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Il termine “dissonanza” è abitualmente utilizzato in musica, per indicare due o più suoni il cui effetto non risulta gradevole all’orecchio e richiede quindi una risoluzione armonica. Ma la psicologia ci dice che esiste anche una “dissonanza cognitiva”, concetto introdotto da Leòn Festinger negli anni cinquanta. Secondo questa teoria gli individui ricercano continuamente la coerenza con se stessi. Quando i pensieri, le emozioni o il comportamento sono in conflitto tra loro, le persone provano disagio e cercano di eliminare quelle contraddizioni. Questo perché si tende a tollerare un numero minimo di discordanze, a ridurre le cognizioni dissonanti e a rafforzare quelle consonanti. Un individuo che possiede idee o comportamenti coerenti si trova in una situazione emotiva soddisfacente detta “consonanza cognitiva”. A queste dissonanze allude il testo di Joyce C. Oates, autrice di romanzi, saggi, sceneggiature, poesie, tra i più prolifici scrittori americani. La pièce teatrale, pubblicata con il titolo -Nel buio dell’America- dall’editore Sellerio. È un’analisi spietata sulla famiglia occidentale. I coniugi Gulik, con la loro bella casetta, i colori pastello alle pareti, il giardino con il prato inglese, si trovano improvvisamente a dover fare i conti con le loro dissonanze fatte di falso perbenismo, conformismo, pregiudizi raziali, una sfera affettiva insoddisfatta. Il loro amato figlio ha violentato e brutalmente ucciso una giovanissima vicina di casa. Emerge un universo fatto di meschinità con tutte le sue note disarmoniche.
Francesco Frongia, che da anni alterna l'attività di video-maker con quella di regista teatrale, scava nell’animo dei due personaggi, utilizzando il metodo dell’intervista televisiva associata ad immagini che scorrono, mostrando la realtà di una “normalissima disumanità”. Corinna Augustoni e Luca Torraca, attori storici dell’Elfo, con una recitazione fine e attenta alle sfumature, composti e misurati, mai sopra le righe, fanno risaltare tutte le contraddizioni dei loro personaggi, in una sorta di ring scacchiera, sormontata da un rosso baldacchino, prendono coscienza un po’ alla volta di tutti i loro fallimenti. “…Siamo una famiglia normale, che vive giorni normali ogni giorno uguale all’altro… ma se un giorno smette di somigliare al giorno precedente a che cosa assomiglia?” Questa domanda rimane sospesa fra il bianco e nero del pavimento a scacchi e il rosso baldacchino, rimbalza verso il pubblico. L’eco di un lungo silenzio, lascia parlare gli abiti sgargianti, le espressioni interrogative in cerca di una risposta che non ci sarà. La voce di Ferdinando Bruni, fredda, distaccata fa emergere le contraddizioni dei coniugi. Siamo probabilmente sul set di un talk show e la televisione, con la sua lente deformante, gioca un ruolo importante nel racconto. Il conduttore televisivo si esprime con termini scientifici, citazioni filosofiche, che disorientano i suoi ospiti. Al contrario il linguaggio dei coniugi Gulik, è molto semplice, spesso esprime difficoltà, senso di inadeguatezza, non riescono a trovare le parole, non sono in grado di terminare da soli una frase senza l’aiuto dell’altro. Come le coppie che vivono insieme da una vita, si parlano addosso, esplicitano il pensiero del coniuge, ma sotto sotto si detestano…ammetterlo sarebbe una dissonanza difficile da superare. Tuttavia fanno tenerezza nel loro goffo sforzo di darsi un tono tranquillo, normale, mentre l’intervistatore spietato incalza, li costringe a ricordare quello che invece vorrebbero dimenticare per sempre. Una tranquilla coppia del New Jersey, ma che assomiglia a tante coppie del nostro quotidiano italiano, vicino e lontano. Una coppia e la sua piccola vita finita in tragedia. Genitori di un figlio che ha portato orrore e disordine nel loro mondo “perbene”, ma che, forse, è anche figlio delle loro “dissonanze interiori”.

Foto Luca Piva

Elfo Puccini Milano
sala Bausch | 3 - 21 aprile 2013
NEL BUIO DELL'AMERICA - Dissonanze
di Joyce Carol Oates
traduzione di Luisa Balacco
regia di Francesco Frongia
musiche Gionata Bettini
con Corinna Agustoni, Luca Toracca
voce Ferdinando Bruni
luci Rocco Colaianna produzione Teatro dell'Elfo