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Da oltre trent'anni un fiore all'occhiello del Teatro Stabile di Genova questa iniziativa avviata da Carlo Repetti, giunge al terzo anno della supervisione e cura di Aldo Viganò, proponendo un testo fondante dell'umanità occidentale, quell'Iliade di Omero che organizza in forma scritta una serie di miti costitutivi dell'identità

e delle percezione di noi stessi, facendoli tramite e motori della strutturazione culturale e anche civile di sentimenti fondamentali, soggettivi ed insieme antropologicamente collettivi.
Dopo i dialoghi platonici, sono ancora quelle grandi parole che, appunto, ci parlano di noi non solo in una prospettiva latamente storica ma soprattutto della nostra contemporaneità che, oltre gli schermi e gli schemi di una alienazione crescente, ripropone quelle relazioni e quei sentimenti intatti nella loro forza e nella loro significatività.
Epica e romanzo che, ancorati alla prospettiva storica dell'evento bellico e nel quadro di una visione mitico-religiosa indispensabile a configurare per la prima volta una forte consapevolezza della posizione e del fine dell'umanità nel mondo, dicono dell'ira ovvero del confronto-scontro tra soggettività uniche ed insieme metaforiche nel duello, dicono dell'amore e dell'amicizia e insieme della morte e della piètas che finalmente l'accompagna.
Il ciclo di quest'anno, dunque, articola nei quattro incontri al Teatro della Corte, dal 20 gennaio al primo febbraio sinora premiati da una partecipazione inaspettata con la grande sala colma di spettatori attenti(1000 posti circa), l'emergere di quei sentimenti ed il loro consolidarsi in una consapevolezza comune che ha transitato i millenni sino a noi.
Così, con una guida diversa ad ogni appuntamento, da Guido Paduano ad Ernesto Franco, da Nicla Vassallo a Maurizio Maggiani, l'ira di Achille, i duelli, gli amori e le sfide, l'amicizia e la morte ed infine la supplica, e con loro Achille e Agamennone, Patroclo e Elena, Ettore e Andromaca, Priamo e l'intero Olimpo, ci vengono proposti da una accurata scelta di brani e canti nella moderna traduzione di Guido Paduano.
La lettura è ogni volta interpretata, termine questo assai coerente, da una coppia di attori dello Stabile, certamente all'altezza del compito, a partire da Omero Antonutti e Orietta Notari, a Eros Pagni e Barbara Moselli, a Massimo Popolizio e Alice Arcuri, e infine Tullio Solenghi e Massimo Meschiulam.
Una iniziativa di matrice culturale e letteraria che però trova nel suo contesto teatrale una efficacia indubbia, per la capacità di enfatizzare il coté drammatico intrinseco nel racconto e nel canto omerico. Una iniziativa apprezzabile in linea con una sempre maggiore apertura dello Stabile di Genova alla sua città.