Zorro è morto

di

Daniela Ariano



ATTO UNICO

Personaggi
Giorgio uomo sui 50 anni
Teo uomo sui 25/30 anni
Sofia donna sui 30/35 anni



Salotto dell'appartamento di Giorgio e Sofia.

Sofia entra e accende la luce del salone. È in accappatoio, ciabatte e asciugamano in testa. Ha appena fatto una doccia, deve ancora asciugarsi i capelli.
Apre un cassetto, prende una tovaglia e l’appoggia sul tavolo... poi va allo stereo e inserisce un cd musicale.
Sta per stendere la tovaglia quando si accorge che su una delle sedie è rimasto un vecchio maglione. Si guarda intorno, poi si accarezza il viso col maglione...
Buio improvviso...

GIORGIO (v.f.s.) Che cosa hai acceso? Lo sai che la corrente non regge!
SOFIA Scusa Giorgio... ho attaccato la lavatrice!
GIORGIO (v.f.s.) Stai ferma dove sei, vado io...
SOFIA Grazie...

Il bagliore di una torcia o di candele accese arriva da qualche parte nel corridoio.

GIORGIO (mentre cammina verso il contatore della luce) Come se fosse facile... da quando ci siamo trasferiti, ho passato più giorni in ospedale che in questa casa.

Torna la luce in salone...

GIORGIO Spegni qualcosa!

Sofia si sposta nelle altre stanze.

Giorgio entra in salotto in ciabatte, pantaloni di un vestito e una giacca da camera mentre continua a parlare e a farsi luce con la torcia. Ha la barba di un giorno e l'aspetto generale è quello di un uomo un po' trasandato, nonostante indossi tutti capi eleganti ciabatte comprese.

GIORGIO Comunque lunedì viene l’elettricista.
SOFIA Sì Giorgio...
GIORGIO Cos’è quello?
SOFIA Nulla! È solo un vecchio maglione. Erika lascia sempre cose dappertutto.
GIORGIO E tu fatti rispettare... la pago per questo.
SOFIA Sì, hai ragione...
GIORGIO Vai ad asciugarti i capelli o prenderai un raffreddore.
SOFIA Ma volevo apparecchiare prima...
GIORGIO Apparecchi dopo.
SOFIA Va bene... come vuoi.

Sofia esce verso la zona notte.

GIORGIO E non ci stare tre ore.

Con la torcia ancora in mano Giorgio guarda fuori dalla finestra del salone.

GIORGIO Guarda lì che si deve vedere! Bastardi...

Si tasta le tasche e il taschino della giacca alla ricerca di una sigaretta.
Suonano alla porta. Giorgio continua a tastarsi e a guardare fuori dalla finestra.
Suonano di nuovo, più forte.

GIORGIO (affrettandosi verso la porta d'ingresso) Eccomi, sto arrivando... (mentre si dirige) Se siete testimoni di Geova sappiate che qui ci sono solo peccatori felici.

Esce verso la porta d'ingresso

TEO (v.f.s.) Giorgio, sono io.
GIORGIO (apre, v.f.s.) Ah, sei tu... che hai fatto ai capelli?
TEO (v.f.s.) Perché?
GIORGIO (v.f.s.) Non so... li hai tagliati?
TEO (v.f.s.) No!
GIORGIO (v.f.s.) E Lara?
TEO (v.f.s.) Laura... domani ha un esame, è rimasta a casa.
GIORGIO (v.f.s.) Ce l'hai una sigaretta?
TEO (v.f.s.) Lo sai che ho smesso.
GIORGIO (v.f.s.) Da quando?
TEO (v.f.s.) Da un po'. Beh, mi fai entrare sì o no?
GIORGIO (v.f.s.) Se proprio ci tieni... (mentre rientra verso la zona notte) Sofiaaa... è arrivato Teo.

Rientra in salone seguito da Teo che indossa un abito scuro e un cappotto. Ha un involucro in mano.

GIORGIO Vieni... accomodati.
TEO Non mi sembri molto felice di vedermi.
GIORGIO Lo sono, certo che lo sono... ma sei in anticipo. Come al solito.
TEO Apri sempre con la torcia?
GIORGIO Questa dici? (spegne la torcia e l’appoggia da qualche parte) C’è un guasto nell’impianto... la luce salta di continuo.
TEO Chiama l’elettricista.
GIORGIO Già fatto... siediti.
TEO Come ti senti oggi?
GIORGIO In gabbia.
TEO Non ti trovi bene qui?
GIORGIO Qui o altrove per me fa lo stesso.
TEO Devi ammettere che rispetto alla tua vecchia casa....
GIORGIO A Sofia piace, a me va bene così. Hai visto lì sotto?
TEO Sul muro?
GIORGIO Sì... hai letto?
TEO Non te la prendere... i soliti vandali.
GIORGIO Vandali un corno! Ma ho già sentito quelli del comune. Lunedì mattina mandano qualcuno a ripulire.
TEO Tutto risolto allora.
GIORGIO Per il momento... che c'è lì dentro, una delle tue bombe?
TEO Hai quasi indovinato... (scarta) Booom!
GIORGIO Che roba è?
TEO Ma come, Giorgio! È un Bordeaux del sessantuno! Una delle migliori annate...
GIORGIO Mettilo tra i vini... lì, sul buffet.
TEO Tutto qui?
GIORGIO E che pretendi? La banda dei carabinieri?
TEO Magari un po' d'entusiasmo... dobbiamo festeggiare, no?
GIORGIO C'è tempo per quello. Siediti.
TEO È un ordine?
GIORGIO No.
TEO Allora preferisco rimanere in piedi... se non ti dispiace.
GIORGIO Fa’ come ti pare. Marta come sta?
TEO Bene... è a un convegno a Verona, col professor Ansaldi, te lo ricordi?
GIORGIO Ansaldi chi? Quello spilungone con un sasso in gola?
TEO Sei irriverente... Ansaldi è uno dei massimi esperti di Storia Americana!
GIORGIO Faceva il cascamorto con tua madre dai tempi dell’università.
TEO Mamma è capace di risplendere di luce propria.
GIORGIO Allora risplenderà di stelle e strisce! E... quel Davide?
TEO L’ha accompagnata.
GIORGIO E la fabbrica di mortaretti!? Non mi dire che l’avete chiusa.
TEO Mi dispiace deluderti... stiamo preparando le gare d'appalto per il prossimo anno.
GIORGIO Peccato.
TEO Attento Giorgio, stasera non riuscirai a coinvolgermi in una delle tue discussioni senza fine.
GIORGIO Non ne avrei la forza.
TEO Meglio così, perché nulla e nessuno mi distoglierà dai buoni propositi.
GIORGIO Che sarebbero?
TEO Pace e felicità per tutti.
GIORGIO Amen.
TEO Erika è in cucina?
GIORGIO È la sua serata libera.
TEO E la cena?
GIORGIO C'è Sofia.
TEO Sofia... ha cucinato lei?
GIORGIO Non farmi ridere! È tutto pronto, deve solo dargli una scaldata.
TEO Infatti, mi sembrava stra... ma che fai?
GIORGIO Ti annuso.
TEO Ma che mi annusi?
GIORGIO Dammi una sigaretta.
TEO Ti ho già detto che non fumo!
GIORGIO Smettila di dire stronzate. Riconoscerei quell'odore pure in una fogna.
TEO (si annusa la giacca) Sarà successo in ascensore.
GIORGIO Sì, o dentro un quadro di Magritte!
TEO Sei diventato esperto d’arte?
GIORGIO Era così per dire, e poi i francesi mi stanno sulle scatole!
TEO Magritte era belga.
GIORGIO E chi se ne frega. Dammi una sigaretta.
TEO E va bene, vecchio vizioso! (controvoglia tira fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca interna della giacca) Se tua moglie mi vede mi uccide!
GIORGIO Non c'è pericolo, è in bagno e ci resterà ancora per un pezzo. (annusa la sigaretta) Questa è aria!
TEO Dopo quello che è successo dovresti limitarti a guardarla. Il tuo medico ha detto...
GIORGIO Sandro è un cretino. (con la sigaretta in bocca) Hai da accendere?
TEO No.
GIORGIO E che ci faccio con una sigaretta spenta?
TEO Prova a masticarla.
GIORGIO Dai Teodoro, fammi accendere.
TEO Teo...
GIORGIO Va bene... Teo, mi dai l’accendino? Lo vedo che spunta dal taschino della giacca.
TEO Fermo... mi fai il solletico! Guarda che non ce l’ho...
GIORGIO Ma come? Hai le sigarette e non hai l’accendino?
TEO No, perché non voglio fumare.. è che non voglio finire come te. A cinquant'anni coi polmoni di un novantenne.
GIORGIO E questo bozzo nel taschino, che cos'è?
TEO (imbarazzato) È... è una sorpresa.
GIORGIO Per me?
TEO Per tua moglie... che fai adesso?
GIORGIO Cerco l'accendisigari d'argento, Sofia ha fatto piazza pulita di tutto ma quello non ha avuto il coraggio di buttarlo.
TEO E lo cerchi lì dentro?
GIORGIO Magari l'ha smontato.
TEO Sofia non è capace di smontare un frullatore, figuriamoci un accendino!
GIORGIO Non si sa mai. E non stare lì impalato, dammi una mano...
TEO Ah no, non contare su di me. Ho fatto anche troppo.
GIORGIO Questo si chiama ammutinamento.
TEO Pensala come vuoi, non mi renderai complice del tuo suicidio!
GIORGIO Non farmi ridere... per una sigaretta.
TEO Quando ti hanno ricoverato avevi il fumo che usciva dagli occhi!
GIORGIO Esagerato!
TEO Tre pacchetti al giorno... quella è un’esagerazione.
GIORGIO Tanto prima o poi di qualcosa bisogna crepare... almeno crepo contento.
TEO Ma insomma, venti giorni d'ospedale non ti sono bastati?
GIORGIO A fare cosa? A capire che devo mettere la testa a posto? Che devo aver cura del mio corpo e tutte le altre balle? No, direi di no.
TEO Sei incredibile, lo sai?
GIORGIO Attento ai buoni propositi... Teo!
TEO Sì... ma a volte sei... sei...
GIORGIO Cosa sono?
TEO Ma insomma... tutti noi abbiamo trascorso ore d'angoscia per colpa tua!
GIORGIO Per colpa mia... nessuno ve lo ha chiesto.
TEO Ma davvero? Se solo tu possedessi un briciolo di amor proprio... sì, di amor proprio... ma tu no... tu sei... sei... ma lasciamo perdere!
GIORGIO No, dimmi. Sono curioso.
TEO Beh, se proprio lo vuoi sapere sei un... un...
GIORGIO Un mascalzone?
TEO No... un... un...
GIORGIO Un furfante?
TEO Sì, anche e... e un... e un...
GIORGIO Un rubagalline!
TEO Ma smettila di prendermi in giro! Tanto non capisci, non vuoi capire... non te ne importa niente.
GIORGIO Ti sbagli sono tutto orecchi, vedi? Continua...
TEO Cosa?
GIORGIO Il resto della predica.
TEO Ho finito.
GIORGIO Di già? Questi tuoi momenti di confusione sono impagabili! Ti prendono spesso?
TEO Succede quando sono sotto pressione...
GIORGIO Sotto pressione... strano, non me ne sono mai accorto... cioè, non fino a questo punto.
TEO Quale punto?
GIORGIO Il punto critico, quello di non ritorno.
TEO Scusa, ma non ti capisco.
GIORGIO Non c’è niente da capire, è che quando sei sdraiato in un letto d'ospedale ti si ribaltano le prospettive... inizi a vedere il mondo in verticale con tutte le sue proiezioni.
TEO E magari spalmato su un lucido...
GIORGIO Magari...
TEO (sorride) Giorgio, stai invecchiando!
GIORGIO (sorride) Hai ragione, sto invecchiando! Il lavoro di una vita ti si appiccica addosso come una seconda pelle, si diventa animali mitologici.
TEO E tu saresti?
GIORGIO Un archiomo... l’archiomo Giorgio Livani... braccia a compasso, occhi al cubo e corpo di carta millimetrata... sì, sì... e succederà anche a te, vedrai... prima o poi diventerai un Omo Esplodens! Uomo dalle brache in su, e al posto delle gambe un paio di candelotti di dinamite... beh, non ridi?
TEO Non è divertente.
GIORGIO Nessun lavoro lo è, se sei fortunato al massimo può diventare interessante. Il tuo lavoro è interessante?
TEO Sì, ma che c'entra?
GIORGIO Chiedevo... a volte mi domando cosa si prova a buttare giù tutto quel cemento. Un senso di onnipotenza... di liberazione?
TEO No, un senso di giustizia!
GIORGIO Giustizia! Una parola grossa... Ti vesti ancora da Zorro a carnevale?
TEO Ma che domande fai?
GIORGIO No, è che hai messo su una faccia... dovresti vederti. Vai, vai allo specchio... sembravi tu da piccolo mentre infilavi la mascherina.
TEO Era stretta.
GIORGIO Anche a me andava stretta.
TEO Non si vedeva niente.
GIORGIO È vero... niente di niente, dannata mascherina! Però il costume era bello.
TEO A me non piaceva.
GIORGIO E perché lo mettevi?
TEO Perché era tuo... me lo avevi regalato.
GIORGIO Beh, credevo ti piacesse.
TEO Tutti gli altri si vestivano da tartarughe Ninja, e io ero l’unico a dover girare coi baffetti disegnati.
GIORGIO Eppure Zorro è sempre Zorro! Un eroe... un salvatore, tu sei sempre andato pazzo per i tipi così!
TEO L’unico eroe per me eri tu... tu eri Zorro.
GIORGIO Non farmi ridere...
TEO E invece sì... avevo per eroe un architetto mezzo matto che mi parlava di cupole sospese e città futuriste.
GIORGIO A saperlo ti avrei regalato una delle mie giacche.
TEO Ti prego Giorgio, non stasera!
GIORGIO Ma sì, sì... non stasera. Stasera dobbiamo festeggiare.
TEO Sì...
GIORGIO Ce l’ho ancora sai?
TEO Che cosa?
GIORGIO Il costume...
TEO Davvero... ma è una fissazione la tua!
GIORGIO È in una scatola tra le cose da mettere a posto.
TEO E che ci fai?
GIORGIO Niente, è una di quelle robe che mi porterò dietro tutta la vita. Sai, come Leonardo con la Gioconda o Linus con la coperta...
TEO Linus? Il cane?
GIORGIO Il cane si chiamava Snoopy e poi non era un cane, era la coscienza. Ma che ne sai tu di Charlie Brown? Tu sei cresciuto a manga e merendine.
TEO Le merendine te le concedo, ma i manga no... i manga sono roba per bambini.
GIORGIO Perché, tu cos’eri?
TEO Un adulto con le gambe corte... a cinque anni conoscevo passi dell’Odissea e a sei sapevo a memoria i primi canti della Commedia.
GIORGIO A me non hai mai declamato niente.
TEO Tu non c’eri mai!
GIORGIO Sento un vago tono di rimprovero nella tua voce...
TEO È la tua coscienza sporca.
GIORGIO Fammi un po’ sentire?
TEO Che cosa?
GIORGIO La voce della mia coscienza.
TEO Arf... arf...
GIORGIO Te lo ricordi ancora?
TEO Come no? Era l’unico gioco che riuscivi a fare con me, era l’unico che ti divertiva.
GIORGIO Giocare mi ha sempre annoiato...
TEO E da piccolo?
GIORGIO Da piccolo c’era il Meccano, c’erano i Lego... ecco con quelli ci stavo le ore, mi piaceva fare con le mani.
TEO La prima cosa che mi hai regalato è stata un’enorme scatola di costruzioni.
GIORGIO Che tu hai messo in un angolo ad ammuffire.
TEO A me piaceva fare con la testa.
GIORGIO Dal lavoro che ti sei scelto non si direbbe.
TEO Io non l’ho scelto, è lui che ha scelto me... è una specie di missione.
GIORGIO Attento che ti cresce l’aureola...
TEO E tu lasciala crescere.
GIORGIO Certo, certo... e poi è anche comoda... illumina, dovesse saltare la luce un’altra volta!
TEO Buona idea! Potrebbe tornarmi utile quando andrò a fare i sopralluoghi.
GIORGIO (allarmato) Dove?
TEO Dove cosa?
GIORGIO Dove devi fare questi sopralluoghi?
TEO (imbarazzato) Ma... in giro, dove sarà... non so ancora bene. Giorgio, che hai?
GIORGIO Niente, niente... è quel maledetto accendino, non sta da nessuna parte. Dai, recita qualcosa... fammi sentire.
TEO Recitare? Non è la sera di Natale e io non ho più cinque anni...
GIORGIO Non farti pregare... dai.
TEO Ma cosa vuoi che recito?
GIORGIO Una delle tue cose... che ne so? Declama...
TEO Giorgio, il tempo perso non si recupera così...
GIORGIO Ma sì, sì... tutto si recupera, anche il tempo.
TEO Come vuoi... allora, vediamo... “gli errori che avvengono prima di fabbricare sono i maggiori, e i più importanti, che possano accadere in qualunque ragion di fabbrica, per cagione de’ grandissimi pericoli che ne succedono”... vado avanti?
GIORGIO Che roba è?
TEO È il trattato del Gallaccini sugli errori degli architetti, Venezia 1767...
GIORGIO Dì un po’... lo fai apposta, vero? E poi dici che sono io che stuzzico.
TEO Se preferisci attacco con l’Iliade... tutti e ventisei i canti. Cantami o Diva del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei...
GIORGIO Va bene, finiscila o la tua cultura mi seppellirà!
TEO Sono figlio di Marta, non dimenticarlo.
GIORGIO E come potrei... me lo ricordi di continuo! …. Comunque mi dispiace per te.
TEO Perché?
GIORGIO Hai avuto un’infanzia barbosa.
TEO Ti sbagli, mi divertiva studiare...
GIORGIO Più che giocare a calcio o andare al Luna Park?
TEO Quelle sono cose che si fanno con i padri.
GIORGIO Ancora quel tono di voce...
TEO Arf... arf!
GIORGIO Smettila di abbaiare e guarda nel mobile bar se trovi quel dannato accendino.
TEO Ti ho detto che...
GIORGIO Senti Teodoro...
TEO Teo...
GIORGIO Teo... quando deciderò di suicidarmi ti scriverò un biglietto, ma adesso guardami in quel mobile.
TEO E va bene... badrone! Qui non c’è niente, sulla libreria hai guardato?
GIORGIO No, una volta Sofia fece cadere la coca-cola sopra gli scaffali e si prese un ceffone. Da allora se ne sta alla larga dai miei libri.
TEO Hai tutto questo attaccamento per libri che non leggi?
GIORGIO Non per i libri ma per la libreria... era di rovere e la coca cola è corrosiva.
TEO Vergogna... picchiare una donna per un po’ di legna!
GIORGIO Era una ragazzina... l’ho sculacciata, aveva disubbidito.
TEO Certo tutti devono eseguire i tuoi ordini.
GIORGIO Parli proprio tu che segui Davide come un cagnolino!
TEO Non lo seguo come un cagnolino!
GIORGIO Come no? Avevi un impero ai tuoi piedi, tutti ti adoravano, ti rispettavano...
TEO Il figlio del capo lo leccano davanti e gli sputano dietro.
GIORGIO E allora? Le avessero date a me certe occasioni! Invece alla tua età dovevo chinare la testa... sissignore, come dice lei signore. Avevo una laurea con Portoghesi e lavoravo per due muratori!
TEO I muratori sono gente seria...
GIORGIO (inizia ad alterarsi) Che vorresti dire, che io non sono serio? Non parlavi così quando sei entrato nel mio studio... eri contento di avere una bella stanza col tuo bel tavolo!
TEO (sente la tensione di Giorgio e si fa travolgere) Io ero solo... ero appena uscito dall’università... ancora non capivo niente! Non capivo cosa... non sapevo bene come funzionava. Poi tutti quei soldi e... il tuo tirapiedi che andava su e giù per i comuni con le valigette.
GIORGIO (tensione in crescendo) Ma cosa credi, che un impero si costruisce con le belle parole?
TEO Sì...
GIORGIO Tutta colpa di tua madre, ti ha riempito la testa di stronzate ed eccoti qua... è bastato un Davide qualunque che a cinquant’anni va ancora in giro a ripulire il mondo per trasformarti in una bomber.
TEO Sei geloso!
GIORGIO Non dire fesserie...
TEO Sì, invece... sei geloso di Davide!
GIORGIO L’ultima volta per seguire quel pallone gonfiato ti sei beccato cinque punti in fronte.
TEO Ma che c’entra adesso quella storia?
GIORGIO C’entra eccome! Dì la verità, se non ti avesse trascinato lui a Genova ti saresti mai sognato di andarci?
TEO Forse no... ma sono contento di averlo fatto.
GIORGIO E perché? Per poter dire i calci e le mazzate le ho prese pure io!?
TEO Al solito... tu... tu non capisci!
GIORGIO Certo... io non capisco!
TEO No... io... io ho fatto qualcosa, almeno ci ho provato. Tu invece... tu che fai?
GIORGIO Io penso ai fatti miei.
TEO Ecco, appunto...
GIORGIO Appunto... che? Se non c’ero io quella mattina tu e quel francese... quel capellone mezzo scemo stavate ancora a marcire in galera.
TEO Era... era un ragazzo e lo stavano massacrando.
GIORGIO (urla) E tu ti fai mettere in galera per uno stupido francese?
TEO Cosa dovevo fare, lasciare che lo ammazzassero di botte?
GIORGIO I francesi non mi piacciono, loro e la rèvolution!
TEO E già, sono troppo libertari per i tuoi gusti.
GIORGIO Libertari dici? Hanno sconvolto il naturale ordine delle cose per seguire un cazzo d'idea di uguaglianza. E poi, appena quei quattro stracci di rivoluzionari hanno preso il potere si sono comportati esattamente come i padroni che avevano ammazzato. La vuoi sapere qual'è l'unica vera fonte di libertà? Il denaro... solo il denaro rende veramente liberi.
TEO (urla) Mi... mi fai schifo!
GIORGIO I soldi della cauzione però non ti hanno fatto schifo... e neanche le due paroline che ho scambiato con il maresciallo!
TEO Beh, certo... tra delinquenti ci si intende!
GIORGIO Miseria porca Teo... è questo che pensi di me? Pensi che sono un delinquente.
TEO No... non volevo dire questo... è solo che...
GIORGIO Ma che ti credi, eh? Vent’anni li ho avuti pure io… Ma poi bisogna vivere e gli ideali non li mangi mica!
TEO Ma quali ideali? La tua... la tua generazione ha saputo solo distruggere quello che avevano costruito i vostri padri!
GIORGIO Mi stai per rifilare una predica generazionale?
TEO No... dico solo che... dico solo che voi dovreste fare un passo indietro... sì, un passo indietro... lasciar fare a chi è più giovane e ha le idee più pulite delle vostre.
GIORGIO Non farmi ridere, più pulite! Ne riparliamo quando avrete tutti cinquant’anni!
TEO A cinquant’anni... a cinquant’anni io non avrò tutto quello che hai tu, ma non avrò neanche quelle scritte sul muro! Io quelle scritte addosso non le voglio!
GIORGIO (urla) Ma perché io le voglio forse... eh? Rispondimi... io le voglio?
TEO Io... io non lo so! So solo che... sì, alla fine hanno ragione loro... tu sei proprio così!

Giorgio è fuori di sé, fulmina Teo con un’occhiata feroce. Poi si volta verso la finestra e guarda di sotto, il muro con le scritte. Teo alle sue spalle è agitato, si avvia verso l’uscita.

GIORGIO Dove vai?
TEO Tolgo il disturbo... questa non è la sera giusta per festeggiare.
GIORGIO No aspetta... (si sforza di sorridere) vieni qui! Va bene, abbiamo esagerato... abbiamo esagerato tutti e due.
TEO Tu più di me...
GIORGIO Beh anche tu però... darmi del delinquente!
TEO Alla fine ce l’hai fatta!
GIORGIO A far cosa?
TEO A trascinarmi in una delle tue discussioni.
GIORGIO Io non ti trascino, sei tu che ti fai portare!
TEO Non so nemmeno io come ci riesci.
GIORGIO (battuta a soggetto sul calcio)
TEO (arreso)…………………………..
GIORGIO Guardami nel buffet se trovi l’accendino.
TEO Comunque resta che sei geloso di Davide.
GIORGIO E se anche fosse? Tu piuttosto...
TEO Io piuttosto cosa?
GIORGIO Tu sei geloso?
TEO Geloso di chi?
GIORGIO Ma non lo so... in generale. Di Sofia ad esempio.
TEO E perché dovrei?
GIORGIO Beh... io sto con lei.
TEO E allora? È tua moglie.
GIORGIO Sì, ma io sto con lei da tanto tempo.
TEO Che vuoi dire?
GIORGIO Che eri un ragazzino, che quel tempo doveva essere tuo. Su ammettilo...
TEO E va bene... forse un po’, all’inizio.
GIORGIO Ecco...
TEO Ma poi... poi ho capito che non era colpa di Sofia, lei aveva bisogno di un padre.
GIORGIO Quindi Sofia sta con me perché aveva bisogno di un padre...
TEO No, non dicevo questo... anche se in un certo senso... dai Giorgio, vent'anni sono tanti!
GIORGIO Io e Marta siamo quasi coetanei e non ha funzionato lo stesso.
TEO Ma siete cresciuti insieme... invece Sofia no... lei è cresciuta... è come la volevi tu! Lei è troppo legata a te... troppo! Non ha avuto modo... quante volte è andata in discoteca, te lo ricordi?
GIORGIO Sofia non ci va in discoteca, non le piace.
TEO Ecco, vedi? E quanti... gli amici, ha amici?
GIORGIO Certo... non facciamo altro che andare a cene e compleanni!
TEO Suoi... amici suoi intendo. Persone con... gente della sua età.
GIORGIO Beh, c’è Antonella, la moglie di Teodati... sono amiche, no? Si telefonano.
TEO Ma senti... tu proprio non hai idea... proprio non capisci... lei, lei senza di te... che fa se tu... se ti succede qualcosa, che fa?
GIORGIO Quello che fanno tutti... piangerà e poi continuerà a vivere.
TEO Ti sbagli... lei, lei è troppo... lei non è Marta!
GIORGIO Che vuoi dire?
TEO Voglio dire che mamma... Marta non ha mai avuto bisogno di te... Sofia invece... Sofia è...
GIORGIO Sì, lo so che vuoi dire. Sofia è come un tamaco... un tamacoccio... come diavolo si chiama quell’affare giapponese?
TEO Tamagotchi...
GIORGIO Ecco, sì... un tamagotchi.
TEO Ma non volevo dire questo... cioè, non così!
GIORGIO Rende bene l’idea però...
TEO La fanciullaggine di tua moglie ti diverte?
GIORGIO Sofia mi piace così. A te no?
TEO Non deve piacere a me.
GIORGIO Che c'entra... ti ho chiesto un parere da uomo.
TEO Non lo so... per me... per me è come una sorella.
GIORGIO E allora? Anch’io a quindici anni avevo una sorella che girava per casa in mutande, ma gli occhi non li tappavo mica.
TEO A proposito, zia mi ha mandato una cartolina dalla Scozia.
GIORGIO E chi se ne frega!
TEO Ti saluta.
GIORGIO Certo adesso mi saluta...
TEO Forse è pentita.
GIORGIO Non farmi ridere... quella donna non sa nemmeno che significa pentirsi!
TEO Tu comunque hai esagerato.
GIORGIO Mi ha tolto la casa... ti pare esagerato?
TEO Le hai prosciugato il conto in banca.
GIORGIO Ho avuto problemi, lo sai... due cantieri sotto sequestro non sono uno scherzo!
TEO Anche mezzo milione di euro non è uno scherzo!
GIORGIO Glieli avrei restituiti.
TEO Quando?
GIORGIO Appena possibile... ho riaperto il cantiere di Lunghezza e sono in trattative per quello di Olbia.
TEO Le trattative di Giorgio Livani... le conosco le tue trattative!
GIORGIO Ricominciamo con le prediche, Teodoro?
TEO Teo...
GIORGIO Teo d'accordo. Ascoltami Teo, io sono un osso duro ma con una predica ben fatta potrei anche pentirmi.
TEO Se con te bastasse una predica mi farei frate.
GIORGIO Un frate in famiglia ci manca.
TEO Abbiamo già avuto un antipapa e due vescovi... dovrebbero bastare.
GIORGIO Eh, ma quelli erano gentaccia. Invece un bel fraticello... ecco quello sarebbe una novità. Ti ci vedo sai?
TEO Non ne dubito, ma dovrai aspettare la prossima generazione.
GIORGIO Tu e Lara avete intenzione di figliare?
TEO Laura... si chiama Laura... e non siamo bestie.
GIORGIO L’uomo è una bestia... se non ricordi questo o ti fai frate o sei fottuto!
TEO Il tuo cinismo mi commuove, dove lo tieni il cuore... nella suola delle scarpe?
GIORGIO Il cuore... sì, devo averlo anch’io da qualche parte.
TEO Scusami... io non volevo.
GIORGIO No, no... hai ragione. A volte non mi sopporto neanche io. (si avvia verso la cucina)
TEO ... dove vai?
GIORGIO (mentre ciabatta verso la cucina) In cucina.
TEO A fare?
GIORGIO A suicidarmi con la macchina del gas!

Giorgio esce dal salotto verso la cucina. Televisore acceso nella zona notte.

TEO (verso la cucina) L'altro giorno sai chi è venuto in ufficio?
GIORGIO (v.f.s.) Quale ufficio... il tuo o il mio?
TEO (v.f.s.) Il mio...
GIORGIO (v.f.s.) Allora non lo voglio sapere... Chi è venuto?
TEO Sergio...
GIORGIO (v.f.c., piccolo attacco di tosse) Sergio chi?
TEO Come Sergio chi? Il tuo amico assessore...
GIORGIO (v.f.s.) Io non ho amici assessori, sono tutti sanguisughe... ma come diavolo funzionano questi fornelli!?
TEO Hai aperto la manopola del gas?
GIORGIO (v.f.c.) La manopola del gas... dove accidenti sta la manopola del gas!
TEO Ti saluta...
GIORGIO (v.f.s.) Chi?
TEO Sergio... è venuto giusto per quella storia...
GIORGIO (v.f.s.) Che storia?
TEO Quella di Olbia... l’albergo.
GIORGIO (v.f.s.) Che c’entri tu con l’albergo? (tossisce)
TEO Come...?
GIORGIO (v.f.s.) Ti ho chiesto che c'entri tu con la storia dell'albergo?
TEO (imbarazzato) Io... niente... era così per dire.
GIORGIO (vfc) Teodoro...? (tossisce furiosamente)

Giorgio rientra. È colto da un attacco di tosse penoso e prolungato.

TEO Giorgio... aspetta ti aiuto! Sofia... Sofiaaaa!
GIORGIO Ora passa... ecco sta passando...
TEO Sicuro?
GIORGIO Ho solo bisogno di qualcosa di forte. Tosse maledetta...
TEO Vieni, siediti.
GIORGIO Io stavo da una parte e l'aria dall'altra...
TEO Vuoi un cuscino?
GIORGIO Cercavo di riacciuffarla ma quella bastarda scappava da tutte le parti...
TEO Cognac o brandy?
GIORGIO Quello che ti pare, basta che sia alcol.
TEO Ma Sofia?
GIORGIO Non ti sente, hai il televisore acceso.
TEO Tieni
GIORGIO E tu ripigliati la sigaretta. L'attacco di coscienza mi ha fatto passare la voglia.
TEO Gli attacchi di tosse adesso li chiami attacchi di coscienza?
GIORGIO Fanno meno paura in questo modo.
TEO Allora anche tu sei umano.
GIORGIO A quanto pare.
TEO Darei la vita per non morire...
GIORGIO Che diavolo borbotti alle mie spalle? L'estrema unzione?
TEO Era Jim Morrison... I would give my life to not die.
GIORGIO Jim Morrison? Anche questa è farina di Davide.
TEO Possiede tutta la collezione... è un grande.
GIORGIO Morrison o Davide?
TEO Tutti e due.
GIORGIO Io ho la collezione completa dei Pooh... ti interessa?
TEO Non essere ridicolo... e poi non è una gara!
GIORGIO Invece sì... e io corro più forte!

Al televisore si aggiunge il rumore di un fon.

GIORGIO (si alza, va verso il corridoio e urla) Sofia... sbrigati con quel coso e spegni il televisore! (rientra) Farà saltare di nuovo la luce, vedrai... Eh, tutti i pomeriggi con quelle cretinate sentimentali. Ma cosa ci trovano le donne, me lo spieghi?
TEO Non lo so... io invece mi domando come fa a stare con te.
GIORGIO Chi... Sofia?
TEO Se fosse stata un tamagotchi sarebbe morta da un pezzo.
GIORGIO Ma lei neanche ci fa caso...
TEO Non esserne tanto sicuro.
GIORGIO Non si è mai lamentata.
TEO Ha soggezione di te.
GIORGIO Non farmi ridere!
TEO È vero... ti ha sempre considerato un essere speciale.
GIORGIO Speciale come?
TEO Speciale... speciale come una chimera. A scuola aveva la tua foto nell’armadietto della palestra.
GIORGIO Ah sì... e tu che ne sai? (con la torcia)
TEO Me lo ha raccontato lei. L’anno che siamo andati in Sardegna tutti insieme.
GIORGIO Era l’estate in cui stavi male e tua madre non riusciva a darsi pace, non riusciva nemmeno a pronunciare la parola leucemia.
TEO Si lo so mamma a volta gioca a fare lo struzzo, fingeva pure di non vedere quello che combinavi con Sofia.
GIORGIO Io e Marta non ci prendevamo più.
TEO Marta era incinta...
GIORGIO E allora? Con questo che vuoi dire? Che era colpa mia se non ci prendevamo?
TEO No... ma lei era incinta e tu correvi dietro a una ragazzina di sedici anni!
GIORGIO Sedici o venti che differenza fa? Tra me e tua madre sarebbe finita lo stesso.
TEO Sì, certo... ma sarebbe finita meglio! Marta ha sofferto tanto.
GIORGIO È stata lei a cacciarmi.
TEO Avevi le valige pronte e Sofia che ti aspettava a casa sua!
GIORGIO Io sono sempre stato un tipo pratico... che senso aveva spendere i soldi per l’albergo?
TEO Certo... un tipo pratico. Ma lo sai... lo sai quanti mesi... ero rimasto solo io con Marta, solo io.
GIORGIO Lo so.
TEO E Marta, perché non hai mai... perché non l’hai sposata Marta? Non era degna lei, due figli e non era degna?
GIORGIO Io e Marta stavamo bene così.
TEO Invece Sofia... con lei non hai aspettato... non hai aspettato niente!
GIORGIO Forse avevo paura di perderla...
TEO E a noi... a me, a me non avevi paura di perdermi?
GIORGIO Sì... no, lì per lì non ci ho pensato.
TEO Sei... sei un egoista!
GIORGIO Sì, lo sono... ma non posso farci niente. Prendere o lasciare.
TEO Io ho lasciato... è da tanto che ho lasciato.
GIORGIO Ma ho sempre la speranza che riprendi...
TEO Non ci contare... per me Zorro è morto e se continui così anche Sofia... per quanto ti ami, prima o poi anche lei... gli idoli non sono eterni, ricordalo... prima o poi crollano, crollano tutti.
GIORGIO Te lo ha detto lei?
TEO Come... cosa mi ha detto?
GIORGIO Che mi ama...
TEO Lo immagino... e smettila di fissarmi in quel modo!
GIORGIO Io non ti fisso, ti scruto. Cerco di capire se anche tu...
TEO Anche io cosa?
GIORGIO Tu quanto la ami?
TEO Come dici? No... guarda che ti sbagli... ma come ti viene in mente? E poi c’è Laura.
GIORGIO Non sono cieco nemmeno io. Cosa credi... che non mi accorgo delle occhiate che vi scambiate voi due da qualche tempo?
TEO Che occhiate... di che occhiate parli?
GIORGIO Dire le bugie è un'arte e tu le hai sempre dette così male! Forse pensi che dovrei farmi da parte, vero? Anche con Sofia, lasciarti il posto... dimmi, è questo che stai pensando adesso?
TEO Ma cosa ti hanno fatto in ospedale? Sei diventato paranoico.
GIORGIO Ma guardati... hai rimesso la mascherina! Dove me la fai la zeta, sulla faccia o sul sedere?
TEO È difficile mantenere i buoni propositi con te...
GIORGIO Questo non ti autorizza a dirmi come devo trattare mia moglie.
TEO Io non ti dico nulla... ti prego solo di non distruggere anche lei.
GIORGIO L’esperto in crolli sei tu.
TEO Ma ho avuto un buon maestro.
GIORGIO Io butto giù solo quello che è già rotto. I cocci in testa fanno male.
TEO Per le cose rotte c’è la colla.
GIORGIO E a che serve se posso cambiarle con quelle sane?
TEO Ma... ma ti senti quando parli? Tratti le persone come fai coi tuoi progetti. Questo non funziona, non è abbastanza... via, nel cestino!
GIORGIO Se alludi a te e a Marta...
TEO E a Franklin... ti ricordi di Franklin, ogni tanto?
GIORGIO Certo che me ne ricordo... e allora?
TEO Io dico solo che... Franklin... fai sempre come se non esistesse.
GIORGIO Non è vero...
TEO Da quant'è che non lo vedi?
GIORGIO Un mese...
TEO Un anno.
GIORGIO Sono stato male...
TEO E prima?
GIORGIO Prima cosa?
TEO Dov'eri per il suo compleanno...
GIORGIO Non lo so, io non mi ricordo... (tossisce)
TEO E a Natale? Dov'eri il giorno di Natale?
GIORGIO Smettila...
TEO E l'estate scorsa? Ti ha aspettato per due giorni... due giorni interi, dall'alba al tramonto con le valigie pronte.
GIORGIO Basta.... finiscila... Sofia! Sofia...
TEO Quando ha capito che non saresti mai arrivato ha iniziato a urlare... lo sai questo? Ha iniziato a urlare e... e non smetteva più.
GIORGIO Finiscila!
TEO Urlava e urlava... Marta gli ha dovuto fare due punture per calmarlo, lo sai?
GIORGIO Sofiaaa! (tossisce)
TEO E poi è rimasto tre giorni sdraiato sul letto... senza mangiare e senza bere.

Giorgio tossisce furiosamente.

TEO Scusami... scusa... non so che mi prende stasera!
GIORGIO (riprende fiato) Io... io non posso, lo capisci?
TEO Scendo a fare due passi... ho bisogno di un po’ d’aria.

Teodoro prende il cappotto ed esce.
Entra Sofia. È vestita e ha i capelli asciutti.

SOFIA Giorgio... che succede?
GIORGIO Sì...
SOFIA Ti senti male?
GIORGIO Non è nulla. Apri la finestra... per favore, ho bisogno d’aria.
SOFIA (mentre va ad aprire) Cosa ti è successo?
GIORGIO Ma niente...
SOFIA Come niente? Ti ho sentito urlare...
GIORGIO Pensavo e tossivo... tossivo e pensavo.
SOFIA A cosa?
GIORGIO A Franklin...
SOFIA A Franklin?
GIORGIO Da quant’è che non andiamo a trovarlo, Sofia?
SOFIA Non so... un mese, forse.
GIORGIO È un anno...
SOFIA Ma no... ricordo bene che l’ultima volta avevo messo il vestito a fiori rossi, quello di seta con le maniche lunghe... quindi è un mese, al massimo due che non andiamo.
GIORGIO È un anno.
SOFIA Gli abbiamo regalato un aquilone e lo abbiamo portato al parco, Franklin rideva... pensa, non l’avevo mai visto ridere!
GIORGIO È un anno.
SOFIA Era ottobre, novembre forse... comunque quel pomeriggio faceva caldo e c’era aria di primavera anche se era quasi inverno... alla fine ci siamo rotolati nell’erba... a proposito, dovrò portare il vestito in tintoria.
GIORGIO È un anno!
SOFIA Sì, Giorgio... è come dici tu.
GIORGIO Hai visto lì sotto?
SOFIA Dove?
GIORGIO Sul muro... la scritta, non la vedi?
SOFIA No, non vedo nulla.
GIORGIO Ma se è grande come una casa... in rosso per giunta. Come fai a non vederla?
SOFIA Sì... scusa.
GIORGIO L’hai scritto tu forse?
SOFIA No... certo che no...
GIORGIO E allora perché ti scusi?
SOFIA Non lo so... per farti piacere.
GIORGIO Farmi piacere cosa?
SOFIA Non lo so... ti prego, non ti agitare. Lo sai che ha detto Sandro...
GIORGIO Sandro è un cretino... vieni qui, sulle mie ginocchia... ecco, brava. Mi mancava il tuo profumo.
SOFIA Ti peso?
GIORGIO Macché, anzi, un po’ più di carne addosso non ti starebbe male.
SOFIA Me lo dicevi anche da bambina... “mangia Sofia, sennò da grande non ti sposo!”
GIORGIO Ti dicevo così?
SOFIA Sì...
GIORGIO E tu cosa facevi? Mangiavi...?
SOFIA Certo che mangiavo... quasi mi strozzavo.
GIORGIO Ah, sì? Eri una brava bambina.
SOFIA Ti senti meglio?
GIORGIO (profondo respiro) Sì... credo di sì. E non fare quella faccia, non sei ancora vedova.
SOFIA Ho paura Giorgio. Se dovessi perdere anche te...
GIORGIO Ma insomma, che vi prende?
SOFIA A chi?
GIORGIO In generale... sono stato male, va bene. Ma una polmonite non è la fine del mondo!
SOFIA Lo sai che non è stata una polmonite...
GIORGIO Cosa dovrei fare allora? Mettermi sotto una campana di vetro e vegetare per il resto della vita?
SOFIA Vorrei solo che avessi più cura di te.
GIORGIO Sembri "l’infermiere di Tata"...
SOFIA Tata chi?
GIORGIO Lascia perdere... è roba vecchia. Su alziamoci, è quasi ora di cena. (Sofia si alza)
SOFIA Vuoi una mano?
GIORGIO Non ci provare... non sono ancora così finito.
SOFIA Sì Giorgio, scusami.
GIORGIO Ti aiuto ad apparecchiare... è questa la tovaglia?
SOFIA Sì...
GIORGIO (prende la tovaglia sul tavolo e la dispiega) Di' Sofia... sei stanca di me?
SOFIA Ma certo che no... (stende la tovaglia aiutata da Giorgio)
GIORGIO Dovresti andare in discoteca ogni tanto...
SOFIA Odio tutto quel rumore!
GIORGIO Dovresti avere degli amici allora... qualcuno della tua età con cui parlare, con cui confidarti.
SOFIA Non ne ho bisogno, io ho te.
GIORGIO Sì, ma io sono tuo marito... è diverso.
SOFIA Perché mi dici queste cose?
GIORGIO Penso che avresti bisogno di un uomo giovane.
SOFIA Conosci qualcuno più giovane di te?
GIORGIO Non farmi ridere... ci pensi fra qualche anno? Tu sarai ancora una splendida donna e io un sessantenne con la prostata ingrossata.
SOFIA Oh, ma la prostata ingrossata è terribilmente sexy! Vado a prendere il resto per apparecchiare
GIORGIO Dai, non scherzare... dico sul serio. Non ti è mai venuto in mente di tradirmi?
SOFIA (confusa) No...
GIORGIO Neanche con Teo?
SOFIA Ma no!
GIORGIO Non mi sembri convinta...
SOFIA È che... mi metti in imbarazzo.
GIORGIO Hai ragione, era una cretinata! Fai finta che non ti ho chiesto nulla...
SOFIA Sai Giorgio...
GIORGIO Dimmi...
SOFIA A volte sono io a chiedermi se sei felice... non ora certo, ora è naturale che non puoi. Ma prima...
GIORGIO Prima quando?
SOFIA Voglio dire che... insomma, è da prima dell’ospedale... è come se scivolassi via. Come se io non ci fossi, come se fossi un'idea accanto ai tuoi pensieri.
GIORGIO E questa dove l’hai presa... in una delle tue soap-opera?
SOFIA Per una volta... una volta sola, potresti ascoltarmi seriamente?
GIORGIO Più seriamente di così non mi riesce.
SOFIA Per favore...
GIORGIO Va bene, dimmi.
SOFIA
AGGIUNTA È difficile da spiegare... sei sempre assente, ti parlo e non mi rispondi... non lo so vivi in un mondo tuo... come quando è nato Franklin.
GIORGIO Ti ho dato questa impressione?
SOFIA Sì, e ti capisco. Perdere un figlio... è qualcosa d’inconcepibile, anch’io soffro tanto... ma... ma dobbiamo andare avanti. Giorgio... Giorgio?
GIORGIO Cosa? Scusami, mi sono distratto... è che sono un po’ stanco.
SOFIA Hai ragione, è colpa mia che mi metto a fare certi discorsi.
GIORGIO Che fai... piangi?
SOFIA No, sono un po’ raffreddata... deve essere il tempo, caldo... freddo... mi passi le forchette?
GIORGIO Dove stanno?
SOFIA Nel cassetto alle tue spalle.
GIORGIO Non riesco ancora ad orientarmi in questa casa.
SOFIA Imparerai... prendi anche i cucchiai per favore.
GIORGIO Cosa c’è per cena?
SOFIA Erika ha preparato un brodo.
GIORGIO Che brodo?
SOFIA Un brodo... credo vegetale.
GIORGIO Ma pure stasera!
SOFIA Ti hanno dimesso da una settimana e devi mantenere la dieta che ti ha dato il professore.
GIORGIO Al diavolo la dieta! Non ne posso più di brodi e minestrine.
SOFIA Vuoi che prepari qualcos’altro? Un riso in bianco...
GIORGIO Non farmi ridere... non sai neanche lessare un uovo!
SOFIA Allora vado a prendere i bicchieri.
GIORGIO Prendi anche il cavatappi.
SOFIA Non puoi bere Giorgio!
GIORGIO Questa sera sì...

Sofia sta per ribattere ma ci rinuncia, accenna di sì con la testa ed esce.

GIORGIO Il cavatappi!
SOFIA (v.f.s.) È rimasto in salone.
GIORGIO In salone dove?
SOFIA (v.f.s.) Nel mobile bar.

Rientra Sofia con due bicchieri.

SOFIA Il fornello era acceso.
GIORGIO L’avrai dimenticato.
SOFIA No, sono sicurissima di averlo chiuso! Da quando Teo...
GIORGIO E’ arrivato in anticipo, come al solito.
SOFIA (gelata) Chi?
GIORGIO Teodoro...
SOFIA Teodoro chi?
GIORGIO Come Teodoro chi? Nel mobile bar non c’è.
SOFIA ...Teodoro!?
GIORGIO Il cavatappi. Sofia, ma che ti prende? Ah dimenticavo, ci ha portato un Bordeaux d’annata!
SOFIA Chi?
GIORGIO Sofia, cos’hai? Ti parlo e non mi senti.
SOFIA Sì, scusami...
GIORGIO Dicevo che Teodoro ci ha portato una bottiglia di Bordeaux...qui il cavatappi non c’è!
SOFIA E adesso dov’è?
GIORGIO Il cavatappi?
SOFIA Ma che cavatappi!!!
GIORGIO La bottiglia? Sul buffet...
SOFIA Ma quella l’aveva già portata...Teo dov’è?
GIORGIO Se ne è andato... ma poi ritorna, ritorna sempre.
SOFIA Ci sono dei piatti in più...
GIORGIO Siamo tre a tavola... sono giusti.
SOFIA E anche le forchette...
GIORGIO Facciamo mangiare Teodoro con le mani?
SOFIA No...
GIORGIO Ecco, appunto... posso fare qualcos’altro?
SOFIA (molto confusa) Credo di no... sistemo io qui sopra.
GIORGIO Allora finisco di vestirmi.
SOFIA Perché?
GIORGIO Vuoi che ceni in vestaglia?
SOFIA No...
GIORGIO Dove sta la giacca? Sveglia, Sofia!
SOFIA Nella cabina armadio... seconda porta a destra.
GIORGIO (mentre va) Seconda porta a destra...

Giorgio esce. Sofia con riluttanza apparecchia per tre ma mette solo due bicchieri.

GIORGIO (v.f.s.) Intendi la stanza enorme con la pareti bianche?
SOFIA Non sono pareti, sono armadi a muro.
GIORGIO (v.f.s.) E la giacca?
SOFIA È sulla poltrona...

Giorgio rientra con la giacca.

GIORGIO Questa casa è troppo grande per noi due...
SOFIA Anche l’altra lo era.
GIORGIO Mi fa venire in mente quella suite che prendemmo a Barcellona...
SOFIA Quella coi pappagalli?
GIORGIO Sì, e le tende di velluto, i lampadari swarovski e la vasca... quella vasca era una maledetta piscina!
SOFIA A me piacevano di più i pappagalli.
GIORGIO Se me lo dicevi te li compravo.
SOFIA Ce li vedi due pappagalli del settecento nel nostro salone?
GIORGIO Abbiamo i vasi giapponesi, la maschera indiana e ci sarebbero stati anche i pappagalli.
SOFIA Stanno meglio a Barcellona.
GIORGIO Comunque quella suite era una roba enorme, spropositata e dannatamente inutile!
SOFIA Il lusso è inutile.
GIORGIO Ma necessario...
SOFIA Per me no... io sto bene anche in una camera e cucina.
GIORGIO Non farmi ridere... vieni qui. (l’abbraccia, preferibilmente da dietro per lasciare visibile il volto di Sofia) Di’ Sofia, che ne dici se domani prendiamo il primo volo e ci torniamo?
SOFIA Dove?
GIORGIO A Barcellona, nell’albergo dei pappagalli... magari portiamo pure Teo con la ragazza. Che ne dici, ti va?
SOFIA Giorgio...
GIORGIO Sì...
SOFIA Ricordi il giorno in cui ti hanno portato in ospedale?
GIORGIO Vagamente. Stavo male...
SOFIA È vero... stavi molto male.
GIORGIO Ricordo che non respiravo... quella maledetta tosse, come dice Sandro? Bpc... Bpo... miseria porca, non mi ricordo mai quella sigla!
SOFIA No caro, la Bpco non c’entra nulla. Ti hanno ricoverato perché hai avuto un principio d’infarto.
GIORGIO Un infarto...?
SOFIA Non proprio un infarto, però avevi tutti i sintomi...
GIORGIO Mi sembrava... e come è andata?
SOFIA Davvero non ricordi nulla?
GIORGIO No... ho il vuoto. Ricordo solo che ero seduto in ufficio...
SOFIA È stata la tua segretaria ad avvisarmi... avevi appena ricevuto una telefonata.
GIORGIO Una telefonata... ne ricevo tante di telefonate!
SOFIA Ma quella era una telefonata particolare... veniva da Olbia.
GIORGIO (l’allontana da sé) Devi scaldare la cena, si sta facendo tardi. Fra poco torna Teo e dobbiamo mangiare.... cosa fai lì impalata?
SOFIA Niente, io...
GIORGIO Dai Sofia... dai cerca il cavatappi che qua non c’è.
SOFIA Sì, Giorgio.

Sofia esce in cucina.
Suonano alla porta.

GIORGIO Vado io...

Giorgio esce e apre la porta d’ingresso.

GIORGIO (v.f.s.) Si è messo a piovere? Sei tutto bagnato.
TEO (v.f.s.) E’ solo qualche goccia...

Entrano Teo e Giorgio. Teo cerca di spezzare l’imbarazzo afferrando la bottiglia.

TEO Beh, l’apriamo?
GIORGIO Ah, ti ci metti pure tu? Non troviamo il cavatappi.
TEO Ma non cercavi l’accendino?
GIORGIO Sono cambiate le priorità... ora cerco il cavatappi.
TEO E dove lo cerchiamo?
GIORGIO E che ne so? Ingegnati, conosci questa casa meglio di me.
TEO Da dove ti viene questa idea?
GIORGIO Dal fatto che io ci abito da una settimana mentre tu entri e esci da venti giorni.
TEO Veramente io sono stato sempre con te, in ospedale.
GIORGIO Vuoi farmi credere che non sei mai entrato qui prima d’ora?
TEO Solo una volta... il giorno del trasloco. Mi hai chiesto tu di dare una mano a Sofia.
GIORGIO Ah sì?
TEO Non te lo ricordi? Il giorno prima del ricovero.
GIORGIO Poco... ricordo poco. È come se fossi stato via per tanto tempo.
TEO Succede quando si sta male... i giorni diventano una catena di ore interminabili.
GIORGIO Sì, proprio così... soffrivi molto?
TEO No, non soffrivo quasi mai... ma il silenzio, quello non lo sopportavo.
GIORGIO Hai ragione, il silenzio è una brutta bestia. Avrei venduto l’anima per non vederti lì!
TEO In un certo senso è come se lo avessi fatto.
GIORGIO Dovevo salvarti in qualche modo.
TEO È stato Franklin a salvarmi.
GIORGIO Anche io ti ho salvato.
TEO Ma hai perso lo stesso.
GIORGIO No, se adesso tu sei qui vuol dire che ho corso più forte... cerchiamo il cavatappi, il tuo vino reclama aria.
TEO Sofia è ancora in bagno?
GIORGIO No, è in cucina.
TEO Vado a salutarla così le chiedo anche del maglione.
GIORGIO Che maglione?
TEO L’ho dimenticato qui il giorno del trasloco... è una vecchia maglia.
GIORGIO Nera?
TEO Sì...
GIORGIO Aspetta... ce l’hai ancora quella sigaretta?
TEO Certo che ce l'ho.
GIORGIO Dammela.
TEO Tieni... ma non farti vedere da Sofia!
GIORGIO Grazie... anche spenta mi fa sentire meglio.
TEO (mentre va verso la cucina) Zietta... sono qui!

Teo esce in cucina. Giorgio continua la ricerca del cavatappi.
Silenzio.
Giorgio si avvicina furtivo alla zona cucina e spia oltre la soglia. Quando si accorge che Sofia sta per uscire dalla cucina torna al buffet e riprende la ricerca del cavatappi come se niente fosse.

Entra Sofia...

SOFIA Il brodo è sul fuoco e l’arrosto in forno.
GIORGIO Bella quella spilla.
SOFIA Questa?
GIORGIO Sì, non l’ho mai vista prima.
SOFIA È un regalo di Teo.
GIORGIO Ha gusto quel ragazzo...
SOFIA Vado in camera, devo fare una telefonata.
GIORGIO Chi devi chiamare a quest’ora?
SOFIA (imbarazzata) Devo... devo chiamare Antonella. È il suo compleanno oggi.
GIORGIO Davvero? Non lo sapevo... falle gli auguri anche da parte mia.
SOFIA Giorgio... la sigaretta dove l’hai presa?
GIORGIO Non te lo dovrei dire... (a bassa voce) me l’ha data Teo. Ma non l’accendo, stai tranquilla... beh, ti sei imbambolata un’altra volta?
SOFIA No...
GIORGIO Sbrigati, vai a fare quella telefonata così ceniamo!
SOFIA Sì, torno subito...

Sofia esce verso la zona notte. Intanto Giorgio trova il cavatappi dietro a un vaso sul buffet.

GIORGIO Eccolo qua... dannato cavatappi! Ti piace giocare a nascondino.

Dalla cucina entra Teo.

TEO Parli da solo?
GIORGIO No, col cavatappi... era qui sul buffet nascosto dietro il vaso. Tra poco ceniamo… Sai, ho pensato di portare Sofia qualche giorno fuori, a Barcellona.
TEO Mi sembra una bella idea!
GIORGIO Tu ci verresti?
TEO Dove?
GIORGIO Con noi... sono anni che non facciamo un viaggio insieme. Porta anche Laura.
TEO Non... no, non posso.
GIORGIO È per via del lavoro?
TEO Sì, anche...
GIORGIO A Sofia farebbe piacere...
TEO Beh... ci devo pensare.
GIORGIO Sì... tanto c’è tempo. (porge la bottiglia a Teodoro) Tieni, stappala tu Teodoro.
TEO Teo...
GIORGIO Teodoro proprio non ti piace, eh?
TEO No... lo odio.
GIORGIO Più di Zorro?
TEO (mentre stappa la bottiglia) Molto di più. A scuola mi prendevano sempre in giro e pure Laura... sai come mi chiama quando litighiamo?
GIORGIO No, dimmi...
TEO Mi chiama Roosvelt... ti rendi conto?
GIORGIO Roosvelt... (ride) Quella ragazza è in gamba.
TEO A me non fa ridere...
GIORGIO Tu manchi di senso dello humor, caro mio. Troppi canti nella testa.
TEO Risparmiami le tue perle di saggezza. Tanto sono io che devo trascinarmi questo cavolo di nome!
GIORGIO Dillo a Marta, è lei che è in fissa coi presidenti americani… Teodoro, Franklin… il prossimo lo chiamerà Barak!
TEO Certo, è sempre colpa di mamma. Tu non c'entri mai.
GIORGIO Poco, io c'entro poco. È stata lei a decidere tutto. Lo sai che se dipendeva da me...
TEO ... io non sarei nato. Sì, basta. Ci sono cresciuto con questa storia.
GIORGIO Ci sono due cose che non si scelgono: il posto dove nasci e le persone da cui nasci. Il nome fa parte del pacchetto “vacanze sulla Terra”!
TEO Resta il fatto che non voglio essere chiamato in quel modo.
GIORGIO Anche a me non piace che mi chiami Giorgio.
TEO E come vorresti essere chiamato, sentiamo...
GIORGIO (malinconico) Papà... come dovrebbe fare un figlio.
TEO Ma ti rendi conto... è da quando sono piccolo che ti fai chiamare Giorgio!
GIORGIO Ero ancora giovane e la parola padre mi pesava.
TEO Beh, mi dispiace che fossi un peso per te.
GIORGIO Non ho detto questo.
TEO Sì che lo hai detto.
GIORGIO Va bene, l'ho detto... è per questo che ti vendichi buttando giù i miei palazzi?
TEO Arf... arf...
GIORGIO Smettila di abbaiare e rispondi!
TEO Sei... sei patetico.
GIORGIO Ah, sono patetico. E prima cosa cercavi di dirmi?
TEO Prima quando?
GIORGIO Prima quando stavo in cucina, mi parlavi dell’assessore... di Olbia.
TEO Ma niente...
GIORGIO Come niente? Sei venuto un’ora prima per non dirmi niente?
TEO E se anche fosse?
GIORGIO Forza, prima che ritorni Sofia.
TEO Calmati, non ti agitare.
GIORGIO Parlavamo dell’albergo, no? Cosa volevi dirmi dell’albergo...
TEO Te l’ho detto... niente!
GIORGIO E va bene! Allora parlo io... volevi dirmi che butterai giù Capofontana, avete vinto l'appalto per la demolizione.
TEO Se lo sai perché me lo chiedi?
GIORGIO Io non so un bel niente. Ero in ospedale e nessuno mi ha informato.
TEO Non era compito mio.
GIORGIO Miseria porca Teo... sei mio figlio. Potevi evitarlo, no?
TEO È stato Davide e poi eravamo dieci ditte... non credevo che proprio la nostra...
GIORGIO Non credevi? Beh, dovevi immaginarlo.
TEO Come... come facevo a immaginarlo?
GIORGIO Davide in Sardegna conosce mezzo mondo.
TEO Le gare sono anonime!
GIORGIO Sveglia Teodoro! Quell’uomo mi odia... avrà fatto carte false pur di aggiudicarsi la demolizione!
TEO Non è così... ti sbagli. Davide è uno onesto.
GIORGIO Onesto un corno! Lo sai come ha iniziato... lo sai questo?
TEO Lavorava come progettista per una ditta di Cagliari...
GIORGIO Progettista, non farmi ridere! Se avrà firmato anche mezzo prospetto è grasso che cola.
TEO Che stai dicendo?
GIORGIO Chiedi a Davide dell’ingiunzione, vediamo cosa ti risponde...
TEO Quale ingiunzione?
GIORGIO Quella che lo interdiva per due mesi dall’esercizio della professione.
TEO Non ci credo.
GIORGIO Nel novanta... per appalti truccati.
TEO Ma... ma come si fa ad essere così meschini!
GIORGIO Parli di me o di lui?
TEO Di te... non fai altro che buttare fango addosso alle persone!
GIORGIO Ma quale fango...
TEO Comunque sia lui agisce per il bene.
GIORGIO Il bene di chi?
TEO Della società!
GIORGIO Ma togliti la mascherina Zorro ed apri gli occhi! E a quando il lieto evento?
TEO La demolizione è fissata per giovedì della settimana prossima... domani parto per Olbia.
GIORGIO Domani... e quando avevi intenzione di dirmelo eh, quando?
TEO Tu... tu non mi dai modo.
GIORGIO Come non ti do modo... è mezz’ora che cerco di tirarti le parole fuori di bocca! Ho venti operai fermi da sei mesi.
TEO Non posso farci nulla...
GIORGIO Mi bastano sei giorni... una sola settimana e risolvo tutto.
TEO E io cosa dovrei fare secondo te? Anch’io ho delle persone che lavorano con me... e poi a Davide cosa gli racconto?
GIORGIO Digli... digli che i test sono andati male, che dovete ripeterli.
TEO Lui... lui si fida di me!
GIORGIO Aiutami Teo, solo per questa volta.
TEO Non posso, abbiamo un contratto da rispettare.
GIORGIO A quello ci penso io, penso a tutto io.
TEO No, Giorgio... mi dispiace.
GIORGIO Non ti ho chiesto mai nulla... mai nulla nella vita. Ora ti chiedo solo questo... sei dannatissimi giorni!
TEO Non posso...
GIORGIO Sì che puoi!
TEO Non lo vuoi proprio capire che io non sono come te!
GIORGIO Perché, tu come diavolo sei, si può sapere?
TEO Io... io cerco di essere migliore.
GIORGIO Migliore di chi?
TEO Migliore di te!
GIORGIO (afferra un coltello sulla tavola) In guardia Zorro!
TEO Ma sei impazzito? Posa quel coltello...
GIORGIO Cos’è, hai paura di un coltello senza lama? Su Diego De La Vega, infilzami con la tua spada.
TEO Sei ridicolo... alla tua età.
GIORGIO Forza che aspetti... uccidimi, non è quello che vuoi?
TEO Smettila... sta tornando Sofia, così la spaventi!

Entra Sofia di ritorno dalla zona notte.

SOFIA (allarmata) Giorgio... che fai?
GIORGIO Non lo vedi? Abbiamo Zorro in casa e ne approfitto per fare un po’ di scherma... Su, non fare quella faccia, certo che scherzo! Ecco vedi... il coltello è di nuovo al proprio posto. Come sta Antonella?
SOFIA Antonella... sì, sta bene. Ti saluta.
GIORGIO Allora possiamo metterci a tavola.
SOFIA Sì... vado a prendere il brodo.

Sofia esce in cucina.

TEO Cos’era quella buffonata?
GIORGIO Siediti... eroe!
TEO Non è colpa mia se hai deciso di stare dalla parte sbagliata.
GIORGIO Certo, siete tutti bravi a fare gli eroi nelle scarpe degli altri!
TEO Ma tu chi sei per dirmi chi devo essere e cosa devo fare?
GIORGIO Io sono tuo padre.
TEO Una volta forse, ma hai rovinato tutto... io cerco solo di mettere riparo allo schifo che ti lasci intorno!
GIORGIO Che schifo... di che schifo parli?
TEO Ci hai abbandonato come cani...
GIORGIO I cani hanno la cuccia, a voi ho lasciato un appartamento di due piani in pieno centro.
TEO Ma pensi solo ai soldi? E a noi... a noi come persone ci hai pensato? Franklin non aveva ancora due anni quando sei sparito! Sei mesi senza sapere se eri vivo o morto.
GIORGIO Ma poi sono tornato, no? Può capitare...
TEO No... a un padre non può capitare. Se non era per Davide...
GIORGIO Davide è un dannato approfittatore... s’è infilato nella crepa tra me e Marta e l’ha fatta diventare un crepaccio!
TEO Sì, e allora? Almeno lui quando ho bisogno c’è... c’è sempre stato.
GIORGIO Certo... lui adesso c’è. Ma dov'era quando ti sei ammalato?
TEO ....
GIORGIO E quando io e Marta correvamo da un ospedale all’altro alla dannata ricerca di una cura... lui dov’era?
TEO ....
GIORGIO E quando abbiamo messo al mondo Franklin nonostante... nonostante tutto per dare a te la possibilità di restare al mondo, lui dove cazzo era?
TEO ...
GIORGIO Dai Teodoro, cercati dentro... vedrai che qualcosa da dire la trovi!
TEO Cosa vuoi... cosa vuoi che ti risponda... grazie perché sono vivo?
GIORGIO Sarebbe qualcosa.
TEO Se proprio lo vuoi sapere era... era tuo dovere!
GIORGIO Sì certo... ma avrei potuto fare scelte diverse, prendere strade diverse.
TEO Ma nessuno ti ha puntato la pistola addosso per fare quello che fai... per essere quello che sei!
GIORGIO Sì invece.... davvero pensi che con uno stipendio da tecnico di cantiere avrei potuto pagarti le spese del viaggio, del trapianto e tutto il resto? Rispondi...
TEO Io... io non lo so... so solo che... che se lo avessi fatto ti avrei rispettato.
GIORGIO Cioè... mi rispettavi se ti lasciavo morire?
TEO Va bene, basta... finiamola qui, tanto...
GIORGIO E invece no parla... capiamoci una buona volta! Io sono qui Teo... ti ascolto, se vuoi offendimi, calpestami, bastonami... ma parlami!
TEO Io non ho niente da dirti... capito? Niente...
GIORGIO Tutto tua madre. Rintanati nelle vostre viscere, caldo o freddo, peste o tempesta. E chi sta fuori crepa!
TEO È per questo che ci hai lasciati?
GIORGIO Anche per questo...
TEO Lei non lo ha capito.
GIORGIO Lei non può capire... per lei è tutto o bianco o nero.
TEO Lei ti ha sempre difeso...
GIORGIO Ma non mi ha perdonato..
TEO Era chiederle troppo, non credi?
GIORGIO Sì, hai ragione... siediti.
TEO È un ordine?
GIORGIO Vuoi mangiare in piedi?
TEO No... vado a lavarmi le mani. (accenna ad uscire)
GIORGIO Mondrian...
TEO Come dici?
GIORGIO La nostra famiglia... è un quadro di Mondrian.
TEO Non ti capisco...
GIORGIO Tu sei il rosso, Marta è il giallo, Sofia è il bianco, Franklin è il blu mentre io sono il filo nero che vi gira intorno, che vi chiude, che vi stringe, che vi tiene uniti!
TEO Che ci strangola...
GIORGIO Pensala come vuoi... ma certi vincoli non si sciolgono! Nel bene e nel male. Dovrai fartene una ragione prima o poi.
TEO Ho bisogno di tempo.
GIORGIO Tutto il tempo che vuoi e io ce la metterò tutta vedrai... sarò un padre vero, come lo volevi.
TEO Perché fai così...
GIORGIO Così come?
TEO Così! Ti atteggi al padre perfetto che non sei mai stato. Perché dovrei crederti?
GIORGIO Perché stare sdraiati tra la vita e la morte varia le prospettive. Concedimi ancora una possibilità!
TEO E perché dovrei? Io non ho più bisogno di te.
GIORGIO Ma io si, io ho bisogno di te.
TEO Vorrei crederti.
GIORGIO Credimi allora… sono cambiato in queste settimane, sono cambiato tanto
GIORGIO E invece sì... te lo giuro, mettimi alla prova. Se vuoi lascerò il lavoro… guarda… finirò Capofontana e poi vengo a lavorare con voi... che ne dici? Con te e Davide... in fondo una volta eravamo amici, e tu sei mio figlio!
TEO E Franklin?
GIORGIO Anche per Franklin, sarò un padre nuovo... un padre nuovo anche per lui!
TEO Il padre che non ha mai avuto.
GIORGIO Sai che facciamo? A Barcellona ci portiamo pure tuo fratello...
TEO Sì... Franklin ne sarà contento.

Entra Sofia con la zuppiera.

GIORGIO (a Sofia) Sofia che ne dici se portiamo Franklin con noi?
SOFIA È una bella idea…
GIORGIO Sì, è una bella idea e a Franklin piacerà un sacco venire con noi.
TEO Lui… lui non ha mai smesso di amarti.
GIORGIO E tu… tu hai smesso?
TEO No, credo di no… ma ho bisogno di tempo.
GIORGIO D’accordo, certo… tanto il tempo non ci manca… vero Sofia?
SOFIA Giorgio…
TEO Si sta facendo tardi…
GIORGIO A che ora devi partire domani?
TEO Non so più se vado… forse rimando di una settimana.
GIORGIO Grazie…
TEO Non ti prometto nulla.
GIORGIO Va bene… va bene anche così.
TEO Vado a lavarmi le mani.

Teo esce. Sofia è ferma a capotavola con il mestolo in mano.

GIORGIO Hai visto Sofia? Hai visto come era contento? Credo che io e quel ragazzo ci siamo capiti... abbiamo parlato. Non lo abbiamo mai fatto veramente...
SOFIA Sandro sta venendo qui.
GIORGIO Sandro?
SOFIA Sì, l’ho chiamato io... poco fa.
GIORGIO Ma... dobbiamo cenare. Si fredda tutto, non possiamo aspettare anche Sandro.

Buio improvviso.

GIORGIO Ci risiamo... è saltata di nuovo la luce!
SOFIA Dev’essere il forno... ho dimenticato di spegnerlo.
GIORGIO Ma stasera dove hai la testa, si può sapere?
SOFIA Scusa Giorgio...
GIORGIO Non trovo neanche la torcia...
SOFIA Aspetta... sulla libreria c’è l’accendino.
GIORGIO Sulla libreria dove?
SOFIA L’ho nascosto dietro all’enciclopedia... eccolo.
GIORGIO Allora aveva ragione Teo... hai messo le mani sulla libreria.
SOFIA Non sono più una bambina.
GIORGIO Hai ragione... vado a sistemare la corrente.
SOFIA Giorgio...

Giorgio esce in corridoio facendosi luce con l’accendino.

GIORGIO Dimmi... ti sento... non vedo l’ora che venga lunedì!
SOFIA Giorgio... io amavo Teo, lo amavo tanto. Era da qualche mese che ci vedevamo di nascosto e avevo deciso di lasciarti. E dopo... dopo ho pensato di morire, tu eri in ospedale, io non sapevo più cosa fare. Ho creduto d’impazzire!

Torna la luce, rientra Giorgio.

GIORGIO Cosa stai cercando di dirmi, Sofia?
SOFIA Mi dispiace, io non volevo dirtelo così... ma ho bisogno che tu torni! Qui... qui con me.
GIORGIO Io credo che... non ho capito bene. Tu vuoi lasciarmi?
SOFIA No!
GIORGIO Vi ho visti prima... sai?
SOFIA Prima quando?
GIORGIO In cucina... lui ti ha dato la spilla e tu lo hai baciato.
SOFIA La spilla me l’ha regalata a Natale.
GIORGIO Non fingere con me... tanto so tutto. Ma non importa, Sofia... io accetto tutto, da voi accetto tutto. Se vi amate è giusto, è giusto che state insieme.
SOFIA Giorgio... tu devi ricordare!
GIORGIO Cosa... cosa devo ricordare?
SOFIA Il giorno dell’incidente.
GIORGIO C’è stato un incidente?
SOFIA Ad Olbia... l’albergo che Teo doveva demolire.
GIORGIO (ridendo) Cosa dici Sofia? L’albergo non lo demolisce più, me lo ha appena promesso.
SOFIA Ma quando te lo ha promesso... Teo è morto!
GIORGIO Che dici... sei diventata pazza? Teo è in bagno... (chiama) Teoooo... Teo!

Giorgio esce verso la zona notte alla ricerca di Teo e lo cerca chiamandolo in tutte le stanze. Poi stremato dall’inutile ricerca torna in salone...

GIORGIO Non lo trovo... dev’essere uscito quando è andata via la luce.
SOFIA No!
GIORGIO Sì invece... che ne sai tu? Lui è uscito... ma poi ritorna, ritorna sempre.

Giorgio va alla finestra del salone e guarda sotto.

SOFIA Questa volta no, non tornerà.
GIORGIO Mangiamo Sofia se no si fredda. (va verso la tavola)
SOFIA Giorgio... devi ascoltarmi!
GIORGIO Ma manca un bicchiere... hai dimenticato di mettere il bicchiere a Teo.
SOFIA Quella mattina ad Olbia qualcosa è andato storto.
GIORGIO Vado io a prenderlo...

Giorgio esce in cucina.

SOFIA Neanche Davide ha capito bene quello che è successo... avevano recintato tutto, come sempre.

Rientra Giorgio con il bicchiere.

GIORGIO Ecco... ora possiamo sederci.
SOFIA Un bambino... è sbucato all’improvviso sotto le recinzioni ed è corso verso il palazzo... nessuno se ne è accorto, tranne Teo.
GIORGIO Stasera servo io... tu sei così stanca! (inizia ad impiattare)
SOFIA Era già partito il conto alla rovescia...
GIORGIO La minestra è ancora calda... vieni Sofia. (si siede)
SOFIA Lo sai com’era Teo... è corso nell’albergo per riprendere il bambino prima che saltassero i detonatori...
GIORGIO Su, siediti... ti si fredda tutto.
SOFIA Non ha fatto in tempo...
GIORGIO Siediti...
SOFIA Hai capito cosa ho detto? Non ha fatto in tempo!
GIORGIO Siediti!
SOFIA Sì Giorgio, mi siedo. (va a sedersi)

Citofono. Fermo immagine di pochi secondi.

GIORGIO È Teo, vai a rispondere.

Sofia si alza e va al citofono.

SOFIA (v.f.s.) Sì... ti apro. (riaggancia)

Sofia rientra in salone.

GIORGIO È Teo?
SOFIA È Sandro.
GIORGIO Siediti...

Sofia si siede.

GIORGIO Che fai, non mangi?
SOFIA Sì Giorgio...

Suonano alla porta. Sofia accenna ad alzarsi.

GIORGIO Dove vai?
SOFIA Ad aprire...
GIORGIO Mangia...
SOFIA Ma, Giorgio...
GIORGIO Ho detto mangia!
SOFIA Sì, Giorgio...
GIORGIO Brava Sofia... mangia, sennò da grande non ti sposo.

Riprendono a mangiare in silenzio.

FINE