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Al teatro Duse di Genova, tra le compagnie ospiti in abbonamento, dal 2 al 6 aprile questo “travestimento” culinario dal capolavoro di Niccolò Machiavelli, ovvero della straordinaria contemporaneità del segretario fiorentino. Stefano Massini, che lo ha rielaborato per la scena curandone anche la regia,

preserva la bella lingua e la sintassi immaginosa e insieme razionale del Machiavelli compiendo una intrigante operazione di cesura e ricostruzione, con inserti anche moderni ad assicurare la coerenza narrativa e drammaturgica, così ricucendolo per un contesto, quello di una cucina del rinascimento, solo apparentemente eterodosso ma in realtà significativamente illuminante.
Cinque cuochi in scena, da non si sa da chi incaricati, impegnati anch'essi, come il segretario ed il drammaturgo, ad assemblare e rimescolare, a recuperare, dal presente e dal passato, e ad amalgamare vizi e virtù, esemplari speranze ed altrettanto esemplari delusioni, in fondo tutte ricette anche contraddittorie, al solo scopo di cucinare finalmente per una Italia in “ruina” (di quale Italia parleranno?) il suo Principe.
Un compito che inevitabilmente travalica il tempo storico per indagare i nessi, che la genialità di Machiavelli aveva individuato, tra soggettività e relazione, tra la singolarità dell'essere umano ed il suo inevitabile, ma spesso paradossale, completarsi nella politica.
Intuizioni geniali che il tessuto della scrittura scenica rispetta ed enfatizza anche nel tono ironico della messa in scena, fin nel suo rutilante dispiegarsi tra musiche e narrazioni, tra balli e pensose suggestioni.
Spettacolo importante, oltre l'occasionalità delle celebrazioni dei cinquecento anni che corrono dalla stesura del Principe, e che però si chiude quasi in malinconia con le cinque citazioni contemporanee che anticipano il sipario, citazioni lì a testimoniare, forse, la perdita di quella spinta innovativa e razionalmente ottimistica che animava Machiavelli, e insieme l'emergere di quella stanchezza e disillusione che sembrano invece animare l'Italia di ora.
Messa in scena che fa del suo finto naturalismo un ponte verso le generazioni che si sono susseguite, arricchendola di una capacità metaforica che apre alla condivisione, uno strumento dunque per meglio capire.
Bravi i protagonisti sul palcoscenico, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci, accompagnati dalla roboante voce fuori campo di Roberto Herlitzka, ed importante infine il contributo dei costumi di Giuliana Colzi e delle luci di Marco Messeri.
Spettacolo che ha emozionato il pubblico numeroso della prima, pubblico che ha lungo applaudito.