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Istituto Tecnico Industriale Statale. La sigla “I.T.I.S. “, conosciuta ai più, indica il particolare istituto tecnico italiano. Il pubblico, interpellato prima dell’inizio “ufficiale” dello spettacolo, alza la mano: più della metà ha condotto studi umanistici, pochi provengono dal liceo scientifico, pochissimi dagli istituti tecnici o artistici. Lo spettacolo non è un censimento sulla scuola italiana, ma il primo approccio con il pubblico presenta modalità e gergo scolastici. “Avete un minuto a disposizione per fare rivoluzione”, così esordisce l’attore protagonista Marco Paolini, sul proscenio del Teatro Nuovo di Napoli. Il minuto di rivoluzione, che lui descrive piuttosto come un “minuto di ricreazione”, instaura un particolare rapporto con il pubblico, affinché lo spettacolo possa avere inizio. Parliamo di ITIS GALILEO, in scena a Napoli dal 18 al 23 febbraio, vecchia conoscenza dei palcoscenici italiani.  L’approccio iniziale, a sipario chiuso, non è propriamente meta teatrale poiché, nonostante il lungo monologo-racconto abbia inizio proprio con il coinvolgimento del pubblico, l’atmosfera di stasi e magia teatrale da palcoscenico non emerge ancora. La platea a luci accese reagisce fortemente alle prime stimolazioni dell’artista, il quale affronterà il racconto delle teorie dei massimi sistemi a teatro, attraverso la vita di Galileo Galilei: impresa ardua, che Paolini riesce ad affrontare, scuotendo il pubblico, soprattutto durante l’esordio. Il racconto, che ha inizio grazie alle teorie platoniche e aristoteliche, per poi arrivare alla morte di Galileo Galilei passando attraverso la storia, la filosofia e soprattutto la Chiesa, non racconta nulla di nuovo rispetto a quanto ci forniscono gli studi storici affrontati durante il percorso scolastico o universitario. Ciò che di nuovo ritroviamo in questo spettacolo è la scelta coraggiosa e rischiosa di  proporre un discorso storico-scientifico-filosofico -filologico su un palcoscenico, davanti ad una platea che sicuramente ha studi di base diversi, sia per caratterizzazione che per livello. La presenza tra il pubblico di studenti di Istituti superiori mostra ad un osservatore attento la variabile reazione di un pubblico così eterogeneo. Il racconto-spettacolo di Paolini nasce da una sfida personale, ma sicuramente, ed è evidente, nasce da una curiosità emersa dopo la lettura dell’opera omnia galileiana. La consulenza scientifica è affidata a Stefano Gattei, quella storica a Giovanni De Martis, ma l’origine del discorso nasce appunto dallo stesso Paolini e da Francesco Niccolini.  Il confronto tra le filosofie e teorie antiche si evolve diacronicamente fino ad arrivare al confronto ideologico tra l’idea copernicana e quella galileiana: al centro Keplero, seguace di Galileo ma fortunatamente mai colpito dalla Sacra Inquisizione.  Insomma, messa da parte la teoria geocentrica sin dall’inizio dello spettacolo, il confronto viene basato sulla diversa analisi della teoria eliocentrica. Ma non solo. Paolini ci descrive un uomo che combatte da un lato contro la forte  classe sociale e culturale dei matematici, considerati fonte di ogni verità scientifica ma non in grado di calcolare il tempo perfettamente, dall’altro contro i filosofi, contro la Chiesa e gli astronomi. Galileo coniuga in sé il cambiamento confusionario, geniale ed indispensabile  che la storia, le scienze e la religione subiscono tra il 1500 e il 1600 in tutta Europa. Il racconto, inteso come performance scenica, è fisicamente faticoso, ma il suo svolgimento si divide lungo due percorsi di assimilazione da parte del pubblico. I più giovani e meno avvezzi a questi studi amano il racconto biografico, costruito su un viaggio virtuale nel tempo e tra i luoghi storico-culturali dell’Italia cinquecentesca, caratterizzato dalla scelta teatrale di rappresentare i vari personaggi, storicamente reali, con dialettalismi ed espressioni linguistiche derivanti dalla località di provenienza. Si dà vita, dunque, ad un’ interpretazione caricaturale che rende  il racconto e la descrizione di teorie scientifiche piacevolmente fruibili da parte di tutto il pubblico.   Scelta che ricorda l’influsso della Commedia dell’Arte, evidente - attraverso la maschera, la lingua veneta e la gestualità-  anche nella descrizione ed interpretazione dell’esperimento sulla relatività galileiana, ambientato nella stiva di una nave. Dall’altro lato, gli spettatori che hanno invece alle spalle una formazione elevata o comunque specifica, storcono il naso, chiedendosi se i riferimenti storici, le analisi dei testi riportati anche su pannelli in scena, siano funzionali ad una conoscenza approfondita da parte del pubblico, o servano solo come elementi  teatrali utili per il racconto scenico. Di certo lo spettacolo presenta una lunghezza eccessiva, che rende ancor più faticosa e pregevole l’interpretazione dell’attore, ma alla fine si spera in una veloce conclusione  che dia maggior risalto alla figura di Galileo, eliminando inutili piagnistei. Se da un lato lo spettacolo mette in luce una scorrevole biografia con sovrapposizioni ed interferenze di personaggi, luoghi ed eventi, indispensabili per tracciare correttamente la vita di un personaggio noto come Galileo, dall’altro il racconto dell’abiura di questo, permeata di ironia, elemento che tocca sia la Chiesa che lo stesso Galileo, spinge il personaggio lungo una fase discendente. Poi, alla fine, la conclusione ( che non conclude ancora), riporta sugli allori Galileo, colui che scoprì e che quindi deve essere ricordato. Insomma, questo povero Galileo cosa avrà voluto davvero comunicare ai posteri, se mai ci fosse stato in lui questo intento? E forse l’intento dell’intero spettacolo è questo : spingere alla riflessione il pubblico inerte.

ITIS GALILEO
Teatro Nuovo  Napoli
18 -23 febbraio 2014
Di Francesco Niccolini e Marco Paolini
Consulenza scientifica: Stefano Gattei
Consulenza storica: Giovanni De Martis
Elementi scenici: Juri Pevere
Produzione: Michela Signori, Jolefilm