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Pupa e Orlando sono due personaggi bizzarri, dai contorni comici ed allo stesso tempo drammatici. Emblema del controverso, ammiccante, ambivalente rapporto uomo - donna, sono i protagonisti della pièce di Giuseppe Fava “Foemina ridens” in scena al Teatro Musco di Catania, nel nuovo allestimento del regista Giovanni Anfuso ed omaggio dello “Stabile” di Catania al giornalista e scrittore siciliano nel trentennale della morte.
“Foemina ridens”, venne messo in scena per la prima volta nel 1981 al Teatro Piscator di Catania, con la regia dello stesso Giuseppe Fava, da Mariella Lo Giudice e Pippo Pattavina ed è stato poi ripreso negli anni Novanta da Ida Di Benedetto che lo portò in scena come monologo ed andò in tournée anche a Parigi.
Nella presentazione originale di “Foemina ridens”, scritta in prima persona dal giornalista e scrittore, si leggeva: “Capovolgendo il paradigma esistenziale di Adamo creatura divina ed Eva inventata da una sua costola, Foemina Ridens è la storia dell’essere umano donna e del suo compagno maschio, lei creatura tragica e lui che continuamente muta questa tragedia in buffoneria”.
Alla nuova edizione dello spettacolo ha contribuito in prima persona la figlia dell’autore, Elena Fava ed il copione è stato ridotto ad un unico, intenso, atto, sono stati fatti dei tagli necessari, ma comunque non è stata intaccata la profondità e la poesia, a tratti drammatica, dell’opera. 
Con la scorrevole regia di Giovanni Anfuso, sulla scenografia essenziale di Giovanna Giorgianni, fatta di maschere, di oggetti che entrano in simbiosi con la storia dei due protagonisti (abiti, sgabelli di legno, valige, un grande fallo, cappelli e panche), la pièce in circa sessanta minuti, si avvale dei colorati costumi di Riccardo Cappello, del gioco luci di Franco Buzzanza, dei movimenti coreografici di Donatella Capraro e delle coinvolgenti musiche originali composte da Mario Incudine.
“Foemina ridens”, scritta da Pippo Fava nel 1980, prende in esame la dignità nel rapporto tra uomo e donna, mettendo al centro della vicenda Pupa e Orlando, un uomo e una donna, personaggi emblematici, tipici cantastorie erranti della tradizione siciliana. Pupa e Orlando, vagabondi, miserabili cantastorie, sono sempre in movimento alla ricerca di un pubblico da ammaliare, anche se l'obbiettivo finale è il piatto di pasta offerto da un localino che per pochi centesimi di mancia li lascia suonare e cantare. Pupa è una prostituta che conosce tutti segreti di questo mestiere, Orlando è un tipo furbo, sempre alla ricerca di qualcuno pronto a sceneggiare per la televisione la triste storia di loro figlio, che spensierato guarda dai vetri di un balcone gli altri bambini che giocano. I due hanno conosciuto sempre e solo povertà ed orgoglio, ma non rinunciano mai alla vocazione dell’intrattenimento di piazza, sotto qualsiasi cielo e con qualsiasi tempo, arrivando a confondere e a fondere le vicissitudini dei personaggi cantati con i propri drammi personali. I due si rincorrono disperatamente per non perdersi, seppure non riescano a stare vicini per più di dieci minuti senza litigare. Attraverso continui flashback, passando velocemente per le diverse età che hanno vissuto, raccontano la propria vita di cantastorie e ladro, di prostituta, in una realtà fuori dal tempo, senza inizio ne fine. E nei due personaggi, dei quali non si intuisce l’età precisa (venti, quaranta,ottant’anni) emerge l’anima straripante di spensieratezza, lussuria, accidia, frustrazione, fedeltà, blasfemia, amore, fede e vengono fuori gli aspetti più contraddittori dell’animo umano.
Protagonisti in scena, con toni ora comici, ora drammatici, così come accade nella vita, due beniamini del pubblico catanese: l’intensa e passionale Guia Jelo nei panni di Pupa e Miko Magistro, fantasmagorico ed eclettico nel ruolo di Orlando. Entrambi regalano allo spettatore due ottime interpretazioni ed il pubblico, infatti, alla fine, li applaude a lungo.
Testo suggestivo, poetico, che manifesta echi ed influenze verghiane, pirandelliane e contaminazioni beckettiane e nel quale l’autore, fine giornalista e drammaturgo, capace di raccontare in primis la verità, si rivela anche attento osservatore della realtà, dell’animo umano, delle miserie e debolezze degli individui, soprattutto di quelli che soffrono la miseria negli angoli più bui dei vicoli e che sono capaci di esprimere i sentimenti più veri.

Foto di Antonio Parrinello

Foemina Ridens
di Giuseppe Fava
con Guia Jelo e Miko Magistro
Regia di Giovanni Anfuso
Scene di Giovanna Giorgianni
Costumi di Riccardo Cappello
musiche originali di Mario Incudine
Movimenti di scena Donatella Capraro
Luci di Franco Buzzanca
Foto di Antonio Parrinello
Produzione Teatro Stabile di Catania
Teatro Angelo Musco - Catania -15 - 20 aprile 2014