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Borderline, ossia la linea di confine, la linea di separazione tra gli uni e gli altri, la linea di demarcazione tra la terraferma e il baratro che vi si apre poco oltre. “Borderline” di Hanif Kureishi (16 e 17 settembre nell’ambito del Festival Tramedautore di Milano, Piccolo Teatro) racconta della comunità pakistana in Inghilterra negli anni in cui Margareth Thatcher era al governo. Un’ intera comunità è ritratta sulla soglia di un baratro inesorabile, come sospesa sulla linea di transizione tra l’irreparabile e l’età dell’oro.
La dura crisi economica che attraversa il paese si stempera in uno strascico di violente rivolte di piazza in cui una nuova drammatica contrapposizione prende forma. Quegli immigrati che da decenni risiedevano in Inghilterra adoperandosi col duro lavoro si trovano di fronte alle violenze da parte di gruppi di estrema destra. La tensione è alle stelle, ma le reazioni si polarizzano nella comunità pakistana. Qui finisce la cronaca e inizia il teatro, quello vero. Kureishi immagina di dare voce a quelle persone. Così, gli immigrati di prima generazione tendono a negare, a misconoscere il dolore che la situazione provoca in loro in nome di un amore-riconoscenza incondizionato verso la patria che li ha accolti a braccia aperte. Anche a costo di barricarsi in casa fingendo che sia tutto normale. Poi ci sono i giovani, i cosiddetti immigrati di seconda generazione. C’è chi sceglie di innalzare le barricate e di combattere con la stessa arma degli altri, la violenza. E c’è chi vuole insediarsi nel sistema per cambiarlo dall’interno, studiando all’università per diventare un avvocato, un politico o un giornalista.
In questo spaccato politico e sociale si intrecciano le vicende di vari personaggi, che attraverso la scelta dell’abbigliamento, del linguaggio o la libertà di amare prendono una posizione netta verso le tradizioni della cultura di origine, quella pakistana, della quale però non hanno mai fatto parte veramente. Ne nasce un affresco predittivo del meticciato culturale che, tre decenni dopo la stesura della commedia, è una realtà viva dell’Europa moderna.
La regia di Ana Shametaj sceglie di incastrare personaggi e scene in modo incalzante, con il risultato che la grande varietà di riflessioni finisce per gravare eccessivamente sul ritmo generale dello spettacolo. Ciò non toglie che il grado di approccio a caratteri e questioni sia decisamente approfondito, contribuendo a tratteggiare in modo appassionante le opposte passioni di un’epoca.
“Borderline” venne presentato, dopo un breve tour, al Royal Court Theatre di Londra il 2 novembre 1981 (produzione Joint Stock Theatre Group). Da allora costituisce una delle rappresentazioni più nitide di quel passaggio controverso della storia europea costituito dal governo thatcheriano, cui l’autore non risparmia le più dure critiche.
Lo spettacolo, realizzato attraverso una speciale collaborazione con l’ Università degli Studi di Milano, la Scuola Civica Paolo Grassi e Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia, sarà rappresentato anche a Reggio Emilia nelle prossime settimane.