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La storia contemporanea approda a teatro. Da un po’ di tempo ormai, ciò che ha sempre interessato il cinema, soprattutto quello americano, sembra intrufolarsi tra le tavole del palcoscenico. La storia europea degli ultimi venti anni arriva in scena attraverso diari e biografie, quasi smorzata, addolcita, proprio perché molto vicina, nei tempi e nei luoghi. Ma stavolta lo fa in un modo feroce quanto sincero. Laura Forti porta a Napoli, presso la Sala Assoli, dal 19 al 24 febbraio, un lungo monologo: NEMA PROBLEMA, con la regia di Pietro Bontempo. Il titolo, di chiara ascendenza latina, in realtà altro non è che lingua croata. “Nema problema”, cioè nessun problema, urlano i compagni del protagonista, catapultato nella terribile realtà della guerra in Jugoslavia, nell’apparentemente lontano 1992.  Laura Forti racconta, attraverso il suo testo, la vera storia di un suo amico che nel ’92 si ritrova a dover recuperare i nonni materni rimasti in Croazia. Lui è un giovane “bauscia” milanese, amante della fotografia e della musica jazz, tanto da poter pensare ad un futuro artistico. Il protagonista, interpretato dal commovente, toccante e ottimo attore Giampiero Judica,  sceglie di restare  e vivere la guerra, perché certi occhi non si dimenticano. Sceglie di combattere per un Paese che per metà è nel suo sangue ma non comprende a fondo la volontà che lo spinge in quel turbinio di orrori. La testimonianza del giovane italiano di 23 anni è molto più efficace di quella di  un reporter  o di un inviato di guerra, poiché si apre a descrizioni specifiche, crude, puntigliose, ma soprattutto vere, sul massacro etnico avvenuto in quegli anni. Le immagini dell’efferate azioni a cui il ragazzo assisteva quotidianamente, l’uccisione di bambini, lo stupro di ragazze, la decomposizione dei cadaveri, fuoriescono come un fiume in piena attraverso le  parole dell’attore. Mai un’esitazione, mai una pausa, mai un crollo: l’attore incarna perfettamente il vero protagonista. Il processo che si attiva attraverso questo spettacolo è particolare: da un’iniziale attenzione “artistica” in cui il pubblico è cosciente che ciò che sta vedendo è finzione, si arriva ad una trasposizione e sovrapposizione totale dell’attore sull’immagine del vero protagonista.  Gli spettatori appaiono  fortemente provati: i volti esprimono dolore, commozione, vergogna. Tutto ciò che è descritto è avvenuto a poche centinaia di chilometri dall’Italia e nessuno si è mai accorto davvero, o meglio ha finto di non accorgersi, della gravità della situazione. “Nema problema” appunto! L’autrice realizza un testo costituito per lo più da una narrazione cronachistica, struttura che sarebbe potuta risultare arida e noiosa; in realtà il tutto è  reso apprezzabile ed  emotivamente coinvolgente in scena, attraverso le sembianze di un diario autobiografico. Giampiero Judica recita con il corpo, oltre che con la voce: gli occhi lucidi confondono il pubblico, le mani sono solcate da vene profonde, il sudore e la bava sono reali, le tempie pulsano.  Impossibile uscire dal teatro senza una minima riflessione. Ciò che ci ha sconvolti fino ad ora, si tinge di un ulteriore interrogativo: il giovane milanese torna a casa. Possiamo davvero comprendere a fondo come sarà la sua vita dopo il ritorno?  Adesso non potrà ripetere e ripetersi “Nema problema”. Il problema è proprio il “dopo” e noi lo stiamo osservando sulla scena.

NEMA PROBLEMA
Sala Assoli Napoli
19-24 febbraio 2013
Fondazione Teatro Due
NEMA PROBLEMA (storia di un ritorno)
Di Laura Forti
Con Giampiero Judica
Regia Pietro Bontempo