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L’evento teatrale di inizio primavera: Napoli accorre numerosa a riempire le fila di platea e palchetti del Teatro Bellini per i tre giorni di repliche dello spettacolo atteso da mesi. Rezza/Mastrella ritornano a Napoli dal 5 al 7 aprile, in una location inconsueta come quella dello storico teatro napoletano. La corsa ai posti, la promozione, la pubblicità. Lo spettacolo FRATTO _X attira un foltissimo pubblico. Il pienone e i giovani: connubio rarissimo ormai a teatro. Il titolo incuriosisce subito e ancora una volta rappresenta un ideogramma, riprodotto sul palcoscenico attraverso teli incrociati, di volta in volta riutilizzati in molteplici scenografie, oggetti di scena, costumi. Il brusìo del pubblico si spegne quando si abbassano le luci: il palco scuro, un marchingegno telecomandato entra in scena. Il suo capo è rappresentato da un palloncino gonfiato. Vi sareste mai immaginati che questi elementi, apparentemente sconnessi tra loro, abbiano invece un profondo significato? Con Rezza e Mastrella tutto è possibile. Ma bisogna entrare nel loro gioco, nel loro mondo, nel loro linguaggio. Ed è questo che è profondamente geniale: il pubblico viene sollecitato continuamente alla reazione. Come nelle serate futuriste di inizio ‘900, gli spettatori non possono distrarsi un momento. Devono subire. Il meccanismo di questi spettacoli, pregni di significati, simboli, allusioni, immagini, movimento e parola, porta lo spettatore a ridere apertamente e inconsapevolmente della sua condizione. Il marchingegno citato prima si ferma sul proscenio: Antonio Rezza entra in scena, ma solo dopo un poʼ, e  scoppiando il palloncino, esordisce: “ la spensieratezza va stroncata alla nascita!”. È solo un robot, un fantoccio, quello che il pubblico attendeva con ansia nella prima scena?
Cos’è un marchingegno telecomandato e dalla testa piena d’aria se non l’immagine dell’uomo contemporaneo? La spensieratezza dei giochi infantili, riprodotti  durante tutto lo spettacolo negli oggetti , nelle azioni, nei linguaggi, ci offre il simbolo del non ritorno. La radice primigenia che viene spezzata e deformata da tutto ciò che ci sta attorno. Il tema fondamentale dello spettacolo sembra essere l’identità: deformata, corrotta, modificata, ribaltata. Nessuno di noi oggi è consapevole della sua vera identità. La spensieratezza originaria, elemento reale della nostra identità, viene intaccata subito. I legami familiari ne sono un esempio: la madre, il padre, il fratello gestiscono la vita del ragazzo. L’uomo è al centro della grande X sul palcoscenico, crocevia delle diverse strade della sua vita. Ma anche punto di incastro, strozzatura. E l’ansia, presenza incombente dell’uomo contemporaneo, viene ridicolizzata, nasce e cresce con lui, ma non come malattia psicologica, bensì come alter ego imposto dall’esterno per costringere la nostra identità a sdoppiarsi, a perdersi. Anche i rapporti di coppia diventano simbolo di deformazione dell’identità: quando Rita e Rocco si scambiano voci, cappelli e volti, tutti in un unico corpo ( quello di Antonio Rezza), in un difficilissimo gioco linguistico e di travestimento dell’identità fittizia, dove inizia e finisce il loro vero essere e il loro apparire? Quando nella coppia uno dei membri parla e pensa per entrambi, che senso ha la distinzione di identità? Clou dello spettacolo sembra essere proprio il momento in cui Rezza interpreta, attraverso la sola voce, ben tre personaggi in uno, coadiuvato dall’ottimo Ivan Bellavista, presenza fondamentale sul palcoscenico. Lo spettatore si ritrova ad osservare e ascoltare tre personaggi distinti, cadendo anch’egli nella trappola di un’identità fasulla e imposta. La televisione compare all’interno del microcosmo “famiglia” come l’essere immorale che ci obbliga a pensare e a parlare attraverso determinati binari. Anche la Chiesa non viene risparmiata: dai Santi e Sante alla Sacra Sindone, ancora una volta le verità imposte dalle Sacre Scritture sono in effetti “verità”? L’identità dell’immagine sulla Sacra Sindone è veritiera? Tutti questi interrogativi sono contenuti in uno spettacolo dalla difficilissima interpretazione corporea e vocale, per non parlare della grande abilità fisica e diaframmatica di Antonio Rezza. L’intento non è solo la riflessione ma la constatazione della “destrutturazione”, per utilizzare un’espressione presente continuamente nel testo. Vi invitiamo, infatti, a non sottovalutare ogni singola parola di questo lavoro ( mai scritto…!!),  abilmente pronunciata e articolata in incastri perfetti e significativi. Anche noi spettatori non veniamo risparmiati: basta uno specchio e una luce riflessa per essere immortalati. E dal palcoscenico, ad ognuno di noi viene affibbiata una nuova identità sconosciuta. La grande riflessione sull’uomo contemporaneo è contenuta nel complesso lavoro di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Cosa significa FRATTO _X? L’annullamento. Basti pensare alla semplificazione matematica delle frazioni. Genialità pura.

Foto Saltarelli

Teatro Bellini Napoli
4-7 aprile 2013
Fratto _ X
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat di Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
organizzazione generale Stefania Saltarelli
una produzione
RezzaMastrella - Fondazione TPE - TSI La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello