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Due personaggi, confinati all’interno di due quadrati bianchi disegnati sul pavimento scuro, sono narratori delle loro esistenze. Athol vive a Glasgow è imprenditore, possiede una ditta di piastrelle. Morna, sua sorella, lavora come addetta alle pulizie a Edimburgo. Morna e Athol non si vedono da circa quattordici anni. È sufficiente ascoltare per scovare le numerose sfumature di una pièce che risulta, in un primo momento, scarna.
Scena vuota e buia, un semplice gioco di luce illumina i due personaggi creando uno schema articolato d’intimità e silenzi. Sono due percorsi intimi paralleli in alternanza, densi di reconditi aspri e ruvidi. Due monologhi a intermittenza, innescati dagli impulsi elettrici dei riflettori che li animano, muovono un flusso di potenza immaginativa nello spettatore. Di là dal buio della scena, i due racconti mettono in moto un profluvio di proiezioni tangibili.
Sono racconti di eventi passati, incomprensioni famigliari, amanti, figli, rancori, aspettative e debolezze.  
Athol ci invita nella sua casa, nella sua vita fatta di cose semplici. Vediamo i suoi vicini Asiatici, il suo amatissimo cane, l’attentato all’aeroporto di Glasgow, possiamo scorgere una Morna adolescente attraverso i suoi occhi severi e implacabili.
E improvvisamente la vediamo. Ragazza madre, ora donna. Colma di risentimento e nevrotica, Morna è tormentata dal passato come dal presente. Volubile e inquieta, è alle prese con un Figlio pieno di segreti. Joshua ama disegnare, riempire quello spazio bianco del foglio che chiama, non a caso, la gabbia. Riconosce nei gesti di sua madre una sofferenza storica, generazionale. A sorpresa, si reca a Glasgow dallo zio che a stento lo riconosce.
Sarà Joshua a forzare l’inerte riserva emotiva, costringendo i due a rivedersi, scatenando il riaffiorare di antichi rancori.
La narrazione (David Harrower) è esplicita e semplice, immediata. “Slow air “, letteralmente “Aria Lenta”, è un genere strumentale appartenente al repertorio della tradizione celtica interpretato da un unico musicista e dal carattere fortemente emotivo e intimistico. E sono due “arie lente” Morna e Athol, appassite sotto la coltre arida dell’incomunicabilità, inasprite, col tempo, nel caotico groviglio dell’inconscio. Due motivi musicali sottili e malinconici percepiti come note di fondo. I due abilissimi interpreti, Nicola Pannelli e Raffaella Tagliabue, restituiscono la musicalità intima di “A Slow air”, dilatando la scena. I due attori giocano in contrasto con il leitmotiv scegliendo una narrazione ritmica, vivace, smorzando con note aspre e sarcastiche. Il regista Giampiero Rappa sceglie uno stile essenziale plasmando una dimensione evocativa e magnetica.

Teatro Argot Studio
Gloriababbi Teatro & Narramondo
A Slow Air
Di David Harrower
Traduzione di Gianmaria Cervo, Francesco Salerno
Regia Giampiero Rappa
Con Nicola Pannelli, Raffaella Tagliabue
Tecnico luci Mauro Buoninfante