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«Scrivo per me e per te: ho bisogno di te per dire di me». Come dichiara la stessa interprete e autrice dello spettacolo fin dalle prime battute, “L’importanza di Donatella” nasce da un’identificazione totale col personaggio, di cui rivive il dramma sulla scena. Donatella Mei si cala nei panni di Donatella Colasanti, la donna sopravvissuta al massacro del Circeo e uccisa da un tumore nel 2005, per renderle giustizia e offrirle la possibilità di parlare, quando ormai non può più farlo. Senza eccedere nella cronaca nera, né calcando i toni patetici che pure sarebbero giustificabili visto l’argomento, la Mei propone un testo misurato, in cui si alternano tre diverse voci. Spostandosi da un punto all’altro della scena, l’attrice è la vittima che monologa o che si rivolge alla compagna di sventura Rosaria Lopez, ma è anche sguardo esterno e radicato nel presente, che racconta la vicenda giudiziaria e commenta, concedendosi addirittura delle aperture ironiche e di ammiccamento al pubblico. In mezzo a questi due momenti, si inseriscono degli intarsi poetici, in cui i versi scritti da Donatella Colasanti si fondono con quelli della stessa interprete. La poesia diventa la chiave di lettura di tutto il testo: la possibilità di esprimere l’indicibile. Nella cornice meravigliosa del Teatro di Documenti, Donatella Mei mostra una donna distrutta dalla violenza e dalle incomprensioni di una giustizia che non le riconosce un equo risarcimento, portata all’estremo da una società miope e maschilista. «Mi sento vittima di tutto, anche di voi», dice la Colasanti rivolgendosi alle femministe che hanno sposato la sua causa, ma dalle quali non riuscirà a sentirsi sostenuta fino in fondo, convinta di essere stata abbandonata da tutti. Mentre il suo personaggio aspetta che «la poesia addolcisca questo dolore», la Mei denuncia con rabbia le ingiustizie subite da tutte le donne violate, costrette a sopportare i pregiudizi e sempre sospettate di condotta immorale. È con indignazione che l’attrice e poetessa romana parla di donne che devono dimostrarsi innocenti, quasi dovendosi purificare di colpe che hanno in realtà solo subito, e di uomini presto scagionati anche dall’opinione pubblica, che li giustifica in virtù della giovane età o della sfortuna. È solo evadendo da se stessa, allargando per qualche ora le sbarre del proprio cuore – come dice la Mei – che Donatella può sopportare il suo dramma. Ma la sua vita, alla ricerca di ascolto e di giustizia, si spegne di fronte alle ennesime delusioni. Donatella Mei mette da parte i toni che caratterizzano la sua espressione artistica consueta, quelli del cabaret e della comicità, per lanciarsi in un teatro di denuncia e di impegno civile: senza per questo perdere la leggerezza del sogno e della poesia.

L’importanza di Donatella, di e con Donatella Mei
Teatro di documenti
Via Zabaglia 42, Roma
Fino al 6 novembre.