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Primo di quattro monologhi sul teatro come mondo, prima ancora che di persone, di ruoli e relazioni sempre in bilico tra autenticità e stereotipo, il Teatro Akropolis presenta questa scrittura scenica seriale di Flavio Cortellazzi con Alessandro Pezzali, nelle sale della storica Villa Rossi a Genova Sestri Ponente venerdì 11 aprile.
Flavio Cortellazzi ovvero “Teatro Magro”, gruppo mantovano che dal 1988 indaga sui limiti del teatro nella sua contemporaneità irrigidita, sondandone le radici per rinnovarne i frutti, oltre la scena e fino al confine delle nostre identità etero-determinate.
Un teatro dimagrito da ogni orpello e da ogni presunta inutilità, essenziale tanto da ricordare le esperienze e l'insegnamento di Grotowski.
Protagonista di questo primo quadro è l'attore, alle prese con i codici della tradizione teatrale che hanno man mano preso  la forma di un linguaggio recitativo che, quasi per forza di inerzia, sostituisce ed annulla la sapienza intima e profondamente umana del recitare, cioè dell'essere al posto di, nel luogo e nel tempo del come sé.
Alessandro Pezzali sembra possederne in misura adeguata e per questo appare in grado di affrontare tutti i codici del recitare, dal comico al tragico, dal sociale al teatro di strada, dal musical al circo, percependo i rischi del cabotinage, cui peraltro non sempre sfugge con pieno successo, e smascherandone l'inesausta tendenza a diventare stereotipi.
D'altra parte il discorso di Cortellazzi va al di là del teatro per riguardare ciascuno di noi, alle prese con maschere imposte e altrove costruite, con ruoli sociali difficilmente scardinabili, con codici esistenziali appunto, ineludibili come nel teatro perché alla base della possibilità di comunicare e condividere, ma insieme rischiosissimi e talora esiziali se privati del pieno della nostra umanità, se eversori di ogni libertà identitaria.
Uno spettacolo, questo, che parla dunque dell'essenza e della intimità che vogliono e dovrebbero emergere nei gesti e nelle relazioni, che vogliono usare i codici e non essere usate da questi, dentro allo spazio ed al tempo del teatro ma anche nella vita.
Si ride spesso, anche della risata che libera dalle convenzioni, ma si riflette ed in fondo si soffre anche un po' dei limiti che ci soffocano e dei confini che ci assediano.
Il pubblico ha applaudito a lungo.
È stata una serata di festa per il Teatro Akropolis di Genova che ha ora anche la responsabilità artistica di questi spazi recuperati alla città e che si aggiungono alla sala teatrale. Una festa che ha visto protagonista anche un gruppo musicale assai interessante “Ars Populi”, composto di musicisti dell'orchestra del Carlo Felice.
Una festa per il teatro Akropolis e anche per la città. Auguri.