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Renato Sarti propone al Teatro Ringhiera, Chicago Boys. Nato in forma breve per Report di Milena Gabanelli su RAI 3, lo spettacolo ha debuttato al Teatro della Cooperativa qualche anno fa, nel novembre 2009. Arriva in questi giorni, in Via Boifava per uno scambio fra teatri di confine, spiega al termine il regista/attore, fra gli applausi. Uno scambio fra teatri che esercitano un ruolo culturale attivo nelle periferie n cui vivono e che animano con impegno e intelligenza.  Al Teatro della Cooperativa nelle stesse date, dal 7 al 10 febbraio, va in scena “Il ritratto della salute” una produzione Compagnia Atir del Teatro Ringhiera. I confini si toccano, si scambiano, si esprimono. Il Nord incontra il Sud, raramente accade. Una buona iniziativa. Se pensiamo agli ultimi scandali finanziari alle indagini sulle banche e sulle compagnie assicurative, se pensiamo alla profonda crisi che attraversa il sistema economico globale  questo spettacolo, è sempre attuale. Anticonvenzionale, intenso, coraggioso, Renato Sarti, regista demiurgo, sa utilizzare tutti i codici teatrali per raccontare una verità scomoda, ci trascina in un’avventura visiva e uditiva, alla scoperta del sistema economico in cui siamo immersi, è inutile indignarsi, piuttosto meglio riflettere sui possibili cambiamenti. In un’atmosfera rarefatta, un ambiente scuro, un rifugio antiatomico, il demone Sarti, su un tappeto di rose nere e luci rosse, racconta il sistema economico globale. Immerso in una vasca da bagno dalla forma di un utero materno e dalla quale non riesce ad uscire, il magnate ci svela i retroscena, le immagini che non vorremmo mai vedere. Ci racconta il caos terreno in nove lezioni. Partendo proprio dai Chicago Boys, un gruppo di economisti cileni, oppositori di Allende, formatisi all’Università di Chicago negli anni ’70 e poi divenuti consulenti di Pinochet. Parole d’ordine: privatizzare le industrie pubbliche, smantellare lo stato sociale, attrarre capitale straniero, eliminare le barriere doganali, frenare l’inflazione. Politiche economiche spregiudicate che hanno significato per le popolazioni coinvolte, disastri ambientali, licenziamenti, diminuzione degli stipendi, degli ammortizzatori sociali, ma anche aumento dell'alcoolismo, delle tossicodipendenze, dei malati di AIDS, della prostituzione minorile, della malavita, degli omicidi e dei suicidi. In scena anche la sensuale Elena Novoselova, nel ruolo di una prostituta russa, prigioniera di questo capitalismo sfrenato, vittima del sistema, eroina senza speranza che cerca di opporsi al potere. La vittima, il suo carnefice e una serie d’immagini: uomini, donne e bambini, in balia di capitalisti spregiudicati.  Vale la pena ricordare che la rappresentazione della sofferenza altrui non sempre tocca l’anima dello spettatore, si produce spesso una sorta d’indifferenza. La causa di questa indifferenza va ricercata nell’enorme quantità d’immagini violente in cui siamo immersi, che condurrebbe all’assuefazione, all’accettazione apatica della violenza. Già Adorno nei suoi studi rifletteva su questo aspetto. Le vittime diventano così tutte uguali e questo le allontana da noi. Ci illudiamo di essere innocenti, prima che impotenti. Siamo sicuri che sia così? Proviamo a mettere da parte la compassione, che genera senso d’impotenza e d’innocenza, una sorta di deresponsabilizzazione che ci sostiene di fronte all’orrore… e scopriremo che non è così. Alla forza delle immagini e della musica il regista demiurgo sensibile e attento al dolore degli altri, affida il finale dello spettacolo. Un’immensa esplosione atomica ci invita a porci una domanda che cosa possiamo fare davanti al dolore degli altri? Ricordarci che ci riguarda, perché siamo tutti responsabili.

Teatro Ringhiera Milano.
Testo e regia Renato Sarti, con la collaborazione di Bebo Storti.
Con Renato Sarti ed Elena Novoselova
Scene e costumi Carlo Sala. Produzione Teatro della Cooperativa