LE PIU’ ALLEGRE COMARI DI WINDSOR

da William Shakespeare

Rielaborazione totale e adattamento di

Alberto Ticconi

Con parte in dialetto santamariano



Personaggi:
+Giudice Robert Shallow
+Sir John Falstaff
-Mistress Ford
-Mistress Page
+Abraham Slender, nipote del giudice Shallow
-Madamigella Anne
-/+Ancient Pistol, al seguito di Falstaff
- Mistress Quinckly
-/+ Caporal Nym

PRIMO ATTO

I, I Entra in scena il giudice Shallow con Mistress Quinckly. Shallow è un uomo sui sessant’anni, ben vestito, capelli grigi e grandi sopracciglia nere; Mistress Quinckly è la tipica nobildonna che, da condizioni umili, per misteriose vie, maritaggi e conoscenze, ha raggiunto con piccoli e grandi stenti una certa tranquillità economica. Comunque il sua abbigliamento, anche se pulito ed elegante, la avvicina singolarmente ad una strega; per non parlare della sua acconciatura, uno strano cappello a punta, colori certamente tenebrosi, degli strani occhiali rotondi su uno stranissimo naso ad uncino, completano la sua immagine.

SHALLOW – No, Mistress Quinckly, non mi persuaderò! Ho deciso anzi di farne un caso da corte suprema.
MISTRESS QUINCKLY – Creca me state a dice che su cavaliere, - come se chiama? -… John Falstaff, non ce la farà a fareve la festa, Sir Robert Shallow?
SHALLOW – Certo, che John Falstaff non l’avrà vinta con Robert Shallow, che sono io! E come potrebbe? Tra le altre cose Robert Shallow, che sono sempre io, è Giudice di Pace della Contea di Gluceter, nonché Archivista. E non so come la pensiate voi, ma tra i suoi avi molti erano armigeri, e sicuramente dalla buona mira, per cui prima di affrontare questo uomo, cioè me, occorrerebbe pensarci bene.
MISTRESS QUINCKLY – Bbono! Ma sicuru che chesto vale puri pè na’ coccia vacanta come chella che avete avuto gliu “scorno” d’accanosce?
SHALLOW – Soprattutto per una testa vuota come quella di “Sir John Falstaff”! Perdonatemi, anche se con ironia, sagacia e crudezza, ma parlarvi di quell’uomo, che non sono io e che forse presto avrete l’onore di conoscere anche voi; dirvi e porgervi, facendovele purtroppo assaggiare, tali nefande presenze, è oltragioso: è oltragioso al di la del decoro. Eppur, tuttavia, concedetemi ancora un po’ di sfogo, ve ne prego.
MISTRESS QUINCKLY – Se è pe’ chesto, gli’onore d’accanosce nu’ pezzo da forca pari a issu s’hanna conserva’ agli schiattamorte soie; e speramo allo chiù lestu.
SHALLOW – Signora, quest’individuo è un sedizioso. E che nessuno mi parli di timor di Dio, poiché, affiché ci sia un seppur leggero alito di pietà e misericordia per un uomo, occorre necessariamente che ci sia l’uomo: o almeno un centesimo di uomo. Nel nostro caso ne mancano le più minute tracce.
MISTRESS QUINCKLY – Eppuri, ne so’ certa e sicura, ste cose capitano da tutte le parti e a tutti gli tempi, credete a me. Però, non è n’auguriu.
SHALLOW – Come sarebbe mai possibile Mistress Quinckly che ci siano stati nella storia casi del genere? Mi dispiace, io a tal proposito non ricordo nulla; né di ciò ho sentito alcun racconto. Ma una cosa vi posso dire: se fossi giovane, come lo ero fino all’altro ieri, o qualche settimana fa, ricorrerei alle armi. E perfino il curato, ascoltando la mia disanima, ha avuto grande pietà di me e mi ha consigliato addirittura una stranezza: non violenza sanguinaria, ha detto, che tutto sommato ha effetti limitati e controproducenti molto più per chi la compie che per chi la subisce; ma l’uso di un’arma più sicura e efferata del vil metallo. E credo che lui se ne intenda.
MISTRESS QUINCKLY – Gliu curatu , chigliu sant’ome, ha dittu chesso? Che finazione de munnu! E che arma è chessa mo’, si ve potete sbottonà?
SHALLOW – (molto guardingo) Una… Avvicinatevi! Una donna. Sì!! In un primo momento ho pensato che la sua musa ispiratrice fosse stata la sua solita bella bottiglia di ottimo Whisky e non lo “Spirito” Santo, che sempre sia benedetto e adorato! Poi, dopo profonda e illuminata riflessione, ho connesso. Mistress Quickly, io concordo con lui, perfettamente. Eppure non riesco a capire in che modo si possa attivare questa sinistra e devastante “legione”.
MISTRESS QUINCKLY – Meraviglia delle meraviglie! che razza de streozarie esciono dalla vocca de n’ome de chiesa!? Ma mo’ che me ce fate pensà… Cazzarola! (Shallow comincia ad avere problemi a comprendera la signora Quinckly) I’ cretaria d’ave’ sentutu cacche cosa che, assepponta a tuttu chesso: e che permetterà de focalizzareve’ le strateggie cunsigliate dagliu curatu. Insomma farà agli’abbisogno vosto e, ‘ntromento, assepponterà st’esercitu de cui parlate.
SHALLOW – Piano, con queste “sepponte” Comare, e soprattutto con questo ostrogoto! Scusate, ma faccio fatica a seguirvi. E questo qualcosa sarebbe?
MISTRESS QUINCKLY – Madamigella Anne Page. Sì, Anne, la figlia de Mastu Page e di Madama Page. E non per la vagliona, Dio ce ne guardi e liberi: essa è la purezza personificata; ma pe’ gli’occhi degliu cinghiale che ‘ncoglio a essa già se so’ posati p’affonane le zanne sei. Chesto, certe vuci, come ventaréglie biricchini e ‘nzifulusi hanno sosciato alle recchie mei.
SHALLOW – Padre Celeste! Ma che cos’è ‘nzifulusi’, e da dove è uscito “sosciatu”, adesso?
MISTRESS QUINCKLY – Intriganti, dotto’; paricchiu intriganti. Dicevamo; sti ventaréglie ruffiani m’hanno alitatu e “sussurrato”, certe notizie streoze dent’agli padagliuni mee.
SHALLOW – Ai vostri cosa?
MISTRESS QUINCKLY – Alle recchie; i miei orecchi. Giudice, stammatina me parete chiu’ ‘ntronatu che mai.
SHALLOW – I padiglioni auricolari!? Signora, io penso invece che sia la vostra lingua all’improvviso ristrettasi terribilmente nel sua dialetto, tanto da rendersi incomprensibile a noi comuni mortali. Comunque è vero, ella è tutta verginità e trasparenza, purezza e integrità e, per quel che ne so’, queste sono le più infide e mortali esche per un uomo, specialmente per una bestia come lui.
MISTRESS QUINCKLY – Si potesseàte bbono vederela: quanno ve parla fa la vocca a campanella; sapete chelle campanelle primaverili appena sbocciate agliu sole della matina. E co’ chelle mani? si puri de notti ve dovesse accarezza’ nu’ bocciolu “appena ammiccante” de giacintu… ecco che issu, subbitu subbitu, senza perde tempo, ve se rapre e ve se spampenéa, grosso e radiusu, … Insomma sé spagne a “rimirar le stelle”.
SHALLOW – Il bocciuolo?
MISTRESS QUINCKLY – Certu.
SHALLOW – Di Giacinto?
MISTRESS QUINCKLY – Nu’ spettaculu.
SHALLOW – E a “rimirar le stelle”?
MISTRESS QUINCKLY – Gliu firmamentu sanu.
SHALLOW – Mamma mia!…? (si asciuga il sudore sulla fronte e intorno al collo) Beato lui.
MISTRESS QUINCKLY – Com’ate approfiddiatu?
SHALLOW – Che cosa?
MISTRESS QUINCKLY – Che atu hate dittu, che non s’è capito niente?
SHALLOW – Ahh!?? Non si è capito nulla di quello che ho detto io? Lasciamo perdere. Ma questa giovane donna, diciamo così, oltre a quello che si è raccontato, io so che ha dalla sua, (continua ad asciugarsi il sudore con sofferenza) se non sbaglio, e ora lo ricordo bene, anche il vantaggio di essere molto ricca, e che quindi nulla ha da perdere perché di nulla ha bisogno, che già possiede assai; è vero?
MISTRESS QUINCKLY – Non sbagliate mancu pe’ nu piru…
SHALLOW – Signora, signora… Mistress Quinckly! qui è importante che io capisca.
MISTRESS QUINCKLY – E pe’ chesto che sto’ a parlà.
SHALLOW – Certo.
MISTRESS QUINCKLY – V’ate persu caccosa?
SHALLOW – No…? (si guarda intorno e si tasta nelle tasche) Assolutamente.
MISTRESS QUINCKLY – V’è scappatu gliu significatu “di qualche parola”, voglio dice?
SHALLOW – Ecco… Sì! Cosa vuol dire: “Mancu pe’ nu piru”?
MISTRESS QUINCKLY – Affatto. Non avete sbagliatto affatto. Volete nu’ cunsigliu? Spilateve megliu le recchie. Ma mo’ v’aggia lassa’, pecché ate so’ le fatiche mei a che’ allo subbitu m’addevoto. Bangiornu, giudice Robert Shallow, e che la sera ve pozza portà consigli de bbona guerra e de ottima vittoria. (esce impettita e sazia di se)
SHALLOW – E’ quel che spero mia cara. (tra se) Madamigella Anne Page e il bocciuolo “appena ammiccante”…? Che delizia. Certo, un sicario non sarebbe così ben armato. Eppure non riesco a capire in che modo… Sì, quale strategia o… Per quale via… Mamma che mal di testa mi è arrivato; altri dieci minuti con Mistress Quinckly e sarei dovuto tornare a casa per rimettermi a letto. Non riesco proprio a capire di quale parte di Londra sia originaria questa brava donna. Mah…?

Entra Sir John Falstaff, ha una pancia enorme ed è armato di pugnale.

FALSTAFF – Sicché ho sentito in giro che la signoria vostra vuole querelarmi.
SHALLOW – Già!? (tra se) E’ incredibile. Solo un minuto fa l’ho pensato!? (a Falstaff) Ella, in verità, ha sentito male.
FALSTAFF – Lo sapevo! Lo sapevo; voi siete una persona così tranquilla…
SHALLOW – Ha sentito veramente male… poiché il mio desiderio è ben peggiore. Ella ha bastonato i miei uomini, mi ha ucciso un cervo e ha violato la cinta della mia proprietà.
FALSTAFF – Ho violentato anche la figlia del suo guardiano o vostra nipote, che era giusto lì a raccogliere margherite?
SHALLOW – Questo no… almeno… non mi è stato riferito. No, le poverine avrebbero avuto ancora una buona misura, un quintale, di disgusto sulla propria faccia. (visibilmente alterato) Ma questo non ha nulla a che vedere! La sua azione è gravissima e…
FALSTAFF – E va bene, e va bene: l’ho fatto. E con questo? Nel mondo succede di peggio. A vostro cugino, a cui ho fatto rubare la borsa dai servi e quasi rotto la testa, con le mie stesse mani, è mai saltato in mente di venire forse a lamentarsi? No di certo.
SHALLOW – Ma lo farà!
FALSTAFF – Ancora non l’ho visto. E d’altra parte c’è gente in questo mondo a cui è stata tagliata la gola, non da me sia chiaro, e non si è certo lamentata… Bèh, anche volendo questi non lo avrebbero potuto fare: nelle loro condizioni la voce esce con tale e grande difficoltà. Ma soprattutto, con così poca chiarezza che…
SHALLOW – E’ una cosa divertente...?
FALSTAFF – E tutte queste persone…? (visibilmente sorpreso, e dopo una breve pausa…) Voi dite? E’ una cosa divertente!? Sì, adesso che ci penso… Sono contento; molto!
SHALLOW – Cosa? E di che uno come lei potrebbe mai essere contento in tutta la propria vita?
FALSTAFF – Che vi divertiate alle mie parole.
SHALLOW – Impossibile: nessuno si diverte alle sue parole.
FALSTAFF – Solo perché mi posso permettere di affettare i miei avversari più fastidiosi come fossero formaggetti andati a male osate mettere in dubbio la mia capacità nel divertire il prossimo? Se è così attenzione: mi considererei terribilmente offeso.
SHALLOW – Per caso è un’altra delle sue squallide battute “molto divertenti”? (ironico) Ah ah ah!
FALSTAFF – Davvero? Anche questa!? Non ci avevo pensato. E voi continuate a divertirvi… Ma che meraviglia!
SHALLOW – Ed ella, scommetto, mi consiglia anche di continuare a riderci allegramente su.
FALSTAFF – Non so’ se a “ella voi” vi aggrada. Ma adesso che mi ci fate pensare questa mia ultima battuta è veramente una bella battuta. Ah ah ah!!
SHALLOW – (sardonico) Ah ah ah!!…? Disgustoso.
FALSTAFF – Ah ah ah!
SHALLOW – (sempre più sardonico) Ah ah ah!!
FALSTAFF – Ah ah ah!
SHALLOW – (sempre molto più sardonico) Ah ah ah!!

Entrano Mistress Ford e Mistress Page

FALSTAFF – Madama Ford e Madama Page!? Bene arrivate.
MISTRESS PAGE – Signori, che piacere vedervi in sì “gioioso” incontro. Posso pregarvi di entrare in casa senza troppo disturbare la vostra felice compagnia?
SHALLOW – Signora amatissima, lei non si rende conto di quello che dice.
MISTRESS PAGE – Abbiamo in forno un ottimo pasticcio di selvaggina e del buon vino: perdonatemi, ma mi rendo perfettamente conto di quello a cui vi invito. Su, entrate e vedrete: ne sarete perfettamente soddisfatti.
SHALLOW – Questa poi…. Ciò avverrà solo in un tribunale dove sarà la battaglia a darmi piena e perfetta soddisfazione.
MISTRESS FORD – Su, miei Signori, abbassiamo i desideri di lotta e di vittoria, che la tavola ci aspetta per battaglie di più alto onore; dove il sangue spumeggia da una botte, le armi si insaporiscono di arrosti e gli unici lamenti che si leveran dal campo ci denunceranno solo i troppo buon sapori e gli eccessivi condimenti fini.
FALSTAFF – Ecco, non chiedo battaglia e carneficina migliore. Permettete. (bacia la mano alle due donne…) Ma… Madamigella Anne Page è dentro, vero?
MISTRESS PAGE – Mia figlia sta finendo di preparare con le sue mani il pranzo.
FALSTAFF – Non ne dubitavo. “Mi consenta”, sua figlia è già per se stessa il più alto e sublime condimento che un vero uomo possa desiderare dal suo mastro cuoco.
SHALLOW – E chi sarebbe il vero uomo?
MISTRESS FORD – Signor Shallow, la sua domanda ci sorprende e meraviglia: pensiamo che sia ben evidente qui in mezzo chi è il vero uomo.
FALSTAFF – Ecco la bocca della verità.
MISTRESS PAGE – Già! Sono lusingata per mia figlia. Ma io preferirei che mi desse del “voi”.
FALSTAFF – Come voi desiderate. Tra l’altro se vogliamo proprio trovarle un difetto, dico a Madama Page, vostra figlia, per inciso; sì, se proprio volessimo trovare la pagliuzza nell’uovo io direi che potrebbe trattarsi di una leggera impertinenza.
MISTRESS PAGE – Prego!? Esprimetevi pure con sincerità.
FALSTAFF – Certo. Vostra figlia si insinua, delicatamente, ci mancherebbe, ma con… con forza, decisione e caparbietà irresistibili, nei sogni della gente. Son certo che non c’è notte che non appaia in un modo o nell’altro nello spazio onirico di tutti gli uomini che hanno avuto modo di ammirata: anche se per un solo attimo. E, credo, non ci sia modo di scacciarla.
MISTRESS PAGE – Qui avete ragione, mia figlia sa molto bene quello che vuole e come volerlo. Ma capita anche a voi?
FALSTAFF – Ci mancherebbe: io potrei nutrire verso tal fiore del creato solo puri sentimenti paterni.
SHALLOW – Eventualità da scongiurate; a costo anche del suicidio.
MISTRESS PAGE – Mia figlia, se avesse un esercito, è vero, lo condurrebbe inesorabilmente alla vittoria.
FALSTAFF – Che delizia! Possiamo far attendere ancora questo generale? Non sia mai! (si avvia per l’ingresso) Ebbene andiamo.

Rientrano tutti apparte il giudice Shallow

SHALLOW – Andate, andate, che forse vi raggiungo. Per mangiare alla tavola che ospita questo diavolo tra me e lui dovrei avere la presenza certa di S. Michele Arcangelo, S.Gabriele e S. Raffele: ma tutti e tre armati fino ai denti e con le ali corazzate. Quindi, se ho ben capito, è vero! E’ proprio vero: la bestia parlante si è innamorata… No, questo è impossibile. L’animale si è semplicemente infuocato bestialmente, in perfetta coerenza con la sua natura. Si è appassionato per Madamigella Anne Page!? Ma guarda: è proprio tutto vero, infine. E “allora” qui ci sarà un’azione molto più fruttuosa e dolorante che una denuncia al tribunale. Però, chi potrebbe dar respiro a questa mia vendetta… giusta, sacrosanta: certamente voluta dal cielo … e dalla terra? Come potrei imbastire il giusto patibulum e ottimo capestro per tale espiatore? Ecco… Ecco, ecco, ecco! Quell’anima sciacquata di mio nipote. (rivolto al pubblico) Signori, vorrei che lo conosceste: più sciocco di un verme nella canna di un fucile; più sfasato di un esercito di galline assediate da una volpe… ma buono e sincero, forse. Bello, certo, abbastanza. Poi, lo si ben sa: i gusti delle donne sono alieni da ogni regola. Una mia comare si innamorò perdutamente di un avanzo di pattumiera: lei bellissima, lui balbuziente, lei dalla pelle setata, setosa e iridescente; lui con un giardino di porri sulle guance, alito marcio e un occhio di vetro; che gli cadeva due o tre volte al giorno. Ma ritorniamo a noi. Dove lo potrei trovare questo mio nipote?… La cosa è urgente e lui chissà dov’è?

Entra in scena Abraham Slender, suo nipote

SLENDER – Zio, ecco che ti ho trovato! Era ora, non ne potevo più.
SHALLOW – Questa è nuova: io ti cerco e tu mi trovi!?
SLENDER – Tu mi hai cercato?
SHALLOW – Se qualcuno ora mi ha trovato, come negarlo?
SLENDER – Non capisco.
SHALLOW – Allora sei proprio tu. Ascolta: hai pensato a quella mia proposta?
SLENDER – Quale? Aaaaa...!? Sì! Ci ho pensato. Molto… tanto… Tanto molto.
SHALLOW – Ho capito. Ebbene?
SLENDER – Ebbene cosa?
SHALLOW – Che cosa hai deciso?
SLENDER – Deciso!? Decidere? Come… cosa vuol dire decidere? Zio, tu mi hai detto di pensare, non di decidere.
SHALLOW – Lasciamo perdere. Lasciamo perdere! Ebbene hai presente quella proposta? Dimenticarla: ora; subito. Non esiste più.
SLENDER – Ma io ci ho pensato su una settimana intera; a volte mi costringevo a restare sveglio tutta la notte per pensarci.
SHALLOW – Bravo, ma adesso hai solo pochi secondi per pensare e decidere, soprattutto decidere, su un’altra proposta. Questa volta molto più seria e importantissima. Ascolta! (lo tira a se e gli parla nell’orecchio: durante il silente comunicato le espressioni sul viso di Slender saranno incredibilmente varie) Hai capito? Riesci a comprendere bene il grande valore (fa il gesto con le dita per indicare “molti soldi”) di questa “nuova idea”.
SLENDER – E’… E’ una proposta piena di valore, certo, (fa anche lui lo stesso gesto) questo l’ho capito. Veramente di valore. Quanti soldi hai detto che ha Madamigella Anne?
SHALLOW – Tanti…? Ma parla piano, maledizione.
SLENDER - (parlando sottovoce) Io sono sempre molto ragionevole.
SHALLOW – Cosa?
SLENDER – Da qualche tempo, me lo ha detto anche la mamma, che è tua sorella: ragiono che è una bellezza.
SHALLOW – E infatti! Te l’ho detto che è anche molto bella?
SLENDER – Certo… Lo so! Mia mamma è sempre la più bella…
SHALLOW – Imbecille! Sto parlando di Madamigella Anne.
SLENDER – Noooo!? E’ bella? Ma… ma anche se non lo fosse io “farei sempre” quello che il mio caro zietto mi dice di fare: lui è Giudice di Pace della Contea di Gluceter, io no. Lui è anche Archivista ed io no. Tra i suoi avi molti erano armigeri…? eeeeh, ma questooo, pure... (indica se stesso)
SHALLOW – Va avanti.
SLENDER – E quindi lo farò.
SHALLOW – Già…? Imbecille. Qui non si tratta di fare quello che voglio io, ma quello che vuoi tu. Anzi: solo tu!
SLENDER – Ma… Che cos’è, zio? Lo so, lo so. Per caso non hai fiducia nella mia razionalità? Che so, del tipo: ci sarà qualcosa più in la del tuo cervello?
SHALLOW – Slender, non perdiamo tempo con cose vacue. Ti chiedo: sarai capace di farla affezionare a te? E a tua volta riuscire ad innamorarti di lei.
SLENDER – E…e… Quante domande, zio. Vuoi sapere le risposte subito o ci vediamo tra qualche mese? (spaventato dallo sguardo terrificante dello zio) Mamma mia, questa mattina hai gli stessi occhi di tua sorella-mia madre, zizzio! Ma… Ma qual è il punto?
SHALLOW – Imbecille! E’ un punto imbecille…? Ma che cosa mi fai dire!? Il punto è: Coniugio, nozze, maritaggio, e tutti gli annessi e connessi che una perfetta unione con Madamigella Anne richieda.
SLENDER – Richiede? E’ stata lei a chiederlo? Ma allora basta dire si…
SHALLOW – No!
SLENDER – No? E allora dirò di no…?
SHALLOW – No! È si!
SLENDER – Zio… aspetta, questa è una cosa troppo difficile…
SHALLOW – Lei lo vuole, ma lo dovrai chiedere tu affinché lei lo desideri.
SLENDER – Lei lo vuole, ma lo dovrei chiedere io affinché lei lo desideri…? O Santi tutti del Paradiso! Zio, giudice Shallow, archivista, non mi ricordo di cosa, e armigero… Va bene? Va bene! Ho sempre pensato, io, che la filosofia potesse servire a qualcosa... ma adesso…
SHALLOW – Tu sposerai Madamigella Anne.
SLENDER – Ecco. Basta fare chiarezza e soprattutto sparare le giuste domande.
SHALLOW – Si, basta! altrimenti lo sparato sarai tu. E così sarà! Siamo immersi in una questione di vita o di morte.
SLENDER – Per te questo e altro, zietto. Anche se io non ho nessuna intenzione di sposare qualcuno… (sempre più spaventato dallo sguardo dello zio) “Io la sposerò, Signore, a vostra richiesta: mi potessi cecare se non lo faccio, Signore: poi se alle prime non ci sarà il vero amore, il grande amore, il sublime amore, il cielo può sempre temperare l’ardore dopo più intensa frequentazione, quando, una volta sposati, si siano mopltiplicate le occasioni di reciproca conoscenza. Spero che la dimestichezza porti amorevolezza: a mio onore”… e a tuo servizio, zizzio. E intanto sia, perché se tu dici “sposala io la sposo, del tutto liberamente dissolto e dissolutamente.”
SHALLOW – Approvo, finalmente, la tua risoluta decisione. E che sia però, invece, sempre indissolta e indissolvibile! E’ chiaro?
SLENDER – Che mi sbudellino se non sarà così; e mi si impicchi subito se non vado fino in fondo, dopo.
SHALLOW – Ah, per questo non ti preoccupare: è mestiere mio comandare i boia: che giudice di pace sarei? Ne ho ben diciotto sottomano. E per amor tuo lo farò onestamente, perfino, e con gran senso di alta responsabilità.

Entra Madamigella Anne.

MADAMIGELLA ANNE – Il pranzo è in tavola e mio padre attende la vostra riverita compagnia.
SHALLOW – Per amor vostro Madamigella, vorrei essere ancora giovane, vero nipote? (ammicca allusivamente)
SLENDER – E si…? Come… Che cosa hai detto, zio?
SHALLOW – Come, che cosa ho detto? Che con una bella ragazza come lei vorrei diventare di nuovo giovane. (ammicca allusivamente al nipote con più forza)
SLENDER – Scusate Madamigella. (se lo tira da un lato) Senti zizzio: ma non è il sottoscritto quello che dovrebbe fare il sacrificio…?
SHALLOW – Certo… Ma che cosa stai dicendo? (indica la bella ragazza) Di quale sacrificio parli e dov’è il problema?
SLENDER – Queste tue romanticherie…?
SHALLOW – Impara: con le donne devi essere sempre abbondantemente complimentoso. E’ la prassi.
SLENDER – Aaaaa, se è la prassi…? No, zio, è che non vorrei si verificasse la solita storiella fastidiosa.
SHALLOW – La solita storiella…? Quale?
SLENDER – Chessò… tu la fai sposare a me per poi…(si volta a destra e a sinistra) zitto zitto, quatto quatto…(si volta ancora a destra e a sinistra), approfittarne tu… e magari alle mie spalle…?
SHALLOW – Basta! Basta! Madamigella, io vado ad onorare la vostra meravigliosa cena! (quasi fra se ma nei confronti del nipote) Malgrado le due bestie, quella qui fuori e quella di dentro. (scompare nell’interno)
MADAMIGELLA ANNE – E voi non venite, sir Slender?
SLENDER – Avete detto a me?
MADAMIGELLA ANNE – (guardandosi stupita intorno) Non riesco ad immaginare a chi altri, Signore.
SLENDER – No. Grazie davvero, e di cuore. Ma sto bene qui, io.
MADAMIGELLA ANNE – E il pranzo diventa freddo.
SLENDER – Mi dispiace, ma è che io non ho appetito. Altri farannovi onore al posto mio. Infine la personale momentanea povertà quale onore potrebbe mai dare alla vostra fatica?
MADAMIGELLA ANNE – Non capisco il fine di questi discorsi ma non posso rientrare senza di voi, e non rientrerò. In effetti se rimanete qui gli ospiti resteranno in piedi ad aspettarvi.
SLENDER – E se vado via?
MADAMIGELLA ANNE – No, parola, non lo farete.
SLENDER – Vi ringrazio di cuore per le vostre cure, ma vi prego: fate finta che io abbia già pranzato. Guardate, ho ancora il sapore in bocca e il gusto del vostro vino mi ha gia scosso negli equilibri della mia intimità. O mio Dio! mi sono sporcato la camicia nuova con la salza al rosmarino. E poi gli uccelli volano via, i daini fuggono e i cani abbaiano… My God! i cani abbaiano veramente, e tanto…!? C’è qualche orso, per caso?
MADAMIGELLA ANNE – Cosa? (comincia a divertirsi irrefrenabilmente per l’atteggiamento e le battute del giovane) Non… Credo sia possibile, però. Si, ogni tanto qualcuno passa da queste parti. E se voi rimanete qui potrete incontrarlo, se questo è il vostro desiderio.
SLENDER – No, grazie… Anche se lo preferirei. Anche se non ho paura. Anche se… cioè… Io non ho paura degli orsi. Amo addirittura i combattimenti con gli orsi. Le donne… Sono le donne che gridano e si dimenano.
MADAMIGELLA ANNE – Davvero? Lo stanno facendo… e dove?
SLENDER – Ma lei non è coinvolta dal mio discorso, me ne guarderei bene. Esse, le donne, si sa, non li sopportano… gli orsi. D’altra parte sono troppo sgraziati per trovare grazia ai loro occhi.
MADAMIGELLA ANNE – Le donne? Via, via entrate.
SLENDER – Ho capito, non c’è scelta. Va bene mi arrendo. Tra voi e mio zio… Però sia chiaro: io lo faccio solo perché voi lo volete, cioè… Per amor di verità, diciamolo: anche perché siete di valore, di tanto valore, e perché siete innegabilmente bella. Volete che sia? E sia! Ma prima ve lo devo chiedere formalmente affinché voi poi lo possiate desideriate sostanzialmente, e io non sia impiccato ma onorato a dovere anche dai miei figli, in futuro, magari dopo morto, se ce ne saranno. (si porta le mani sulla faccia) Come è complicato! Posso entrare?
MADAMIGELLA ANNE – Ma se è un bel po’ che ve lo sto chiedendo. Suvvia, entrate; siete il ben venuto.
SLENDER – Se lo dite voi. Tuttavia, almeno, dopo la vostra preziosa persona.
MADAMIGELLA ANNE – Grazie…. Però questo non sia mai.
SLENDER – E io non posso farvi quest’affronto.
MADAMIGELLA ANNE – Mentre io lo voglio!
SLENDER – E allora sia. E’ certamente peggio… molto peggio di mio zio.
MADAMIGELLA ANNE – Cosa?
SLENDER – Madamigella… guai a chi ostacola la vostra… Anzi la “mia decisione…! Giusto? Io passo avanti e voi mi seguirete. Seguitemi, ve ne prego!! (escono)

I, II Entrano in scena, da un altro ingresso, Mistress Ford e Falstaff

MISTRESS FORD – Ci fa soffrire di cuore che voi ci lasciate così in fretta.
FALSTAFF – Che delizia! Mai mangiato così bene. Dispiace a me, credetemi, ma… Un po’ per i miei affari e molto perché l’odore, ma che dico: il celestiale profumo delle vivande era troppo irresistibile; tanto irresistibile che non ho potuto fare a meno di iniziare a mangiare per primo.
MISTRESS FORD – Primo e unico, Sir Falstaff.
FALSTAFF – Lo so, me ne sono accorto solo alla fine. E mi dispiace. Ma mi dispiace di cuore ancor di più di non aver potuto consumare insieme a Madamigella Anne; e a voi Mistress Ford.
MISTRESS FORD – Avete infatti praticamente divorato con piacere e in pochi minuti ben sei porzioni di cacciagione.
FALSTAFF – Anche questo so: ma non ho fatto altro che dare umilmente onore alla vostra tavola Mistress Ford.
MISTRESS FORD – E di questo vi ringraziamo.
FALSTAFF – Ora però devo correre a sbarazzarmi di qualcuno dei miei servi: mi consuma molto e mi rende troppo poco.
MISTRESS FORD – Ma non ne avete bisogno: voi non avete bisogno di alcuno; bastate a voi stesso. Cosa vi può fare un servo? Siete un imperatore, un Cesare, un Faraone, un Gran Cane dei Tartari.
FALSTAFF – Un Gran Cane?
MISTRESS FORD – Dei Tartari. Un Gran Re.
FALSTAFF – Che meraviglia. Ma preferirei che non lo diciate in giro. E’ bene che lo si sappia: mi sto esercitando nell’umiltà e nella modestia. Imperatore, Cesare e Faraone lo consento con piacere ma Gran Cane, anche se dei Tartari, è francamente troppo, troppo onore.
MISTRESS FORD – Volevo dire che bastando a voi stesso non avete bisogno di nessuno.
FALSTAFF – Come è vero, ma è per la pelle e per le spalle.
MISTRESS FORD – Avete ragione. E allora chi è questo peso da scaricare?
FALSTAFF – Miccia ammuffita, credetemi. I suoi furti sono troppo palesi, il suo borseggio da cantante inesperto: non afferra più il tempo. Come si suol dire: non ha più ritmo.
MISTRESS FORD – Mi state prendendo in giro: state dicendo che per rubare bene bisogna cogliere l’attimo?
FALSTAFF – Bruciare l’attimo. Bruciare l’attimo. E poi non si dice rubare, “mi consenta”, ma traferire. Trasferire, dice colui che comprende, poiché dire rubare è una squallida volgarità. E, per altro, non sta proprio bene sulle sue magnifiche labbra. “Mi consenta!” Mi consenta questa umile aggiustaturina”.
MISTRESS FORD – Prego, ci mancherebbe. Ma mi davate del “voi” fino a qualche secondo fa’ o mi sbaglio? Io, comunque, sono sempre grata a chi nella mia esperienza mi fa crescere.
FALSTAFF – Io invece a chi mi fa ingrassare. E “voi” non immaginate il mio peso nelle decisioni e negli equilibri di questa città…
MISTRESS FORD – Cinquecento libre e rotti.
FALSTAFF – Azzeccato al “grammo”.
MISTRESS FORD – Ora devo lasciarvi alle vostre decisione e ai vostri equilibri, non vorrei farvi minimamente dimagrire rubandovi…? Ma che dico: trasferendovi del tempo prezioso. A dopo, Sir John Falstaff. (esce)
FALSTAFF – A dopo, a dopo. Chissà perché mi sento librarmi e rifiorire. (rivolgendosi al pubblico) Vi confesserò, amici miei, i miei disegni più immediati; in breve voglio farmi amica questa bella signora. Scorgo in lei palesi inviti: fringuelli, ammicca, ammoina e lancia sguardi assassini.

Entra in scena Pistol – è una donna travestita da uomo con bandana e occhio bendato - uno dei
servitori di Falstaff

PISTOL – Capo…?
FALSTAFF – E se colgo i vezzi del suo stile personale, trovo che il più ostile atto del suo comportamento trasferito in lingua dice: Sir John Fastaff, prendimi, strizzami, sconquassami; io son tua.
PISTOL – E chi è questa mucca infuocata capo?
FALSTAFF – (tirando fuori il pugnale) Aaahhh, dov’è??? Maledetto, sei tu!? Quante volte ti ho spiegato che devi guardarmi le spalle e non “piombarmi alle spalle”?
PISTOL – Ma se sei stato tu, capo, a darmi proprio qui, e precisamente in questo attimo, l’appuntamento?
FALSTAFF – Mi è concesso di dimenticare qualcosa ogni tanto?
PISTOL – Certo, capo.
FALSTAFF – Piuttosto hai ascoltato quello che ho detto?
PISTOL – Qualcosa. Mi è sembrato chiaro che te la sei studiata bene, la Signora, e hai tradotto alla perfezione la sua eterea volontà in parole sonanti, capo.
FALSTAFF – Ho solo gettato l’“arpione” ad un forziere pieno d’oro che è venuto a galla, e ha cominciato a nuotarmi a babordo. Solo gettato l’arpione…
PISTOL – Già? Già siamo arrivati a questo?
FALSTAFF – No, cretino, per ora è solo un’antifona.
PISTOL – Si dice anche metafora, vero capo?
FALSTAFF – E che ne so’!
PISTOL – Per inciso, questa mucca… voglio dire la reverenda Signora, tiene in mano i cordoni della borsa del marito?
FALSTAFF – Una signora così, bella, dominatrice e desiderosa, di certo in mano tiene molte cose di casa sua e soprattutto del marito. Questa è una metafora, …e mi è anche piaciuta. Ah Ah Ah!! E tu che una volta eri una donna dovresti ben saperlo.
PISTOL – Che bella…Ah ah ah!…? Questa adesso non l’ho capita, capo.
FALSTAFF – Carcassa di qualcosa di ambiguo! Ascolta, in ultima analisi, e in camera caritatis, a me non interessa ne lei ne la Signora Page, ma devo farmi tutte e due contemporaneamente…
PISTOL – Ehhh!?
FALSTAFF – …e i relativi mariti,…
PISTOL – Ehhhhh!!?? Ma è una cosa esagerata…
FALSTAFF – …amici!?… molto amici…? devo farmeli amici: molto amicissimmi! E chiudi quella bocca da merluzzo in brodo. Tutto ciò per raggiungere un ben altro e profumato fiore.
PISTOL – Ora ho capito: adesso ti sei dato al giardinaggio di pregio, capo.
FALSTAFF – Un’altra stupidità e ti affogo con queste mani. Tu non immagini... Pensa che mentre pranzavo ospite delle due i loro occhi erano su di me. Specialmente la Signora Page. Purtroppo la figlia, Madamigella Anne Page, non c’era. Ma la madre perlustrava i miei rilievi con sì vogliosa mira che la bramosia dei suoi occhi mi abbacinava e mi smollettava tutto. Così io farò recapitare una lettera anche a lei affinché il forziere delle loro ricchezze mi si apra luminoso innanzi. Fidati, sarà un visibilio d’oro, un vero Eldorato. Io forzerò loro il cuore con il mio fascino e loro mi faranno da cornucopie ben disponibili, generose e pingui con i loro gialli forzieri. Saranno le mie Indie Orientali e Occidentali e io commercerò con tutte e due. Se poi riuscirò a conquistare anche il cuore di Madamigella Anne questo sarà l’appagamento estremo per il mio “povero” cuore. Così rifioriremo, risbocceremo e bisbocceremo.
PISTOL – Che festa… per te. Ma non vorrai, capo, che io faccia il ruffiano, spero?
FALSTAFF – Qual è il problema: sono solo lettere.
PISTOL – Mi dispiace capo, io sono un uomo… in un certo senso: insomma sono una spada che serve e opera e non uno sporco scagnozzo portalettere per biechi fini.
FALSTAFF – E se io ti perdono di tutte le tue nefandezze?
PISTOL – Davvero…? Aspetta, ma non l’avevi già fatto? E c’è anche un’altra cosa: il mio nome. Che fine fara il mio onorato nome? Che né sarà infine del mio “buon nome”?
FALSTAFF – Ti stai riferendo a: Pistol? Pistol!!! Certo che è un nome… Pistol! Per il tuo nome, o Pistol, ci affideremo al cielo, Pistol! (poi, scoppiando in aggressività come una bomba…) Vai e consegna queste stupide ma fruttuosissime lettere… e torna qui!! Ma con la vittoria in pugno, altrimenti tutto quello che ti ho già promesso ti capiterà prima di domani. E adesso… a dopo. (esce canterellando)
PISTOL – A dopo? Aspetta capo, discutiamo…

Esce rincorrendo Falstaff, ma rientra quasi subito: evidentemente infuriato.

Che ti sbudellino i corvi. A gente come noi strabastano dadi truccati, carte false e trappole per truffar ricchi e poveri e rimpinzarci come otri. Maledetto, noi rischiamo per lui e lui ci dedica le sue orazioni nei triboli. Ma ecco che dallo stomaco un fiele corrosivo arriva alla bocca e la mia lingua, piena di vendetta, comincia a vibrare. Sì, mi vendicherò a dovere: ha deriso il mio buon nome! Ebbene, porterò le lettere alle mogli e le notizie ai relativi mariti. Li preparerò con chiarezza sui piani di questa bestia e Falstaff potrà finalmente essere accolto come merita nelle loro case. Così vendicherò me e tutti i miei compagni e tutte le altre donne che ha disprezzato e mortificato.

Rientra Falsaff

FALSTAFF – Avevo dimenticato di dirti ancora una cosa: una cosa sola…? Ma che cosa è, qualcuno andava blaterando qualche orazione funebre da queste parti?
PISTOL – Mi stavo ripassando le tue commissioni, capo, poiché ho intenzione di servirti a dovere.
FALSTAFF – E sarebbe ora.
PISTOL – Lo credo anch’io.
FALSTAFF – E io di più.
PISTOL – Non credo in questo tu mi possa superare, capo.
FALSTAFF – Questa devozione ti fa onore.
PISTOL – Se sarà la mia devozione a fare il servizio che ti farò tra poco, capo, l’onore che mi verrà sarà molto e insieme, io e il mio onore, daremo imperitura gratificazione a te per tutti i “piaceri forti” che assaporerai.
FALSTAFF – Bravo, così si fa. Tuttavia questo tuo nuovo solerte impegno, sappilo, non mi spillerà altro che tante, buone e auliche orazioni per la tua anima.
PISTOL – E so anche su che inginocchiatoio saranno partorite.
FALSTAFF – Torniamo a noi: qual è il punto?
PISTOL – C’era una cosa che avevi dimenticato di dirmi, capo.
FALSTAFF – Ecco, bravo! Già, sono tornato apposta!
PISTOL – Grazie, capo, sicuramente è per dirmi che…
FALSTAFF – Che è no!
PISTOL – Che cosa vuol dire, capo?
FALSTAFF – Sia chiaro, “Pistol”, io non t’impresterò nemmeno un soldo!
PISTOL – Meno male…? No!??? Ma come, te l’ho detto, suvvia. Se il mondo mi si chiudesse come un’ostrica io con la spada dischiudere lo farei in un baleno-secondo e la somma ti sarà resa con gli interessi. E poi non è da ieri che ci conosciamo, capo.
FALSTAFF – Non un soldo, e non ci sono interessi che allettino. Io ho infastidito i miei amici per togliervi dai guai, tu e i tuoi compari, altrimenti ora sareste dietro le sbarre a marcire come funghi sfatti. Per concludere: quando Madamigella Bridget perse il manico del ventaglio io ho garantito, io, sul mio onore che non eri stato tu.
PISTOL – E forse non ti sei presa la percentuale su quello che ci abbiamo ricavato?
FALSTAFF – Pensa, vigliacco, pensa. Volevi che io mi dannassi nell’inferno gratis? Non ti darò neanche un soldo, nemmeno uno, ma preghiere e auguri, questo sì. Ecco quello che posso fare per il tuo bene nel mio massimo e amorevole impegno di galantuomo.

Esce di nuovo canterellando, ma con più allegria

PISTOL – E io intenerisco addirittura e mi commuovo fino al midollo spinale. Cosa si può volere di più da un uomo come questo? Ma io lo servirò a dovere, poiché se poc'anzi avevo qualche dubbio a tal proposito adesso farò quel farò, e lo farò; e sarà immacolato da ogni remora; sarà la mia più amata missione!

FINE PRIMO ATTO
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SECONDO ATTO

II, I Piambano agitate e costernate in scena Mistress Ford e Mistress Page

MISTRESS FORD – Madama Page, credetemi, stavo venendo da voi.
MISTRESS PAGE – E io il medesimo. Ma Madama Ford, sembrate certamente inquieta e fortemente stizzita.
MISTRESS FORD – Mistress Page, non rendiamo leggero il macigno. Se tu sapessi quello che mi è accaduto.
MISTRESS PAGE – Mistress Ford e se tu sapessi che cosa mi è arrivato.
MISTRESS FORD – E se il mondo sapesse cosa c’è scritto su quello che è arrivato a me.

Tirano fuori le lettere guardandosi con sfida e sospetto. Poi comprendendo pienamente
l’accaduto…

MISTRESS PAGE – A questo punto io ti leggo la mia lettera.
MISTRESS FORD – Anch’io lo faro.
MISTRESS PAGE – E guarda: sono pure della stessa fattura.
MISTRESS FORD – Maledizione! sono scampata alle missive amorose nelle feste della mia gioventù e ne divento il bersaglio adesso?
MISTRESS PAGE – Mi sembrano uguali. Senti le mie prime righe:
“Non dimandar motivo di questo mio vetusto amore
Che molte son le vie della passione
Ma poche per la ragion veleggiano…”
MISTRESS FORD – Tu non ci crederai: ma nello stesso identico modo inizia anche la mia.
MISTRESS PAGE – Ormai più nulla mi meraviglia. Ascolta:
“Giovane più non siete…”

Mistess Ford tira fuori la sua lettera…

MISTRESS FORD – Anche maleducato.
MISTRESS PAGE – Doppiamente!
“…ne più lo sono io.
E questa perfetta nostra accordanza
simpatia, e tanta, mi ha ispirato:
Voi siete giuliva ed io altrettanto…”

…e comincia a leggerla a sua volta

MISTRESS FORD – “Gaia apparite, e fresca, e leggera perfino, voi e più di voi io.
E in questo non sovrabbonda nei nostri cuori simpatia su simpatia?”
MISTRESS PAGE – “Vi basti, mia meraviglia, se l’Amore
di un guerriero è bastante, che io vi ami.”
MISTRESS FORD – “E per quel che oso non bramo pietà…”
MISTRESS PAGE – “…che amore offro e amore chiedo.”
MISTRESS FORD – “Sempre tuo Cavaliere…”
MISTRESS PAGE – “per piagge e riviere…”
MISTRESS FORD – “…la notte, il dì e le sere,
ad ogni tuo volere
con tutto il mio potere
per te godere e possedere.
Sir John Falstaff”
MISTRESS PAGE – Identiche, non c’è ombra di dubbio, e di “mestiere”.
MISTRESS FORD – Santi tutti del cielo, s’è mai sentita una cosa simile?
MISTRESS PAGE – Sillaba per sillaba: solo i nomi dei destinatari cambiano.
MISTRESS FORD – A questo punto potrei garantire che ne ha mille di queste lettere ben pronte… E che qui siamo già alla seconda edizione.
MISTRESS PAGE – Ma che uomo è questo?
MISTRESS FORD – Per favore, che sarei già pronta a trovarti venti tortore lascive che un uomo casto. Ma qui il problema è ben altro.
MISTRESS PAGE – E’ vero. Chi lo avrebbe detto: mi sento già pronta a litigare con la mia onestà. Io sono costretta a voler trattare me stessa come una che non conosco abbastanza: forse affatto. Giacché certo, solo conoscendo di me qualche aspetto ch’io ignoro può questo Sir John aver osato abbordarmi con tanta furia.
MISTRESS FORD – E allora io? In che modo mi sono rinfrescata e alleggerita a tal punto, al suo cospetto, da sentirmi appellare come gaia e giuliva “addirittura”? Per non parlare della sovrabbondanza di simpatia nei “nostri” cuori. Ma cosa gli avrò mostrato di me senza neanche accorgermene?
MISTRESS PAGE – Ebbene, vendichiamoci di lui, congediamogli un abboccamento; assecondiamolo e incoraggiamolo nei suoi approcci e tiriamola in lungo con un ben innescato indugio, finché tal cavaliere non abbia ad impegnare i suoi cavalli allo strozzino del villaggio.
MISTRESS FORD – Certo, acconsento a qualsiasi azione contro questo individuo.
MISTRESS PAGE – Tu pensa se mio marito venisse a sapere di questa situazione.
MISTRESS FORD – Il mio s’infiammerebbe di gelosia come un papavero a forma di cocomero.
MISTRESS PAGE – E che cos’è, un nuovo frutto esotico?
MISTRESS FORD – No, è che non trovando paragoni sufficienti in natura me li compongo al momento.
MISTRESS PAGE – Bene…? Cioè male! Ma seguimi, che la vendetta ci attende. Mistress Quinckly, che è la nostra spalla forte, saprà consigliarci a dovere.
MISTRESS FORD – Mistress Quinckly, quale uragano di forza, così poco donna e così tanto femmina. Andiamo.

Escono

II, II Entra in scena trafelato Nym, altro servo di Falstaff. E’ armato di bastone e ha una sciarpa
intorno al collo, che gli copre momentaneamente anche la bocca.

CAPORAL NYM – (trafelato) Capo! Pistol! Capo!?? Ma dove sono? (si toglie la sciarpa dalla bocca) Mi avevano assicurato che erano da queste parti. No, evidentemente non ci sono. Ecco, il capo, quando ci serve non c’è. Il dottor Caius ha scoperto in casa sua il servo di Abraham Slender, quello scemo del nipote di Robert Shallow, Giudice di Pace della Contea. Il collega è stato pizzicato mentre portava un’imbasciata amorosa da parte del suo padroncino deficiente per Madamigella Anne Page. Ma dov’è il capo? Quando Falstaff saprà che un altro cane attenta al suo bocconcino andrà su tutte le furie. Già non si sopporta quando gli affari gli vanno bene… Sono certo che questa mia tempestiva imbasciata potrebbe fruttarmi riconoscenza e soddisfazione: io, quando tolgo le castagne dal fuoco a qualcuno, provo una profonda sensazione di pace interiore, dopo essere stato ben pagato. E Madamigella Anne Page è un gran bel “frutto di bosco”: con tutti quei soldi che si ritrova; con tutti quei beni che erediterà. Il mio capo ha deciso di fare un salto di qualità nella scena nella sua professione: passare dal furto e la truffa all’incetta di donnine da spremere. Lui dice che è più romantico; io dico che è sempre più squallido, esattamente come se stesso: identico. Il fatto è che questa volta Madamigella Anne deve averlo colpito più in basso della sua borsa, e se quello smidollato del nipote del giudice gliela porta via per lui… che tragedia! E che meraviglia sarebbe…

Entra in scena Falsataff

Certo, se accadesse sarebbe giusto, ma anche una bellissima cosa da…
FALSTAFF – Cos’è una bellissima cosa, abitatore di forche e discariche? E, infine, che cosa hai per cercarmi con così tanto rumore?
CAPORAL NYM – Capo… Abitatore di forche e discariche? Solo perché per il mio onore non mi sono prestato a consegnare quelle vostre lettere da ruffiano mi trattate così, capo? Anch’io, a mio modo ho timor di Dio.
FALSTAFF – Io, io medesimo a volte lascio il timor di Dio ben protetto alla mia sinistra e, riparando l’onore saldamente nelle mie mutande, mi rassegno a intrigare, a sconfinare e perfino a trafugare; e tu, pendaglio da forca, pretendi di mascherare i tuoi stracci puzzolenti, la tua faccia da porco famelico, il tuo turpiloquio da farabutto, sotto il vessillo dell’onore? (facendogli il verso) “Io non mi abbasso a queste cose!” Proprio tu!? Che se non fosse stato per Pistol, adesso ero fuori dal campo di battaglia.
CAPORAL NYM – Ebbene proprio io ero venuto per… Ero…Cioè… “Sono” venuto per riverirti e per ben servirti in tutto, (quasi toccando terra nell’inchino) mia magnificenza; mia maestà suprema.
FALSTAFF – Ma sei impazzito? Adesso che già tutto è stato fatto? Aspetta…? Cosa nascondi furfante per simil coreografia? Ci vuol altro per me che queste salmeleccate. Cosa nascondi…

Mistress Quinckly entra con decisione in scena.

MISTRESS QUINCKLY – (con forza e tono aulico) Bangiornu!!
FALSTAFF – (toccato dalla sorpresa e dall’aspetto per nulla rassicurante di Mistress Quinckly esplode in un grido di terrore) AAAAHHH….!?
MISTRESS QUINCKLY – Dongo rispettosamente gliu bangiorno a Vossignoria.
FALSTAFF –Chi diavolo siete? Da dove diavolo venite e chi diavolo vi manda? Mi avete fatto prendere un colpo.
MISTRESS QUINCKLY – Dotto’, co’ tuttu gliu rispettu pe’ gliu diavuru, ma si fosse issu gliu padrone meo già i’ saria a vui bbon’accunusciuta. Però, datu che so’ spissu de compagnia a gentilommene, anzi, pe’ precisione, a “gentilfemmene”, i’ so’ sulu na’ brava e docile vagliona, e de bbona famiglia puri, quindi non è mia abbitudine fa’ piglià gli tocche de core agliu prossimu de “coscienzea pulita”.
CAPORAL NYM – “Vagliona”? Ma se ha più anni di mia nonna?
MISTRESS QUINCKLY – Addavero? E i’ volesse scagna’ chacche parola co’ la “fattrice di sì abbrutita progenie”.
CAPORAL NYM – Che cosa vuol dire?
FALSTAFF – Stai zitto, non complichiamo la situazione! Non fateci caso, bellissima signora, è solo un mio servo.
MISTRESS QUINCKLY – E allora facesse bbono a servireve giaccché, in verità, ve sta già a ruvinà, e de paricchiu puri.
CAPORAL NYM – Capo, ma che cos’è, una minaccia?
FALSTAFF – “In verità” stava andando via… e forse anche da questo mondo.
MISTRESS QUINCKLY – Ecco na’ bbona notizia.
FALSTAFF – Brava e docile ragazza… giusto?
MISTRESS QUINCKLY – (Nym sta per uscire quando le parole di Mistress Quinckly lo intrigano a tal punto da trattenerlo irresistibilemente) Lo potete dice forte: brava e pura; come mammema, quanno m’ha missu agliu munnu.
FALSTAFF – Ci mancherebbe; e tutto ciò è molto interessante. Ma in che posso esservi utile, dato che voi siete al seguito di “gentildonne”, come ho creduto di ben percepire poco fa?
MISTRESS QUINCKLY – Ce sta’ na’ certa Mistress Ford, Madama Ford… ma sarìa meglio che vui ve azzecaste da chesta parte.
FALSTAFF – Madama Ford…? Che cosa meravigliosa! E che cosa desidera questa splendida signora?
MISTRESS QUINCKLY – Mistress Ford… Ma, ve ripeto n’ata vota, saria certu megliu che vui ve facesseate chiù vicinu, ‘nfrosàndove abbastanza da chesta parte.
FALSTAFF – Signora, io conosco tutti i dialetti turpiloquianti dei bassifondi di Londra ma non riesco a capire queste vostre ultime parole.
MISTRESS QUINCKLY – Ecco n’atu che oggi s’è ‘ntronatu issu e se la piglia co’ ati. V’ata avvicinà, sinno’ certa genti scota.
FALSTAFF – Scota!? Ascolta?
MISTRESS QUINCKLY – Accussì, Vedete che accapiscete caccosa! Chissu scota.
CAPORAL NYM – Che cosa ha detto?
FALSTAFF – O mio Dio! Non occorre, cara Signora. Poiché è gente mia, credetemi: orribile ma ben fidata.
MISTRESS QUINCKLY – Se lo dicete vui. A chistu puntu… (improvvisamente con tono durissimo) Gliu Patreternu v’hanna perdonà pe’ le porcarie che jate facenno!
FALSTAFF – Veramente ancora non ho fatto nulla di quanto… Ma che cosa dite?
MISTRESS QUINCKLY – Che ci’hanna perdona’ a tutti quanti è certu: ma vui meritate de chiù la forca. E mancu nu’ pocarigliu de grazia.
CAPORAL NYM – Sante parole. Conosco un tipo corda e di sapone che…
FALSTAFF – (al servo) Adesso basta. (a Mistress Quinckly) Signora, dove volete arrivare?
MISTRESS QUINCKLY – Vui, dotto’, sete nu’ ammaliatore spietatu e sconcecatu: nu’ conquistatore arraiatu e senza scrupoli… e senza continenza. Diu ve perdoni!
FALSTAFF – Non ho mai avuto problemi di incontinenza, fino ad adesso, se mi permettete. Ma ancora non capisco a che cosa alludete. E, se vi è possibile, per favore, usate un vocabolario più accessibile.
MISTRESS QUINCKLY – Vui srarecate…
CAPORAL NYM – Che cosa?
MISTRESS QUINCKLY – Voi strappate… Ma chistu pecché s’ammescatu?
FALSTAFF – Vi prego, andate avanti. (a questo punto Falstaff comincia a sudare)
MISTRESS QUINCKLY – E se ‘nfila sempe ‘nmezo, ooh, lè lè! Vui, Sir Falstaff, stracciate gliu core alle femmene e le screffonnate a èsse schiave voste. E non fate finta de no’sape’, che ‘ntromento essa schiatta, la poverella!
FALSTAFF – Davvero? E bèh, si fa quel che si può. Ma parliamo di questa poverina; scusate… di questa Madama che…
MISTRESS QUINCKLY – La situazione della “poverella” è facile da dice e dolorosa da sostené: vui l’ate cacciata dento a na’ tale menesta arrevogliata che affogarece a stu’ puntu già le pare oramai na’ bbona liberazione: a tantu gliu peggiu cortigianu “dongiovanni” non saria statu capace. Regali, doni, oru e miamismi; privileggi e zefolarie mai avessero conditu tale ‘nfocamentu di chiù forti e arguti sderrai. (Falstaff e il servo mostrano segni di sofferenza sempre più esasperata) Conti, marchisi e duchi so stati annusati e licenziati, e già paricchie voti, dalla Commare mia bella.
CAPORAL NYM – Annusati e licenziati? Che strane abitudini.
FALSTAFF – Aspettate un attimo! Se ho ben capito…
MISTRESS QUINCKLY – Po’esse: ogni tantu caccherunu me capisce, ‘ncoppa a stu munnu. Ma tornamu a nui. ‘Ntromento…
CAPORAL NYM + FALSTAFF – (con sofferenza) ‘Ntromneto!?
MISTRESS QUINCKLY – Che è?
FALSTAFF – Nulla. Continuate, continuate, brava donna.
MISTRESS QUINCKLY – …Vossignoria, con na’ piccola e sgustumata lettera, ha piantatu nu’ frascone appizzutatu propitu agliu core della tenuta de sì addorose carni, e che mo’ chiù non se smantella.
FALSTAFF – Che meraviglia, se ho capito qualcosa…? E adesso…?
MISTRESS QUINCKLY – E a stu puntu… (di colpo e con toni diplomatici e dolci) La Commare mia ve ringrazia de core pe’ tale dolore, che pe’ essa è novo, e ve manna a dice che chella specie de maritu seo sarà screffonnatu lontanu dalla casa dalle tre alle quatto dopu mezzeiorno. (in perfetta lingua) “Totalmente assente e irresistibilmente mancante, Signore.”
FALSTAFF – Tre e quattro. (ora guardandola con sorpresa e sospetto)
MISTRESS QUINCKLY – Dopo mezzeiorno.
FALSTAFF – Dopo mezzogiorno?
MISTRESS QUINCKLY – Accussì. Povera la Commare mia, co’ nu’ maritu tantu gelusu, tantu nuiuso, accusì... accusì petulante, (c.s.) soprattuttu, accosì accidiusu e vendicativu. Ma gliu fattu chiù sconcecante è statu accanoscie, ‘ntromento ‘ngigavo a vinì da cheste parti… Ma chesto non lo pozzo dice.
FALSTAFF – Di cosa state parlando?
MISTRESS QUINCKLY – De na cosa che non se po’ dice… pe’ rispettu alla prima femmena.
CAPORAL NYM – Eva?
FALSTAFF – E chi è?
CAPORAL NYM – La moglie di Adamo… nel Giardino Terrestre…? La prima femmina!?
FALSTAFF – Vi prego continuate
MISTRESS QUINCKLY – Su’ vaglione è paricchiu streuzu. Insomma… (si guarda intorno) Puri… puri l’ata Commare mia, Madame Page, è completamente sciuta de coccia pe’ vui. L’aggio sentuta co’ le recchie mei fane “laconiche oraziuni”, pe’ l’anima vosta e pe’ gli morte voste e tutti gli futuri parente: de sera, de jorno, de notte e puri de matina: ne so’ sicura. Ma specialmente a mezzejorno: quanno ogni voccone de sapurito se metteva ‘nmocca,’ntromento gliu saglieva dagliu piattu e gliu ‘nfilava tra chigli rente candidi e addurusi. E ‘ntromento…
FALSTAFF + CAPORAL NYM – ‘Ntromento…?
MISTRESS QUINCKLY – ‘Ntromento, certu! …s’alleccava co’ gustu e devozione le reta e la forchetta.
FALSTAFF + CAPORAL NYM – ‘Ntromento…?
MISTRESS QUINCKLY – …s’allecava…
FALSTAFF + CAPORAL NYM + MISTRESS QUINCKLY – …co’ gustu e devozione le reta e la forchetta.
FALSTAFF – Dio, che meraviglia! (c.s.)
MISTRESS QUINCKLY – No! E’ na' disgrazia: purtroppu gliu maritu de chesta è, ‘nmece, imprevedibbile e pervertitu; paricchiu pervertitu! E infatti Mistress Page, st’ata Commare mia, m’ha pregatu de dicereve che verrà di certu gliu grande momentu, e che vui capiscete bbone de che se va a trascorre; ma che dovete ave’ pe’ chesto puri na’ bbona e “tosta” pacénzea.
FALSTAFF – Su questo non dubitate.
MISTRESS QUINCKLY – E a stu’ puntu i’ me cretaria, anzi ne so’ certa assai, ca vui operate ‘ncantesimi, stregonerie e ‘nciaremamenti ‘ndiavolati. E i’ chello che facesse pe’ ave’ ste’ formule voste! Chello che i’ fecesse vui mancu lo immagginate.
FALSTAFF – E… Infatti non lo immagino assolutamente.
MISTRESS QUINCKLY – Sete sicuru?
FALSTAFF – State tranquilla.
MISTRESS QUINCKLY – Peccatu.
CAPORAL NYM – Ne sarei sicuro puri io, che non sono certo di gusti raffinati…
MISTRESS QUINCKLY – Chistu è sempe chiù streuzu. Eppuri ste’ dìì Commari delle mei erano le chiù timorate degliu Pateternu dent’alla città nosta e mo’ vedete come se so’ scanzate de cerveglio: pazze, pazze e scellerate pe’ uno com’a vui!?
CAPORAL NYM – Appunto per questo che sono pazze.
FALSTAFF – Per carità, quali magie e stregonerie? Vi garantisco che è solo il mio fascino ad operare e… nient’altro. Ma che posso fare nella mia devozione per…
MISTRESS QUINCKLY – Madama Page vone che mettete a disposizione, quasi nu’ pegno d’amore e d’onore, - ma accorto; la Commare è abbituata a esse sempe accontentata in tutti gli desideri see -, nu’paggiu.
FALSTAFF – Cosa?
MISTRESS QUINCKLY – Vui ata mette a totale disposizione nu’ paggetta.
CAPORAL NYM – Un Paggetto? Ma quale menata di cervello è mai questa?
FALSTAFF – Calma! qual è il problema? Ne ho tanti io: uno meno uno più. Ne ho uno proprio qui. Ma che cosa ci deve fare?
MISTRESS QUINCKLY – Gliu servu vosto promette bella robba; ma semo certi e sicuri che po’ le mantene tutte ste promesse?
CAPORAL NYM – Che cosa ha detto capo e in che senso? Capo, io non mi…
FALSTAFF – “…abbasso a queste cose!” Lo sappiamo già.

Falstaff si allontana per fantasticare sulla nuova situazione

CAPORAL NYM – No, volevo dire che non mi rifiuto mai a servire una bella signora: disponibilissimo.
MISTRESS QUINCKLY – Che profumazione de sapore: gradevole, sugusu. Comunque gliu pegno è pe’ la Commare e gliu serviziu è pe’ gliu marito della Commare.
CAPORAL NYM – Ecco…? Noooo! Qui non sono d’accordo! Sai che dolore… si dico: il marito è quello imprevedibile e perverso, vero…? Molto perverso… Assolutamente no! Non scherziamo! Cazzarola! Che ca… Cosa ci deve fare poi con… con un paggetto quell’uomo?
MISTRESS QUINCKLY – Vui me ricordate gli’utimu pollastu che aggio portono alla macelleria: tenea sempe caccosa che gli eva storto e de traverso.
CAPORAL NYM – E vi credo: presagiva quel che gli sarebbe accaduto. Capo, fate qualcosa.
MISTRESS QUINCKLY – Vui, servu servente, servete agliu fattu nosto; sinno’ a che servete co’ gliu serviziu vosto?
CAPORAL NYM – Capo, questa è uscita di senno.
MISTRESS QUINCKLY – Non chiù de ati, begliu vaglione. Ma state sicuru: Mastu Page è nu’ “grande” ome.
CAPORAL NYM – Ecco, adesso si che…? Porca vacca, quanto “grande”..?.
MISTRESS QUINCKLY – Chiano, figliu de na' bbona mamma… e attento: la lengua hanna èsse pulita e cristallina: niente sconcerie e niente limature; esattamente come nu’ bbono vaglione de bbona famiglia. Me raccomando, ata èsse lungimirante.
FALSTAFF – Infatti. (ritornando minaccioso verso Nym) Tu comprendi, vero? Tu comprendi (con gesti opportuni) quanto tutto ciò sia importante per noi e salutare per il tuo collo, “vero”? Madama, eccovi il servo… il bel paggetto, dal linguaggio e i modi perfettamente forbiti e delicati. Lo vado a preparare e ve lo spedisco.
MISTRESS QUINCKLY – E mo’ Mistress Quinckly, che so’ i’, se ne va’. Vossignoria è riverito e salutato. (al servo) E puri vui. (esce)
FALSTAFF – A vostro imperituro servizio. (quando è uscita) Le donne!? Qualcuno di gran saggezza un dì mi disse: “Amore, qual ombra involasi se amor sostanza insegue, insegue ciò che fugge e fugge ciò che insegue.” Detto fra noi, non ne ho mai capito il significato, ma è evidente che crea una certa atmosfera, ben provvida al nostro caso.
CAPORAL NYM – Capo, e se il paggeto lo fate voi?
FALSTAFF – E se ti mettessi a disposizione di Mistress Quinckly?
CAPORAL NYM – Capo… credo…? Un’altra via?
FALSTAFF – Andiamo a consolare il nostro cuore agitato con dell’ottima birra. E, soprattuto, teniamoci pronti a sferrare il grande attacco; dato che ciò è l’unico premio per dei soldati come noi.

Escono: Falstaff ride mentre Nym piagnucola e con le mani stropiccia la sciarpetta che
porta intorno al collo.

FINE SECONDO ATTO
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ATTO TERZO

III, I Entrano in scena Sir Robert Shallow, Sir Slender suo nipote e Madamigella Anne

SHALLOW – Vedete, Madamigella Anne, sempre nella vostra magnifica grazia, di schiudere appena gli sportelli delle vostre finestre e otterrete che mio nipote, quale sole irrefrenabile, illuminerà tutta la stanza.
SLENDER – Ne potete stare certa, signorina. Il buio non mi piace.
MADAMIGELLA ANNE – Anche a me certe scatole chiuse non hanno mai dato affidamento.
SLENDER – (allo zio)Di quale scatole chiuse questa donna adesso va blaterando?
SHALLOW – Stai zitto, ci penso io! Madamigella, volete spiegare a mio nipote la questione della scatole chiuse; sembra preoccuparlo.
MADAMIGELLA ANNE – Io intendo che nulla conosco in verità di questo giovine, se non che è spiritoso in modo stravagante e terribilmente divertente.
SHALLOW – E che cosa vuole sapere di… di questo genio della battuta; di questo innovatore dell’arte ironica? Sì, di questo virtuoso della parola gioconda?
SLENDER – Gioconda? Gioconda era mia nonna.
MADAMIGELLA ANNE – (non riuscendosi più a contenere) Ah! Ah! Ah!
SLENDER – Sì! E’ vero.
MADAMIGELLA ANNE – Ah! Ah! Ah! Ad esempio, i suoi genitori: chi è suo padre e sua madre? La sua schiatta, in vero.
SLENDER – Cosa? Chi è che schiatta adesso? Per caso ce l’ha come me?
MADAMIGELLA ANNE – Certo che sì.
SLENDER – E allora possa capitare prima a voi.
MADAMIGELLA ANNE – Non capisco qual è il problema!
SHALLOW – Ohh! No, no! Non c’è nessun problema. Se è per questo… Se ciò è l’unico ostacolo ci poniamo subito rimedio. Forza figliuolo, fatti avanti! Avesti tu un padre?
SLENDER – Credo di sì. Per Diana! Un padre? Uno intero? Certo che sì. Sì, io ne ebbi uno vero Madamigella Anne. E mio zio potrebbe raccontarvene delle belle. Zio, ti prego parla a Madamigella di quando mio padre rubò in macelleria due oche ben spennate, ma ancora vive, per tutti i diavoli! E che, quando si svegliarono, credendo di aver a che fare con i fantasmi delle sue ex e vendicative mogli, il mio povero genitore corse per due giorni interi e senza mai voltarsi…
SHALLOW – Madamigella mio nipote è pazzo… di voi! Senza dubbio.
MADAMIGELLA ANNE – (prima interdetta si lascia infine andare in una sonora risata) Ah! Ah! Ah! Che divertente! E’ questo un aneddoto o che altro? Ah! Ah! Ah! Siete un’attore di gran talento. Ma è vero che siete pazzo di me?
SLENDER – Esattamente come sono pazzo per tutte le ragazze della contea cha hanno…
SHALLOW – E inoltre potrà mantenervi da vera gentildonna.
SLENDER – Proprio così, con la coda o senza la coda. Ma a patto che…
SHALLOW – E vi assicurerà una controdote di centocinquanta sterline.
SLENDER – E dove le prendo?
MADAMIGELLA ANNE – Ah! Ah! Ah! Questa è la migliore. Giudice Shallow, ma perché non lasciate che sia il suo cuore ad esibirsi, ve ne prego?
SHALLOW – (sudatissimo) Non è il caso: vi farebbe addirittura morire… dalle risate.
MADAMIGELLA ANNE – Correrò il rischio: e sarà un pericolo divertente, ne sono certa. Ah! Ah! Ah! Ora, sir Slender, apritemi immediatamente, anche se a modo vostro, l’anima. Su, dateci sotto.
SLENDER – Oh! Grazie, per Diana, questo è parlare da uomo… No, voglio dire da donna virile. Bene, così si fa!
MADAMIGELLA ANNE – Da donna virile? (la poverina, per il ridere, si piega in due) E allora?
SLENDER – Una meraviglia…! (cominciando a divertirsi sinceramente, seppur ancora interdetto) Proprio così. Siete proprio gentile e disposta nella giusta posizione…
SHALLOW – Ma che cosa dici, Slander?
SLENDER – … per ascoltare l’anima delle persone di buon cuore. Ah! Ah! Ah! Perché, che cosa ho detto zio?
SHALLOW – Va avanti. Va avanti!
MADAMIGELLA ANNE – (asciugandosi le lacrime ormai abbondanti) Allora, quali sono le vostre volontà?
SLENDER – Ah! Ah! Ah! (improvvisamente serio) Le mie volontà? Perdindirindina, questo sì che è un bell’azzardo. Io non ho ancora le mie volontà: non ho fatto testamento, grazie a Dio perché non sono né morto e né malato. (scoppia di nuovo a ridere sulla sua stessa battuta) Ah! Ah! Ah! Zio, siamo sicuri che sono ancora vivo, e che la signorina qui presente abbia ancora facoltà di intendere e di volere?
MADAMIGELLA ANNE – Ah! Ah! Ah! (con le lacrime agli occhi) Sir Slender, io “intendevo”, che cosa volete da me?
SLENDER – (finalmente quasi serio) Se dobbiamo esser chiari, da parte mia non voglio assolutamente niente o quasi. Vostro padre e mio zio si sono intesi fra loro. Se deve andar bene, vada; e sennò: cuor contento Dio l’aiuta. Possano loro dirvi meglio di me come stanno le cose. Chieda a mio zio. Eccolo qui.
SHALLOW – Cosa? Ehn… dunque… Signorina, come potete vedete qualcosa di ciò che mio nipote ha mangiato… o bevuto, oppure solo respirato, deve avergli intossicato il cervello, e dal suo parlar ben si evince. Concedeteci quindi di raggiungere il più vicino dottore e quando la sua mente tornerà illimpidita riprenderemo l’argomento. (al nipote) Andiamo, che il dottore ci aspetta: andiamo! Scusateci e buon giorno. (comincia a trascinare via il nipote)
SLENDER – Zissio, in che altra situazione mi stai parando? Non pretenderai che sposi anche questo dottore, spero? Zio, perché non rispondi adesso? Il dottore proprio no! Zizzio…? (escono)
MADAMIGELLA ANNE – Ah! Ah! Ah! Sposare anche il dottore!? Ah! Ah! Ah! E non si ferma. Non la smette! Ne dice una peggio dell’altra…? Ehi, ma dove andate? qui mi sembra di aver perso qualcosa d’importante nel filo del discorso, e mi sfugge il concetto finale. Aspettatemi: adesso occorre almeno chiarire alcuni punti che mi riguardano. Ah! Ah! Ah! Aspettatemi! Ah! Ah! Ah! (esce anche lei)

III, II Entrano in scena Mistress Ford, Mistress Page, Mistress Quinckly, Caporal Nym e Pistol

MISTRESS FORD – Che cosa divertente e meravigliosa: il mio cesto della biancheria ha fatto miracoli. E non è finita qui.
MISTRESS PAGE – E’ andato tutto bene allora? Tutto alla perfezione?
MISTRESS FORD – Non poteva andare meglio. Loro due, poi, sono stati bravissimi: con quanto sentimento hanno condotto l’azione.
CAPORAL NYM – Lo confesso Signore, l’odio ha messo le ali ai miei piedi.
PISTOL – E la voglia di vendetta mi ha riempito i muscoli a dismisura. Per questo voi avrete, Madame illustrissime, tutta la nostra riconoscenza in eterno.
MISTRESS FORD – E voi la nostra. Ma non è finita qui.
MISTRESS PAGE – No!
CAPORAL NYM – Che signica?
PISTOL – Spiegatevi meglio, mie Signore.
MISTRESS FORD – Ogni cosa al momento opportuno. Presto adesso, a casa della mia Commare qui presente. Mi raccomando, ci deve sorreggere la stessa zelo, “lo stesso zelo”, o miei campioni.
MISTRESS PAGE – Ma tu sei certa di stare bene, mia cara?
MISTRESS FORD – Benissimo. Ora andiamo. Comare Quinckly aspetterà qui e lo preparerà per la seconda battuta. Ora è tutto nelle vostre mani Mistress Quinckly.

Escono tutti tranne Mistress Quinckly

MISTRESS QUINCKLY – E la sta bbono! Jate, che mo’vi gli’addirizzo a dovere. (al pubblico) Da quanno nui commari hamo fatta sta specie de cooperativa, la “Cooperativa delle Commari de Windsor”, pare che le femmene respirano nu’ poco megliu, e chist’ommene, sempe pare, che se stanno appena appena a accustumarese. Apparte caccherunu, che pe’ esse ammansito hanna esse stiratu fin’a’ dento le cervella.

Entra bagnato e violento Sir John Falstaff

FALSTAFF – Per tutti i diavoli dell’inferno! Sono forse vissuto per questa infamia: tutta la mia vita per aver come carrozza un cesto, più sozzo della fetica cariola del carnacciame di rifiuto del beccaio, e per esser poi gettato nel Tamigi? Per questo ho lottato, rubato, frodato e massacrato? Ma se dovesse capitarmi un’altra volta tanto vale impiccarmi con le mie stesse mani.
MISTRESS QUINCKLY – Povero ome! Che pena de core! Che disgrazia brutta e rovinosa assai!
FALSTAFF – Ah…!? siete voi!?
MISTRESS QUINCKLY – La Commare, Mistress Ford, è mortificata. E’ sconfortata pe’ chello che v’è successo: la poverella non se rassegna. Ma che po’ fa? Però ha già licenziatu gli servi che, si puri pe’ distrazione, v’hanno mortificatu allo bruttu.
FALSTAFF – Distrazione, vero?
MISTRESS QUINCKLY – La Commare Ford è chiù de n’ora che chiagne lacrime a fiumi.
FALSTAFF – Io, invece, nel fiume ci sono stato sul serio.
MISTRESS QUINCKLY – Addavero?
FALSTAFF – Perché, voi non lo sapete?
MISTRESS QUINCKLY – I’ saccio che c’è statu nu’ ‘mpicciu bruttu assai, ma senza gli particolari.
FALSTAFF – E allora ve li racconto, “i particolari”. Per tutti i diavoli degli abissi e dell’inferno!
MISTRESS QUINCKLY – Chianu co’ st’oraziuni!
FALSTAFF – Ero nel momento più bello: lei era tra mie braccia; odorosa e soffice, viva e infuocata, tanto da far perdere la testa ad una statua di bronzo. D’incanto poi stavamo consumando un bacio inebriante, guarnito di profumi e sapori, quando da dietro la porta un grido: “Signora, Signora; vostro marito. Vostro marito sta aprendo la porta!” Quel cornuto incallito, geloso anche di se stesso, deve essersi collegato anzi tempo con le sue stesse corna e aver percepito chissà quale segnale di allarme. La poverina mi sbianca tra le braccia mentre il primo succulento bacio svaniva e mi comincia a tremare. Ma non per se stessa: per me medesimo e solo, mi giura.
MISTRESS QUINCKLY – Certu, e pe’ chi se no!
FALSTAFF – Fatemi finire. E subito mi indica un cesto, con dei vecchi panni dentro, nella lavanderia dicemdomi: “Salvatevi, ve ne prego: per amor mio! Salvatevi dalla foga omicida di quella bestia sanguinaria di mio marito”. Come potevo rifiutarmi a quel punto con un simile accorato appello?
MISTRESS QUINCKLY – I’ avesse fattu la stessa cosa.
FALSTAFF – Non faccio a tempo ad entrarvi e a ben coprirmi con quei cenci puzzolenti che il cesto è immediatamente chiuso e ben tappato, scosso e innalzato. Dallo sballotto mi accorgo che a gran velocità si percorrono corridoi e si scendono scale. Poi si incappa con quel geloso pecorone del marito che, pensa tu l’ardire, quasi quasi vuol controllare tutto il contenuto del cesto. Sfrontato!
MISTRESS QUINCKLY – Ma è propriu n’ome disgraziato!
FALSTAFF – Un criminale!
MISTRESS QUINCKLY – Issu!?
FALSTAFF – Statene certa. Comare Quinckly, a quel punto io tremo per la paura. Vi assicuro non mi era mai successo prima. Ma il cornuto sta quasi per affondar le mani e scoprire tutto il misfatto… quando ecco che lei lo chiama. Lo chiama, Signora mia, con una voce così flautata e dolce che quasi mi sollevo, proprio come quei serpenti incantati: apro la bocca e stò lì lì per gridare:“Eccomi, amor mio”. Ringraziando il cielo… Ringraziando il cielo non l’ho fatto. E… e lui se ne va’. La corsa riprende: si corre, si corre, si corre… Ma che dico? Si sfreccia ad una velocità incredibile per le vie della città, si saltano i muri e si attraversano radure erbose e rocciose; tanto che il mio grosso sedere è raggiunto da una quarantina di pietre ancora più grosse che, sporgendo abbondantemente dal suolo, lo colpiscono attraverso il fondo del cesto. Mi consenta… il cielo, Mistress Quinckly: “Che dolore, Che dolore!”. Infine eccomi brutalmente scaraventato nel Tamigi.
MISTRESS QUINCKLY – Brutalmente!? “Me consenta” puri a me perdonu e considerazione gliu celo pe’ chello che sto a dice: “Come me dispiace pe’ vui, come me dispiace!”
FALSTAFF – E dove? Proprio in quel posto dove si gettano le peggiori porcherie della città.
MISTRESS QUINCKLY – E a do’ sì no’?
FALSTAFF – E già! Quei bastardi mi hanno scaricato nel fiume senza farsene coscienza.
MISTRESS QUINCKLY – Pover’ome. “Me consenta” puri a me, n’ata vota, gliu celo:“Come me dispiace. Me dispiace assai, assai, assai.”
FALSTAFF – E che spettacolo ho dato nell’uscire.
MISTRESS QUINCKLY – Puri?
FALSTAFF – E sì! Poiché si era già radunata una piccola ma irriverente folla. Mai sono stato così vilmente umiliato in vita mia.
MISTRESS QUINCKLY – Come me dispiace. Ahhh… e mo’? Come se fa?
FALSTAFF – Per che cosa?
FALSTAFF – E none; non’è nu’ fattu bbono! Si state a chesta manera, dico accussì umiliatu… pecché quanno n’ome è umiliato lo megliu, …“lo megliu”, s’annascogne. Allora, i’ mancu ve la faccio st’ata ammasciata. E’ opportunanza che v’arriposate: lassamo perde; se vete che sarà pe’ n’ata vota, “allora”… Sì capiterà.
FALSTAFF – Aspettate. Di che cosa si tratta?
MISTRESS QUINCKLY – Ma come de che se tratta? Della seconda Commare mia: Mistress Page… No, nunn’è cosa: puri si essa se stà a disperà, lo capiscerà che non’è tutta colpa vostra si non ce iate; si oggi la trascurate.
FALSTAFF – Aspettate… Certo, in questo stato... Ma non sia mai detto. Ehi, un momento! E il marito? Non vorrei…?
MISTRESS QUINCKLY – Nooooo, chigliu è gli’utimu probblema vosto: stammatina se n’è iuto a caccia d’aoceglie, e quanno lo fa non torna mai prima della sera tardi.
FALSTAFF – Non ha mai fatto eccezioni?
MISTRESS QUINCKLY – Mai!
FALSTAFF – Siamo certi?
MISTRESS QUINCKLY – Non è mai successo da vint’agni a chesta parti.
FALSTAFF – E allore dite alla vostra seconda Commare che dove non arrivano le mie forze avrà vittoria il mio onore.
MISTRESS QUINCKLY – E de chigliu, dell’onore vosto, nui non dubbitamo.
FALSTAFF – Datele un bacio e ditele che alle…? Alle?
MISTRESS QUINCKLY – Alle sei un puntu.
FALSTAFF – Alle sei in punto, esattamente… Dove, Mistress Quinckly?
MISTRESS QUINCKLY – A stu puntu.
FALSTAFF – State dicendo qui, in questa piazza?
MISTRESS QUINCKLY – Addo’ stanno gli pere voste. E’ gliu puntu chiu sicuru, pe’ ritrovarese. Dopu Diu provvede.
FALSTAFF – E perché proprio qui?
MISTRESS QUINCKLY – Sir John Falstaff, cretete a me, si puri gliu maritu de sta’ commare è imprevedibbile, e puri pervertitu: “paricchiu pervertitu,” esattamente addo’ state vui non ce potaria mai arriva’. Mai!!!
FALSTAFF – Mai?
MISTRESS QUINCKLY – Mai.
FALSTAFF – Mai, mai?
MISTRESS QUINCKLY – Mai, mai, mai!
FALSTAFF – Meno male. E, cosa molto importante, non c’è da queste parti… non lo vedo, nessun cesto per biancheria sporca. Bene, Bene! alle sei sarò dove voi volete.
MISTRESS QUINCKLY – No, dove volete vui!
FALSTAFF – Come? Certo, è giusto. Ora mi vado a cambiare e soprattutto a lavarmi dalla pessima umiliazione passata.
MISTRESS QUINCKLY – Iate puri. E fate lestu. Lavate, lavate: lavate bbono. (sir John esce) Stevo a dice che da quanno hamo fatta sta cooperativa de bbone femme, come potete vedè, gli’omme pare che se stanno nu’ poco a rinfrescà de coccia… però… (sente voci fuori scena) Che è mo’? Chisti so’ sderrai d’aglimali!

Entrano in scena Sir Robert Shallow e Sir Slender, suo nipote, gridando come belve feroci.

SHALLOW – Tu sei senza scampo.
SLENDER – E tu senza pudore, zio.
SHALLOW – No, tu sei senza pudore!
SLENDER – E allora senza scampo lo sei tu, zizzio.
MISTRESS QUINCKLY – Eeeeeeeee!!! E tutt’e’ dui sete senza cerveglio! Ma non ce sta nisciun’atu postu addò i’ a fa’ st’ammuina?
SHALLOW – Commare Quinckly, perdonate la mia disperazione, ma questo mio nipote si sta facendo sfuggire l’occasione più bella della sua vita. Io gli ho spiegato in mille modi le cose importanti nella vita ma… Chi lo sa!? …lui non le capisce. Forse a scuola non ha imparato a padroneggiare bene con la nostra lingua. Non so più che cosa fare.
MISTRESS QUINCKLY – Allora a stu’ puntu ce po’ mette sepponta la sottoscritta.
SLENDER – Che cosa… e dove?
SHALLOW – Non cominciare con le tue stupide domande! Procedete pure, cara Quinckly. Forse riuscirete voi dove io ho fallito.
MISTRESS QUINCKLY – Bbono. Vaglione sgustumatu…
SLENDER – Io non vi permetto…
MISTRESS QUINCKLY – Ferma la coccia e stuta su’ cerveglio: ca da, come te vedo, si tu te mitti a raggionà semo arruvinati. (alzando una mano e poi l’altra) Quante ne so’ cheste?
SLENDER – Cinque.
MISTRESS QUINCKLY – Bbono. E chest’ate.
SLENDER – Cinque.
MISTRESS QUINCKLY – Bravu! Bravu, gliu vaglione. Insomma, in tuttu, quante reta tenno le mani mei?
SLENDER – Cinque.
MISTRESS QUINCKLY – Chistu è scemu! Facemo n’atu tentativu. Guardeme dent’agli’ocche! Guarda bbono! Guarda bbono!! Che differenza ce sta tra na’ femmena e n’ome?
SLENDER – Zizzio…? Zizzio, questa che cosa vuole adesso?
SHALLOW – E che cosa deve volere…? Rispondi, invece di fare domande.
MISTRESS QUINCKLY – Che differenza ce sta tra na’ femmena e n’ome?
SLENDER – Io… io preferirei non espormi, zizzio.
SHALLOW – Non fare lo sciocco. Rispondi.
MISTRESS QUINCKLY – Allora, concentrate bbono, che chesta è na’ domanda de foco: Che differenza ce sta tra na’ femmena e n’ome?
SLENDER – Mistress Quinckly, se la femmina è come voi io, in tutta sincerità, sarei costretto a scegliere l’uomo.
SHALLOW – Bravo… Ma che cosa dici, maleducato? Scusatelo e perdonatelo, Mia cara…
MISTRESS QUINCKLY – Sgustumatu e malentenzionatu. Screanzatu e mazzammurru!!
SLENDER – Zio, ma che cosa sta dicendo?
SHALLOW – Lo vedete carissima Commare, che non comprende? Ha chiara, estrema e reale difficoltà con la nostra lingua.
MISTRESS QUINCKLY – I’, ce la facesse a macenatu. Se pozza schiattà! Chistu tè propitu gliu cerveglio a senso unico, tèh!! Ma lassamo perde, che è megliu. Chiuttostu: che dovesse fa st’arruvinatu?
SHALLOW – Malgrado Madamigella Anne lo trovi molto divertente e, sotto certi aspetti, anche interessante, questo bell’imbusto non vuole saperne di confessarle tutto il suo amore per lei. E io non so come fargli capire la fortuna che perde se la perde.
MISTRESS QUINCKLY – Bèh, puri sì gliu pistassi sott’agli pere mee cco’ piacere e calìma, non se po’ mica costrìgne a uno a fa chello che no’ vò!?
SLENDER – Zizzio, hai sentito? Se lo dice pure la mege… La qui presente stre… questa bella signora. E poi io, per far dispetto a Sir John Falstaff, non mi presto a nessuna opera di forzata confessione…? (appena appena trasognato) Anche se piacevole, molto piacevole, tanto piacevole: come quella di far ridere Madamigella Anne. (a questo punto si apre in un sorriso da ebete)
MISTRESS QUINCKLY – Chene? Chesso po’… E no: pe’ fa dispetto a chigli’ome tu farai rire puri a nu’ ciucciu. Spiegatemi, Mastu Shallow: che è sta situazione?
SHALLOW – Ebbene, voi sapete perfettamente della mia faccenda con Sir Falstaff, e sapete come sia difficile aver giustizia in questo mondo su un corrotto e corruttore come lui. E sapete perfettamente, perché me lo avete detto voi, dell’unico “quasi vero” sentimento che “sembra” provare in quel residuo di cuore marcio che gli rimane.
MISTRESS QUINCKLY –Per Madamigella Anna!?
SHALLOW – Per l’appunto. E allora, mi sono detto, che cosa c’è di più alto e perfetto che unire cose buone insieme?
MISTRESS QUINCKLY – E ve sete dittu bbono.
SHALLOW – Se lui sposa Madamigella Anne io mi tolgo un peso da mantenere; il poverino trova la sua felicità e una sistemazione di lusso; Madamigella Anna per un certo tempo si divertirà a crepapelle e il mio onore, infine, sarà degnamente vendicato contro Falstaff, in perpetuo. Capite adesso?
MISTRESS QUINCKLY – Giudice Robert Shallow, scopro mo’ che la coccia vosta raggiona accussì bbono che merita d’esse ‘ncoronata come “coccia de femmena d’oc”. E, in considerazione che la presidenta de “la cooperativa delle Commari de Windsor” so’ i’, per tale fattu, senteteve già parte della famiglia. E da chistu momento. (allunga la mano verso Sir Shallow che, in ginocchio, la bacia per obbedienza) Pe’ quantu rigurda gliu vaglione sgustumatu... Tra quindici minuti precisi trovateve ca’, a chistu puntu. E senza sbagliu.
SHALLOW – Ci penserò io, cara Comare.
SLENDER – Ma io, non…
MISTRESS QUINCKLY – Ferma la coccia e stuta gliu cerveglio: chesta, da chistu momentu, è e sarà la medicina tia. Mo’ iate.
SHALLOW – Andiamo.

Sir Robert Shallow esce trascinando via il nipote.

MISTRESS QUINCKLY – Era ora, che ca’ a momenti…
MISTRESS PAGE - Cara Quinckley, spero di essere in tempo.
MISTRESS QUINCKLY – Tempo perfetto Commare. Avete portato gliu fazzoletta co’ la cepolla?
MISTRESS PAGE – Eccolo; è ben intriso.
MISTRESS QUINCKLY – Attenzione, che mo’ la scena è la vosta. (quasi sottovoce) A dopu!

Mistress Quinckly esce di scena e, dopo quanche minuto di attesa, entra Falstaff.

FALSTAFF – Mia cara. Eccomi finalmente a voi.
MISTRESS PAGE – (con le braccia aperte come per accogliere la persona più cara di questo mondo…) Sir Falstaff… (di colpo si oscura terribilmente in volto e…) Via da me, traditore! Come potete adesso presentarvi addirittura al mio cospetto, porgervi con tal sorriso innocente e…? E non so come son qui io. In verità non volevo e non dovevo.
FALSTAFF – “Mi consenta…”
MISTRESS PAGE – No, ormai non vi consento più un tubo! E ridatemi del “voi”, grazie!
FALSTAFF – Ma che “vi” accade, si può sapere?
MISTRESS PAGE – (comincia a piangere portandosi il fazzoletto agli occhi, e a disperarsi in modo esagerato) Osate anche far finta di nulla? Che faccia tosta. Non siete stato, appena qualche ora fa, sorpreso nelle grazie di quella svergognata di Mistress Ford? E venite qui? Come osate presentarvi a me, ora? (piange a dirotto)
FALSTAFF – O mio Dio, come navigano le notizie in questa città! Ma, credetemi, vi è stato un fraintendimento: niente di più che un … un annacquamento: un semplice e schifoso annacquamento, di verità! In tutta franchezza io ero lì per chiede di voi, non osando tanto nella vostra persona.
MISTRESS PAGE – Davvero? E che splendida franchezza! Ma non vi credo affatto.
FALSTAFF – Non mischierei mai l’oro con la paglia, per carità. E se sapeste che sofferenza ho subito per simil azzardo. Ve lo giuro su tutto ciò che ho di più caro in questo mondo: Hoi veramente sofferto.
MISTRESS PAGE – Come mi dispiace. Perdonatemi di aver pensato che voi siete un maiale, uno sbruffone, un’idiota vestito da uomo. Addirittura vi ho visto, nella “mia” sofferenza, come un escremento abbandonato al fiume. Che pena, credetemi.
FALSTAFF – Ah…? Ma lasciamo perdere i fiumi, per carità! Però…la vostra pena, Madama Ford, ora ha divorato la “mia” sofferenza. Vedo quanto siete piena di devozione per me e vi protesto il più capillare contraccambio, non solo nella pura e semplice osservanza… (voltandosi da tutte le parti) Non c’è una cesta in giro, vero?
MISTRESS PAGE – Cosa, una cesta? Ma cosa ci dovete fare adesso? Non ditemi che già vi vengono fantasie ardite, mio giogoliere?
FALSTAFF – Nooo...? E come no!? Ma nella cesta, mia cara, proprio…
MISTRESS PAGE – Ne volete una subito?
FALSTAFF – Per carita! Ma torniamo a noi. Dicevo che non solo nella sua semplice osservanza d’amore…

Pistol e Nym, guidati da Mistress Quinckly, portano, senza essere visti da Falstaff, la cesta in
fondo alla scena. Poi, subito, scompaiono tutti.

MISTRESS PAGE – Che parole meravigliose giungono ai miei orecchi! Ma è certo che sono le vostre?
FALSTAFF – Credo di sì, se escono dalla mia bocca. Ma fatemi finire… o iniziare. Non solo nella vostra osservanza d’amore ma in ogni vostro servigio, corollario e cerimoniale. E… Siete sicura che qui vostro marito non verrà mai… vero?
MISTRESS PAGE – Senza ombra di dubbio. E’ andato a caccia di uccelli.
FALSTAFF – Con che cosa, se è lecito?
MISTRESS PAGE – Con due fucili, caso mai uno s’inceppi.
FALSTAFF – Che previdenza. E scommetto con cartucce a piccola carica e pallini fini; a caccia di uccellini, sicuramente...
MISTRESS PAGE – No, a pallettoni, mio signore e a carica doppia. Ama spararli da lontano, gli uccelli, per dargli così più possibilità di salvezza, ma anche una morte immediata e senza agonia, nel caso siano colpiti.
FALSTAFF – Ma che figlio di… Che animo sensibile. E non verà certamente da queste parti, e a quest’ora?
MISTRESS PAGE – Certamente no!

Falstaff sta quasi tirando un sospiro di sollievo, si avvicina poderosa, la prende fra le braccia, si
stanno dando quasi un bacio quando:…

VOCE DI PISTOL E NYM FUORI SCENA – “Marito cornuto della signora Ford in vista. Allarme! Marito cornuto, e incazzato molto, in arrivo.”
FALSTAFF – Santi tutti del paradiso!
MISTRESS PAGE – Madre Santa! ma come è possibile?
FALSTAFF – E si vede che anche questo come quell’altro ha le corna lunghe, e sensibili, e in azione, per la miseria…? Scusatemi mia cara, non volevo offendere voi.
MISTRESS PAGE – Per carità, vi perdono e approvo. Ma adesso come si fa?
FALSTAFF – Sono costretto a fuggire… per non fare una strage, e per amor vostro, mia meraviglia.
MISTRESS PAGE – No, non potete fuggire: da che parte lo potreste mai fare? Noi non sappiamo da dove arriverà. E se v’incontrasse? E’ talmente un buon cacciatore che capirebbe tutto al solo vedervi: non può essere ingannato.
FALSTAFF – Davvero? E lo dite solo adesso!? Ma questo non è un problema per me...
VOCE DI PISTOL E NYM FUORI SCENA – “Allarme! Allarme! Marito… Maritooo! Marito della Signora Page! Incazzatissimo! E’ armato di ben due grossi fucili… E’ in avvicinamento. A gran velocità. Doppio allarme! Triplo allarme!”
FALSTAFF – Oh! Oh! Oh! Doppio, triplo: ma che ca… Da che parte, maledizione? Da che parte?
MISTRESS PAGE – Non c’è tempo. Non c’è tempo. Non vi resta che nascondervi, mio adorato, e scomparire: a mio dispetto.
FALSTAFF – E… E dove, che qui non c’è niente: neanche quella maledetta per… (vede di colpo la cesta) Per l’inferno! E questa da dove è uscita, adesso?
MISTRESS PAGE – Non perdetevi in stupide domande, per carità! Fate presto, invece. Presto!
FALSTAFF – Va bene, va bene. Ma voi intanto non permettete che mi si avvicinino servi distratti e lavandaie sbrigative… Mi raccomando...!? (annusando con disgusto) Santo cielo! Questi panni puzzano molto di più dell’altra volta!!?
MISTRESS PAGE – Accoccolatevi e tacete!
FALSTAFF – A presto, mio amore.
MISTRESS PAGE – A prestissimo, mio adorato.

Pistol e Nym, sempre guidati da Mistress Quinckly entrano in scena con grossi bastoni alla cintola.

MISTRESS QUINCKLY – Carissima Commare, eccome a vui pe’ ritirà la cesta de pagni sporche. E’ chesta?
MISTRESS PAGE – Si, è quella. Ma mi raccomando e vi prego: vi scongiuro; trattatela con tutto il riguardo che merita, dato che ci sono tutte le mutande di mio marito.
FALSTAFF – Ahhhh! Che schifo!!
MISTRESS PAGE – E poi, sinceramente, proprio per la cesta stessa… E’ essa che mi è tanto, tanto cara… tanto.
MISTRESS QUINCKLY – E come no!? Ma l’hama sistemà nu’ poco meglio: che come sta’ pare che v’è caccherunu annascusu dento. Vagliu’, me “raccomando”, acconciate bbono sa’ biancheria.

Pistol e Nym tirano fuori i bastoni e cominciano a battere poderosamente il contenuto della cesta,
poi la portano via a gran velocità, sballottolandola per tutta la scena.

FALSTAFF – Ohhhhh, AAAAHHH…Aiuto.
MISTRESS PAGE – Tacete, tacete, per carità e per amore mio, ve ne prego!
FALSTAFF – Lo faroooooo….!? Ahi! Ahi! Ahiahi! Maledeeetiiiiii!

Le due donne rimangono per un attimo in silenzio, poi scoppiano in una risata fragorosa.
Entrano in scena: Madamigella Anne, il giudice Sir Shallow, suo nipote Slender e Mistress Ford.

MADAMIGELLA ANNE – Mamma, che gioia vederti così contenta. (si abbracciano)
MISTRESS QUINCKLY – Aspettate a cantà chiusura, che la commeddia nonn’è mica finita.
MISTRESS FORD – Come non è ancora finita? Il cinghiale non ha avuto le sue ghiande?
MISTRESS PAGE – Se è per questo: sono state ottime e abbondanti.
MADAMIGELLA ANNE – Mamma, intanto ti presento Sir Slender nella sua nuova veste.
SLENDER – Onorato Signora di riconoscervi.
MISTRESS PAGE – Già so’ tutto, Signor Slender, e vi accetto. Ma ad una condizione: che facciate divertire anche me.
MISTRESS FORD + MISTRESS QUINCKLY + SHALLOW – Mistress Page!? Per amor di Dio!?
MADAMIGELLA ANNE – Mamma!?
MISTRESS PAGE – Ma che cosa avete capito? Con le sue battute. Dovrete divertirmi con le vostre assurde, simpatiche e bizzarre battute di spirito. (agli altri) Che cosa vi è preso?
SLENDER – Signora, io non so’ di quali battute da qualche tempo si vada parlando nei miei confronti, ma il vedervi ridere tutti appeno apro la bocca mi piace: mi diverte, e molto, anche. E allora prometto di divertirmi a più non posso.
SHALLOW – Bravo nipote! Un applauso, per favore! (tutti applaudono)

MISTRESS FORD – Silenzio! Odo qualcosa di “bovino” che si avvicina. Mettiamoci da parte.

Entra in scena Falstaff: è ancora bagnato e ricoperto di stracci inzuppati e sporchi su tutto il corpo

FALSTAFF – Muuu! Muuuu! Maaaaa!! Maledizione! E ancora più maledizione!! Vorrei che tutto il mondo fosse corbellato – Muuuu! – poiché lo sono stato io! …e bastonato per giunta. – Muuuu! – Se arrivasse agli orecchi della giunta come sono stato conciato e come sono stato passato in bucato e mazzolato, garantisco, mi frusterebbero di lazzi e frizzi finché cadrei come una pera marcia. E per ben due volte!? Muuuu! Muuuu! (ansimande, ormai) Ahimé, se avessi ancora un poco di fiato in corpo mi darei al pentimento. E se avessi avuto mai dignità mi dovrei impiccare con le mie mani.
MISTRESS QUINCKLY – Bbono, ufera scortecata: (con una sonora pacca sulla spalla…) angingate co’ lo sbatte le genocchia pe’ terra, allora. (…lo abbatte a terra, in ginocchio)
FALSTAFF – (suoni ancora più gutturali escono dalla sua gola) Voi siete qui!? Voi siete qui?
MISTRESS QUINCKLY – E me pare.
MISTRESS PAGE – E anche noi, galantuomo.
FALSTAFF – Mistress Page e Mistress Ford!…?
MISTRESS PAGE – Si, siamo perfettamente qui. Ma voi non vi rammaricate. Anzi, abbiamo qualcosa di cui tutti devono esser felici: un nuovo amore che è sbocciato.
MISTRESS FORD – E ciò deve far gioire ogni essere vivente su questa terra.
MISTRESS QUINCKLY – Dagliu santu che sta’ n’Paradisu agli’aglimale chiù zuzzusu che è iutu a finisce screffonnatu ‘mezo allo ‘nfangu.
MISTRESS FORD – E quindi anche voi, mio carissimo Falstaff.
FALSTAFF – E che amore è.
MISTRESS PAGE – E’ l’ “allegro” amore nato tra Sir Slender,
SLENDER – Per “divertirvi”, Milord.
MISTRESS PAGE – …nipote del Giudice Shallow…
SHALLOW – Signoria illustrissima!
MISTRESS PAGE – …e mia figlia, Madamigella Anne Page.
MADAMIGELLA ANNE – Sinceramente è un “allegro” picere rivedervi, Sir John.

Falstass è visibilmente sull’orlo di un travaso di bile…

FALSTAFF – Io… io… Voi… Noi… Basta con le chiacchiere. Bastaaa!!! Qui tra poco di certamente “allegro” ci sarà solo e soltanto la mia…

Sta per alzare la sua grossa mano minacciosa quando entrano in scena Pistol e il caporale Nym con la cesta.

PISTOL – Capo, capo! Che cosa succede? Dillo a noi se c’è qualche problema.
CAPORALE NYM – Capo, se ti manca qualcosa; se qualcuno ti da’ fastidio…
PISTOL + CAPORALE NYM – Noi siamo sempre a tuo servizio.
PISTOL – (mostrando la cesta e i bastoni) E, come vedete, noi abbiamo tutto l’occorrente che occorre al caso.
FALSTAFF – Voi… Voi.. Io… Essi… Traditori! E’ vero, miei signori: c’è così tanto divertimento in giro quest’oggi che… che non mi trattengo. “Mi consenta” il cielo di andarmi a sfogare in questo sfrenato, incontenibile e “allegro” divertimento, da qualche altra parte. E a questo punto addio! Addioooo!! (sta quasi per fuggire gridando e imprecando, quando…)
MISTRESS FORD – Sir John Falstaff!
FALSTAFF – Muuuu!
MISTRESS FORD – Fermatevi! E tornate qui, ve ne prego.
MISTRESS PAGE – Sir John Falstaff, dove volete andate?
SLENDER – La stalla può attendere.

Madamigella Anne scoppia a ridere, tutti gli altri stanno per unirsi a lei ma poi capiscono che non
è il caso, anzi con lo sguardo rimproverano Slander

MISTRESS PAGE – Noi avevamo un altro progetto, date che, malgrado tutto ci siamo affezionati a voi. Un progetto completamente diverso dal vostro: tutti qui vi vogliono… a cena. E’ necessario, altrimenti… chi… potrà mai onorare così bene la nostra tavola?
FALSTAFF – Ce l’avete con me? State parlando sul serio?
MISTRESS FORD – E questa volta senza cesta, ve lo promettiamo.
FALSTAFF – Mi volete a cena…?
MADAMIGELLA ANNE – Se avete capito bene la lezione, sì.
FALSTAFF – E senza cesta?
MISTRESS FORD – Senza…! Ma se proprio la volete…
FALSTAFF – No, grazie! Capisco. Sì! Confesso di sì. Oltre a esser cattivi bisognerebbe proprio essere ottusi e bestie per non farlo e non prendere a volo le ottime occasioni che continuamente ci vengono offerte. Accetto e vi ringrazio: grazie di cuore. (si commuove sinceramente) Perdonatemi tutti, se lo potete.
MISTRESS PAGE – Su, su, non vi incantate, che a tutto c’è rimedio. Meno che a una cosa: “chi governa in amore è il cielo è basta. Compri per oro, sposi per destino.” Senza rancore Mastro Falstaff.
FALSTAFF – “Mi consenta” il…
TUTTI – No! Questo no!
MISTRESS PAGE – E ora in casa, a goderci lo scherzo accanto al fuoco con i nostri mariti, vero Madama Ford, i quali stanno ancora progettando, e armandosi con fucili veri, su come far pagare a Sir John Falstaff l’affronto delle lettere. Andiamo a vedere a che punto sono che, forse, hanno bisogno di qualche consiglio; vero Sir John?
FALSTAFF – Mia cara Signora, dopo l’acqua del Tamigi e le mutande di vostro marito, ormai posso garantire che voi donne ne potreste dare molti di più del più scaltro stratega sulla faccia della terra.
MISTRES FORD – Grazie Milord. E la presidentessa di Windsor che dice?
MISTRESS QUINCKLY – Commari tutte; la strati è longa, ma chisti so’ passi da gigante: “speramo bbono ca megliu certu ci’arriva”. E mo’ jamo.

Si allontanano a gruppi ridendo e scherzando.

F I N E