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Nel comporre le sue tragedie o, meglio, nell’elaborare le sue infuocate riscritture di testi e miti classici o biblici, Vittorio Alfieri era solito affermare che si trattava di comporre tragedie al quinto atto, ovvero creare testi che, tralasciando ogni elemento di contorno, si rivolgessero direttamente e senza mediazioni al nodo tragico e solo questo proponessero. Un’operazione analoga ha compiuto Luigi Lo Cascio con la regia dell’“Otello” che, prodotto dal Teatro Stabile Etneo e da Emilia Romagna Teatro, ha debuttato a Catania il 6 marzo scorso (repliche fino al 16 marzo per poi trasferirsi al Teatro Biondo di Palermo): in scena lo stesso regista palermitano nel ruolo dell’“onesto” Iago, Vincenzo Pirrotta nelle vesti di Otello, Valentina Cenni (una Desdemona di efficace e pulita interpretazione) e Giovanni Calcagno (un soldato); scene, animazioni video e costumi di Nicola Console e Alice Calcagno, musiche di Andrea Rocca, disegno luci di Pasquale Mari. Non si tratta di un’operazione soltanto formale o di una riproposizione più o meno libera dalla grande tragedia di Shakespeare: ne sarebbe scaturita un’operazione povera, se non proprio vuota, di senso. In questa operazione il nuovo nodo drammaturgico che Lo Cascio individua nel grande dramma shakespiriano e su cui concentra lavoro, attenzione, necessità e urgenza d’espressione artistica, sta nell’elemento perturbante contenuto nel concetto di straniero. «“Straniero” ha il suono familiare di qualcosa di me che non sapevo…» si dice infatti e già all’inizio dello spettacolo, ed è un’intuizione davvero profonda, interessante e capace di sostenere tutto lo spettacolo: la folle gelosia di Otello è troppo feroce per essere compresa nei termini di una normale reazione; essa ci racconta piuttosto di una parte oscura di noi stessi, una parte che può dominarci e divampare improvvisa, ma che – come uno straniero - non conosciamo e temiamo, pur avvertendone magari una sorprendente familiarità. A questa esperienza richiama il Moro di Venezia e questa esperienza dona sangue, colori, parole e motivazioni a tutto lo spettacolo. A questa intuizione si aggiungano quindi gli altri bei numeri che Lo Cascio mette in campo: un ensemble di attori ben affiatato e in cui, certo, Pirrotta spicca per potenza; una scenografia elegante e che le animazioni di Alice Calcagno rendono capace di dialogare con quanto accade in scena; una bella capacità registica di armonizzare parti raccontate (la narrazione/cornice del soldato che non vuole che la vicenda del suo amato comandante venga travisata col tempo, quella subdola e sottilmente manipolatrice di Iago e quella sempre emotivamente bruciante di Otello) e parti più schiettamente drammatiche. Ed ancora notevole è l’alternarsi di dialetto siciliano (una lingua aspra e capace di comunicare emozioni arcane) e lingua italiana (nella nettezza innocente e sgomenta di Desdemona) nel tentativo di far scontrare già nel suono della lingua non solo esperienze umane lontane ma territori di senso diversi e contrapposti.  Tutto convincente allora? No, perché proprio la solidità dell’impianto e la fecondità della principale intuizione registica, rendono più evidenti alcune scelte che invece appaiono immotivate: solo per fare qualche esempio, Pirrotta è, come sempre bravo e potente, ma anche questa volta resta troppo simile a se stesso e, d’altro canto, appaiono pleonastici gli ennesimi richiami alla sincopata dizione tradizionale del cunto siciliano; come appaiono abbastanza immotivati i riferimenti alla grande esperienza narrativa di Ariosto, siano essi impliciti (l’allusione alla follia di Orlando), siano espliciti (la scena finale, ripresa dall’episodio di Astolfo sulla luna).

Otello
di Luigi Lo Cascio: liberamente ispirato all'Otello di William Shakespeare, regia Luigi Lo Cascio, scene e costumi Nicola Console e Alice Mangano, musiche Andrea Rocca, luci Pasquale Mari. Con Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio, Valentina Cenni, Giovanni Calcagno. Produzione Teatro Stabile di Catania, E.R.T. Emilia Romagna Teatro Fondazione.
In Scena al Teatro Verga Stabile di Catania fino al 16 marzo e al Teatro Biondo Stabile di Palermo dal 18 al 23 marzo.