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Il progetto LORO prende spunto da un fatto di cronaca.  Una notte del dicembre ’78, la guardia giurata Piero Zanfretta, durante un giro di ispezione in alcune ville dell’entroterra ligure, incontra coloro che, a suo dire, sono «esseri enormi, alti circa tre metri».
Nell’arco di circa due anni le sparizioni saranno undici.
Il caso Zanfretta è un caso di rapimento alieno o “abduction”.
Siamo abituati a considerare questi fenomeni, e l’ufologia in genere, come pura fantascienza. E gli “addotti” alla stregua di mitomani. Il caso Zanfretta possiede tutte le caratteristiche per entrare nella statistica. Ciò che lo differenzia sono le decine di testimonianze, i titoli in prima pagina, carabinieri, televisione, il coinvolgimento dell’intera Genova. Elementi veri, reali. Inquietanti.
Ma, al contempo, palpita la caricatura da film di serie Z. Tra inseguimenti nella notte, nuvole d’oro, colpi di pistola e urla; tra sedute ipnotiche, robot in incognito e motorette volanti, ci sono questi alieni goffi, troppo goffi: loro e un demenziale progetto di colonizzazione terrestre. Loro e i genovesi, in un incontro impossibile. Sullo sfondo, l’Italia alla fine degli anni Settanta. Ingenua, piena di speranze. Ma anche falciata dal brigatismo, dalla lotta armata, dalle bombe.
Credo che le storie sugli ufo siano le uniche – insieme a quelle di fantasmi – che oggigiorno appartengano ancora alla più pura oralità, alla tradizione, al fantastico primitivo. Al mito. Le uniche che mantengano la loro potenza evocativa, solo se raccontate. Le uniche in grado di restituirci un senso di meraviglia ancestrale che la cultura del nuovo millennio, e il disimpegno dilagante, il consumismo, tentano di spazzare via.
LORO nasce, quindi, dal paradosso: fantascienza e mito, insieme. Da un esperimento: cosa accade ad affiancare il linguaggio del “cunto” col rigore del documentario? Da una domanda oziosa, dirompente: se l’evento più sconvolgente della storia dell’umanità fosse davvero avvenuto nel “posto” più sbagliato della storia dell’umanità (cioè Genova)?
Il testo qui proposto è quello finalista al Premio Riccione 2013, insignito della menzione speciale “Franco Quadri”. Per me ha rappresentato il nucleo di un progetto di più ampio respiro in cui, confrontandomi con la messa in scena, ho tarato la parola scritta col gioco teatrale.
Maurizio Patella

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La nostra recensione di Maria Dolores Pesce

«A partire da questa materia incandescente, Maurizio Patella dà vita a un monologo appassionato e partecipe, capace di coniugare virtuosismo stilistico e ricchezza di affabulazione. Nel ripercorrere le avventure ilaro-tragiche di Zanfretta, senza trascurare un sempre utile confronto con il presente, la ribalda vitalità dell’io monologante si concretizza in un linguaggio plastico e teatralissimo che erompe in una sintassi frenetica, tramata di ripetizioni esasperate: il risultato è una macchina scenica funambolica in grado di dare una ferma e convincente unità all’abbondanza di ingredienti e spezie».
(dal Verbale della Giuria del Premio Riccione per il Teatro 2013)

Un testo teatrale da cui – col sostegno di Scarlattine Teatro e Kilowatt Festival – lo stesso aut-attore ha dato vita a una messinscena da lui recitata e che tuttora continua a girare per numerosi teatri e rassegne d’Italia. Per informazioni e per consultare materiali vari, si vedano i siti web “mauriziopatella.blogspot.it” e “lororapimentoalieno.blogspot.it”.
«Uno spettacolo che sarebbe bello anche se visto da dietro. Chapeau.» (Francesco Chiaro, da “persinsala.it”, 21/02/2016)

Maurizio Patella (Genova, 1975), nel 2001, si diploma attore presso la Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Tra le tante collaborazioni, ha lavorato con Sipario Toscana, Teatro Gioco Vita e Teatri di Vita, venendo più volte candidato per i Premi Ubu per il Teatro come Miglior Attore under 30. Col racconto CRANIATA TERRIBILE ha vinto il premio Subway Letteratura 2009, venendo così pubblicato e distribuito in quattro milioni di copie in tutte le metropolitane d’Italia. Nel 2010, il racconto PICCOLA DEA CON LE EFELIDI è finalista al Premio Lama e Trama. Col monologo LORO si aggiudica invece la menzione speciale “Franco Quadri” al Premio Riccione per il Teatro 2013.