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«Sono convinto che il teatro sia un amalgama stranissimo di magia e di assunzione in prima persona di responsabilità» Nel libretto di scena, Renato Sarti, racconta il percorso di vita, di relazioni, di esperienza e soprattutto di ricerca della verità che ha compiuto insieme ad Elio De Capitani per arrivare al racconto di Aldo. Aldo Juretich, antifascista di Fiume, sopravvissuto alle torture fisiche psicologiche, morali, ricevute nel campo di internamento del regime di Tito: Goli Otok. Goli Otok è una piccola isola della Croazia, brulla, nuda, bruciata dal sole e sferzata dalla forza della Bora, tristemente nota famosa per aver “ospitato” dal 1949 a 1956 i dissidenti del regime di Tito che si schierarono a favore dell’Unione Sovietica, dopo l’esclusione della Jugoslavia dal Cominform. Uomini e donne, partigiani, scrittori, poeti, artisti, ex agenti della polizia di Tito che si opposero al conformismo del regime, per questo motivo vennero inseriti in un brutale sistema rieducativo, che continuava anche dopo il ritorno a casa poiché il dissidente doveva vivere in una condizione di totale isolamento, impegnarsi a non raccontare, a non parlare; gli ex internati hanno continuato per tanti anni a vivere ancora come prigionieri. Il racconto scenico raccoglie anche le indagini compiute dal giornalista Giacomo Scotti e la testimonianza della moglie di Aldo, Ada. Presentato in forma di lettura scenica nel novembre 2012, Goli Otok è stato già molto apprezzato per la precisa ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti, per la drammaturgia di Renato Sarti e per l’interpretazione profonda ed emozionante di Elio De Capitani. Nella stagione 2013/14 lo spettacolo va in scena nella versione definitiva. Una narrazione serrata fatta di corpo, un vibrante Elio De Capitani, nella parte di Aldo, racconta, descrive ci commuove; quasi un monologo se non fosse per una presenza discreta, Renato Sarti, che interpreta la parte di un medico ma potrebbe essere anche se stesso: il drammaturgo, che ha bisogno di sapere, di conoscere per poter raccontare agli altri. Il teatro è un rito che nasce e muore nella collettività, nel bisogno di far conoscere agli altri. Nel testo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza. Renato Sarti ha realmente incontrato Juretich insieme a tre ragazzi che frequentavano il Teatro della Cooperativa: Michela, Riccardo e Nora. Ha raccolto il racconto di Aldo e lo ha fatto rivivere in un testo di rara forza espressiva, energico e commovente, tagliente, come solo la verità sa essere. Un testo che affronta i temi della solidarietà della fratellanza umana: una condanna a tutte le dittature di qualsiasi colore. Quando la scrittura parte dalla vita, è immersa nella vita, è corpo, si sente. E anche il pubblico lo sente e accoglie questo racconto in silenzio, segue ogni passaggio, settanta minuti per rivivere quegli orrori.  Settanta minuti, per restituire vita a una vita trascorsa nel dolore, non si viene mai fuori da un campo di internamento. Le luci si accendono, il pubblico applaude calorosamente, unica nota stonata: qualcuno con aria soddisfatta commenta ad alta voce: un’interessante “conferenza spettacolo” No, per piacere, no. Questi accostamenti, queste contaminazioni, queste definizioni che non sanno di nulla, lasciamole alla televisione... Sarti e De Capitani hanno compiuto un lavoro significativo per loro, ma anche per tutti noi: portare alla luce, attraverso il rito collettivo del teatro, episodi del nostro passato comune, farli uscire dal buio della dimenticanza. Creare un momento di magia, responsabilità e necessaria verità.

Elfo Puccini, Sala Fassbinder, 1 Aprile 2014
GOLI OTOK
Isola della libertà
Testo di Renato Sarti
Progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti