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Valter Malosti firma la regia e l'adattamento teatrale di tre opere letterarie di fine ottocento, incentrando i tre lavori sulle donne protagoniste di Giro di vite di Henry James in scena dall'8 al 10 marzo, di Senso di Camillo Boito in scena dal 12 al 14 marzo e di Anna Karenina di Lev Tolstoj di cui è in scena il primo studio dal 15 al 17 marzo. A dare corpo e voce ai tre personaggi è Irene Ivaldi. I tre spettacoli sono in scena al Teatro di Villa Torlonia, gioiello recuperato da pochi anni dall'abbandono e l'incuria in cui è stato lasciato dalla seconda guerra mondiale, da quando cioè l'intera bellissima villa è stata abbandonata dalla famiglia Torlonia e dal suo più illustre inquilino: Benito Mussolini. Parentesi doverosa va dunque fatta su questo recupero difficilissimo fatto solo di recente, che ha

consegnato alla città un parco pieno di tesori architettonici e naturalistici. Venendo allo spettacolo, ho potuto assistere al primo episodio della trilogia, Giro di vite, tratto dal racconto di Henry James del 1898. Irene Ivaldi offre una splendida prova d'attrice, non soltanto calandosi perfettamente nella parte della protagonista che per quasi tutto lo spettacolo risulta l'Io narrativo, ma anche prestando la voce agli altri personaggi della storia, nei dialoghi che la protagonista intrattiene con Mrs. Grose, governante della villa dove si svolge la vicenda, e con i due bambini Flora e Miles. Se apparentemente sembra di avere a che fare con una storia di fantasmi, in realtà la sensazione è quella di trovarsi di fronte, in compagnia della protagonista, all'incalzare di situazioni e avvenimenti sempre meno chiari e sempre più inquietanti, dove non conta tanto lo svolgimento dei fatti raccontati, quanto il turbamento che essi destano nello spettatore e nella stessa protagonista. Mi è sembrato che tutte le scelte di regia sono state fatte per sottolineare ed enfatizzare questo crescendo di tensione e confusione, che risulta essere la cifra originalissima della novella di Henry James. La voce dell'attrice è quindi amplificata o distorta, a seconda delle necessità interpretative, da due microfoni. La musica e il tessuto sonoro di fondo creano inoltre un'atmosfera che scandisce, talvolta con violenza, i numerosi colpi di scena del racconto. Un lavoro decisamente godibile, che invita ad assistere anche agli altri due appuntamenti di questa trilogia.

Foto Andrea Macchia