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Si rinnova per tutto l'aprile appena iniziato l'esperienza di “Testimonianze ricerca azioni”, l'evento festival curato dal Teatro Akropolis negli spazi sempre più accoglienti, anche e soprattutto nella valenza psicologica del termine, di Genova Sestri Ponente. Apre il 3 aprile Institut for Scenkonst, gruppo che pur avendo a lungo soggiornato in Italia è molto più conosciuto nella natia Svezia e limitrofi, e del suo X-Project (un network internazionale a geometria variabile di artisti), con questo accadimento performativo la cui sottile sintassi scenica è affidata alla manifestazione di sé che, in progressiva consapevolezza, gli attori-performer raggiungono, anche in relazione alla percezione contingente della loro relazione con il pubblico.
Un Unicum dunque, nella sua sostanza narrativa e drammaturgica, irripetibile nel suo essere appunto interamente immerso nella contingenza della relazione (una prima-ultima la chiamano) e quindi di difficile definizione se non nella sua dimensione più propria, quella di un corpo e dell'anima che vi è contenuta che ricerca ed esprime sincerità e consapevolezza di sé, perfezionandole man mano nella relazione, in scena e oltre, sino a costruire un evento-spettacolo in cui l'ineludibile mediazione del linguaggio e della parola è come assorbita nella vivace mimica di corpi che si avvicinano, si allontanano, si scontrano o si mescolano, che suonano e vibrano affettivamente.
Riconoscibili, anche ove non riconosciuti, i riferimenti e le intime corrispondenze di questo gruppo  attivo da più di quarant'anni, che ha fatto del lavoro e della riflessione sull'arte dell'attore il fulcro di una ricerca sul teatro, a partire dalla rivoluzione della sapienza mimica di Delacroix e fino al Grotowski che vedeva quasi nello spettacolo in scena una accadimento incidentale, talora utile ma mai in fondo essenziale.
Siamo credo di fronte ad una utopia o alla sua difficile ricerca, come ammettono gli attuali direttori Magdalena Pietruska e Roger Rolin, un ben strana utopia che tenta di superare la inopinata discontinuità tra scena e comunità, tra l'attore e il suo pubblico, non dal lato della tecnica scenica o drammaturgica che sia, cosa nella nostra contemporaneità condivisa, quanto piuttosto nel suo aspetto esistenziale.
Il gruppo infatti soggiorna ogni volta per circa un mese nel luogo prescelto, in genere un borgo piccolo o medio perché nella grandi città tutto è più difficile, e cerca di incontrarsi con l'esistenza di quella comunità e delle persone che la compongono, inevitabilmente interferendo con loro ed intercettando ove possibile passioni e desideri.
Lo spettacolo diventa l'ultimo atto di questa condivisione, di questa interferenza, ma non ne è mai il frutto o l'esito, in quanto lo spettacolo o il teatro è e rimane diverso dalla vita e la vita è e rimane diversa dal teatro, che però ne riflette appunto la contingenza.
Anche questa Logica della Passione segna la fine di un percorso altrove iniziato ed insieme l'inizio di un altro percorso più breve (tre giorni) a Sestri Ponente, ma riesce comunque a ribadire il senso e la finalità di una passione itinerante fino al nomadismo per il teatro, che cerca lo spettatore mantenendosene però gelosamente indipendente nella cura e nella riproposizione di un rito millenario che è dentro la comunità ma diventa in qualche modo “altro” da quella per essere efficace.
Lo spettacolo, in collaborazione organizzativa con Associazione Culturale entrambe e con l'Associazione Teatri del Vento, è ideato e diretto da Rolin e dalla Pietruska, e vede sulla scena completamente spoglia 13 performer accompagnati dalle musiche originali di alcuni di loro.
Efficace e raffinata la sapienza recitativa che sfugge ogni dilettantismo a ribadire che il teatro è arte di passione e insieme di logica come suggerisce il titolo e la tradizione più antica.
Rolin e la Pietruska infine ne accompagnano lo sviluppo interloquendo con il pubblico così da tentare di recuperare, pur nel breve spazio di tempo consentito, le dinamiche di una relazione altrimenti non realizzabile e quindi con inevitabili e non del tutto coerenti slittamenti pedagogici.
Un ottimo inizio comunque per Testimonianze ricerca azioni, per Teatro Akropolis e per David Beronio e Clemente Tafuri, suoi animatori, vista la calda risposta del pubblico.