Numero 2 di giugno-settembre 2001

Teatro amatoriale

di Sergio De Sandro Salvati

L’attuale momento culturale attraversa una stagione di grande fermento per l’esecuzione di progetti e programmi che hanno visti impegnati, nella loro preparazione, tutti gli operatori del settore nel corso dei mesi precedenti. Anche l’area del teatro amatoriale, interessata da innovazioni normative sul regime degli enti ‘No Profit’, ha fatto sentire la sua animosa presenza portando un significativo cambiamento nelle risoluzioni operative. Il trasferimento dallo Stato alle Regioni di risorse e competenze in materia di teatro, via via che l’assunzione dei poteri si completerà, potrà rendere le disponibilità più adeguate alle esigenze delle Compagnie; purtroppo la lentezza della macchina burocratica ne allunga i tempi penalizzando le programmazioni che hanno una loro logica legata alle Stagioni teatrali. Il senso di maturità e responsabilità rispetto ai mutamenti evolutivi ha già portato la FITA - Federazione Italiana Teatro Amatori - a riformare il proprio Statuto, cosÌ pure hanno fatto quelle Compagnie che mirano ad essere qualitativamente competitive nell’area filodrammatica. Le strutture federative, in questi ultimi anni, hanno saputo porsi all’attenzione dei gruppi artistici e del grande pubblico facendosi apprezzare per il variegato panorama di iniziative, per le attività formative, per il decentramento teatrale. Importanti ‘spazi’ sono già stati conquistati al Nord (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna); altri ‘spazi’, forse più urgenti, devono essere acquisiti al Sud per Puglia, Basilicata, Calabria che stanno vivendo un improvviso ma sensibile fenomeno di crescita culturale e artistica che, spesso, risulta caotico per mancanza di riscontri strutturali sui rispettivi territori di competenza. Soltanto in Puglia, per esempio, sono operative oltre centocinquanta compagnie amatoriali (un vero e proprio monitoraggio non è ancora stato fatto) con un numero di addetti valutabile intorno alle 1200 unità. Un grande ‘popolo’ che reclama spazi e palcoscenici di più facile fruibilità, magari destinati esclusivamente ai loro gruppi artistici. A nostro avviso, in ogni città dai capoluoghi ai centri minori dovrebbe essere realizzato almeno un teatro, magari recuperando le tante strutture abbandonate, specialmente quelle parrocchiali, adeguandone le attrezzature e gli impianti alle normative sulla sicurezza degli spazi di pubblico spettacolo. In tal modo si potrebbe soddisfare il bisogno inesauribile delle persone di provare l’esperienza del teatro e di proporsi nella sostanzialità di uno spettacolo completo. Ma cosa spinge il meccanico, l’impiegato o la casalinga a fare teatro al di là della questione dell’hobby intelligente? Qualcosa di culturalmente valido e divertente puÒ anche essere la lettura di un libro, l’ascolto della musica o una conversazione tra amici sufficientemente colti. Al di fuori di ogni retorica il teatro è una lezione di vita che scaturisce dal fare qualcosa insieme agli altri, in uno spazio idoneo e con un compito ben definito; con la differenza, rispetto alle altre attività di squadra, di non dover vincere o superare alcun concorrente ma semplicemente scambiare, trasmettere conoscenze con competenza e credibiltà. Il confronto vissuto sul palcoscenico ‘, appunto, la grande lezione per valutare le proprie e le altrui ragioni, amichevolmente, anche quando si ha voglia di provare la propria competitività e combattività con il prossimo. Forse in questo il fenomeno dello straripante sviluppo di teatro amatoriale trova una delle motivazioni. Un altro importante aspetto della straordinaria crescita del dilettantismo è il momento di crisi che attraversa il teatro professionistico, meno presente per numero di eventi ma anche qualitativamente livellato sulla mediocrità per una certa inflazione di artisti nazional-popolari-televisivi i quali hanno principalmente il merito di riempire le platee per il lucro dell’Ìmpresario. Un’altra sfaccettatura della questione, quella sul piano dei finanziamenti, è stata analizzata da Luigi Lunari, drammaturgo e critico che, recentemente, al Congresso di Treviso sul tema degli spazi teatrali, ha osservato: ‘il teatro amatoriale sta andando verso una situazione generalizzata; soldi per l’arte ce ne sono sempre meno e il teatro professionistico, fenomeno esclusivamente moderno, si sta esaurendo di fronte all’impossibilità di collocare il prodotto. Di contro stanno nascendo miriadi di compagnie amatoriali intellettualmente raffinate’. D’altro canto le pubbliche Amministrazioni sono ben lontane dal capire il fenomeno e non mettono a disposizione spazi agibili per impostazione tecnica e strutturale, anzi per una miope applicazione di regolamenti urbanistici e un’eccessiva richiesta di sicurezza, penalizzano gravemente le numerose esigenze degli operatori filodrammatici costretti ad operare in piccole strutture. Comunque, con caparbia determinazione, i gruppi continuano a recitare, organizzano rassegne, agiscono in spazi alternativi più modesti, scoprono bacini d’utenza, insomma seminano gratuitamente con estremi autofinanziamenti, mentre i circuiti professionistici riscuotono dalle casse ministeriali. Le Associazioni teatrali, in pratica, chiedono:

- di avere visibilità e benefici nella formulazione dei prossimi provvedimenti economici;

- un censimento di tutte le strutture teatrali disponibili (molte compagnie amatoriali più fortunate hanno un proprio spazio), per realizzare un strategia di ‘mutuo soccorso’;

- più agevolazioni sui costi d’uso dei teatri attraverso convenzioni apposite (per es. la FITA e l’AGIS stanno allacciando rapporti in tal senso) nonchè una diversa considerazione da parte della SIAE (pare che la maggior parte dei proventi di questa Società sia data proprio dal teatro amatoriale, molto diffuso);

- una maggiore attenzione da parte delle Amministrazioni pubbliche per le operazioni culturali che vanno, con maggiore espressione configurandosi come servizio politico-sociale sul territorio;

- interlocutori pubblici e privati più attendibili e scrupolosi rispetto ai criteri di accessibilità dei gruppi a forme contributive di qualsiasi livello;

- un maggiore sostegno dagli organi d’informazione locale;

Prima o poi queste esigenze troveranno piena soddisfazione; sempre più le compagnie amatoriali si faranno avanti per conquistare nuovi traguardi potendo fondare la propria potenzialità propositiva su una grandissima passione che si tramuta in energia attiva.