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Milanoltre spegne 27 candeline e inaugura un’edizione 2013 lunga e ricca di proposte. Un festival interessante, una vetrina sul meglio della danza contemporanea che sa tratteggiare le tendenze generali ma sa anche approfondire grazie ai focus che annualmente si alternano sulle scene. Dal 28 settembre al 13 ottobre 2013 l’Elfo Puccini (corso Buenos Aires 33, Milano) diventa la casa della danza, crocevia di esperienze internazionali e meeting point per gli amanti del genere. A scorrere il cartellone si rimane quasi sconcertati dalla grandissima varietà di linguaggi presenti. «Dall’improvvisazione al rigore assoluto, dal mito di Orfeo ai Diari Incensurati di Nijinsky, il rock, le punte, le emozioni impalpabili e la poesia trasmesse da straordinarie creature danzanti: miti e pensieri di un Festival con lo sguardo sempre rivolto alle voci più interessanti della danza nazionale e internazionale». Così Rino De Pace, direttore artistico del Festival, rende ragione di tanta complessità.
Tanti gli appuntamenti, impossibile segnalarli tutti. Ci piace ricordare la Compagnia 7-8 chili e Mara Cassiani con L’uomo perfetto e Hand Play (8 ottobre), Fibre Parallele con Lo spendore dei supplizi (12 ottobre) e D'Agostin/Foscarini con Non svegliare i draghi addormentati (13 ottobre).
L’apertura del 28 settembre è stata tutta dedicata a un confronto intergenerazionale tra Susanna Beltrami e Lara Guidetti nell’ambito di “Vetrina Italia”. A seguire Sanpapié con due+due=5 dedicato a chi non ha mai puntato sul risultato, omaggio accorato a cinque maestre della danza del ‘900, Isadora Duncan, Mary Wigman, Martha Graham, Pina Bausch e Luciana Melis
Risultano di spiccato interesse i focus dedicati al Ballet National de Marseille e a Virgilio Sieni, celebrità tutta italiana della danza che si è saputo affermare nel competitivo sistema internazionale con la validità delle sue proposte.
Sieni e la sua Compagnia portano in scena il recentissimo De Anima (9 ottobre), ispirato all’omonima opera di Aristotele, elaborazione in danza e immagini dell’idea filosofica per cui l’Anima costituisce il principio di ogni movimento. Ancora colore e immagini sono il filo conduttore di Sonate Bach (10 ottobre), secondo spettacolo di Sieni in cartellone, con espliciti riferimenti alla storia recente dei conflitti di Sarajevo, Kigali in Rwanda, Srebrenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Istanbul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kabul. Il tratto di Sieni è speciale, sa fondere il valore sempiterno e atemporale della danza a uno spiccato senso della storia e dell’umanità. Smette i panni del linguaggio etereo per caricarsi del peso del dolore incarnato nel divenire della storia anche Di fronte agli occhi degli altri (11 ottobre), nato su invito del Museo della Memoria di Bologna a ricordo e testimonianza della Resistenza, rivisitato per MilanOltre in onore alle vittime della strage di Piazza Fontana. Infine Cerbiatti del nostro futuro (11 ottobre) è un progetto per giovanissimi danzatori (10 e 13 anni) tramite la creazione di coreografie originali, per gettare luce sui processi della danza contemporanea.
Altrettanto rilevante è il focus dedicato al Ballet National de Marseille, composto da 18 danzatori alle prese con 4 lavori diversi, Moving Target di Frédéric Flamand (1 e 2 ottobre), Organizing Demons (4 ottobre) di Emanuel Gat ed Élégie di Olivier Dubois.
Ultimo di questi quattro balletti è Orphée & Eurydice (5 e 6 ottobre), in cui Flamand ha affidato le scene, le immagini e i costumi all’artista visivo belga Hans Op de Beeck. Il risultato è di gran valore, forse uno degli spettacoli più alti dell’intero festival. La leggiadria dei passaggi è il filo conduttore della coreografia, saggia contaminazione tra i fondamenti del balletto classico e le movenze più contemporanee. Linee spezzate e frenate brusche si dissolvono nelle ampie volute delle scene di gruppo e dei duetti, guidati da musiche classiche in aperto contrasto con costumi metropolitani contemporanei.
Il gioco diacronico si intensifica mediante l’inserimento di proiezioni saggiamente integrate nell’agire scenico. I danzatori si confondono con le immagini, il qui e ora trasfigura in paesaggi lontani e giochi interiori. Le immagini proiettate sono costruite a schermo aperto attraverso giochi di illusione e costruzioni creative a base di zollette di zucchero e recipienti d’acqua. Con magia si trasformano in paesaggi affascinanti evocati con l’arguzia elegante dell’inquadratura.
Sembra proprio essere questa la nuova frontiera della danza contemporanea. Ciò che è preparatorio, da sempre escluso dalla visione, diventa protagonista della scena insieme ai danzatori. Ciò che è fuori dal tempo e dallo spazio del palcoscenico vi si contamina profondamente grazie al contributo tecnologico dei video, mentre il danzatore solca lo spettacolo come un animatore di suggestioni date dal movimento del suo corpo ma anche (o soprattutto) dalla costruzione di insieme che ne deriva.