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Il rapporto tra teatro e follia è ricco di esempi, dalla follia dei personaggi storici della drammaturgia (Oreste, Aiace, Re Lear, Amleto, Enrico IV) alla follia vissuta da attori e autori coinvolti in un destino di alienazione come per esempio Antonin Artaud, che subì una lunga serie di ricoveri in sanatorio. Nella sua funzione rappresentativa, il teatro incontra spesso la follia come limite sul quale misurare il senso dell’esistenza umana. La follia a teatro è una dimensione significativa per interrogarsi sugli enigmi che non riescono a trovare risposte nel pensiero razionale o nel dialogo quotidiano. Nelle tragedie dell’antichità ritroviamo i grandi temi che riguardano le sofferenze estreme, l’alterità, la diversità, l’indicibile, temi che si condensano nell’esperienza della follia. Una delle qualità essenziali del teatro è proprio questa capacità di misurarsi con la pazzia, l’alienazione mentale. Attraverso il linguaggio teatrale è possibile dare corpo a infiniti mondi, è possibile immergersi nelle oscurità che la ragione da sola non può esplorare. Tali possibilità hanno da sempre costituito la grande fascinazione del teatro. Il teatro Out Off di Milano, in collaborazione con STANZE (esperienze di teatro d’appartamento) riprende queste tematiche e propone un testo sugli “infiniti raggi divini della follia” quelli che caratterizzano visioni presenti in molte malattie mentali, come nel caso della schizofrenia e della paranoia. Il testo “Prodigiosi deliri” stimola le nostre riflessioni sull’alterità. Che cosa vuol dire essere malati di mente e che cosa vuol dire riuscire a raccontare la propria malattia mentale? Pochissimi sono riusciti a farlo “quello che succede nel folle, in modo diverso accade in tutti noi” E’ uno spunto di riflessione lanciato da Leo Nahon psichiatra presso l’ospedale Niguarda, che introduce lo spettacolo (nelle diverse serate sono previsti incontri con filosofi, psichiatri e narratori), la follia è un crepuscolo della coscienza, i malati di mente hanno qualcosa da dire, bisogna saperli ascoltare. S’ impara ogni giorno qualcosa di nuovo lavorando in questo campo, si lavora affinché ogni paziente si assuma la responsabilità della propria vita, senza dimenticare che la follia è una malattia che può essere curata ogni medico ha il dovere di curare di preoccuparsi della vita del proprio paziente. Storie di ordinaria follia? No, storie che hanno permesso di studiare a fondo la malattia mentale. Daniel Paul Schreber, presidente della Corte d'Appello di Dresda, a cinquantun anni ebbe una grave crisi nervosa che riuscì a raccontare nei suoi diari.  Da questi scritti Freud elaborerà il saggio sulla paranoia. Ellen West giovane donna lacerata da problemi psichici e fisici morì suicida.  Il suo caso, raccontato da Ludwig Binswanger, è diventato molto prezioso per la psicoanalisi come testimonianza di problemi quali l’anoressia, il suicidio e risulta essere di estrema attualità, dal momento che mette in luce i profondi ripensamenti che oggi investono la psicoanalisi e tutta la psichiatria. “Prodigiosi deliri” racconta le due diverse storie, scegliendo la formula del monologo. La drammaturgia di Lorenzo Loris, Mario Sala, Roberto Traverso, Patrizia Zappa Mulas convince e commuove in alcuni passaggi, anche se si avverte un’eterogeneità corporea nella scrittura che in alcuni momenti rallenta il fiume dell’azione scenica. I personaggi sono comunque ben tratteggiati nel buio dei loro deliri. Lo sguardo della regia punta sul naturalismo, soffermandosi più sui tic e sui gesti frenetici dei personaggi, che sul dolore vero e proprio. L’interpretazione di Patrizia Zappa Mulas appare più convincente e drammatica, la parola diventa corpo e rapisce. Un omaggio a Verdi (bellissimi i passaggi tratti dal Macbeth)  sottolinea i momenti scenici più decisivi. 

Milano, Teatro Out Off, 20 Novembre 2013