E’ tutta colpa di Zia Amelia
due atti di
Bruno Alvino
Personaggi:
Zia Amelia
Ludovico Sessa
Lorenzo Stanislao
Camilla (moglie di Lorenzo)
Anaclerio
Sasà Stanislao (figlio di Lorenzo e Camilla)
Capitano Sabbatino
Avvocato Della Morte
Atto Primo
LA SCENA: Siamo all’interno dell’agenzia di pompe funebri, gestita da Lorenzo
Stanislao e Ludovico Sessa appunto “Stanislao e Sessa-Addobbi Funebri”. Una
porta, al centro in fondo, in vetro fumè sulla quale campeggia l’insegna
dell’Agenzia, anch’essa in vetro fumè dove si legge “speculato : “Stanislao e
Sessa – Addobbi Funebri”. Ai lati di questa porta poggiati alle pareti due
espositori dove sono in bella mostra campionature di lampade votive, statuette
sacre, lumini etc.. ed inoltre una citazione stampata ed incorniciata in formato
A3 dove c’è scritto: "non esiste separazione definitiva finché esiste il
ricordo".- Isabelle Allende. Sulla parete di sx al centro una porta,
normalissima in mocano, che da agli appartamenti dei due titolari. A dx una
scrivania che guarda la porta di fronte, una sedia dietro di essa, due sedie di
fronte e sulla parete un crocefisso. Al fianco della scrivania in fondo un
appendiabiti. Sulla scrivania un telefono, cataloghi, rubrica, etc….. Le pareti
sono coperte da un parato in stoffa di colore amaranto e sagomate in grossi
rettangoli da sottili righelli di legno in mocano.
All’apertura del sipario Anaclerio è intento sistemare la scrivania al cui
fianco di vista al pubblico è appoggiata la chitarra . I fatti si svolgono in
una città della provincia napoletana non meglio precisata.
I° ATTO
Scena 1^ (Anaclerio, indi Della Morte, )
Anaclerio: (Quarantenne scapolo, timoroso di Dio. E’ il sacrestano della
Parrocchia che si trova a poca distanza dalla agenzia. Per arrotondare e per
affetto svolge il compito di commesso nell’agenzia. Ha un difetto di pronuncia
della “esse” al posto della quale emette la “ti” Armeggiando con i cataloghi.)
Tempre in ditordine quetti tataloghi, io li tittemo e loro li ttombinano. Guarda
tua, gua’, le bare in velluto in mezzo a tuelle di rato. Poi ditono te tbagliano
a fare i preventivi. Tè,tè, vedi tùà le lampade di trittallo nel tatalogo dei
lumini, mo dito io: te un tliente deve tegliere una di tuette lampade ..eh, te
te, tuando la vede te tuella tta nel tatalogo dei lumini? Oppure, magari la vede
nel tatalogo dei lumini e mettiglielo in tetta te invece è una lampada. Ah,… te
non ci fotti io in quetta agenzia….. . Etto fatto, mo’ tì te tanno tittemmati. E
vediamo un po’ te mi potto mettere un poto vicino alla chitarra.(La prende )
Allora, vediamo, …(incomincia a suonare ma si capisce subito che non la sa
suonare per niente, poi per niente curante dell’armonia incomincia a cantare):
Paete mio te ttai tulla tollina, ditteto tome un vecchio addormentato, no
atpetta qua ho tbagliato, non fa totì, fa:… (ripete uguale uguale) ….paete mio
te ttai sulla tollina, ditteto come un vecchio addormentato.
Della Morte: (Un uomo sui cinquant’anni, elegante.. Entrando dal
centro)Buongiorno. E’ permesso?
Anaclerio: (non lo sente e continua a ripetere sempre la stessa strofa nel
disperato tentativo di accompagnarsi con la chitarra)
Della Morte: Mi sentite? Ho detto buongiorno. Ne scusate giovano’ abbiate
pazienza.. , …uè….uè…(temporeggia, ripete, cerca di farsi inutilmente sentire)
ma Josè Feliçiano era cecato non era sordo. Mi sentite?
Anaclerio: (finalmente) Uh?!? …. ttutate….
Della Morte: Che cosa?
Anaclerio: Niente. Ho detto …ttutate.
Della Morte: Appunto, che cosa? Io non sto fumando.
Anaclerio: Lo vedo.
Della Morte: E voi dite stutate, che aggio stutà?
Anaclerio: Niente, niente affatto. Io volevo dire abbiate pazienza, ero girato e
non ho fatto attenzione a voi. Ho detto ttutate.
Della Morte: …che non significa …”spegnete”?
Anaclerio: No.
Della Morte: E che significa, scusate?
Anaclerio: Ti, proprio questo. L’avete detto, proprio …: ttutate, …. come si
dice …..abbiate pazienza. Ma..parlate, ditemi, …...
Della Morte: Ero venuto per parlare con il titolare? Siete voi?
Anaclerio: No. I titolari al momento no, verranno più tardi.
Della Morte: Ah, sono più di uno?
Anaclerio: E certo. Non avete letto? (indica l’insegna)
Della Morte: (girandosi e leggendo) Ah è vero. Stanislao e Sessa. Quindi Lorenzo
Stanislao è un socio, non è l’unico titolare?
Anaclerio: Infatti.
Della Morte: (Notando Anaclerio con la chitarra ancora in mano) Stavate
suonando?(si vede che è impaziente e incomincia un colloquio solo per prendere
tempo)
Anaclerio: Vorrei , ma nun taccio tuna’..
Della Morte: Come?
Anaclerio: Nun taccio tunà, tunà….. (fa il gesto)
Della Morte: Ah…sunà, sunà…. Nun sapite sunà….Ma come parlate?
Anaclerio: A ti? Ti vede? Anzi ti tente
Della Morte: Che cosa, non vi capisco.
Anaclerio: La mia parlatura …voglio dire …
Della Morte: Infatti, ma dove l’avete imparata questa lingua?
Anaclerio: Ah, ah, tomme tite piritoto, ah, ah,
Della Morte: Ma che dicite? Ce vo’ ‘nu codice pe’ decifrare il vostro
linguaggio.
Anaclerio: Lo to, pentate te io quando parlo dico la ti al potto della ette e
qualche volta mi tuttede anche con la t di tata…
Della Morte: O San Giovanni Decollato mio, prottettore del collo della lingua e
della parola…dammi la capacità di capire…
Anaclerio: E te t’è da tapire?.
Della Morte: ….dunque, aspettate ‘nu mumento , andiamo con ordine: se ho capito
bene voi quando parlate dite la t al posto della…
Anaclerio: …ette,
Della Morte: Ma ette di…..fatemi un esempio ..la ette’
Anaclerio: La ette di tette..
Della Morte: Tètte?
Anaclerio: No tètte.., il petto delle donne, no…tette, tette…dopo uno, due, tre
quattro, ……
Della Morte: (trionfante) cinque, sei…. evviva, ci sono…la esse di sette, di
sole, di sale, di scuola di s…s..s…s di ..soldi, di sollievo, di spesa, di
soddisfazione, di sandalo,…di sorpresa,
Anaclerio: E batta, batta, ho tapito te avete capito, ma tite tuotto..
Della Morte: E invece quell’altra lettera qual è?
Anaclerio: La t di tata…
Della Morte: (perplesso, disperato) Posso comprare una consonante o devo girare
la ruota?
Anaclerio: E te tiamo a tete quattro?… quanto tite tpiritoto, la t di tata, la
tata tol etto…, lo tettato, te ti tale per le ttale oppure per l’attentore
intomma la tata con le finette, …la potta..
Della Morte: Lassa fa a chella bella mammarella ca ce vo’ bbene a tutte quante e
ce preserva dalla tentazione…: casa? La c di …casa. Ho capito, avete un difetto
di pronuncia, non pronunciate la esse e la ci…
Anaclerio: La ci non sempre, qualche volta la dico..tome adetto avete tentito,
la ette invece mai..
Della Morte: E pronunciate la ti al posto di queste lettere?
Anaclerio: Etattamente.
Della Morte: Benissimo, allora con un poco di attenzione uno riesce a capirvi, e
quindi stavamo dicendo della chitarra, che non la sapete tuonare, ..suonare….
Anaclerio: Io fatto patte degli amiti del treato..
Della Morte: Del teatro…benissimo,
Anaclerio: No, no, proprio treato, tutte le tote belle della natura?
Della Morte: Ah, creato? Gli amici del creato?
Anaclerio: Ti, è un gruppo te abbiamo in parrocchia.. perché faccio pure il
tacretano la tera e la domenica, invece la mattina vengo nell’agenzia .
Della Morte: Ma se non la sapete suonare, perché la tenete?
Anaclerio: Te tota?
Della Morte: La chitarra! La chitarra ti tuona….si suona, ae…
Anaclerio: Ah, già ti tuona …. e chetto ‘o taccio, ed è già qualcosa …
Immaginatevi te non tapevo neanche che la chitarra ti tuona …. Tevo proprio
‘nguaiato, non vi pare?
Della Morte: Mi pare, mi pare.…., allora perché ve la portate appresso?
Anaclerio: Te tota?
Della Morte: La chitarra. Stiamo parlando della chitarra, o no?
Anaclerio: Ah, già la thitarra …. Me la potto appretto……….. Me la potto appretto
pettè tuetta è una thitarra d'attompagnamento.
Della Morte: E allora?
Anaclerio: Uh Madonna, è una chitarra di attompagnamento… almeno mi fa
tompagnia….. no?(sorriso)
Della Morte: Ho capito. Adesso siete voi che fate lo spiritoso.Ho capito. Ma
almeno….. state imparando a suonarla?
Anaclerio: Te tota?
Della Morte: Gesù, ma lo fate apposta? La chitarra!
Anaclerio: Tètto ta me voglio 'mparà, io ho tritto pure una cantone ….
Della Morte: Ah…bravo. Senza sapè sunà'? Avete scritto una canzone?
Anaclerio: E certo. Ma pettè,… vuie tapite tunà….?
Della Morte: No.
Anaclerio: Però tapite trivere…giutto? Io nun taccio tunà’ ma taccio trivere,
no?
Della Morte: Giusto, giusto. Torniamo a noi. Avete detto che il titolare non
c’è, o meglio i titolari, perché sono due.
Anaclerio: Infatti, Ttanitlao e Tetta- Onoranze funebri. Ma ci tono io. Vi terve
qualcosa?
Della Morte: (facendo scongiuri) Fortunatamente no. Io sono l’avvocato della
Morte.
Anaclerio: (perplesso) In te tento? Forte la Morte vuole la percentuale tui
guadagni dell’agenzia e ha metto l’avvocato?
Della Morte: E sì. Vi’ che fantasia. Siete spiritoso? Della Morte è il mio
cognome.
Anaclerio: Lo to, ho tapito. Tterzavo….(ancora più perplesso) …….E tiete sicuro
te non vi terve niente?
Della Morte: Sicurissimo!!!. Devo parlare piuttosto col signor Lorenzo
Stanislao.
Anaclerio: Adetto non c’è. Ma te mi lattate i vottri numeri io vi faccio tiamare
appena viene.
Della Morte: No, io gli devo parlare di persona. Quello che gli devo dire glie
lo devo dire di persona, pecchè se no è capace che non capisce bene. A che ora
lo posso trovare?
Anaclerio: Totto mezzogiorno, lo trovate
.
Scena 2^ (Anaclerio, Della Morte, Sabbatino)
Sabbatino: (entra dal centro: un vecchio vestito consunto, nonostante la
compostezza tradisce il suo stato di abbandono.Porterà con sé sempre una vecchia
sdrucita borsa da viaggio. Vive per strada, ex navigante che in seguito ad una
forte crisi di identità si è dato al “barbonismo”, ama spacciarsi per Capitano
di Lungo corso e grazie alla sua esperienza ostenta una cultura che non ha.)
Buongiorno. Il caffè? Niente ancora?
Anaclerio: E’ pretto, capita’, lo tapete te prima delle nove e mezza niente
taffè.
Sabbatino: Lo so, lo so. (rivolgendosi a della Morte che stava per andare)Ma io
stamattina ho fatto prima, per via che dovevano disinfestare . Alle cinque
precise il camion con la squadra già stavano llà e mi hanno svegliato.
Della Morte: Abitate al primo piano?
Anaclerio: No, veramente pian terreno.
Sabbatino: Non lo pensate. Quello sfotte. Io in effetti non abito una casa nel
vero senso della parola, ne tanto meno la vivo.
Della Morte: Chisto è ‘’n’ato ‘o vide…
Sabbatino: La casa che cosa è? E’ il luogo dove uno si ìsola dalla società
credendo di potersi rilassare e sfuggire alle contaminazioni ambientali.
Illudendosi di vivere appieno la sua identità.
Della Morte: Infatti…(torna sui suoi passi, chiaramente il suo intento è quello
di rimanere)
Sabbatino: Sbagliato. E’ proprio tra le mure domestiche che l’uomo muore, si
annienta, viene sottoposto a una quantità di pressioni psicologiche che lo
distruggono: i figli, la moglie, la televisione, i vicini di casa. Avete capito
che cosa è la casa? ..on so se mi sono spiegato.
Della Morte: Insomma…..
Sabbatino: Io una casa non c’è l’ho. Vivo libero dalle oppressioni.
Della Morte: Dove dormite? Dove mangiate? Praticamente dove abitate?
Anaclerio: Ttutate, ma te vi ha detto te lui non abita? Vive per la ttrada.
Sabbatino: Indesit, Ariston, San Giorgio…..le lavatrici. Sono i migliori…
Della Morte: Ho capito. I cartoni.
Sabatino. Non c’è casa migliore. Calda d’inverno, fresca d’estate. Potete
traslocare ogni volta che volete. Non pagate pigione a nessuno. Per mangiare
qualche cosa si rimedia sempre. Questa è vita…on so se mi sono spegato..
Della Morte: Certamente. Del resto la vita è tutta una questione di punti di
vista, ognuno ha il suo. E siete capitano?
Sabbatino: Di lungo corso…ex, adesso non navigo più…..il mare era troppo piccolo
per me…..io ho bisogno dell’infinito……
Anaclerio: On to te mi tono tpiegato….vi tiete dimenticato di dirlo…
Sabatino: Infatti…on so se mi sono spiegato…on so se mi sono spiegato.
Della Morte: Come no. Comunque, io devo andare, (ad Anaclerio)signor….
Anaclerio: Anaclerio… Anaclerio………(gli stringe la mano) Fattorutto..
Della Morte: Salute.
Anaclerio: E perché?
Della Morte: Avete fatto il rutto.
Anaclerio: Tpiritoto….. adesso siete voi lo tpiritoto. Fattorutto è il mio
cognome.
Della Morte: E come si decifra? Fattorusso, fassorusso, fassorutto o proprio
Fattorutto?
Anaclerio: Il primo, il primo che avete detto. Anaclerio Fattorutto, ma quando
lo trivo ti capitte tubito, , come lo avete detto voi. Come vi dicevo tono
tacrettano e commetto …
Della Morte: Ah, scommettete pure?
Sabatino: No, non scommette , è commesso.
Della Morte: Con la è chiusa. Commésso. Ma voi lo traducete bene, è vero
capita’?
Sabatino: Ma se io ero ‘o masto co’ l’alfabeto morse quanno navigavo, figurateve
Anaclerio. Sacrestano e commesso, ha detto, nonché confidente particolare della
Signora Amelia.
Della Morte: La signora Amelia?
Sabatino: Si, la zia dei titolari. Abita sopra all’agenzia in un appartamentino
a fianco a quelli dei due nipoti Ludovico Sessa e Lorenzo Stanislao,
fratellastri perché figli della signora Beatrice, defunta sorella della signora
Amelia ma di padri diversi, anch’essi entrambi morti….
Della Morte: Ecco perché Stanislao e Sessa.
Sabatino: Infatti…on so se mi sono spiegato…
Della Morte: (impaziente)Be’. Allora io vado, passo più tardi, mo’ me vado a
fare un paio di servizi.
Anaclerio: Sicuro te non vi terve niente? Io tto a vottra ditpotizione.
Della Morte: (Indispettito)Nossignore, vi ringrazio…. Arrivederci. (Esce)
Anaclerio: Tetondo me non gli è piaciuta la battuta.
Sabbatino: Ma ti pare ca chillo aveva bisogno dei servizi dell’agenzia? Ti
pareva una persona che aveva avuto qualche lutto?
Scena 3^ (Anaclerio, Sabatino, poi Amelia)
Anaclerio: Lo to, ma quetto è un lavoro the te non lo prendi a ridere……il
cliente deve avere l’imprettione the la morte in fondo in fondo è tome una
fetta.
Sabatino: Ma statte zitto, che vaie dicenno, tu ti devi mostrare solidale col
dolore del cliente, ti devi compenetrare…..on so se mi sono spiegato. Tu qualche
giorno abbusche ‘a quaccheduno…..
Amelia: (Oltre i settant’anni, ben vestita e ordinata, irruente, ciarliera. E'
praticamente sorda ad un orecchio e sente pochissimo dall'altro. Grazie però ad
un apparecchio acustico risolve in gran parte il suo problema. Entra da sx)
Buongiorno Anacle’, che è capita’ stammatina cchiù ampresso? Il caffè nun è
pronto ancora, Anacle’ ma hai visto il mazzo di chiavi mie?
Anaclerio: Ti, tanno qua, le ho mette nel tattetto, ieri tera le avete lattate
tulla trivania. (Apre il cassetto e prende le chiavi)
Amelia: (continuando a cercare senza guardare Anaclerio)Ae, 'e lasciave miezo
a''a via. Vide ca lloco staranno.
Anaclerio: Non ho detto "miezo a''a. via. Aggio ditto trivania. Mettetevi
l'apparecchio.
Amelia: Che dici ca io nun te capisco.
Sabbatino: Scrivania. Le chiavi stavano nella scrivania. L'apparecchio per
sentire non ve lo siete messo?
Amelia: L'apparecchio? Ah l'apparecchio, che devo fare co' l'apparecchio ?
Sabatino: Ve l'avite 'a mettere, se non non ci sentite….
Amelia: Anacle', che dice chisto. Spiegame tu ca io nun 'o capisco.
Sabatino: (ad Anaclerio)A me nun me capisce, ....e a te sì, ma tu vide nu poco.
Anaclerio: Tittignore, tapità', pecchè io le faccio vedè' 'o labbiale.....(ad
Amelia sillabando) Donna Ame', le chiavi ttavano quà nella trivania. Avete
capito?
Amelia: Ah, dint''a scrivania. E dammelle’ si no loco rimangono, va a finire che
esco senza chiavi. Quando mi ritiro l’agenzia è chiusa e non posso entrare.
Sabbatino: E vabbe’ bussavate ‘o citofono, e ve faciveve arapi’.
Amelia: Che fa? ‘O canarino? Che ha fatto ‘o canarino?
Anaclerio: (c.s.dandole le chiavi) Ae, ‘o mierlo indiano. Ha ditto: ve faciveve
arapi’… tuonavate ‘o campanello e vi aprivano…
Amelia: Ah, ‘o citò’, e chillo dice ‘o canarino, …vulevo dicere…Si, ‘o
campanello. E chi ‘e vo’ senti’, chille ammacare stanno mangianno, si devono
alzare pe’ risponnere a’’o cito’ …. devono schiacciare il bottone per aprire il
portone, …sa’ che fatica…
Anaclerio: Tpetialmente Ludovico, tuello quando mangia nettuno lo deve tottare….
Tentevi le chiavi.( le passa le chiavi)
Amelia: (prendendo le chiavi)Specialmente Ludovico, quello quanno mangia nessuno
lo deve toccare.
Anaclerio: Tome ho detto io.
Amelia: Chille so' uno peggio 'e ‘n’ato. ..., pecchè Lorenzo è fesso. Pare tutto
buono buono. Nun parlammo po’ d’’a mugliera….. La marchesa del tarallo.
Sabatino: …del tarallo? Ogne tanto un nuovo appellativo per la signora Camilla….
Che c’azzecca ‘o tarallo?
Anaclerio: Ti, pettè la mamma vendeva i taralli a Via Taracciolo, teneva il
tio…tio..tio..tco.
Sabbatino: Che teneva, chesta nun l’aggio capito manco io, e chesto è proprio
ucraino, slovacco..
Anaclerio: Ma te utraino e tlovatto, il tiotco, lo talet, la bantarella..on to
te mi tono tpiegato..
Sabatino: Ah, ecco il chiosco.. Insomma se scocciano di aprirvi, donna Ame’? Lo
vedete? Non è meglio campare senza porte, senza citofoni, senza limiti fissi,
senza gabbia. Animali siamo, e l’animale se lo metti in gabbia muore. On so se
mi sono spiegato. Io mi ricordo che una volta, quando navigavo….
Amelia: Ma che avite ditto? Io nun ve sento, aggio lasciato l’apparecchio
‘ncoppe. Capita’, vuie ce vulisseve allipechi’ a primma matina? ‘ O cafè nun è
pronto ancora, ce vedimme doppe…….
Sabatino: Me ne devo andare?
Amelia: Oohh…..Questo non è un bar.
Sabatino: Lo so, anzi è tutt’altro, è luogo di riflessione, di sobrietà, di
riservatezza,…on so' se mi sono spiegato...
Anaclerio: Capitaaa! Ce vedimme doppe.
Sabatino: Ho capito, ho capito. Io sto qua fuori, ..
Anaclerio: Appena è pronto ve chiammo io.
Sabatino: Sto qua fuori. (Esce)
Anaclerio: Tittignore…
Amelia: Ih che cacacazzo è chisto. Quacche ghiuorno ‘e chisto l’appicce ‘o
cartone mentre dorme e ce ‘o levammo ‘a tuorno.
Anaclerio: Eeehhh. Fernitela. E te to tti tote.(ripete più volte compiaciuto
della complessità della frase) Nun te pentate manco. Io ce ‘o dico a Don Gaetano
e nun ve faccio da ‘a tummenione dummeneca. Piuttotto che avete decito.
Amelia: Aspe', che he ditto? Parlame 'nfaccia....
Anaclerio: (c.s.) Che avete decito....?
Amelia: Che aggio deciso, tutto organizzato, ah...aggio telefonato ‘o nutaro per
un appuntamento, ci devo andare alle 11 e mezza, e po’ me ne vaco add’’a signora
Marianna.’O nutaro ha detto di portare pure la schedina. Io che aggio pututo
durmi’ stanotte?
Anaclerio: E che vuo’ durmi’, co’ nu pentiero ‘e titto dint’’a tapa.
Amelia: Ah si? Tiene ‘nu fenestriello ca s’arape? E quale fenestriello? Chillo
d’’a cammeretta?
Anaclerio: Nient’affatto. Tteve dicenno …vuie cu ‘’nu pentiero ….’o pentierooo
Amelia: Eh, eh, ‘o pensiero …e che pensiero hai fatto?
Anaclerio: No io, vuie tenite ‘o pentiero pe’ dint’ ‘a capa.
Amelia: Ah ah, si si, Uè nun te fa asci niente ‘a vocca Anacle’, ‘o saie sulo
tu; il notaio non puo’ parlare , chillo tene ‘o segreto pressionale.(Sabatino
dal centro, non visto entra, sta per parlare, ma incuriosito resta ad ascoltare)
Mi faccio consigliare da lui e po’ decido. Nun hanno ‘a sape’ niente di questa
vincita. Quello è facile accudire una donna anziana quando tiene 250.000 euri.
Anaclerio: Tite cattiva, mò’. Ma pettè nun v’accudittono già adetto? E mita lo
tanno te avete vinto 250000 euro al superenalotto.
Amelia: Adesso? Mo’ ca sto ancora bona Anacle’? Dobbiamo sempre vedere q uando
mi faccio più vecchia che se fidano ‘e fa. Se per esempio che saccio mi
pralitico ‘ncoppa a ‘na seggia a rutelle? Mi viene un esctus all’improvviso, tu
che ne può sapè’? Questi soldi che ho vinto sono loro. Io a loro li lascio. Se
sape, no, io nun tengo a nisciuno. Ma se li devono guadagnare. Pe’ mo me
l’astipo, vedimmo che dice ‘o nutaro…me l’astipo,… se veco ‘a mala parata me ne
posso sempe i’ a chiudere dint’’o meglio ‘spizio. Per adesso facciamo il finto
rapimento e vediamo fino a che punto se muovono.
Anaclerio: E la ttedina?
Amelia: ‘A tendina?
Anaclerio: Nottignore. ‘A ttedina, ‘o biglietto con i numeri che avete vinto.
Amelia.: Ah, ‘a schedina? ‘A tengo io, dint’’o bursellino.
Anaclerio: Ti, ma dopo come facite a turnà…?
Amelia: Po’ ci penso. Sto d’accordo co’ ‘a signora Marianna ca me ne vaco a casa
sua pe’ tutto ‘o uicchell, po’ vedimmo. Tu statte zitto e nun te fa scappa’
niente.
Anaclerio: Io? Ma nun ‘o taccio tulo io, mo’ ‘o ttape pure ‘a tignora Marianna,
…donna Ame’ qua ti va in galera: finto rapimento …è reato….. Vuie…vuie….nun
avite ‘a dicere niente cchiù a nettuno. Per me nun ve preoccupate. Ma ve pare,
io vendo bare e lumini, ..tono una tomba, chi parla.
Amelia: Eh?
Anaclerio: Niente, niente. L'apparecchio, mettiteve l'apparecchio, dove lo
tenete?
Amelia: L'apparecchio? Ah, l'aggio lasciato ncoppe. Io po' 'a sera m''o levo e
'a matina me 'o metto. Comme metto 'e piedi 'nterra 'o primmo pensiero, però mo'
me so' lavata e l'aggio appuggiato 'ncoppe ' o mobile, affianco 'o corless, mo’
‘o vaco a piglià’. (Sabatino esce. I due non si sono accorti di lui.)
Scena 4^ (Anaclerio, , Amelia e Camilla)
Camilla: (vestita elegantemente e ben truccata, una bella donna sulla
quarantina. Piena di sussiego, di tanto in tanto tradisce le sue origini non
certo nobili. Entra agitata da sx) Anaclerio, sai qualcosa di Lorenzo? Lo hai
sentito? Che facciamo la dobbiamo abbassare la saracinesca e ci mettiamo un bel
biglietto con la scritta “CHIUSO PER LUTTO”?
Anaclerio: Certo che fotte una bella cota, un agenzia di pompe funebri che
chiude per lutto…è ‘o mattimo, …no?
Camilla: Che fine ha fatto?
Anaclerio: Non lo to, io ttamattina ho aperto io e lui già non c’era. Tarà
uttito pretto.
Amelia: Buongiorno.
Camilla: Buongiorno Zia Amelia.
Amelia: Non ce l’avete l’abitudine di salutare la mattina? Che è stato?
Camilla: E’ stato ca nun trovo ‘a carta ‘e credito dint’’o borsellino. Se l’è
presa lui ieri sera senza dirmi niente. Ma mo’ che viene vi faccio sentire.
(Esce a sx sbattendo la porta)
Amelia: Che ha ditto?
Anaclerio. Non trova la carta di tredito nel bortellino.
Amelia: E ‘o vo ‘a ccà?
Anaclerio: Te tota?
Amelia: Dico..: ‘o sportellino…. ‘o vo’ ‘a ccà?
Anaclerio: Qua’ tportellino…nun trova ‘a carta ‘e credito…’a tteda pe’ piglia’
‘e torde…
Amelia: Ah s’ha pigliato ‘e sorde? ‘E sorde d’’o marito? Chella è stata sempe
mariola…
Anaclerio: Nottignore….
Amelia: E qua’ sorde? ‘A dint’’o ‘o portafoglio? Guardate, rubare nel
portafoglio del marito. E pe’ forza, quello non glie li da’pecchè la tiene
frenata, se no chi sa che se firasse ‘e spennere…vestiti, gioielli, lampadine
bronzate, esteliste, parrucchiere, …tene tutt’’e vizi d’’a terza arte…
Anaclerio: Ttate fraintendendo, nun t’ha arrubato niente.
Amelia: E pigliate ddoie gocce ‘e nevralgine…
Anaclerio: ‘E gocce? Che c’entrano tti gocce mo’.
Amelia: ‘O male ‘e diente. Quello subito ti passa.
Anaclerio: Ae, ‘e diente , io aggio ditto ca Camilla nun ha fatto niente….
Amelia: Camilla, se, se, ‘a saccio io….Ha ragione che ha truvato a mio nipote,
aveva essere viva mia sorella, vulevo vedè ….. e Lorenzo fa bene che ‘ a regne
‘e corna….
Anaclerio. Chi Lorenzo? Ma quando maie!! Mo’ da dove la cacciate quett’altra?
Amelia: Ssst..l’aggio sentito proprio io co’ ‘sti rrecchie…
Anaclerio: Ma tenz’ apparecchio però…
Amelia: ‘A signora Stefania, chella che gioca ‘o tennista co’ isso abbascio ‘o
circo
Anaclerio: Eh, ‘o circo Orfei. Circolo, circolo donna Ame’..
Amelia: …l’altra volta proprio si ritirò da giocare tutto sgargiato ….’o
sentette ca parlava sulo e diceva: “Stefania, nun ‘o vo’ capi’, se vo’ mettere
pe’ forza co’ mme ..e io me l’aggio fatta ‘n’ata vota….”, Anacle’ tu capisci? E
chi sa quanta vote, nun se ‘o ricordava manco, figurate, o 5 o 7 vote., pecchè
continuava a dicere :“7 5, 7 5, 7 5…” Certo nun sarà ‘na cosa seria, …pecchè
chillo esce pazzo per la tarallara, ma sempe ommo è , se ‘sta Stefania insiste
ca se vo’ mettere co’ isso….chillo che ha da fa…..?
Anaclerio: Ma t’avite tapito, Madonna Tanta...,
Amelia: Ma tu ‘a saie a ‘sta signora Stefania?
Anaclerio: Ti ‘a tunosce. Ma ve tite tba.. tba…tbagliata, avite capito male…
Amelia: Ma che vuo’ sbaglia’, io ce l’aggio cuntato a’’a signora Elvira..e
chella comme ha sentuto ha fatto ‘o stesso pensiero mio….
Anaclerio: Ma tomme, vuie ‘na tota ‘e tetto ‘a iate a dicere ‘a tignora Elvira..
Amelia: Nun te ne incarica’, chella è fidata.
Anaclerio: Certo, mo’ ‘o tape tulo etta…. e tutte ‘e dame ‘e Tan Vincenzo. Uh
Madonna… ma vuie nun aviveve ‘a perdere ‘e rrecchie, ‘a lengua aviveve ‘a
perdere……Voi ve lo dovete togliere quetto vizio di dire le tote tenza che le
avete capite.. La gente non ci mette niente e te cote ‘nu vettito a
mitura.Quello Lorenzo è una brava pertona, l’attontenta in tutte le tote la
moglie…...
Amelia: E’ una brava pertona? No, chillo è strunzo. E po’ alla fine la moglie è
buona e zia Amelia è ‘a malamente. Capisci? Famme i’. Fa’ accuncia’ chillo
fenestriello d’’a cameretta, ce vo’ tanto, quaccheduno ....mentre staie durmenno
se ‘nfizza dinto…specialmente co’ ‘sta mariola pe’ dint’’a casa…, guardate
arrobba ’o marito…., vide che te dico, mo’ me metto ‘e casa a pesone e ‘a faccio
‘ncuccià’…. Famme i’ a fa’ 'o cafè' si no 'o capitano nun fa bene loco ffore.
(Esce a sx)
Scena 5^ (Anaclerio, Lorenzo e Ludovico)
Anaclerio: (Gridandole mentre esce)Ma qua’ mariola. Chella nun t’ha pigliato
niente…è il marito che t’è preto la carta di credito. Ae te, e mo’ tente. Ma
come ti deve fare con quetta donna. Mo chi ta’ qua atu ‘nciucio mette. ( fa per
prendere la chitarra, in quel mentre dal centro entrano Ludovico e Lorenzo)
Ludovico: (E’ il fratello maggiore dei due. Irrimediabile buon tempone, cerca
sempre la battuta ma spesso riesce a far ridere solo se stesso. Nel parlare
tocca continuamente il suo interlocutore, cosa che innervosisce non poco.<gag
che si ripeterà a soggetto> Sui cinquant’anni, scapolo. Rivolto a Lorenzo che lo
precede.) Ma non ti devi preoccupare, non ti devi preoccupare, l’he sentuto ‘o
direttore, ‘o direttore l’he sentuto? Ha ditto che non ci sono problemi, non ci
sono problemi… la sua banca è a disposizione…’a banca è a disposizione..
Lorenzo : (Fratello minore di qualche anno, di carattere diverso, prende tutto
sul serio ed è sempre in tensione. Remissivo subisce la personalità del fratello
ma ancor di più quella della moglie Camilla) E sì, chillo ‘e solde c’’e da’ pe’
senza niente. Ma dico io nun ‘o putimmo evità’ ‘stu finanziamento.
Ludovico: Ma pecchè, … ‘e guagliune se vonne bene….
Lorenzo: Qua’ guagliune, …
Ludovico: ‘o fidanzamento…, pecchè lo vuoi evitare?
Lorenzo: Aggio ditto finanziamento…, ue nun accumincià a fa battute idiote, hai
capito? Parlamme seriamente!
Ludovico: Idiote? (ride)….Anacle’ tu l’hai capita? Chillo ha ditto
finanziamento…e io…subito…poh(ride)
Anaclerio: Ti, ti, ho capito….. Ludovi’, finanziamento e fidanzamento….tempre
piritoto tu.. Lore’ comunque è venuto uno che te cercava, ha ditto che dopo
tornava.
Lorenzo: E che vuleva?
Anaclerio: Non lo to. Non me lo ha detto, ha detto che doveva parlare
direttamente con te.
Lorenzo: Ma te l’ha ditto chi era?
Anaclerio: Ti, ha detto che ti tiamava Della Morte.
Ludovico:Allora è certo cha voleva a noi. Scusa, uno che si chiama Della Morte.
Anaclerio: No, veramente chillo voleva proprio e tolo a Lorenzo.
Lorenzo: Della Morte, …ma io a ‘’ddo l’aggio sentito ‘stu nomme…...
Ludovico: Sicuramente in agenzia….. ahahah, …vabbuo’, ma comunque ha ditto che
turnava…, nun te preoccupa’ ca ‘a morte torna sempre se non ti trova…aahhahha.
Bella chesta….: torna sempe…; (vedendo che nessuno ride) ma stevemo parlanno
d’’o finanziamento…
Lorenzo: Io dico che sarebbe meglio mettere un po’ di liquido da parte, poi
magari se pensa a fare il passo, ..
Ludovico: E già, la concorrenza aspetta a noi, aspetta a noi la concorrenza ….,
ma tu lo sai, lo sai che ci sta Varriale che riesce a fare anche tre funerali,
tre funerali contemporaneamente…..
Lorenzo: Ma quello sta d’accordo co’ tutti gli ospedali…tene ‘e muorte
assicurati…, nuie invece che facimme invece? Quanno c’è moria di morti che
facimme ? L’accerimme nuie ‘a gente pe’ fa usci’ quest’altro carro? Io me metto
paura.
Ludovico: Ma di che cosa? La gente muore sempre, questa è l’unica cosa
certa.(Indicando la parete dove è appesa la frase di Isabelle Allende”) Che sta
scritto là? “"non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo". La
gente vuole il ricordo….
Lorenzo: Tengo paura di farci un debito.
Anaclerio: E certo che di quetti tempi…con quetta criti…d’altronde però come ti
dice …chi non ritica non rotica…
Ludovico: Bravo Anaclerio, ‘o siente Anaclerio? Chi non risica non rosica, tu
non vuoi rosicare? Non vuoi rosicare’?
Lorenzo: (scattando) Statte fermo co’ ‘sti mane.
Ludovico: Vuoi rosicare o non vuoi rosicare?
Lorenzo: Si, ma non adesso.
Ludovico: E quando, quando?
Lorenzo: Ludovi’ nun me tucca’, Madonna che esaurimento.., pensiamoci qualche
giorno, vabbe’? Intanto facimme ‘a pratica e tra qualche giorno pigliammo ‘a
decisione, …tanto ‘a pratica a’’a Banca se po’ fa, fino a che non
firmiamo….giusto?
Ludovico: Giusto, giusto.., aveva ragione ‘a buonanima ‘e nostra madre sei
l’eterno indeciso…l’eterno indeciso
Lorenzo: Ma pecchè se aspettiamo qualche giorno muori?
Ludovico: E se muoio comme me lo fai il funerale con un solo carro? aahha,aahha,
Lorenzo: Ludovi’, sapessi quando mi indisponi co’ ‘ste risate….ca po’ ‘sti
battute fanno ridere sulo a te…
Ludovico: Sulo a me? Anacle’, a te ti è piaciuta?
Anaclerio: Tome, e non hai vitto mi tono tco..tco..tcompttiato dal ridere
(tocca)
Lorenzo: Anacle’, però pure tu….t’’e vaie cercanno ‘ parole….l’haie ‘a dicere
pe’ forza “scompisciato”?, trova ‘na parola senza “s”
Ludovico: Overo, che saccio…- abboffato di ridere,divertito da morire-….no,no,
questa no, pecchè se muori…(ride)….come te lo facciamo il funerale con un solo
carro? Ahahah…va a finire che quello che teniamo è impegnato e ti devi rivolgere
alla concorrenza…
Lorenzo. Ludovi’ tu si’ proprio strunzo a vote …anze no, no a vote. Si proprio
strunzo, punto.
Ludovico: Uh Dio santo, , Lore’ e fattella ‘na risata ogne tanto.(si siede)
Anaclerio: Allora te permettete io …ecco.
Lorenzo: Ecco che cosa?
Anaclerio: Te tota …te tota?
Lorenzo: Hai detto: ecco, vulive dicere proprio ecco, o vulive dicere esco?
Anaclerio: ecco, la teconda te hai detto.
Lorenzo: Ah, va bene, avevo capito ecco, nel senso di ecco, ecco qua, he capito?
Anaclerio: Capito, tapito…, allora ce vedimmo doppe, io patto pure per la potta
a fare le raccomandate…
Ludovico: Visto ca te truove , allongate fino a’’a farmacìa, (pensa alla statura
di Anaclerio e scoppia di nuovo a ridere)……”allòngate”…chesta è
grossa….”allòngate” a Anaclerio..
Anaclerio: Quando hai finito di fare il comico me dice che vuo’ d’’a farmacìa’?
Ludovico. Si, agge pazienza, ma chelle me veneno…spontanee..naturali…
Lorenzo. Tiene talento!
Ludovico: Mi pigli i sali per i piedi., l’ho finiti.
Anaclerio: Io perciò tento una puzza, hai finito i tali? Tatevi bene ( esce dal
centro)
Ludovico: (andandogli dietro) Guarda che io quando tengo le scarpe, nun se sente
niente…
Lorenzo: Questo lo pensi tu.
Ludovico: (sorpreso, si abbassa ad annusarsi i piedi) Se sente?
Lorenzo: Ehh!(come dire “hai voglia”) Specialmente quando stiamo seduti, (va a
sedersi dietro la scrivania, Ludovico si alza di scatto, cosa che da questo
momento farà sempre ogni volta che “dimentico” siederà)
Scena 6^ (Camilla,Lorenzo e Ludovico)
Camilla: (da sx ironicamente dolce))Tu si turnato? Ben tornato! E dove sei stato
di grazia? E’ un’ora che ti aspetto.
Lorenzo: (Amorevole, non avendo colto il sarcasmo di Camilla)Veramente teso’?
Quanto si bella, E dimmi, dimmi, che volevi dirmi ciaccare’? So’ stato co’
Ludovico in banca per vedere…o meglio per capire se il direttore….
Camilla: Che ti volevo dire? (cambiando repentinamente tono) Volevo solamente
saper dove cazzo sta la carta di credito.
Ludovico: Hai capito che te vuleva dicere? Hai capito? (lo tocca)Cercava la
carta di credito.
Lorenzo: Ludovi’ te staie ciunco co’ sti mane…? (a Camilla) Amo’, che so’ ‘sti
parole, c’è bisogno? La carta di credito ce l’ho io. Me l’aggio purtata pecchè
puteva servi’ a’’a banca, nun te pare? Quella è cointestata?
Ludovico: Infatti, poteva servi’… noi vorremmo comprare un altro carro.
Lorenzo: Veramente lui….vorrebbe comprare un altro carro, io invece..
Camilla: Ma che me ne fotte a me dell’altro carro. Non divagare hai capito non
divagare.
Lorenzo: Io? No, chillo è Ludovico che stava divagando. Ma pecchè che devi fare
con la carta di credito?
Camilla: (Aggredendolo) Niente di meno? Stiamo a questo? Vuoi sapere che cosa
devo fare con la carta di credito? E già. E che dici, vuoi sapere pure dove
vado? Con chi vado? Mi vuoi far accompagnare? Mandami la guardia del corpo
appresso. Fammi accompagnare da qualcuno. Anaclerio, si? Fammi accompagnare da
Anaclerio.
Lorenzo: Ma che dici, quando mai..
Ludovico: ...e poi Anaclerio è uscito..è andato alla posta….è andato…
Lorenzo: Ludoooviiii’…., (alla moglie) iammo, Cami’, ti vuoi calmare? Che
c’azzecca tutto questo? La carta di credito sta qua, (la prende) tieni. Io
volevo sapere solo che cosa ti dovevi comprare, non so si vulive ‘nu cunsiglio,
ma quando mai ho sindacato sui tuoi fatti privati…
Ludovico: Mai!
Camilla: (prende la carta) Ho visto un vestito che mi piace da “Moda Donna”
Lorenzo: Ecco qua. Che c’è di male? Chi ti ha mai detto niente . Te vuo’
accatta’ ‘nu vestito? Questo è….tutto..te vuo’ accatta’ ‘nu vestito!?
Camilla: Non lo so, mo vedo….
Lorenzo: Ah, sei indecisa…?
Camilla: No, mo’ veco ….uno… due…
Lorenzo: Ah ecco. Sei indecisa ….sul numero……Si, ma non esagerare…
Ludovico: Se no come lo compriamo un altro carro, come lo compriamo…?
Lorenzo: Che c’entra ‘o vestito co ‘o carro?
Scena 7^ (Amelia, Ludovico, Lorenzo, Camilla, indi Sabatino)
Amelia: (Da sx, sopraggiunge col caffè) Ca ce sta ‘o cafè. Anaclerio è uscito?
Ludovico: E’ gghiuto a’’a posta. Pecchè Zia Ame’?
Amelia: Così. Aggio domandato. Che è? Si geluso?
Ludovico: Io? Di Anaclerio? E pecchè avesse ‘a essere geloso?
Amelia: (versando il caffè ai presenti) Chillo è l’unico. L’unico ca me vo’ bene
veramente, dint’’a ‘sta casa.
Lorenzo: Mado’, ogne tanto te ne esci co’ ‘sta cosa. Pecchè, nuie nun te vulimme
bene, Zia Ame’?
Amelia: E che ne saccio, l’avite ‘a sape’ vuie. Mia sorella Beatrice buonanima,
essa sì ca me vuleva bene. Io ero ‘a cchiù piccerella, più di vent’anni di
differenza tra me e essa. M’ha crisciuta. Se non tenevo a essa chi sa che fine
facevo. Senza ‘nu matrimonio, senza ‘na fatica….
Ludovico: Senza ‘nu sordo.
Amelia: Proprio accussì…Chesto è. Si tenevo ‘na cosa ‘e sorde allora si. Eh! Ma
non è detta l’unica parola.
Ludovico: (Ironico)Ma tu lo sai. Noi ci faremmo in quattro per te……. Duie a capa
e duie a piere..…(ride)
Amelia: (Lo guarda perplessa) Ma che rire? Guarda ca tutto quante avimmme ‘a
murì..(cambiando discorso)Comunque , a ogni ipòtese, se quaccheduno va a vede
che è succieso a parte ‘e coppe, so’ ghiuta pe’ appiccià ‘a luce dint’’o bagno
ha fatto ‘na botta. Sarà zumpato quacche fusillo?
Lorenzo: ‘O fusibile, Zia Ame’.
Ludovico: Fusillo! Aaahhaaahh! Bona chesta. (tocca)
Amelia: Cioncale ‘nu poco ‘sti mmane. Ih che esaurimento. ‘A fernisce ‘e ridere?
‘Stu cretino, mo’ te sono ‘a guantiera co’ ‘e tazze ‘nfaccia. Aggio sbagliato.
Chiammàte ‘o capitano ‘a lloco fore. Sta aspettanno ‘o cafe’
Ludovico: (Avvicinandosi alla porta d’ingresso e chiamando) Capita’, il caffè.
‘O vulite?
Camilla: Lore’, io vaco allora.
Lorenzo: Si, teso’ vaie. Sasà s’è susuto?
Ludovico: Ae, …”Si , teso’ Sasà s’è susuto”, ….chesta l’aveva dicere Anaclerio
(ridendo ancora)Ti teto’ Tatà t’è tuttuto..ahaaaaahhh. Vado a vedere
il…fusillo…(esce a sx)
Camilla: S’è susuto. S’è susuto. ‘A mo’? Sta d’’e sette e mezzo vicino al
computer (intanto Sabatino entra dal centro e prende il caffè servitogli da
Amelia) Tu devi vedere di interessarti alla carriera di tuo figlio.
Lorenzo: Io devo vedere di interessarmi ? E che devo fare? Chillo s’è fissato
che deve cantare, recitare, ha da fa l’artista. Mo’ ha fatto pure la domanda al
“Grande fratello”
Camilla. E perciò, tu devi vedere di aiutarlo.
Lorenzo: A fa ‘o cantante? Ma si nun sape cantà..Cami’…
Camilla: Eh, sì, a fa ‘o cantante. Ce stanno tanti cantanti ca nun sanno cantà,
va a lezione…se ‘mpara, piano piano.
Sabatino: E certo, dentro a ognuno di noi ce stanno risorse artistiche infinite,
basta cercarle…e se trovano.
Camilla: ‘O siente ‘o capitano? Perché, vorresti che nostro figlio rimanesse a
fare lo schiattamorti con te?
Lorenzo: Camilla!!!. Schiattamorti…. : “Agenzia di servizi funebri.”, …pompe
funebri…
Camilla: Chiamatela comme vulite vuie, tanto ‘o risultato è quello: sempe ‘e
muorte atterrate.
Amelia: (raccogliendo le tazzine)E tu se non fosse per i morti atterrati come la
faresti la signora delle camelle?
Lorenzo: Zia Ame’, pe’ favore fatte ‘e fatte tuoie.
Camilla: E quando mai. Quando maie Zia Amelia si fa ‘nu poco ‘e fatte suoie.
Chella se sente ‘e murì se non si intromette. Prova ‘na soddisfazione
particolare quanno me po’ mettere contro a mio marito.
Amelia: Non ti preoccupare. Nun t’e mettere paura, tanto mio nipote se squaglia
pe’ te: cacame ‘nmano ca ne voglio ‘nu poco.
Lorenzo: (intervenendo per calmare le acque) Capita’ ve l’avite pigliato ‘o
cafè? Ve l’avite pigliato?
Sabatino: Certamente, ecco la tazza. (la poggia sul vassoio che regge Amelia)
Camilla: Io esco. (dal centro. Lorenzo la segue, poi rientra. Ludovico rientra
con una lampadina in mano)
Amelia: Statte bona. ‘Sta svergognata.
Ludovico: Tutto a posto era ‘a lampadina ca stava in corto e scattava ‘o
salvavita. Si deve cambiare.
Amelia: (riprendendo)Guardàte, io nun me faccio ‘e fatte miei, e se sape …la
signora non vuole preferenze, intromissioni, non vuole digerenze nella sua vita
coniugata.
Ludovico: Iesce , ha cacciato tutta ‘a campionatura.
Sabatino: Ma l’importante è che se fa capi’. Nella comunicazione verbale spesso
non è importante come le diciamo le parole, ma quello che vogliamo significare.
‘On so se mi sono spiegato.
Amelia: Mo’ nce vo’. Bravo. ‘O capitano pure si abboffa ‘a guallera, ogne tanto
‘na cosa bona ‘a dice.
Lorenzo: Zia Ame’, interferenze, ingerenze, … e poi …vita coniuga-le.
Amelia: Tu, invece ‘e vedè’ comme parlo io, statte accorto ‘o portafoglio.
Lorenzo: ‘O portafoglio?
Amelia: Sissignore. Vide ca donna Pereta, ti ruba i sordi dal portafoglio.
Lorenzo: Donna Pereta?
Ludovico: Sarebbe Camilla.(tocca)
Lorenzo: ‘O ssaccio Ludovi’….(fastidio) (ad Amelia)Ma chi? Camilla mi ruba ‘e
solde?
Amelia: Eh, sissignore, mme l’ha ditto Anaclerio apprimma. Tu duorme nepoto mio.
Ludovico: E no, no. Allora s’ha da sta attienti, vuo’ vede’ ca nun se compra un
altro carro pecchè nun ce stanno solde e tua moglie ruba?
Amelia: Ah, pure chesto? Nun ce stanno solde?
Lorenzo: Si, ce stanno. Ma che te ne ‘mporta a te?
Amelia: State fallenno?
Lorenzo: Nossignore.
Amelia: State su l’asteco? ‘Nchiana terra?
Lorenzo: Ma quanno maie.
Amelia: Che me ne ‘mporta a me. Me ‘o dice o nun me’o dice. Pare ca ‘e solde so
‘e miei.
Lorenzo: Ma che cosa Zia Ame’, che cosa t’avimme ‘a dicere?
Amelia: Ludovico, ha ditto ca nun ce stanno solde. State ‘nguaiate ‘e diebbete?
Lorenzo: (esausto) E vabbuo’ Zia Ame’, sissignore, basta ca te ne vaie. E’ overo
stiamo rovinati, pieni di debiti, mo’ se pigliano tutto, , mobili, materiale,
carri, macchine, pure ‘o materasso ‘a sotto ‘o lietto tuio se veneno a piglià’.
Amelia: Guardate, guardate, tu capisci? Eh, ma io l’avevo capito.Tutto pe’ mezzo
‘e chella mariola. Ma io tanto faccio e te la faccio prendere con le mani in
sacco.(esce a sx)
Sabatino: (tra se)Veramente se dice con le mani nel sacco.
Scena 8^ (Lorenzo, Ludovico, Sabatino, Sasà)
Ludovico: Stiamo fallendo Lore’? Dimmi la verità!
Lorenzo: Ma quanno maie, tu piense a essa. Ma te pare ca mia moglie me ruba ‘e
sorde ‘a dint’’o portafoglio. Comunque mo’ ce parlo co’ Camila. Mi deve dire che
vuleva dicere Zia Amelia co’ ‘stu fatto. Se è qualcosa ‘a metto a posto io, ‘a
metto a posto.
Ludovico: (ironico) Si, ma non esagerare…quella è permalosa..tua moglie..lo sai…
subito mena ‘e mane.
Sabatino: (riferendosi al caffè ) Grandioso ‘o cafè ‘e donna Amelia, eccellente.
Donna Amelia fa ‘o cafè ca è ‘na cosa speciale. Io penso che un napoletano ca
nun sape fa ‘o cafè, se avesse ‘a caccià? Pecchè il caffè, a Napoli è una
liturgia, addirittura una componente etnica. On so se mi sono spiegato.
Ludovico: Infatti. Effettivamente Zia Amelia tene ‘na mano particolare tene,
tene ‘a mano particolare pe’ ‘o cafè. Lore’ e tu ‘a faie arrabbià’.
Lorenzo: Io ‘a faccio arrabbià? Chella se cuntrasta sempe co’ Camilla, io che
devo fare? Vide mo’ che se va a inventà’…ca muglierema m’arrobba.
Ludovico: Ce l’ha ditto Anaclerio.
Lorenzo: Chi sa Anaclerio che ha ditto e essa chi sa che ha capito. Il fatto è
ca un ‘a supporta a mia moglie, ma io mica mi posso contrastare co’ Camilla pure
pe’ via ‘e zia Amelia.
Sabatino: Ma se tra moglie e marito nun ce stanno cuntraste nun so’ moglie e
marito. I litigi so’ come il sale nell’insalata, senza appicceche ‘a ‘nzalata è
sciapìta. On so se mi sono spiegato.
Ludovico: (ironico) Caspita. Capita’ …ma ‘a do’ ‘e cacciate ‘sti pensieri
filosofici. Secondo me vuie ‘a notte nun durmite pe’ pensa’ a ‘sti ccose.
Sabatino: Ma quanno maie, chelle me veneno spontanee.
Ludovico: (c.s.) Bravo
Sabatino: (fiero) Eh sì sì.
Ludovico: (di nuovo)Bravo.
Sabatino: (ancora) Eh sì sì
Ludovico: (c.s.) Bravo
Sabatino: (fiero) Eh sì sì.
Ludovico: (di nuovo)Bravo.
Sabatino: (ancora) Eh sì sì
Lorenzo: Capita’ ve sta sfuttenno!!!!.
Sabatino: Veramente Ludovi’?
Ludovico: Quanno maie. Faccio sul serio. (Ride)
Sabatino: E che tieni ‘a ridere mo’?
Ludovico: Niente, m’è venuto in mente ‘na barzelletta. ( ride ancora)
Sabatino: Chisto è scemo.
Lorenzo: Nun ‘o pensate capita’. Piuttosto se avete da fare andate pure, il
caffè ve lo siete preso?
Sabatino: Io? E che tengo da fare? Se poi sei tu che me ne vuo’ caccià, allora è
un altro paio di maniche. On so se mi sono spiegato. Rispondimi: Tu me vuo’
caccia’?
Lorenzo: No…sapete però…il fatto è…che abbiamo da fare…
Ludovico: Si, capità, ve ne dovete andare (ridendo), chillo Lorenzo le piace ‘e
parti’ ‘a luntano.
Sabatino: E vabbe’, mo me ne vado. Le cose basta dirle.
Sasà: (giovane sui vent’anni; abbigliamento alla moda. Entra da sx con gli
auriculari dell’hi pode alle orecchie, sta ascoltando evidentemente musica e
accompagna con movimenti del corpo le note che ascolta. È appassionato di
canzoni neo melodiche, studente con non molto profitto) Pa’, ma’ è uscita?
Lorenzo: (dimenandosi caricaturalmente anche lui)Si, andava da “Moda Donna”,
doveva comprarsi un vestito.
Sasà: Pa’, ma’ è uscita?
Sabatino: Non ti ha sentito.
Lorenzo: Sasà se non ti togli questi cosi dalle orecchie difficilmente mi
senti.(con il gesto mima la frase, Sasà esegue)
Sasà: Scusa pa’, me stevo sentenno a Gegè Meridionale. Troppo forte, ua ‘nu
sballo totale, ….
Ludovico: E chi è ‘o figlio ‘e Maria Nazionale?(ride)
Lorenzo: Sì, è ‘o terzo. ‘O piccerillo!
Ludovico: (improvvisamente serio) Veramente? Tene tre figli?.
Lorenzo: E comme?! Settentrionale, Centrale e Meridionale.
Sasà: Te sta sfuttenno, zio Lu’, quanno maie. Gegè Meridionale, è ‘o numero uno
al momento. ‘O meglio neomelodico, uhaa, certi canzoni ca te schiatteno ‘o
pietto. Mo’me stevo sentenno: “Ti ho conosciuta sulla chat.” Uahha!
Ludovico: Addo’ l’ha canusciuta?.
Sabatino: Sulla chat.
Ludovico: (non avendo compreso) Ah, ecco…sulla chat..,
Lorenzo: Eh, sulla chat, dove si scrivono senza conoscersi…
Sasà: ‘Na cosa ‘e pazzi Zio Lu’, ‘nu pariamiento esgerato. Siente: (canta)
“Pareva ‘nu scherzo, ‘nu passatiempo, sulo ‘nu modo banale pe’ accidere ‘a
noia……ntntnttntnt, e in vece no, me si trasuto dint’’o sangue…senza cunoscerte
me so’ nammurato’e te……
Lorenzo: Hai sentito Ludovi’? Che parole…..
Ludovico: Infatti. Vide che femmena, ca nientedimeno chillo se ne ‘nnammora
senza d’’a cunoscere. Figurate quanno ‘a cunosce. Io vulesse sapè quando ‘a
cunosce, se questa è uno scorfano,un cesso…. Che fa le scrive ‘n’ata canzone? “
Ho avuto un emorragìa, ho perso tutto il sangue e ho perso pure a te che ci eri
entrata.” (ride ancora)
Sabatino: E vabbe’ ma questo che significa. Se a ogni canzone ce vulessemo fa
tante domande. Il poeta scrive, scrive col cuore, il cuore tante domande non se
le fa.
Sasà: Bravo Sabatino. Giusto. E allora mo’ da ogne canzone, ne facimme ‘nu
romanzo. ‘A canzone è un emozione breve, intensa e immediata. Comunque si me
pigliano pe’ ‘o Grande Fratello, ‘e selezioni ce porto ‘ e canzone ‘e Gegè
Meridionale. Chisto a Mimmo Dani, Antonio Ottaiano, ‘nze ‘e vede
proprio.(rimette gli auriculari e incomincia di nuovo a dimenarsi)
Ludovico: Ti ho conosciuto che eri chiatta. Aaahhhaaa. (nessuno lo asseconda, si
guarda intorno)Manco chesta v’’è piaciuta? Madonna, io capisco ca stammo dint’’a
‘n’agenzia di pompe funebri, ma ogni tanto ‘nu poco ‘e spirito…(va alla
scrivania ed opera tra i cataloghi)
Lorenzo: (al figlio) Sasà, comunque vide ‘e te stacca’ ‘nu poco ‘a vicino a
chillu coso. Tua madre ha ditto che stai dalle sette e mezzo. (vede che il
figlio non sente) ‘A fernisce ‘e te tuculìa, Sasà? Ho detto che devi star un
poco di meno vicino al computer.
Sasà: (togliendo gli auriculari) Che he ditto pa’?
Lorenzo: Ma è mai possibile ca avimme sempe ripetere ‘e ccose dint’’a ‘sta casa?
Zia Amelia ca nun sente, tu cu ‘sti cosi dint’’e rrecchie, ..aggio ditto che
devi stare meno vicino al computer.
Sasà: Ma statte zitto. La carriera si costruisce in web. Internet e sofware, you
tube e blog, tu ‘nzai manco che so’. (rimette gli auriculari e riprende a
dimenarsi. Canta) Pareva ‘nu scherzo, ‘nu pariamiento, sulo ‘nu modo banale pe’
accidere ‘a noia……ntntnttntnt, e in vece no, stevo truvanno ‘a vita mia, chella
ca se arrubato ‘o core mio…senza cunoscerte me so’ nammurato’e
te……ttnntt(continua a canticchiare sottovoce)naanananana
Sabatino: Ha ragione ‘o guaglione, ….la vita corre sui binari del progresso, e
quello è un treno che fa solo la corsa di andata. On so se mi sono spiegato.
Sasà: (togliendo l’auriculare)Che avite ditto capita’?
Lorenzo: Ha ditto che ti devi pigliare un treno e te ha fa sulo ‘a corsa di
andata.
Sabatino: Non precisamente.
Lorenzo. Vabbe’ ma ‘o significato chisto era.
Sasà: Che vuo’ dicere che me ne dovrei andare di casa?
Lorenzo: Ma quanno maie.
Ludovico: Tu però così hai fatto capire. ‘O capitano ha ditto’n’ata cosa ha
ditto.
Sabatino: Infatti. Io ho detto che la vita corre sui binari del progresso, e
quello è un treno che fa solo la corsa di andata.
Sasà: Ah ecco. E tu subbeto hai interpretato a modo tuo. (rimette gli auriculari
e riprende a dimenarsi. Gridando) Io esco (via dal centro cantando)
Lorenzo: Vide ‘e te truva’ ‘na fatica. Ato che “grande fratello”. Io non lo so.
Stanno scemunenno tutte quanti ‘sti guagliune ‘e ogge. “Grande fratello”,
“Amici”, “Fattoria”, “Isola dei famosi”, ‘o vonno tutti quanti d’’a televisione,
tutti che vogliono diventare divi, quando io ero ragazzo pe’ trasi’ dint’’a
televisione..e che ce vuleva…. Adesso, ‘nu cretino qualsiasi, va là, fa quatto
strunzate e diventa famoso, e loro tutti quanti a guardare. Che gioventù, sempe
annanze a ‘nu computer, sempe annanze ‘a televisione..
Ludovico: E pe’ forza si se metteno ‘a reto comme ‘a vedeno.(ride)
Lorenzo. Ecco quà, ha fatto la battuta. Ma pecchè nun te iscrive pure tu a
quacche programma….”l’isola dei famosi”, po’ essere che te pigliano.
Sabatino: Overo Ludovi. Pecchè nun ce pruove tu si accussì spiritoso.
Lorenzo: Infatti. Sasà a “’O grande fratello”, Zia Amelia all’”eredità”, tu
all’”isola dei famosi”, si deve trovare una trasmissione solo pe’ Camilla….così
resto un poco solo io.
Ludovico: E vide se non sei sempre esagerato. Te l’ho detto tu la vita la vivi
con troppa tensione, troppa, rilàssate ‘nu poco. Te staie invecchiando prima del
tempo.
Sabatino: Dal momento in cui si nasce, invecchiare e poi morire diventa
inevitabile. E’ così, …..on so se mi…
Lorenzo: Saaabaaatiii’,
Sabatino: Ho capito. Ci vediamo (esce al centro)
Ludovico: Rilàssate, rilàssate, stamme a senti’, vedi quante volte te lo
dico…troppo teso, troppo teso. Quella è Camilla ca te fa sta accussì.
(alzandosi) Ma ce steva la fattura delle lampade ieri sera qua’ sopra, la volevo
controllare.
Lorenzo: Nossignore, nun steva lloco ‘ncoppe; te la portasti sopra .
Ludovico: Ah, già. Mo’ la vado a prendere. (passandogli al fianco)Il fratello
attento, come se facesse si nun ce stisse tu.
Lorenzo: Infatti. Il fatto è ca tu tiene ‘a capa fresca, sei signorino , senza
mugliera, …senza pensieri.
Ludovico: Sei invidioso, o’ ve’? Ma tu nun me vuo’ sta’ a senti’, te l’aggio
ditto tante volte…..nuie nun pagammo manco ‘o funerale……un incidente, …chella
steva spannenno ‘e panne……
Lorenzo: Ae, pazzìe tu.
Ludovico: E certo. E che vuo’ fa? Noi già facciamo un mestiere…allegro, ci
facciamo, ‘na panza ‘e risate da ‘a matina a sera,… ma famme ‘o favore, famme,
…nun bastano e‘ pianti, a cui assistiamo per motivi di lavoro, nun bastano, mo’
ci mettiamo in ipocondrìa cronica comme a te, stamme a posto,….
Lorenzo: Che c’entra, è che io somatizzo in maniera diversa da te i problemi
quotidiani. (breve pausa) Ma po’ essere che Camilla mi ruba i soldi?
Ludovico: E che ne sai. Devi verificare, scusa noi ci priviamo di comprarci un
altro carro, ci priviamo e vuoi vedere ca essa….. se ne va in carrozza, se ne
va,(ride ancora e siavvicina a Lorenzo)….Mado’, Lore’ ma di’ ‘ verità , so o nun
so’ troppo spiritoso?….. (tocca ed esce a sx)
Scena 9^ (Lorenzo solo)
Lorenzo : (esasperato) ‘E mmane. Ma che vizio maledetto. Te si fissato co’ ‘stu
carro…..
Ludovico: (si avvia per uscire a sx, osservando le pareti, dove sono appesi solo
crcefissi e quadri sacri) Eppure, Lore’, su queste pareti ci vorrebbe qualche
altra cosa, non so quacche quadro..
Lorenzo: Quella è un ‘agenzia di pompe funebri…che ce vaie a mettere..?
Ludovico: (tratenendo la risata) …..una natura morta (ride ed esce a sx)
Lorenzo: (finalmente sorride anche lui alla battuta, scuotendo il capo in segno
di compatimento. Intanto squilla il suo cellulare, risponde) Si, pronto, …Uè
Stefa’, che dici? Come mai’ ‘sta telefonata? ………Io? ….Che cosa?...............
Ma ti giuro che ………(ascolta a lungo scuotendo la testa in segno di negazione),
niente affatto…quanno maie. Ma nossignore. ……Ma nun è overo. Io so’ andato
dicendo che siamo stati a letto insieme? …Ma no…..no…, ma a te chi te l’ha
detto? (trasalendo) …Tuo marito? Come? E a lui chi glie lo ha detto? …..Che
cosa? Un amico suo…che la moglie sta nelle dame di san Vincenzo? …. Stefa’, ma
che staie dicendo, io non ho detto niente ti ripeto.(ascolta) Tuo marito sta
venendo qua’? E che vuole da me? Aspe’ calmate, , se piangi e parli io non ti
capisco, che hai detto? …………Mi vuole sparare. Dio Santo, ma chisto è pazzo….Io
manco lo conosco a tuo marito. …. Ce sarà un equivoco…., sì, ti giuro…no, …no,
….. Mo’ me staie offendendo. Io sono uno stronzo? …Stefa’, guarda che ti
sbagli…Stefa’, Stefa’……. Ha riattaccato. Ma chesta è pazza.(Si alza) Ma io ce
vado a parlare da vicino. (Cercando le chiavi della macchina) Addo’ stanno ‘e
chiavi d’’o beverly? (cerca ancora) Dint’’o giubbino di ieri. Stammatina simme
asciuti c’’a macchina. (Esce a sx, una musichetta accompagna la fine del primo
atto)
II° ATTO
Scena 10^ (Lorenzo, Anaclerio e Amelia)
Amelia: (da sx,con una borsa da viaggio e una borsetta da tracolla, vestita per
uscire)Ue, Anacle’ io vado. Approfitto ca stanno tutt’e duie ‘ncoppe, accussì
nun fanno tante domande, me ne iesco pe’ l’agenzia. Ua’ e comme steva agitato
Lorenzo. Più del solito, chella mugliera l’atterra ampresso.
Anaclerio: Tateme a tenti’. Voi dovete rimandare.
Amelia: Allora ce simme capito? Io mo’ vaco prima dal notaio, gli consegno la
schedina e po’ me ne vaco ‘a casa d’’a signora Marianna.
Anaclerio: Donna Ame’, donna Ame’ faciteme parla’..
Amelia: (imperterrita) Da là faccio fare la telefonata che mi hanno rapito e che
vanno truvanno ‘o ricatto.
Anaclerio: (abbassando la voce circospetto)Ritcatto, te maie, ritcatto,
ritcatto. Mado’ vuie facite peccato.
Amelia: Ae, ae , riscatto, riscatto. Comunque pure ricatto se po’ dicere, ‘o
riscatto nun è comme ‘o ricatto?
Anaclerio: Tittignore, ma faciteme dicere ‘na cazza ‘e parola…
Amelia: Faccio telefona’ ‘o marito d’’a signora Marianna, oppure ‘o figlio mo’
vedimmo.
Anaclerio: Ae, meno male ca nun ‘o tape nittuno…. Donna Amelia, qua te va
‘nagalera, il finto rapimento è un reato
Amelia: Nun te ne incaricà, so’ gente fidata. Comunque ‘o stragemma è chisto: se
loro, i nipoti scornacchiati, consegnano i 250000 euri d’’o ricatto vo’ dicere
ca me vonno bene, io lunedi torno e ce li restituisco insieme alla schedina, se
invece nun pavano….(si commuove) e allora vo’ dicere ca nun me vonno bene, io
lunedi vengo…’e saluto a tutte quante, le faccio vedè ‘a schedina di 250.000
euri e me ne vaco dint’’a ‘o spizio.
Anaclerio: Ma nun è overo ca nun ve vonno bbene, ti, certo, ‘a vote te ‘ncazzano
pecchè tenite ‘a capa totta e facite ‘nu tacco e‘ guaie, e ti, donna Ame’ vuie
vulite fa tempe chello ca dice ‘a capa votta. Ma pecchè non ci ripentate sopra.
Chille ve vonno bbene. Io non to che volete dimottrare co’ tta finzione.
Amelia: Si, e mo’ te faccio vedè’ si pavano, specialmente ca stanno pure
fallenno, figurate se pensano a me.
Anaclerio: Stanno fallenno?
Amelia. Ae, l’ha ditto Lorenzo mò mò. Non possono comprare un altro carro pecchè
nun teneno ‘e sorde, staranno in fallimento.
Anaclerio: Ma che dicite. Chi ta che avite capito?
Amelia: E po’ vide. Ma mo’ famme spiccià…..Tu me siente? Si me hai dicere
quaccosa, ‘o numero d’’a signora Marianna ‘o saie. Io ‘o cellurare me l’aggio
purtato, ma tu ‘o ssaie, poco e niente ‘o saccio ausà’; ‘o numero tuoio è 2
‘ncasato a lluongo?
Anaclerio: Tittignore ma perché nun cercate d’evitare, lattate tta, pentatece
meglio. Tanto Dio, tateme a tentì’ ‘nu mumento..
Amelia: ‘N’ata vota. Mo’ è tarde. M’aggio ‘a movere, ca s’è fatto chest’ora. ‘O
nutaro ha ditto: me raccumanno, preciso. Allora he capito? Zitto, nun te fa
asci’ ‘na parola e tienime ‘nfurmata, io vaco. (esce a centro)
Anaclerio: Atpettate. Ae’ mo’ tente, (verso il centro) Donna Ame’…..Dio mio che
capa totta. (tornando) Ih che catino……
Scena 11^ (Lorenzo, Anaclerio)
Anaclerio: (vedendo Lorenzo che entra da sx visibilmente agitato) Dove corri.
Lorenzo: E dove corro, dove corro. ‘Sti cazze ‘e chiave ca nun ‘e truvavo,
chelle steveno dint’’o fornetto. Opera ‘e zia Amelia. Ma comme se ha da’ fa…
Anaclerio: Atpetta, dove vai coti’ di fretta?
Lorenzo: (al massimo della tensione) Devo andare un momento da Stefania, è
succieso ‘nu casino…….
Anaclerio: Ttai talmo, rilattati, chi Ttefania, qua’ catino? Che hai detto?
Lorenzo: No, tu che hai detto Anacle’?
Anaclerio: Ho detto di ttare talmo? Che è tuccetto? Chi è quetta Ttefania?
Lorenzo: Stefania, l’insegnante ‘e inglese che gioca a tennis co’ me ogni tanto
giù al circolo. Gesù Cristo mio, qualcuno è andata a dire al marito che lei
viene a letto co’ me, ma non è vero, tu capisci ? Mi ha telefonato proprio
adesso, comme a ‘na pazza. Offesa. Dice che il marito me vo’ sparà primma a me e
po’ a essa.
Anaclerio: Mannaggia la capa tua.
Lorenzo: Ma che mannaggia la capa mia. Ti giuro ca nun saccio niente.
Anaclerio: No la capa tua di te…, voglio dicere …managgia ‘a capa toia di etta…
Lorenzo: Di etta?
Anaclerio: Ti, di lei. Uh Mado’ Lore’ e te manco mi tentitti parlare pe’ ‘a
primma v ota. Capitti. Dico mannaggio la capa tua.. tua…tua…non tua …., oh..la
capa di lei.
Lorenzo: Lei chi?
Anaclerio: Donna Amelia.
Lorenzo: Pecchè? Che c’entra?
Anaclerio: Io non te lo volevo dire. Ma vitto come ttanno le cote…..quella
ttamattina m’ha ditto, tai tevemo parlanno di Camilla ca nun vanno maie
d’accordo tutt’e due, cotì parlanno ha ditto ca facevi buono tu che le facive ‘e
ccorne. Io ce l’ho detto …..”ma che andate dicendo”…e etta…lei… a intittere ca
te aveva tentuto ‘e dicere,….mentre eri tolo… ca te l’eri fatta un’altra volta a
quetta Ttefania, anzi te non ti ricordavi nemmeno quante vote, ti, pecchè
continuavi a ripetere <7-5, 7-5….>
Lorenzo: Ma chesta è scema, ma comme s’ha da fa co’ ‘sta femmina. Io parlavo del
punteggio, io ce gioco a tennis co’ Stefania. Mo’ l’ha fatta grossa. Tu capisci?
Chillo ha ditto ca me vo’ spara’. Io manco ‘o conosco ‘o marito, saccio solo ca
fa l’avvocato. Ci devo parlare.
Anaclerio: Col marito?
Lorenzo: No, co’ Stefania. (scappa al centro)
Anaclerio: Atpetta, addo’ curre ? Come hai detto? Il marito fa l’avvocato?(resta
solo, poi quasi tra se e se con tono preoccupato) Forte è venuto già il marito.
(si affaccia al centro e chiama) Lorenzo, Lore’, (rientra) troppo tardi, già
partito. E come ti fa mo’, come ti fa adetto.
Scena 12^ (Anaclerio, indi Camilla,)
Anaclerio: Dio mio. Angeli del purgatorio mettitece ‘a mano vuie. Vi’ che guaio,
ha cumbinato, chella vocca tempe aperta, ca parla pure quanno nun ha capito.
Dico io lo vuoi dire un fatto, ma atticurate almeno ca è overo . Chella pazza ,
chella pazza, te ta cumbinando, vide che ‘nciuce. Co’ chella lengua vide che
tragedia che fa tuccedere. Però, pure ‘a gente…nun ti cazzo ‘e dicere ‘nu fatto
ca tubbetto fanno ‘nu cattiello. Ma io la devo telefonare, quella te ne deve
tornare, mo’ la chiamo tul cellulare, tperiamo ca me ritponne. (compone il
numero. Dopo un attimo.)Pronto donna Amelia, ..no vulevo parlà c’’a
tignora…..tignora, tono un amico tuo…non tuo di voi, d’a’ tignora Amelia…, ma
chi cazzo te cunotte a te. Te te ne fotte comme parlo io, tu chi ti, pecchè hai
ritpotto tu? Volete la ttedina…e te ne tai tu della ttedina? Ma dove tta la
ttignora Amelia, ….Amelia…..Amelia…quetto è il numero della tignora Amelia?
..Ti, ti…ma che cazzo rire? …..E allora fa ‘ ampretto , patteme ‘a tignora, ….tu
tcu..tcu…tcu…tcurnacchiato, ma ti ti? …,oh,(aspetta e poi sente finalmente la
voce della signora Amelia) pronto, ue, tiete voi donna Ame’, ma chi è tu trunzo
c’ha ritpotto, …tomme? Ma che ttate dicenno?, pecchè chiagnite……te tota? Vuie
che dicite’ …veramente…, ‘a ttedina…Madonna ..e datencella….te ve ne fotte d’’e
torde, chitte v’acceideno….nun chiagnite nun ve capitco…, nun ‘a tenite? E che
ne avite fatto? …..Embè? …Non ti ta nel portadocumenti?......Mannaggia ‘a capa
votta….pronto? pronto? Donna Ame’, …ue..te vulite, ..ma facitelo p’’e muorte
vuotte, chella è ‘na povera femmena, …ve giuro ca nun taccio niente…,
atpettate…pronto…pronto….(chiude la telefonata) Tanti del paradito, cote ‘e
pazzi…veramente te l’hanno rapita, e tomme ‘o tapevano d’’a ttedina…’a tignora
Marianna? Nun po’ ettere, ti ta tella pazza a quanta gente l’ha ditto. E comme
te fa mo’, chillo ha ditto che l‘accideno ti nun caccia ‘a ttedina…e chella dice
ca nun ‘a tene, ca overo nunt’’a trova cchiù ‘ncuollo…., l’avvocato ca vo’ tparà
a Lorenzo… tu guarda quanti guai… Mo’ te faccio, te faccio a chi lo devo dire,
chiammo ‘e carabinieri? No, no, è pericoloto……., a nettuno, non lo devo dire a
nettuno, devo atpettare a Lorenzo.
Camilla: (dal centro) Anacle’, si può sapere mio marito dove si stava andando a
spezzare le cosce così di fretta?
Anaclerio: (mentendo e ancora esterefatto per la telefonata, non sa se parlare o
meno)Doveva andare a un appuntamento, …con un cliente…
Camilla: ….che non lo vuole pagare…è vero?
Anaclerio: Ti, infatti, proprio cotì.
Camilla: E quanno maie. Quella questa è l’agenzia del Buon Gesù, dopo morto
nessuno ti paga più. Fessi, fessi, fessi, lui e il fratello. Ma vedi un poco se
si devono tenere tanti soldi in mano alla gente. E questo è fidato e quell’altro
è ‘n’amico, e chillo è ‘o frato d’’o cainato d’’a cugina, un altro appartiene
all’assessore, uno è delinquente, ma chi paga, mi devi dire chi paga. Facciamo i
funerali gratis.
Anaclerio: Ma nun ve preoccupate io pento che quetto lo paga.
Camilla: Ma che tieni Anacle’?
Anaclerio: Io?
Camilla: Si, tu, staie tutto stunato!
Anaclerio: Eh? Ah, ti, me gira ‘nu poco ‘a capa.
Camilla: E mi hai sentito? Ho detto: ma che ce azzecco io?
Anaclerio: Voi?
Camilla: Eh, io. Scusa io dico: <dove corri?> E quello: <mo’ subito vengo, devo
sistemare una faccenda, …co’ te poi dobbiamo fare un po’ di conti..>, nun aggio
capito, che cunte vo’ fa cu’ me?
Anaclerio: Nettun conto, nettun conto, nun ve ne incaricate…ti tratta di un
equivoco.
Scena 13^ (Camilla, Anaclerio, Ludovico )
Ludovico: (entrando da sxcon dei bigliettini in mano) Ma cheste so’ cose ‘e
pazzi. Ma io ‘a faccio chiudere dint’a un’ospizio, non se ne puo’ più, ne ha
fatto ‘n’ata. (ad Anaclerio)Ma tu capisci, io lascio ‘a fattura d’’e lamapade
sopra ‘o divano, chella ‘a strappa.(mostra i pezzetti di carta)
Anaclerio: Chi?
Ludovico: Zia Amelia. Chi?
Camilla: L’ha stracciata? Ha stracciata ‘ a fattura?
Ludovico: Sissignore, ne ha fatto bigliettini per la lista della spesa e l’ha
mise dint’’a cucina.
Camilla: Ah, ma chesta è diventata impossibile. Nun se ne puo’ più. Vuie avite
‘a vedè che dovete fare
Anaclerio: E vabbuo’, ce vo’ pazienza, chella è anziana la dovete compatire.
Pentate a nottro Tignore quante ne ha topportate per gli uomini.
Ludovico: Per gli uomini. Zia Amelia è femmina e non la potrebbe sopportare
neanche il Padre Eterno.
Anaclerio: Etagerato.
Camilla: Ma qua esagerato. Quella una ne fa e cento ne pensa. L’atu iuorno non
si fissò che voleva partecipare all’eredità, ‘o quiz televisivo. Una giornata
vicino a chillu telefono senza farci fare una sola telefonata a nessuno di noi.
Ludovico: Meno male ca ce stanno ‘e telefonini.
Camilla: Ma dico io, tu staie in grado di andare all’eredità?
Anaclerio: Che c’entra, pure Tatà t’è fittato che vuole andare a “Grande
Fratello”.
Camilla: E che c’entra, ma Sasà è giovane.
Anaclerio: Vabbe’ ma mica tant…
Camilla: Comm’è mica tanto…., …chillo nun tene manco 18 anne. Si nun è giovane
Sasà.
Ludovico: Forse Anaclerio sta dicenno ‘n’ata cosa. Tu lo devi interpretare
Cami’. Anaclerio, dice che Sasà è giovane ma non canta. Mica sa cantare tuo
figlio? Sa cantare?
Camilla: E vabbe’, ma pecchè pe’ ‘o grande fratello mica s’ha da sape’ canta’ e
poi, se non sa cantare vuol dire che fa il provino e lo bocciano.
Anaclerio: E ‘a tignora Amelia, vuol dire che fa la telefonata tentono l’età e
non la prendono.
Ludovico: Tu la difendi sempre, ma devi ammettere che è un castigo di Dio, un
castigo di Dio , devi ammettere. Tu mi strappi la fattura, almeno me ‘o vuo’
chiedere?
Anaclerio: …di ttrappare la fattura?
Ludovico: Anacleeee, m’’o vuo chiedere che è ‘sta carta? Mo’ chiamma a chillo
d’’e lamapade e dicci che la fattura è servita per le liste della spesa e che ce
ne facessero ‘na copia.
Anaclerio: E che problema c’è, mo’ chiamo io.
Camilla: E comunque se po’ sape’ Lorenzo che conti deve fare con me?
Ludovico: Tu e Lorenzo dovete fare dei conti? Dei conti? Senza dire niente a me?
Senza dire? Uè, uè, mo’ state esagerando, state esagerando, io so’ socio al 50
%, so’ socio e po’ che ce azzicche tu ne Camì? Tu nella società non c’entri, non
c’entri.
Anaclerio: Fermate, fermate. Ludovi’ tu che hai capito. Lorenzo non deve fare
quei conti llà co’ Camilla.
Camilla e Ludovico: (insieme) E allora quali conti?
Anaclerio: Ti tratta di uno tb….tb…tb… di un equivoco, volevo dire tbaglio….uà
l’ho detto.
Camilla e Ludovico: ( insieme) Qua’ sbaglio?
Anaclerio: Vi tiete metti in società?
Camilla e Ludovico: ( insieme) Nun fa ‘o spiritoso, Anacle’, ti vuoi
spiegare?(si guardano increduli del tempismo)
Anaclerio: Niente, Lorenzo ti crede che tu gli rubbi i toldi?
Ludovico: Ah, si , me lo ha detto pure a me.
Camilla: (per un attimo sorpresa, ma subito si riprende) Io rubo i soldi a lui?
E..e..e ..come?
Ludovico: Ma tu di’ la verità Tu rubi i soldi a Lorenzo?
Camilla: Io…? …. quanno maie?
Anaclerio: Infatti. Quella Zia Amelia prima in uno tcatto di rabbia, gli ha
detto che tu ti rubi i toldi. Ma non aveva tapito niente, …tu ttamattina tei
venuta che cercavi la carta di credito? E allora lei, Zia Amelia, voleva tapere
da me, tu che volevi …oh.., io gli ho tpiegato che cercavi la carta di
credito…lei non capiva…ttava pure tenta apparecchio…., io per fare più pretto,
per tpiegarmi ho detto che volevi la carta per prendere i toldi. …e quella ha
tapito che tu ti rubbi i toldi…io ho cercato ‘e ce ‘o fa capi’ …ma quella
niente…tapite comme fa…quanno tapitte una cota per un’altra…ma mo te viene
Lorenzo glie lo tpiego io….te viene…..
Ludovico: <Che viene> o < se viene?>
Anaclerio: La teconda.
Ludovico: Come sarebbe: se viene…?
Anaclerio: Niente…quetto è un’ altro catino e non è l’ultimo…..
Ludovico e Camilla: (insieme) Un altro casino? Sempre Zia Amelia?
Anaclerio: Ma fate le prove o vi viene tpon..tpont…
Ludovico e Camilla: (insieme)Spontaneo…
Anaclerio: Infatti…
Ludovico: Ti vuoi spiegare? Quale altro casino….
Scena 14^ (Anaclerio, Camilla, Ludovico, Della Morte, poi Lorenzo )
Della Morte: (dal centro) Buongiorno. Scusate.
Anaclerio: Quetto qua.
Della Morte: (ad Anaclerio)E allora? E’ tornato?
Ludovico: A chi volete?
Della Morte: Lorenzo Stanislao, siete voi?
Ludovico: No, sono il fratello…..e socio, potete parlare con me?
Anaclerio: …..No, vuole a Lorenzo …proprio a lui…….pento….
Della Morte: Infatti, aggio ‘a parlà co’ isso, nun è tornato ancora? Vuol dire
che lo aspetto.
Camilla: Ma di che si tratta? Io sono sua moglie.
Della Morte: Ah, voi siete la moglie? E allora se avete la pazienza di
aspettare, appena viene capirete di che si tratta.
Anaclerio: Io pento di aver capito voi che volete da Lorenzo, ma te mi fate
tpiegare, credo che vi potto chiarire l’equivoco…
Lorenzo: (dal centro) Uè Anacle’, ma quel Della Morte ca me cercava..faceva
l’avvocato…(Anaclerio terrorizzato, gli indica l’avvocato alle spalle,
scorgendolo si gira) …siete voi?
Della Morte: Infatti.
Lorenzo: (terrorizzato) Salve, io, cioè voi, …Stefania…cioè vostra moglie…mi ha
detto..che mi cercavate…(l’avvocato mette una mano in tasca, Lorenzo convinto
che stia prendendo la pistola indietreggia, ma poi vede che ha preso il
fazzoletto) ah, è ‘o fazzoletto.. …dunque, io vorrei dirvi…vedete….….la persona
che vi ha detto questa cosa…che poi è falsa…cioè è un equivoco…la persona che vi
ha detto questa cosa…è il marito di una amica di mia zia…io tengo una zia…Zia
Amelia…. se mi fate spiegare..io adesso, proprio adesso… mi sono chiarito co’
..Stefania…cioè co’ vostra moglie…e penso che non sia il caso…, voglio dire…
Della Morte: Ah, mi volete spiegare? Ve site chiarito co’ mia moglie? E che ce
sta da chiarire? Nun ce sta proprio niente da chiarire. E’ tardi, non vi pare?
Ludovico: Ma quanno maie nun è manco mezzogiorno.. (tutti lo guardano) …vabbè’
volevo un poco alleggerire, alleggerire la tensione..
Camilla: Ne, ma se po’ sape’…
Della Morte: Niente, signo’ è solo che vostro marito va a letto co’ mia
moglie..(tira fuori una pistola)..e io siccome sono un uomo all’antica….devo
difendere la mia onorabilità…lo devo sparare….(punta la pistola verso Lorenzo)
ma come tu co’ ‘na bella moglie vicino…te ne vai a cercare le mogli degli altri?
Camilla: Lore’, dimmmi che non è vero.
Lorenzo: Aspettate..ma c’è un equivoco..non è vero niente..
Anaclerio: Ti, infatti, vi tpiego io…quello è tutta colpa di Zia Amelia…
Della Morte: Statte zitto..meza lengua… a me l’hanno detto per certo e chi me
l’ha detto è persona fidata, (carica il grilletto, Lorenzo cerca di nascondersi
dietro Ludovico. Controscenedi panico a soggetto. )
Ludovico: Lore, Lore’ parlaci….(facendosi da parte)quello vuole parlare con te.
Della Morte: Tu si’ ‘n’ommo ‘e niente e se io nun te sparo nun posso
campare…(spara, Lorenzo fa in tempo a gettarsi dietro la scrivania, ma
evidentemente per la paura lancia un urlo, grida generali, Della Morte, Camilla
accorre da Lorenzo, Della Morte improvvisamente conscio del grande errore
commesso, avvinto siede alla sedia di fronte alla scrivania, facendo cadere a
terra la pistola. Lorenzo illeso esce carponi da sotto la scrivania davanti ai
piedi di Della morte da dove raccoglie immediatamente la pistola passandola a
Camillla che è accorsa vicino a lui. Sfinito siede anch’egli a dx. <sx della
scrivania>)
Camilla: (a Della Morte) Ma voi siete pazzo. (a Lorenzo) Lore’, ti sei fatto
niente?
Lorenzo: Niente, neanche un graffio..
Camilla: Ma che dice chisto? Mi vuoi spiegare?
Lorenzo: (riprendendosi) Niente, Cami’, ti giuro, è tutto un inciucio ca ha miso
Zia Amelia. (suona il telefono.)
Ludovico: (prendendo la pistola e mettendola da parte) Rispondo io. (alza il
ricevitore) Si. Pronto. (ascolta) ‘A schedina? Qua’ schedina? ….No, nun saccio
niente. …Ma chi siete?(ascolta) Io so’ Ludovico, …è mia Zia…(ascolta lungo
annuendo, poi riattacca) Non ho….. Nun aggio capito niente. Hanno rapito Zia
Amelia? Una voce di uomo, dice che la schedina non l’hanno trovata, che Zia
Amelia dice ca nun ‘a tene e vogliono un riscatto di 250.000 euro entro Domenica
sera se no l’ammazzano. Come si fa? Oggi è venerdi!
Lorenzo: Pe’ me la possono uccidere.
Buio. Una breve musica sottolinea il passare del tempo, quando la scena è di
nuovo illiminata sono passati due giorni.
Scena 15^ (Camilla, Sasà, Anaclerio )
Sasà: (dapprima solo, sta ascoltando da uno stereo una canzone di un cantante
neomelodico a piacimento[Mimmo Dany, Antonio Ottaiano….] e ne mima
l’interpretazione)
Camilla: (entrando da sx in abito da casa) Abbassa ‘stu volume a mammà. ‘A gente
che sente. (continua a interpretare) Sasà, Sasà, Sasààà. (si avvicina allo
stereo e lo spegne) Ah, e Madonna mia. ‘Nu poco ‘e crianza che diavolo.
Sasà: Ma insomma, se po’ sape’ addo’ me ne aggio i’ pe’ senti’ ddoie canzone,
stevo ‘ncoppe e me ne hai cacciato, me ne so’ sciso abbascio all’agenzia e manco
va bbene. Ca’ a chi do’ fastidio. E’ Domenica sera, l’agenzia sta chiusa. Io me
aggio ‘a preparà, devo provare..
Camilla: Sissignore, ma te pare ‘o mumento ‘e sentì ‘ canzone? Co’ tuo padre e
tuo zio ca so’ asciuti pe’ nu’ servizio accussì delicato.
Sasà: Pecchè so’ fessi! Io mo ce l’avesse dato ‘e solde, vulevo vedè, ….‘e
carabbinieri s’avevano ‘a chiammà.
Camilla: ‘E carabinieri? E se quelli l’ammazzavano veramente? Avevamo ‘a purtà
chisto scrupolo. Chella già andava dicendo ca nuie ‘a trattavemo malamente. Ci
ha rovinato la vita, ci ha rovinato. Io nun saccio tuo padre e tuo zio addo’
l’hanno pigliato tutti chilli solde…?
Sasà: Se mi facevano condurre l’operazione a me, te facevo vedè’. Tipo
l’ispettore Derrik, o Rex, st, che ce vuleva? Volete i soldi? Ve li voglio dare,
ma di persona. Altro che lasciarli nel cestino dei rifiuti. Di persona. E se a
zia Amelia non la lasciano più? Se pigliano ‘e solde e nun ‘a lasciano? Di
persona, sopra all’autostrada, ad una piazzola d’emergenza, due macchine, la mia
e la loro! Io vi do’ i soldi e vuie me date a Zia Amelia. ‘Na bella pistola
nascosta, comme zia Amelia traseva dint’’a macchina, pum pum pum, fuoco a
volontà.., l’he visto “Il capo dei capi”?
Camilla: Tu vide troppi film a mammà. Comme ‘a faie facile.
Sasà: Ma scusa, secondo te, ti pare un rapimento fatto da professionisti? Chiste
so’ comme a chlli duie fessi ca steveno a “Gomorra”, facettene chella fine…ma
qua’ professionisti…
Camilla: Assolutamente. Qua’ professionisti. Quella chi sa a quante persone
l’avrà detto di questa vincita, pare ca nun ‘a cunuscimme, è andato a finire
alle orecchie di qualche moccosiello…ed ecco qua..
Sasà: Lo vedi? ‘O vide comme te sei fatta capace, e noi abbiamo dato 250000 euro
a quattro moccosielli. Ci voleva un’operazione programmata, ma nun ‘o vide
distretto di polizia…? No nun ‘o vide’? E nun ‘o vedè!
Camilla: E intanto, tuo padre ha ragione, chillo so’ proprio questi che fanno
paura, so’ inesperti, ‘e piglia ‘a paura e t’accideno…ma quella così se
meritasse. A rischio di fare ammazzare il nipote. Chella ‘nciucessa, ….
Sasà: Ammazzare, …. ma qua’ ammazzare, chillo l’avvocato doveva fare solo il
gesto clamoroso…, voleva andare solo “in nomination..”
Camilla: Clamoroso? ‘O gesto clamoroso? …E tu spari a uno?
Sasà: Ma nun’o vuleva cogliere… ma che fa papà, ‘o denunzia o no?
Camilla: E chi ci ha pensato più, è succieso chestu poco, a chi dovevamo pensare
a Della Morte o a Zia Amelia. Due giorni d’inferno per trovare i soldi…, chella
passaguai…ih quante ne ha combinate in un solo giorno…ca si tuo padre nun era
l’uomo che è , …insomma …buono…, chella me faceva spartere, tu vai a dire ca io
rubo ‘e solde a mio marito?
Sasà: E pecchè ‘o fatto d’’o fallimento? ‘Nciuci ca manco a ….”uomini e donne”….
Camilla: Infatti, uè ma a chi canchero avrà telefonato, ca s’’è spasa subito la
voce? Quello Lorenzo nun se firaie cchiù d’’a sentere e pe’ s’’a leva’ ‘a tuorno
dicette ca stevemo ‘nguaiate co’ l’agenzia, il tempo di salire in camera sua,‘o
ssap’essa co’ chi telefonò, sta sempe co’ chillo telefono a portata ‘e mano, ‘o
ssap’essa, niente di meno ca ‘o pomeriggio stesso del rapimento chiamma pure ‘o
direttore d’’a banca…ca ‘o fido pe’ ‘o carro nuovo se ne doveva riparlare….e la
mattina aveva detto che non c’era nessun problema?!?
Anaclerio: (dal centro apre, entra e richiude a chiave) Uè, voi ttate giù?
Perciò nettuno ritpondeva al citofono.
Sasà: Veramente io, … stavo giù…me stevo sentenno doie canzone. (squilla il
telefono)
Camilla: (preoccupata) Il telefono. Chi risponde?
Anaclerio: Ritpondi tu.
Camilla: Se sono loro?
Anaclerio: Gli dici : mio marito non c’è, è venuto a portare i toldi a voi.
Camilla: Io tengo paura.
Sasà: Mo’ rispondo io, mamma mia io non capisco che paura tenite. Ma Montalbano
ve ‘o verite maie? Chille so’ criminali! Questi so’quattro teppistelli.
(prendendo il cordless) Pronto. Montalbano sono…., (con fare da duro) sono il
figlio…ancora deve rientrare…ma che ti credi che io mi metto paura ‘e te? Parla
, dici a me, è inutile ca chiagne…, che è ti sei pentito? Ve la fate con una
vecchia, bravi, siete proprio coraggiosi. Avete ragione ca nun me so’ truvato io
fore all’agenzia quando ve la siete presa se no ve facevo fa ‘a fine ‘e Robinson
Crusoe, nun ve truvaveno cchiù….….comme che sto dicendo…..ah un equivoco…vostra
zia è morta….e che ce ne ‘mporta a nuie…voi se volete stare tranquilli fate che
non muore nostra zia….sì,sì, questa è l’agenzia, …..sissignore Stanislao e
Sessa…, (ascolta e finalmente comprende, cambia
espressione)ah…ah…scu..scu..scusate, c’è stato un equivoco…io me credevo che era
‘n’amico mio e stevo parianno ‘nu poco, eh eh eh, abbiate pazienza…voi perciò
state piangendo? No, nessuno dei due, ce sta Anaclerio, ah lo conoscete? Mo’ ve
lo passo.(passando la cornetta ad Anaclerio)Quello è un cliente…l’è morta la
zia. Tie’, (alla madre)Mado’ ih che figura ‘e merda. Se stevo ‘o “grande
fratello” mo subito me nominavano.
Camilla: E pecchè tu sei troppo irruento.
Anaclerio: Pronto? Ti dite. Come non mi ricordo. ….E quello non to’ manco otto
meti…, vide ‘nu poco quando ti dice che la morte ti accanisce. E come,
mannaggia, a bello e buono? Era malata? ….Vide ‘nu poto. E che volete farci….,
ditemi tutto….. certo….., come l’altra volta…., a che ora è morta? …Quindi
un’ora fa…..e allora facciamo dopodomani mattina alle 10, no non ce la facciamo
per domani, adetto to quasi le otto, mentre ci muoviamo na’ cota e
l’altra…facciamo le cote con calma…voi lo tapete a voi vi vogliamo trattare
tempre bene…ti…certo, e me lo auguro pure io…per adetto batta…come no….
Dunque…allora tutto a potto… nun ve incaricate….ticuro…ci vediamo tutto
noi…l’annuncio funebre con l’immagine? La tegliamo noi, la bara? Mocano? Come
quella di papà, non c’è problema, …va bene…d’accordo e ancora tante
condoglianze…e tenetevi forti. (A Camilla) E’ morta ‘a torella ‘e l’ingegnere
Porta, ‘a zetella, la tignora Elena, Getù… quello manco otto meti fa morì lui…
facemmo quel funerale, e mo’ era il figlio, cioè il nipote della morta, ha
ordinato lo ttetto funerale per domani…
Camilla. Ah, ogni tanto ‘na buona notizia.
Sasà: Uà mammà, …
Camilla: Tu che vuo’, quello è il nostro lavoro.
Anaclerio: Comunque mo’ vedimmo tomme fernette tta cota, tanto fino a martedi’
mattina te tta tiempo…, ti deve tolo far uttire l’annuncio funebre,…domani a
primma matina te fa …, ma non li avete tentiti più?
Camilla: Che vuo’ senti’, io tengo ‘nu pentiero…
Anaclerio: Io mo’ tto uttendo dalla metta e tubbeto to’ currute cca…e….te
vogliamo fare? ……ti vogliamo dire un rotario…? (nessuno risponde) non to…due
preghiere…(nessuno risponde, dop un tempo) …molto bene, ho capito…
Sasà: Io me ne vado un poco sopra. Tanto che ce faccio abbascio?...Se
chiammano…ce parlo…io..
Camilla: Pigliate chillo stereo, mo’ me ne saglio io pure. (Sasà esegue ed esce)
Anaclerio: Tecondo me dovete tpegnere un poto la televitione per quel ragazzo.
Camilla: So’ i giovani di oggi, che ci vuoi fare.
Anaclerio: (guarda l’orologio)Dovrebbero ttare qua a momenti. Tcuta, la contegna
era alle tette, e quanto tiempo ce vo’ da là a quà…
Camilla: ‘Na mezz’ora…., che ce vo?
Anaclerio: E perciò, mo’ ‘e vide ‘e venì , tperiamo tutto bene.
Camilla: E speriamo, intanto bene bene che ci può andare ci rimettiamo i 250000
euro, chille nun hanno voluto chiamare manco ‘e carabinieri, ma se tu ci avessi
avvisato Anacle’, non per mettere il dito nella piaga, tutto questo non
succedeva.
Anaclerio: ‘O taccio, ‘o taccio, ma mo’ non me lo dite più, io m’atterètte, ma
come potevo immaginare ca tella faceva ‘o finto rapimento e invece ‘a rapivano
veramente? …. te perdeva ‘a cchedina? …. ma po’ va vedenno che fine l’ha fatta
fa ‘a tedina e tomme facevano chitte a tapè ca chella aveva vinto 250000 euro,
io to da due giorni che ci pento e non mi faccio capace.
Camila: E pe’ forza, chi sa a chi l’avrà detto che aveva vinto. St, a noi, in
famiglia non ha detto niente. Vide ‘nu poco, tu vinci 250000 euro al
superenalotto, lo dici agli estranei e non in famiglia. Doveva veder se ‘a
vulevano bene… senza interesse. Ma quella così si meritava, ca avevamo dicere:
nuie nun ‘a cunuscimme, ‘a putite pure accidere.
Anaclerio: Capitti. Cami’, io potevo mai immaginare tutto quetto…. io pentavo:
chella te leva ttu pallino ‘a cape e te fa capace ‘na vota ‘e pe’ tempe che in
quetta cata la vogliono bene veramente e tenza interetti. Ce facevamo ‘na ritata
tutti quanti…
Camilla: E invece, altro che ridere, 250000 euro…..e come li recuperiamo più,
….‘e carabbinieri …se li chiami prima rischi che i rapitori uccidono l’ostaggio,
si ‘e chiamme doppe ‘a liberazione ti accusano di concorso, perché la legge dice
che non si deve pagare………e che vuo’ fa, ….questa è la legge. Senza contare ca
pe’ poco faceva accidere ‘o nipote. Me ne vaco ‘ncoppe. ( a sx)
Scena 16^ (Anaclerio, Sabatino indi Amelia)
Anaclerio: Vai, vai, io tto qua. Incomincio a vedere pe’ ‘o funerale d’’a
tignora Porta.(rimasto solo armeggia tra i cataloghi) Ecco qua, quetta è la bara
te pretero per il fratello. Tarà, ma a me quette bare nun me piaceno proprio, ‘a
gente te fitta, cotteno ‘nu tacco ‘e tolde….(battono sommessamente alla porta)
Madonna, e mo’ chi è? (si avvicina con circospezione) Chi è, ti tiete?
Sabatino: (dall’esterno) Sono io, Anacle’.
Anaclerio: (aprendo) Ah, tite vuie capita’, me to mito paura. Tratite, (Sabatino
entra), che è tato? Non vi abbiamo vitto più.
Sabatino: (entra, in mano reca la sua vecchia sdrucita borsa da viaggio)E lo so,
lo so. Mo’ te conto, l’altro giorno, quando me ne uscii di qua, dissi mo me vado
a fa’ nu giro, così camminanno camminanno arrivaie a’’a stazione, mentre cercaie
e me mangià quacche cosa, ‘na chiacchiera co’ uno, ‘na chiacchiera co’ n’ato se
fece tarde, dissi mo’ dormo qua e domani mattina me ne torno.
Anclerio: Vi tiete addormentato alla stazione.
Sabatino: Infatti, c’era una vagone vuoto, sagliette e me vuttaie a durmi’, solo
pe’ trovare un cartone, po’ tenevo tutte le mie cose qua, …domani mattina me ne
torno. Questa è la bellezza per chi vive libero, ogni posto diventa casa tua…on
so se mi sono spiegato.
Anaclerio: E allora?
Sabatino: E allora! E allora, nella nottata ‘o vagone è stato agganciato a ‘nu
treno merce e mi sono svegliato la mattina a Grosseto!
Anaclerio: A Grotteto?
Sabatino: A Grosseto!
Anaclerio: Tu guarda ‘nu poco. E che vulite fa’, (ironico)quetta è la bellezza
per chi vive libero…ogni potto diventa cata tua…pure a Grotteto, … e quindi non
tapete niente ‘e tutto ‘o catino che è tuttieto ccà?
Sabatino: No,(vago) qua’ casino?
Anaclerio: La fine del mondo,, …il giorno dell’Apocalitte.Tparatoria, finto
rapimento, vero rapimento, ‘a teddina perduta…, fallimento,
Amelia: (entrando, visibilmente stanca e impaurita, ha perso l’apparecchio
acustico, il vestito sgualcito e i capelli in disordine) Anacle’, uè Anacle’,
so’ tturnate?
Anaclerio: Donna Amelia, tite turnata? V’hanno lattate chilli ditgra
ditgrgra….chilli fetiente…? Faciteve da’ ‘nu vato.(l’abbraccia e la bacia)
Sabatino: Ne’, ma se po’ sape’?
Anaclerio: Mo’ ve cuntamme capita’, (ad Amelia) Attettateve.
Amelia: Maronna, e che aggio passato, e che paura…..
Anaclerio: E’ pattato, mo’ è pattato..iammo…
Amelia: Due giorni senza ved’ anima viva….(piange)
Anaclerio: Nun chiagnite me’, nun chiagnite..
Amelia: Dint’’a ‘na stanza, sola, chiusa ‘a dinto…senza telefono…
Anaclerio: Uh, puverella.
Amelia: (riprendendosi e asciugandogli le lacrime col fazzoletto che Anaclerio
le porge)Però ‘a televisione ce steva, m’aggio visto pure Amedeo, a Raffaella,
ma sola…ve dico a vuie sola… era ‘na villetta sperduta d’’o pataterno, nun se
vedeva anema viva ne ‘e iuorno e ne ‘e notte. Se vedeva sulo mare e terra, haie
voglia a chiagnere…alluccà, ..niente …e chi te senteva…, però ‘o frigorifero era
chino, no,no, ‘o fatto ‘e chesto…nun mancava niente, pane, cafè, latte,
carne,tutto, te dico tutto…
Anaclerio: Ti erano organizzate per tempo..’e ditgraziate
Amelia: Povera a me, ma come dico io, tu capisci, vuie capite? Sono andata per
cantare e sono stata cantata.
Anaclerio: No, quello è tuonati, tiamo andati per tuonare e tiamo ttati
tuonati….
Amelia: Due giorni di supplizi, ‘e sufferenze…però maie ‘na mano ‘ncuollo…’o
fatto ‘e chesto erano gentili…sia quanno m’hanno purtate …ca stasera che m’hanno
venuta ‘a piglià’…sì, sì, so’ venute, sempe co ‘o fula’ ‘nfaccia, chillo nun se
‘o levaveno maie…so’ venuto e hanno ditto: <’e nepute tuoie hanno pavato, e po’
dicive ca nun te vulevano bene.> Ca chi ce ha fatto ‘sta ‘mmasciata nun ‘o
saccio…<Iammuncenne>…..e che aggio passato…Anacle’…e che aggio passato.
Sabatino: Ma l’importante ca nun l’hanno fatto niente….e l’ hanno trattata
bene,…si è fatta un week end fuori programma.
Anaclerio: Mo’ l’importante ca ttate cca e tuttto è fernuto. E comm’è, avite
fatto primma e’ loro?
Amelia: Che fa s’hanno pigliato pure l’oro?
Anaclerio: No, qua’ oro , dico…avite fatto primma? Tite arrivata primma ‘e
Lorenzo e Ludovico?
Amelia: Ma pecchè , nun so’ arrivate ancora?
Anaclerio: Fino a mo’ no.
Sabatino: Fa che hanno telefonato. ‘Nun ce sta nisciuno ncoppe? Chiammate a
Camilla.
Amelia: ‘E capille? Qua’ capille?
Anaclerio: Nottignore. Ma l’apparecchio nun ‘o tenite?
Amelia : L’apparecchio? Ah, l’aggio perso.
Anaclerio: Ha detto di chiamare a Camilla.
Amelia: Ah, sta ccà chella faccia tosta?
Anaclerio: (avvicinandosi a sx e aprendo la porta) Cami’, Cami’, tendete, Donna
Amelia tta qua. E’ tratuta pe’ l’agenzia….(torna)
Sabatino: Comme ve sentite?
Amelia: Che vuo’ sentere.. Senza apparecchio nun sento niente.
Anaclerio: No, vulimme tape’ comme ve tentite vuie….
Sabatino: …Eh, sì, vuie…state bona?
Amelia: Chi è ca sona? Chi sona? Io nun capisco…
Anaclerio: Vogliamo tapere te vi tentite bene.
Amelia: Ah, bene, bene, ringrazzianno a Dio tutto bene.(a Sabatino) Ma che aggio
passato capitano mio, ..
Sabatino: Eh, Anaclerio me steva spieganno…
Amelia: Madonna Anacle’, ma ccà che è succieso? Hanno pavato? E addo’ l’hanno
pigliate tutti chille solde…(significativa) ‘e tenevano? ( si commuove) Poveri
guagliune...chilli nepute mie. E comme me vonno bene… Ma comme è pututo
succedere, chille sapevano ‘o fatto d’’a schedina..e che paura…
Anaclerio: E che è tuttieto, la fine del mondo..è tuttetta.., io ce aggio
cuntato tutto cote..a loro. E che hanno pattato per trovare i toldi del
ritcatto…che hanno pattato, alla fine to’ dovuti ricorrere a Varriale, il
concorrente, e mo’ glie li devono rettituire entro trenta giorni…( A Sabatino)
Tengono ‘nu tacco ‘e tolde in mano alla gente…mo’ devono vedere di recuperarli…e
nun tanno ancora tome fare….
Scena 17^ ( Ludovico , Lorenzo, e detti)
Ludovico: (da sx con Lorenzo) Ah, tu staie ccà?
Anaclerio: E voi quanno tite turnate?
Lorenzo: Mo’ mo’, simme iute direttamente ‘ncoppe.
Anaclerio: Tutto a potto?
Lorenzo: E me pare, no? Se l’ ostaggio è ritornato!?! (Ad Amelia, visibilmente
nervoso, aggressivo e sarcastico) Si cuntenta? Te si convinta, ti sei fatta
capace di…..quanto bene ti vogliamo.
Anaclerio: Non la mortificare, quella tta tutta impaurita.
Ludovico: (ad Anaclerio)Ma quanno è tornata?
Anaclerio: In quetto momento.(a Lorenzo) E la vuoi abbracciare o no?
Lorenzo: Comme, no?!?(dapprima riluttante , ma poi cede all’affetto e
l’abbraccia)
Amelia: Perdunateme, perdunateme, io nun putevo maie immagina’…(abbraccia
Ludovico.)
Anaclerio: Io tevo cuntanno ‘o fatto a Tabatino e l’aggio vitta tratì d’’a
porta….ha perto pure l’apparecchio..
Lorenzo: L’ha perso, nel senso che l’ha perduto?
Anaclerio: Infatti.
Lorenzo: E comme facimme,….allora…. (ad Amelia alle spalle) che dici, comme te
siente?
Ludovico: L’avimme ‘a parla’ ‘nfaccia. Non ci sente senza apparecchio.
Amelia: Lady Diana non ci sta?
Ludovico: …Ecco, non ci sente….però è lucida.
Lorenzo: Infatti. Sta sopra, se steva facenno ‘na doccia. Ma adesso scende .
Anaclerio: Voi dovete vedere come è ttata preoccupata Camilla pe’ vuie. Non
vedeva l’ora che tornavate.
Ludovico: Pe’ te accidere essa….ah aha, scherzo, scherzo….(agli altri)Aspettate
mo’ la interrogo io.(scandendo le parole) Zia Ame’, ti senti bene. Tieni qualche
dolore?
Amelia: A che ora? Che cosa?
Ludovico: No dico, ti senti qualche dolore?
Amelia: Eh, aggio capito…siente ‘n’addore,.. che addore?
Lorenzo: Addore ‘e frittura….(Gridando) Zia Ame’ vogliamo sapere se ti senti
bene, vuoi andare in ospedale?
Amelia: Ah, l’ospedale. Ce so’ ghiuta, mo’ io ‘a la vengo.
Anaclerio: Tiete andata in otpedale? E perché? Vi hanno fatto qualcota i
rapitori?
Amelia: Nossignore, chille erano tanto gentile.
Ludovico: Addo’ me ncoccio ‘e nierve è ca a Anaclerio ‘o capisce.
Sabatino: E fatela parlare, stava dicendo che i rapitori so’ state gentili. (ad
Amelia)Dite, dite signo’, erano gentili i rapitori?
Amelia: Nun ‘o ssaccio. Anacle’ che dice ‘o capitano.
Anaclerio: Niente. Raccontate.
Amelia: Ah, sì, ih e che aggio passato. E che paura, comme so’ asciuta ‘a cca se
so’ accustate co’ ‘na macchina, erano duie ‘e loro, vulevano sape’ addo’ steva
‘o paste ‘e Siena, ‘a banca, aggio ditto : io vaco proprio ‘a chelli parte,
dateme ‘nu passaggio ve’ faccio vede’ io…
Lorenzo: E brava, accussì hanno fatto cchiù ampressa. (Ad Amelia) Non ti fai mai
i fatti tuoi, non glie lo dovevi dire…..
Ludovico: …Accussi’ chille te sunaveno ‘na botta ‘ncapa e t’’a rumpevano…
Anaclerio: E facite ‘a dicere. (Ad Amelia) Continuate.
Amelia: Eh, m’hanno fatta saglì dint’’a macchina e tanno me ne so’ accorta ca
tenevano ‘nu fulà’ ‘nfaccia e ‘nu cappiello ‘ncasato ‘ncapa. Accussì hanno fatto
‘nu giro ca nun ferneva cchiù co’ chella macchina. Io ‘a dicere: <‘a cà nun se
va ‘o Paste ‘e Siena,< ..e chille <zitta>. Po’ ‘a bello ‘ e buono doppo cchiù de
mez’ora, ca io nun ero cchiù capace ‘e orizzontale, se’ so’ fermate e hanno
ditto: <Caccia ‘a schedina.> Io aggio ditto: <E vuie che ne sapite d’’a
schedina?>
Lorenzo: ….ca nun ‘o sanno manco ‘a casa…? Si perché noi non sapevamo niente, ce
l’avive tenuto nascosto… (entrano Camilla e Sasà)
Scena 18^ ( Camilla, Sasà, e detti)
Camilla: (ironica)Ben tornata.
Sasà: Uè Zia Ame’ , ti sei fatta ‘na grande avventura.
Camilla: Eh, che ci è costata 250000 euro…
Amelia: (che non ha sentito niente) Che hanno ditto?
Anaclerio: Che hanno piacere di rivedervi…
Amelia: Ancle’, io nun ce sento ma mica so’ scema. Chella aveva piacere ‘ e me
vede’?
Sabatino: Iammo e volete raccontare ca io ‘o fatto nun ‘o saccio.
Ludovico: Se è per questo manco noi.
Anaclerio: E ghiamme cuntate.
Amelia: Eh, eh , che stevo dicenno? Ah, ‘a schedina. <Che ne sapite vuie?>,
aggio ditto, <’O sapimme e basta, statte zitta e dance ‘a schedina>, Gesù,
facevo io, …eh eh… Anacle’ io aggio pensato a te. Aggio ditto <Chisto Anaclerio
nun s’è fatto e‘ fatte suie>, e sì pecchè sulo tu ‘ o sapive.
Anaclerio: Io nun l’aggio ditto a nittuno. Che ne taccio comme l’hanno taputo.
Amelia: E comunque… Po’ mentre accussì, tu he telefonato. Hanno parlato co’ te e
doppe m’hanno fatto scennere d’’a macchina e m’hanno purtato dint’’a ‘na viletta
sperduta ‘e faccio ‘o mare…., ma io nun saccio addo’ me truvavo. …E forse
l’apparecchio là l’aggio perso, o scennenno ‘a dint’’a macchina…e po’ …po’ hanno
fatto ‘na telefonata…a quacheduno ca io poco e niente sentevo. Sasà, a proposito
vuo’ i’ ‘ncoppe, dint’’a culunnetta mia ce avesse ‘a sta ‘n’ato apparecchio, me
‘ o piglio.
Sasà: Si, ma tu aspetta pe’ raccunta’ nun me voglio perdere neanche ‘n’episodio.
( a sx)
Lorenzo: Troppa, troppa televisione.
Ludovico: Ne teneva un altro ne teneva, e nun ‘o diceva, ce sta facenno fa ‘o
linguaggio pe’ ‘e sordomuti da mezz’ora ce sta facenno fa.(tocca)
Lorenzo: Si, ma nun accumincia’ a tuccà. M’ero meravigliato.
Amelia: E comunque…’o riesto ‘o sapite.
Lorenzo: Ma mo’ in ospedale che si ghiuta a fa?
Amelia: (ad Anaclerio) Che dice?
Ludovico: (ad Anaclerio)Iammo, traduci.
Sabatino: (vedendo tornare Sasà) Ecco l’apparecchio.
Sasà: Aspe’ Zia Ame’. (le porge l’apparecchio e lei lo mette)
Amelia: Ah, lassa fa ‘a Madonna, comme è brutto quanno nun siente….embè, che
vuo’ fa, quanno ‘o Signore m’ha vuluto fa perdere ‘o sentimiento…
Ludovico: Meglio ca perdive a’ lengua….
Lorenzo: Ludovi’, e mo’ tene l’apparecchio….
Sasà: E allora Zia Ame’ comme è ghiuta ferni’?
Lorenzo: Ce vuo’ dicere pecchè sei andata in ospedale?
Amelia : Ah, ‘o spitale? Accussi, …. siccome chille m’hanno lasciato proprio llà
annanze, pe’ me fa piglià ‘o pulman, aggio pensato mo’ me faccio fa ‘na
visita…doppe chella paura…ve pare?
Sabatino: E certo.
Amelia: E comunque, stateme a sentere, cà nun se tratta ‘e fa madamagìa ‘ncoppe
‘a sanitaria….
Sabatino: Demagogia!
Amelia: Nun ‘o ssaccio.., ad ogni modo ce simmo capiti, ”madamagia” l’aggio
sentito a Bruno Vespa, chillo che fa’ ‘o piglia e porta..
Sabatino: Porta a porta…
Amelia: E sì, chillu programma llà, ca parleno parleno e uno nun capisce maie
niente, comme ‘o fatto ‘e Saddam Uscente, ‘na vota hanno ragione ‘e ‘mericane e
‘n’ata vota ave ragione Bi Latenda
Ludovico: Ae’ ‘a capanna, qua’ tenda… Bin Laden, Bin Laden…
Amelia : ….e ve stevo dicenno: ma comme, io vengo a”o pronto soccorso, co’ ‘na
paura ‘ncuollo ca ‘o core me va a bbiento …E tu? < Signo’ dite! > E ch’aggio ‘a
dicere? Sicondo te che so’ venuta a ffà’ cà? A me fa’ ‘na corsa ca ‘a seggia a
rutella?A me me sbatte ‘o core, me sento ca me sta venenno ‘n’infratto….”
Sasà: : Ahe, l’infratto…, se dice: infarto!
Amelia : ‘O ssaccio, ma io ‘a facette grave pe’ ‘o fa smovere ‘nu poco….! E
chille quanno vedeno ‘e arrivà’ ‘nu malato , te guardano cu chella faccia, comme
pe’ dicere: <Nun te putive senti’ male a ‘n’ata mezz’ora, ca io mo’ a ‘n’ato
poco smonto?>
Sabatino : Signo’, chille pure stanno sempe sotto pressione, …. Loro e pure i
medici. Il mestiere del medico è come quello di un generale sempre in trincea,
le ponno sempe accidere ‘nu surdato. ‘On so se mi sono spiegato.
Amelia : Chesto è ‘overo. Io ‘a stagione passata me truvaie ‘a ffa quacche notte
vicino a ‘nu parente d’’o nuosto, Zio Alberto, ca s’aveva fatto un operazione
per via di quel fatto che andava sempre nel bagno, una continuazione..
Sabatino: Teneva la prostata?
Amelia: Chi?
Sabatino: Zio Alberto.
Amelia: No, teneva un’ Audio 4, ma adesso se l’è cambiata…
Ludovico: (Ironico) ..e ‘a prostata l’ha data in permuta. Ah ah ah.
Amelia: E ve stevo dicenno d’’e miedeche, ….
Lorenzo: Zia Ame’, insomma, che ti hanno detto all’ospedale.
Amelia: E che hanno ‘a dicere. ‘O nfermiere ha chiamato ‘nu miedeco, e accussì
m’hanno fatto l’ettogramma…, <signo’, ‘nu poco ‘e ffaticamento. Tutto a posto.>
Io nun aggio ditto niente ‘e tutto chello che avevo passato, saccio chesto
vulevo parla’ primma co’ vuie. O no?
Lorenzo: Brava. Nui ‘e carabbinieri nun l’avimme chiammate. Facive ‘o guaio.
Amelia: Ah, ‘o vi’? E a ogni modo…m’aggio pigliato ‘o pulman e so’ venuta ccà.(A
Lorenzo e Ludovico)Io po’ v’aggio visto a tutte e duie, ca mettiveve ‘a busta
dinto ‘o cestino d’’a munnezza.
Lorenzo: Stive llà?
Amelia: Si, dint’’a macchina co’ loro. Comme ve ne site iute, s’hanno pigliata
‘a busta e m’hanno purtata ‘ncoppe a fermata ‘e l’autobus, e po’ se so’
dilungate dentro al buio.
Sasà: Ua, ih che grande avventura, vabbè’ allora sta tutto ok? Me ne posso i’?
Ludovico: (canzonandolo)Certo commissa’ state tranquillo, adesso è tutto sotto
controllo.
Sasà: A più tardi,dunque, tengo altre faccende da sbrigare. Ma’, io esco. (esce
a sx)
Camilla: Ritirati presto. E nun dicere niente a nessuno.
Lorenzo: Addo’ va?
Camilla: Esce, addo’ va. Che si deve cantare il miserere appresso a noi. Il
padre non è morto, ‘a Zia è turnata, ‘e solde so’ spariti,….che ci fa più ?
Amelia: Tu è inutile ca faie sarcassa, io me ne posso pure i’,‘o saccio, io so’
‘nu fastidio..
Anaclerio: Ae, ancora, e ve pare ca si ireve ‘nu fattidio pavaveno 250000 euro
pe’ ve fa liberà’…
Amelia: 250000 euro? Tu che dici? Chille disgraziate, ‘a stessa cifra che avevo
vinciuto co’ ‘o superenalotto… Io ‘a schedina overo nun ‘a trova cchiù. Uh Maro’
, io m’accedesse.
Scena 19^ (Anaclerio, Camilla, Lorenzo, Ludovico, Sabatino)
Camilla: E nun ve preoccupate, che fa, so’ cose ‘e niente, in fondo in fondo che
è succieso. Avimme perso 250000 euro, no? … senza contare..ca pe’ poco pe’ colpa
vosta accedevano a Lorenzo.
Amelia: A Lorenzo? Chi?
Camilla: Chi, il marito della sua amante, è venuto qua con la pistola e l’ha
sparato.
Ludovico: Ma nun l’ha colpito. Neanche un graffio.
Lorenzo: Sì, ma mezzo metro più giù e me facevo ‘o viaggio.
Anaclerio: Proprio, mannaggia la capa votta, Zia Ame’, e quante ne avete
combinate.Ve lo ditti che non era vero niente, che chi ta che avevate capito.
Co’ quella Ttefania, Lorenzo ci giocava a tennit e quando parlava ca te l’era
fatta, vuleva dicere ca l’aveva battuta, 7/5, 7/5 era il punteggio, voi chi ta a
quante pertone l’avete detto quetto fatto ed è ghiuto a fernì alle orecchie del
marito.
Amelia: Io a chi l’aggio ditto? ‘O dicette ca ‘a signora Elvira, ma chella nun
se fide ‘e tene’ ‘nu cicero ’mmocca. Embè, il marito ti ha sparato?
Ludovico: Ma nun l’ha colpito. Neanche un graffio.
Lorenzo: ‘N’ata vota? Pare ca te dispiace.
Amelia: Ma tu l’hai denunziato?
Lorenzo: Ae, co’ tutti ‘sti guai, me mettevo a denunziare un avvocato. Zia Ame’.
Zia Ame’, la gente non aspetta altro, ha sete, ha bisogno di argomenti, pe’
parlare, per inciuciare. Lo denunziavo? Così lui rimaneva cornuto a vita e io
sarei stato per sempre l’amante di sua moglie. Pe’ forza, si sarebbero
detti:<..e si nun era overo, ‘o marito sparava all’amante?> Invece così, tra
poco se stuta ‘o fuoco e la gente dimentica, va in cerca di altre …notizie. Lui
si è pentito, si è informato bene, è risalito ai fatti, insomma ha capito
l’equivoco…… ha chiesto scusa, in ginocchio… e mi ha pregato di non farne
parola, pecchè pur’isso sapeva che non avrebbe avuto scampo.Ma po’ essere che
alla tua età ancora nun l’hai capito. Ca è meglio parlare poco. La gente…il
popolo vuole sapere, vo’ parla’ ..e non se ne importa se la notizia è vera o
falsa, e credibile o no, anzi se è poco credibile ci mettono il resto per farla
girare. Nisciuno se fa ‘e cazze suoie. Vogliamo guardare nella vita degli altri
perché non abbiamo il coraggio di guardare nella nostra. (guardando ora tutti)
La colpa non è di Zia Amelia, o Dio, anche….di Zia Amelia, ma pecchè Zia Amelia
……fa parte dell’umanità.
Ludovico: E perché la gente nun se fa ‘e cazze suoie noi ci abbiamo appizzato
una cifra, ci abbiamo appizzato, ‘o bello ca proprio da quel Caìno di Varriale
siamo andati a finire. Sì, pecchè se il fatto della schedina non andava a finire
alle orecchie di quei delinquenti…Zia Amelia se levava ‘o sfizio (ironico)di
verificare il nostro smisurato affetto…. E si pure perdeva ‘a schedina noi non
ci perdevamo tutti quei soldi,…ca adesso, .. che vuoi comprare più un altro
carro….
Amelia: Ma io ve ‘o giuro, ‘o fatto d’’a schedina nun l’aggio ditto a nisciuno.
Sulo ad Anaclerio
Anaclerio: ‘N’ata vota? Eh, ma io nun aggio parlato co’ nittuno. Lo giura
sull’anima santa di Papa Giovanni Paolo II°. Vuo’ vedè’ ca mo’ gira gira e ‘o
turzo va ‘nculo all’ortolano?
Sabatino: E vabbe’. Come è andata andata, me pare ca tutto è andato liscio, Zia
Amelia ha avuto prova di quanto bene le vogliono i parenti e loro hanno capito
tutti quanto vonnno bene a essa.
Amelia: (alludendo a Camilla)Quasi tutti.
Sabatino: E’ tosta sa’.
Camilla: (a Zia Amelia) No, tutti quanti, ….compresa me. Ca se io non avessi
voluto…ca si nun ve vulevo bene….Lorenzo …state sicura..non avrebbe cacciato un
centesimo.
Ludovico: E certo, perché Lorenzo…alla moglie…la tiene…. in grande
considerazione.
Anaclerio: E’ vero, quella po’ Camilla fa accuttì’, ma po’ ve vo’ bene, pure ti
voi andate tempre contro a etta.
Camilla: E mi fate passare pure pe’ mariola..
Amelia: Quanno maie, quello è che i nostri caratteri so’ cuntrarie, ma pure io
‘a voglio bene. (andando incontro a Camilla) Viene ccà damme ‘nu vaso. (le due
si abbracciano sotto lo sguardo commosso dei presenti)
Anaclerio: E ghiammo, che bella cota. Pace generale.
Sabatino: Accussì è bello. In fondo in fondo il bene è una cosa che si porta
dentro , l’importante è che al momento giusto lo sappiamo mostrare. ‘On so se mi
sono spiegato.(pogggia la borsa sulla scrivania) Donna Ame’. Vi siete fatta
capace? Ve vonno bene o no?
Amelia: (Commossa) Sine, sine, me dispiace, io ve cerco perdono pe’ chello ca
aggio cumbinato..
Sabatino: E vabbe’ avete avuto la vostra lezione. E pure i vostri nipoti hanno
capito ca site anziana e vi devono trattare con un po’ più di comprensione.’On
so se mi sono spiegato.
Amelia: Ae capita’, ma mo’ ce vulisseve abbuffà ‘a guallera?
Sabatino: Nossignore, un ultima cosa e me ne vado.(Osservando beffardo e con un
celato sorriso di soddisfazione tutti i presenti) Voi ed Anaclerio, dovete
imparare pure ca quando parlate di cose delicate dovete accertarvi che non vi
sente nessuno.(apre la borsa e ne tirà fuori una busta un involucro di plastica)
Lorenzo e Ludovicoriconoscendo il sacchetto del riscatto) ‘E sorde.
Sabatino: ‘E sorde.(li poggia sulla scrivania)Vi è piaciuto lo scherzo?
(trionfante) Donna Ame’, il bene è una cosa che non si compra, si fa dono, non è
con i soldi che si capisce se una persona ci vuole veramente bene o no. In
presenza di tanti soldi che ci vuole a fingere di amare un altro. ‘On so se mi
sono spiegato.Ne è pieno il mondo. Il ben, l’amore è un fatto di sangue e telo
devi sentire scorrere nelle vene il trasporto, l’affetto che senti per un altro
o un altro per te. ‘On so se mi sono spiegato. Che volevate dimostrare? Quale
prova volevate ottenere? Vi ho sentito l’altro giorno, e mi sono permesso di
organizzare una modifica al vostro piano. Vi ho fatta rapire veramente, senza
che andavate dal notaio e dalla signora Marianna. O Dio, la mia intenzione era
sulo ‘e ve fa’ piglià ‘na paura e far sborsare il riscatto dai vostri nipoti a
prova del loro amore.
Amelia: Eh, e io ‘ a paura me l’aggio pigliata..
Sabatino: I due giovanotti che vi hanno rapito erano due conoscenti miei, due
ragazzi…disoccupati… che mi hanno fatto questo piacere. A proposito, mancano 200
euro, 100 euro, ho dato una mazzetta ai “rapitori” e 100 euro per le spese:
benzina, generi alimentari…La villetta apparteneva ad un parente loro che ci va
solo d’estate. (Agli altri) Prendete, li volete contare? Ogni tanto ‘na parola
buona, un sorriso verso chi ha bisogno di sentire il nostro affetto non costa
niente,…se no vedete che cosa è capace di combinare. Si sente sola, così sola
che l’unica persona di cui si fida, Anacle’ co’ tutto il rispetto, ..è una
persona estranea. Zia Amelia ha bisogno di essere ancora presente nella vita, e
per farsi notare…’on so’ se mi sono spiegato.
Ludovico: Ti sei spiegato, come non ti sei spiegato, ma io nun capisco
Sabati’,.., ma chi t’ha fatto fa? Qua’ ne poteva venire ‘na tragedia.
Sabatino: Lo so, lo so, non mi sarei dovuto permettere. Nun so’ fatti miei, e
poi io proprio, che ho scelto di vivere da solo… mi vado a preoccupare della
solitudine degli altri? Lo so, lo so. Ma proprio perché è una scelta, una scelta
che zia Amelia non voleva fare. Vedete io sono stato per anni il vostro vicino
di casa e mi sono in quache modo affezzionato a voi, proprio prchè voi avete
sempre rispettato la mia scelta senza emarginarmi. Tutto qua, ho voluto dare una
mano. ‘On so se mi sono spiegato.
Anaclerio: E Grotteto.
Sabatino: Qua’ Grosseto. T’è piaciuta la storiella?
Anaclerio: E tieni pure la ttedina?
Sabatino: Niente affatto, nun pazziammo. Di quella non ne so’ niente. I
rapitori, cioè i due ragazzi glie la chiesero per rendere credibile la cosa e
giustificare il rapimento agli occhi di Zia Amelia, poi l’avrebbero consegnataa
a me ed io a voi. Questo era l’idea , ma lei non la trovò, allora andarono
avanti con il piano…la richiesta di riscatto invece serviva per convincere i
parenti….non so se mi sono spiegato. Ma questo è tutto, lo scherzo finisce qua.
Amelia: Capita’ vuie avite ‘ a passa’ nu bellu guaio, a rriseco ‘e me fa veni’
‘n’infratto.
Sabatino: Infarto.(I presenti irritati a soggetto mostrano il loro disappunto.
Sabatino, mortificato e improvvisamente conscio, mestamente riprende) Scusate se
mi sono permesso, ho voluto fare un gesto che desse un significato alla mia
vita. ‘On so se mi sono spiegato. Statevi bene.
Lorenzo: (Forse l’unico ad avere afferrato il significato del gesto)Ci vediamo
domani?
Sabatino: Non credo, …... vado a cercarmi un altro cartone.(esce tra lo stupore
generale)
Lorenzo: (dopo un silenzio) Avete capito che lezione. …’O capitano….(prende
l’involucro dalla scrivania)
Camilla: E meno male, almeno ‘e sorde nun l’avimme perso.
Ludovico: Domani subito, ce li portiamo a Varriale. Diciamo che l’affare non
l’abbiamo fatto più. Diciamo.
Camilla: E ghiammo, vulimme sagli’ ‘a parte ‘e coppe.
Amelia: M’avette ‘a senti’ quanno parlavo co’ te e l’ato iuorno Anacle’…
Anaclerio: E ti, che mi dicette il piano che tenevate in tetta e ca ‘a ttedina
‘a teniveve dint’o burtellino.
Amelia: ‘O bursellino? (Resta a pensare, poi prende la sua borsa e la apre) Nun
ce sta. Nun me ‘o purtaie. No, overo, me purtaie sulo ‘o portadocumenti.(in un
lampo improvviso) Cami’ spezzate ‘ cosce, va ‘ncoppe, addo’ tengo ‘e cartuscelle
pe’ scrivere ‘a spese, ce sta pure ‘o bursellino.
Camilla: Lo so. Lo posai io nel cassetto proprio ieri mattina.
Amelia: E curre, va piglialo. Sta llà, so’ sicura.
Lorenzo: ‘A schedina.
Ludovico: Compriamo l’altro carro.(tutti a sx, tranne Amelia e Anaclerio).
Anaclerio: Pate nottro che tei nei cieli tia tantificato il tuo nome…tome in
tielo toti in terra, dacci oggi il nottro pane quotidino, rimetti a noi i nottri
debiti come noi li rimettiamo ai nottri debitori, non ci indurre in tentatione
ma libberaci dal male ammmmmen.(Urla di gioia giungono dall’appartamento
superiore)
Amelia: (trionfante in un misto di gioia e commozione) L’hanno turvata, l’hanno
truvata Anacle’. (lo abbraccia) Menu male, menu male, (un sospiro di sollievo)
Tutto è meglio quel che finisce meglio.
Anaclerio: No, quello è: tutto è bene quel che finitte… bene.(avviandosi a sx)
Iamme ‘ncoppe, iamme a vede’.
Amelia: (Lo segue) Comme se dice dice, tu me capisce….Però Anacle’ ..che capa ‘e
merda ca tengo. (BUIO)
SIPARIO