Visite: 2674

Terzo appuntamento al Teatro Litta di una “linea” di spettacoli a cura di Matteo Torterolo, non una rassegna, non un festival ma una sfilata di giovani compagnie che operano indagando i confini fra le diverse arti e scardinando le reciproche chiusure. La brochure indica gli obiettivi precisi: “il senso del teatro oggi - e la sua sopravvivenza - sta nell’apertura costante, nella sua capacità di contaminarsi, nella vocazione innata ad abbattere gli steccati di quelle “riserve” dentro le quali troppo spesso la sua esperienza viene relegata”. Sei spettacoli, uno al mese a partire dal mese di gennaio: “Cinque Allegri Ragazzi Morti. IL MUSICAL (lo-fi) /Episodio 1: L'Alternativa”, sull’omonimo grafic novel di Davide Toffolo; “HEAVEnEVER”, sui nostri desideri di paradiso. Per arrivare a marzo, al terzo appuntamento, con una compagnia toscana: “inQuanto teatro”. I tre giovani attori propongono ABBA-BOSCH, uno spettacolo di fantascienza (Vincitore del Bando OFF X 3 – Trento; bando Creatività in Azioni del Comune di Firenze) dove gli aspetti fantascientifici sono quasi nulli perché il mondo che ci aspetta nel futuro è molto simile alla realtà contemporanea: un linguaggio sempre più vuoto, una cultura banale, un’involuzione della specie nei modi nei comportamenti, un futuro abitato solo da gorilla. Lo spettacolo interagisce con immagini proiettate su uno schermo. Il video di Giulia Broggi è originale e ironico. In scena un giovane presentatore, un viaggiatore del tempo, indossa un abito elegante per raccontarci come sarà il futuro, che cosa ha visto, quali persone ha incontrato, quali luoghi ha esplorato. Canta, balla, insieme agli altri protagonisti (Floor Robert, Andrea Falcone) ci sono molti riferimenti agli anni 70, 80, 90: una canzone degli Abba, Dancing Queen, una “signora in rosso” e un “uomo senza volto”. Bagagli preziosi da portare nella nostra valigia del futuro. Lo spettacolo si ispira ai modi e alla gestualità dell’umorismo inglese: mostrare importante un argomento piccolo e poco rilevante; giocare con il linguaggio, deformando la dimensione e l’importanza dei fatti narrati per farli apparire ridicoli. Il tutto in un’atmosfera di assoluta e cupa serietà di crudo realismo, per rendere l’effetto finale surreale e spiazzare lo spettatore, che non sa se ridere o rimanere perplesso. Tuttavia la drammaturgia di Andrea Falcone è debole il testo recitato con sottile ironia dal bravo Giacomo Bogani non convince completamente, risulta in alcune scene ripetitivo. Lavorando maggiormente sul testo più che sulle immagini, il viaggiatore del tempo potrà raccontarci qualcosa in più, potrà stupirci maggiormente, piuttosto che replicare una realtà già vuota e scarsamente illuminata. Le condizioni ci sono perché tutti i giovani in scena sono all’altezza dei loro... compiti futuri.

Milano, Teatro Litta, 16 Marzo 2014