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Subito a seguire la presentazione, nell'ambito dell'edizione 2013 del festival dell'Eccellenza femminile curato da Consuelo Barillari, del premio IPAZIA alla nuova drammaturgia che ha come significativo filo conduttore il tema “Uomini/Donne: il conflitto”, si è tenuto sabato 16 marzo al Museo Biblioteca dell'Attore di Genova un incontro pubblico con Fausto Paravidino.
Conducevano il Professor Franco Vazzoler e Consuelo Barillari, con l'intento di sviluppare appunto il tema conduttore del Festival, il conflitto di genere, all'interno della ormai corposa  drammaturgia di Paravidino, consosciuta e diffusamente rappresentata anche in Europa, e con particolare riguardo alla sua ultima fatica “EXIT” che a breve esordirà a Genova.
In realtà, quasi a ricordare il vecchio contenzioso circa Ibsen femminsita, il discorso, che si è immediatamente aperto al prevalente contributo del numeroso uditorio un po' 'stipato' nella piccola sala del Museo, è andato da subito a riguardare la capacità del teatro di intercettare le tematiche, le voci, le esigenze e anche le speranze di una comunità, le modalità con cui ciascun drammaturgo e Paravidino nello specifico intende e prova a farlo ed infine, e questo è stato tema assai intrigante, se il teatro debba esclusivamente ascoltare ciò che prevale ed è egemonico, in senso gramsciano, nella comunità di riferimento, ovvero debba svolgere una funzione etica e, molto vigolettata, educativa nei confronti di quella stessa comunità.
All'interno di questo contesto diventa quasi conseguente la sensibilità di un artista attento e sensibile  come Paravidino rispetto al tema del conflitto di genere che, proprio per la sua urgenza nella nostra contemporaneità va assumendo aspetti tragici e delittuosi.
Salvo il ricordare da parte di Paravidino stesso che la costruzione drammaturgica, esteticamente e artsticamente intesa, è comunque intrisa di soggettività e di esperienza esistenziale che assumono caratteri condivisibili nel momento stesso in cui questa soggettività trova la sua organica rappresentazione, ed il suo inevitabile limite regolatore, nella ricerca di quel verosimile, psicologico ed esistenziale appunto, che costituisce il fondamento del teatro stesso.
La costruzione drammaturgica come superamento dunque, anche in questo specifico tema, della semplice volontà di proporre o difendere 'ideologicamente' una posizione o un punto di vista.
D'altronde se il teatro pareva aver perso, anche per colpa dei suoi protagonisti, la capacità di incidere sui costumi culturali della Società contemporanea, con effetti che la grottesca egemonia culturale degli ultimi vent'anni pone sotto gli occhi di tutti, ora qualche slancio nuovo e rinnovato pare rafforzarsi a partire dall'esperienza dell'occupazione del Teatro Valle di Roma, forse più produttiva e forte di quanto ci si sarebbe potuto aspettare.
Aspettando di apprezzare il nuovo lavoro di Fausto Paravidno non possiamo che augurarci che quell'esperienza, di cui Fausto è uno dei promotori, abbia ancora più efficacia.