle zampe posteriori…(breve pausa) mi guardano…il cane in silenzio…l’uomo invece ripete…continuamente…con foga…quell’urlo…(breve pausa) shemà Israel!…(pausa) ma che significa?…cosa diavolo significa?!…(pausa) e poi aggiunge, mentre il suo sguardo mi trapassa da parte a parte:…nessuno ascolta…perché tu non ascolti…(breve pausa) perché tu non mi ascolti?!…(pausa) ma io non mi fermo…lo guardo con la coda dell’occhio…ma non mi fermo…neppure per un istante e…(breve pausa) e proseguo…(breve pausa) sì, io proseguo il mio cammino senza…(breve pausa) senza neppure rallentare…(lunga pausa) più tardi, quando…quando ritorno sui miei passi…e risalgo lentamente quella china così erta…non lo ritrovo più…(breve pausa) ma c’è il cane…e stavolta è in piedi…ed inizia ad abbaiare verso di me…(pausa) l’uomo però non c’è…non c’è più e allora…allora una…profonda inquietudine inizia a crescere…rapidamente…dentro di me e…e comincio a chiedermi…starà…bene?…(breve pausa) forse…forse gli è successo qualcosa…forse ha incontrato qualcuno…qualcuno che gli ha fatto del male…forse…(lunga pausa, improvvisamente illuminato) poi, di colpo, comprendo tutto e…e ogni cosa va finalmente al suo posto…(breve pausa) sì, adesso ne sono sicuro…ma certo!…non può essere che così…(pausa, con chiarezza) qualcuno lo ha ascoltato…(breve pausa) sì, finalmente qualcuno lo ha ascoltato…(pausa) e allora…ripenso…ripenso a quelle sue parole…(breve pausa) e al suo grido…shema Israel!…e mi ricordo…mi ricordo di quello che vuol dire…(breve pausa) è l’inizio di una preghiera…significa…ascolta Israele!…ascolta…ascolta…(breve pausa) e…e un rimorso…terribile…mi prende subito…(toccandosi lo stomaco) qui, alla bocca dello stomaco…e c’è una domanda che mi rimbalza nella testa…(pausa) perché?…perché non mi sono fermato?…perchè non l’ho ascoltato?…(pausa) perché noi non ascoltiamo?…(pausa, con forza disperata) maledizione, è così!…è così, capite?…noi non ascoltiamo mai…mai…(breve pausa) né chi ci sta di fronte…né…noi stessi…(breve pausa) perché?!…(pausa) ed è questo che ci separa gli uni dagli altri…è questo, non è vero?…che ci rende…colpevoli…(breve pausa) sì, colpevoli perchè…(breve pausa) perché sigilliamo le nostre orecchie…i nostri cuori…per renderli impermeabili all’urlo che fuoriesce come un fiume in piena dalla bocca degli agonizzanti…(breve pausa) dei nostri fratelli agonizzanti!…(breve pausa) e sapete…sapete perché siamo capaci di farlo?…perché siamo capaci di ignorare il grido di chi ci sta di fronte?…(pausa) perché non c’è abbastanza silenzio dentro di noi…non c’è silenzio, capite?…(si odono voci e suoni sovrapposti e, alla fine, anche un’eco che ripete io io io) ma solo un caos di suoni…di voci scomposte…frantumate…di echi che moltiplicano il nostro io…echi che continuano a rimbombare…a rimbombare…senza un solo momento di pausa e che…(rallentando) che vanno a coprire ogni altro suono…(breve pausa) ogni suono…fuori…o dentro di noi…(spossato, pausa molto lunga) ho così tanti ricordi…uno per ogni singolo attimo della mia vita…(lunga pausa, poi ansioso) ma il tempo stringe…vedete?…il sole si sta abbassando rapidamente…e il suo disco è sempre più rosso e…sempre più…grande…(breve pausa, osservando attentamente) ormai poggia quasi sul sottile piano dell’orizzonte…e…(si blocca, pausa, poi cupo) la giornata sta per finire, non è vero?…e con essa le mie parole…(pausa, forzatamente risoluto) devo fare in fretta, allora…perché…perchè nessuno può sapere quando potrò…riaverle…(pausa) ma sono così tante le cose che vorrei dirvi!…così tante…e i granelli…dentro questa maledetta clessidra…scivolano così rapidamente!…Dio, come è veloce il tempo!…(pausa) ma non posso sprecare questi pochi istanti che ancora mi rimangono…no, non posso…(pausa, poi preso da una grande ansia, come una cascata di parole che quasi si sovrappongono) io mi ricordo…mi ricordo di…di mia madre…quando si piegava sul mio letto per una carezza o un bacio…e di mio padre che mi raccontava della guerra…che mi insegnava a cavalcare…e poi degli amici della scuola…di tutte le sciocchezze fatte…degli scherzi…delle risate…mi ricordo di tutte le donne che ho amato…delle promesse scambiate…e poi i silenzi…e il loro ansimare nel buio…la paura della fine…la dolcezza dell’inizio…gli sguardi…le parole innamorate…il fuoco della gelosia…tutti i luoghi visitati insieme…i colori e i profumi…le persone incontrate…la simpatia e l’antipatia che per loro ho provato…le grandi delusioni…le piccole gioie…l’amarezza dei tradimenti…l’estasi di un amicizia fedele…le luci brillanti delle stelle e il buio della notte…le dita rosee di un alba e il rumore fragoroso del mare…il calore della sabbia sotto i piedi…il freddo gioioso della neve…il ticchettare della pioggia sui vetri…il crepitio della legna che arde in un caminetto…ma anche la paura che ti stringe lo stomaco…che ti fa esplodere il cuore…l’ansia per la sorte di un amico…o di un fratello…il piacere prepotente di due amanti mentre uniscono i loro corpi…la tenerezza silenziosa di una lacrima che cade…tutta la musica che ho ascoltato…i libri letti…le poesie…l’agonismo di una sfida sportiva…l’emozione di un’immagine in movimento…di un uomo che muore sulla scena…il silenzio prima che il sipario si alzi…e il battito delle mani dopo che il sipario si è chiuso…lo stupore della fine…(pausa, poi lugubre) ma adesso non mi resta che il vento…questo vento che passa e non lascia traccia…che soffia senza sapere da dove o verso dove…un vento strano, che si alza e ricade…si alza e ricade…(breve pausa, lentamente) un vento che vive dentro le mie parole…e che ripete…incessantemente…(due volte) lasciate che i morti seppelliscano i morti…(breve pausa) e infine si placa, trovando il suo riposo dentro un’ombra che è la sua urna…(un colpo di vento improvviso e violento; la scena si fa buia, poi di nuovo luce; si vede la scena iniziale, ma questa volta senza William; in sottofondo voci di bambini che giocano. Il sipario si chiude lentamente.)