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Il 2014 è l’anno di Eduardo. Nel 1984 la sua morte e la sua scomparsa dalle scene. Vuoto incolmabile che si cerca, quest’anno, a distanza di trent’anni, di analizzare attraverso commemorazioni, spettacoli e convegni, e soprattutto attraverso l’ importante operazione editoriale curata dal critico teatrale Giulio Baffi.

A dicembre 2013, Guida Editori, infatti, pubblica SIK-SIK L’ARTEFICE MAGICO.  L’idea geniale di Baffi è quella di recuperare un copione “sonoro” della messinscena del 13 maggio 1979, quella napoletana svoltasi sulle tavole del palcoscenico San Ferdinando. L’autore racconta che all’epoca della sua direzione del teatro, in giovanissima età, i contatti con Eduardo non si fermavano unicamente alla visione dello spettacolo. La prima parte del volume, infatti, descrive, attraverso le parole dello stesso Baffi, ciò che succedeva fuori dal teatro e dentro il camerino. Il nome e la presenza di Eduardo De Filippo scatenava la fila al botteghino, il “tutto esaurito”, le recensioni positive e la reazione eccessivamente affettuosa del pubblico. Ma leggendo tra le righe di questo volume, riusciamo ad intrufolarci anche all’interno del camerino del maestro: la preparazione, il travestimento, le battute, i racconti, gli aneddoti, la concentrazione. Un’eredità vocale e storica che il critico ha saputo, involontariamente e inconsciamente, conservare. L’idea di registrare su cassetta l’intero spettacolo, attraverso un registratore poggiato sul palcoscenico, oggi non solo fornisce al pubblico, composto sia da spettatori che da studiosi, il risultato dell’evoluzione di un testo drammaturgico datato 1929, ma riporta alla luce la presenza e le reazioni del pubblico di allora, elemento fondamentale nella vita artistica di Eduardo. Musica dal vivo, la voce eduardiana che emoziona gli ascoltatori e i lettori contemporanei, le risate del pubblico: il cd contenuto all’interno del volume fornisce una testimonianza, finalmente in forma digitale, che pone un’ulteriore datazione nel sostanzioso panorama di studi e di ricerche eduardiani. La fonte sonora, infatti ( che lo stesso Baffi riporta nella trasposizione scritta all’interno del volume), ci permette il confronto tra le due edizioni e le due messinscena, notando non solo degli accorgimenti e delle trasformazioni testuali, ma evidenziando anche l’immediatezza della rappresentazione, all’interno della quale, si sa, gli autori-attori possono modificare elementi sostanziali in ogni replica. Quindi ci troviamo davanti ad una fonte scritta ma nello stesso tempo nata e caratterizzata dalla sonorità dell’immediato, a cui oggi siamo fortemente abituati, grazia alle riproduzioni video. All’interno del volume il critico si è avvalso dell’aiuto e della collaborazione di due giovani studiosi, Vincenzo Albano ( autore anche dell’importante volume sulla drammaturgia di Francesco Silvestri: …E poi sono morto, la drammaturgia non postuma di Francesco Silvestri, edito nel 2013 da Dante & Descartes, con il fondamentale apporto del Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo), e la sottoscritta, nel ruolo di studiosa e critica teatrale. L’idea di coinvolgere due giovani che si occupano quotidianamente dell’evoluzione della drammaturgia napoletana, ma non solo, e soprattutto di critica teatrale, è stata fortemente voluta dal curatore del volume. La richiesta pervenutaci da Baffi consisteva nell’accurata  analisi delle recensioni riguardanti lo spettacolo SIK-SIK,  proposto tra aprile e maggio 1979 a Napoli, in coda al BERRETTO A SONAGLI pirandelliano, e poi quello proposto tra ottobre e novembre 1979 a Roma, ma mai andato in scena. Attraverso la lettura di numerosi quotidiani dell’epoca si scopre non solo che  Eduardo è costretto a prolungare le repliche de Il berretto a sonagli, per l’enorme successo romano, ma soprattutto che Sik-Sik comincerà il suo lungo e ultimo anno di repliche italiane nel gennaio 1980, all’interno di una trilogia di testi. La tournée dell’emaciato e già sofferente Eduardo comincerà da Firenze, arriverà a Milano, e si concluderà a Roma. Analizzare ciò che emerge dalle recensioni scritte dai grandi critici dell’epoca, tutte riportate all’interno del volume, ha prodotto delle “relazioni”, in cui abbiamo evidenziato continuamente i rapporti tra Eduardo, il “maestro”, e il pubblico dei giovani. Non dimentichiamo non solo il contributo conclusivo al volume, datato 1954, e affidato alle parole di Paolo Ricci, ma anche i contributi visivi: foto, locandine e bozzetti scenografici.  
Le commemorazioni in onore di Eduardo si diffondono a macchia d’olio in tutta Italia: dai convegni accademici, che partiranno dall’Università della Calabria e toccheranno la Campania e la Sicilia, agli appuntamenti legati al palcoscenico. Lo spettacolo-evento che riporta Sik-Sik in scena, debutta a giugno 2013 all’interno del NTFI 2013, spostandosi a settembre sulle scene di Benevento Città Spettacolo, passando per Salerno a fine gennaio 2014, dopo alcune repliche al centro-nord.  Prima di una lunga tournée, SIK-SIK L’ARTEFICE MAGICO, il 29 gennaio ritorna anche a Napoli, presso il Teatro Nuovo, con la regia di Pierpaolo Sepe, e ancora in collaborazione con la Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile d’Innovazione, Fondazione Campania dei Festival, NTFI e Benevento Città Spettacolo.  Protagonista nel ruolo di Eduardo-Sik-Sik, Benedetto Casillo, attore legato a Sepe da numerose produzioni. Accanto a lui Roberto Del Gaudio, Marco Manchisi, Aida Talliente. Sepe impronta lo spettacolo proprio sul copione “sonoro” recuperato da Giulio Baffi e sceglie di porre in scena un retro-baraccone su cui campeggia l’enorme scritta “SILENZIO”. Gli artisti svolgono la prima parte dello spettacolo sul retro di questo ipotetico palcoscenico da strada, per concludere con l’amaro-ridanciano esito sul baraccone-palcoscenico, all’interno del palcoscenico vero e proprio. Alcuni elementi specifici caratterizzano il Sik- Sik teatrale del 2013: abiti che ricordano il circo, l’attrice che parla con un chiaro accento slavo, un Sik- Sik poco “Secco”. Insomma elementi che parte della critica non ha apprezzato, ma parte del pubblico sì.  La scelta registica rimodula ulteriormente lo stesso rinnovamento offertoci dal copione “sonoro” riportato alla luce da Baffi; lo spettacolo, però, sembra lasciarci ancora in attesa della stessa sofferenza che Eduardo portava in scena, scatenando le scroscianti risate del pubblico, come si può sentire nella traccia sonora, e per questo motivo ancor più dolorose. Attesa impossibile o speranzosa? Il grande vuoto probabilmente non sarà mai colmato ma si spera in una “spiritualità” più profonda, che possa penetrare negli animi del pubblico, soprattutto quello dei giovani, così come accedeva trent’anni fa.

(foto Pepe Russo)