VIVERE STANCA
in principio c’era solo il coniglio

di

Nicola Pegoraro


PERSONAGGI

FABIO LUPO
LUIGI SILVESTRI


Scena 1 Musica 1
In proscenio una panchina. Lupo seduto sulla panchina.
Entra Silvestri trascinando un albero.

La radio si accende e si sente una musica di Rossini.

SILVESTRI: gira attorno all’albero guardandolo con attenzione, alle sue spalle entra Lupo.
LUPO: entra muovendo la rivista come una bacchetta da direttore d’orchestra, posa la radio sulla panchina, dirige l’orchestra e poi si siede ad ascoltare.
SILVESTRI: buongiorno.
LUPO: tace
SILVESTRI: (più forte) disturbo se mi siedo?
LUPO: cosa?
SILVESTRI: come dice? Non capisco, c’è la musica alta.
LUPO: non sento, c’è la musica alta.
SILVESTRI: la può spegnere?
LUPO: no.
SILVESTRI: scusi ma così non possiamo parlare.
LUPO: meglio.
SILVESTRI: volevo fare due chiacchiere.
LUPO: perché?
SILVESTRI: così, per passare il tempo.
LUPO: che spacamaroni.
SILVESTRI: scusi, ma per caso ci conosciamo?
LUPO: noi? Mai visto prima (alza la radio).
SILVESTRI: mi pareva una faccia familiare.
LUPO: I vecchi si assomigliano tutti.
SILVESTRI: (vede la rivista appoggiata sulla panchina) Che donna!
LUPO: Eh? (spegne la radio)
SILVESTRI: Che pezzo di donna!
LUPO: Dove?
SILVESTRI: Lì, sulla copertina.
LUPO: Ah, sì (pausa) una gran donna (pausa)
SILVESTRI: Chi è?
LUPO: E che ne so.
SILVESTRI: Dovrebbe essere scritto (pausa). Legga un po' (pausa) sarà un'attrice.
LUPO: Legga lei. (gli passa la rivista)
SILVESTRI: guarda che roba, “mi colpiscono di una donna le stesse parti di un pollo: petto cosce e collo”.
LUPO: complimenti per la battuta, bel modo di trattare le femmine.
SILVESTRI: ma era solo una battuta innocente di Marchesi.
LUPO: maschilisti tutti e due, vergognatevi.
SILVESTRI: e va bene, mi scusi.
LUPO: Comunque è davvero una bella pollastrella.
SILVESTRI: ah (controscena)
LUPO: comunque nelle donne bisogna cercare un difetto.
SILVESTRI: Perché farsi del male.
LUPO: Non «per farsi del male» ma per proteggersi.
SILVESTRI: Da una creatura così perfetta? Avere la sorpresa di trovarsela nel letto …
LUPO: (pausa) trent'anni fa (pausa)
SILVESTRI: Come dice, scusi?
LUPO: Ho detto trent'anni fa. Se la trovasse ne letto adesso cosa farebbe? Un infarto? (e gli riprende la rivista, e la guarda) Vede, il difetto, bisogna cercarlo sempre. Queste splendide creature, intelligenti, simpatiche, colte, raffinate e belle, se non trovi il difetto possono ruberti l’anima. E dentro a questi occhi, questi bellissimi occi puoi tuffarti, e su questo incantevole petto posarti mollemente
SILVESTRI: Neanche tanto mollemente, a me sembra bello sodo.
LUPO: E guarda che fianchi così accoglienti, così rotondi, da perdersi.
SILVESTRI: E cosa c’è di male in questo?
LUPO: Che ti perdi!! Porca patata, e rischi di perdere il sentimento e dopo non capisci più niente e hai finito di dormire, ridere, magnare e pensi solo a lei, e non va bene. Capito?
SILVESTRI: (dopo una pausa) Bella giornata. (silenzio) Gran bella estate, quest'anno (pausa) Ferilli, si chiama Ferilli. L’attrice romana
LUPO: Trovato, grazie!
SILVESTRI: Trovato cosa?
LUPO: il difetto
SILVESTRI: Cioè?
LUPO: E’ romana, non poi fidarti dei romani, credono di vivere ancora nella caput mundi, si danno un sacco di arie come ai tempi dell’Imperium Romanum. Date a Cesare quel che è di Cesare, altro che Cesare, abiamo ingozzato tanti personaggi. Comunque questo è il suo difetto.
SILVESTRI: Contento adesso?
LUPO: Sì, adesso sì, ho il vaccino, così non mi frega più. Se per caso sento il cuore vacillare penso è romana e sono a posto. Cosa ne dice?
SILVESTRI: Io so’ romano de Roma, problemi?
LUPO: Un terrone, con tutte le panchine libere che ci sono (dopo una pausa) Bella giornata. (silenzio) Gran bella estate, quest'anno (pausa)
SILVESTRI: (lungo silenzio) Saranno rimaste contente le rondini. Hanno fatto fatica per arrivare fin qui, ma almeno hanno avuto una gran bella estate.
LUPO: Bestie stupide, senza fantasia, uccelli piccolo borghesi.
SILVESTRI: Scusi ma (pausa) perché?
LUPO: Con tanti bei posti che ci sono nel mondo da vedere, tornano ogni anno dove sono state l'anno prima e convinte di trovare il nido (pausa). Non ci sono più le stalle. Una volta eravamo contenti di avere i nidi di rondine, perfino dentro casa. C’erano le vacche e le mosche. Le rondini la mangiavano di gusto, e schitavano.
SILVESTRI: schitavano?
LUPO: schittare da schitti, in veceto è la popò degli ucellini
SILVESTRI: delle rondini?!?
LUPO: no dei rinoceronti! (ancora un silenzio)
SILVESTRI: E per questo ringrazio dio.
LUPO: E perché scusi? Per i rinoceronti?
SILVESTRI: Sa com’è, se avessero le ali che bei «schiti» ti sganciano da lassù?
LUPO: più che la carica del rinoceronte farebbe paura la scarica.
SILVESTRI: però lei ne ha di fantasia
LUPO: Bisogna. Se non immaginiamo le cose tutto diventa normale e triste.
SILVESTRI: anch’io sa ho fantasia, pensi, da piccolo mi inventavo gli amici.
LUPO: addirittura, esagerato.
SILVESTRI: mi divertivo molto e con loro ci passavo i pomeriggi. A volte mi invento storie da raccontare ai miei nipoti, loro non le ascoltano, ma sono belle sa. Una volta ho raccontato di come è nato il gatto.
LUPO: sarà nato da una gatta, o no?
SILVESTRI: ma no, in principio c’era solo il coniglio, poi un giorno uno di questi, una bella bestia bianca e nera, si mise a correre per scappare, allora Adamo lo afferrò per la coda, ma il coniglio continuava a tirare così alla fine la coda si allungò e le orecchie si accorciarono. Così è nato il gatto.
LUPO: così il gatto e il conoglio sono la stessa bestia?
SILVESTRI. Certo, sono lo stesso animale, visto in due modi diversi.
LUPO: il conoglio e il gatto.
SILVESTRI: a pensarci sarà per questo che a voi vicentini piace il gatto.
LUPO: questa mi mancava, il terrone simpatico.
SILVESTRI: (controlla l'ora) Un quarto alle cinque. Ancora tre ore prima di andare a cena.
LUPO: Tre ore. E io ho già fame.
SILVESTRI: Quando uno si annoia, sente fame. Ma mica è fame buona.
LUPO: Che discorsi! Fame cattiva fame buona. La fame è fame.
SILVESTRI: ma non è la fame da mettersi a tavola. Se la sentirebbe lei di mangiarsi a quest’ora una bistecca?
LUPO: e lei un saltimbocca alla romana lo butterebbe via?
SILVESTRI: Magari un supplì, ma di quelli buoni come li facciamo noi romani.
LUPO: il supplì, intanto non è nato a Roma, lo avete copiato dagli arancini siciliani, che sono stati copiati da un dolce chiamato “la fava del re”.
SILVESTRI: preferisco mangiare un supplì piuttosto della fava del re. Comunque ho lo stomaco sano e soprattutto un intestino, meglio dei rinoceronti. Se non fosse per le gambe (pausa)
LUPO: Le mie gambe sono buone, cammino tutto il giorno e non mi stufo mai.
SILVESTRI: Io non più, ho le vene varicose. Devo usare le calze contenitive.
LUPO: Bisogna imporsi di camminare. Il moto fa bene.
camminando in circolo entrambi
SILVESTRI: Le calze mi danno un disturbo continuo, però camminare fa bene, specie alla nostra età.
LUPO: A tutte le età. Alla mia e alla sua.
SILVESTRI: Non mi pare che tra noi due ci sia molta differenza (pausa)
LUPO: Ognuno ha l’età che dimostra. L’età che si merita.
SILVESTRI: (dopo un silenzio) I giovani, invece, non vogliono più saperne di camminare. Mio genero prende la macchina anche per andare dal tabaccaio all'angolo.
(si fermano e si siedono)
LUPO: l’omo perde i pezzi, chissà cosa resterà di noialtri.
SILVESTRI: (canticchia) ora ho praticamente un grande testone e un testicolo per la riproduzione.
(si guardano e Silvestri canticchia la canzone di Gaber smorzandosi)
LUPO: Di quello che succederà quando non ci sarò più me ne frego. Il nostro futuro è come la scaletta del pollaio, corta e piena di schiti.
SILVESTRI: stiamo rovinando l’aria, l’acqua.
LUPO: Una volta c’era la peste, le epidemie, il tifo, il tanfo, la rogna e lo sgranfo. Adesso c’è l’acqua inquinata e l’aria inquinà. In un modo o nell'altro, chi deve crepare, crepa (pausa)
SILVESTRI: Ma io ci tengo a stare sano (pausa) allora cammino
(riprendono a camminare)
LUPO: Camminare fa bene, fa venire appetito.
SILVESTRI: alla nostra età meno si mangia e meglio è.
LUPO: Alla sua, di età. Io se non magno, mi ammalo. Se non avessi appetito, sarei già morto.
SILVESTRI: Con questa estate bella e secca, chissà che vendemmia si farà.
(si fermano)
LUPO: Il vino non si fa più con l’uva. Niente si fa più come si dovrebbe. Neanche l’amore. Adesso lo fanno in internet, finto. All’amore hanno tolto la poesia. La tecnologia doveva renderci felici, invece ci ha portato la solitudine. Abbiamo distrutto il mondo e per che cosa? Per mettere tutti allo stesso livello, tutti che sanno tutto, non importa se sei competente o no, l’importante sono i like. Che dopo che cosa cazzo sono ‘sti like?? Tutti con il deolone alto. Coglionazzi.
SILVESTRI: la tecnologia doveva servire per renderci più colti, più sapienti.
LUPO: Invece siamo diventati più zucconi. E comunque si sta meglio così.
SILVESTRI: Perché?
LUPO: chi stupido non sa di esserlo e si risparmia un sacco di delusioni. Da stupidi si vive benissimo in questo mondo.
(pausa)
SILVESTRI: Caldo, eh? Fa ancora caldo. A lei il caldo piace?
LUPO: quando non è troppo caldo, e il fredo, quando non è troppo fredo (pausa)
SILVESTRI: Io che esco col cappello, d'inverno non ho mai un raffreddore. E coi miei ottanta anni compiuti sto sempre bene. (si aspetta una reazione che non viene) Me ne dava di più?
LUPO: Di cosa?
SILVESTRI: (pausa) di anni.
LUPO: Quanti ha detto?
SILVESTRI: Ottanta. Compiuti a marzo. Li dimostro?
LUPO: Pensavo ne avesse novanta. Uno alla sua età dovrebbe essere più scaltro.
SILVESTRI: In che senso?
LUPO: In tutti i sensi. Scaltro come me, par esempio, che ottant’anni li compio a ottobre.
SILVESTRI: Siamo coetanei, allora.
LUPO: Anche se non si direbbe.
SILVESTRI: da giovani eravamo duri come l’acciaio.
LUPO: Adesso siamo diventati di piombo. La gravità ha vinto e grazie a dio mi sono tolto una rogna. Era come avere la bacchetta da rabdomante, per le rogne però.
SILVESTRI: Così si è ritirato?
LUPO: eh già, si è proprio ritirato, ma va ben così. Il signore non ci vuole bene, ci lascia la voglia ma ci toglie la forza.
SILVESTRI: D'altra parte, ottant’anni anni sono tanti (pausa).
LUPO: per chi ne ha venti, ma per chi ne hà novanta, no.
SILVESTRI: Mio nonno diceva sempre che dopo i settanta, tutti gli anni sono regalati.
LUPO: Perché ai tempi di suo nonno a settant’anni si era vecchi. Invece se ne possono fare, di cose, alla nostra età. Basta essere sani. E se sei sano (pausa).
SILVESTRI: Sì, viviamo di più ma con l’alzheimer.
LUPO: Mastica? Ha la dentiera?
SILVESTRI: Si vede?
LUPO: Ma è proprio sano? Niente diabete, nefrite, artrite, polmonite, otite…
SILVESTRI: ooooh, ma si ferma o continua? Io sto bene, il medico dice che ho solo un po’ di arteriosclerosi. Certo, le arterie non saranno più quelle di una volta, ma io nemmeno me ne accorgo (pausa).
LUPO: Prostata?
SILVESTRI: Operato sei anni fa. Dopo, per un po' ero un giovanotto.
LUPO: Io sono tutto intiero. Mai operato, mai ricucito. Forte e robusto come a vent’anni. Pressione un po' altina, questo sì, ma perché ho il sangue forte.
SILVESTRI: Del resto, se qualche acciacco c'è, è la vecchiaia (pausa)
LUPO: Gli anni, vorrà dire, non la vecchiaia. Che è un'altra roba. Lei si chiama?
SILVESTRI: Silvestri, Silvestri Luigi.
LUPO: Io Lupo. Lupo Fabio. (si stringono la mano)
SILVESTRI: Allora possiamo darci del tu.
LUPO: Perché?
SILVESTRI: Perché abbiamo la stessa età.
LUPO: Non crederai che siamo rimasti solo noi due e che che gli altri siano tutti morti?
SILVESTRI: No, questo no. Eravamo in tanti. Ricordo alla visita militare. Una fila che non finiva mai. Come formiche. Tutti nudi col verme fuori. E io che mi vergognavo di starmene lì, col pisello per aria.
LUPO: Chi non è abile par la regina non è abile neanche per il re.
SILVESTRI: Invece mi hanno subito destinato all'artiglieria pesante. Alla visita di leva ecco dove ci siamo conosciuti. Abbiamo la stessa età, di sicuro ci siamo conosciuti lì.
LUPO: Ma no, impossibile, io ho fatto l’alpino, altro che artiglieria pesante; noi guidavamo le jeep col pelo, i muli.
SILVESTRI: Mi sarebbe piaciuto fare l’alpino, su per i monti. Però poter contare su un bell’obice è tutta un’altra cosa (pausa)
LUPO: Che discorsi! queste robe potevamo dirle quando eravamo reclute col pistolo al vento, è finito il tempo degli obici.
SILVESTRI: sessant’anni fa.
LUPO: Così tanti?
SILVESTRI: Una rabbia quando mi hanno rapato. Pensavo che senza i miei ricci, le ragazze non mi avrebbero più degnato di uno sguardo. Ero un bel figliolo, allora (pausa)
LUPO: Io ero come oggi.
SILVESTRI: imbranato?
LUPO: fisicamente, intendo, capelli a parte.
SILVESTRI: Anch’io col tempo ho perso qualcosa, e qualcosa si è aggiunto.
LUPO: già, tante rughe.
SILVESTRI: E tante cicatrici. Ho perso mia moglie e sono finito a vivere con mia figlia. Proprio con lei dovevo capitare.
LUPO: Ti trattano male?
Buio su Lupo faro a spot su Silvestri
SILVESTRI: Non è cattiva, ma ha un carattere. Dura, autoritaria, prepotente. Ma gli altri figlioli non mi hanno voluto. I vecchi, nessuno li vuole. Mi tiene perché le fa comodo. Con la mia pensione si paga il mutuo dell'appartamento. Guadagna lei, guadagna lui, guadagna la figlia grande, ma sono pieni di debiti. Sfido, comprano di tutto. Alla fine del mese arrivano conti da pagare come se piovesse. Quando loro decidono di andare a letto, spengono anche se guardo la tv. Non vogliono consumare corrente solo per me. Prima stavo con mia figlia Luisa, con lei stavo bene. Aveva ormai quarant'anni, pensavo che ormai s’era messa il cuore in pace. Invece si è innamorata di uno, in Svizzera. Sono partiti per andare a vivere lì e non ci sono nemmeno arrivati. Un incidente, lui è ancora vivo, lei invece... Non dovrebbe essere così, i genitori non devono seppellire i figli, è sbagliato, non è giusto, e poi proprio lei doveva andarsene. Perché mi fosse morta questa, di figlia o mio genero o anche tutti e due, sarebbe stato meglio. Così i figli hanno disfatto casa, si sono divisi tranquillamente la roba, come se io fossi già sottoterra e mi hanno mandato qui, da Maria. “Così non starai solo”, mi hanno detto. Invece sono solo più che se fossi solo. Perché mia figlia e suo marito non li vedo mai, i figli sono sempre fuori. Io avevo pensato che i nipotini mi avrebbero tenuto compagnia. Invece, come hanno capito che di soldi da scucire non ne avevo, mi evitano come se avessi la peste.
Buio su Silvestri faro a spot su Lupo
LUPO: In casa di mio figlio continuano a comperare. Mia nuora la è gentile, la sera mi fa sempre la minestrina. Io odio la minestrina con le tempestine, quei semini piccoli che scappano dappertuto in mezzo ai denti. Io voglio la pasta, al dente, voglio mordere, gustare. Un bel piatto di bigoli, fatti come si deve, con l’anatra o col ragù. Voglio gustare il cibo, ho ancora tutti i mé denti. Dopo mangiato, mi da anche mezzo bicchiere di vino perché lo beva mentre guardo la televisione. A me non piace la televisione. Tutte quelle ombre. Vorrei ascoltare musica, quella classica, Rossini il mio preferito. Ma non posso, dicono che li disturbo. Loro stanno lì davanti alla tv e guai a parlare. Neanche cambiare canale mi lasciano. Dopo decidono che è ora di andare a dormire e smorzano tutto. Tutte le sere finisce così, al buio, senza una parola.
Luce piena
SILVESTRI: certo che ci sto bene, tutti mi volevano, sai fa comodo il mio supporto
LUPO: siamo ancora solo noi che tiriamo avanti la carreta.
SILVESTRI: A casa mia sanno che il nonno si serve sempre per primo.
LUPO: Mia nuora, la sera, fa sempre carne al sangue e del buon merlot.
SILVESTRI: Ai figli verdura cotta e mezza mela e a me le bistecche grosse così perché mi vogliono sano.
LUPO: il ben di Dio che c’è in casa mia. Ogni settimana mia nuora va a far la spesa al supermercato. Compra tanta di quella roba e in pochi giorni sparisce tutto.
SILVESTRI: e alla sera scelgo io cosa guardare in televisione, mi piacciono i western.
LUPO: Io invece musica classica, Rossini e la televisione spenta così parliamo.
SILVESTRI: è giusto così, abbiamo avuto una vita dura e adesso ci godiamo gli affetti.
LUPO: si lavorava duro, altro che l'orario unico.
SILVESTRI: e la settimana corta.
LUPO: queste nuove generazioni non hanno più tempo per ascoltare. Li vedi con le cuffiette con la musica o sempre col telefono in mano. Nell’epoca delle comunicazioni nessuno ha più niente da dire.
SILVESTRI: hanno anche perso l’attenzione per le cose, non guardano più le persone, invece di leggere tra le righe, dovrebbero imparare a leggere tra le rughe.
LUPO: ognuno si fa i cazzi suoi.
(Pausa)
SILVESTRI: a volte penso che mi piacerebbe un gattino.
LUPO: Ne vedevo tanti di gatti di notte, gatti e puttane. Ho occhio per le puttane. Quando alle due, alle tre andavo al panificio, ne trovavo tante sul marciapiede del palazzo, e ci provavano sempre con me. Ormai dovevano conoscermi, invece ci speravano sempre.
SILVESTRI: Facevi il pane, beato te, avrei tanto voluto fare il fornaio.
LUPO: e che buono che era. Bei tempi. Lavoravo e i clienti mi volevano bene. Farine di qualità questo era el trucco. Dopo sono iniziati i problemi come le allergie al glutine. Ci stiamo indebolendo, c’è qualcosa che non va e la natura prova a dircelo.
SILVESTRI: Io lavoravo al meccanografico. Dovevo compilare delle schede forate con dei dati, poi sono arrivati i computer.
LUPO: io ero una persona amata. Nessuno impastava come me.
SILVESTRI: Del mio ufficio siamo andati in pensione in tre. Ma gli altri due, in sei mesi, sono morti di crepacuore.
LUPO: Che stupidi a rimetterci la pensione. E perché? La loro parte, l’avevano fatta. Era giusto che lavorassero anche gli altri, o no?
SILVESTRI: Il primo mese, la mattina, mi facevo sempre trovare all'ingresso dell’ufficio. Speravo che, vedendomi là, mi dicessero di andar dentro e rimettermi alla scrivania, ma gli altri impiegati, specie quelli giovani, facevano finta di non vedermi. Così un mattino sono rimasto a letto a dormire. Ma il mio lavoro, lo saprei ancora fare, come prima. (mima il far di conto con la calcolatrice)
LUPO: Io me ne frego. Vogliono che mi riposi? Mi riposo, ho venduto tutto e chi voleva vedarmi poteva venire in cerca.
SILVESTRI: E ti hanno cercato?
LUPO. (scuote la testa)
(pausa)
SILVESTRI: Vuoi?
LUPO: Cos'è?
SILVESTRI: Non vedi? Una caramella.
LUPO: grazie, ma ti piacciono le caramelle, anche a te?
SILVESTRI: Invecchiando, tu non ci vedi. Perché non metti gli occhiali?
LUPO: Non serve. Ho la cataratta.
SILVESTRI: E non ti fai operare? (silenzio) Hai paura?
LUPO: Se uno va in ospedale, non ne viene più fuori. Vedi, coso, come è che ti chiami?
SILVESTRI: Silvestri.
LUPO: Se in ospedale va un giovane lo curano e  lo mandano a casa guarito. Ma se ghe va un vecchio come te, lo tengono lì e non i lo mollano più. Deve morire di malinconia o di crepacuore.
SILVESTRI: Ma non è vero.
LUPO: Invece così! E io non ho nessuna voglia di morire. La vita mi piace, anche se ci vedo poco. Mi piace l'aria che respiro, l'acqua che bevo, il merlòt e meglio, il pane che magno e il sole che mi scalda. Mi piace tutto della vita, a parte la minestrina.
(pausa)
SILVESTRI: Ma se ci vedi così poco come hai fatto ad arrivare qui?
LUPO: non so mica orbo completo: un poco ci vedo. Vedo l’albero, le case, là in fondo.
SILVESTRI: Mi pare di conoscerti da sempre. Possiamo vederci, ogni tanto?
LUPO: vederci? Certo, se ci riesco a vederti.
SILVESTRI: Io esco tutti i giorni, mattina e pomeriggio.
LUPO: Anche io. Beh, cosa facciamo? Ti va di fare due passi?
SILVESTRI: Senza correre, però. Mi fai vedere dove abiti che domani mattina passo a prenderti.
LUPO: E perché passi a prendermi, tu che fai fatica de camminare? Perché pensi che ci vedo poco?
SILVESTRI: Beh (pausa) anche.
LUPO: Sentimi bene, coso, io ci vedo poco, ma sto cento volte meglio di te. Dimostro meno anni, cammino meglio, digerisco meglio, ci sento meglio, ho ancora i miei denti in bocca, i capelli in testa e tutte le altre cosette che funzionano. E, se voglio potrei ancora usare la bacchetta da rabdomante. Sissignore, tutte le volte che ne ho voglia. Non sono mica un pappamola come te.
SILVESTRI: (lo ha lasciato sfogare, poi, dolcemente) Lo so che non sei un vecchio rammollito come me. Sei più giovane. Di sei mesi. Tu sei nato in ottobre, io in marzo.
LUPO: (lo guarda disarmato e sorride)
SILVESTRI: (lo prende a braccetto ed avviandosi con lui) Ma non avevi appeso la bacchetta al chiodo?
LUPO: E ho fatto bene, basta rogne. Ti va un po’ di musica?
SILVESTRI: ma sì dai, Rossini piace molto anche a me.
LUPO: Anche Rossini ti piace? Pare proprio che siamo come il tuo coniglio e il tuo gatto, discendiamo dalla stessa bestia.
SILVESTRI. Io sono il coniglio
LUPO: ti pareva mi, io che sono vicentino mi toccherà essere il gatto (musica 3 Lupo accende la radio mentre Silvestri prende la rivista, escono insieme)
Buio.
Scena 2 Musica 2 Qualche tempo dopo. Lupo, cammina nervoso, avanti
e indietro guardando l’albero, in mano la radio accesa. Silvestri è seduto
      
SILVESTRI: Spegni la radio e mettiti a sedere. (silenzio) Che diavolo hai? (silenzio) Se non vuoi rispondere, cammina pure. Almeno ti scarichi i nervi. (silenzio) Non mi dici nulla?
LUPO: (tra i denti) Non dico niente perché non ho niente da dire e la radio non la spengo.
SILVESTRI: Non ti va più la mia compagnia? (silenzio) La spegni quella radio?
LUPO: (spegne la radio) ecco fatto, contento?
SILVESTRI: sì, e smettila di camminare, mi fai girare la testa. Mettiti a sedere e rispondi: ce l'hai con me?
LUPO: (si siede) No.
SILVESTRI: Con chi, allora?
LUPO: Con nessuno.
SILVESTRI: Guardami in faccia almeno. Cosa ti ho fatto?
LUPO: niente, ho le palle girate.
SILVESTRI: Se si è di malumore c’è un motivo.
LUPO: E io, invece, sono di malumore senza motivo.
SILVESTRI: Ce l'hai con me, lo so. Ti conosco bene, ormai.
LUPO: Tu mi conosci? Anche io credevo di conoscerti, invece.
SILVESTRI: Se ti ho fatto qualcosa, dimmelo in faccia. (silenzio) Devi dirmelo, quello che pensi. (silenzio)
LUPO: (si ferma di scatto) Perché non puo sparire così, prr otto giorni, senza dirmi niente, lasciandomi qui ad aspettarti come un mona.
SILVESTRI: T’ho spiegato quello che è successo.
LUPO: Se la mia compagnia non ti piace più, dimmelo sul muso. Ma non pretendere di tenermi quì a tua disposizione, aspettando che il signore mi faccia la grazia della sua presenza. Non sono disposto a tegnerti compagnia solo quando ti fa comodo.
SILVESTRI: Se tu tieni compagnia a me, io la tengo a te e siamo pari.
LUPO: Della tua compagnia, me ne frego. Sto benissimo da solo.
SILVESTRI: Stai bene solo, ma diventi una belva quando non mi vedi.
LUPO: Non è questo. E’ che non voglio che mi cerchi solo quando non hai niente di meglio da fare. Non sono lo schiavo di nessuno, io, capito?
SILVESTRI: Siedi qui e ascoltami. Dunque, giovedì Giuseppe, il mio maggiore, è venuto a prendermi per portarmi a casa sua. Ci sono stato a dormire e siccome venerdì era festa, sono rimasto da lui, anche perché è venuto l'altro mio figlio. Sabato e domenica siamo andati fuori, perciò mi ha riaccompagnato da mia figlia soltanto oggi, dopo colazione. Come potevo avvertirti?
LUPO: Con una telefonata.
SILVESTRI: ho provato a chiamarti sul telefono di casa ma nessuno mi ha risposto.
LUPO: Non è vero, sei un bugiardo!
SILVESTRI: Ti assicuro che (pausa)
LUPO: ma dai, sul telefono di casa non risponde mai nessuno. Tutti hanno paura che sia qualcuno che vuole venderti qualcosa.
SILVESTRI: e io che ne so? Quando, a casa mia, il telefono suonava era sempre una sorpresa, un amico o un’urgenza, insomma qualcuno che conosci.
LUPO: adesso non è più così, sono solo seccatori quelli che suonano.
SILVESTRI: e come faccio allora a chiamarti?
LUPO: prima di premere il campanelo di casa devi mandare un messaggio per dire che sei tu.
SILVESTRI: e con cosa te lo mando? Devo andare in posta prima di venire a casa tua?
LUPO: ma no, basta che mandi un messaggio sul cellulare, è facile.
SILVESTRI: io non uso quella roba lì, troppa confusione e i tasti sono piccoli. Come fai tu poi che sei mezzo orbo?
LUPO: è semplice, mio nepote me lo ha insegnato. I comandi vocali. Guarda (pausa)
prende il telefono e avvia una chiamata vocale effetto audio 4
LUPO: chiama Silvestri Luigi.
Telefono: “chiamo Silvano Romio su casa o cellulare?”
LUPO: no, chiama Luigi Silvestri casa
Telefono: “chiamo Luigino Sartori su casa o cellulare?”
SILVESTRI: com’è che si chiama sta roba? Chiamata vocale? Davvero pratica
LUPO: con mio nipote funzionava, proprio ieri mi ha mostrato come fare.
Telefono: “chiamo Luigino Sartori su casa o cellulare? Per chiamate vocali ripetere il nome oppure dire chiama numero. Chiamo Sartori Luigino su casa o cellulare?”
LUPO: no
Telefono: “ripetere prego”
LUPO: no
Telefono: “per chiamate vocali ripetere…”
Lupo lancia il telefono fuori scena
LUPO: Ma va in mona! Comunque un modo per parlarmi se volevi lo trovavi. Del resto la colpa è mia, che mi sono fidato di te.
SILVESTRI: tu ce l'hai con me perché i miei figli si comportano con me meglio di come i tuoi con te: mi vogliono bene.
LUPO: Lascia perdere i tuoi figli! Me ne strafrego di lori. Come me ne strafrego di tutta la tua famiglia.
SILVESTRI: I tuoi figli, caro Lupo (pausa)
LUPO: Tu i miei figlii, li lasci stare. Mettitelo bene in testa, coso, che i figli di Lupo non si toccano. Non sono mìca dei disgraziati come i tui, che si fanno vivi solo quando hanno bisogno e che i portano via la pensione e ancche tutta la moneta che hai in tasca. I miei sono affettuosi e gentili. Mi invitano sempre, sono io che rifiuto i loro inviti. Mi viengono a trovare ogni setimana e i mi portano anche dei regali.
SILVESTRI: Ti portano dei regali? Perché non me l’hai mai detto? E com'è che rifiuti i loro inviti?
LUPO: Perché la mia dignità non mi permette di elemosinare la carità e la compagnia dai miei figlii. I giovani non devono immalinconirsi restando con i vecchi.
SILVESTRI: Io non elemosino niente. Ma quando mi vengono a prendere, vado con loro volentieri, perché mi vogliono bene, molto bene.
LUPO: Se ti trattano bene come mai che ti lamenti sempre?
SILVESTRI: perché sono un brontolone, come tutti i vecchi e quando qualcosa non mi va, la devo dire. Non sono come te che hai persino paura a confidare a un amico come ti trattano in casa e come ti umiliano.
LUPO: Non è vero. In casa mi trattano come un re!
SILVESTRI: E, allora, perché ogni volta che ti accompagno a casa, mi lasci con gli occhi pieni di disperazione?
LUPO: Perché ho le cateratte.
SILVESTRI: Non vuoi ammetterlo perché sei cocciuto e testardo. E sei anche invidioso di me.
LUPO: Bisognerebbe essere dei deficienti per invidiare un disgraziato come te, che non ce la fa più neanche a camminare e ha già un piede nella tomba.
SILVESTRI: Senti chi parla: un cieco!
LUPO: La mia cataratta si cura, le tue gambe no.
SILVESTRI: Meglio paralitico, che invidioso.
LUPO: piottosto orbo, sordo e muto, che bugiardo e carogna come te.
SILVESTRI: E allora smettiamo anche di vederci. Non permettevo di controllare le mie azioni nemmeno a mia moglie. E Dio sa se ho voluto bene, a quella povera donna!
LUPO: le avrai sicuramente voluto bene, ma chissà quanti difetti aveva tua moglie per restare con uno come te.
SILVESTRI: E tua moglie, era romana?
LUPO: Lascia stare mia moglie.
SILVESTRI: Tu puoi parlare della mia e io non posso parlare della tua?!?
LUPO: No! Un bugiardo ipocrita e maligno come te, non ha neanche il diritto di nominarla, una dona come mia moglie.
SILVESTRI: Ascoltami bene io mia moglie l’ho resa felice. Una cosa sola avrei voluto: morire io, non lei, povera donna. Perché una donna anche da vecchia sa sempre difendersi e rendersi utile, sa arrangiarsi mentre un uomo …
LUPO: Ho passato ore suduto su questa panca, ad aspettarti. Senti, coso, è stupido mettersi a baruffare.
SILVESTRI: Sei stato tu a cominciare.
LUPO: guarda, sai cos’è? (tira fuori una pistola ad elastici)
SILVESTRI: ma cos’è? Una pistola a elastici, era la mia passione da piccolo.
LUPO: sì, liavevo fatta per mio nipote, ne hoo fatte due (tira fuori la seconda)
SILVESTRI: così avete giocato insieme, si sarà divertito un sacco.
LUPO: non l’ha neanche guardata, dice che è roba da vecchi e dopo si è messo a giocare col mio telefono.
SILVESTRI: io le facevo con gli elastici rossi delle camere d’aria, tagliavi tanti cerchietti e poi costruivi l’elastico.
LUPO: adesso non si trovano più. Ho comprerato questi verdi.
SILVESTRI: e funzionano?
LUPO: Abbastansa, basta caricarle, tieni. (gli passa una pistola)

Giocano a soggetto rincorrendosi e sparandosi addosso come dei bambini, poi si fermano.

SILVESTRI: basta mi arrendo, che stupidi vecchi che siamo a giocare come i bambini.
LUPO: ah, io non credo a queste robe. Non sono mica un uomo pasticcio, fatto a strati, bambino, giovane, uomo e vecchio. Non funziono così io. Preferisco essare un uomo minestrone. Dentro di me poi trovare di tutto, pezzi di uomo, di bambino e di vecchio.
SILVESTRI: forse hai ragione, voglio essere anch’io un uomo minestrina come te
LUPO: no minestrina, eh no, minestrone per piacere.
SILVESTRI: lo so, scherzavo.
LUPO: Adesso però dimmi la verità, dove ti hanno portato?
SILVESTRI: Dalle suore. (tre volte)
LUPO: Quali suore?
SILVESTRI: E che ne so? Quelle col velo nero.
LUPO: Vuoi dire in un ospizio?
SILVESTRI: e sono venuti a riprendermi soltanto oggi.
LUPO: E tu non ne sapevi niente?
SILVESTRI: giovedì sera, tornando a casa, ho trovato mio genero e mia figlia, sul portone, con la valigia. Mi hanno caricato in macchina e per strada mi hanno detto dove mi portavano.
LUPO: per questo non mi hai detto niente?
SILVESTRI: Non ne ho avuto il coraggio.
LUPO: Capisco.
SILVESTRI: No non puoi capire, bisogna esserci stati, per capire.
LUPO: Mi dispiace.
SILVESTRI: Non è stato allegro.
LUPO: ci credo.
SILVESTRI: Un brutto posto.
LUPO: Trattano male?
SILVESTRI: Non è per come trattano. È che non sei più nessuno. Un vecchio e basta. Un vecchio messo in prigione, seduto ad aspettare di morire.
LUPO: Maledetti!
SILVESTRI: Come stare in caserma. Ma nelle caserme ci stanno i soldati, che sono giovani, allegri, sani. Lì, invece, solo gente che tossisce, che sputa, che si lamenta, che ti guarda con gli occhi vuoti. Tutti vecchi, tutti brutti. Io non pensavo d’essere anch'io vecchio e brutto come loro. Lì me ne sono accorto.
LUPO: Cosa vuoi che sia la bellezza.
SILVESTRI: Nel letto vicino al mio, la prima notte uno s’è sentito male. La mattina dopo vedo un paravento. Dietro c’era lui, morto.
LUPO: lascia stare, non pensarci.
SILVESTRI: C'erano dei vecchi, che erano stati portati lì dai loro figli, per qualche giorno, come me e nessuno più era tornato a riprenderli. Non avevano notizie della famiglia da mesi, anni. E io avevo il terrore che la stessa cosa succedesse anche a me.
LUPO: Scusami, coso, Silvestri …
SILVESTRI: Mi hanno lasciato lì, in deposito, come una valigia.
LUPO: Ma quando tua figlia è venuta a prenderti …
SILVESTRI: come l'ho vista, sono scoppiato a piangere.
LUPO: E le hai gridato sol muso che lì dentro non voi più tornare, vero?
SILVESTRI: Nemmeno mi ascoltava. Parlava dei giorni passati fuori, dell’albergo, di quello che avevano mangiato, furibonda per tutto quello che avevano speso.
LUPO: Anche i cani li portano al canile per andare in ferie.
Da luce piena a luce a spot su Silvestri e buio su Lupo
SILVESTRI: Non aver rimpianti. La sola cosa che puoi rimpiangere è la gioventù. La gioventù, la forza, l'energia che avevamo allora. Io ero forte. La sera si andava fuori con gli amici certe camminate, di notte, nei viali, sotto i tigli. Che profumo c’era. E le risate con le ragazze. Riempivamo le strade con le nostre risate.
Buio su Silvestri luce a spot su Lupo
LUPO: Io ero tutto muscoli, senza un filo di grasso. Un toro. Forte come un toro me lo dicevano tutti. D'estate, dopo mangito, si andava al lago in bicicletta, tosi e tose. Posavo la bici su una pianta e mi buttavo dentro e notavo nell'acqua fredda e mi sentivo vivo, forte, con tutti i muscoli che rispondeva ai miei comandi. Del mio corpo il padrone ero io. Nuotavo e al primo brivido mi buttavo al sole. Un sole caldo. Come era caldo il sole allora. Adesso, invece, non scalda più. Il sole è freddo. Giornate piene di sole e io un freddo. Ho gli ossi freddi. Sono diventato vecchio, non pensavo sarebbe toccato anca a me.
Luce piena
LUPO: Sai cosa che ti dico? Vedi quest’albero?
SILVESTRI: E allora?
LUPO: impicchiamoci.
SILVESTRI: è troppo basso. Tu sei più basso, magari ci riesci.
Lupo sposta la panchina e ci sale sopra
LUPO: mah, non mi pare che funzioni, magari cado e mi faccio male.
SILVESTRI: bella figura, tenta il suicidio e muore per frattura al femore.
LUPO: Sai come ridono? Ti ricordi Lupo? Quello che voleva impiccarsi ed è morto per un femore rotto? Neanche quello è stato capace di fare.
SILVESTRI: almeno nel finale chiudere bene è importante.
LUPO: lo sai che il suicidio è l’unico reato dove ti punscono se non funziona?
SILVESTRI: in che senso scusa?
LUPO: nel senso che se il tuo reato riesce, tu sri colpevole ma non possono arrestarti perché sei morto.
SLVESTRI: immagino il poliziotto, “se si ammazza le sparo”. È una bella rogna.
LUPO: già, però hai ragione tu. Questo albero qua non va bene. Qua rischiamo davvero di morire cascando, altro che impicarsi.
pausa
SILVESTRI: a me fa paura morire bruciato.
LUPO: anche annegato è brutto. Credo che impiccato sia meno doloroso. Un bel tuffo, un colpo secco, crak, le vertebre del collo che si staccano e amen.
SILVESTRI: invece che morire lentamente, giorno dopo giorno, vivere stanca.
LUPO: già la vita è una malattia terminale.
SILVESTRI: ma neanche morire così, per noia, in fondo ci sono ancora sorprese che possono arrivare, tu per esempio.
LUPO: sì, e incontrare un terrone al parco, una meraviglia. Dai aiutami a scendere. (scende dalla panchina)
SILVESTRI: però l’idea di fare una fine col botto, una fine coraggiosa, decidere noi quando e come. Ci vuole coraggio sai.
LUPO: certo, ma noi abbiamo la tempra dura, semo forti.
SILVESTRI: sangue freddo e calcolatori.
LUPO: razionali, cinici e determinati.
SILVESTRI: bene allora quando lo facciamo?
LUPO: questa settimana no, devo fare le analisi per la cataratta.
SILVESTRI: ma scusa, se hai deciso di impiccarti?
LUPO: si, va bene, però  è un peccato, non farmi visitare, ho gia pagato il tiket.
SILVESTRI: giusto sarebbero soldi buttati via.
LUPO: però la settimana prossima sono libero, facciamo lunedì?
SILVESTRI: bisogna comperare la fune, puoi andare tu?
LUPO: va bene, ma al lunedì è chiuso.
SILVESTRI: ma no, puoi andare al centro commerciale.
LUPO: non mi fido, vado da Antonio, il mio ferramenta di fiducia, compero una corda di qualità. Che non si rompa. Facciamo martedì?
SILVESTRI: martedì va bene, anzi no, scusa viene mio figlio, devo restare a casa.
LUPO: beh, digli che hai un impegno… terminale.
SILVESTRI: sì, gli dico che vado a impiccarmi. No poverino, consideriamolo l’ultimo saluto. Mercoledì, cosa ne dici.
LUPO: mercoedì è l’unico giorno che mia cognata fa la pastasciutta col ragu’. Ho diritto all’ultimo piatto di pasta. Tra l’altro lo fa bene.
SILVESTRI: e allora quando facciamo?
LUPO: intanto compro la corda.
SILVESTRI: poi dobbiamo trovare l’albero adatto, ci vuole alto e robusto.
LUPO: magari con una panca vicino per salirci.
SILVESTRI: e un posto appartato, non vogliamo mica spaventare i bambini.
LUPO: Certo che no. Bene allora tu pensa all’albero che io penso alla corda.
Escono
Scena 3 Buio poi luci piene. Lupo entra con una borsetta di plastica con il cappio e un sacchettino di caramelle.
Poi arriva Silvestri.

SILVESTRI. Eccomi, scusa sei andato dal medico.
LUPO: sì, sì alla fine sono andato.
SILVESTRI: allora cosa ti ha detto, era un controllo?
LUPO: Le visite di controllo non servono. Una che conoscevo, dopo una visita di controllo, è morta.
SILVESTRI: Infarto?
LUPO: No, autobus. Investita mentre attraversava la strada. E pensare che il dottore, due minuti prima, le aveva detto di stare serena perché era sanissima. Le visite di controllo portano sfiga.
SILVESTRI: ma allora cosa ti hanno detto della cataratta?
LUPO: vogliono operarmi. E’ meglio che ci muoviamo a imppicarci, prima che mi ricoverino.
SILVESTRI: Cos'hai in quel pacchettino?
LUPO: Caramelle. Hai bisogno de zuccheri.
SILVESTRI: Gli zuccheri provocano il diabete e rovinano i denti.
LUPO: Coso (pausa) che te ne frega, per denti hai la dentiera e per il diabete ti impicchi. (silenzio)
SILVESTRI: Allora, alla fine hai deciso di farti operare?
LUPO: Ma lo sai che sei noioso?
SILVESTRI: (pausa) Non dovresti aver paura dell'operazione,
LUPO: quando ero bambino mi hanno operato le tonsille. Avevano ricoverato mio fratello, e dato che c’erano, hanno deciso di operare anche me.
SILVESTRI: si faceva così, per prevenzione.
LUPO: dopo è arrivata l’anestesia. Una suora di due metri, mi ha preso in braccio. Mi stringeva come un’anaconda dell’amazzonia, pareva Belfagor. Mi hanno messo in bocca un morso di ferro per spalancarmela.
SILVESTRI: artigianale come anestesia
LUPO: Ricordo il chirurgo, con una luce in testa e una traversa di nylon. Si è seduto davanti e con una forbice a becchi curvi è entrato in gola. Mi hanno messo un piattino di acciaio davanti e posate due palline di carne, la mia carne. Gridavo e sputavo sangue. Maledetto chirurgo e maledetta suora.
SILVESTRI: Quindi ti fai operare o no.
LUPO: ma se abbiamo deciso di impicarce, che senso ha che mi faccia operare?
SILVESTRI: per morire sano.
LUPO: ma va in mona! Fai el serio, lo hai trovato l’albero?
SILVESTRI: e tu la corda?
LUPO: Eccola qua, il nodo è già pronto.
SILVESTRI: lo hai fatto tu?
LUPO: no, non sono capace, me lo ha fatto quello della feramenta.
SILVESTRI: Ma perché, adesso sa che vai in giro con un nodo scorsoio.
LUPO: e che te frega, ghi ho detto che mi serviva per regalarlo a un’amica.
SILVESTRI: e cosa ti ha detto?
LUPO: che devo volerle proprio bene per regalarle on cappio.
SILVESTRI: va beh, se ci crede, capirà poi. Per la pianta mi è venuto in mente un posto dove andavo a fare delle passeggiate, è giù verso casa mia. In un parco.
LUPO: ma abbiamo detto che i parchi non vanno bene, ci sono i bambini.
SILVESTRI: si, ma lì è perfetto, Villa Doria Phampili, la pianta isolata, una quercia enorme, con dei rami grossi così.
LUPO: allora compro i biglietti per Roma, va bene?
SILVESTRI: certo.
LUPO: e chi è il primo?
SILVESTRI: in che senso?
LUPO: Ho comperato una corda sola, dovevo prenderno due?
SILVESTRI: ma certo, abbiamo due colli, come facciamo?
LUPO: porco cane, volevo risparmiare.
SILVESTRI: ma che te fai dei soldi se sei morto? Sulla corda da impiccarti risparmi?
LUPO: mi pareva un spreco, una corda così bella e usarla una volta solo.
SILVESTRI: cosa volevi fare noleggiarla?
LUPO: va bene devo tornare e  farmene fare un’altra.
SILVESTRI: e cosa racconti al tuo amico?
LUPO: gli dirò che conosso un sacco di gente rompimaroni.
SILVESTRI: chissà se ci resteranno male i nostri figli.
LUPO: mi sa che i miei figli solo contenti se mi impicco, ghi tolgo un problema.
SILVESTRI: Ma mi hai sempre detto che i tuoi figli sono gentili, che ti vogliono bene.
LUPO: Mi vergognavo. Invece me considerano un peso, solo un peso. Proprio come te, siamo uguali. Mio figlio grande, non mi parla più. Gli altri, non li vedo mai. Il più piccolo, da due anni, non mi viene a trovare. Tutti mi fanno capire che vivo troppo, che sarebbe ora di tirare un colpo. Mia nuora mi fa la minestrina per risparmiare. Il vino che mi da, è allungato con l’acqua. Se tocco qualcosa, mi da del ladro, davanti ai miei nipoti. Non mi fa più neanche il letto. Mio figlio sente tutto, ma non parla. Anche lui non mi sopporta più, aspetta solo che crepa.
SILVESTRI: Lo avevo capito che anche per te, non era tutto rose e fiori.
LUPO: partiamo, coso, andiamo in questo parco e facciamola finita.
SILVESTRI: una volta mi hanno detto che ci vuole coraggio per rinunciare alla propria libertà
LUPO: abbiamo tenuto la testa bassa così tanto che facciamo fatica a stare dritti. Ma ci riusciremo.
SILVESTRI: e staremo proprio belli dritti, appesi.
LUPO: come salami sulla stanga.
SILVESTRI: è un po’ brutto però finirla così.
LUPO: bisogna farlo adesso finché abbiamo ancora forza. Se aspettiamo rischiamo di non riuscirci più.
SILVESTRI: hai ragione, Anche se vecchi, siamo forti. Senti che muscoli, eh?
LUPO: Del resto cosa facciamo qua? Con mia nuora che non la vuole toccare la mia biancheria, anche i piatti, le posate e il bicchiere li lava a parte. Dice che sono vecchio, che devo fare silenzio. Vedrà cosa siamo capaci di fare due vecchi come noialtri. Brutti schifosi. Mi impicco e mi attacco un cartello sul collo “basta con la minestrina”. Quando diventerà vecchia anche lei saranno i suoi figli che la tratteranno male. Ieri, il più grande, a detto stupido a suo padre che sarebbe mio figlio, capisci? E a me ha fatto piacere. Volevo abbracciarlo.
SILVESTRI: Anche in casa di mia figlia i ragazzi usano dei toni coi genitori.
LUPO: Chissà come sarà el mondo quando miei nipoti saranno uomini. Ogni tanto li guardo e mi fanno pena. Prepotenti, domandano sempre schei, pensano solo alla moto e ai concerti, non ghi interessa altro. E i genitori li lasciano fare, pare quasi che abbiano paura dei figli.
SILVESTRI: e quando saranno vecchi, dai figli avranno ancora meno di noi.
LUPO: vigliacchi come sono non avranno certo il coraggio di fare come facciamo noi.
SILVESTRI: Lupo
LUPO: Sì?
SILVESTRI: Credi che ce la faremo?
LUPO: Certo! Non preocuparti, lo faremo insieme e sarà un atto di coraggio. Per tutti e due.
SILVESTRI: Tu, Lupo, mi vuoi proprio bene.
LUPO: Per forza dobbiamo volerci bene, coso, almano tra noi. Se non ci vogliamo bene noi vecchi, non c’è nessun altro che ci voglia bene.
Buio poi luce piena
Il giorno della fuga. Silvestri, seduto sulla panchina; è nervoso e controlla l'orologio. Finalmente arriva Lupo con la radio, una sporta con il cappio e dei biglietti in tasca.
LUPO: Scusa, ho fatto tardi.
SILVESTRI: la radio, perché?
LUPO: col tuffo ci vuole la colonna sonora.
SILVESTRI. E il cappio?
LUPO: varda qua che idea che ho avuto.
Tira fuori una unica corda con due cappi all’estremità
SILVESTRI: ma che roba è?
LUPO: ho pensato che è da stupidi prendere due corde, sta attento (infila un cappio al collo a Silvestri e si infila il secondo a lui) dopo basta che lo arrotoliamo sul ramo e ci buttiamo insieme.
SILVESTRI: ma sei sicuro che funziona?
LUPO: certo è una corda robusta, dai tirati su che la proviamo.
Si alzano e iniziano a tirare la corda per vedere se si rompe.
LUPO: adesso ti fìdi?
SILVESTRI: così hai inventato il cappio tandem.
LUPO: e questi sono i biglietti per Roma. Tu come stai? Hai dormito?
SILVESTRI: Non ho chiuso occhio. Il cuore mi dava di quelle martellate. E tu come ti senti?
LUPO: Mai stato così bene.
SILVESTRI: Ti sei vestito un po’ pesante? Perché sai, in treno magari tira aria.
LUPO: sì, sto caldo, anche troppo e se anche prendo il raffreddore mi curo con questa. (indica il cappio).
SILVESTRI: Sei sicuro che è l’unica cosa da fare?
LUPO: E cos'altro? Finire tra i vecchi? Tanto per quel poco che ti resta da vivere, tanto vale uccidersi.
SILVESTRI: E che ne sai, tu, di quanto mi resta ancora da vivere.
LUPO: Quando se ha la tua età.
SILVESTRI: E non è la stessa che hai tu?
LUPO: Dai, dovresti conosermi, ormai. Quando sono contento scherzo sempre.
SILVESTRI: Denunceranno alla polizia la nostra scomparsa.
LUPO: che facciano quello che vogliono.
SILVESTRI: Come faranno senza la nostra pensione.
LUPO: poverini, pensa ai soldi che dovranno spendere per il funerale.
SILVESTRI: recuperare le salme.
LUPO: Trasportarle a casa.
SILVESTRI: comperare la bara.
LUPO: pagare il prete.
SILVESTRI: mi dispiace non poter vedere il nostro funerale.
LUPO: e le facce che  faranno quando arriverà il conto del bechino.
SILVESTRI: se fossimo vivi ci faremmo di quelle risate.
LUPO: mah, magari è vero che esiste l’aldilà.
SILVESTRI: Dove?
LUPO: e che ne so, sono ancora vivo.
SILVESTRI: sai cosa serve a una persona per vivere veramente? Serve qualcuno da amare.
LUPO: è tanto semplice.
SILVESTRI: una persona ha bisogno di amicizie, di cose da fare, di passatempi (pausa)
LUPO: le abbiamo perse, col tempo, la solitudine si è mangiata tutto.
SILVESTRI: e soprattutto serve speranza.
LUPO: eccola, questi sono i biglietti. Questa è la nostra speranza
SILVESTRI: (prende un biglietto e legge il prezzo) Però, mica è regalato il viaggio. Ne hai spesi, di soldi, per questa impiccagione. (consegna il biglietto a Lupo)
LUPO: sono soldi che ho speso volentieri.
SILVESTRI: Segna tutte le spese. Quando riscuoto la pensione ti rimborso.
LUPO: Cosa vuoi rimborsare, stupido? Da questo momento in poi più niente di tuo, più niente di mio, condivideremo tutto (indicando il cappio)
Si tolgono il cappio lentamente e Lupo lo riavvolge mettendolo nella sporta.
SILVESTRI: Lupo, è stata proprio una fortuna averti incontrato.
LUPO: L'amicizia, quella vera, è la cosa più bella del mondo.
SILVESTRI: Più dell'amore?
LUPO: Rincoglioniti come siamo, cosa ne facciamo dell'amore? Il bene che o voluto a miei figli. Quando Mario, da piccolo, si è ammalato, ho vendut anche il fucile da caccia per curarlo. E Dio sa se ci tegnevo a quel fucile. Adesso lui non si ricorda più neanche che esisto. Per lui è come se fossi già morto.
SILVESTRI: Non parlare di queste cose, maledizione, non ne parlare.
LUPO: Gli ho dato tutto, tutto quello che potevo. Non penso solo ai soldi. Ma alle ansie, alle preoccupazion, all’affetto. Penso a mia moglie, le sue ultime parole sono state per loro, per i figli (pausa)
SILVESTRI: E io non mi sono scannato tutta la vita per i miei, di figli? Non ho forse (pausa) Tu ci pensi a loro?
LUPO: Io? Me ne frego di lori. Vado via senza voltarmi indietro, senza far niente per vederli, neanche per l’ultima volta.
SILVESTRI: e partiamo, non ci credevo sai, non pensavo ne fossimo capaci e invece, altro che inventarci le cose, noi le facciamo.
LUPO: Non mi sono mai sentito così bene e così forte. Come se la vita (pausa) come se fossi ancora quello di una volta, come quand’ero ragazzo.
SILVESTRI: Anch’io, anch’io.
LUPO: Devi dirlo forte che sei felice, come lo dico forte io. Sono felice!! Dillo dai.
SILVESTRI: sono felice!!
LUPO: forte, forte, gridalo: SONO FELICE!!
SILVESTRI: SONO FELICE!!! Ma Perché?
LUPO: per crederci e per farsi coraggio.
SILVESTRI: Coraggio?
Scena 4 Buio luce a spot su Silvestri,
 Lupo esce al buio con il cappio lasciando la radio.
SILVESTRI: Hai ragione ce ne vuole tanto. (pausa come se ascoltasse una voce) È la libertà quella che conta. (pausa) La libertà di scegliere! Allora si parte? (pausa) Bene su dai fammi vedere ancora i biglietti.
Scena 5 alle spalle di Silvestri passa un inserviente con il carrello delle lenzuola, si ferma e appoggia l’impermeabile di Lupo e gli occhiali sulla panchina a fianco di Silvestri e va via.
SILVESTRI: Lupo sei un buon amico, anche se sei un polentone e sai una cosa? La polenta piace anche a me. Che poi non conta niente se sono romano o sei veneto Pensaci bene in fondo cosa cambia, dire famo o femo, ‘ndamo o ‘ndemo, magnamo o magnemo. Quando parli della carne da mordere, del vino da bere mi fai venire appetito. Che poi sono diabetico e non dovrei mangiare ma chi se ne frega. Mi piace quando parli di tuffarci insieme. Hai ragione viviamo una volta sola è da stupidi farsi spegnere così, lentamente. È molto meglio chiudere con il botto, un bel tuffo un gesto coraggioso. Siamo solo vecchi ma siamo noi i padroni del nostro destino. Siamo ancora in grado di stupire con la nostra fantasia.
Scena 5 Luce piena, ritorna l’inserviente della casa di riposo.
INSERVIENTE: Allora Luigi, andiamo dentro che la minestrina è pronta.
SILVESTRI: Minestrina anche oggi, mai una bistecca mai.
INSERVIENTE: (aiuta Silvestri a indossare l’impermeabile) ma certo, certo, domani, domani bistecca. Dai vestiti che fa freddo.
SILVESTRI: Almeno fammi ascoltare un po’ di Rossini, lo sai che mi piace tanto. (girandosi verso il pubblico) Ciao Fabio Lupo, ci troviamo per il tuffo, sotto la quercia.

Luce sulla radio e musica 5 finale

fine