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Andrea Adriatico, porta in scena, al teatro Litta di Milano, l’amore omosessuale con la tenerezza e la fragilità di corpi che si offrono innocenti e nudi agli sguardi del pubblico. Andrea Adriatico racconta attraverso le parole di Pier Vittorio Tondelli, le emozioni, le paure, le incomprensioni gli amori che ci spaventano: “Leo perché non ti metti il cuore in pace e accetti di amarmi?”  E’ la tenera frase che uno dei protagonisti pronuncia nel vuoto.  Adriatico dimostra come sia possibile parlare di argomenti ancora oggi molto attuali e come sia possibile farlo attraverso una rappresentazione che riesce a raggiungere una piena armonia estetica, in un allestimento scenico semplice, ma al tempo stesso curato e completo. Grazie anche alla bravura degli interpreti, mai sopra le righe.
Leo, scrittore di successo ama un giovane musicista, Thomas, ma ama anche la sua solitudine, le sue abitudini e costringe l’amante a vivere la loro storia d’amore in “camere separate”. Ognuno nella sua città, incontrandosi e amandosi intensamente per brevi periodi, per rendere l’amore più forte. Camere separate è un romanzo di Pier Vittorio Tondelli. Una, storia drammatica e autobiografica, pubblicata due anni prima della scomparsa del suo autore, avvenuta nel 1991. Attraverso piccoli monologhi raccontati come una cronaca giornalistica al microfono, su due palcoscenici da discoteca, i due personaggi, mettono a nudo la loro anima con continui flashback, scambiandosi, luoghi, ruoli, sogni. Il pubblico un po’ alla volta entra all’interno delle camere per conoscere i vari tasselli della vita di Leo e Thomas. Leo è uno scrittore di successo, originario di un paese della bassa padana, vive tra Milano, Parigi, Londra e Firenze. Thomas, invece, è un giovane musicista di Monaco di Baviera. I due amanti si incontrano spesso in giro per l'Europa, trascorrono le vacanze insieme, alternano periodi di convivenza a periodi di separazioni, Leo vuole così, ben attento a lasciarsi sempre una via d’uscita. Thomas vorrebbe un amore assoluto una lunga serena convivenza, Leo preferisce amarlo da lontano. Non sa decidere, la vita deciderà per lui, Thomas si ammalerà di Aids. Il male del ventesimo secolo, di cui oggi non si parla più, anche se le cifre restano comunque alte.  La scena purificata da ogni inutile orpello lancia la parola scenica da un punto all’altro dello spazio, diffonde visioni, suoni, ricorrendo alle lezioni di Artoud, Adriatico immagina un “teatro della crudeltà”, sguardi fissi sul pubblico, luci, suoni che arrivano come una sferzata, per raccontare la diversità, l’urgenza di essere e dire attraverso il teatro. Le musiche sono parte integrante del racconto approfondiscono i personaggi, una situazione e definiscono le battute, l’effetto emotivo è alto. I due attori dentro e fuori le loro camere mostrano una vicenda umana contagiando gli spettatori, portando in scena la loro corporeità fatta di parole ed emozioni. Mostrandoci, anche nei momenti più drammatici, un’altalena continua fra il fuori e il dentro. Il messaggio più profondo della regia è proprio in questa dimensione, cercare di cogliere attraverso la rappresentazione scenica il senso della scrittura per Tondelli. “Lo scrittore è una persona che tenta di vivere scrivendo e cerca di fare in modo che la scrittura contribuisca a farlo vivere. Lo scrittore è sempre conteso fra questo buttarsi fuori e tornare nel silenzio”. Al nostro arrivo gli attori distribuiscono in scena alcune frasi, tratte dall’opera più anomala di Tondelli: “Biglietti agli amici”, ventiquattro biglietti, uno per ogni ora del giorno partendo dalla notte, raccolti inizialmente in un’edizione di sole ventiquattro copie da regalare il giorno di Natale del 1986 agli amici. Io avevo il biglietto numero 24. Lo copio per regalarlo a voi che leggete: “Il fantasma della sua terza persona lo ha accompagnato ogni giorno. C’erano momenti, nel suo vagabondare per la città illuminata da un’inedita lucentezza autunnale, in cui sentiva tangibilmente la mano di Bruno posarsi, protettiva, sulle sue spalle. In questi momenti sentiva soggezione rispetto al mito di sé che aveva giocato. Si sentiva piccolo, mentre l’altro diventava epico... Così anche Aelred gli è venuto incontro a Bloomsbury vestito con un pullover grigio, le gambe un po’ curve, un ciuffo biondo di capelli sulla fronte spigolosa e un pungente sguardo verde-azzurro...ora a pochi minuti dal ritorno, si chiede se ha viaggiato per qualcosa”. E’ una domanda che mi pongo spesso. Strano, mi dico, questo biglietto parla proprio a me, nulla a teatro arriva mai per caso.

foto Raffaella Cavalieri

Teatro Litta
dal 28 febbraio al 10 marzo
Produzione Teatri di Vita
BIGLIETTI DA CAMERE SEPARATE
uno sguardo di Andrea Adriatico su Pier Vittorio Tondelli
con: Maurizio Patella in Camera 1, Mariano Arenella in Camera 2 - musiche originali: Massimo Zamboni cantate da Angela Baraldi - luci, scene e costumi: Andrea Cinelli - cura artistica: Saverio Peschechera - fotografia: Raffaella Cavalieri - supporto tecnico creativo: Roberto Passuti e Gianluca Tomasella