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Marco Martinelli a New York, un drammaturgo che parla di sè e delle cose che lo circondano, perchè da lì nascono le sue drammaturgie. Dalla Grande mela ci invia questo suo breve diario. Martinelli e Il Teatro delle Albe di Ravenna sono lì impegnati con la tournèe di "Rumore di Acque"

a cui, come di consueto, affiancano laboratori e incontri, ma soprattutto donano e ricevono conoscenze. Un regalo cui facciamo partecipi i nostri visitatori.

RUMORE DI ACQUE, ovvero NOISE IN THE WATERS, a New York sta andando molto bene: sono uscite almeno una decina di recensioni positive, e soprattutto sono tanti gli spettatori "toccati". Le storie del "nostro" mar mediterraneo diventano per gli spettatori di qui storie universali, lontane e vicine allo stesso tempo. Ermanna (Montanari ndr) si è inventata una scena ad hoc, utilizzando una spirale di carbone che si sposa alla perfezione con l'antro scuro di mattoni del "leggendario" La MaMa, un covo in cui a inizio secolo si trovavano gli anarchici e poi Ellen Stewart ha "inventato" un teatro: su quei carboni il Generale mescola sarcastico italiano e inglese, accanto a lui i Mancuso "spiazzano" chi arriva credendo di sentire il folk siciliano, immergendolo in un canto arcaico, che tocca la sostanza, l'archè, delle cose e del dolore.

Ieri lo spettacolo è saltato causa tempesta di neve: e non ho potuto neanche fare il mio solito giro per la Fifth Avenue a naso in su, incantato a guardare in alto le linee seducenti dei grattacieli, perché le pozzanghere a ogni street si aprono giù in basso come trappole, insidiose e innervosenti, ci si sprofonda come niente... non vedi il fondo!

Basso, alto... vicino a casa nostra, stiamo in un appartamento vicino a Chinatown, c'è il New Museum, un "nuovo museo" appunto di arte moderna che fa "tendenza", nel senso che al confronto il MoMa è un "classico", la tradizione dell'avanguardia, mentre qui si scoprono nuovi artisti eccetera. Ma quello che mi ha colpito, fin dal primo
giorno (è sulla strada per andare a La MaMa, quindi ci passiamo sempre vicino), è che proprio accanto al New c'è la Mission Bowery, una missione per gli homeless, i senza casa, i barboni. E' lì da fine Ottocento.

Immaginatevi la scena: arte stramoderna, Boltanski, Bill Viola, luccicante e come sempre e per forza costosa, e accanto una fila di barboni che attendono il pasto caldo. Ordinati, chiacchierano tra di loro, alla sera sono tanti tanti.

Contraddizione più squisita non si può immaginare: tanto che verrà per forza di cose tra qualche mese, anno, un solone dell'avanguardia, un so-tutto-io, un adesso-guardate-un-po'-come-ve-la-rigiro, un furbo di tre cotte che farà la genialata e li farà entrare nel New, e li farà mangiare lì, non fate niente, andate bene così, vi piacciono i
muffin?, un'istallazione "vivente" che farà parlare tutte le riviste e i salotti, magari Coco Chanel sponsorizzerà una spruzzata di profumo su quelle "opere d'arte" per rendere la "fruizione" più digeribile.

Per il resto... non si sta con le mani in mano: un'ERESIA DELLA FELICITA' con la Scuola d'Italia Guglielmo Marconi della intrepida Anna Fiore e il Corpus Christi di Harlem, laboratori alla Montclair State University del New Jersey coordinati da una docente appassionata, Teresa Fiore, incontri a Casa Italiana diretta con intelligenza da Stefano Albertini e all'Istituto italiano di cultura... sono tanti i "complici" che hanno voluto le Albe negli Stati Uniti... e tra pochi giorni porteremo lo spettacolo in New Jersey e poi a Chicago, ospiti anche lì dell'Istituto italiano di cultura e del Links Hall, dove tenteremo un esperimento senza sopratitoli, ma con la compresenza in scena di Alessandro Renda, il Generale, e il suo "doppio", ovvero Tom Simpson, il traduttore di RUMORE DI ACQUE, che qui "giocherà" la sua parte in completo grigio e cravatta recitando in inglese contemporaneamente all'italiano di Renda: due diavoli in uno!

Vedremo se funziona, le prove a Ravenna mesi fa avevano dato segnali positivi, qualcosa del genere lo avevo sperimentato io a Casa italiana nel 2012, leggendo RUMORE insieme a un bravo attore italiano che vive a New York, Jacopo Rampini, perfettamente bilingue, io in italiano lui in inglese: un flusso a due voci e a due lingue che non confondeva gli ascoltatori, ma li portava come per mano, una lingua era quella del significato, l'altra a lei abbarbicata era quella della musica.

Oggi fa meno freddo, fuori c'è un timido sole: mi avvio verso la MaMa.

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