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Mimmo Sorrentino, drammaturgo e regista, premio Enriquez 2009, per l'impegno civile nella sua attività teatrale, vive “partecipando”, prova a dare voce a chi non ce l’ha. Osserva con attenzione i fenomeni di disagio sociale, coinvolge disabili, tossicodipendenti in comunità di recupero, alcolisti, extracomunitari, abitanti delle periferie del Nord Italia, rom… gli esclusi.  Cerca di portare in scena le loro storie e i risvolti più drammatici. Il suo metodo teatrale prende spunto da una pratica propria delle scienze sociali: l’osservazione partecipata. Nell’osservazione partecipata il ricercatore osserva da vicino la vita di un gruppo ed è direttamente coinvolto nelle dinamiche relazionali e sociali e nelle forme di cambiamento che la sua ricerca produce. Il suo ultimo lavoro “Lo spazio vuoto del cuore” è il frutto di una collaborazione con la Compagnia ATIR e la Fondazione L’aliante di Milano, che si occupa di attività terapeutiche, riabilitative ed educative per l’adolescente e la sua famiglia. Il tema rappresenta uno dei fenomeni più oscuri della società contemporanea, detto Hikikomori (in giapponese significa ritiro), nasce da una volontà di isolamento, dal rifiuto di ogni relazione sociale, dal desiderio di vivere solo in sé stessi, è una forma patologica di narcisismo. Questo fenomeno si manifesta soprattutto in Giappone il termine indica giovani che volontariamente si segregano nelle loro stanze, rimanendovi per lunghi periodi, senza mai uscirne, in forte aumento anche in Italia è frutto delle contraddizioni della nostra società sempre più narcisistica. “Lo spazio vuoto del cuore” è il frutto di una ricerca effettuata sul campo, la segregazione avviene di solito con le stesse modalità: inizialmente si sostituisce la vita reale con quella virtuale, poi anche la vita virtuale diventa insostenibile e ci si isola totalmente. Secondo studi recenti il fenomeno riguarda in prevalenza maschi che si sottraggono a tutto e a tutti, chiudono il mondo fuori e si rifugiano in una realtà virtuale. L’allestimento negli spazi della Fondazione è stretto, angusto, pochi posti a sedere, di fronte a noi una camera in disordine quasi una discarica, un giovane seduto davanti a un pc è collegato in chat con uno spettatore virtuale, Africa, un moderno Krapp, con cui però, non vuole dialogare, il suo è un monologo quasi interiore per raccontare il vuoto del suo cuore, il rapporto problematico con la madre, l’assenza del padre e il desiderio di mostrare in rete il suo funerale. Il testo mostra un vuoto alla volta, a partire dai ricordi infantili. Nel finale la situazione si capovolge completamente e tutto rimane sospeso, sognato, il matricidio, il suicidio, il dialogo con la rete. Allo spazio vuoto del cuore corrisponde uno spazio esterno che si restringe sempre più fino a diventare deserto, ogni cosa perde interesse, ogni persona è un nemico da abbattere anche i ricordi del passato appaiono confusi avvolti nella nebbia di un IO sempre più disperato. Lo spazio vissuto appare congelato immobile si crea una frattura nella comunicazione, la parola è intermittente, Mattia Colombo è molto attento e abile a rendere scenicamente questi movimenti mentali, questi turbamenti della memoria che corrispondono a “intermittenze del cuore”. Una parola teatrale è evocativa e drammatica al tempo stesso. In alcuni passaggi per sfuggire alla situazione fortemente emotiva, ho cercato un angelo nella mente e mi è venuta in mente una piccola donna inglese che al contrario ha vissuto il suo isolamento come estasi e che fece della sua mente un giardino, Emily. Da vedere, per le emozioni che suscita e per conoscere un fenomeno di cui si parla poco.

Lo spazio vuoto del cuore
Scritto e diretto da Mimmo Sorrentino Con Mattia Colombo
Presso Fondazione L’Aliante via Tortona 37 Milano.
Dal 9 al 14 e dal 16 al 21 aprile.
Per informazioni e prenotazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel 02 87390039