Numero 0 del gennaio-aprile 2000

Drammaturgia sociale

di Fortunato Cerlino

Non è vero che non esistano, nel panorama nazionale, idee forti ed innovative per un teatro al passo con la storia. Questa è la solita denuncia che si sente ripetere da chi, sul piedistallo della credibilità di mercato, si tocca la pancia lamentando indigestione di classici e rintanandosi nella sicurezza che questi - nello star-system all’italiana - danno. Soprattutto negli ultimi anni sono spuntate, come funghi, rassegne e manifestazioni che promuovono la nuova drammaturgia, e se la vastità delf enomeno non sempre significa qualità, è pur sempre vero che di giovani autori bravi e di testi validi, anche per il mercato dei grandi allestimenti, ce ne sono a sufficienza per indicare, anche in Italia, la stagione della drammaturgia contemporanea come una realtà nazionale. Quello che manca, e che viene denunciato dagli autori, è una rete che permetta di far circuitare gli spettacoli e i propri testi e che dovrebbe occuparsi di incentivare il lavoro creativo, non isolando gli autori, dando alla proposte maggiormente interessanti una visibilità, e quindi una credibilità, di massa necessaria perché le imprese teatrali possano rischiare sul nuovo. C’è un grande vuoto fra chi tende la mano per dare e chi, pur volendo ricevere, non si sbilancia in questa terra di nessuno. E’ questo lo snodo cruciale di tanto parlare intorno al moribondo che tanto moribondo non è; il paradosso in un’epoca che, dell’intensificazione delle comunicazioni, ha fatto la sua bandiera. Gli autori, ma tutti gli artisti in genere, si ritrovano su zattere galleggianti in mari senza approdi. Target nasce anche per cercare di collocare la prima pietra del ponte che bisogna edificare per colmare questo vuoto. E’ corretto specificare che il carattere fondamentale del problema è e rimane politico, o per meglio dire, la colpa di questo vuoto è anche da addebitarsi alle varie e tante politiche disattente ad investire su risorse creative nel campo dell’arte e che mostrano una fin troppa attenzione agli interessi di mercato e che, in quanto tali, sono privi di una qualsivoglia idea di impegno artistico tanto più sociale. Il "disimpegno" appunto, promosso in un certo senso da destra che da sinistra, diviene allora un percorso obligato - pensiero unico? - per chi ambisce a rappresentare e ad essere rappresentato, generando una diffidenza nei confronti di chi crede nel proprio lavoro come strumento per intervenire o confrontarsi con il sociale. Ecco che gli artisti impegnati si ritrovano ad avere una doppia identità di sceneggiatori di trash di successo di giorno, e di scrittori di capolavori, dall’incerto destino, di notte. Tuttavia ci sono i segni di quel mutamento che trasforma il concetto di "pubblico" da divertire intrattenendo, in"individui" da stimolare: l’arte vuole tornare ad essere un veicolo, non necessariamente serioso e pesante, che interviene nel "sociale" in maniera diretta e attuale. La tendenza, che target individua e promuove, è già abbastanza diffusa per poterla "battezzare": si tratta di tante idee e proposte riassumibili come "drammaturgia sociale". Per nulla da confondere con analoghi movimenti del passato se non per la forza e lo spirito che lo caratterizza,questa tendenza artistica trasforma molti giovani autori in veri e propriricercatori che passano alla lente la nostra storia, il nostro presente, conl’intento di ridare spinta alla storia stessa e alla coscienza di società in individui che "giochi a premi" e "montagne di gettoni d’oro" hanno ridotto a ruolo di audience. I nuovi autori, che target incoraggia, puntano a stimolare quel risveglio di passione sociale che possono traghettarci nel nuovo millennio- il vero millenium bug? - con rinnovata fiducia nella società degli uomini. La fine di un secolo e l’inizio di un altro ha sempre coinciso con l’assunzione di una grande responsabilità morale al fine di generare quelle spinte innovatrici che significano progresso: il novecento - il secolo breve - si lascia alle spalle molti disastri ma anche molti spunti di riflessione. Così questa tendenza, drammaturgia sociale - vuole assumersi la responsabilità di riproporre "l’impegno" - ancora Sartre - puntando anche alla creazione di un vero e proprio sistema che sia di sostegno a tutti coloro che "stanno lavorando con noi". Si torna a scrivere dunque ispirandosi alla storia e in molti testi che ci è capitato di leggere è presente, con fermezza, la convinzione che il riemergere della memoria è l’unica possibilità per ritrovarsi nel presente. Un nuovo messaggio, ispirato al "risveglio", questa volta privo di quel senso di disfatta e alla convinzione di essere gli unici interpreti di chissà quale verità rivelata che hanno caratterizzato gli intellettuali, qualche decennio fa, e che hanno finito col provocare una fuga dalla realtà e dalle responsabilità civili, artistiche e, quanto mai, morali che lamentiamo oggi. Emerge ora, con la drammaturgia sociale un invito al coinvolgimento, privo diogni frustrazione, ricco di stimoli, rivolto a quanti prendono coscienza che sottrarsi alla Storia è un’utopia pari all’idea di un benessere diffuso e disinteressato che ci pervade nelle nostre private vicende, senza alcun trauma, mentre il mondo ci guarda affacciandosi da uno schermo televisivo. Le storie che leggiamo - e scriviamo - riportano il "sommergibile" in superfice e spengono il periscopio. Questa è la spinta che influenza target , che non vuole inventarsinulla ma contribuire a portare alla luce un mondo di artisti che pulula neglispazi off, nelle cantine, nei piccoli sipari che danno loro credito, e per volontà di alcuni coraggiosi pionieri che si inventano motivi di incontro e confronto. Esiste tutto un mondo di musicisti, pittori, attori, registi,scrittori che hanno dato vita ad un metodo di produzione basato sui bassi costi, sull’entusiasmo, sullo stimolo reciproco, un mondo maturo e pronto ad affiancare e arricchire le realtà più istituzionalizzate per dialogare con loro in una logica di crescita e non di scontro. Target, noi individuiamo tra queste persone il futuro, il possibile futuro, ma prima che soffochino del poco ossigeno di cui godono, è necessario cominciare tutti a battere quel tam tam che può consentire la scoperta e la valorizzazione di quel "nuovo" così atteso che c’è, sappiamo che c’è, ma non riesce ad emergere.