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Il CENTRO STUDI SUL TEATRO NAPOLETANO, MERIDIONALE ED EUROPEO  di Napoli, conclude felicemente il seminario tenutosi nel corso di marzo. Il presidente Antonia Lezza e il drammaturgo Enzo Moscato hanno condotto gli appuntamenti attraverso letture, interpretazioni, commenti e confronti. Agli incontri  hanno partecipato attivamente i membri

dell'associazione, ma non solo. Giovani studiosi e appassionati di letteratura e teatro hanno reso eterogeneo il pubblico di lettori. Il tema conduttore, nonchè titolo del seminario, come già accennato nel precedente articolo dedicato all'apertura degli incontri, è "il disincanto di Partenope": la Napoli nascosta  viene riletta e analizzata attraverso il romanzo tra gli anni '40 e gli anni '70. L'intento del progetto non è solo quello di riunire un  pubblico diversificato per età e formazione culturale, ma è soprattutto quello di spingerlo alla lettura e alla conoscenza di alcuni romanzi rivolti alla città partenopea. Questo permette non solo la conoscenza di scritti la cui pubblicazione si è interrotta nel corso degli anni, rendendo alcuni romanzi di difficile reperimento, ma soprattutto porta i lettori alla rilettura di opere conosciute in passato o alla scoperta di quelle mai lette. La presenza di abitanti della provincia napoletana, di nativi di altre province campane e di studiosi provenienti da altre regioni, ha permesso un proficuo confronto non solo delle letture, ma soprattutto dei diversi punti di vista nell’analisi della città e dei movimenti culturali partenopei. Chi nasce e vive in una città ha un'ottica necessariamente diversa rispetto agli abitanti temporanei o da breve tempo presenti in quel luogo. I romanzi proposti da Enzo Moscato, sotto la supervisione del presidente Lezza, contengono tutti gli elementi fin qui accennati. Da "Il sangue di San Gennaro" di Sàndor Màrai, a "L'infanta sepolta" di Annamaria Ortese, per concludere con il romanzo di Nicola Pugliese "Malacqua", particolarmente caro ad Enzo Moscato, ma purtroppo introvabile, perchè non ristampato da tempo.
Come approfondito nel precedente articolo,  attraverso il romanzo di Màrai, il primo di cui si occupa il seminario, ci accingiamo ad osservare Napoli attraverso gli occhi di un esiliato di guerra, che impara a convivere con la complessità di questa città. Ciò che emerge è sicuramente una visione positiva, poetica, permeata da analisi antropologiche e dalla particolare visione di uno straniero che riscopre nella Napoli del dopoguerra un segno fortissimo di identità territoriale, culturale e linguistica. Quest'ultimo elemento, in effetti, è dolorosamente oscurato dalla guerra e dimenticato nel resto d'Europa. All'interno di una netta distinzione di contenuti, visibile nella struttura del romanzo ( la prima parte è lieve e poetica, la seconda tratta un fatto di cronaca), la visione paesaggistica e pittorica di Màrai è sempre fortemente presente. Due stranieri: questo l'elemento di unione tra Màrai e Annamaria Ortese. Ma quest'ultima, da napoletana, ha sempre preferito considerarsi straniera in Patria. La storia della Ortese, scrittrice feconda e originale, narra le pagine dello scontro politico e culturale all’interno dell’ambiente letterario napoletano degli anni ’50 e ‘60. Il suo "esilio" ligure in età avanzata viene da lei definito in maniera negativa: "terra di vento e di terrore". Ne "L'infanta sepolta" emerge il realismo magico dell'Ortese, il surrealismo, la visionarietà, l'immagine di una Napoli nascosta e di un mondo che è invisibile alla massa. La mescolanza tra descrittivismo personale e metafora visionaria porta inevitabilmente l'identificazione dell'Infanta con la stessa Ortese. Anche il linguaggio è barocco e le immagini sono caravaggesche, a differenza dei colori dorati e splendenti delle descrizioni di Màrai. L'ultimo romanzo, Malacqua, del 1974 ma pubblicato nel 1977, secondo Moscato rimane una piccola perla dispersa nel mare letterario partenopeo. Pugliese è un giornalista che si è ritirato a vita privata nell'avellinese. Il linguaggio è fortemente giornalistico, basti pensare alla denominazione dei personaggi attraverso l'ordine "cognome-nome-età", come di solito si usa scrivere in cronaca. Ma all'interno di una fortissima struttura  descrittiva, emergono le considerazioni personali, riportate su carta, attraverso ripetizioni, frasi sintetiche, parlato colloquiale. Il linguaggio visionario di un uomo che passeggia per la sua città e immagazzina informazioni e visioni, scontrandosi con una rigidità giornalistica che cerca di contenere la pentola in ebollizione. L'essenza e l'apparenza. Le quattro giornate narrate da Pugliese, memori delle giornate storiche che interessarono Napoli, sono inondate dalla pioggia. La città si sgretola sotto quantità inimmaginabili di acqua. La cittadinanza si adatta alla situazione, mentre voragini inghiottono i palazzi di via Tasso. Tra i lettori presenti al seminario emergono le considerazioni sul recente crollo del palazzo a Riviera di Chiaia, e la metafora dello "sgretolamento" appare contemporanea e attuale. Le fondamenta della città fuoriescono dalle voragini: una bambola è in fondo. L'immagine femminea ma apocalittica, profana, regge le sorti di un'intera città? E le numerose donne da lui citate nei vari squarci di vita, tutte nascoste dietro l'immagine maschile, non sono forse simbolo di un'anima "femmina", profonda e comune, che è quella di Partenope? Moscato sottolinea continuamente le particolarità del testo di Pugliese, ne esplica le possibili trasformazioni sceniche o cinematografiche, ma la sensazione che si innesta nei lettori è che questo romanzo non sia ancora concluso. Purtroppo, invece, il ciclo di incontri sul romanzo a Napoli si è concluso, ma rimaniamo in attesa dei numerosi incontri che si terranno nel corso dei prossimi mesi.  Gli aggiornamenti sulle iniziative che si svolgeranno presso il Centro Studi sul Teatro napoletano, mediterraneo ed europeo di Napoli sono visibili sulla pagina ufficiale, all''indirizzo www.centrostuditeatro.it.
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